Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
Segui la storia  |       
Autore: Evali    08/10/2017    1 recensioni
Cosa sarebbe accaduto se il figlio del ghiaccio e del fuoco non fosse stato il noto personaggio che noi amiamo e conosciamo? Come sarebbe andata la storia se il legittimo erede al trono, figlio di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark, fosse stato simile al padre quanto alla madre? Una storia che narrerà le vicende dei nostri beniamini della serie tv, con l'aggiunta di un nuovo giocatore al gioco del trono che modificherà il loro destino. La vicenda è incentrata sulla storyline di una versione originale del figlio dei due sfortunati innamorati e su come avrebbe influito la sua presenza nell'universo creato da George RR Martin. Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cersei Lannister, Eddard Stark, Jon Snow, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Nord non dimentica
 
Petyr Baelish camminò nella sala del trono ormai buia e sgomberata da tutti i tavoli, gli abbellimenti e i palchi per i musicisti. Vi erano rimasti soltanto due candelabri accesi accanto al trono, i quali donavano una luce soffusa a quell’enorme salone. Non sapeva esattamente cosa aspettarsi ma aveva molti sospetti riguardo tutto ciò che stava accadendo. L’uomo giunse dinnanzi al trono e attese. Come immaginava non si presentò la regina, ma un ragazzo che conosceva fin troppo bene. Walter restò in piedi accanto al trono e gli sorrise in una maniera agghiacciante, guardandolo dall’alto.
-  Sospettavo che ci fosse il tuo zampino dietro tutto questo. Che fine ha fatto la regina? L’hai uccisa o solo imprigionata? – gli chiese Baelish sorridendo mellifluo, ma rivelando un po’ di timore nella voce. Walter, dal canto suo, scese qualche scalino, avvicinandosi un po’senza togliersi dal volto quello strano sorriso. Non rispose, così fu nuovamente Ditocorto a rompere il silenzio. -  Ad ogni modo, è stato un ballo a dir poco splendido. Un’idea fantastica quella di renderlo libero e aperto a tutti, proprio da te …
- Perché pensi di essere qui, lord Baelish? – gli chiese finalmente Walter interrompendolo.
- Perchè vuoi minacciarmi? – osò l’uomo.
A ciò, Walter rise ancora. – Ricordi la questione della daga? Quella che avevamo lasciato in sospeso per colpa della nostra “amata” regina.
- Certo.
- Beh, sono giunto ad una conclusione.
- E quale sarebbe?
- Dimmela tu, lord Baelish. Hai la possibilità di confessare i tuoi peccati. Tutti quanti. Siamo solo io e te – disse pacatamente il ragazzo.
- Non ho nulla da confessare – rispose l’uomo accennando il suo solito sorriso e cercando di mantenere la calma.
- Come immaginavo. Dunque dovrò essere io ad umiliarti qui in questa sala. Ho ragionato su alcune cose e sono arrivato a delle precise conclusioni, oltre a quella che già avevo e che ti accusava di aver pagato un sicario per uccidere Bran facendo ricadere la colpa sui Lannister. Dimmi, lord Baelish, perché fai tutto questo? Per il potere? Per la gloria? Per la fama? O per ottenere l’amore di chi ami? E dimmi, ora che sai che potrei essere un pericoloso pretendente al trono di spade, vorresti fare fuori anche me come hai fatto con Ned e con suo fratello Brandon?
- Di cosa stai parlando? Brandon è morto ucciso dal Re Folle mentre Ned …
- Però loro non li hai uccisi per avere il trono – lo interruppe di nuovo Walter. – La loro unica colpa era quella di esserti di intralcio per raggiungere il cuore della tua amata Cat. La donna dei tuoi sogni, ma che mai e poi mai sarebbe stata tua.
Ditocorto deglutì impercettibilmente cercando di mantenere la compostezza e capendo che la situazione stava prendendo una piega strana. – Stai letteralmente delirando, ragazzo.
- Sai cosa, teoricamente, ci accomunerebbe? La capacità di manovrare le menti e ottenere ciò che vogliamo senza muovere un dito. L’arte della finzione e dell’inganno. Tuttavia, credo che tu sia molto più bravo di me a dirigere i giochi da dietro le quinte e a muovere tutte le marionette, oltre che più subdolo. So che sei riuscito a fare in modo di uccidere le persone che ti ho elencato e molte altre soltanto con questo immortale potere. Sei stato molto bravo e molto furbo. Nessuno sospetterebbe mai di un innocuo consigliere che si occupa di denaro e apparentemente solo buono a far muovere bene i fianchi alle puttane – disse Walter applaudendo.
- Cosa pensi di fare ora? Vuoi uccidermi … ? – chiese Petyr già pronto ad allarmarsi. Non sarebbe dovuto cadere in quella trappola, ma non avrebbe neanche potuto rischiare di rifiutare di adempiere ad un comando di Cersei, se fosse stata davvero lei. Non poteva averne la certezza e ora si ritrovava in quella scomoda situazione. Era da solo con un ragazzo furbo, vendicativo, che aveva ucciso già altre volte e che lo aveva completamente smascherato. Era davvero spacciato, per la prima volta in tutta la sua vita. Delle grosse gocce di freddo sudore cominciarono a colargli sulla fronte e sulla nuca. Tuttavia, quella domanda sembrava aver quasi divertito il ragazzo che era qualche gradino più in alto di lui.
