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Autore: dreamlikeview    06/10/2017    4 recensioni
Dean, a quattro anni, assiste all'omicidio di sua madre. Nel corso degli anni inizierà a sentire il peso di quello che ha vissuto, a sentirsi in colpa per qualunque cosa negativa accaduta alla sua famiglia e molto altro.
Dopo molti anni di solitudine e vita travagliata, un ragazzo impacciato e un po' nerd, Castiel, porterà un po' di luce nella sua vita. Riuscirà ad essere felice?
[Destiel, Human!AU, nerd!Cas, long-fic]
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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DESCLAIMER: La storia è scritta senza fini di lucro, i personaggi non mi appartengono in nessun modo e non intendo offendere nessuno. Giuro. 
PS. C'è l'avviso che i personaggi sono molto OOC, arrivate alla fine prima di lanciarmi i pomodori, please.

__________________
 

With you, I'm alive
Like all the missing pieces of my heart,
they finally collide.
 
Dean, tornato a casa, dopo l’incontro con Castiel, si sentiva un po’ scombussolato. Aveva ascoltato Sam, che da giorni gli suggeriva – ordinava – di andare a parlare con il suo ex. Era strano pensare a Castiel come ex, ma era ciò che era. Lo aveva lasciato lui stesso con una lettera un mese prima, era buffo come la sua vita in poco più di trenta giorni fosse cambiata totalmente, si era sentito così felice, così pieno di vita in quell’anno, tanto da non riconoscersi affatto, e poi in una sola notte era stato rispedito all’inferno. Si era lasciato convincere da Sam, il quale, dopo averlo salvato dal suo crollo psicologico, aveva insistito affinché loro parlassero, perché Castiel meritava di sapere tutto, perché Castiel è l’unica persona che ti ha fatto stare bene, quindi tira fuori le palle e vai a chiedergli scusa, e Dean dopo diversi giorni di insistenza, aveva ascoltato il fratello ed era andato dal moro. Si era sentito davvero a disagio davanti alla sua freddezza e alla sua espressione seria e triste, e non poteva biasimarlo per quell’atteggiamento, quasi aveva pensato che non volesse più avere a che fare con lui, che non fosse intenzionato a chiarire, che volesse mandarlo a quel paese senza voler ascoltare altro, lo aveva pensato fino a un attimo dopo essere uscito dal market, poi Castiel in un lampo lo aveva raggiunto con una torta tra le mani, aveva fatto quel piccolo sorriso, ed aveva illuminato ogni cosa intorno a loro, quel piccolo gesto per Dean aveva significato più di mille parole e quando gli aveva chiesto se volesse vederlo dopo il turno di lavoro, lui si era sentito esplodere dentro, e un piccolo turbine di emozioni positive aveva preso a scorrere di nuovo dentro di lui; ma era ancora oscurato da tutto, il ragazzo avrebbe dovuto scoprire tutto di lui, e probabilmente dopo aver saputo quelle cose che lui gli aveva sempre nascosto, non avrebbe voluto più avere nulla a che fare con lui, era una realtà con la quale doveva convivere, perché sapeva di aver sbagliato a nascondere quella parte del suo passato a Cas, ma aveva sempre avuto paura che lui non capisse, o lo giudicasse un mostro e aveva preferito farlo cadere nel dimenticatoio e fingere che non fosse mai accaduto, continuando con la sua vita e ad essere felice al fianco di Castiel; aveva avuto l’intenzione di parlare con l’altro, ma ogni volta che ci era andato vicino, aveva fatto un passo indietro, spaventato. Adesso, Sam lo aveva convinto, non doveva più fare passi indietro, doveva fidarsi ciecamente di Castiel – più di prima – perché lui meritava di sapere ogni cosa, secondo il minore, sicuramente avrebbe capito, gliel’aveva assicurato, il (suo-ex) ragazzo avrebbe capito e lo avrebbe aiutato a venire a capo dei suoi problemi. Dean aveva creduto alle parole di Sam, motivato dal breve dialogo avuto con Cas, e ci aveva creduto fino a che non aveva iniziato a pensare di aver lasciato Cas dopo quell’incidente, di aver ferito Cas con quella lettera, di avergli spezzato il cuore, e  aveva iniziato a sentirsi strano, fuori posto, sbagliato. Come avrebbe potuto raccontargli tutto? Cas gli avrebbe dato sicuramente del bugiardo per avergli nascosto una parte così grande della sua vita, o peggio lo avrebbe giudicato a causa delle cose che non aveva fatto. Come poteva tornare da lui? Non riusciva a calmarsi, e sebbene anche Bobby gli avesse detto che sarebbe andato tutto bene, Dean continuava a sentirsi lo stesso agitato e a disagio, e più si avvicinava l’incontro con Cas, più aveva voglia di scappare e di non farsi trovare, di nuovo. Come avrebbe potuto spiegare al ragazzo che amava, che aveva visto suo padre uccidere sua madre? Come avrebbe potuto spiegargli che suo padre gli aveva reso la vita un inferno? Come poteva spiegargli di aver quasi ucciso Sam? Come poteva spiegargli di essere un errore vivente? Come poteva spiegargli che si sentiva in colpa per averlo quasi ucciso e di sentirsi esattamente come John? Era difficile da accettare, anche se Sam gli diceva che non era così. Dalla notte del suo crollo, quando aveva distrutto la camera del motel, suo fratello ci aveva provato in ogni modo a fermare il suo senso di colpa, ma con scarsi risultati, il ragazzo continuava a ritenersi responsabile per quanto accaduto, anche se non lo diceva apertamente. Dean passò diverse ore a contemplare il vuoto, cercando di trovare le parole giuste per parlare con Cas, aveva chiesto a Sam di lasciarlo in pace, da solo, perché aveva bisogno di riflettere sul da farsi. Si era sentito davvero smarrito quando aveva incontrato Castiel, quando aveva incontrato il suo sguardo ferito, ma vi aveva letto comunque perdono, oltrepassando la sua freddezza, sotto quello sguardo c’era perdono, e Dean sapeva di non esserne degno. Era tutto inutile, più pensava alla situazione con Castiel, più aveva voglia di scappare. Il turno del ragazzo sarebbe finito alle sei, erano ancora le due del pomeriggio e il tempo sembrava non passare mai.
