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Autore: Serenity452    11/10/2017    1 recensioni
1945: Adelaide "Ade" Maxwell frequenta il settimo anno, ad Hogwarts, nella casa di Grifondoro ed è figlia di un nome importante: suo padre Vladimir Maxwell è un membro del Wizengamot e grande amico di Lumacorno.
Negli anni scolastici Ade ha collezionato una lunga serie di figuracce che hanno coinvolto un'unica persona: Tom Marvolo Riddle.
Lo studente modello, prima Prefetto ed ormai Caposcuola, pupillo di Lumacorno temuto e rispettato da tutto il corpo studentesco viene costantemente investito dalla sfortuna quando Ade Maxwell è vicino a lui.
E tra un Lumacorno convito che il suo pupillo e la sua "nipotina" potrebbero formare la più promettente coppia di tutti i tempi, un Silente sempre più sospettoso e la combriccola dei neo-Mangiamorte, può una lunga ed interminabile serie di sfortunati eventi creare qualcosa di magico.... come l'amore nel crudele e spietato Lord Voldemort?
State a verdere!
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Horace Lumacorno, Nuovo personaggio, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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IV Capitolo : Nella Tana del Serpente
 
La stanza è buia e c’è uno strano profumo di acqua di colonia, pergamene ed inchiostro.
Non ho idea di dove sono ma so che sto seduta in mezzo ad un gran bel letto da una piazza e mezza, con le lenzuola di seta liscia e non ho più il mio vestito addosso.
Sento freddo e sono rimasta in biancheria, non posso fare altre che coprirmi con le coperte.
L’ultima cosa che ricordo è la voce di Tom Riddle che sussurra “Sei bellissima”.
Ma dopo? Sono in un letto che non è il mio e sono mezza nuda: deve essere successo qualcosa.
Qualcosa di grave.
«Ti sei svegliata, finalmente. Il mio letto puzzerà del tuo profumo per settimane.» dice una voce, dal nulla.
È di Riddle.
E sono nel suo letto.
Nel letto di Tom Marvolo Riddle.
Nuda.
«Tom?» domando incerta.
«Sarà “mio signore” quando saremo in privato, d’ora in poi, signorina Maxwell.» dice tranquillamente.
È uno scherzo? Vuole che lo chiami “mio signore”?
Oh, no. È un perverso!
«È una cosa che si fa in quei giochetti a letto? Lo abbiamo deciso stanotte? Perché non mi ricordo nulla, e mi sembra imbarazzante chiamarti così…» blatero.
Riddle accende un paio di candele con la bacchetta e mi guarda confuso.
«Cosa?» chiede con cipiglio irritato.
«Il fatto che debba chiamarti così quando, ecco… siamo a letto. Non ho molta esperienza in queste cose, soprattutto bizzarre, Tom…» sono davvero rossa come un peperone.
Lui mi fissa in silenzio e io lo guardo imbarazzata e in attesa di risposte.
Oh no.
Lo vedo alzare la bacchetta e dire una piccola, malvagia, parola.
«Crucio.»
Non ho mai sentito un dolore così intenso, straziante e capace di annientare ogni pensiero coerente.
Dura pochissimo, ma in quel intervallo di tempo ricordo perfettamente tutto quello che è successo la sera prima.
Sono inciampata, l’ho travolto, lui si è arrabbiato e mi ha torturata con un’imperdonabile.
E lo sta facendo di nuovo.
Scioglie l’incanto e mi guarda compiaciuto.
È un mostro!
«Sei pazzo!» strillo, strisciando fino al fondo del letto, contro la spalliera.
Ora so dove sono, mi trovo nella camera del Ragazzo Capocasa e tutti i colori, le decorazioni e i dettagli richiamano lo stile dei Serpeverde.
È la stanza personale di Tom.
«Più rispetto, signorina Maxwell. Da questo momento in poi ho deciso che mi sarai utile per ottenere alcune informazioni…»
«Informazioni? Utile?»
«Esattamente. Ci fingeremo ottimi amici, piccola Adelaide. Ti unirai a me e alla mia cerchia di amici e mi chiamerai “Mio Signore” al fine di raggiungere alcuni miei obbiettivi, sono stato chiaro?» domanda puntando ancora una volta la bacchetta verso di me.
Terrorizzata, annuisco.
Non voglio ancora sperimentare quel dolore assurdo.
«E non lo dirai a nessuno, giusto?» domanda sadicamente.
Dalla sua nonchalance capisco che è abituato a farlo. Che ha già torturato, terrorizzato e sottomesso altre persone: le brutte voci su di lui sono vere.
Nessuno ci ha mai creduto, ma è tutto vero.
«Sì, si Tom, ma ti prego, abbassa la bacchetta.» dico agitata, cercando una via di fuga.
«Crucio.» sussurra leggiadro, in risposta.
È un dolore atroce. Insopportabile e che mi fa strillare come una pazza.
«Come ho detto che devi chiamarmi?»
«Mio Signore.» urlo, con tutta la forza che ho in corpo.
«Molto meglio.» dice, abbassando la bacchetta e guardandomi malvagiamente.
Istintivamente afferro le coperte e le tiro sul mio corpo, è un ragazzo malato.
Decisamente.
«Adesso vestiti, ti riporto al tuo dormitorio.» afferma, dandomi le spalle e camminando verso il caminetto della camera.
Si china e con un colpo di bacchetta accende un fuocherello verde e caldo.
Insicura, metto un piede fuori dal letto e vedo il mio vestito sopra una sedia.
«Perché… mi hai tolto il vestito?» chiedo, evitando di dire il suo nome, ma anche di chiamarlo “mio signore”.
«Tu dormi con i vestiti, Adelaide?»
Scuoto la testa e guardo il mio abito, restando seduta e nascosta dalle coperte.
Quindi mi ha spogliata?
Mi ha vista in biancheria intima?
Mi sforzo di non pensarci e afferro l’abito e mi nascondo di nuovo fra le coperte, mentre lo indosso in fretta.
Che vergogna.
Prendo le scarpe col tacchetto e sto per metterle, ma Tom mi fulmina con lo sguardo.
«No, non metterle. Ci manca solo che tu cada di nuovo.» ordina ed io metto i piedi a terra, sul freddo pavimento.
Insieme usciamo dalla sua stanza e ripercorriamo i sotterranei.
Ma sono troppo curiosa, voglio sapere che cosa vuole da me e voglio saperlo adesso.
Non è difficile, in realtà, intuirlo.
Mio padre è un uomo ricco e potente, ma ci sono molte altre cose che Tom non sa di me e della mia famiglia.
«Perché fai questo? Che cosa vuoi davvero?» chiedo perciò alle sue spalle, tirando fuori il mio coraggio Grifondoro.
Tom cammina con sicurezza e spavalderia, come se il castello fosse il suo e come se non si sentisse affatto minacciato da me.
Peccato che non ho la bacchetta con me per maledirlo, perché diavolo non la porto mai, quando serve?
«Tutto a tempo debito, Adelaide.» dice enigmatico, voltandosi a guardarmi solo torcendo un po’ il collo.
«Ma, davvero, non ne capisco il senso.» protesto.
Lui si ferma, si volta completamente verso di me e mi sovrasta con la sua altezza.
«Sei molto vicina a Lumacorno, più di quanto lo potrò mai essere da semplice studente. Tu sarai il mio mezzo per arrivare a lui e, magari, ben oltre. Tuo padre è un uomo potente, no?»
Ed ecco che sputa fuori la verità.
Sorrido amaramente e guardo i miei piedi.
«Se speri di estorcere qualcosa a mio padre, usandomi come merce di scambio, temo che fallirai. Non è un uomo dal cuore tenero, mette il suo orgoglio e la sua posizione ben al di sopra di sua figlia.»
Lui mi guarda come alla ricerca della verità e sento una strana pressione al centro della mia nuca.
Legilimanzia.
Decido di dargliela vinta.
Non ho molti, o grandi, segreti.
Tom vede mio padre, Valdimir.
È alla sua scrivania, legge il giornale senza degnarci di uno sguardo, mia madre Kassandra ed io siamo accanto alla culla del mio appena nato fratellino Kol.
 È un ricordo di appena un mese prima.
Non gli interessa e cerca ben altro ed io lo aiuto a trovare ciò che veramente vuole.
La scena cambia e sono una bambina, nascosta dietro un grosso portone di legno.
Ci siamo, penso con dispiacere.
Attraverso i miei occhi scorgiamo Lumacorno nello studio di mio padre, intenti a discutere.
«Vlad ma è tua figlia, santo cielo, avrebbero potuto ucciderla.»
«La giustizia non si piega a tali fandonie, Horace. Dopotutto, è soltanto una ragazza. Sai bene che desidero un maschio, per portare aventi il mio nome.»
«Vorresti dire che non ti sarebbe importato se i rapitori l’avessero uccisa?»
«Non ho mai detto questo, amico mio. Ma per il nome che porto e per il potere che ho raggiunto, non posso farmi piegare da nessuno. Se perdessi questo potere, dopotutto, non mi resterebbe nulla. Il potere e la fama rappresentano ogni cosa Horace. Non era questo che pensava Serpeverde?»
 
