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Autore: _Bri_    12/10/2017    3 recensioni
[STORIA IN FASE DI REVISIONE]
Matilda è controversa, fredda e pragmatica. Il colore dei suoi occhi riflette quello del gemello ma nonostante l’aspetto, che rivela lo stampo della sua famiglia, la ragazza si sente distante anni luce da questa, trovando conforto solo nelle mura di Hogwarts. E proprio all’interno della scuola Matilda conoscerà l’amicizia e l’amore, per cui lotterà fino alla fine, dimostrando che non sempre la mela cade vicino l’albero.
[Dal capitolo 9]
-Mio padre mi ucciderà-
-Per cosa? Non hai fatto nulla, non ancora almeno-
Barcollò pericolosamente verso di lui, attirata da quelle dita impossibili da gestire
-Anche il solo fatto che mi piaccia un traditore del proprio sangue è un grande affronto-
Le labbra di George si incresparono in un ghigno divertito, e poi cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore, gesto tanto eloquente e sfacciato, quanto irresistibile
-Quindi stai dicendo che ti piaccio-
-Mi sembrava lo avessi ammesso anche tu, signor Weasley-
-Oh…ma io sono stato decisamente più generico-
La mano di George passò dietro la schiena di Matilda
-E allora che ci fai ad un centimetro dalla mia bocca?- sussurrò leziosa lei
-Lo trovo un ottimo posto, dove tenere la mia-
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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CAPITOLO VII
 
Il problema è Hannah Abbott
 
Ronald Weasley era immerso in un bagno di sudore. Verteva in quella condizione da quando aveva ottenuto il ruolo di portiere nella squadra di Quidditch per il rotto della cuffia e se, da una parte sentiva di poter toccare il cielo con un dito (quantomeno quello della sala grande), dall’altra il panico lo stava fagocitando, rendendogli quasi impossibile mangiare, o almeno strafogarsi come suo solito. Sembrava in tutt’altro pianeta quando Hermione emise un suono che era difficile da decifrare, mentre i pugni saldi reggevano La gazzetta del Profeta, dove un’altra, orribile notizia appariva in prima pagina:
 
IL MINISTERO RIFORMA L'ISTRUZIONE
 DOLORES UMBRIDGE NOMINATA PRIMO INQUISITORE SUPREMO
 
Hermione, incitata dai due amici, iniziò a leggere con rabbia trattenuta a stento l’articolo:
 
«...un successo immediato, rivoluzionando totalmente l'insegnamento di
Difesa contro le Arti Oscure e fornendo al Ministro un riscontro sul campo
riguardo a ciò che succede davvero a Hogwarts».
È quest'ultima funzione che il Ministero ha formalizzato approvando il
Decreto Didattico Numero Ventitré, che istituisce la nuova figura di Inquisitore
Supremo di Hogwarts.
«È una nuova, entusiasmante fase del piano ministeriale per affrontare
quello che qualcuno definisce calo degli standard a Hogwarts» ha dichiarato
Weasley. «L'Inquisitore avrà la facoltà di sottoporre a verifica i suoi
colleghi insegnanti e assicurarsi che siano all'altezza del loro compito. Il
posto è stato offerto alla professoressa Umbridge in aggiunta alla sua cattedra
e siamo lieti di annunciare che lei ha accettato».
La nuova strategia del Ministero ha ottenuto il favore entusiastico di
genitori e studenti di Hogwarts.
«Mi sento molto più a mio agio sapendo che Silente verrà sottoposto a
una giusta e imparziale valutazione» ha dichiarato ieri sera il signor Lucius
Malfoy (41 anni) dalla sua villa di campagna nel Wiltshire. «Molti di
noi che abbiamo a cuore l'interesse dei nostri figli siamo preoccupati da
alcune eccentriche decisioni prese da Silente negli ultimi anni, e siamo felici
che il Ministro stia tenendo d'occhio la situazione».
 
-Quell’idiota di Percey! Quello pezzo di sterco di Malfoy!- gracchiò Ron con voce impastata, stando attento a non farsi sentire dal tavolo dei serpeverde. Harry sembrò sprofondare nel tavolo che accoglieva la sua colazione ormai abbandonata a se stessa, mentre con gli occhi spiava la propria mano, colpita dalle terribili punizioni inflittegli dalla Umbridge. Un velo di preoccupazione ed ansia calò sul volto di Hermione, che mentre continuava a leggere l’articolo ad alta voce, incominciò a formulare macchinosi pensieri nella testa: dovevano fare qualcosa, anche se non sapeva ancora bene cosa.
 
La notizia non tardò ad arrivare al tavolo dei serpeverde, dove il gruppo di amici sbocconcellava toast e crostate. Draco rise e diede una gomitata alla sorella seduta alla sua destra, che teneva lo stesso numero della Gazzetta del Profeta fra le mani.
-Guarda un po’ Matt, hanno intervistato nostro padre.- Gli occhi di Matilda si facevano sempre più sottili, mentre leggeva e rileggeva l’intervista rilasciata da Lucius. Anche lei era divorata dall’ansia, proprio come Ron, ma per motivi ben diversi: doveva ancora parlare con Silente riguardo a ciò che aveva visto, ma una paura incondizionata la stava fagocitando; inoltre non voleva far trapelare nulla al fratello, per cui si sforzava di apparire tranquilla, anche se non mollava la presa dal giornale. Una pallina di carta arrivò ad incastrarsi nella nuvola dei suoi capelli chiari, accompagnata dalle risate di Theodor Nott e Blaise Zabini seduti proprio davanti a lei –Andiamo Matt, ti sei svegliata con la bacchetta rotta, questa mattina?- La risata di Draco si aggiunse a quella degli amici, che iniziarono a canzonare Matilda ed i suoi capelli che nella forma, ricordavano proprio quelli della famigerata zia Bellatrix Lestrange.