Restare o scappare? Si chiedeva. Per Castiel valeva la pena restare, ma per lui? Poteva restare per se stesso? Valeva la pena restare e infettare anche Castiel? Non riusciva a smettere di pensare a quell’incidente, alla visione di Castiel nel letto d’ospedale in terapia intensiva privo di sensi, e la visione di Castiel, quella dei suoi incubi, con il volto tumefatto e distrutto dalla sua violenza. Si guardò le mani, nei suoi sogni era uguale a John, cosa gli avrebbe impedito di uccidere Castiel, così come John aveva ucciso sua madre? Quel pensiero lo fece inorridire, al punto che si sentì sul punto di vomitare, non poteva neanche immaginare di ferire Castiel con le parole, come avrebbe potuto fargli sul serio del male fisico? No, non poteva rischiare, non poteva rischiare di diventare come lui e uccidere la persona che diceva di amare. Sarebbe dovuto sparire dalla faccia della terra, forse sarebbe dovuto morire quella notte, di vent’anni prima, forse avrebbe dovuto comportarsi diversamente nel corso della sua vita. Non poteva restare e rovinare le vite altrui.
Avrebbe smesso di rovinare la vita di suo fratello e della sua famiglia.
Avrebbe smesso di rovinare la vita di Castiel.
«Dean?» lo chiamò Sam, entrando nella sua camera «Tutto okay?»
«Sì, Sam» mentì, la voce inespressiva, gli occhi fissi sulle chiavi dell’auto nella sua mano «Devo… devo andare a prendere Castiel» no, che non era tutto okay, stava cadendo di nuovo in quell’incubo e non sapeva come uscirne, stavolta. Voleva solo mettere più distanza possibile tra sé e le persone che amava, loro meritavano qualcuno migliore di un rifiuto come lui.
«Dean, se stai pensando di nuovo che tu sia responsabile…» accennò Sam. Dean si accorse del tono preoccupato del fratello, e subito gli sorrise, in modo davvero falso, era davvero convinto di ingannarlo in quel modo, e scosse la testa.
«No, vado da Cas. Gli racconto tutto e… poi deciderà lui se vale la pena stare con uno come me» parlava, ma nemmeno lui credeva alle sue stesse parole, come poteva sperare che Sam gli credesse? Guardò il fratello, sapeva che non gli avesse creduto, Sam lo conosceva troppo bene, in fondo.
«Dean, non mentire» disse. Dean non ci vide più, strinse nel pugno della mano le chiavi della sua auto e superò il fratello in fretta e furia, uscendo dalla stanza, spingendolo lontano da sé quando l’altro cercò di fermarlo. Doveva andare via. Via, via, via, non vi rovinerò ancora la vita. «Dean!»  lo chiamò, il biondo si voltò verso di lui e si rese conto di averlo spinto, e che avrebbe potuto fargli del male… e il solo pensiero che come John aveva fatto del male a lui, lui potesse farne al minore, lo colpì come uno schiaffo feroce e violento. No. Non sarebbe stato di nuovo l’artefice della rovina di Sammy, doveva andare via. Lontano.
«Piantala di starmi addosso! Sto bene, okay?!» disse a voce fin troppo alta per una persona calma « Ciao Sam».
«Dean» tentò ancora l’altro, invano.
«Ciao!» urlò di nuovo, raggiungendo la porta, e senza dare la possibilità al minore di aiutarlo in qualche modo, uscì in fretta di casa e si diresse alla sua auto. La mise in moto e iniziò a guidare senza una meta precisa, doveva mettere quanti più chilometri possibili tra lui e le persone che amava, non avrebbe fatto gli stessi errori di John, li avrebbe lasciati in pace e non avrebbe mai fatto loro del male per il puro gusto di farlo. Li avrebbe protetti da se stesso con tutte le sue forze. Tirò un sospiro di sollievo, quando, dopo aver macinato molti chilometri ad una velocità folle, e molte ore di auto, lesse il cartello con la scritta KANSAS sbarrata. Uno stato di distanza tra loro non li avrebbe protetti, per questo premette il piede sull’acceleratore e continuò a viaggiare, senza sosta, macinando altri chilometri.
 
Appena finito il turno di lavoro, Castiel uscì dal minimarket con la speranza di vedere Dean, e restò deluso quando si rese conto che non c’era, lo aspettò per più di mezz’ora, poi intuì che avesse cambiato idea. Fu quasi tentato di gettare la spugna con Dean, perché al diavolo, era stato Dean a lasciarlo, lui non aveva mai voluto farlo. Ed era stato sempre Dean a tornare e a chiedergli di vedersi, e lo stesso Dean si era tirato indietro, ancora una volta. Si sentiva confuso e anche preso un po’ in giro, non sapeva più a cosa credere e a cosa no. Era umano anche lui dopotutto, e i suoi sentimenti erano stati calpestati più volte. Ma davvero, poteva gettare la spugna in quel modo? O avrebbe dovuto provare a chiamarlo per capire cosa fosse accaduto? Fissò il telefono, sperando di ricevere una telefonata, un messaggio, qualcosa che gli facesse capire perché Dean si fosse comportato il quel modo, ma dovette rimetterlo in tasca con profonda irritazione, quando l’oggetto restò muto. Senza una risposta, sconsolato e di nuovo col morale per terra, tornò al suo appartamento; e, dopo averci riflettuto molto bene mentre camminava verso casa, decise di mettere da parte l’orgoglio, provò a telefonare al ragazzo, ma dopo qualche squillo, fu risposto dalla segreteria telefonica, quasi gli venne l’impulso di gettare il telefono per aria, per distruggerlo in mille pezzi. Gabriel, notato il suo malumore, gli chiese cosa non andasse, e lui tagliò corto dicendo che aveva avuto problemi al lavoro, sul serio, se avesse detto all’amico che Dean gli aveva dato buca, probabilmente Michael l’avrebbe saputo e avrebbe davvero picchiato il ragazzo, come aveva desiderato fare fin da quando Castiel gli aveva detto della lettera. Era meglio evitare l’argomento, almeno fino a quando non avesse avuto delle risposte. Prima che potesse distruggere il telefono, esso vibrò, era un messaggio di Sam, che diceva: “Ti prego, dimmi che Dean è con te”.
