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Autore: LatersBaby_Mery    13/10/2017    11 recensioni
Dopo aver letto numerose volte gli ultimi capitoli di “Cinquanta sfumature di Rosso” ho provato ad immaginare: se dopo la notizia della gravidanza fosse Christian e non Ana a finire in ospedale? Se in qualche modo fosse proprio il loro Puntino a “salvarlo”?
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 66

POV ROXY


Accavallo le gambe e mi lascio andare contro lo schienale della poltroncina di vimini, mentre gusto un fantastico Sex on the beach.
“Mi spiace che tu debba accontentarti di un banale analcolico, cara cognata..” prendo in giro Anastasia, che scuote la testa e ridacchia, mentre giocherella con l’ombrellino del suo drink.
“Per me non è affatto un problema, non sono una che ama molto i cocktail alcolici..” mi fa la linguaccia.
Sorrido e sollevo il viso, lasciando che il sole mi scaldi la pelle e una sensazione di splendida serenità mi invada il cuore.
“Grazie Ana” mormoro poi, voltandomi verso di lei.
“Per cosa?”
“Per questa bellissima sorpresa, davvero mi hai resa felicissima”
Questa mattina, quando sono arrivata regolarmente a casa Grey come ogni giorno, Anastasia mi ha quasi rapita, e mi ha portata in un fantastico centro benessere. Abbiamo trascorso tutta la giornata tra massaggi, fanghi, piscine con idromassaggio, poi un fantastico pranzo al ristorante del centro e infine manicure, pedicure, trattamenti viso e capelli; uno dei più bei regali di compleanno che potessi desiderare.
Anastasia sorride e posa una mano sulla mia. “Roxy, non devi ringraziarmi di nulla. Io ti voglio bene, molto. Sei diventata pian piano una delle mie più care amiche, e non meriti assolutamente nulla di meno..”
Le sue parole mi arrivano dritte al cuore, facendomi emozionare. Quando ho iniziato a lavorare a casa Grey, ero in un momento molto complicato: avevo avuto da poco Lucas, ed ero così delusa nei confronti della vita, dopo il modo in cui il mio ex mi aveva abbandonata, rifiutando suo figlio, e dopo aver preso le distanze da quelle amicizie che avevo sempre ritenuto importanti, ma che mi avevano voltato le spalle. Avevo solo il mio bambino e mia madre, la mia più grande ricchezza, eppure c’erano momenti in cui mi sentivo così sola che scoppiavo a piangere all’improvviso.
Da quando ho iniziato a lavorare per Anastasia e Christian, la mia vita è completamente cambiata: ho ricominciato a ridere non solo al cospetto di mio figlio, ho scoperto delle persone speciali, ho trovato in Anastasia, Kate, Mia e Gail delle amiche fidate, ciascuna a modo proprio unica. Ma, soprattutto, il mio cuore pian piano ha iniziato a battere di nuovo, grazie ad una persona che con la sua dolcezza e la sua spontaneità mi ha fatta innamorare, e con la sua caparbietà e la sua tenacia non si è arreso davanti alle mie resistenze, ma ha scalfito il ghiaccio che mi avvolgeva e ha abbattuto le mie barriere. Ha lottato per me. Thomas ha fatto rinascere il mio cuore dalla cenere, ha guarito le mie ferite, mi ha fatto riscoprire l’amore, e da due anni e mezzo mi rende la ragazza più felice del mondo.
Mi alzo per abbracciare Ana. “Anche io ti voglio bene” mormoro, senza aggiungere altro.
Lei sa bene cosa ho vissuto. Ha sempre rispettato i miei silenzi e le mie riserve, e questo ha fatto sì che io imparassi a fidarmi di lei e spontaneamente le raccontassi cosa mi fosse successo pochi mesi prima di incrociare la loro strada.
“Figo spaziale a ore dodici!” annuncia mia cognata, divertita.
Mi stacco dal suo abbraccio e mi volto, sorridendo non appena scorgo Thomas venire verso di noi.
È bellissimo, con quei capelli scuri, la pelle abbronzata e quegli occhi azzurri che mi hanno incantata dal primo momento che il mio sguardo li ha incontrati.
“Buon pomeriggio, splendide fanciulle..” dice, con quel tono caldo e profondo che mi fa impazzire.
“Ciao!” esclama Anastasia.
Thomas le dà un bacio sulla guancia, poi si avvicina a me e mi bacia dolcemente sulle labbra.
“Buon compleanno, principessa” mormora, sfiorandomi poi la tempia con le labbra.