- Oh, Petyr, non spetta solo a me un compito del genere. Sai, ci sono altre persone che tu hai fatto soffrire immensamente e che meriterebbero il privilegio di mettere fine alla tua insulsa vita. Delle persone che da anni e anni sfrutti, trattandole come animali e lasciandole private di anima e, talvolta, anche della vita stessa – disse il ragazzo mentre decine di ragazze e di ragazzi sbucarono al suo fianco con dei pugnali stretti tra le mani. Baelish sbiancò e per poco non cadde a terra inciampando quando riconobbe nei loro volti le sue fedeli puttane che vedeva ogni giorno nel suo bordello. C’erano tutti. I loro sguardi rivelavano qualcosa di spaventoso, una frustrazione e un desiderio che non gli aveva mai visto. Ora era lui ad essere alla loro mercé. - Ora avete l’occasione di riscattare tutto il male che quest’uomo vi ha fatto, ragazzi e ragazze. Ho vissuto con voi ma non ho provato i vostri dolori. Non ho provato sulla mia pelle gli abusi che vi vengono fatti e che quest’uomo permette e non fa altro che consentire come foste bestie condannate al macello. Siete sempre stati i suoi giocattoli, le sue galline dalle uova d’oro. Ora avete l’opportunità di mettere fine a tutto ciò e di vendicarvi di questo verme – disse Walter mentre li vedeva avvicinarsi all’uomo, il quale indietreggiava spaventato e annaspava guardandolo supplichevole.
- Fermali … fermali, ti prego … posso ripagare tutti i peccati che ho arrecato alla tua famiglia, Walter … per favore …
Ma Walter era impassibile. Lo guardò mentre quella folla di ragazze e ragazzi lo assaltavano e lo accoltellavano tutti insieme facendolo gridare a squarciagola per il dolore. Solo dopo si accorse che Kirsten era rimasta accanto a lui e non li aveva raggiunti. La sua amica stava guardando la scena con sguardo sconvolto.
– So che non è stato lui a venderti e a fare in modo che abusassero di te. Ma lui è uno di quelli. Uno dei peggiori, te lo posso garantire. Questo potrebbe servirti a liberare un po’ del tuo dolore e a trovare una sorta di riscatto. A te la scelta – le disse porgendole un pugnale e attendendo che ella prendesse la sua decisione. La ragazza continuò ad osservare quella scena raccapricciante ancora per un po’, con le lacrime agli occhi miste di rabbia, rancore e dolore, fino a quando non afferrò il pugnale, decisa, e raggiunse gli altri, dando il suo contributo alla morte del più subdolo e pericoloso giocatore del trono. Walter continuò a guardare a qualche metro di distanza, finché non avanzò alcuni passi, scendendo gli scalini e avvicinandosi. A ciò, la folla di ragazzi e ragazze capì che doveva farsi da parte, lasciando spazio solo a lui. Walter torreggiò su Ditocorto, il quale era in ginocchio di fronte a lui, grondante di sangue da ogni sgorgo di pugnalata e in preda agli spasmi. Il ragazzo si accovacciò per essere alla sua stessa altezza e lo guardò negli occhi. – Questo è per tutta la mia famiglia. Ed è anche per lei, per Rebeccah. Nessuno può mettersi contro il Nord, lord Baelish. Potremmo anche rimanere in silenzio e subire passivamente tutto il veleno che ci costringete ad inghiottire, ma mai dimenticheremo. Mai ci arrenderemo. Mai perdoneremo. I lupi non muoiono mai davvero, Petyr. Il Nord non dimentica – disse infine conficcandogli l’ultima pugnalata, la quale mise fine alla sua vita.
 
Arya Stark si tolse il volto di Walder Frey dal suo e si guardò intorno, osservando impassibile tutti i Frey morti di fronte a lei, per mano sua. Finalmente si sentì completa. Dopo aver assaporato ancora un po’ quella spettacolare sensazione, la ragazza si voltò verso la giovanissima moglie del defunto Walder e le parlò con voce impassibile. – Quando le persone ti chiederanno cosa è accaduto qui, dì loro che il Nord non dimentica. Dì loro che l’inverno è arrivato per la casata Frey.
 
Daenerys Targaryen, in groppa al suo Drogon, era pronta a penetrare ad Approdo del Re con la forza, combattendo l’esercito della corona con le sue immense forze armate composte da Immacolati, Dothraki, Greyjoy, Tyrell e tre draghi. Aveva tutte le carte per vincere e lo avrebbe fatto, spodestando finalmente l’usurpatrice Lannister e riprendendosi il trono che le spettava. Niente sarebbe andato storto. La ragazza, sotto consiglio del suo Primo Cavaliere Tyrion, aveva ordinato al suo esercito e ai suoi alleati di attenderla nascosti fuori dalla città. Lei sarebbe penetrata a sorpresa con i suoi draghi direttamente nella Fortezza Rossa, per annunciare il suo arrivo e provare a contrattare con Cersei prima di rilegare tutto a fuoco e sangue e uccidere migliaia di persone innocenti, nonostante sapesse che la regina Lannister non fosse predisposta a scendere a patti. Tyrion gliel’aveva descritta molto bene e ne aveva altrettanto sentito parlare. Non ci sarebbe potuto essere alcun modo alternativo per riprendersi il trono spodestandola. Era certa che i suoi soldati la stavano già attendendo per combatterla. Il cuore della giovane Targaryen martellava nella sua gola mentre impaziente e sicura di sé e dei suoi figli, fissava la Fortezza Rossa che si faceva sempre più vicina, mentre la popolazione sotto di lei la guardava con sguardi a dir poco sconvolti. Era naturale, non avevano mai visto dei draghi.