Castiel rispose in pochi secondi “No, non si è presentato”; e “Vediamoci, dobbiamo parlare. Penso che Dean voglia fare qualche stronzata”; “Dove posso raggiungerti?”, Sam gli rispose che sarebbe andato lui a prenderlo perché dovevano trovare un modo per trovare Dean. Castiel aveva impiegato davvero pochi secondi a cambiare umore, da arrabbiato con il mondo, era diventato preoccupatissimo e non sapeva cosa pensare, se Dean avesse fatto qualche atto improprio? Se si fosse fatto del male? Ma perché non lo aveva chiamato prima di fare qualunque cosa? Perché non voleva essere aiutato da nessuno? Cosa gli stava succedendo?
Sam arrivò da lui pochi minuti dopo, aveva l’espressione di chi non dormiva da giorni e si notava la sua preoccupazione. Castiel non riusciva nemmeno ad immaginare quanto potesse star male in quel momento.
«Ciao Sam» disse entrando nell’auto del ragazzo. «Cosa è successo?» chiese immediatamente, allarmato.
«Ciao Cas» lo salutò con un sorriso tirato «Dean è scappato, di nuovo» sospirò «Ha detto che veniva da te, ma erano quasi le tre quando è uscito. Ero davvero convinto fosse con te, ma non ha chiamato, e non mi risponde. Non so dove sia finito» Castiel spalancò gli occhi, Dean era scappato di nuovo? Stava male di nuovo? E se avesse reagito in quel modo per la sua reazione fredda? «Come ti è sembrato Dean quando è venuto da te oggi?» chiese.
«Sembrava… distrutto» mormorò «Aveva detto che sarebbe venuto a prendermi alle sei, pensavo… venisse. Quando sono uscito, l’ho aspettato, ma non è venuto» spiegò il ragazzo, guardandosi le mani «Forse sono stato freddo con lui e ha pensato che non volessi avere a che fare con lui, mi dispiace… ma ero pietrificato, non lo vedevo da settimane e-» cercò di giustificarsi, senza motivazioni per farlo.
«Cas, no» disse Sam «Non mi devi alcuna spiegazione, non è colpa tua» sospirò scuotendo la testa «Dean è un casino in questo periodo, non lo vedevo stare così male da anni» spiegò mestamente «Ho paura faccia qualche stronzata».
«Ma che ha? Non lo capisco, non si è mai comportato così…» poi lo guardò «Che tipo di stronzata? Di nuovo la droga?» chiese. Sam si accigliò, Castiel sapeva di quel periodo di Dean? Cosa?
«Tu sai… di quel periodo?»
«Per sommi capi, Dean mi ha raccontato di aver passato un periodo davvero terribile, non mi ha mai detto il perché, ma so della droga, dell’alcool e delle corse. Ha accennato qualcosa una volta, ha detto che è stato un periodo davvero orribile per lui» spiegò. Sam restò sorpreso. Questa non se l’aspettava, allora Dean aveva provato ad aprirsi con Cas, non aveva taciuto su tutto. Forse, forse… Cas poteva fare qualcosa per lui, ora ne era certo. «Ma cosa gli sta succedendo ora?» chiese il moro preoccupato.
«Castiel, senti non sono la persona giusta per dirti queste cose, e se Dean vorrà dirtele, sarà lui a farlo. Quello che posso dirti è che sono successe... cose nella nostra vita che lo hanno turbato, più di una volta» spiegò «Dean non le ha mai superate, e ora pensa di essere il male che cammina» disse Sam, sospirando «Non so perché fa così, pensavamo che avesse superato tutto, ma da quando c’è stato l’incidente, è tornato in quel tunnel e sono così preoccupato…»
Castiel lo guardò restando diversi istanti senza parole, Sam aveva davvero il volto distrutto, stanco e sconvolto dalla preoccupazione. E se fosse successo qualcosa a Dean, mentre erano lì a parlare di lui? Sam aveva ragione, dovevano trovarlo, sapeva che Dean non gli aveva detto una fetta importante della sua vita, e questa lo stava allontanando da lui, non poteva perderlo, non poteva lasciare che si autodistruggesse.
«Sam, lo troveremo» disse con sicurezza «E lo riporteremo a casa» Sam alzò lo sguardo verso di lui e si lasciò sfuggire un sorriso. Castiel era davvero innamorato di suo fratello, e Dean era davvero fortunato ad averlo incontrato, sicuramente gli avrebbe fatto una ramanzina lunga quanto il Mississippi, dopo averlo trovato, per essersi lasciato scappare un ragazzo così.
«Dean è proprio fortunato ad aver trovato te, grazie Cas» disse con sincerità.
«Penso di essere stato più fortunato io a trovare lui» disse con sincerità «E poi, non devi ringraziarmi, te l’ho già detto, per Dean vale la pena» affermò con sicurezza «Dovremmo solo trovarlo» Sam annuì, pensieroso «Il suo amico? Benny? Non potrebbe sapere dov’è?» chiese il moro; l’altro scosse la testa.
«Ho già chiamato Benny, e non sente Dean da giorni» sospirò «Mio fratello quando non vuole farsi trovare, sa nascondersi» disse Sam affranto, si vedeva che avesse fatto di tutto per cercarlo, a quel punto Castiel iniziò a ragionare, come si trovava una persona che non voleva farsi trovare?
«E se lo rintracciassimo con il telefono?» chiese il moro «Prima ho provato a chiamarlo, non ha risposto, ma era raggiungibile, magari… siamo fortunati e non lo ha spento ancora» Sam si illuminò, non aveva pensato di rintracciarlo tramite il GPS del cellulare, come aveva fatto a non pensarci prima? Forse era così preoccupato per il maggiore da non aver ragionato lucidamente.
«Sei un genio, Cas!» esclamò «Come ho fatto a non pensarci?» si chiese scuotendo la testa «Conosco la persona giusta» disse Sam «Una ragazza, Charlie, è la persona giusta se vuoi rintracciare un telefono» disse all’altro. Castiel tirò un sospiro di sollievo, perché lui non aveva assolutamente idea di come rintracciare un telefono e cose del genere.