È la seconda volta oggi che mi fa gli auguri, la prima è stata questa mattina, insieme alla colazione a letto e al più bel regalo del mondo: lui, a torso nudo, le sue labbra, le sue carezze, la sua dolcezza e la sua passione.
“Grazie!” sussurro, quasi sicuramente rossa in viso al pensiero di questa mattina.
“Avete trascorso una bella giornata?”
“Bellissima! Ci siamo rilassate moltissimo!” rispondo, sorridendo.
Thomas si siede tra me ed Ana e accarezza i capelli di sua sorella. “Tu come stai? La nausea come va?”
“Io sto a meraviglia, la nausea per fortuna è quasi sparita. Ho solo più sonno del solito..”
“Quando hai la prossima visita?”
“Tra alcuni giorni..” risponde Anastasia, dopodichè lancia un’occhiata all’orologio che ha al polso “Ragazzi scusate ma io vorrei avviarmi, mio marito e i miei figli mi staranno reclamando..”
Thomas si sporge verso di lei per darle un bacio sulla guancia. “Ciao sorellina!”
Io mi alzo e la abbraccio. “Ana.. grazie ancora, davvero. Non.. non so cos’altro dire..”
Lei sorride e mi prende le mani. “Non devi dire nulla. Sono felice di aver trascorso questa giornata con te, adesso godetevi la serata..” mi abbraccia di nuovo e poi si avvia verso l’uscita, dove la attende il suo autista.
Mentre agito la mano per salutarla, sento due braccia forti e possenti cingermi la vita. Mi volto e mi scontro con il petto ampio del mio meraviglioso uomo.
“Mi dispiace non aver potuto trascorrere tutto il giorno con te. Ma ci tenevo ad avere la serata libera e ho dovuto fare un cambio turno con il collega di questa mattina. Non potevo fare diversamente..” dice, quasi mortificato.
Allaccio le braccia intorno al suo collo. “Non ti preoccupare amore, davvero. Ho trascorso una splendida giornata con Ana, e sono più felice anch’io che tu abbia la serata libera..”
Thomas abbassa il viso e fa incontrare le nostre labbra.
“Allora andiamo a festeggiare?” mormora poi.
Sorrido e annuisco, dopodiché il mio ragazzo mi prende per mano e ci dirigiamo verso l’uscita.
“Dove andiamo?” domando, mentre siamo in macchina.
“Pensavo di andare a casa a prepararci e poi a cena fuori io, te e Lucas. Che ne pensi?”
“Penso che sia un’ottima idea!” esclamo.
Quale miglior modo di festeggiare se non con i miei amori più grandi?
Thomas si volta verso di me e mi sorride, e quel sorriso, dopo quasi tre anni, ha ancora il potere di annientarmi; così approfitto di un semaforo rosso per sporgermi verso di lui e avvolgergli il collo con le braccia.
“Lo sai che ti amo?” mormoro.
Lui si volta verso di me e mi sfiora il mento. “Anche io ti amo piccola” mi bacia teneramente le labbra.
Non appena scatta il verde, torno al mio posto e ci accodiamo alle altre auto lungo le strade principali di Seattle.
Per il resto del tragitto Thomas resta in silenzio; io adoro fissare il suo profilo, la sua espressione concentrata mentre guida, i suoi bicipiti che si contraggono ad ogni cambio marcia. Il suo viso, però, sembra attraversato da una leggera ombra, come se ci fosse qualche pensiero che lo tormenta. Vorrei tanto chiedergli qualcosa, ma preferisco indagare quando saremo a casa.
Praticamente Thomas da un paio d’anni è come se vivesse in pianta stabile a casa mia. Quando ci siamo messi insieme passava spesso da me, e poi pian piano ha cominciato ad essere sempre più presente, passava ogni sera, anche solo per un’oretta, ha cominciato a fermarsi per la notte qualche week-end, ha portato qualche cambio da tenere a casa mia, e adesso, dopo due anni, praticamente dorme quasi ogni notte da me, ha invaso metà del mio armadio, mia madre prepara sempre pranzo e cena anche per lui, e ogni sera è lui a far addormentare Lucas, quando non è di turno in ospedale.
Ogni volta in cui vedo il mio ragazzo e mio figlio insieme, mi scoppia dentro un amore che non riesco a descrivere. Inizialmente ho avuto paura che le responsabilità di un bambino così piccolo potessero rappresentare un peso eccessivo per Thomas, invece lui mi ha dimostrato ancora una volta che uomo meraviglioso sia, da subito ha amato Lucas come se fosse suo figlio, e si prende cura di lui. La sera in cui, un anno e mezzo fa, il mio piccolino lo ha chiamato “Papà” per la prima volta, Thomas era l’uomo più felice del mondo, ed io ho rischiato di avere un mancamento: Thomas non si era mai posto come suo papà, ma si sa che i bambini hanno una dolcezza e una sensibilità superiori, e probabilmente mio figlio ha associato la sua figura a quello che vedeva in Christian ed Elliot con Teddy, Phoebe, Ava ed Elizabeth.