Daenerys scese dal suo Drogon, non appena questo posò le zampe a terra, accanto ai suoi due fratelli. Erano dinnanzi all’imponente costruzione, tuttavia, al contrario di ciò che la madre dei draghi si aspettava, non vi erano Guardie Reali o altri soldati ad attenderla e pronti a difendere la loro regina da eventuali attacchi. Gli unici cavalieri che erano disposti davanti alle porte della Fortezza Rossa, sembravano quasi guardarla docilmente. I loro sguardi erano innocui. – Prego, vostra grazia. Entrate pure. La regina vi attende – le dissero aprendole le porte e lasciandole libero il passaggio. Daenerys non poteva credere ai suoi occhi, così si convinse fosse uno scherzo di cattivo gusto o un piano di quella serpe Lannister.
- Che significa? La vostra regina ha compreso con chi ha a che fare? I miei draghi possono darle un assaggio, altrimenti.
- Vi garantiamo che non avete di che preoccuparvi. La nostra regina ci ha ordinato di accogliervi al meglio e di lasciarvi entrare nella Fortezza senza opporre alcuna resistenza.
Daenerys, ancora insicura su come agire, guardò i suoi figli dietro di lei, sempre in attesa che la loro madre comandasse loro cosa fare.
- Vi ricordo che ho tre draghi che potrebbero bruciare tutto Approdo del Re non appena udiranno una mia sola e unica parola. Se dovesse succedermi qualcosa là dentro o qualcuno dovesse toccarmi anche solo con un dito, mi udiranno in ogni caso, e la capitale verrà rasa al suolo.
- La nostra regina ci ha ordinato di dirvi che non dovete preoccuparvi. Ha intenzione di parlarvi civilmente e pacificamente – insistette un altro dei soldati, attendendo che la ragazza entrasse.
Finalmente Daenerys si decise ad entrare e le porte vennero richiuse non appena fu dentro. Si accorse che non vi era nessuno a scortarla, né una dama, né una guardia, né nessun altro. Mentre saliva gli scalini parzialmente illuminati da dei candelabri, quel luogo le parve più come un grande e immenso castello abbandonato, piuttosto che la sede reale. Sembrava non esservi anima viva o alcun rumore che lasciasse presupporre alla presenza di qualcuno. Quando ebbe salito tutto i gradini, si ritrovò dinnanzi all’entrata della sala del trono. Questa era ampia e imponente proprio come se la immaginava, tuttavia, vuota, come tutto il resto, se non per una presenza che riuscì ad individuare davanti al trono. Così la ragazza si avvicinò e riuscì ad accorgersi che erano in tre. Alla destra vi era un uomo calvo dall’espressione troppa calma, mentre alla sinistra un altro individuo di mezza età dalla carnagione scura, i capelli neri e il sorriso sornione. Ma ad attirare la sua attenzione fu quello al centro. Era un ragazzo molto alto, dalla presenza prorompente e dallo sguardo tagliente e magnetico. La caratteristica che la attirò maggiormente di lui, furono i suoi occhi. Quel colore non poteva essere casuale, pensò la madre dei draghi. Le era fin troppo familiare tra i ranghi della sua nota famiglia. – Chi siete voi? Dov’è la regina Cersei? – le venne da chiedere come primo quesito.
A ciò, il ragazzo le accennò un sorriso e le si avvicinò di qualche passo prima di risponderle. – Benvenuta ad Approdo del Re, Daenerys Targaryen.
- Cosa significa tutto questo? Non riesco a capire …
- Immagino che sia abbastanza difficile da credere per te, ma Cersei Lannister è morta. Non vi è nessuna regina da spodestare. Come non vi è alcun re o alcuna regina a regnare sui sette regni in questo momento – le rispose Walter con tranquillità.
Il viso della ragazza era sempre più sconvolto. – Chi siete voi? – gli chiese nuovamente, pretendendo una risposta questa volta.