Sam in poco si mise in contatto con Charlie, una giovane studentessa di informatica, che lui aveva conosciuto ad un raduno di fan di Star Wars, con cui aveva stretto amicizia qualche anno prima. Le chiese aiuto per trovare Dean e lei gli disse di raggiungerla a casa sua, dove insieme avrebbero localizzato il telefono di Dean, sperando che lui non lo avesse già spento. Arrivarono da lei una mezz’ora dopo, e la ragazza in pochissimo tempo riuscì a localizzare il telefono di Dean, prima che lo spegnesse. Era in un motel a Sioux Falls, in South Dakota, si era stabilito lì da poco. Era un viaggio decisamente lungo, quello. Sam disse che sarebbe partito subito, ma Castiel insistette per andare lui, aveva bisogno di vedere Dean, e magari, disse a Sam, vedere una sola persona lo avrebbe aiutato ad aprirsi. Sam accettò, perché in fondo sapeva che il fratello avesse bisogno di Castiel e forse la paura di essere giudicato da lui lo aveva spinto ad allontanarsi da loro. Castiel comprò un biglietto dell’autobus e, alle nove di sera si mise in viaggio per raggiungere il South Dakota e Dean. Aveva l’indirizzo del motel segnato su un foglio di carta, e le coordinate da raggiungere, Sam l’aveva supplicato di chiamarlo non appena lo avesse trovato, e Castiel aveva ovviamente accettato di farlo. Sperava solo che Dean non lo respingesse, che non cercasse di nuovo di chiudere i rapporti, non totalmente almeno. Aveva un po’ di timore, ma era determinato ad aiutare l’altro ragazzo, anche se non fossero tornati insieme, voleva aiutare Dean a sconfiggere i suoi demoni e le sue preoccupazioni. Gli aveva promesso che non lo avrebbe mai lasciato solo e lo stava raggiungendo dall’altra parte dello stato solo per poterlo aiutare. Aveva bisogno di vederlo, anche solo per assicurarsi che fosse ancora vivo, dalle parole di Sam, aveva timore che Dean avesse potuto fare qualche sconsiderato gesto; aveva così tanti sentimenti repressi che probabilmente si erano riversati fuori da lui come un fiume, dopo l’incidente. Ma perché? Perché era così turbato? Stavano bene entrambi, nessuno si era fatto eccessivamente male, perché Dean reagiva così? Quali cose erano accadute nella sua vita? Perché non gliene aveva mai parlato? Non si fidava di lui? Non voleva condividere le cose con lui? Perché si era allontanato tanto? Questi erano i pensieri che nelle ore di viaggio, tormentarono la sua  mente, fino a che non arrivò nella città in cui Dean si stava nascondendo. Poi chiese in giro, e dopo aver preso un taxi, ed aver dato l’indirizzo da raggiungere all’autista, arrivò fuori al motel dove alloggiava Dean, era davvero prestissimo e il sole stava appena sorgendo forse Dean dormiva, ma non importava. Aveva appena fatto un viaggio di diverse ore solo per poterlo vedere, e poter parlare con lui.
Ma come avrebbe reagito alla sua visita?
 
Cosa lo aveva spinto a scappare in quel modo? Aveva agito d’impulso, non si era nemmeno accorto di aver guidato per così tanti chilometri, si era fermato solo due volte, per riempire il serbatoio dell’auto, ma non si era fermato, fino a che non si era trovato in South Dakota, aveva agito d’impulso ed era scappato di nuovo, ma stavolta con l’intenzione di proteggere le persone che amava da se stesso, e aveva deciso di prendere una camera di motel, sperando che nessuno lo trovasse o decidesse di andare a cercarlo. Prese il cellulare con l’intenzione di spegnerlo, e non riuscì a non soffermarsi a fissare la foto di sfondo del suo cellulare, quella che aveva scattato Sam a tradimento, e Cas aveva impostato come sfondo perché è tenero che ci siamo noi due, Dean, anche io ho una nostra foto come sfondo! – aveva detto Cas, e che lui non aveva avuto il coraggio di togliere, nemmeno dopo aver lasciato il moro; si ritrovò a sorridere leggermente al ricordo di com’era stata scattata quella foto, quando Sam, un sabato mattina, di ritorno dal college, li aveva beccati addormentati sul letto di Dean, e aveva scattato loro la foto, che poi gli aveva inviato per messaggio. Erano sul letto, dormivano, Castiel aveva il volto nascosto contro il petto di Dean e quest’ultimo il naso nei suoi capelli e con un braccio lo teneva stretto a sé; Dean ricacciò indietro le lacrime e controllò le telefonate e i messaggi, prima di spegnere il cellulare e gettarlo in un angolo della camera, non sapeva se aspettarsi qualche messaggio preoccupato di suo fratello o qualche insulto da parte di Castiel; trovò un paio di chiamate perse da Castiel e dei messaggi preoccupati di Sam, ovviamente. Riconosceva che il suo atteggiamento non era stato dei migliori, e nemmeno il più onesto, davvero, era scappato e aveva messo più di uno stato di distanza tra sé e le persone a cui teneva, una volta John gli avrebbe dato del vigliacco, ma lui per la prima volta credeva di aver fatto una cosa giusta. Non voleva nuocere ulteriormente alla sua famiglia, fuggire gli era sembrata la soluzione più semplice, magari avrebbe cercato di ricominciare in una nuova città o di cambiare totalmente la sua vita, cercando di migliorarla. Non sapeva come, sapeva solo che dovesse farlo per il bene di suo fratello e di tutti gli altri, soprattutto di Cas. Doveva cercare di non distruggere niente stavolta, aveva già distrutto una camera di motel e aveva dovuto pagare un’ingente somma di denaro, non navigava ancora nell’oro, e aveva usato parte degli ultimi risparmi per pagarsi quella che aveva preso lì. Aveva passato la notte insonne, con la mente tormentata dai dubbi e dal senso di colpa, dandosi del vigliacco e del codardo, immaginando già quanti insulti gli stava rivolgendo Castiel dall’altra parte dello stato. Non chiuse occhio anche per paura che gli incubi che lo avevano tormentato poco tempo prima ritornassero, e non si accorse del sole che fuori dalla finestra iniziava a sorgere. Si ritrovò seduto sul letto a contemplare l’alba, immaginando di essere lì con Castiel. Santo cielo, gli mancava davvero tanto quel ragazzo, gli mancavano i suoi occhioni blu, il suo sorriso sempre un po’ accennato, ma sincero, quel suo modo di fare da perenne ragazzino alle prime esperienze, il modo in cui lo faceva sentire quando lo guardava… quanto gli aveva fatto male sparendo di nuovo in quel modo? Era certo che non lo avrebbe mai perdonato stavolta, e lui meritava esattamente questo. Non doveva essere perdonato da nessuno, le persone della sua vita dovevano odiarlo, non era degno di essere amato né di essere aiutato. Sapeva che aver ferito di nuovo Castiel era uno degli errori peggiori che avesse mai potuto fare, ma non poteva restare lì a rovinare la sua vita, sarebbe stato un atto davvero egoistico; si convinse che con la sua assenza la sua vita sarebbe stata migliore, sarebbe stato felice, e avrebbe trovato qualcuno che meritasse realmente il suo amore, perché quello era la cosa più preziosa che una persona potesse avere.