Le labbra si schiusero in un sorriso tirato –Tutto è andato per il meglio, fin quando non mi sono ritrovata le vostre facce davanti agli occhi.- Il gemello le dette una pacca dietro la schiena talmente forte che la fece sobbalzare –La sorellina si difende sempre bene ragazzi, non credo vi convenga farla arrabbiare.- Theodor regalò alla giovane Malfoy uno sguardo che sprizzava malizia –Sai Draco, arrabbiata diventa decisamente adorabile, non credo vorrò smettere di stuzzicarla.- Blaise guardò l’amico seduto al suo fianco con occhi sgranati e dallo sgomento passò presto alla serietà –Vedi di stare al posto tuo Theo, porta rispetto, è pur sempre la sorella di Draco- -Solo quando ti pare a te, non è vero Blaise? Come se non sapessimo tutti che vi sbaciucchiate appena ne avete l’occasione; quello non mi sembra poi tanto rispettoso.-
-Per Salazar, ci risiamo- Matilda roteò gli occhi e cercò speranzosa uno sguardo di conforto da parte delle amiche sedute accanto a loro, che al contrario si stavano gustando la scena fra le risate, tutte tranne Astoria, che aveva un’aria seria e imbronciata.
Si alzò poco dopo dal tavolo e fece cenno a Daphne e Vila Pucey, serpe dai capelli castani ed un viso decisamente spigoloso di seguirla, rammentando ai presenti che a breve sarebbero iniziate le lezioni della giornata. Detestava fare la parte della secchiona, eppure tutta quella goliardia l’aveva già stufata, quella mattina. Il suo unico pensiero era rivolto a quello che avrebbe detto nell’ufficio del preside, con cui si sarebbe incontrata quel pomeriggio.
-Matt, ti sei davvero svegliata male questa mattina, hai una faccia talmente desolata che sembra ti abbiano lanciato un confundus!-
-Niente che non vada, ho solo troppe cose da fare oggi.- Estrasse dalla borsa il libro di trasfigurazione per la lezione ed accelerò il passo verso l’aula della McGonagall, quando i suoi occhi si inchiodarono sulla bionda Tassorosso Hannah Abbott, intenta a flirtare con un ragazzo che Matilda conosceva assai bene. Lo stomaco si aggrovigliò all’istante, quando vide il fiammeggiante George Weasley con una mano ferma sul muro proprio dove era poggiata la Abbott, che sembrava ridacchiare con aria frivola a quella che doveva essere una delle sue stupide battute. Invocò Merlino e Morgana, sperando di essersi confusa e che quello non fosse che il suo gemello, eppure non si era mai sbagliata nel riconoscerli. Si avvicinò ai due con passo felpato, lasciando indietro le amiche che la guardavano sgomente.
-Vi sembra un atteggiamento da tenere prima di entrare a lezione? Mi stupisco di te, Abbott, sei anche un prefetto!- La voce di Matilda risultò stridula molto più di quanto avrebbe voluto, il che fece scostare George da quella posizione di accalappiaggio  che inchiodava la tassorosso al muro.
-Buongiorno anche a te lemonsoda, il che oggi mi sembra un nome più appropriato del solito!-
La giovane Malfoy sembrò ribollire dalla rabbia e cercò con tutta se stessa di non guardare il grifondoro negli occhi, mantenendo l’attenzione su Hanna Abbott con la quale, fino a quel momento, aveva avuto un rapporto sereno.
Fino a quel momento.
-Dovresti dare il buon esempio!-
-Malfoy, non credo ci sia nulla di sbagliato nel chiacchierare un po’ prima di entrare a lezione, mi sembra tu stia esagerando un tantino.-
Gli occhi gelidi della giovane serpeverde passarono a George, interdetto quanto le sue amiche nell’affrontare quella reazione tanto esagerata.
-10 punti in meno a Grifonodoro! E ringrazia, Abbott, che tu sia un prefetto, li avrei tolti anche alla tua casa se avessi potuto!-
-Ma che cavolo dici? Non puoi farlo!- Hannah Abbott sembrava sconvolta, Matilda però la ignorò e si voltò intenta ad allontanarsi il prima possibile, eppure una stretta al polso la trattenne. George la fece voltare bruscamente verso di lui e la costrinse a guardarlo negli occhi.
-Ma sei impazzita? Non stavamo facendo nulla di male!-
Sostenere quegli occhi nocciola fu quasi impossibile per lei, anche perché sapeva che il gemello Weasley aveva perfettamente ragione. La gelosia nei suoi confronti aveva preso il sopravvento, e con quella una rabbia difficile da frenare.
-Lasciami subito Weasley, o sarò costretta a toglierti altri 10 punti!-
-Stai abusando del tuo potere, lo sai? Tipico di voi serpeverde d’altro canto!-
La Abbott osservava lo scambio fra i due con aria sospetta; capiva che dell’altro era celato sotto quella reazione esagerata della serpe per cui, sebbene a malincuore, dato che non le dispiacevano affatto le attenzioni che George Weasley le stava dedicando, decise di non intromettersi e lasciò i due a discutere.
-Siete sempre così riduttivi voi grifondoro, non fate altro che buttare fango sulla mia casa quando non sapete cos’altro rispondere! Davvero coraggiosi!- Fece per divincolarsi ma George non mollava la presa.