Quando arriviamo a casa, Thomas parcheggia l’auto, scende e fa il giro per aprirmi la portiera. Mi prende per mano e insieme entriamo nell’androne del palazzo.
“Tutto a posto, amore?” domando, mentre aspettiamo l’ascensore.
Thomas si volta verso di me e mi sfiora teneramente la guancia. “Sì piccola, va tutto bene” risponde con un sorriso, ma io non riesco a sentirmi tranquilla, continuo a scorgere una leggera ombra nel suo sguardo.
Entriamo in ascensore e Thomas preme distrattamente il pulsante del nostro piano. Mi tiene entrambe le mani nei pochi secondi che il mezzo impiega per salire, e potrei giurare di sentirlo tremare leggermente.
Ma cosa sta succedendo?
Non faccio in tempo a formulare altri pensieri perché il din dell’ascensore che si ferma mi riporta alla realtà. Non appena esco sul pianerottolo mi rendo conto che qualcosa non torna: le porte degli appartamenti sono di un colore diverso, e non c’è più la piantina addossata al muro. Sollevo lo sguardo e scorgo il numero 4 affisso al muro, su un’elegante targhetta in ceramica.
“Thomas, hai sbagliato piano. Hai premuto il pulsante del quarto anziché del terzo..” faccio notare al mio uomo, impegnato a chiudere le porte dell’ascensore.
Lui si volta verso di me e mi rivolge un sorriso.
“No, non ho sbagliato” mormora, prendendomi per mano.
Aggrottando le sopracciglia, confusa, lo seguo davanti ad una porta che non ha alcuna targhetta esterna, e lo guardo estrarre dalla tasca dei jeans un mazzo di chiavi che non avevo mai visto prima. Inserisce la chiave più lunga nella serratura e quest’ultima scatta.
Thomas fa scivolare la mano nella mia e la stringe forte, rivolgendomi uno sguardo così intenso da farmi dimenticare il resto del mondo.
“Vieni” sussurra, aprendo la porta e conducendomi all’interno dell’appartamento.
Mentre la porta si chiude alle nostre spalle, Thomas preme un interruttore, e non appena l’ambiente si illumina, resto letteralmente senza fiato: davanti a noi si apre uno spazio enorme, privo di mobili, governato solo da un materasso sul pavimento, ricoperto da lenzuola rosse; intorno ad esso sono sparsi petali di rose, e qualche candela accesa qua e là, che emana un profumo molto dolce.
È tutto così speciale e meraviglioso che non riesco neanche a trovare le parole per chiedere spiegazioni.
Thomas continua a tenermi la mano, e con l’altra prende un pacchetto dal pavimento; è rosso, ricoperto da un fiocco argentato.
“Questo è il mio regalo per te. Buon compleanno amore mio” sussurra.
Con le mani che tremano e gli occhi lucidi, afferro il pacchetto e sfilo il nastro, non senza un pizzico di difficoltà.
Una volta tolto il fiocco e la carta, sollevo il coperchio della scatolina, scoprendo una semplice ma elegante targhetta d’argento, con su incise due parole, una sotto l’altra.

T. Johnson
R. Beckham


Sospiro, mentre due grosse lacrime iniziano a rigarmi le guance. Non riesco a credere a ciò che vedo, e soprattutto non riesco a credere che stia accadendo davvero ciò che penso...
“C-che.. qu-questo è..” farfuglio, trattenendo il pianto.
Thomas mi prende dolcemente il viso tra le mani e mi guarda negli occhi; quelle iridi color dell’oceano sono in grado di farmi perdere la ragione.
“Questo è per dirti che voglio vivere ogni secondo di ogni giorno accanto a te, ogni sera voglio tornare a casa da te e Lucas, in una casa nostra. Avrei voluto farlo molto tempo fa, ma so quanto sei legata a tua madre e non avrei mai voluto metterti davanti alla scelta di doverla lasciare da sola, ma quando due settimane fa ho saputo che questa casa era in vendita, non ci ho pensato un attimo ad avviare tutte le pratiche per acquistarla. Per cui, se lo vuoi, questa casa da questo istante diventa casa nostra, il nostro nido..”
