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Autore: S_Austen    10/10/2017    7 recensioni
Edward Cullen, ricco e sfrontato giovane borghese nella sfrenata Chicago degli anni '20 verrà irrimediabilmente travolto dal desiderio per Isabella, semplice operaia di fabbrica. Ma tra il carbone delle nuove macchine ed il metallo della fiorente metropoli, tra sfarzose feste da ballo e intrighi economici, Edward riuscirà a scorgere in Miss Swan il tesoro più prezioso: un tenero, innocente, orgoglioso, delicato, semplice, combattivo, leale, dolce, comprensivo, sensibile Cuore di donna.
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Emmett/Rosalie
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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25 Ottobre 1917

Pov Isabella

– Oh per la miseria! – esclamai senza fiato estraendo dalla scatola bianca posata sul letto l’elegantissimo abito da sera.
– È una meraviglia! – esclamò Alice.
Mi trovavo a Villa Cullen, la sera della cerimonia a casa dei King, e la signora Cullen ed Alice mi stavano aiutando a prepararmi per l’importante serata.
– Si … è davvero … davvero … non trovo le parole! Mrs Cullen io … non posso accettare, questo è davvero troppo. –
– Non dire sciocchezze Isabella. Certo che puoi accettare, anzi è un abito di seconda mano, apparteneva a mia nipote (la cugina di Edward), così ho pensato che sarebbe stato perfetto per te, magari se ci aggiungiamo qualche gioiello sarà perfetto. –
– Beh penso che di gioielli che ne siano già abbastanza… – mormorai ammirando quell’abito che era una cascata di gocce di diamante.
Mai avrei pensato di indossare un abito del genere in vita mia.
– Oh Bella! Tutti gli uomini al ricevimento cadranno ai tuoi piedi! Già m’immagino l’espressione di Edward quando ti vedrà! – rise Alice.
– Io non vado a quella festa per cercar marito, tantomeno le attenzioni del signor Cullen. – risposi piccata.
Potei fare a meno di notare come Esme mi guardò con uno sguardo saccente che io non compresi.
– È il momento di prepararsi signorine! – esclamò poi la signora – Alice prepara a Miss Swan il bagno e poi aiutala col vestito. –
– Certamente signora. – rispose Miss Brandon e con un leggero inchino si congedò, dirigendosi verso il bagno.
Rimasi sola nella grande camera da letto che m’aveva ospitata durante il mio breve soggiorno a villa Cullen.
Mi accostai alla finestra guardando il panorama fuori di essa, le strade erano tranquille quella sera ma un forte vento invernale soffiava sulla città, si preannunciava essere un inverno particolarmente freddo quell’anno.
In quel momento qualcuno bussò alla porta e pensai fosse la signora Cullen.
– Avanti. –
– È permesso? Spero di non disturbare i preparativi di voi signore ma… – il signor Cullen si bloccò nell’instante in cui mi voltai altrettanto stupita – Oh Miss Swan… siete sola? – sembrava improvvisamente in imbarazzo di fronte a me.
– Si io… Alice è andata a prepararmi il bagno quindi… –
– Oh capisco. –
Ne seguì un lungo ed imbarazzato silenzio nel quale lui si dondolò sui talloni mentre io mi tormentavo le mani a disagio.
Infine, stanca di quella ridicola situazioni presi un respiro per parlare.
– Sono venuto a darle questo. –
– Cosa ci fa qui? –
Parlammo all’unisono e quando ce ne rendemmo conto ridacchiammo imbarazzati per poi cadere nuovamente nel silenzio.
Finalmento poi lui si schiarì la voce – Sono venuto a portarle questo… è un regalo da parte mia per voi, nella speranza che possiate indossarlo questa sera. – disse porgendomi una scatola bianca, quadrata e piatta.
Mi avvicinai titubante e prendendo la scatola mi sedetti sul letto studiandola. Sciolsi il fiocco di raso doroto sempre più preoccupata e quando la aprii mi trovai tra le mani un’autentico tesoro di perle e diamanti.
– Oh per l’amor del Cielo! Mr Cullen io non posso assolutamente accettare … –
Deve accettare invece. – rispose sorridente.
Rimasi a bocca aperta, troppo abbacinata per dire qualcosa, ma supplicandolo con lo sguardo di riprendersi il suo assurdo regalo.
Lui s’avvicinò fino ad inginocchiarsi di fronte a me, il suo sorriso sempre così sicuro mi abbagliava e quei suoi occhi ferini incantavano la mia coscienza.
– Vi prego Miss Swan, non desidero altro che vedervi risplendere questa sera. – mormorò seducente come il diavolo.