La visione termina e Tom mi guarda confuso e deluso.
Non era quello che si aspettava.
Faccio le spallucce e guardo lontano da lui.
«Avrò comunque quello che voglio.» dice, afferrandomi improvvisamente per un braccio.
Il mio sguardo torna nel suo e siamo parecchio vicini.
«Sì…» gli dico, incondizionatamente.
«Sì, cosa…?»
«S-sì… Mio signore.» mi affretto a rispondere.
Lui annuisce e allenta la presa sul mio braccio, ma non smette di guardarmi.
Quando finalmente cessa, mi trascina fino al mio dormitorio, dove c’è il quadro della signora grassa.
Prima di essere abbastanza vicini, però, mi ferma.
«Ricordati quello che ti ho ordinato. Non farai parola a nessuno di ciò che è accaduto questa notte e ti assicuro che se lo farai, tutte le persone a cui tieni soffriranno. Domani, durante la lezione di Storia della Magia, ti siederai accanto a me e mi saluterai col mio nome. Da buona amica.»
«Va bene, mio signore.» rispondo mesta.
Sono davvero in imbarazzo, nonostante sia appena stata ricattata e torturata da questo sadico Serpeverde.
«Bene, ti vedrò domani allora.»
Lo guardo andare via, ma prima che gli corro dietro.
Vorrei chiamarlo per nome, ma sono certa che mi maledirebbe e ne ho troppo il terrore.
«Mio… Signore.» dico, mettendomi davanti a lui.
«Noi… stanotte, non abbiamo… fatto nulla, vero?»
Lo vedo perplesso, poi sorride ed è un sorriso crudele ma bellissimo.
Si piega verso il mio orecchio e sento la sua bocca ed il suo fiato sul collo.
Ciò che dice in un sussurro, prima di andare via, senza che io possa ne seguirlo, ne muovermi, ne fiatare mi lascia pietrificata nel terrore, nei dubbi e nel più strano dei bollori.
 
«Ti sbagli. Sono stato fra le tue cosce abbastanza da farti svenire per la seconda volta Adelaide. E ti è davvero piaciuto.» 



Fine IV Capitolo.



[Continua....]
   
 
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