Credette di aver sognato, quando udì qualcuno bussare alla porta della sua stanza. Chi poteva essere? Era certo di non aver fatto nulla, non aveva emesso un rumore. Forse c’era qualche problema? La persona bussò ancora una volta, Dean fu tentato di fingere di non essere in camera, o di dormire, ma se era qualcosa di urgente? Se era qualcuno che aveva bisogno d’aiuto? Forse era Sam che lo aveva trovato? Ma come avrebbe potuto trovarlo?
Si avvicinò cauto alla porta e, davvero, restò paralizzato quando, aperta la porta, si rese conto che a bussare alla stanza del motel, alle cinque del mattino, era Castiel.  I suoi occhi blu lo investirono come un fiume in piena, e il suo sguardo sempre un po’ confuso fu su di lui in un momento, lo vide chiaramente tirare un sospiro di sollievo. Nei suoi occhi, puntati dritti nei suoi, assonnati e semi chiusi, scoprì il perdono e la comprensione, e no, no, no, Dean sapeva di non meritarlo, Castiel non poteva essere lì, non poteva averlo raggiunto, non poteva averlo perdonato. Cosa stava accadendo? Perché era lì? Era finito in uno dei suoi incubi in cui faceva del male a Castiel o cosa?
«Ciao Dean» gli disse, superandolo ed entrando automaticamente nella stanza, come se lui lo avesse invitato a farlo.
«Castiel… cosa, cosa ci fai qui?» chiese intontito, guardandolo in modo confuso ed interrogativo, chiudendo la porta.
«Se non sbaglio, dovevamo parlare, io e te» rispose con sicurezza «Parliamo».
Dean lo guardò, e si rese conto di non essere affatto in un sogno, era tutto reale, si rese conto che nonostante lui avesse cercato di allontanarlo da sé, Castiel lo aveva raggiunto, nonostante lo avesse lasciato e gli avesse dato buca, Castiel aveva attraversato diversi stati e lo aveva raggiunto in South Dakota. Nonostante tutto, Castiel non lo aveva abbandonato, anzi lo aveva addirittura perdonato – sebbene non lo avesse detto esplicitamente – e un timido sorriso nacque sulle sue labbra. Castiel era lì, era davvero lì. Come poteva essere lì con lui?
«Cas…» mormorò, cercando una giustificazione al suo atteggiamento, ma Castiel non gli diede il tempo di parlare.
«Dean, non so cosa ti stia prendendo in queste settimane, e Sam dice che tu hai tante cose represse da dire. Non mi importa se non vorrai tornare con me. Voglio aiutarti a stare bene, sono qui per ascoltarti, se mai vorrai parlare, altrimenti fisseremo il muro insieme. Ma io da qui non vado via» affermò con sicurezza «Ho ascoltato tuo fratello, che mi diceva che avessi bisogno di tempo per superare il crollo emotivo, e ti sono stato lontano, anche se tu mi avevi lasciato, volevo venire da te e abbracciarti e dirti che sarebbe andato tutto bene; ma avevi bisogno dei tuoi spazi» disse tutto d’un fiato «Ora, anche se hai bisogno dei tuoi spazi, ti starò accanto, perché tu devi sapere che io ci sono, anche se…» deglutì «… anche se non mi vorrai come compagno, io ti starò accanto, perché te l’ho promesso, Dean, ti ho promesso che qualunque catastrofe si fosse abbattuta su di te, su di noi, l’avremmo affrontata insieme» continuò, lasciando l’altro senza parole «Questa mi sembra decisamente una catastrofe» terminò risoluto, con una sicurezza in se stesso che il biondo mai gli aveva visto. Dean fu investito dalle sue parole, come da un fiume in piena, e si ritrovò a doversi appoggiare con le spalle alla porta, per trovare un sostegno. Castiel era lì, ed era intenzionato a non lasciarlo affondare. Dean lo guardò stupefatto, come se lo stesse vedendo per la prima volta, non aveva mai visto tanta determinazione e sicurezza in lui, Castiel sembrava quel ragazzo un po’ indifeso, impacciato e pasticcione, ma in realtà dentro di sé era una forza della natura, e così si stava rivelando a Dean, in quel momento era una delle persone più forti e determinate che avesse mai conosciuto. Si portò una mano nei capelli, gettandoli indietro, in un gesto di pura rassegnazione, e abbassò lo sguardo per terra, mentre si sentiva vinto dalle parole del ragazzo, che adesso lo stava fissando, in attesa di una risposta.
«Io… vorrei averti come compagno» sussurrò Dean, dopo lunghi istanti di silenzio, Castiel sentì il proprio cuore più leggero «Ma non posso».
Il moro sbuffò, scuotendo la testa: «Perché?» chiese, cercando il suo sguardo.
«Tu non vuoi sapere tutto» disse in un sussurro, sfuggendo di nuovo al suo sguardo, ogni volta che lo incontrava, sembrava che Cas riuscisse a leggergli dentro ogni singola cosa brutta e bruciava.
«Invece sì, voglio sapere cosa ti turba e mi piacerebbe aiutarti» ribatté ancora una volta Castiel, determinato.
«No, Cas, non puoi aiutarmi, credimi. Io sono…sbagliato» mormorò, con lo sguardo basso, sentiva gli occhi pungere, ma non avrebbe pianto, non davanti a Cas, non si sarebbe mai mostrato così fragile «Per favore, lascia… lascia che sparisca dalla tua vita» disse di nuovo, tenendo lo sguardo puntato per terra.
