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Autore: EvrenAll    09/10/2017    2 recensioni
"Dove finiscono i sogni dimenticati?"
Sequel di Elizabeth.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Catarsi










 

1 ottobre 1991

 

 

In piedi con lo sguardo fisso su quell’uomo dai capelli scuri lisci e lunghi fino alle spalle, dopo venti minuti di concerto ero finalmente riuscita a smettere di chiedermi che cosa ci facessi lì; ad ascoltare quello che in altre occasioni avrei definito solo casino.

Slow, Deep and Hard.

Quel casino mi era entrato nelle ossa.

Ce l’avevo nell’anima e forse era sempre stato parte di me.

Che avrebbero detto i miei adorati Guns se avessero sentito questo? Così diverso dalla principessa che credevo di essere o che avevo provato ad impersonare.

Era un uomo enorme.

I muscoli delle braccia erano tesi nell’atto di sostenere il peso del basso e suonare, il collo dritto verso il microfono. Quella tenda di fili neri gli copriva appena il viso, ma non c’erano veli per la verità e per l’intensità di quello che lui stava provando, comunicando, e dando a tutti noi, pubblico.

Disperazione pura. La storia di un tradimento.

Non mi coinvolgeva in prima persona, no.

Non centrava con me direttamente: andava a toccare però quelle corde che cercavo di nascondere.

Risuonavano e rispondevano, facendo emergere il nero dal pozzo.

Il nero della mia ossessione seppellita.

Il suo sguardo cadde addosso a me, che di nero quella sera non avevo indossato nulla.

Mi distinguevo dal resto dei fan per una maglietta bianca a maniche lunghe e dei jeans.

Avevo raccolto i capelli in una coda.

Fottuti cantanti.

Dannati occhi verdi.

Dannata Los Angeles.

Non sorrise. Non sorrisi.

Tre secondi: abbastanza per decidere di stringere più forte la ringhiera e sopportare le spinte della gente dietro di me. Avrebbe potuto essere una buona occasione: un’eccezione rispetto a tutto quello che ero di solito utile per far uscire i miei pensieri inespressi su quanto stessi male.

Lo stavo nascondendo, ma ero sospesa su un filo.

Il vuoto che avevo cercato tanto ora mi spaventava terribilmente.

Vuoto?

Nah.  

Lasciare Joe, ammettere a me stessa la ragione per cui avevo scelto di farlo e insieme rimettere le labbra sulle dannate Malboro per non dimenticare il sapore della sua bocca e dei baci bagnati che ci eravamo dati.

Non ero comunque riuscita ad uccidere il mio amore. Non ancora.

Ma almeno sentire questa musica incazzata mi faceva stare meglio.

Mantra, sfogo.

Doom Metal.

Nonostante sentissi, rimasi ad ascoltare senza nemmeno urlare o applaudire.

Infondo loro suonavano per loro, ed io ascoltavo per me: occhi aperti su quell’uomo, sulla sua pelle pallida, sul suo basso verdognolo, su quel parco scarsamente illuminato; con i brividi che giocavano a rincorrersi sulle spalle, sulla schiena. Sentivo freddo anche dove mi ero bruciata.

Il mio cuore profondo e calmo, nonostante il volume immenso ed il ritmo incalzante.

 

I’ll kill you tonight

 

Piansi, incurante del mascara sulle guance.

 

I’ll kill you tonight

 

Musica salvatrice.

 

I’ll kill you tonight

 

Liberami da questo schifo che sento.


 

Catarsi.












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Vi è mai capitato di ascoltare certa musica per far gridare qualcuno al vostro posto? Perchè eravate talmente arrabbiati, tristi o frustrati da voler urlare ma non lo potevate fare? 


Sono curiosa di vedere se qualcuno indovinerà di chi è il concerto a cui ha assistito Elizabeth stasera, indizi ce ne sono a bizzeffe.
A presto.

 
  
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