Dio mio, ma cosa ho fatto di tanto straordinario nella vita per meritare un fidanzato così? È la sorpresa più bella, speciale, fantastica e inaspettata che potessi ricevere. E il pensiero che, anche volendolo tanto, non abbia compiuto prima questo passo per non farmi sentire costretta a lasciare mia madre da sola, è un’immensa dimostrazione d’amore.
Riguardo ancora una volta quella targhetta, con le lettere in corsivo che ballano sotto i miei occhi a causa delle lacrime.
Casa nostra.
Con il suono di queste due parole nella mente, salto letteralmente al collo del mio uomo.
“Ma certo che lo voglio” mormoro, con la voce arrochita per l’emozione.
Thomas mi stringe forte a sé e affonda il viso tra il mio collo e la spalla. Restiamo stretti a lungo, dopodichè ci guardiamo negli occhi, e l’amore e l’emozione che leggo nello sguardo del mio uomo sono qualcosa di spettacolare.
“È il regalo più bello che potessi farmi..” mi stringo a lui, nascondendo il viso nel suo collo.
Thomas mi bacia con dolcezza la tempia, inspirando il profumo dei miei capelli.
“Ti amo” mormoro, sollevando il viso e immergendo di nuovo gli occhi nei suoi.
Il mio splendido ragazzo mi sfiora il mento con le dita e mi bacia. “Ti amo anche io piccola” mi bacia di nuovo e poi mi prende per mano, conducendomi al centro di quello che suppongo sarà il salone.
“È meravigliosa questa casa..” osservo, guardandomi intorno.
“Vieni..”
Dal salone ci spostiamo poi nelle altre stanze della casa. Sono completamente vuote, ed è bello fantasticare su come la arrederemo, come la renderemo davvero nostra.
Quando torniamo in salone, Thomas si ferma davanti a me e mi prende le mani. “C’è.. c’è un altro regalo che vorrei darti..” mormora, con la voce calda e profonda.
Il cuore mi batte forte per l’attesa. Mi sento euforica come una bambina la mattina di Natale, non so cos’altro aspettarmi, ma so per certo che il mio uomo riesce sempre a sorprendermi.
Thomas sospira, dopodiché solleva una mano e mi sfiora la guancia, guardandomi intensamente negli occhi.
“Tu lo sai che ti amo, vero?”
Annuisco, assolutamente ammaliata dal suo sguardo e incapace di proferire parola.
“Non so precisamente quando mi sono reso conto di amarti, so solo che questi due anni e mezzo accanto a te sono stati i più belli, felici e spettacolari della mia vita. Non sono mai stato uno di quegli uomini che rifuggono l’amore e l’idea di una famiglia, ma neanche stavo lì a struggermi per trovare l’anima gemella. Poi però sei arrivata tu, e mi hai stravolto la vita..” sorride, ed io faccio altrettanto, poi prosegue “Ed io ho capito che la mia anima gemella sei tu, è con te che voglio trascorrere la mia vita, è con te che voglio creare una famiglia, la nostra famiglia. Voglio che il mio futuro sia condito del tuo sorriso, del tuo profumo, della luce dei tuoi occhi, della voce allegra di Lucas, delle sue coccole, delle nostre serate sul divano a guardare cartoni animati. Per questo..”
Si blocca, infila una mano nella tasca della giacca, estraendo un piccolo astuccio di velluto. Il mio cuore si ferma per un istante quando vedo Thomas inginocchiarsi davanti a me.
“Roxanne Beckham, mi vuoi sposare?” domanda, aprendo l’astuccio e rivelando un meraviglioso solitario d’oro bianco con incastonato sopra un diamante.
Mio Dio, mi sembra di sognare.
Questa casa, lui, la sua dichiarazione, l’anello, e quella parola, sposare, che mi fa battere il cuore così forte che temo possa scoppiarmi nel petto.
Alterno lo sguardo tra il solitario e gli occhi caldi, luminosi e innamorati di Thomas, mentre i miei si riempiono lentamente di lacrime. Vorrei tanto dire qualcosa, ma ho la salivazione azzerata e il cuore che pompa fino alla gola, impedendomi di aprire bocca.
Questo ragazzo meraviglioso, che mi ha fatto riscoprire l’amore e la completa felicità, mi sta chiedendo di trascorrere tutta la vita con lui, ed io non riesco ad immaginare nulla di più perfetto al mondo.
Annuisco vigorosamente tra le lacrime. “Sì, certo che voglio!” esclamo, per la seconda volta in pochi minuti, portandomi una mano davanti alla bocca per trattenere i singhiozzi.