-Beh, se non vuoi essere insultata la prossima volta rifletti bene prima di comportarti da ragazzina capricciosa!-
-Sto solo cercando di mantenere ordine in questa scuola, è il mio ruolo signor Weasley, e lasciami!-
La presa di George si fece ancora più stretta; quella scenata stava attirando l’attenzione di molti studenti, per cui il ragazzo abbassò il tono e si avvicinò a lei, non mollandole il polso per non permetterle di scappare via.
-Mi spieghi che cosa ti prende? Per caso la Gazzetta del Profeta ti è andata di traverso?-
Colpita e affondata. La ragazza inchiodò gli occhi in quelli del rosso e, come al solito, non ebbe il coraggio di rispondere.
-Non sei la sola ad aver digerito male quell’articolo disgustoso, eppure mi pare che tu sia l’unica che si stia sfogando su qualcun altro.-
Anche l’intervista del fratello maggiore di George, Percey, era riportata nell’articolo come portavoce del Ministero. Doveva essere stato un duro colpo per i Weasley, a quello Matilda non ci aveva proprio pensato.
Non ricevendo alcuna risposta dalla ragazza, che si era limitata a rilassare lo sguardo fino a poco prima funesto, George lasciò la presa e Matilda si massaggiò il polso d’istinto.
-Se proprio non vuoi essere ripreso, fai in modo di comportarti in maniera più onesta!-
-Più onesta? Ma di cosa…ehi Matilda, aspetta!-
Ma la ragazza aveva già approfittato della libertà ed era corsa via, seguita subito da Vila, mentre Daphne attese che le due sparissero dalla loro vista e con decisione si avvicinò a George, ancora confuso da quella conversazione.
-Sei proprio un idiota Weasley, certe volte mi chiedo se ci sia altro in quella tua testa rossa, oltre a quella massa disordinata di capelli che ti ritrovi!-
Proprio in quel momento furono raggiunti da Lee, il quale aveva appreso che i due ragazzi stavano litigando sotto lo sguardo di tutti.
-Amico, che succede? Wow Greengrass, oggi sei più bella del…- ma un’occhiata tagliante ammutolì il cronista delle partite di Quidditch, che fece correre lo sguardo dalla bionda serpeverde a George. –Ma che succede?-
George alzò le mani in segno di resa –Amico fidati, vorrei tanto saperlo anche io.-
Daphne tornò a guardare George con aria di sfida –Ti rigiro la cosa Weasley: se non vuoi essere insultato, la prossima volta rifletti bene prima di comportanti da imbecille! E tu stai zitto Jordan!-
Daphne fece fluttuare la chioma bionda e lucente e se ne andò, lasciando i due ragazzi a scambiarsi occhiate sgomente.
-Santo Godrich! Ma che gli prende a queste ragazze?-
George diede una pacca sulla spalla dell’amico –Che vuoi che ti dica Lee, non penso riusciremo mai a capirlo davvero.-
 
Quella difficile giornata di lezioni passò senza troppi intoppi, se non per la presenza della Umbridge che aveva già iniziato a presenziare alle lezioni dei professori di Hogwarts, così da poterne valutare la validità didattica. Mentre si avvicinava all’ufficio di Silente sentiva il battito in gola. Stava facendo la cosa giusta?  Del resto non faceva altro che commettere errori ultimamente e forse parlare con il preside non sarebbe stato che l’ennesimo sbaglio. Ma ormai era fatta, aveva chiesto più volte di potersi incontrare con lui e non poteva più tirarsi indietro.
Quando fece ingresso nell’interessante studio di Silente, odore di legno e spezie arrivarono a stuzzicarle il naso; il preside di Hogwarts era con sguardo chino su un tomo decisamente voluminoso e quando vide entrare Matilda alzò lo sguardo da esso, per poi raddrizzarsi gli occhiali a mezzaluna con movimento meccanico.
-Signorina Malfoy, prego, accomodati pure.-
Di nuovo l’ansia era arrivata puntuale a stringersi attorno al collo e, seppur con indecisione, la giovane Malfoy sedette sulla poltrona davanti alla scrivania del preside.
-Buonasera professore, io non volevo disturbarla, spero di non essere stata…ecco…troppo insistente.-
Albus Silente fece apparire con un tocco di bacchetta due tazze di porcellana ed una teiera, che sospesa in aria versò un tè dal forte tono arancione all’interno di esse.
-Sono certo che non avresti insistito se non fosse stato importante, quindi non preoccuparti. Ora forza, bevi pure, questo è un ottimo tè proveniente da una remota regione scozzese dove un mio grande amico lo coltiva con cura e passione.-
Effettivamente quel tè era delizioso, inoltre Matilda percepì l’ansia scomparire all’istante, per cui constatò che dovesse avere anche delle proprietà magiche che permettevano di rilassarsi.
Silente sorseggiò il tè e dopo un paio di sorsate intervenne con tono rassicurante.
-Dunque signorina Malfoy, vuoi dirmi il motivo che ti ha spinto a venire in questo caotico studio?-
Matilda sbirciò il volto del preside, che aveva congiunto le mani davanti la punta del naso ed attendeva con pazienza un suo intervento; posò con cautela la tazza del tè sul piattino e prese ad intrecciare le dita con nervosismo.
-Io…non so da cosa cominciare. Non so nemmeno se ho fatto la cosa giusta venendo a parlare con lei.-
-L’unica cosa che posso dirti per renderti più tranquilla è che tutto ciò che ti sentirai libera di dire rimarrà in queste quattro mura, non devi preoccuparti.-
Matilda fece un grande sospiro, poi si sforzò di guardare negli occhi il preside che attendeva con pazienza quella difficile confessione.