«Dean» lo chiamò dolcemente avvicinandosi a lui, fronteggiandolo, il ragazzo non alzò lo sguardo su di lui, sebbene sentisse la sua presenza ad un palmo da sé «Guardami, Dean» sussurrò Castiel, prendendogli gentilmente il viso tra le mani; il biondo alzò lo sguardo sull’altro, rassegnato, perché il moro riusciva a fargli fare ogni cosa «Io ti amo, tu non ti rendi conto, vero? Ti amo in un modo che non riesco a definire, tu mi hai reso migliore, Dean, e a costo di suonare egoista, non voglio che tu sparisca dalla mia vita» confessò «Voglio realizzare con te ogni nostro progetto, anche quello di costruire una staccionata e dipingerla insieme. Voglio tinteggiare casa nostra, e piantare fiori in un giardino che tu sicuramente lascerai a me perché preferisci i motori alle piante, e anche adottare con te un cane e un gatto» Dean boccheggiò davanti alle sue parole, ma non disse niente «Voglio davvero, davvero, Dean, condividere tutto con te, ma non posso se tu continui a scappare e a chiuderti in te stesso, hai eretto un muro enorme tra te e me» disse, senza staccare lo sguardo dall’altro «Ti prego, lascia cadere il muro» disse, senza battere ciglio «Lascia che ti aiuti a stare bene».
Dean vacillò, si sentì debole e vinto. Fu in quel momento, davanti a quello sguardo carico d’amore, determinazione e premura che la diga che Dean aveva eretto tra sé e il mondo intero, crollò in mille pezzi e tutte le emozioni che aveva celato dentro di sé in quei lunghissimi anni, si riversarono all’esterno del suo corpo.
«Cas…» mormorò, Castiel lo guardò negli occhi e lo incitò a parlare «Le cose che ho fatto… Il senso di colpa non se ne va» disse a bassa voce, mordendosi le labbra «Non va mai via, è sempre qui…» disse indicando il proprio petto.
«Quale senso di colpa?» chiese «Se è per l’incidente…» cercò di dire, ma vide Dean scuotere la testa «Cosa è successo?» Dean sospirò, prese un altro profondo respiro, per trovare il coraggio di iniziare a parlare, avrebbe voluto essere più forte, riuscire a tenersi tutto dentro, come aveva sempre fatto, ma con Castiel di fronte a sé, così determinato a sapere tutto, ad aiutarlo, sembrava più difficile nascondere tutto, ed evitare di parlare. Con quegli occhi azzurri stava già trapassando la sua anima, come se già sapesse tutto, ma aspettasse di sentirlo dire da lui.
«Ho fatto così tanti errori…» sussurrò, Castiel lo incitò ad andare avanti «Tu… tu sai che Bobby e Jody non sono i miei genitori naturali, vero?» chiese, l’altro annuì «Ecco, loro… hanno cresciuto me e Sam, dopo quella notte…» sussurrò, Castiel gli rivolse uno sguardo comprensivo, incitandolo a raccontargli tutto dal principio «La notte del due novembre, quando avevo quattro anni… ci fu un brutto litigio tra mia madre e John, John è mio padre, ma… beh, io non l’ho mai considerato tale» iniziò a raccontare «Io… vidi John darle uno schiaffo, era ubriaco fradicio, ma io non lo capivo, sapevo di dover chiamare aiuto, ma… poi non lo so, sembrava tutto passato e corsi in camera mia, aspettando che mia madre venisse a salutarmi prima di andare a letto come sempre, quando tornava dal lavoro… ma poi sentii un altro litigio e… quando uscii dalla mia stanza, mamma era caduta giù dalle scale, John l’aveva spinta…» trattenne un singhiozzo, ma non pianse «Mia madre morì quella notte e mi chiese di prendermi cura di Sammy» spiegò, gli occhi bruciavano come l’inferno, ma non avrebbe pianto «Non ho fatto nulla per salvarla quella notte, avevo così tanta paura… dovevo salvarla, io… dovevo, ma non lo feci, perché ero…sono un codardo» mormorò, con la voce tremante.
Castiel lo guardò e «Eri solo un bambino, Dean» gli disse, ma Dean scosse la testa, tenendo lo sguardo basso, così si limitò a condurlo verso il letto e a sedersi con lui, incitandolo a continuare, sapeva che Dean avesse bisogno di parlare «Lui… è stato in prigione dieci anni, la notte della morte di mia madre, Bobby venne a casa e portò via me e Sam» raccontò «Ci ha cresciuto lui, insieme a Jody, mi sono sempre sentito in colpa per quello che accadde. Quando John uscì dalla prigione, io andavo al liceo, stavo da poco scoprendo la mia sessualità e… sembrava, sai, una persona diversa e Bobby aveva questa idea delle seconde chance…» mormorò, la voce ancora rotta, ma zero lacrime «Sia io che Sammy ci provammo, ma io ero un adolescente, e lo odiavo, ma mi stavo abituando, per Sam, che aveva sempre voluto conoscere John, e tutto sembrava andare bene… e poi non so forse mi sentivo sereno e tranquillo, così feci coming out con tutti loro, ma John decise che non andavo bene per lui… un pomeriggio ero solo a casa e lui venne a spiegarmi come essere un vero uomo» Castiel lo strinse forte, lasciando che lui continuasse a parlare, senza interromperlo, Dean aveva bisogno di raccontare ogni cosa, lo sapeva «Mi fece così male, Cas… mi ripeteva che ero un errore, che ero un codardo, che non ero in grado di far nulla... non dissi niente a nessuno, inventai una scusa perché avevo paura di lui, così tanta e lo fece ancora, altre volte… ogni volta che ero solo e-e non volevo mai restare solo a casa, perché avevo paura… come un codardo» continuò, la voce ancora tremante, i pugni stretti «E-E una volta, un pomeriggio… c’eravamo solo io e Sam, lui voleva fargli male e… non lo so cosa mi spinse a reagire, ma dovevo proteggere Sam… mi picchiò così forte, Cas, così forte… e Sam vide tutto, Cas, Sam vide tutto e dovetti raccontargli