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Autore: DaisyCorbyn    07/10/2017    2 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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15
Remedium draconis

 
 
I giorni dopo per Rose, Albus e Alwys furono davvero strani: James li evitava in continuazione e a volte li inceneriva con lo sguardo, Damien si aggirava spesso dentro il castello e quando li incontrava cambiava direzione, e il professor Draconem era in ansia per qualcosa. Ogni tanto lo spiavano, notando che i giorni passavano e lui andava nella foresta proibita sempre più spesso.
«Dì al tuo furetto di seguirlo!»
«Non esiste.»
E, appena nominavano Ninfa, Alwys faceva intuire la sua risposta con un’occhiataccia. Il loro interesse nei suoi confronti sembrò scemare insieme alle foglie gialle che si staccavano dagli alberi, ma un giorno, durante una tranquilla cena, un Albus super felice arrivò al tavolo.
«Avete visto?»
Alwys trasalì risvegliandosi dal suo stato catatonico.
«Cosa?» chiese girandosi verso il ragazzino che alzò gli occhi al cielo scocciato.
«Il professore ha la mano fasciata!» gli occhi di lui brillarono per l’eccitazione.
«E quindi…?» questa volta fu il turno di Rose di alzare gli occhi al cielo: possibile che l’unica a non capire fosse Alwys?
«Deve essersela procurata una di quelle volte in cui è andato nella foresta proibita» spiegò la rossa per poi addentare un pezzo di pollo.
Alwys capì subito a cosa puntassero i due e cercò di nascondersi dentro il maglione anche se con scarso successo.
«Dobbiamo seguirlo a qualunque costo, la scuola potrebbe essere in pericolo!» disse Albus abbassando il tono di voce.
«Non ricordate cosa è successo l’ultima volta?» chiese la Grifondoro: di certo James non li avrebbe accompagnati un’altra volta ed Alwys non aveva intenzione di seguirlo senza una protezione.
«Per questo ho un piano» disse Albus fiero di sé.
I tre si avvicinarono per evitare orecchie indiscrete, nonostante Dominique li stesse guardando con un sopracciglio alzato.
«Non lo seguiremo quando va nella Foresta Proibita, ma… quando va in infermeria» disse con un sorriso soddisfatto.
«E quando ci va?» chiese Rose pronta a dimostrare come il suo piano facesse acqua da tutte le parti. «E soprattutto: perché?»
«Ci va prima di andare a dormire» spiegò lui guardando la cugina spazientito. «Perché così vedremo cosa si è fatto alla mano e capiremo un po’ di più di ciò che nasconde: un oggetto tagliente, un animale con le zanne…»
«Ma non possiamo uscire dal dormitorio dopo il coprifuoco» protestò Alwys: non aveva proprio intenzione di tornare in punizione.
«Abbiamo il mantello dell’invisibilità, tranquilla!» controbatté Albus. «Dai, è la nostra occasione per capirne di più, senza metterci troppo nei guai.»
«Sì, dai, tanto nessuno ci scoprirebbe.»
Alwys era con le spalle al muro: sospirò sconfitta e mise la mano davanti a sé seguita dagli altri due.
«Decreto Segreto!»
La sera arrivò prima che Alwys potesse convincere i due a cambiare idea ma ormai, dopo che Albus aveva convinto Rose, era sicura che non ci sarebbe più riuscita perché la Weasley quando prendeva una decisione era irremovibile.
«Cercate di camminare meno rumorosamente!» sussurrò Albus girandosi verso le sue amiche: sfortunatamente loro non potevano fare molto, perché le scarpe delle ragazze erano fatte così.
Albus era davanti e aveva in mano la lanterna, invece Rose ed Alwys erano ai lati e si guardavano in giro per evitare brutte sorprese. Ad un tratto, infatti, una lucina sbucò da dietro una curva: prontamente il Grifondoro spense la luce e silenziosamente si avvicinarono. Era il professor Draconem che, con la bacchetta alla mano, camminava tranquillamente verso l’infermeria che si trovava a pochi metri da lì. Stando a debita distanza, i tre lo seguirono fino a quando entrò dentro la stanza.
«Come va?» chiese la signora Abbott con il suo solito sorriso.