-Vede signore, tutto è legato a…beh…il presunto ritorno di lei-sa-chi.-
Silente riprese a bere il tè, facendo sentire Matilda più sicura non sentendosi pressata dal suo sguardo attento.
-Io, volevo dirle che io ci credo. Credo che colui-che-non-deve-essere-nominato sia tornato. Lo so per certo, ne ho avuto le prove.- Ci era riuscita, aveva detto quello che non era riuscita a confessare a nessuno. A seguito di quell’affermazione Silente tornò a guardarla, ma rimase in un rispettoso silenzio. La giovane Malfoy seguì nel gesto il preside e tornò a sorseggiare il tè; dopo circa un minuto di silenzio prese nuovamente coraggio.
-Professore, non devo spiegarle come so del ritorno di lei-sa-chi, suppongo. Conosce bene la mia famiglia, sa a quali cognomi sono legata.-
Silente poggiò nuovamente la tazza sulla scrivania.
-Sono grato che tu abbia riposto la tua fiducia in me, non ti tradirò. Piuttosto dimmi, come ti senti?-
Matilda si accigliò. Non si aspettava una domanda di quel genere.
-Cosa intende signore?-
-Immagino sia dura per te essere qui a dichiarare che lord Voldemort (Matilda rabbrividì nel sentir pronunciare quel nome) non solo sia tornato, ma che il sangue del tuo sangue sia coinvolto nella sua ascesa.-
-Io, beh…- scrollò nervosamente la chioma chiarissima –Professore, signore…sono talmente tanti i sentimenti che si ammassano nel mio petto che non riesco a capire nemmeno io come mi sento. Sicuramente ho…paura. Paura per me stessa, paura per tutti noi, paura per…mio fratello, specialmente per mio fratello; lui non è come…-
-Come te?- Silente accennò un sorriso alla giovane Malfoy, che prontamente arrossì.
-Si ecco…signor preside, il sol pensiero del ritorno di lei-sa-chi mi agita; tutta questa storia della purezza del sangue poi, Merlino solo sa quanto la trovi una cosa folle e malata, ma Draco…Draco potrebbe esserne influenzato, in fondo mio padre…-
Si arrestò. Non aveva dichiarato apertamente di aver visto suo padre rispondere alla chiamata del signore oscuro, eppure quel grand uomo di Silente aveva ovviamente capito quale fosse il nodo della questione.
-Se da una parte sono spaventata, dall’altra mi sento di…tradire la mia famiglia. Non so proprio cosa fare. Certe volte mi sento in trappola, vorrei scappare, vorrei portare con me Draco e nasconderlo da tutto questo disastro, vorrei non fosse coinvolto, vorrei…-
Silente alzò una mano per interromperla con tatto.
-Ora calmati, ho un quadro ben chiaro della situazione, permettimi di intervenire.-
-Mi scusi ancora, non volevo sfogarmi così…-
Il preside di Hogwarts si alzò e prese a passeggiare per lo studio, lanciando occhiate distratte ai centinaia di libri che li circondavano.
-Certe volte, anche se vorremmo il contrario, non ci è possibile scegliere per gli altri. Non possiamo fare altro che ascoltare il nostro cuore, si proprio quello Matilda. Dobbiamo accertarci che ciò che ci dice sia compatibile con la nostra razionalità, ma non è sbagliato affidarsi ad esso. Molti di noi maghi e streghe sono legati ad una trama che è stata costruita per noi, in cui possiamo ritrovarci inevitabilmente incastrati; ma districarla non è impossibile.
Ora dimmi Matilda, hai ascoltato il tuo cuore? Cosa ti dice?-
La giovane Malfoy, che seguiva con sguardo attento ogni passo del preside, trattenne il fiato per un momento prima di rispondere.
-Il mio cuore signore?-
-Esattamente-
-Che non voglio combattere per una causa ingiusta e riprovevole, che farebbe crollare tutto il mondo, magico e non, nella disperazione. Non è colpa mia se ho questo cognome, non è colpa mia se il cuore della mia famiglia è marcio, sento che il mio non lo è.-
Fu a quel punto che Silente tornò a guardarla, regalandole un ampio sorriso.
-Per quel che può valere, sono molto orgoglioso della tua risposta. Non possiamo interferire nelle decisioni altrui, ma possiamo fare in modo che la nostra causa diventi in qualche modo anche la loro, portando il buon esempio. Inoltre voglio che tu tenga a mente una questione di non poca rilevanza.-
Matilda attese con attenzione ciò che stava per dirle Silente, mentre le dita continuavano a contorcersi sopra le ginocchia.
-Le famiglie purosangue da cui provieni sono fortemente legate a Lord Voldemort (Matilda rabbrividì ancora), ma non tutti sono stati, e sono tutt’ora, sotto la sua influenza. Non sentirti incatenata al tuo sangue, permetti al tuo cuore di agire per te stessa, nonostante le difficoltà a cui dovrai far fronte nell’intraprendere la giusta via.-
Matilda percepì che quel grosso macigno che dall’estate si era posizionato nel suo stomaco, iniziava lentamente a sgretolarsi. Aveva preso la giusta decisione, aveva aperto il suo cuore alla persona più appropriata e ne stava traendo vantaggio.
-Signore…io non so davvero come ringraziarla.-
Silente tornò a sedersi dietro la scrivania, le mani nuovamente congiunte a celare un sorriso.
-Sono io a dover ringraziare te, la fiducia che hai riposto nei miei confronti mi rende felice.-
La giovane serpeverde si alzò e chinò appena il capo per congedarsi, ma mentre si stava avviando alla porta Silente parlò.