Thomas mi regala il sorriso più bello che gli abbia mai visto, e poi sfila l’anello dalla sua custodia per infilarlo al mio anulare sinistro.
È stupendo.
Thomas si alza e mi prende tra le braccia, stringendomi forte a sé come se volesse farmi entrare nel suo petto.
“Ti amo, ti amo, ti amo” sussurra incessantemente, facendomi venire i brividi.
Mi stacco leggermente e gli prendo il viso tra le mani. “Ti amo anch’io, da morire” mi allungo verso di lui e Thomas fa incontrare le nostre labbra in un bacio colmo di amore e dolcezza.
“Vieni” mormora poi prendendomi per mano.
Mi conduce ad una finestra del salone, e solo adesso noto sul davanzale un cestello con lo champagne e due flute.
“Uau, avevi pensato proprio a tutto..” osservo.
“Non volevo farmi trovare impreparato” risponde divertito, estraendo il bicchiere dal cestello e togliendo la carta intorno al tappo.
Incrocio le braccia sotto al seno. “E chi ti dava la sicurezza che ti avrei detto di sì?” lo prendo in giro, trattenendo una risata quando noto la sua espressione perplessa e punta nel vivo.
“Era scontato. Dove lo trovi un uomo più fantastico di me?”
Sollevo le sopracciglia. “Caso mai tu dove trovi una donna più fantastica di me?”
Lui ride e poi torna a dedicarsi alla bottiglia, toglie la rete di metallo intorno al tappo e poi lo fa volare via con un sonoro schiocco. Afferro i due bicchieri e Thomas versa tre dita di champagne in ciascuno di essi, poi posa la bottiglia e prende il suo.
“Alla mia futura moglie” mormora, sollevando il bicchiere.
“Al mio futuro marito” replico, facendo tintinnare il bicchiere contro il suo e portandolo poi alle labbra.
Lui fa lo stesso, senza mai distogliere lo sguardo dal mio.
Quando entrambi abbiamo finito il nostro champagne, Thomas prende il mio bicchiere e posa entrambi sul davanzale, dopodiché si avvicina a me con quello sguardo intenso e profondo che riesce sempre a farmi capitolare.
“Non mi hai ancora detto cosa pensi di tutto questo” dice, indicandomi il letto, i petali di rosa e le candele.
Mi volto, e lui mi abbraccia subito da dietro, stringendomi a sé e poggiando il mento sulla mia spalla.
“È tutto spettacolare. Ed io sono la ragazza più fortunata e felice del mondo..” mormoro, lasciandomi andare contro il suo petto.
Thomas mi fa voltare tra le sue braccia, e mi bacia dolcemente, dopodiché con le labbra si sposta molto lentamente verso la guancia, e poi il lobo dell’orecchio.
“Mmm.. che ne pensi allora di sfruttarlo a dovere questo letto?” sussurra al mio orecchio, con quella voce sexy e profonda che fa sprigionare una miriade di scintille nel mio basso ventre.
Porto le mani sul suo petto e raggiungo i bottoni della camicia, aprendone lentamente uno alla volta.
“L’idea mi piace molto..” dico, incatenando lo sguardo al suo.
Una volta aperta la sua camicia, sciolgo i capelli, lasciandoli ricadere morbidi sulle mie spalle, senza mai distogliere lo sguardo da quel petto e quell’addome scolpiti.
“Però non vale..” protesta ad un tratto Thomas “Tu ti stai godendo lo spettacolo, ed io no..”
Detto questo, prende a slacciarmi la camicetta e me la sfila lentamente, fermandosi poi ad osservare il mio reggiseno di pizzo. Poi solleva la mano e con tenerezza mi accarezza una guancia, guardandomi negli occhi.
“Quanto sei bella..” sussurra prima di avventarsi a baciarmi e rinchiuderci nella nostra bolla di passione.

Muovo leggermente le dita della mano sinistra, e gli ultimi raggi di sole filtrano dalla finestra, facendo brillare il mio anello.
“È davvero magnifico..” dico, estasiata.
“Sei tu a renderlo magnifico..” aggiunge Thomas, stringendomi forte a sé.
Gli bacio il petto e poi vi appoggio la guancia sopra, intrecciando le gambe alle sue, sotto il lenzuolo rosso che è appena stato più volte testimone della nostra unione passionale e al contempo dolcissima. Il mio ragazzo gioca con una ciocca dei miei capelli, ed io mi sento meravigliosamente bene.
“Dobbiamo scegliere una data..” mormora poi.