– Ma questo è troppo Mr Cullen –
– Niente è troppo per lei. – e sorridendo ammaliante s’alzò in piedi dirigendosi verso la porta, ma prima di chiudersela alle spalle mi sorrise un’ultima volta con quel suo sguardo da predatore – Vi prego, Miss Swan, fatemi solo questo favore, sarete un’incanto sta sera. –
Poi rimasi sola.
Sola ed impietrita mentre quel gioiello dall’inestimabile valore splendeva tra le mie mani reclamando la mia attenzione.
Pochi minuti dopo Alice rientrò annunciandomi che il bagno era pronto ed io fui svelta a nascondere la scatola bianca e svestirmi.
Mi feci un lungo bagno caldo, ma neppure l’acqua calda e la schiuma all’essenza di rose riuscì a sciogliere i miei nervi a fior di pelle.
Ero troppo nervosa per la festa di quella sera.
E se non fossi stata all’altezza degli altri invitati? E se si fossero resi conto che ero un povera operaia? E se con la mia inettitudine avessi fatto sfigurare i signori Cullen?
E poi quell’assurdo regalo di mr Cullen… non volevo neppure pensarci.
Una volta che ebbi finito mi feci aiutare da Alice ad indossare l’abito e quando mi guardai nel grande specchi dorato rimasi senza fiato.
Per la prima volta in vita mia mi vidi bellissima.
L’abito da cerimonia in leggero tessuto color avorio era tempestato di pietre simili al diamante a forma di gocce capaci di imprigionare la luce con le loro mille sfaccettature che, più abbondanti sul busto, diventavano sempre meno man mano che arrivavano a terra fino all’altezza del polpaccio dove ormai le pietre erano sparite del tutto per lascia spazio solo al tessuto leggerissimo dell’abito che lasciava chiaramente intravedere le gambe ricadendo in un lungo e morbido strascico da trattenere in mano.
Il taglio del vestito era estremamente semplice e lineare come dettava la moda corrente e un profondo scollo a V lasciava intravedere i solchi del costrato e buona parte del solco tra i seni candidi in una linea in perfetta armonia con l’erotico e l’elegante.
Indossai scarpette color avorio ed Alice insistette per truccarmi rendendo scuro il contorno dei mei occhi e le mie ciclia, la cipria per rendere più uniforme la mia pelle ed infine un rossetto color del sangue per far risaltere le mie labbra carnose.
Mi legarono i capelli in un’acconciatura tesa sul capo che terminava in un elaborato nodo su un lato del collo, appena sotto l’orecchio sinistro, risaltando così il mio candido collo affusolato.
– Sei un incanto! Solo un pazzo non cadrebbe ai tuoi piedi! – esclamò Alice portandosi le mani al petto.
– Non ci credo! È una meraviglia! – dissi voltandomi cercando di ammirarmi allo specchio.
– No Bella, sei tu la meraviglia! Ti manca solo qualche gioiello … vado a chiedere alla signora se te ne può prestare. – poco dopo tornò con un portagioie che aprì mostrandomi il tesoro più prezioso che avessi mai visto.
– La signora ha detto che puoi scegliere tra questi. Io ti consiglio questi orecchini. – ed estrasse un orecchino a goccia tempestato di diamanti – E questi. – e prese due bracciali di perle.
– Sono … incantevoli! – esclamai senza fiato.
– Lo so! Dai, indossali! –
– Avrei… avrei anche un altro gioiello da indossare questa sera… – mormorai e presi da sotto la stoffa del mio vestito semplice (che era rimasto abbandonato sul letto) il cofanetto bianco che il signor Cullen mi aveva donato.
Lo aprii sotto lo sguardo curioso di Alice.
– Accidenti che meraviglia! E questo dove lo hai preso? – esclamò sgrnando gli occhi.
Arrossii vergognosamente – È un regalo… del signor Edward. –
Alice rimase a bocca aperte ma subito tentò di ricomporsi e lanciandomi un sorrisetto furbo non disse niente limitandosi a prendere il gioiello dalla scatola.
Era una tiara da legare dietro la nuca così da incorniciare la fronte, tutta impreziosita da minuscoli diamanti che creavano forme geometriche fino ad arrivare a un piccolo cerchio di diamanti e perle che dava inizio a tre piume di diamanti e sotto di esse, a ricadere morbidamente sulla tempia destra, tre file di perle pendenti.
Quando finì di allacciarmi la tiara dietro la nuca mi infilaii le scarpette color avorio e mi diressi verso l’entrata.
Mentre scendevo la grande scalinata potei vedere i due signori che ci attendevano all’ingresso.