«Grazie a lei meglio» rispose lui accennando un sorriso. «Mi dispiace farti venire qui a quest’ora.»
«Nessun problema, è il mio lavoro» controbatté lei dandogli una pacca sulla spalla «Vediamo come sta la tua mano… qui ci vuole altro Remedium Draconis.»
«Remedium Draconis?» ripeté Rose attirando l’attenzione di Draconem.
Albus le mise una mano sulla bocca e tutti e tre smisero pure di respirare pur di non fare altro rumore.
«Lo ha messo anche a pranzo?» disse la signora Abbott notando l’espressione perplessa dell’uomo.
«Sì, certo…» farfugliò lui distrattamente tornandola a guardare.
Albus fece un cenno con la testa verso le altre due e lentamente uscirono dalla stanza: superata la prima curva si fermarono per accendere la lanterna.
«Ok, questo sì che è strano» disse il Grifondoro girandosi verso le due amiche.
«Se non guarisce presto vuol dire che è stato causato dalla magia» spiegò Rose con il tono che usava ogni volta che voleva impartire una lezione.
«E chi gliel’ha lanciata?» chiese Albus.
«Al» lo chiamò Alwys attirando la sua attenzione. «Se Madama Abbott lo sa e non dice niente vuol dire che non è una cosa grave.»
«Forse le ha mentito» propose il ragazzino mordendosi il labbro.
«Ma non sarà seguendolo e beccandoci una punizione che lo capiremo.»
Albus abbassò lo sguardo sconfitto: Alwys aveva ragione e soprattutto lei era in una situazione più critica di loro.
«Va bene…» disse con tono sconfitto. «È meglio tornare ai dormitori.»
Ad Alwys dispiacque un sacco vederlo così triste, ma il fatto che Rose non avesse protestato, voleva dire che in fondo anche lei la pensava così.
La mattina dopo, però, Albus sbucò fra le due mentre erano in attesa dell’inizio della lezione di Incantesimi.
«Remedium Draconis…» disse prendendo il mento con una mano.
«Mi raccomando, dillo più forte» lo canzonò la cugina. «Mi sa che l’altra aula non lo ha sentito.»
«Io sì, però» i tre trasalirono all’udire quella voce: Scorpius, seduto davanti a loro, si era girato per guardarli. «La conosco quella pianta.»
«Davvero?» chiese Albus chinandosi in avanti, ma la gomitata di Rose lo fece tornare dritto.
«Non so a cosa vi serve, ma posso aiutarvi.»
«Non ci serve il tuo aiuto» controbatté la Rosa spostando lo sguardo verso la lavagna.
«Come volete…» il ragazzino fece per girarsi, ma Albus lo bloccò.
«Per favore, puoi dircelo?» gli chiese sorridendo cortesemente.
Scorpius diede una fugace occhiata a Rose che però non accennò a muoversi.
«È una pianta la cui linfa cura le ustioni, anche quelle più gravi.»
«Interessante…» si lasciò scappare Alwys che incontrò lo sguardo di Albus.
«Grazie mille.»
Il biondo fece spallucce e, prima di girarsi di nuovo verso la professoressa che era appena entrata, lanciò un’occhiata verso Rose.
Il fatto che il professore si fosse procurato un’ustione rese il tutto ancora più sospetto, ma quella pianta doveva essere davvero miracolosa perché la mano del professore guarì in pochi giorni.
Alla fine rinunciarono del tutto, passò un mese e non conclusero nulla: il professore non lasciava indizi e, ovviamente, Ted non credette alle loro parole.
«Ti dico che nasconde qualcosa!» ma lui li scacciò, troppo occupato a preparare le lezioni.
Un giorno, però, mentre entrava dentro la sala della sua Casa, Alwys fu colpita dal fatto che era completamente vuota: dov’erano tutti? Si guardò intorno, ma oltre allo scoppiettare del camino non vi era nessun rumore.
«Psst.. Alwys!» la Grifondoro si girò di scatto ma non c’era nessuno.
«Chi sei?»
«Sono Victoire» Alwys divenne ancora più confusa perché la stanza era vuota e Victoire era Corvonero, quindi non avrebbe dovuto essere lì.