“Mm.. hai ragione. Hai qualche idea?” chiedo.
“Sicuramente entro la fine dell’anno..”
Sollevo lo sguardo verso il suo, sgranando gli occhi. “Ma mancano solo sei mesi alla fine dell’anno!” gli faccio notare.
“Lo so, ma sai quante cose si possono fare in sei mesi.. Potremmo sposarci a settembre o ad ottobre. Per te che ami tanto l’autunno sarebbe perfetto.”
Sorrido, sorprendendomi ancora una volta di quanto quest’uomo mi conosca bene. “Sì, in autunno sarebbe perfetto!”
Thomas sorride e si sporge a baciarmi, attirandomi poi nuovamente al suo petto e lasciandomi un bacio tra i capelli.
“Dio, quanto ti amo”
Chiudo gli occhi, crogiolandomi nel suono di quelle parole che mi fanno sciogliere il cuore.
Mi stringo forte a lui, cingendogli la vita con un braccio. “Anch’io ti amo.. ti amo da impazzire..” mugugno.
“Ma che ora sarà?” chiedo poi.
Thomas si scosta leggermente da me per afferrare i suoi pantaloni, sparsi sul pavimento, ed estrarre il cellulare da una tasca. “Le sei e mezza..”
“Cavolo!” impreco “È tardissimo! Lucas ci starà aspettando, è da questa mattina che non mi vede..”
“Tranquilla, è con tua madre, e sono sicuro che si starà divertendo..”
Mi metto a sedere, con il mio classico broncio. “Sì, lo so. Ma mi manca il mio piccolino..” mi lamento.
Thomas si mette a sedere a sua volta e mi cinge la vita, baciandomi una spalla. “Hai ragione. Adesso ci rivestiamo e andiamo da lui, okei?”
Annuisco.
“E stasera vi porto tutti e due a cena fuori, a festeggiare il compleanno della mia meravigliosa futura moglie..”
“Futura moglie..” ripeto, guardandolo sognante.
“La signora Johnson, suona bene, no?”
Annuisco. “Splendidamente..”  
Thomas mi bacia la punta del naso. “Adesso però proporrei di sbrigarci perché ho una certa fame, voglio mangiare!”
Sbuffo. “Quando fai così sembri più piccolo di Lucas. Io non ho un solo bambino, ne ho due..” lo prendo in giro, ma il mio sorriso si spegne non appena noto la sua espressione divenire seria. “Cosa c’è?” chiedo.
Thomas accenna un sorrisino. “No è che.. è da quando mi sono messo in testa di chiederti di sposarmi che penso insistentemente ad una cosa..”
Lo fisso interrogativa. “Cosa?” sussurro, prendendogli la mano.
“Non.. non so se è il momento giusto per dirtelo, ma.. chi può stabilire se esista davvero un momento giusto?” farfuglia, chiaramente nel pallone. È così tenero e buffo.
Gli stringo la mano. “Hey, amore, calmati. Lo sai che puoi sempre dirmi qualsiasi cosa. Che succede?”
Lui sospira e poi mi guarda intensamente negli occhi. “Ecco io pensavo che, se anche tu lo vuoi, dopo il matrimonio potremmo.. metterci d’impegno per dare un fratellino o una sorellina a Lucas. Che ne dici?”
Il mio cuore si ferma per un istante, e poi riprende a battere fortissimo.
Un figlio nostro. Mio e suo. Il coronamento del nostro amore, un fratellino o una sorellina per Lucas. La nostra famiglia che si allarga.
E il mio petto che si espande, colmo di un amore e una tenerezza mai provati prima.
“Dico che è la cosa più bella che potessi dirmi. E che in questo momento non desidero nulla di più al mondo che diventare tua moglie e avere un figlio da te..”
Sul viso di Thomas si dipinge il sorriso più bello del mondo, e lui si sporge a baciarmi e stringermi forte, in un abbraccio che sancisce la nostra promessa per il futuro.
Ed io non vedo l’ora che il futuro abbia inizio.
 

18 giugno 2017

POV CHRISTIAN

Chiudo gli occhi e, appoggiandomi alla ringhiera del balcone, inspiro profondamente l’aria pura e fresca delle prime ore del mattino; poi li riapro, e ammiro lo splendido panorama della Penisola Olimpica. Da quando viviamo in questa casa, adoro ritagliarmi dei piccoli attimi per godermi questa vista spettacolare, soprattutto all’alba, quando i primi raggi di sole rivestono il mare di una miriade di punti luce, come se fossero miliardi di piccoli diamantini, quando l’aria sa di mare, di erba e di freschezza.