Entrambi elegantissimi nei loro smoking col papillon che mi ammiravano scendere, il dottore con un sorriso di piacevole meraviglia, mentre il figlio aveva sgranato gli occhi e trattenuto il respiro e non staccò gli occhi da me fino a quando non li raggiunsi.
Ebbene si, Mr Cullen, anch’io posso essere una donna di classe!”pensai soddisfatta.
– Miss Swan è una vera visione questa sera! – esclamò il dottore prendendomi la mano e baciandola.
– La ringrazio dottore. – risposi arrossendo.
Un leggero tossire alle mie spalle mi fece voltare trovandomi di fronte Mr Cullen a guardarmi col suo sguardo freddo e distaccato, pretendendo la mia attenzione.
– Non posso fare altro che confermare le parole di mio padre, Miss Swan, è incantevole. – disse ripetendo lo stesso gesto del padre.
– Ringrazio anche lei signor Cullen. – risposi altrettanto freddamente.
– Oh! Ecco la signora! – esclamò il dottore alle nostre spalle che guardava verso la scalinata da cui vi stava scendendo Mrs Cullen, elegante e raffinata nel suo abito verde smeraldo.
– Possiamo andare? – chiese quest’ultima prendendo sotto braccio il marito e incamminandosi assieme verso la porta.
– Certamente. – rispose il signor Edward al mio fianco prendendomi a sua volta a braccetto e accompagnandomi alla macchina.
Arrivammo alla grande villa dei King dove ci accolsero con tutti gli onori.
Oltre il grande portone d’ingresso si apriva uno spettacolo magico.
Sembrava d’essere entrati in un regno incantato fatto di feste spettacolari, dame incantevoli e gentiluomini raffinati.
Tutto sembrava trasudare spettacolo e ostentata ricchezza: la musica, il salone, il cibo, persino gli abiti dei commensali.
Era tutto sfarzo e lusso più sfrenato. Era tutto fuori dalla mia portata. Non ci volle molto perché cominciassi a sentirmi a disagio in quel mondo che non mi apparteneva.
Al contrario, Edward sembrava completamente a suo agio, nel suo ambiente.
– Carlisle! – esclamò a un certo punto un uomo venendoci incontro.
Era giovane e affascinante e al suo fianco c’era una giovane donna che non avrei esitato ad affermare che fosse la più bella nella sala.
– Royce! Congratulazioni! – rispose il dottore.
– La ringrazio. Dottor Cullen, Mrs Cullen, signore e … – disse facendo un inchino ad ognuno di noi per poi fermarsi su di me.
– Lei è Miss Isabella Swan, Mr King, la mia accompagnatrice. – rispose per me Edward. Mr King sorrise e, chinandosi, mi baciò la mano.
– Incantato. – rispose facendomi arrossire, poi aggiunse rivolgendosi nuovamente a Edward – La sua dama è un vero splendore, Mr Cullen! Ma mai quanto la mia Rosalie! – esclamò, mostrando a tutti la ragazza al suo fianco.
Era bellissima, aveva i capelli dorati come il grano maturo acconciati in morbidi boccoli, un fisico snello e slanciato messo in evidenza dall’elegante sontuoso abito di piume color cipria, e gli occhi azzurri come il cielo nelle terse giornate estive.
– Signori, sono lieto di presentarvi la mia bellissima fidanzata, Rosalie Hale! – esclamò soddisfatto Mr King vantandosi della futura moglie che nel frattempo rimaneva in silenzio, al suo posto a dispensare tutti con sorrisi.
Sicuramente quella ragazza, che avrà avuto pressappoco la mia età, era fiera di sé, della sua bellezza e della sua fortuna.
– Rosalie, sei un incanto! – disse Mrs Cullen abbracciandola.
Anche il Dottore si congratulò prima col signore e poi con la sua fidanzata, persino io mi congratulai, ma sempre rimanendo un po’ in disparte e in silenzio, ma quando poi toccò ad Edward a rivolgendosi alla ragazza le chiese qualcosa sottovoce.
Dopo di che lui mi prese sotto braccio e congedandosi dal padrone di casa e mi condusse altrove.
Dall’altra parte della sala tre uomini che ci davano le spalle chiacchieravano animatamente.
Erano tutti e tre alti e magri uno di questi aveva i capelli neri, gli altri due, che si assomigliavano di più, erano biondi.
– Signori. – si annunciò Mr Cullen.
I tre uomini si voltarono e ci squadrarono per qualche istante. I due biondi erano indubbiamente padre e figlio e il più giovane tra questi (che portava in capelli lunghi fino alle spalle legati in un codino in un’acconciatura decisamente eccentrica e fuori moda per un giovane uomo) aveva un che di familiare.