-Ancora una cosa. Non smettere di occuparti di tuo fratello, credo abbia davvero bisogno del tuo sostegno. La strada è buia e ghiacciata, ma possiamo sempre illuminarla per coloro che ci seguono.-
La ragazza annuì e sorrise, infine si chiuse la porta alle spalle, per poi affrettarsi a raggiungere il campo di Quidditch per allenarsi con la sua squadra.
 
Hermione era al settimo cielo per essere riuscita a convincere Harry ad accettare di impartire lezioni di difesa contro le arti oscure a lei e agli studenti che avrebbe convinto a partecipare, nonostante la brutta nomea che la Gazzetta del Profeta aveva affibbiato al suo amico.
Dopo aver parlato con una lunga serie di persone, che avevano in parte accettato di incontrare Harry Potter durante la prossima uscita ad Hogsmeade, Hermione decise di parlare con l’ultima ragazza che aveva segnato sulla sua lista: Matilda Malfoy. Nonostante fosse l’unica serpeverde che la giovane Granger aveva preso in considerazione, riteneva di potersi fidare dell’amica, sapendola non solo insoddisfatta delle lezioni raccapriccianti della Umbridge: Matilda si era confidata con lei e, anche se Hermione aveva colto che le avesse nascosto la parte più spinosa riguardante le proprie preoccupazioni, l’aveva scorta sinceramente convinta del ritorno di Lord Voldemort, che finalmente la grifondoro aveva iniziato a nominare con coraggio.
E proprio la giovane serpeverde era motivo di conversazione nella sala comune dei grifondoro, di cui i gemelli Weasley, Lee, Ron, Harry, Ginny e Neville occupavano i divani e le poltrone.
-Quindi ci ha tolto dieci punti? Senza motivo? Fratello, devi proprio averla fatta arrabbiare la ragazza!- Fred se la rideva di gusto.
-Dovevate vederla, sembrava stesse per esplodere come una delle pozioni di Ron, anche se non ho capito perché se l’è presa tanto.- Le orecchie di Ron divamparono in un rosso acceso.
-Ehi smettila di prendermi di mira, sono un prefetto ora!- Tutti scoppiarono a ridere.
-Povero Ronnuccio, vessato dai fratelli che lo torturano dalla culla.- Fred fece il verso a Ron che si limitò ad affondare ancor più nella poltrona. Hermione chiuse il libro sulle sue ginocchia e ascoltò con attenzione quello che stavano dicendo gli altri.
-Ci mancava questo, non era già abbastanza ricevere punizioni ingiuste dalla Umbridge? Sono tempi proprio duri, questi.- Sospirò Lee Jordan, mentre giocava con distrazione con la sua bacchetta.
-Ci sarà stata di certo una motivazione, se ha deciso di toglierti dei punti George.- Intervenne Hermione a gamba tesa nella conversazione. Tutti si girarono a guardarla.
-Hermione, sappiamo che è tua amica, ma non è detto che non possa sbagliare anche lei, non credi? Non può permettersi di fare quello che vuole solo perché è un prefetto.- Harry disse all’amica quello che nessun altro aveva il coraggio di dire apertamente; di tutta risposta lei si accigliò e rispose impostata –Non ho detto che il suo sia stato un comportamento da elogiare, semplicemente sono convinta che ci sia stata una motivazione dietro il suo gesto, quale che sia non ne ho idea.-
-Si, la motivazione è che è fuori di testa come suo fratello!- rispose seccato Ron, ma il suo intervento non ebbe l’appoggio che si aspettava.
-Matilda non è fuori di testa Ron, pensa prima di dare fiato alla bocca, mamma non fa che ribadirtelo.- Il tono seccato di George sorprese tutti; Hermione guardò sospettosa George, piano piano iniziò a capire molto più di quanto non comprendessero né George né, probabilmente, la stessa Matilda; interruppe il balbettio di risposta di Ron spezzando così la tensione che si era creata fra i due fratelli –Perché non glielo chiedi George?-
-Eh? Chiedere a chi che cosa?-
-Ma è chiaro: chiedi a Matilda perché si è comportata così.- Concluse la frase con un gran sorriso.
-E secondo te non ci ho già provato? Ve l’ho già detto, era totalmente sopraffatta dall’ira, mi avrebbe schiantato via se avesse potuto, ne sono sicuro!-
-E tu Georgie non glielo avresti permesso, giusto?-
-Mai fratello, la mia bacchetta è inarrestabile!- le battute stavano nuovamente sviando il discorso, eppure Hermione riportò la conversazione sul giusto binario.
-Ovviamente chiedere ad una ragazza in quel momento accecata dalla rabbia perché si stia comportando da psicopatica a te sembra una buona idea, giusto?-
I ragazzi si risentirono e cominciarono a difendere George e tutta la specie maschile. Fino a quel momento silenziosa, fu Ginny a porre fine a quel bisticcio inutile.
-Non avete davvero capito perché abbia reagito così? Siete davvero così ottusi?- Tutti fissarono Ginny con incredulità, esclusa Hermione che seguiva alla perfezione il suo ragionamento. Lei che, tra parentesi, aveva attaccato la serpeverde con tenacia, ora stava intervenendo in sua difesa?
-Ma è chiaro no? È tutta colpa della Abbott.-
-Che c’entra la Abbott?- chiesero in coro i gemelli. Hermione e Ginny si scambiarono uno sguardo eloquente.
-Certe volte ragazzi mi chiedo come facciate a sopravvivere senza essere in grado di giungere a conclusioni tanto elementari.-
-Allora spiegaci- intervenne timidamente Neville che sembrava cascato dalle nuvole.