ogni cosa, anche che John avesse ucciso la mamma…» raccontò ancora, trattenendo i singhiozzi, cercando ancora di trattenere le lacrime che premevano per uscire «John finì per fortuna in carcere, e sinceramente non mi importa dove sia ora, mi ha rovinato la vita, ho pensato per così tanto tempo di essere sbagliato, per anni, Cas, anni perché non ero un vero uomo e-e le sue parole si ripetevano sempre nella mia testa, a volte le sento ancora» confessò scuotendo la testa, Castiel gli prese la mano e gliel’accarezzò con gentilezza, un semplice tocco che gli fece capire che lui c’era, che lui non giudicava «Sembrava… sai, andare tutto bene, sia io che Sam stavamo bene, per qualche anno siamo stati davvero bene, ma poi ho rovinato tutto di nuovo, quando ho quasi ucciso Sam» spiegò, sotto lo sguardo confuso di Castiel «Ho spinto mio fratello al suicidio, è stata tutta colpa mia, perché lui aveva problemi a scuola, sai aveva sedici anni, e… c’erano questi stronzi e io… mi sentii in dovere di intervenire, picchiai due di loro, ma le cose per Sam peggiorarono e…» deglutì, strinse gli occhi con forza «Santo cielo, una sera ingoiò tutte quelle pillole e… io ero immobile mentre mio fratello moriva…» Dean tremava mentre raccontava, Castiel sentiva gli occhi pungere perché non avrebbe mai immaginato che il passato del ragazzo di cui era innamorato fosse così straziante «Ho quasi ucciso mio fratello e… sapevo che era colpa mia, Sam lo aveva detto prima di cercare di uccidersi, mi odiava così tanto…» disse ancora, la voce incrinata «Ero così distrutto che… non lo so, non avevo più nulla da perdere, e per sfogare il dolore e il senso di colpa, usavo droghe e alcool, santo cielo, ero un disastro, ma mi aiutavano a stare bene, e poi le corse, cielo, le corse clandestine, e il sesso, tutti quei tizi sconosciuti…» stava scoprendo la parte più intima di se stesso, lì davanti a Castiel, che non accennava a lasciarlo andare «Era tutto sbagliato, tutto, poi… sono finito in ospedale, perché avevo cercato di proteggere un moccioso» raccontò ancora, amaramente, del ragazzino, dei tizi che avevano sfasciato la sua auto e l’avevano picchiato fino a fargli perdere i sensi «Poi finii in riabilitazione, e uscito dalla clinica, credevo di stare bene, non era esattamente così ma ci provavo, sai, io e Sam andavamo d’accordo, avevo ripreso a studiare, lavoravo, ma c’era sempre qualcosa che non andava…» disse piano «Poi sei arrivato tu, Cas, hai spazzato tutto via, hai riempito quel vuoto ed ero così felice, così felice» …» fu in quel momento, quando raccontò dell’incontro con lui, che tutte le emozioni represse, finalmente, sgorgarono fuori dai suoi occhi, sotto la forma di calde e lente lacrime amare, si allontanò dal moro, lasciandogli la mano, solo per cercare di recuperare fiato «Tu sei arrivato così all’improvviso e mi sono innamorato di te così facilmente che ne ho avuto paura…» confessò tremando «Ma tu hai spazzato via anche la paura, e… hai lasciato solo la felicità e io…» deglutì e scosse la testa «Ma dovevo saperlo, prima o poi le cose belle della mia vita spariscono…» singhiozzò, Castiel avrebbe voluto dire sono qui, non sono sparito, ma restò in silenzio per non interromperlo «Credevo, credevo che tutto sarebbe andato bene finalmente, ma io non lo merito, Cas, non merito niente» disse la voce spezzata da altri singhiozzi, Castiel sentiva lo stomaco contratto dal dolore, stava sentendo le brutte sensazioni di Dean su di sé ed era così sbagliato che una persona bella come lui avesse sofferto così tanto «E quella notte, quando eravamo in auto, ho quasi ucciso anche te…» continuò, frasi sconnesse, lui scosso dai brividi e dai singhiozzi «Non ti merito, non merito che tu sia qui… non volevo scappare, ma non volevo essere come lui e farti del male» ecco, perché lo aveva lasciato; Dean cercava di respingere Castiel che si era alzato e cercava di avvicinarsi a lui per confortarlo, ma non lo meritava «Ti ho quasi ucciso quella sera… Cas, eri su quel letto d’ospedale, privo di sensi… e io… io dovevo esserci io… dovevo esserci io…» ormai piangeva a dirotto, senza riuscire a fermarsi, le lacrime scivolavano veloci sul suo volto «Dovevo cadere io dalle scale, dovevo ingoiare io le pillole, dovevo esserci io su quel letto d’ospedale… non voi, non voi…» singhiozzò senza fiato «Mi dispiace, Cas, mi dispiace così tanto…» scosse la testa, quando vide Castiel che cercava ancora di avvicinarsi a lui per dirgli che sarebbe andato tutto bene «Non volevo rovinare la tua vita, vai prima che sia troppo tardi, ti prego… vai via, e trova qualcuno che meriti il tuo amore…» mormorò di nuovo tra le lacrime, prendendosi il volto tra le mani. Castiel lo raggiunse, lo bloccò e lo abbracciò forte senza lasciarlo andare, fu in quel momento che Dean Winchester crollò definitivamente, si aggrappò alle spalle dell’altro, e diede sfogo a tutto ciò che aveva dentro. Quella notte, Dean crollò tra le braccia del ragazzo che amava, il quale lo strinse con forza, sussurrandogli che andava tutto bene, che c’era lui, che tutto sarebbe andato bene. «Non sono come John, non farò del male alle persone che amo…» singhiozzò ancora, il volto pressato contro la spalla del ragazzo e le lacrime che a fiumi continuavano a riversarsi fuori dai suoi occhi. «Ti amo, ti prego, perdonami…» disse in un sussurro disperato. Castiel lo cullò tra le sue braccia, mentre cercava di consolarlo, riportandolo verso il letto.