– Signor Cullen che piacere vederla! – esclamò l’uomo biondo, il più anziano tra i due.
– Signori Hale! – esclamò di rimando Edward.
– Signori Hale? – mormorai così che solo il mio accompagnatore potesse udirmi.
– Signor Cullen, ci può presentare la sua incantevole dama? – chiese ancora l’uomo.
– Certamente. Signori, lei è Isabella Swan, la mia accompagnatrice. Isabella, questi sono i miei due soci: Caius e Marcus Hale, nonché, rispettivamente, padre e zio della futura sposa. E lui è Jasper Hale, mio caro amico e fratello di Rosalie. – mi presentò i tre uomini.
– Onorata. – risposi inchinandomi e mantenendo lo sguardo basso, troppo intimidita dalle tre paia di occhi azzurri che mi scrutavano.
Dopo un altro paio di convenevoli i quattro uomini cominciarono a discutere di affari e io mi estraniai, facendo divagare la mia mente altrove e solo quando il più giovane dei signori si rivolse a Edward per dirgli che voleva presentargli un suo amico mi riscossi.
Così venni nuovamente trascinata da una parte all’altra della sala, tra presentazioni, convenevoli e chiacchiere inutili.
Eravamo di fronte al buffet assieme a dei conoscenti di Mr Cullen e Mr Hale, gli uomini stavano parlando di politica mentre le donne ogni tanto si intromettevano nel discorso, altre parlavano tra loro oppure, come me, rimanevano in silenzio.
L’unica evidentemente incapace di non parlare era la signora Leah Black, moglie del signor Samuel Black, un “nuovo ricco” (come li chiamavano loro coloro che facevano fortuna senza essere nati nel lusso) che anni prima aveva trovato la fortuna trovando una miniera d’oro nel Sudamerica. Entrambi i signori Black avevano la carnagione abbronzata, gli occhi e i capelli scurissimi e la signora aveva il ventre molto gonfio tipico del sesto mese di gravidanza.
Era una donna fiera e caparbia, non temeva di esporre la sua opinione e di farsi valere persino con gli uomini. Non era maleducata ma forse dai modi un po' grezzi, ed era per questo che le altre signore le riservavano un trattamento di fredda cortesia se non addirittura la ignoravano.
Quando Mr York, troppo irritato per mettersi a discutere sul governo sostenendo che gli avrebbe rovinato l’umore, sbuffando propose di cambiare discorso.
– Si, forse è meglio cambiare argomento! – esclamò Mrs Black, poi si rivolse a me parlando sottovoce – Detesto parlare di politica! Uomini che parlano di uomini che combattono con uomini per questioni di uomini! – esclamò sbuffando – Ridicolo! –
Ridacchiai.
– Ma com’è che ti ritrovi qui in mezzo a questi piranha, dolcezza? – mi chiese ammiccando in direzione dei ricchi signori che chiacchieravano indisturbati.
– Come scusi? – ero stata presa in contropiede.
– Senza offesa cara, ma ho capito fin da subito che non sei di questo ambiente come me. –
Sorrisi – Ha ragione Mrs Black, questo non è per niente il mio ambiente, ma sono qui perché sono amica della signora Cullen e, molto cortesemente, mi hanno invitato alla festa. –
– I Cullen … mh … persone molto cortesi ho potuto constatare questa sera. –
– È assolutamente vero, ma non poso altrettanto dire del mio accompagnatore, Mr Cullen. – aggiunsi a bassa voce.
– Non ti sta molto simpatico, eh? –
Scossi la testa – È così … altezzoso … come gli altri uomini in questa sala del resto. –
Mrs Black rise di cuore – Hai ragione cara. Gli uomini ricchi credono tutti di avere il mondo ai loro piedi! –
Dopo di che fui richiamata ancora una volta da Edward e lanciando a Mrs Black un’occhiata lei mi rispose con un sorriso incoraggiante.
Poco più tardi ci accomodammo a tavola.
Al nostro tavolo c’erano Royce King con al suo fianco la fidanzata con il fratllo, il padre e lo zio di lei, dopo di che c’erano i signori Denali con le loro tre deliziose figlie, il dottor Cullen con Esme, il signor Cullen, io e al mio fianco i due coniugi Black.
Cominciarono a servire le portate e posso giurare di non aver mai mangiato così tanto in vita mia.
Rimasi sconvolta dalla quantità vertiginosa di posate di cui ognuno disponeva, e solo guardando di sottecchi Edward potei capire quali usare.