«Oggi è il compleanno di Dominique, le stiamo facendo una sorpresa. Ti abbiamo cercata ma non ti trovavamo, avvicinati al camino che ti faccio l’incantesimo.»
La ragazza obbedì, andò lì e dalla poltrona uscì una mano con una bacchetta.
«Ma che cosa!» urlò Alwys spaventata.
«Zitta! È un incantesimo di disillusione, non farà male. Avvicinati al muro… Disillio.»
Alwys non ebbe nemmeno il tempo di replicare che fu letteralmente assorbita dal muro diventando parte della carta da parati: non riusciva a vedere nemmeno le sue mani!
«Chiudi gli occhi che si vedono!» James? Anche lui lì?
Appena sentì dei rumori arrivare dal corridoio chiuse gli occhi e cercò di non pensare al fatto che adesso era diventata carta da parati rossa.
«Ma dove sono tutti?» era la voce di Dominique.
«E io che ne so, ero con te» rispose Fred che alzò le spalle. «Mettiamoci seduti, sono stanco di stare in piedi.»
Si avvicinò alla poltroncina che era vicino il camino e fece cenno a Dominique di sedersi.
«Hai ragione, dopo gli allenamenti sono sempre sfinita.»
Si sedette e in quello stesso momento Fred prese la bacchetta, la puntò davanti a sé e disse: «Finite Incantatem
Tutti quanti tornarono normali e urlarono: «Tanti auguri!»
Puntarono la bacchetta al cielo e ci fu un’esplosione di stelle filanti e coriandoli. Dominique balzò in avanti perché sotto di lei era spuntata Victoire che l’aveva intrappolata in un abbraccio spaventandola.
«Siete pazzi» disse ridendo a crepapelle.
«Il meglio per la mia sorellina» le scompigliò i ricci e furono raggiunte da Louis che le abbracciò.
Victoire prese la bacchetta e con un colpetto fece galleggiare una splendida torta che era stata nascosta dietro un mobile.
«Buon compleanno Dominique.»
La torta raffigurava una piccola scopa cavalcata da una ragazza con ricci rossi e un bellissimo sorriso. Sfortunatamente non avevano potuto organizzare una festa come si deve perché la Preside aveva concesso loro solo mezz’ora.
«Inizialmente erano dieci minuti» disse Molly.
«Ma diciamo che siamo riuscite a convincerla» le gemelle si guardarono con uno sguardo d’intesa che fece ridere Dominique.
«Ok, non voglio sapere come.»
«Auguri» Alwys si avvicinò alla rossa che la abbracciò.
«Grazie di essere qui, mi fa davvero tanto piacere.»
Solo in quel momento Alwys si rese conto che in quella stanza erano tutti parenti di Dominique e immediatamente si sentì in imbarazzo, ma in un certo senso era come se si sentisse parte di quella famiglia.
 
I mesi passarono veloci e le vacanze di Natale erano alle porte, tutti erano molto eccitati e ciò si poteva intuire anche dalle chiacchiere degli studenti che erano incentrate solo su quello. Alwys non ebbe più problemi con le trasformazioni, nella casa faceva a brandelli coperte e mobili, così non rischiava di farsi troppo male come la prima volta. Inoltre, c’erano i Lupin: Alwys non sapeva come spiegarlo, ma quei due le facevano molta simpatia, la guardavano con uno sguardo molto dolce che riusciva sempre a tranquillizzarla prima delle trasformazioni e Nymphadora cambiava il suo aspetto in buffi animali che la facevano ridere.
«Mangia il cioccolato, ti sentirai meglio» diceva sempre Remus quando la vedeva giù, lo diceva così tante volte che Alwys capì che doveva essere una cosa che diceva spesso da vivo.
«Quanto avrei voluto conoscervi» le scappava questa frase ogni tanto e i due si guardavano sorridendo.
Arrivò a scendere da loro anche quando non doveva trasformarsi, tanto per raccontargli una giornata particolare o per parlare con Remus della sua vita da lupo mannaro costretta a nascondersi.
«Ho sempre avuto così tante domande che sono arrivata ad un punto in cui non cercavo più le risposte perché erano diventate parte di me» confidava a loro che in silenzio la ascoltavano.