Walter esitò prima di risponderle, ancora incerto se fosse la cosa giusta rivelarglielo così all’improvviso. – Mi chiamo Walter e sono tuo nipote. Il figlio di Rhaegar – disse aspettandosi qualsiasi reazione da parte sua, tra cui, la più accreditata, era quella che gli scoppiasse a ridere in faccia. Invece, la ragazza, prendendo coraggio, si avvicinò molto a lui e cominciò ad osservarlo per riuscire a scrutare ogni minima caratteristica del suo aspetto, con sguardo indagatore, curioso ed interessato. Nei suoi occhi c’era serietà ma vi si poteva scorgere anche uno strano sentimento, come una sorta di speranza timorosa. Ella si prese tutto il tempo che le serviva per guardarlo a dovere, cercando di intravedere Rhaegar in lui, nonostante sapesse che sarebbe stato impossibile farlo: lei non aveva mai avuto l’opportunità e la fortuna di conoscere o anche solo incontrare il maggiore dei suoi fratelli, colui di cui parlavano tutti e al quale qualcuno l’aveva paragonata positivamente, rendendola più fiera che mai di essere associata a lui. Non avrebbe potuto riconoscere Rhaegar in lui semplicemente perché lei non aveva conosciuto Rhaegar. Tuttavia, sapeva bene che quegli occhi non mentivano. Le sarebbero bastati solo quelli come prova schiacciante che avesse detto il vero. Erano grandi, luminosi e un po’ più chiari dei suoi. Il colore che emanavano variava dal viola intenso, a qualche sfumatura di lilla che si schiariva sempre più in delle striature che si aprivano in tutta l’iride. Solo all’interno, più vicino alla pupilla, si potevano notare anche alcune punte più scure di indaco.
- Io non … non riesco a crederci … - sussurrò la ragazza con la voce rotta, continuando a guardare ancora quegli occhi.
- Non pretendo che tu ci creda ora, ma …
- No, ti sbagli, io ci credo. Ma non riesco a capacitarmene … non sono … non sono l’unica al mondo. Non sono l’unica Targaryen rimasta in questo mondo … e tu … tu sei tutto ciò che mi resta di lui … - disse Daenerys mentre i suoi occhi divennero lucidi. Walter rimase perplesso da quella reazione totalmente inaspettata. – Come è possibile?
- L’ho scoperto solo pochi mesi fa. Si tratta di una notizia nuova per te quanto per me. Sono stato bruciato vivo e non sono morto. Le fiamme si sono spente sul mio corpo come se fosse fatto di ghiaccio. Nessuna ustione, nessuna ferita o cicatrice. Niente di niente. Allora ho compreso che ciò che altri sospettavano, fosse vero. Rhaegar e Lyanna hanno avuto un figlio prima di morire. Ho sempre creduto di essere figlio di Ned Stark, invece ora non so più chi realmente sono – parlava con un velo di impassibilità sul volto, la quale mascherava un dolore senza eguali ma oramai seppellito.
- Sei il legittimo erede al trono. E sei mio nipote – disse prontamente lei.
- Non aspiro a quel trono. Puoi prenderlo se vuoi. L’unica cosa di cui mi importa, ora come ora, è la battaglia che dovremo combattere a Nord.
- Quale battaglia?
- So che è difficile da credere ma ti prego di fidarti delle mie parole: i non morti stanno marciando verso la Barriera costruita da Bran il Costruttore. Quando l’avranno oltrepassata, noi mortali, uomini vivi di carne e sangue, non avremo più scampo. Se non li combattiamo e non li sconfiggiamo, il ghiaccio perenne invaderà i sette regni e non ci sarà più vita in questo mondo. Ci serve il tuo aiuto, Daenerys. Il tuo e quello dei tuoi draghi.  Ad ogni modo, tutte le Guardie Reali, le Cappe Dorate e qualsiasi altro soldato Lannister sono sotto il mio comando indirettamente, dato che ho ucciso la regina e nessuno ne è a conoscenza eccetto i due uomini che stai vedendo a me affiancati. Stavo attendendo il tuo arrivo prima di tornare a Nord e prepararmi per la Battaglia. Fa’ pure entrare nella capitale le tue truppe e quelle dei tuoi alleati: ho fatto allestire dei luoghi confortevoli in cui albergare per tutti quanti. Parleremo meglio del tutto in seguito, con più calma. Immagino che tu sia parecchio scossa dopo tali rivelazioni e che non fosse ciò che ti aspettavi giungendo qui ad Approdo del Re, ma guarda il lato positivo: non vi sarà alcuna battaglia tra due regine e risparmierai la vita di migliaia di vite innocenti. Non credo sia da poco.
 
Gli Immacolati, i Dothraki insieme all’esercito Greyjoy e a quello Tyrell, penetrarono nella città indisturbati, proprio come Walter aveva garantito. Ciò destò ancora più sospetti nell’esercito della corona, il quale, tuttavia, si limitò nuovamente ad eseguire gli ordini senza fare domande. Tutti presero coscienza di ciò che stava accadendo, parlarono molto e Walter conobbe un’infinità di persone, oltre a rivederne qualcuna già di sua conoscenza. Non appena il ragazzo rincontrò Tyrion, i due si salutarono calorosamente e conversarono proprio come vecchi amici. Il nano salutò nuovamente anche lord Varys e Oberyn, uomini dei quali si era sempre fidato, nonostante tutto. Quando Walter conobbe anche la regina dell’esercito Greyjoy, Yara, arrivò anche il tasto dolente. Theon era con lei in uno stato pressoché irriconoscibile. Sembrava aver perduto la sua anima e sé stesso, svuotato di tutto ciò che lo rendeva tale. Non appena Walter lo vide, Theon quasi si nascose alla sua vista, temendo per la sua salute fisica. Un moto di rabbia salì fino alla testa di Walter, il quale si diresse verso di lui e gli sganciò un pugno in faccia talmente forte, da essere equiparabile a quello con il quale aveva “salutato” Ned anni prima, quando stava per partire per Approdo del Re. Il ragazzo cadde a terra dolorante, coprendosi immediatamente il naso per cercare di limitare la fuoriuscita abbondante di sangue. A tale scena, tutti i presenti nella sala del trono, oramai affollata, ammutolirono. Si udì soltanto la voce indisposta di Yara, la quale si avvicinò ai due andando in difesa del fratello. – Ehi! Potrai anche essere il legittimo erede al trono, ma nessuno tratta mio fratello in questo modo! Si può sapere che diavolo ti è preso?!