-Esatto sapientina, svelaci la verità dato che noi non ci arriviamo da soli!- Aggiunse stizzito Ron.
Ginny si alzò e si stiracchiò –Se non ci arrivate da soli io non posso farci niente, ora me ne vado a dormire, vieni anche tu Hermione?- La ragazza sorrise e si alzò a sua volta.
-Assolutamente si, buonanotte ragazzi!-
Il gruppetto di grifondoro cercò di fermarle lamentandosi ed accusandole di essere delle serpi, ma le due li ignorarono e si allontanarono ridacchiando.
-Mi hai stupita Ginny, non credevo ti dimostrassi comprensiva con Matilda, pensavo ce l’avessi con lei.-
La piccola di casa Weasley si tirò su i capelli fiammeggianti in una cipolla –Non ho detto di fidarmi di lei, ma ha tutta la mia solidarietà femminile, mio fratello sa essere ottuso quanto un vermicolo, quando ci si mette.-
-Già, è proprio vero.-
 
Il giorno dopo Hermione si decise a parlare con Matilda, visto che quel weekend sarebbero andati ad Hogsmeade. La trovò ancora una volta in biblioteca, con le mani nei ricci chiari e la schiena ricurva su un libro di aritmanzia.
-Matt, ehi Matt!- sussurrò Hermione per non essere ripresa dalla bibliotecaria. L’amica alzò gli occhi chiari cerchiati da spesse occhiaie rosse –Hermione! Per fortuna sei arrivata! Sono disperata, credo proprio abbandonerò aritmanzia, non fa proprio per me questa materia, mi sta facendo uscire fuori di testa!-
La grifondoro sedette accanto a lei e le picchiettò la spalla –Coraggio, sono sicura riuscirai a capire tutto, è una materia bellissima aritmanzia. Posso darti una mano quando vuoi.-
Matilda gettò la testa affranta in mezzo al libro in un gesto teatrale. –Non lo so, non credo di essere portata.-
Dopo poco Hermione invitò l’amica a parlare, di conseguenza Matilda abbandonò la biblioteca ed i difficoltosi libri di aritmanzia.
-Hai parlato con Silente poi?-
la giovane Malfoy annuì.
-Mi ha schiarito le idee. Quell’uomo è portentoso. Ma secondo te se la spunta mai la barba?-
Hermione ridacchiò –Non credo. Senti Matt, volevo chiederti una cosa. Saresti interessata a prendere, emh, lezioni private e super segrete di difesa contro le arti oscure?-
A Matilda brillarono gli occhi e le spesse occhiaie sembrarono alleggerirsi.
-Ma è ovvio! Ma da chi? La Umbridge non lo permetterebbe mai. E dove? Quando?-
-Ok se ti calmi un secondo ti spiegherò tutto.-
Fu così che Hermione le parlò di Harry Potter, delle sue strabilianti capacità, del fatto che dovevano prepararsi a una guerra quasi scontata, che dovevano pensare loro al proprio futuro dato che la loro insegnante non solo non era affidabile, ma era anche una perfida serva del Ministero che cercava in tutti i modi di nascondere il ritorno di Lord Voldemort.
-Sai, penso proprio dovresti pensare ad una carriera nella giurisprudenza magica, le arringhe sono il tuo forte, Granger.-
Hermione sorrise entusiasta.
-Quindi accetti?-
Matilda incrociò le braccia e sorrise divertita –Quando si comincia?-
 
Solo una volta era entrata alla Testa di Porco, un giorno in cui Draco decise che era giunto il momento, per lei, di provare il wisky incendiario che di certo non avrebbe mai servito loro la signora Rosmerta a I Tre Manici di Scopa. Quando mise piede dentro, dopo aver inventato un’ottima scusa con i suoi compagni di casa, notò il pub ancora parzialmente vuoto. Gli unici presenti in quel momento erano Hermione, Harry, e Ron, che non si risparmiò un’espressione stizzita nel vederla entrare.
-Che diavolo ci fa lei qui?-
-Ronald non essere sempre prevenuto!-
Matilda offrì un sorriso al giovane Weasley –Sei sempre così galante, Ronald. Si dia il caso che sono stata invitata a partecipare a questo incontro proprio come te.-
Harry tossicchiò imbarazzato –Emh, ciao Matilda, non pensavo ti sarebbe interessata questa…riunione insomma.-
La giovane Malfoy puntò le pupille grigie in quelle di Harry, a cui rivolse un più sincero sorriso. –Non voglio metterti in imbarazzo Potter, se preferisci posso andarmene subito, potete anche farmi seguire dal vostro cane da guardia, se preferite- disse indicando Ron –Così vi assicurerete che non spifferi a nessuno di questa bella riunione.- Una risata fragorosa si espanse nel locale.
-Ben detto lemonsoda, ci sai proprio fare con le parole quando ti applichi.-
Il quartetto si voltò in direzione dei gemelli Weasley che avevano appena fatto la loro entrata assieme all’inseparabile amico Lee e seguiti da un alto numero di persone, tra cui Neville, Lunatica Lovegood, Cho Chang e la sua amica Marietta, che non sembrava essere molto contenta di trovarsi lì a differenza della stessa Cho che salutò imbarazzata Harry con la mano, Dean Thomas, il trio delle giocatrici grifondoro Katie Bell, Alicia Spinnet e Angelina Johnson, Ernie Macmillan, altre persone che Matilda conosceva solo di vista e, con suo enorme dispiacere Hanna Abbott. Matilda non si aspettava così tanta gente, di certo non si aspettava di ritrovarsi fra i piedi George Weasley e quella sciapa della Abbott (si, nella sua testa ormai non era che una sciapa ragazzina solo perché l’aveva vista flirtare con il ragazzo Weasley).