«Shhh» sussurrava «Va tutto bene, Dean, va tutto bene, ci sono io con te» diceva piano «Sono qui, non sono andato via, sono qui con te» lo rassicurava «Sfogati, sfogati con me, tranquillo, va tutto bene» mormorava, mentre Dean, ormai privo di forze e difese, si aggrappava alle sue spalle, e lasciava che lui lo stringesse e gli accarezzasse la schiena «Supereremo tutto insieme, non sei più solo, te lo prometto» diceva ancora, e Dean mormorava parole indistinte contro il suo collo, singhiozzava, continuava a scusarsi e tirava fuori ogni singola cosa che aveva represso in quegli anni. Erano anni che non esternava un’emozione, erano anni che si teneva tutto dentro, e finalmente qualcuno era riuscito a tirargli fuori ogni cosa. Dean ripeteva che gli dispiaceva, che era tutta colpa sua, che il senso di colpa l’aveva sempre perseguitato e continuava a perseguitarlo, gli confessò di avere paura di perderlo, di fargli del male, così come John aveva fatto del male a sua madre, che si sentiva responsabile per ogni cosa negativa accaduta nella sua famiglia e in tutta la sua vita. Castiel non lo lasciò nemmeno un secondo, lo tenne stretto contro il proprio corpo, senza lasciarlo andare, lo lasciò sfogare e continuò a dirgli che sarebbe andato tutto bene, che gli sarebbe stato accanto, che era al sicuro. Dean si aggrappò alle sue parole, come ultima speranza di salvezza, perché se Castiel era lì, voleva dire che credeva che ne valesse la pena, e magari era ora che iniziasse a pensarlo anche lui. Si calmò diverse ore dopo, passò buona parte della mattinata a parlare di sé, a sfogare ogni singola emozione repressa, ogni più piccolo dettaglio, e poi, quando fu più tranquillo, stanco e provato, si addormentò tra le braccia di Castiel, in un sonno prima scosso dai tremiti del suo corpo e dai singhiozzi, poi pian piano il suo respiro si tranquillizzò, e scivolò in un sonno senza sogni.
Castiel si assicurò che dormisse tranquillo, senza lasciarlo un secondo prima di chiamare Sam, per avvisarlo di aver trovato Dean. Santo cielo, ne aveva passate così tante… poteva capire perché non ne avesse parlato prima, ma doveva assolutamente fargli capire che con lui potesse parlare di qualunque cosa senza temere di essere giudicato. Afferrò il telefono e finalmente chiamò Sam, che sicuramente, in Kansas, stava morendo di preoccupazione.
«Castiel!» rispose agitato dopo pochissimi squilli «Lo hai trovato? Come sta?»
«Dean è con me» disse Castiel, accarezzandogli teneramente uno zigomo ed eliminandogli i residui di lacrime «Starà bene, Sam» gli promise «Ti prometto che starà bene» mormorò passando, adesso la mano tra i suoi capelli chiari, sentendolo contrarsi appena sotto il suo tocco «Adesso è al sicuro con me, non soffrirà più» promise ancora.
Sam dall’altra parte del telefono comprese le parole dell’amico, tirò un sospiro di sollievo, sorrise, e «Grazie, Cas» disse con sincerità «Prenditi cura di lui».
«Lo farò, non preoccuparti» promise di nuovo, guardando Dean sorridendo appena. Ora che sapeva ogni cosa di lui, non lo avrebbe abbandonato a se stesso, gli sarebbe stato accanto, fino a che non avesse superato ogni piccolo trauma del suo passato. Dean meritava di essere felice, e Castiel era lì per renderlo tale. Dopo aver parlato con Sam, ed averlo rassicurato ancora una volta che il maggiore sarebbe stato bene, il ragazzo si stese accanto all’altro e lo abbracciò forte.
«Ti amo, Dean» sussurrò contro il suo orecchio «Te lo prometto non soffrirai più». Dean si rigirò nel letto e si strinse contro di lui, in una risposta muta, Castiel non sapeva se lo avesse sentito o meno, ma sperava di sì. Quella era una promessa, non lo avrebbe mai lasciato solo, gli sarebbe sempre stato accanto. Si addormentò anche lui, senza allontanarsi di un singolo millimetro dal corpo dell’altro, che fortunatamente ora riposava tranquillo.
Quando si risvegliarono, era pomeriggio inoltrato, Dean si sentiva stranamente sollevato, a pezzi, distrutto, ma con un peso in meno sul cuore, e quando guardò Castiel, accanto a sé, che lo sosteneva come una roccia, si rese conto di aver trovato la persona giusta, quella persona speciale da non lasciarsi mai scappare, quella persona che nonostante tutto, nonostante gli errori e le incomprensioni, non lo avrebbe mai lasciato, la persona giusta con cui passare il resto della sua vita, l’unica persona che lo faceva sentire in pace con se stesso e con il mondo intero, l’unica persona che era riuscita a conoscerlo fino in fondo, il ragazzo che non si era arreso nemmeno quando lui aveva cercato di allontanarlo, il ragazzo che si era messo in un autobus e lo aveva raggiunto dall’altra parte dello stato, nonostante lui lo avesse lasciato, solo per poterlo salvare da se stesso, per mantenere la promessa che gli aveva fatto un anno prima; così lo baciò, cercando con quel bacio di trasmettergli ogni singola parte dell’amore e della gratitudine che provava per lui.
«Ti amo, Cas» sussurrò contro la sua bocca, e quando l’altro gli ripeté le stesse parole, come aveva fatto poche ore prima, baciandolo ancora, con lentezza e dolcezza, ogni pezzo del suo mondo, tornò esattamente al proprio posto in quel preciso istante, come se mai si fossero lasciati. Era pronto per lasciarsi tutto alle spalle ed essere felice. Stavolta sapeva che, in fondo, ne valeva la pena.


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Hola people!
Buona sera a tutti! Yep, aggiorno con un giorno d'anticipo perché sono una persona buona - e oggi è stata una giornata davvero soft. Finalmente Dean è riuscito a confessare tutta la storia della sua vita! Cas è l'angelo di cui aveva bisogno per stare bene ed è anche santo per aver avuto così tanta pazienza con Dean. Sam va fatto santo, perché io avrei dato di matto se mia sorella mi avesse fatto morire di preoccupazione così. E io sono molto triste perché mancano solo un capitolo e l'epilogo alla fine di questa storia. Prometto che il prossimo sarà ricco di fluff, perché se lo meritano tutti e due.
Io vi ringrazio con tutto il mio cuore, ringrazio chi segue, commenta, preferisce, ricorda e chi spende un singolo click per leggere! Ci si becca settimana prossima, con il nuovo capitolo! Stay tuned!

 
   
 
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