“Hey” la voce più bella e dolce del mondo attira la mia attenzione.
Mi volto e vedo Anastasia venire verso di me, con la vestaglia di seta addosso, mentre si strofina gli occhi gonfi di sonno. È semplicemente adorabile.
“Amore” mormoro, allungando la mano verso di lei.
Ana la afferra ed io la attiro tra le mie braccia.
“Buongiorno” sussurra, con le labbra contro il mio petto.
La stringo forte a me. “Buongiorno” rispondo baciandole teneramente la fronte.
“Cosa fai qui fuori così presto?”
“Mi sono svegliato, ti ho guardata dormire per un po’, e poi ho sentito l’esigenza di venire ad ammirare quest’alba spettacolare. Non quanto te, ma pur sempre spettacolare!”
Mia moglie ride, dopodiché solleva il viso per guardarmi negli occhi. “Buon compleanno” dice poi, sorridendomi.
Sorrido a mia volta e mi chino per far incontrare le nostre labbra. “Grazie amore mio!”
“Il mio vecchietto preferito..” mi prende in giro la mia mogliettina, pizzicandomi un fianco.
Mi stacco leggermente da lei per guardarla in viso, fingendomi risentito. “Vecchietto io? E sentiamo, un vecchietto riuscirebbe a fare questo?” le metto un braccio dietro la schiena e uno dietro l’incavo delle ginocchia, e in un gesto fulmineo la sollevo.
“Dai Christian..” protesta lei, ridendo e allacciando le braccia intorno al mio collo.
“Dillo su, sono vecchietto?”
“Sei il mio principe azzurro!” esclama felice, ed io la attiro a me per baciarla.
Senza lasciarla andare, mi siedo su una delle poltroncine del balcone e faccio sedere mia moglie sulle mie gambe, cingendole poi la vita con le braccia.
“Come ci si sente con un anno in più?” domanda Ana, carezzandomi la guancia ricoperta da una leggera barba.
Sospiro. “Meravigliosamente! Mi sento ancora un ragazzino, dentro e fuori, ho accanto a me la moglie più bella e dolce che potessi desiderare, due figli stupendi e un altro in arrivo. Cosa potrei volere di più dalla vita?”
Anastasia sorride, di un sorriso felice, sincero, che potrebbe illuminare le peggiori giornate di tempesta. Mi lascia un tenero bacio sulle labbra e poi appoggia la testa sul mio petto. Restiamo diversi minuti così, abbracciati a guardare il sole che sorge, ed io mi sento in pace con il mondo, mi sento a casa, come ogni volta in cui ho mia moglie tra le braccia. Si sa che quando si compiono gli anni si è portati a fare dei bilanci ed io, come ho detto poco fa, mi sento pienamente felice e soddisfatto dei miei trentaquattro anni e di tutto ciò che mi hanno regalato. Quando ero piccolo la vita non è stata generosa con me, ma ha saputo ricompensarmi con i miei genitori, i miei fratelli, e tanti anni dopo con Anastasia e i nostri figli.
“A cosa pensi?” mormora ad un tratto Ana.
Le sfioro le braccia con la punta delle dita. “A quanto mi senta felice..” rispondo, e le lascio un bacio tra i capelli.
Mia moglie solleva il viso e mi rivolge uno sguardo colmo d’amore e di tenerezza. “Non meriti nulla di meno amore mio..” sussurra, facendomi tremare il cuore.
Io ancora oggi, dopo sei anni da quando questa ragazza meravigliosa è entrata nella mia vita, mi chiedo cosa ho fatto di tanto speciale per meritare lei, il suo amore e la sua capacità di farmi guardare la vita con occhi diversi.
“Oddio” sospira ad un tratto mia moglie, sollevandosi dal mio petto “Ho dimenticato di farti gli auguri!”
“Ma se me li hai fatti dieci minuti fa..” le faccio notare, confuso.
“Ma non quelli del compleanno!” si avvicina e mi prende il viso tra le mani “Buona festa del papà!” mormora dolcemente.
Cavolo, oggi è la terza domenica di giugno, avevo momentaneamente rimosso la festa del papà. Oggi doppi festeggiamenti per me, e mi sento euforico come un bambino, come da piccolo non mi sono mai potuto sentire, come solo da quando sono marito e padre posso sentirmi.
Sorrido e mi sporgo per baciare con dolcezza la mia splendida donna. “Grazie amore mio!”
Anastasia prende la mia mano, che tenevo mollemente appoggiata sul suo fianco, e la porta sulla sua pancia appena accennata. “Anche lui, o lei, vuole fare tanti auguri al suo papà..”