Durante la cena non potei fare a meno di notare come Royce King trattasse la fidanzata come un oggetto da esposizione, senza mai degnarla di chiederle un parere nemmeno su cosa lei volesse mangiare. Ma tutti i commensali rimasero indifferenti a questo comportamento, anzi lo trovavano normalissimo, quasi ovvio, tutti tranne Mrs Black che non poté fare a meno di fare una frecciatina delle sue.
Finche stavano servendo il dolce la seconda delle signorine Denali, Tanya, si rivolse a me. – Mi dica Miss Swan, com’è la vita da operaia? – mi chiese con un sorriso da vipera.
Il tavolo si fece improvvisamente silenzioso e tutti si voltarono verso di me, tutti tranne il dottore e sua moglie che, invece, facero finta di nulla sorseggiando i loro calici di vino.

Arrossii di rabbia ed imbarazzo e strinsi a pugno le mani facendomi male da sola quando i tagli che si erano riformati cominciarono a bruciare – È molto impegnativa e a volte stancante, ma è altrettanto appagante vedere che tutti i tuoi sforzi alla fine sono serviti per garantire il pane alla tua tavola. – risposi tenendo lo sguardo basso e continuando a torturarmi le mani.
– Allora le voci che ho sentito erano vere! – esclamò Miss Denali soddisfatta, rompendo l’attonito silenzi che si era creato dopo la mia rivelazione – Lei è solo una semplice operaia! – rise e con lei anche le altre due sorelle e pian piano anche i resto dei commensali.
Mi trovavano ridicola, un misero scarto della società.
Ridevano tutti tranne i Black che rimanevano impassibili lanciando occhiatacce a chi rideva, anche i Cullen erano rimasti completamente indifferenti al divertimento, soprattutto Edward che al mio fianco teneva la mascella rigida e con un sguardo di fuoco raggelò tutti i commensali, in particolare Tanya.
Ma soprattutto fui sorpresa che Miss Hale era restia a ridere, anzi faceva un sorrisetto tirato, più triste che divertito, al contrario del fidanzato che al suo fianco moriva delle rasate. All’improvviso sussultai quando sentii qualcosa posarsi sulle mie mani che continuavo a rigirarmi provocandomi forti fitte di dolore.
Abbassai lo sguardo e rimasi basita nel scoprire che era la mano del signor Cullen che si era posata sulle mie per calmarmi, credo.
Alzai gli occhi verso di lui ed egli ricambiò con uno sguardo di ghiaccio, poi tornò a prestare la sua attenzione alla tavolata.
– Voi ridete, ma infondo non è forse vero che il nostro paese si regge sulle spalle degli onesti lavoratori? – disse Edward zittendo tutti gli ospiti – Se le persone come Miss Swan non ci fossero noi non saremmo qui a mangiare squisitezze di ogni genere e parlare del più e del meno. Perciò io più che ridere di lei la ringrazierei perché è solo grazie ai lavoratori che noi siamo quel che siamo. – concluse.
Lo guardavo, sbigottita dalle sue parole e con me tutto il resto dei commensali.
Poi dal silenzi si levò un applauso – Parole sante! – esclamò Mrs Black che guardava con fierezza l’uomo al mio fianco.
– Ai lavoratori. – propose un brindisi Miss Hale, alzando il suo calice, Mr King le lanciò un’occhiataccia e dopo qualche istante di esitazione tutti alzarono i loro calici e degli esili “Ai lavoratori” si levarono dalla tavola.
Carlisle guardò il figlio con orgoglio e quest’ultimo, dopo aver sorriso al padre, si girò verso di me sorridendomi lievemente e io gli feci un gran sorriso luminoso per ringraziarlo.
Qualcosa nei suoi occhi sembrò addolcirsi ma non feci tempo ad assicurarmene che subito tornò a guardare gli ospiti che già avevano intavolato un altro argomento.
Per tutto il tempo la sua mano rimase sulle mie, sotto al tavolo, lui non accennava a volerla scostare e io non avevo il coraggi di farglielo notare.
Quando anche il dolce fu finito si aprirono le danze.
Alcune dame accompagnate dai loro cavalieri si alzarono dirigendosi al centro della sala, mentre io rimanevo lì seduta a guardarli incantata.
Mi pareva di essere dentro a una di quelle fiabe che da piccola mia madre mi raccontava.
Un leggero tossire mi fece voltare e trovai Edward in piedi alle mie spalle che mi tendeva la mano con un sorriso.
– Le va di ballare Miss Swan? – mi chiese.
Arrossii violentemente – I- io non credo di esserne capace … – provai a rifiutare e lui rise.
– Non si deve preoccupare di ciò, deve solo seguire me, sono un bravo ballerino, vedrà che imparerà presto. – rispose sicuro, poi mi prese per mano e senza permettermi di ribattere mi portò fino alla pista da ballo.