Ma Walter non le prestò il minimo ascolto, rivolgendosi a Theon, il quale era ancora a terra tremante come un cucciolo indifeso, di fronte a lui. Non aveva neanche il coraggio di guardarlo in faccia. – Con che coraggio? Con che coraggio ti presenti dinnanzi a me, Theon Greyjoy? – il suo tono era freddo, distante e agghiacciante. – Rispondi.
- Mi dispiace!! Mi dispiace, Walter!! Non avrei mai dovuto tradirvi!! Sono stato uno stolto, un traditore e ho meritato tutto quello che mi è accaduto!! Ti prego, perdonami!! Accetta il mio perdono!! Non avrei mai dovuto!!! Voi eravate la mia famiglia!! – urlò il ragazzo scoppiando a piangere e strisciando ai piedi di Walter. Disse tutto ciò in preda a violenti singhiozzi, inchinandosi e abbracciando i suoi piedi. Walter rimase a dir poco basito. Capì che quello non era più il Theon che conosceva, e quasi gli mancò, per quanto fosse stupido, altezzoso e irritante. Avrebbe preferito ritrovarsi davanti quel Theon piuttosto che il mezzo animale strisciante che aveva dinnanzi. Non era neanche sicuro che fosse ancora un essere umano. A ciò, di fronte a tale scena, intervenne Yara, la quale provò a spiegare la situazione con il viso contrito dal dolore nel vedere suo fratello ridotto in quel modo. – Quando Ramsey Bolton ha conquistato Grande Inverno, lo ha preso come ostaggio, o meglio, come animale domestico. – Non appena udì quel nome, Walter sbiancò. Si trattava di nuovo di lui. Ogni volta che udiva quel nome, tutte le torture subite gli ritornavano alla mente e quell’orribile senso di annegamento, freddo agghiacciante misto al dolore insopportabile di essere tirato fino a spezzarsi in tanti piccoli pezzettini, riaffioravano prepotenti. Cercò di ricacciare indietro quei pensieri mentre Yara sembrava voler continuare il racconto. – Gli ha fatto di tutto. Qualsiasi cosa che non dovrebbe venir fatta ad un essere umano, Theon l’ha subìta. Lo ha persino mutilato. Ora mio fratello non è più un uomo oltre a non essere quasi più umano. Ha ritrovato un briciolo della sua umanità durante la battaglia di Ramsey contro Stannis Baratheon. Lì è riuscito a scappare, avendo finalmente il coraggio di rinnegare Reek, ossia il nome che Ramsey aveva scelto per lui, per provare a ritrovare Theon. Ma è ancora molto indietro nella strada che lo porterà a ritrovare sé stesso. È venuto immediatamente da me dopo essere scappato e io, ovviamente, l’ho riaccolto. Non è più la persona che era in passato perciò, qualsiasi cosa lui ti abbia fatto prima di divenire Reek, dimenticala, ti prego.
Walter comprese perché quel Theon sembrasse così diverso e si trovò d’accordo con Yara. Non poteva condannarlo per i peccati che aveva commesso in precedenza. Avrebbe dovuto incolpare Theon per quelli, non la persona che si trovava in quel momento ai suoi piedi, sommersa dalle lacrime e dal sangue. Gli fece male vederlo così. – Ho sempre immaginato cosa ti avrei fatto, come te l’avrei fatta pagare per averci traditi in casa nostra, dopo tutto quello che mio … Ned … - disse correggendosi prima di sbagliare nel nominarlo - … ti ha dato. Volevo farti provare quello che hai fatto passare a Bran e a Rickon. Invece, ora, non riesco a non sentire pietà per te. È parecchio ironico. Mai e poi mai avrei pensato che potesse accadere. Alzati – gli disse abbassandosi, prendendolo per le spalle e aiutandolo ad alzarsi, facendolo staccare dai suoi piedi. – Non posso perdonare te per quei peccati. Quando avrai ritrovato Theon, se mai lo ritroverai e mi auguro di sì, sarà con lui che farò i conti e solo a quel punto potrai scusarti con me e cercare di redimerti – gli disse infine guardandolo negli occhi, poi lasciando la presa e allontanandosi.
Per Walter giunse anche il momento di conoscere qualcuno che credeva erroneamente non sapesse neanche della sua esistenza. Lui era molto agitato, quanto afflitto sapendo di doversi presentare a lei. Lady Olenna Tyrell, un’anziana signora vispa e intelligente, nonché degna nonna della sua defunta regina di rose, era in piedi di fronte a lui, intenta a scrutarlo con il suo sguardo sveglio e attento, il quale diceva tutto e niente, ancora prima di porgergli la mano per fare la sua conoscenza. Walter gliela prese e gliela baciò come era educazione fare con ogni lady. Riuscì a nascondere bene la sua agitazione nell’incontrarla, così come era solito fare con ogni cosa. – Lady Olenna, sono onorato di fare la vostra conoscenza.