Ovviamente non potevano rispondere in modo completo, ma quelle piccole frasi di incoraggiamento, anche se ripetute spesso, riuscivano a tranquillizzarla.
Nymphadora si avvicinò diventando sempre più grande fino a quando il suo viso fu alla stessa grandezza di quello di Alwys, poi alzò la mano mostrandole il palmo, la ragazza alzò pure la sua e la appoggiò sulla tela: sentiva solo il freddo della tempera magica, ma una sensazione di calore si propagò nel suo petto. Ad un tratto la mano della donna incominciò a cambiare in quella di un coniglio, di un cinghiale e in tanti altri animali per poi tornare normale.
«Anche se la mia mano cambia forma, saprò sempre darti il calore di cui hai bisogno. Anche se pensi di essere diversa, puoi dare lo stesso calore che le altre persone possono dare» disse la donna sorridendole. Alwys pianse e poggiò il viso sulla tela cercando disperatamente di entrare nel quadro.
Nella penombra della stanza, dietro una colonna, c’era Ted che in silenzio guardava la scena mentre un peso si appropriava del suo stomaco. Anche lui avrebbe voluto conoscere i suoi genitori, non voleva soltanto sentire storie su di loro e quanto fossero degli eroi. Io non voglio degli eroi, io voglio loro qui con me. Se non fosse stato per Harry e gli altri, non sarebbe nemmeno diventato professore, ma aveva una missione da compiere e non poteva lasciarsi trasportare dai sentimenti. Ricacciò le lacrime e andò via dalla stanza.
Un rumore, però, catturò la sua attenzione: dei passi frettolosi stavano percorrendo le scale, come se il proprietario non volesse essere scoperto. Inseguì quel rumore e vide un’ombra aggirarsi velocemente per le scale, tirò fuori la bacchetta, si posizionò dietro una colonna e aspettò che l’ombra gli passasse accanto. Respirò profondamente, strinse i pugni e, appena i passi si fecero più vicini, con uno scatto uscì dal nascondiglio e puntò la bacchetta alla gola dell’ombra.
«Professoressa Lewis?» la donna era davanti a lui, coperta da un lungo mantello da cui fuoriuscivano i boccoli corvini.
«Le sembra il modo di trattare una signora?» disse spazientita guardando con un sopracciglio alzato la bacchetta che le stava toccando la gola.
«Scusate…» spostò la bacchetta e la rimise dentro il giubbotto, ma continuò a guardare sospettoso la donna.
«Cosa ci fate qui?»
«Perché le devo delle spiegazioni?» quella risposta fece insospettire ancora di più il professore che forzò un sorriso.
«Mera curiosità» si giustificò chinando leggermente il capo.
«E lei?» la donna assottigliò lo sguardo cercando di carpire il minimo segno di debolezza da parte dell’uomo.
«Volevo vedere cosa stava facendo la signorina Dewery» il che era vero, peccato che la studentessa ne fosse completamente ignara.
«Vedo che è molto affezionato a lei.»
«È una mia studentessa.»
«Solo?» quello scambio di battute incominciò a rendere l’aria più pesante e Ted a poco a poco stava perdendo la pazienza.
«Cos’altro potrebbe essere?»
«Non so, mi dica lei» il sorrisetto della professoressa fece perdere ancora di più il controllo a Ted, ma non si scompose e ricambiò con un mezzo sorriso.
«Non saprei. Piuttosto mi dica lei perché è nei sotterranei con un mantello» a quell’affermazione la donna cambiò l’espressione in una preoccupata, poi però si riprese e lo guardò disgustata.
«Come ho già detto, non le devo alcuna spiegazione» scostò con un soffio un ciuffo ribelle, girò i tacchi e andò via verso le scale.
Quella donna non nasconde niente di buono, pensò Ted. Appena la professoressa sparì dal suo campo visivo, si girò per tornare verso… «Alwys!»
«Cosa ci fai qui?» la ragazzina doveva essere appena arrivata.
«Ti ho vista venire qui e volevo capire come mai visto che non c’è la luna piena» spiegò lui ancora un po’ turbato per la discussione con la professoressa.