Senza preavviso prese la mia mano con la sua, l’altra me la fece appoggiare sulla sua spalle e sussultai quando poggiò la sua sul mio fianco, attirandomi a se.
Puntualmente arrossii e abbassai lo sguardo sui nostri piedi che, prima esitanti, poi sempre più sciolti, cominciavano a muoversi a ritmo di musica. Non era per niente difficile, Edward guidava le danze in maniera impeccabile.
La musica era lenta ma vivace e sebbene il mio cavaliere era per me tra i meno graditi, dovevo dargli ragione sul fatto che fosse un ottimo ballerino.
Per la prima volta mi sentii elegante e leggiadra come le farfalle che, splendenti e bellissime nei loro luminosi colori, fluttuano con eleganti battiti d’ali nell’aria nei parchi in estate.
Alzai all’improvviso gli occhi verso quelli verde smeraldo del mio cavaliere.
Non gli avevo mai visti così belli.
Forse solo una volta, quando l’avevo guardato negli occhi la prima volta che lo vidi e come all’ora i suoi occhi mi incatenarono alle loro profondità verdi come lo smeraldo, soggiogandomi e stregandomi.
Il suo sguardo era intenso, concentrato sui miei occhi, ed era così profondo che per un attimo credetti di potermici perdere.
–Sa… – cominciò lui con un sussurro così vicino che il suo fiato mi sfiorò il viso, il suo calore così vicino alle mie labbra – Ballare è come fare l’amore… – e la sua presa si fece più sicura sui miei fianchi – Bisogna continuare a guardarsi negli occhi, in un contatto così puro e così intimo tra uomo e donna… – I suoi occhi si fecero più cupi e seducenti, la sua presa più ferrea mentre il suo volto s’avvicinava inesorabilmente al mio ed io per un’istante persi la ragione, non desiderando altro che quelle labbra perfette toccassero le mie.
Non m’importava di chi ero io, non mi importava di chi era lui, non mi importava della gente che ci circondava e di ciò che avrebbe pensato.
Mi importava solo del suo corpo caldo stretto al mio, del suo sguardo ammaliatore, del suo profumo che...
Mi impietrii.
Quell’odore, quel fantastico profumo che tanto mi ossessionava.
Non ci potevo credere.
L’E.C. che io conoscevo e di cui mi ero ormai invaghita era un uomo dolce e sicuramente dal cuore grande e compassionevole, sicuramente una persona piena d’amore. Come poteva essere in realtà quest’uomo prepotente e superbo, senza rispetto per gli altri?
Eppure era così ovvio.
E.C., Edward Cullen.
La risposta ce l’avevo propri sotto al naso, letteralmente.
Come avevo fatto a essere così stupida?


Pov Edward

Quella sera Isabella Swan era la creatura più incantevole che avessi mai visto e se fin prima faticavo a tenere a freno i miei pensieri ora era inevitabile che io pensasi di lei di un angelo venuto dal cielo.
La sua carnagione candida era messa in risalto da quell’abito che le fasciava il corpo in quella maniera sublime.
Non riuscii a frenare i miei pensieri di fronte a quelle labbra rosse come il peccato, a quella pelle candida esposta al mio sguardo. Oh quel dannato collo bianco come la luna, così sottile ed aggraziato… ogni pensiero più sconveniente mi venne alla mente quando vidi il suo collo e il suo petto così tremendamente facili da raggiungere con le mie mani e con le mie labbra.
E poi ammirai quell’abito tempestato di pietre scintillanti, era così che avrei volute vedere sempre Isabella: ricoperta di ogni genere di preziosità, il gioiello più prezioso di un tesoro inestimabile.
Vederla qui, in mezzo alle persone come me, mi fece dimenticare di quale classe sociale fosse.
Sembrava ambientarsi alla perfezione, era impossibile non scambiarla per una di noi, così perfetta, bellissima ed elegante, una vera donna.
Per la prima volta un pensiero si fece strada in me e desiderai avere Miss Swan come avrei potuto facilmente avere una qualsiasi delle dame presenti nella sala.
Vedevo i festeggiati che felicemente accoglievano i complimenti dagli invitati.
Sembravano davvero felici insieme, lui orgoglioso della propria fidanzata e lei piacevolmente arresa a lui.
Così doveva essere una coppia che si rispetti, almeno tra i ricchi.
E mi ci vedevo perfettamente in quella parte: io a sorridere ai miei ospiti e al mio fianco Isabella altrettanto felice di annunciare di essersi concessa a me e a me soltanto. Più ci pensavo e più quest’idea che pian piano stava prendendo forma dentro di me mi piaceva.