- Anche io, mio caro. Finalmente, oserei dire! - A quelle parole, il ragazzo rimase sorpreso, faticando a capire a cosa si riferisse. Non appena notò il suo sguardo perplesso, la donna si lasciò andare ad una genuina risata prima di rispondergli. – Non mi rivolgete quell’espressione spaesata e inconsapevole, ragazzo mio, non vi si addice. Ho udito molto parlare di voi dalla mia adorata nipote. Ne siete sorpreso?
- In realtà sì. Non pensavo che …
- E devo dire che rendete assolutamente giustizia alle sue accurate descrizioni. Non lo credevo possibile; mi ero convinta che il modo in cui vi vedesse fosse dato in parte dai suoi occhi innamorati. Sapete, nessuno mai era riuscito a conquistare il giovane cuore di mia nipote. Non che lei non avesse provato ad aprirsi, anzi. Tuttavia, quasi tutti erano intimoriti da lei, dalla sua sagacia, dal suo atteggiamento fuori dal comune e sfrontato anche se pur sempre elegante e rispettoso. Mi ha sempre ricordato me quando avevo la sua età. Mi evitavano tutti nonostante fossero affascinati da me! Tuttavia, voi non avete avuto paura di lei, ma tutto il contrario. Immagino sia perché anche voi intimorite chi vi sta accanto. La vostra sola presenza rivela una sicurezza, un’audacia e un’intelligenza che farebbero vergognare anche un re. Sono felice che, prima di morire, lei abbia trovato qualcuno che l’ha meritata davvero, e credetemi, questo è il più bel complimento che qualcuno possa farvi, detto da me. Con voi avrebbe avuto la felicità che meritava – Nel dire quelle parole, gli occhi di Olenna non divennero lucidi; si vedeva che era una donna che non cedeva facilmente alle lacrime, tuttavia si velarono di una tristezza immensa e lacerante. Lady Olenna era riuscita ad inquadrarlo solamente guardandolo per qualche secondo. Buon sangue non mente pensò il ragazzo accennandole un sorriso malinconico ma che rivelava anche la sua vera natura, quella intrepida che riusciva a zittire chiunque soltanto con uno sguardo. Era come se volesse aprirsi a lei nonostante non la conoscesse, donandole lo stesso sorriso che non era affatto cambiato rispetto a quello furbo che rivolgeva a tutti quando era bambino. D’altronde, lei era tutto ciò che gli era rimasto di Margaery. – Mi manca molto nonostante abbiamo trascorso poco più di una settimana insieme, limitando i nostri incontri a fugaci conversazioni a Fondo delle Pulci. Vostra nipote è stata uno splendido fiore che ha illuminato il mio campo secco e deserto in quel particolare periodo. Perciò sono davvero lusingato di udirvi dire tutto ciò. Non avrei potuto chiedere di meglio. Mai nessuna donna riuscirà a prendere il suo posto.
- Oh, suvvia, non dite sciocchezze! Per quanto amassi la mia Margaery, non potete rinchiudervi in una gabbia e buttare via la chiave condannando ogni povera donna che poserà lo sguardo su di voi. Sono certa che ce ne sarebbero molte che farebbero la fila e tra loro riuscirete a trovarne un’altra in grado di meritarvi davvero, per quanto potrà non essere facile. Non precludetevi la possibilità di essere felice perché gli dei hanno voluto essere così crudeli con lei. Ora siete come un nipote per me e devo e voglio pensare al vostro benessere. Nessuno potrà impedirmelo. Inoltre, io mi sono alleata alla madre dei draghi e sono giunta qui solamente per porre fine alla vita di quel demonio di una Lannister che l’ha uccisa. Invece, voi con le vostre palle quadrate non mi avete lasciato il tempo di farlo perché l’avete già vendicata. Vi sarò grata a vita per questo. Non lo direi mai a nessuno, ma con voi farò un’eccezione: sarei felice di servirvi come re dei sette regni. E, per l’amor del cielo, diamoci del “tu”; Margaery lo avrebbe voluto! – gli disse infine sorridendogli spavalda e amorevole.
- Grazie, lady Olenna. Sono certo che noi due andremo molto d’accordo – le rispose ricambiando il sorriso.
Anche Oberyn aveva richiamato il suo esercito di Dorne ad Approdo, convincendo Doran ad allearsi con il Nord per combattere la Battaglia Finale. Erano mesi che non vedeva la sua splendida signora ed era impaziente di poterla riassaporare. Fortunatamente i dorniani giunsero nella capitale poco dopo Daenerys, ed Ellaria corse letteralmente incontro alla sua amata Vipera Rossa. – Mio amore! Non riuscivo più a starti lontano! La compagnia delle dame di corte e dei cavalieri dorniani non eguaglia minimamente la tua!
- Sono felice che tu abbia trovato il modo di svagarti in mia assenza, mia signora. Ora siamo di nuovo insieme, finalmente – le rispose sincero lui sciogliendo l’abbraccio.