«Capito…»
Ted notò che qualcosa tormentava anche Alwys, ma preferì non indagare e aspettare che magari lei stessa si fosse fatta avanti.
«Torniamo sopra.»
I corridoi erano pieni di studenti eccitati per le vacanze imminenti, poter vedere dopo dei mesi i loro genitori li faceva fremere sulle sedie delle aule, soprattutto a quelli del primo anno che non erano mai stati per così tanto tempo lontani da casa. Alwys invece non era così: le sue gambe ciondolavano dalla sedia troppo alta per lei e la sua andatura gobba faceva intuire che qualcosa non andava. Ted cercò di analizzarla con lo sguardo, ma il viso della Grifondoro era imperturbabile.
«Quindi… progetti per queste vacanze?»
Quella frase risvegliò Alwys dai suoi pensieri: una giornata in famiglia abbellita da luci colorate, un regalo e troppe cose da mangiare per una famiglia sola. Molte volte aveva chiesto ai suoi genitori di andare con loro dai parenti, ma ogni anno le rispondevano che era meglio se restava a casa con la babysitter.
«È meglio così, non vogliamo che si facciano delle domande, vero? Quando sarai più grande verrai» e lei annuiva, ogni anno calava la testa e reprimeva dentro di sé i suoi sentimenti che prima o poi sarebbero usciti fuori come una bomba ad orologeria.
«Niente» si limitò a dire guardando il pavimento che sfrecciava sotto i suoi piedi.
«E cosa farai con i tuoi genitori?»
Nonostante tutto il tempo che avevano passato insieme, Ted si sentì un po’ indiscreto a chiederle una cosa così personale, soprattutto dopo che la ragazzina si morse il labbro inferiore.
«Starò con loro solo un giorno, vogliono approfittare del fatto che sono qui per farsi una vacanza.»
Ecco spiegato il comportamento di Alwys, il suo evitare le discussioni sul Natale, il suo inventare scuse quando gli altri volevano uscire per giocare fuori con la neve.
Ted non disse nulla, le passò una mano sopra la spalla e le sorrise, lei però non ricambiò.
«Tu, invece?»
«Starò con i Potter e i Wesley come ogni anno» spiegò lui cercando di non entrare troppo nel particolare temendo che la ragazzina potesse starci male. «Ti va se ti insegno una piccola magia che piacerà molto ai tuoi genitori?»
Alwys lo guardò confusa: quando Ted faceva quello sguardo non prospettava nulla di buono.
 
«Finalmente sei di buon umore!» esclamò Albus appena la Grifondoro arrivò al tavolo sedendosi nel suo solito posto.
«Scusate se vi ho fatto preoccupare» disse lei un po’ imbarazzata visto che tutti la stavano fissando curiosi.
La cena passò fra risate e aneddoti divertenti raccontati dalle due gemelle, Alwys si meravigliò del fatto che ancora non fossero state espulse. La Grifondoro guardò i suoi compagni, i suoi amici, che ridevano e scherzavano: lei era con loro, faceva parte di tutto questo e non era mai stata così tanto felice in vita sua.
«Alwys hai posta!» una piccola lettera scarlatta era poggiata accanto alla sua mano: era sempre stata lì? Lei non se n’era manco accorta.
La prese, ma ad un tratto la lettera scivolò via dalle sue mani e galleggiò davanti al suo viso «Buona sera signorina Dewery» la lettera stava parlando. LA LETTERA STAVA PARLANDO. Gli altri incominciarono a ridere perché la Grifondoro doveva avere davvero una faccia inebetita.
«È ufficialmente invitata a passare le vacanze invernali presso la modesta casa della famiglia Potter. La preghiamo di dare una risposta entro… adesso.»
Alwys continuò a fissare la lettera con gli occhi fuori dalle orbite, poi spostò lo sguardo verso gli altri che si erano dati a urli di gioia per ciò che aveva detto la lettera.
«Sì…» disse più confusa che altro.
La lettera si girò verso Albus: «Quando tornerai a casa mi dirai tutto ciò che ha fatto James e vedremo se farà ancora lo sbruffone» poi andò in mille pezzi.
La Grifondoro guardò i suoi amici e incominciò a ridere: era tremendamente felice.
 
   
 
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