Anche Harry sembrava sconvolto da tanta affluenza.
-Un paio?- disse Harry a Hermione, in un sussurro roco. -Un paio?- -Be', sì, l'idea ha avuto un certo successo- rispose allegramente Hermione. -Ron, ti va di prendere qualche altra sedia?-
Mentre Fred si assicurava un alto numero di burrobirre da distribuire ai presenti ed Harry tentò di capire da dove iniziare, Matilda si ricavò un angolino dietro a tutti, nella speranza di non dover intervenire. Prontamente si ritrovò accanto George che le sorrise e le porse uno dei boccali di burrobirra, per poi cogliere l’occasione della confusione che ancora regnava nel pub per accostarsi a lei e sussurrare –Che ne dici, vogliamo fare pace?-
La colse così tanto alla sprovvista che non riuscì a trattenersi dall’arrossire e subito tentò di nascondere il volto nel boccale di burrobirra.
-Non mi sembra il momento di parlare questo.- Sussurrò con il naso ancora infilato nel bicchiere.
George ridacchiò come suo solito e senza esitare portò una ciocca di capelli chiari dietro l’orecchio di Matilda –Dai Matt, ti preferisco quando ridi che quando dai di testa.-
Quell’orecchio che veniva sfiorato dalle dita di George divenne color pomodoro, sfiorando le sfumature di quelli di Ron, maestro indiscusso dell’arrossamento di orecchie.
-Dopo, ne parliamo dopo George ora per piacere…- Hermione intanto aveva già iniziato a parlare al gruppo –Già non sono vista di buon occhio qui, non attiriamo l’attenzione più del dovuto!-
George sorrise con soddisfazione e ritrasse la mano –Va bene, ne parleremo dopo. Ma non scappare come tuo solito. Non te lo permetterò.-
Di lì a poco si generò il caos. Il gruppo era diviso tra persone che volevano limitarsi a fare domande a Harry Potter su quanto fosse successo all’amara ultima sfida del Torneo Tre Maghi e chi, invece, era dubbioso sulla potenzialità di quelle lezioni. Quando Harry Potter zittì tutti chiedendo di andarsene di lì se non avevano reali intenzioni di partecipare alle future lezioni, la tensione creatasi venne spezzata da Susan Bones che chiese ad Harry se era vero che sapesse creare un Incanto Patronus corporeo. A seguito del si deciso di Harry tante altre domande si susseguirono, facendo crescere l’entusiasmo fra i presenti.
-Strabiliante…- mormorò fra sé Matilda.
-Già, il caro vecchio Harry ci riserba sempre delle grandi sorprese.-
La giovane Malfoy lanciò uno sguardo a George che mai aveva perso il sorriso e che le era rimasto accanto, alla faccia di Hanna Abbott che ogni tanto li guardava e subito dopo sussurrava qualcosa alla ragazza di fianco a lei.
Alla fine si accordarono per incontrarsi una volta a settimana e quasi tutti furono d’accordo, eccetto inizialmente Zacharias Smith che ebbe delle rimostranze, ma che i gemelli zittirono con velate minacce corporali. Si sarebbero tutti impegnati a cercare un luogo idoneo per incontrarsi senza che la Umbridge lo venisse a sapere e presto avrebbero dato inizio alle lezioni sotto la guida di Harry Potter.
Quando Hermione si fece avanti con una pergamena ed una piuma, incitando i compagni a scrivere il proprio nome sulla lista, alcuni si dimostrarono restii ad inserire il proprio nome, eppure tutti alla fine firmarono. Matilda si fece avanti per ultima e proprio mentre stava per firmare Zacharias la indicò –E secondo voi dovremmo fidarci di lei?-
Matilda finì di porre la sua elegante firma sul foglio, dunque si rivolse a Zacharias –Che c’è Smith, hai paura che vada a spifferare tutto alla tua mamma?-
La risposta ironica e tagliente generò una risata anche fra coloro che sembravano restii alla presenza di Matilda, il che fece agitare molto Zacharias che si affrettò ad incalzarla –No, ho paura che tu vada dritta da quel mangiamorte mancato di tuo fratello!-
-Che cosa hai detto Smith?! Ripetilo se hai il coraggio!-
Hermione ed Harry intervennero –Chiudi quella boccaccia Zacharias!-
-Ho solo detto la verità; davvero vi fidate di una serpeverde, per giunta di cognome Malfoy?-
Matilda estrasse rapidamente la bacchetta e la puntò contro il tassorosso –Hai parlato troppo Smith!-
Ma George si pose fra i due, coprendo con la sua altezza la visuale di Zacharias agli occhi di Matilda.
-Oggi hai proprio intenzione di prendercele, non è vero Smith?-
-Già- si unì Fred con un sorriso sornione –Penso che tutti debbano avere la possibilità di partecipare a queste lezioni, se lo ritengono necessario. Se non ti sta bene possiamo mostrarti dov’è la porta, A calci si intende.-
Con suo grande stupore molti ragazzi si unirono ai gemelli per difenderla dalle accuse verbali di Zacharias, tra cui Ginny ed un titubante Ron. Questo gesto la riempì di gioia.
Quando il tassorosso si scusò a mezzabocca, Matilda dovette mettere in campo tutto il suo buon senso per accettare le sue scuse senza rifilargli di sotterfugio un incantesimo gambemolli, anche se prima o poi gliel’avrebbe fatta pagare.