- Vedo che anche tu non hai perso tempo! – gli disse la donna rivolgendo uno sguardo che Oberyn conosceva fin troppo bene, a Walter, il quale si stava intrattenendo con Daenerys. – Siete rimasti chiusi qui dentro, da soli, per mesi … ora comprendo perché hai deciso di farlo. Hai dei gusti sempre più che ottimi, mio amore!
- Questa volta ti sbagli, mia signora: non lo sto seguendo per quello. Il ragazzo è molto restio a questo genere di cose. Penso che mi spezzerebbe un braccio se solo osassi fargli una proposta del genere, ahimè!
- Quanta bellezza sprecata! Invece sua zia? Vedo che anche lei non scherza! Dici che sarebbe più predisposta?
- Vorresti provare a sedurre una regina? Sei sempre più audace, mia signora! – disse Oberyn come per congratularsi, baciandola con trasporto e passione. Dopo di che, anche le sue Vipere della Sabbia lo raggiunsero e lo abbracciarono.
Quando Walter si trovò dinnanzi alla popolazione Dothraki, fu una delle rare volte nella sua vita in cui si trovò impacciato. Aveva trascorso mesi in compagnia dei bruti alla Barriera, ad occuparsi dei preparativi per la battaglia contro Ramsey, e aveva preso confidenza con loro. I Dothraki somigliavano ai bruti per molti versi, ma per altri no.
- Lui è Qhono, un guerriero dothraki e mio fedele amico. Sta imparando meglio a parlare la lingua comune, perciò per ora ti tradurrò quello che dice – disse Daenerys a Walter sorridendo e affiancandosi all’uomo grosso e impostato al quale si stava riferendo. I due si scambiarono qualche parola in lingua dothraki, poi Daenerys si rivolse di nuovo a Walter. – Ha richiesto uno spazio all’aperto e indisturbato in cui il suo popolo possa trascorrere del tempo. I guerrieri dothraki dimostrano il loro valore sfidandosi tra loro e mettendosi alla prova. Il vincitore taglia i capelli al perdente per mostrare a tutti la sua debolezza. La lunghezza della chioma determina la forza e l’abilità nel combattimento dei guerrieri dothraki.
- Affascinante – commentò Walter.
- Inoltre, durante le loro celebrazioni, spesso vi sono parecchie uccisioni e accoppiamenti pubblici. Anche a questo servirebbe uno spazio adeguatamente indisturbato finché rimarremo qui – aggiunse la madre dei draghi.
- Ma guarda, lo stesso modo in cui vi accoppiate voi a Dorne – disse Walter sapendo che Oberyn gli era accanto e lo avrebbe udito.
- Oggi ci siamo svegliati nervosi? – gli chiese la Vipera accennando uno dei suoi soliti sorrisi.
- Ad ogni modo, contavo sul fatto che saremmo ripartiti da Approdo per dirigerci a Nord il prima possibile, non appena avremmo disposto le trattative. Tuttavia, se il vostro popolo necessita ugualmente di un luogo del genere anche per pochi giorni, provvederò assolutamente a disporvelo – disse Walter cercando di scandire bene le parole per farsi capire dal guerriero dothraki.
Ma la sorpresa più grande per Walter, fu l’approccio con gli Immacolati. A quegli uomini era stato tolto tutto, esattamente come era stato fatto a Theon, con la differenza che loro lo avevano accettato ed ora erano privati di sé stessi. Walter conobbe il comandante dell’esercito degli Immacolati, chiamato con l’appellativo di “Verme Grigio”, un uomo dall’aria malinconica e spenta, proprio come il resto dei suoi compagni. Tuttavia, con il suo sguardo che non si lasciava sfuggire nulla, Walter notò che l’unica persona con la quale quell’uomo sembrava assumere uno sguardo più umano, quasi dolce, era la dama di Daenerys, la bella Missandei.
 
Oramai era sera inoltrata e dopo una rasserenante cena in cui tutti avevano avuto l’opportunità di conoscersi meglio, Walter era uscito fuori, in uno dei più grandi terrazzi della Fortezza Rossa. Guardò il cielo stellato sopra di lui, riportando alla mente ricordi lontani.
- Questo luogo era esattamente come me lo aspettavo – disse Daenerys raggiungendolo e posizionandosi accanto a lui.
- Ho saputo che è da un’intera  vita che stai cercando di tornare. Deve essere frustrante per te essere qui e scoprire che tutto ciò in cui credevi potrebbe scomparire da un momento all’altro.
- Sai, durante la mia vita ho affrontato innumerevoli ostacoli, riuscendo a rialzarmi sempre in piedi. Sono stata venduta, disonorata, stuprata, svergognata, insultata, tradita … e l’unica cosa che mi ha permesso di superare tutto è stata la fede in me stessa. Oramai mi resta difficile fidarmi. D’altronde l’unico componente della mia famiglia che avevo accanto, quando era ancora in vita, non ha fatto altro che trattarmi come un animale. Ora che ho trovato te non so più a cosa pensare e come comportarmi. Posso scorgere qualcosa in te che mi spinge a fidarmi e a seguirti totalmente e ciecamente. Forse è un tuo dono. Oppure è dato da ciò che hai vissuto. Perciò dimmi, Walter, tu che cosa hai vissuto, invece? – gli chiese voltandosi verso di lui.