Ma il mio sogno venne presto frantumato da Tanya che crudelmente la derise davanti a tutti per la sua bassa classe sociale.
Ma ancora una volta non potei resistere e invece di rimanere al mio posto dove era più opportuno che restassi, presi le sue difese e mi azzardai a mettere in dubbio l’importanza della mia classe sociale.
Mai avevo odiato tanto me stesso, Miss Denali e Isabella, lei e le sue dannatissime origini.
Ma la mia rabbia fu ben presto ricompensata dall’orgoglio di mi padre, ma soprattutto per il sorriso grato che Miss Swan mi rivolse, uno di quei sorrisi capaci di scaldarmi dentro, che le illuminavano il volto grazioso rendendola ai miei occhi ancora più splendida.
Poi si aprirono le danze ed io non potei fare a meno di invitarla a ballare con me.
E fu l’esperienza più destabilizzante della mia vita fino a quel momento.
Poterla toccare, stringerla tra le braccia e guidarla nella danza, fu per me qualcosa di unico.
Averla così estremamente vicina, tanto da poter sentire il suo profumo e il suo calore, poterle sussurrare parole suadenti su quelle labbra perfette che mi chiamavano, ammaliarla ed irretirla.
Ci guardammo negli occhi per tutto il tempo ed io potei annegare nei suoi occhi scuri e limpidi in grdo di esprimere una così profonda dolcezza che non mi facevano desiderare altro che proteggerla da ogni male di questo mondo.
Vidi i suoi occhi farsi languidi sotto il mio sguardo, sentii il suo cuore agitarsi contro il mio petto ed il suo respiro accellerare mentre, lentamente, mi abbassavo sul suo volto… sulle sue labbra.
Ma d’improvviso tornò in se sgranando gli occhi, l’espressine sconvolta.
Con una delle sue piccole scarpette mi pestò con gran poca casualità un piede strappandomi un’imprecazione. In verità non mi feci gran che male ma il tacco delle sue scarpette impiantato sul mio piede fu comunque doloroso.
– Oh per la miseria! Sono mortificata! – esclamò ma fu palese quanto le sue parole erano in realtà di finta cortesia – Io … non volevo, signor Cullen! Mi perdoni! Ora è meglio che vada, con permesso. – e velocemente si dileguò lasciandomi solo in mezzo alla sala.
Che fosse una pessima bugiarda non c’era alcun dubbio, era troppo trasparente e i sui occhi troppo sinceri ed espressivi per potermi ingannare.
Avevo immediatamente compreso che qualcosa era improvvisamente cambiato in lei.
Sospirai e provai a cercarla con lo sguardo ma di lei non c’era più nessuna traccia, non mi restava altro che tornare al mio posto, e così feci.
Attesi nella speranza di rivederla ma poi cedetti e invitai a ballare altre dame.
Fu mentre ballavo con Katherine Denali che la vidi.
Stava ballando anche lei, forse un po’ goffamente, ma bellissima come sempre, tra le braccia di Mr James Davis.
Quell’immagine fu per me terribile.
Il suo effetto era simile a una stilettata al cure, ma molto più dolorosa perché non era il corpo a subire ma lo spirito e quella maledetta lama era intrisa di veleno.
Un veleno che sapeva di odio e possesso.
Qualcosa dentro di me voleva urlare contro quel damerino di Mr Davis di non toccarla, Isabella era mia, di non osare avvicinarsi ancora a lei se non voleva che lo ammazzassi.
– Cosa sta guardando Mr Cullen? – mi chiese la signorina Denali offesa dalla mia scarsa attenzione nei suoi confronti.
– Oh, niente Miss Denali … ero solo un po’ distratto. – le mentii sorridendo.
– Non ha trovato esilarante l’osservazione di mia sorella sull’inadeguatezza di Miss Swan, poco fa a tavola? – chiese ancora ridendo.
Cosa potevo risponderle? Desideravo ardentemente urlarle di no, che nessuno doveva più fare certi riferimenti ad Isabella, ma il mio buon senso me lo impedì.
– La domanda della signorina Denali è stata arguta da porre a Miss Swan. – risposi freddamente.
In quel momento potei vedere chiaramente con la coda dell’occhio Isabella e il signor Davis ridere in modo complice mentre continuavano a danzare.
Un'altra stilettata, stavolta diversa dalla precedente.
Questa era una gelosia più viscerale, intrisa nel profondo del mio cuore e una strana malinconia mi avvolse vedendo che Miss Swan preferiva quell’individuo, a mio avviso poco raccomandabile, a me.
E ciò fece nascere nella mia mente milioni di domante che non riuscivano a trovar risposta.