-Be', si è fatto tardi- disse Fred, alzandosi. -Io, George e Lee dobbiamo acquistare merci di natura strategica; ci vediamo dopo-.
-Andate Freddy, io vi raggiungo fra poco-. Fred lanciò uno sguardo eloquente al gemello, uno di quelli che solo loro due potevano intendere al volo –Va bene George, ci vediamo ragazzi!-
Il pub si svuotò tutto insieme, erano rimasti solo loro due, Hermione, Ginny, Ron ed Harry. Matilda si avvicinò al bancone a cui sedette, seguita da George che chiese al barista altre due burrobirre; era arrivato il momento di parlare chiaro.
-Senti George, non so quante volte io mi debba ancora scusare con te, ma non sembrano mai abbastanza.- Gli occhi color tempesta vagavano alla ricerca di qualcosa su cui soffermarsi.
-Ero molto, molto, molto nervosa. E tu hai ragione ad arrabbiarti e dirmi che me la sono presa stupidamente con te. Insomma mi dispiace, spero non accadrà più.-
George passò una mano fra i capelli rossi con un movimento che li scompigliò ancor più.
-Scuse accettate. In realtà anche io sono qui per scusarmi con te, mi dicono essere un ottuso dalla testa vuota, pare che io non sia in grado di capire le situazioni. Però se davvero c’è un motivo per cui ti ho fatto scaldare tanto beh, mi dispiace. Vuoi parlarmene?-
Matilda si sentiva gli occhi dei quattro ragazzi dietro di loro puntati addosso. Come avrebbe mai potuto dire a George che la sua era stata una reazione dettata dalla gelosia? Non voleva ammettere nemmeno a sé stessa che quel ragazzo le piaceva, figurarsi dichiararlo al diretto interessato. –Senti lasciamo perdere, va bene?- bevve un lungo sorso di burrobirra e si pulì la bocca con la manica, cosa che fece ridere George di gusto che incominciò a canzonarla per il suo fare decisamente poco femminile. A quel punto Matilda lo guardò e rise di gusto con lui, attirando maggiormente l’attenzione dei quattro ragazzi rimasti nel pub a farsi gli affari loro. Fu in quel momento che Hermione decise di trascinare fuori i tre amici.
-Tra l’altro grazie per prima, ma so difendermi da sola-
-Davvero? Eppure mi sembra che tu abbia la bacchetta facile alle mani, combinerai qualche pasticcio prima o poi, hai bisogno di essere sedata di tanto in tanto.-
Lei sorrise –Comunque troverò un modo per assegnarti 10 punti, non so come, dato che non fai altro che farmi uscire di testa…-
George aveva appiccicato addosso il desiderio di rimanere lì, a bere burrobirre con quella serpeverde acida e saccente, a discapito degli impegni con il fratello ed il suo amico, senza alcuna Hannah Abbott a mettersi in mezzo.
Poi finalmente capì.
-Hannah Abbott.- mormorò con lo sguardo perso nel boccale.
-Cosa?- rispose Matilda, decisamente indispettita nel sentirlo nominare la tassorosso.
-Il problema è Hannah Abbott.- disse ancora lui sovrappensiero.
-Senti George, io penso proprio che andrò, è evidente che tu stia pensando ad altro, o meglio a qualcun'altra.-
I pensieri sfrecciavano talmente rapidi nella testa di George Weasley che lui non fu in grado di fare altro che chiedere a Matilda di non andare via. Cosa lo aveva spinto a parlare con lei al Ballo del Ceppo e a darle risposte rassicuranti e mature? Per quale motivo l’aveva coinvolta nelle attività ludiche ed extrascolastiche? Perché diavolo si indispettiva quando i fratelli parlavano male di lei, o un babbeo come Zacharias Smith la accusava di essere solo una spia, dannato Merlino?
Per la prima volta in vita sua iniziava ad essere toccato da sensazioni che nulla avevano a che fare con le storielle frivole che intratteneva con le studentesse, o con gli scherzi che organizzava con il fratello, o con i problemi che la sua affollata famiglia si trovava spesso ad affrontare.
Quando però alzò lo sguardo vide lei lasciare delle monete sul bancone e affrettarsi ad allontanarsi.
-Matt, aspetta!-
Lei si bloccò subito fuori la porta della testa di porco e proprio quando George stava per reagire non sapeva nemmeno lui in quale modo, Daphne Greengrass e un altro paio di serpeverdi si avvicinarono a Matilda.
-Ma allora sei qui! Ma che ci fai in questa bettola?- Daphne spostò lo sguardo su George che aveva ancora una mano tesa verso Matilda mentre con l’altra si scompigliava nervosamente i capelli rossi.
-Ah…capisco- Daphne ammiccò all’amica, per poi ricordarsi che le altre serpeverdi erano lì, per cui assunse subito un tono impostato ed altezzoso –Forza andiamo, si è fatto tardi e devo mostrarti una collana che voglio assolutamente comprarmi!-
Matilda si girò a guardare George mentre i denti candidi torturavano il suo labbro inferiore.
–Beh, ci si vede George.-
E così dicendo lo lasciò solo a fare i conti con tutto quel caos che si era generato nella sua testa.
-Si, ci si vede lemonsoda.-
 
 
Ciao a tutti magnifici lettori! Che vi devo dire? Questo capitolo non finiva più, ma non riuscivo a smettere di scrivere, e quindi ringrazio voi coraggiosi che siete arrivati all’ultima parola senza maledirmi in mille lingue diverse.
Che ne pensate?!
Aspetto le vostre recensioni, le vostre critiche, le vostre maledizioni (ma non senza perdono). Insomma sbizzarritevi!
 
D.
   
 
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