Il ragazzo ci mise un po’ prima di risponderle. All’improvviso, tutte le immagini di scorci della sua vita vissuti negli ultimi anni gli passarono dinnanzi alla mente tutti insieme, come un fulmine, una pugnalata nel petto. Ma ora, tutto quel dolore si era trasformato in qualcosa di diverso. – Credo di essere morto più di una volta nel corso della mia vita: quando sono stato avvolto dalle fiamme e metà del mio sangue non è bastato per non rendermi un vegetale subito dopo quel dolore; quando il mio cuore si è fermato per qualche secondo, poiché legato indissolubilmente a quello di mio fratello pugnalato a morte; e anche quando sono stato completamente avvolto dal ghiaccio mentre tutti i miei arti si smembravano come rami spezzati togliendomi la capacità di respirare. Ho attraversato interi deserti di dolore, Daenerys. Eppure sono qui. Sono diverso ma sono qui. E ciò che mi ha permesso di sopportare tutto, sono state le piccole cose, solo le più piccole: guardare una bambina che usa uno straccio come vestito e comincia a ballare come se non fosse capace di fare altro, in mezzo ad un mercato di frutta; il ricordo dei sorrisi, quelli accennati e proprio per questo più indelebili, dei miei fratelli e delle persone che mi hanno cresciuto, del Nord in generale, il mio amato Nord che è speciale proprio perché riesce a regalarmi momenti unici fatti di corse in mezzo alla neve, con la bocca aperta per cercare di inghiottire più fiocchi possibili e silenzi sacri tra una pausa da una leggenda narrata davanti al fuoco e un’altra; una regina che getta via le sue scarpe pregiate solo per poter partecipare ad una gara di corsa con dei bambini; la sensazione di una mano delicata e fredda che tocca ed esplora curiosa il mio viso, insegnandomi che quando si hanno gli occhi chiusi, si possono distinguere i colori in altri modi; il vento che mi si fionda contro quando corro o cavalco; i colpi e i lividi sulla pelle dopo una battuta di caccia, un gioco, una diavoleria finita male o un inseguimento con i miei fratelli e le mie sorelle … Per questo combatto. Potrò anche rimanere svuotato ma continuerò a combattere affinché questi immortali e preziosi momenti di esistenza non svaniscano nel nulla, risucchiati via dalla morte, dalla disumanità e dal gelo.
La ragazza rimase a guardarlo, ma i due furono interrotti dall’arrivo di Drogon, il quale si appoggiò con tutto il suo peso direttamente sulla spaziosa terrazza, accanto a sua madre. Daenerys osservò la reazione di Walter a quell’”ospite” inaspettato mentre con il dorso della mano accarezzava il suo drago. Walter lo guardò sorpreso e affascinato ma per niente intimorito. – Sono meravigliosi.
- Fai molta attenzione con lui; è abituato ad ascoltare solo me e … - ma la ragazza non fece in tempo a terminare la frase, che Drogon, senza preavviso, si voltò verso Walter e avvicinò il muso a lui. Daenerys era sul punto di allarmarsi, quando, all’improvviso, il ragazzo allungò il braccio e sfiorò delicatamente la pelle squamosa del drago. Quest’ultimo non si ritrasse a lui, ma, al contrario, si avvicinò ancora come ipnotizzato e desideroso di essere accarezzato ancora. Walter sembrava sorpreso quanto lei, ma continuò a toccarlo delicatamente, guardandolo negli occhi e provando una sensazione che mai aveva percepito prima. Si sentiva completo e rigenerato, come se quell’animale gli stesse trasmettendo il suo fuoco e la sua forza, e lui stesse facendo lo stesso. La madre dei draghi si avvicinò e guardò suo nipote ancora perplessa. – Io pensavo di essere l’unica per loro. Ma ora … ora che ci penso sono in tre. Non dovrebbe essere una prerogativa solo mia quella di guidarli. Tu hai il mio stesso sangue, loro lo sentono … - sussurrò, poi facendo una pausa e continuando ad osservare gli occhi calmi e pacifici del suo Drogon sotto il tocco di Walter. – Combatterò per te. Combatterò per il Nord. Lo faremo insieme – si decise la ragazza. A quelle parole, Walter si voltò di scatto verso di lei. Rimasero per un po’ a guardarsi tra di loro, poi lui avvicinò la sua mano a quella di Daenerys, la quale stava accarezzando la pelle di Drogon poco distante dalla sua, e gliela posò sopra stringendogliela e accennandole un sorriso sincero e quasi commosso. – Grazie, Daenerys.
Quell’atmosfera quasi familiare creatasi, fu interrotta dall’arrivo di Varys. – Perdonatemi, miei signori, ma c’è una persona che richiede di entrare nella capitale, Walter. I soldati mi hanno chiesto se la regina le permette di entrare.
- Di chi si tratta? – gli chiese il ragazzo.
- Melisandre di Asshai.
Udendo quel nome, Walter rivolse al Ragno un sorriso quasi esasperato. – C’è anche qualcun altro che ha intenzione di venire ad Approdo del Re oggi?     
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones / Vai alla pagina dell'autore: Evali