Perché lei sorrideva a lui e non a me? Perché accettava le avance di altri uomini ma non le mie? Cosa avevo sbagliato? Cosa non andava nel mio modo di approcciarmi con lei? Cosa c’era che non le piaceva di me?
Ma fu a fine ballo, quando vidi Mr Davis abbassarsi su di lei e lasciarle un lieve bacio sulla guancia facendola avvampare di quel delizioso rossore che fu la fine per i miei poveri nervi.
Con tutte le mie forze desideravo andare la e strappargliela dalle braccia, ammazzare lui e sgridare lei per essersi avvicinata a individui come lui, famoso per imbrogliare le giovani donne e poi spezzarle il cuore dopo averle rubato la virtù.
Un puttaniere, se si voleva usare un francesismo, ma Isabella non sarebbe mai stata la sua puttana, lo giurai sul mio onore!
E per l’ennesima volta presi una decisione forse un po’ avventata che avrebbe cambiato la mia vita.
Non ero sicuro di provare per Isabella quel sentimento che romanzavano tanto, quell’amore che mia madre sosteneva che io provassi nei confronti di quella deliziosa ragazza.
Ma di una cosa ero certo: se volevo che il dolore che la gelosia continuava ad infliggermi cessasse dovevo togliermi questo desiderio.
Isabella sarebbe diventata mia, e se lei era ciò che davvero volevo non mi restava altro che sposarla.
Dovevo solo rafforzare le mie avance, farle una corte serrata e poi sarebbe diventata mia a tutti gli effetti.
Anzi, me l’avrebbe chiesto in ginocchio di farla sua, avevo tutte le capacità di renderla la donna più felice del mondo, ero un ottimo partito e di certo non mi avrebbe mai rifiutato, questione di principio o di cuore.
Non mi ci sarebbe voluto niente perché le mettessi un anello al dito e ben presto lei avrebbe accettato di diventare mia moglie.


 

Ciao a tutte! Come state?? Che ne pensate di questo nuovo capitolo?
Voglio farvi una piccola nota: l’abito è ispirato (sebbene nella mia immaginazione l’ho un po’ modificato ma tenendo sempre lo stile degli anni ‘20) al vestito che indossa Daisy nel film “Il grande Gatsby” durante la festa e la tiara che le regala Edward è la stessa che Daisy indossa sempre nella stessa scena (sono diventata matta per riuscirla a descrivere nel mio racconto nel modo più dettagliato possibile XD ).
Leggendo altre ff ambientate negli anni ‘20 ho notato che c’è una certa confusione riguardo agli abiti: spesso i vestiti vengono confusi con uno stile appartenente ancora alla fine del 1800 ma storicamente l’inizio del ‘900 è stata la svolta totale sia sulla sessualizzazione femminile (per cui parlo di gambe in discreta vista, abiti appariscenti, spalle scoperte e profonde scollature) e della moda… se vi può chiarire qualcosa a riguardo guardate le meravigliose opere dell’artista novecentesco
Klimt con le sue donne dorate che sono un inno alla sensualità oppure guardate i quadri di Tamara de Lempicka (che oltre ad essere stata una grandissima pittrice di inizio ‘900 fu anche una famosa stilista dell’epoca) in cui rappresente donne sensuali ed eleganti. E poi questi sono gli anni del Charleston in cui per la prima volta la donna si libera dagli ingombranti gonnelloni e si permette di ballare “alla pari di un uomo”, in movimenti spesso civettuoli in cui mette per la prima volta in bella mostra braccia e gambe (sempre al di sotto del ginocchio ovviamente). E non dimentichiamoci che in questi anni nasce il famosissimo personaggio Disney “Batty Boop” (P.S.: ricordatevi questo personaggino dei fumetti che ci tornerà utile… una bambolina con corti capelli neri, un fisico minuto e sempre alla moda… vi ricorda qualcuno? Ma niente spoiler eh!).
Inoltre la prima frase che pronuncia Leah l’ho ripresa da una scena di “Bel Amì” (se non l’avete visto guardatelo, ve lo consiglio ;) ).
Un ultima lenzioncina di storia! Chi sa dirmi cos'accadde il 25 ottobre 1917?..... qualcuno si ricorda la bellissima principessa Anastasia che ha fatto sognare tutte noi da bambine? Ebbene si gente! ho voluto giocare un po' con le date... e il discorso xche fa Edward in difesa di Bella non è a caso: il 25 ottobre del 1917 in Russia venne definitivamente fatto cadere lo Zar e si instaurò l'URSS fondata su la filosofia marxista che inneggiava alla rivoluzione operaia.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Alla prossima!

Baci

S.

  
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