Sorrido, e accarezzo delicatamente il ventre di mia moglie, cercando di trasmettere a quel piccolo esserino di pochi centimetri tutto l’amore che provo per lui, ancor prima che nasca. Questo bambino è arrivato nel momento in cui meno ce l’aspettavamo, ma era anche il momento in cui avevamo più bisogno di un nuovo inizio, una nuova vita, e siamo immensamente felici per questo dono.
“Il nostro Puntino..” mormoro.
“Ti rendi conto che abbiamo già terminato il primo trimestre?” chiede Ana con voce sognante.
Sospiro e la stringo forte a me, baciandole una tempia. “Sì, mancano solo sei mesi..”
Solo? È tantissimo!” protesta.
“Hai ragione, però dai almeno il mese prossimo sapremo se è maschio o femmina!”
Ana ride. “Non vedo l’ora!”
“Qualche presentimento?” le chiedo, in fondo si dice che le mamme abbiano sempre un sesto senso.
“Uhm.. a dire il vero no. Mentre per Phoebe non nego che avevo un minimo di preferenza, adesso sarei felice esattamente allo stesso identico modo, maschio o femmina che sia..”
“Mmm, sono d’accordo con te!”
“Anche se..” aggiunge Ana “Bisogna puntualizzare che, se fosse una femmina, io passerei non più in secondo, ma in terzo piano nella tua classifica..” fa il labbruccio e quella voce da cucciolo offeso che la rende ancor più dolce.
“Ooh, povera piccola, trascurata da tutti..” imito la sua voce e le sollevo il mento, la guardo negli occhi e le sfioro le labbra con il pollice.
Non riesco a resistere alla limpidezza di quello sguardo e alla morbidezza di quella bocca; così, senza attendere oltre, la bacio con passione, imprigionandole il viso con le mie mani. Anastasia intrufola le dita nei miei capelli, e pian piano si sposta fino a ritrovarsi a cavalcioni su di me. Le mie mani scendono dal suo viso ai suoi fianchi, e la mia eccitazione preme prepotentemente contro il suo inguine.
Mia moglie si lascia sfuggire un gemito, e quello è per me un incentivo ad andare avanti, a far scorrere le mie labbra lungo il contorno del suo viso, il lobo dell’orecchio e infine il collo.
Adoro il profumo di Anastasia, il sapore della sua pelle, il suono dei suoi gemiti, la passione e la dolcezza che mette in ogni singolo sfioramento di mani e di labbra.
“Christian..” ansima ad un tratto. Stacca le labbra dal mio viso per guardarmi negli occhi “P-perché non entriamo?”
Ci rifletto un attimo. “Entrare? Naah!”
Lei mi sorride, io sorrido insieme a lei e riprendo a baciarla, a sfiorarla e ad amarla; con i raggi del sole che ci accarezzano la pelle.

“Papààà, papààà, svegliaaa!!” due vocine allegre e insistenti mi ridestano dal sonno.
Mi muovo leggermente e tento di aprire gli occhi, mentre sento due scimmiette arrampicarsi sul nostro letto e spalmarsi su di me, Teddy dal lato esterno e Phoebe da quello interno. Apro gli occhi ridendo, e abbraccio entrambi i miei figli.
“Buongiorno!!” esclamo, stringendoli a me e baciandoli sulla testa.
Nel frattempo sentiamo Anastasia stiracchiarsi, e la vediamo sorridere ancor prima di aprire gli occhi.
“Heeey, ma qui abbiamo un’invasione!” esclama, facendo il solletico a Phoebe che è in mezzo a noi, e lei si dimena e ride come una pazza. “Niente bacino a mamma?”
Phoebe subito si sporge verso di lei per abbracciarla, mentre Teddy passa praticamente sul mio addome per raggiungere la sua mamma e riservarle la solita razione di coccole.
“Attenzione alla pancia!” mi raccomando.
I nostri figli ormai sanno bene che devono fare attenzione con Ana, che nella sua pancia c’è il loro fratellino o la loro sorellina, però sono comunque piccoli e potrebbero muoversi senza pensare.
“Ma vi ricordate che festa è oggi?” domanda poi mia moglie ai nostri bambini.
“La festa del papàààà!!” esclama Teddy, agitando le mani in aria.
“E anche il compleanno di papi” aggiunge Phoebe.
“E gli auguri glieli avete fatti??”
I bambini scuotono la testa e tornano su di me, abbracciandomi.
“Tanti auguri papà!” dice Teddy, allegro.
“Auguri papi” mormora Phoebe, con la vocina più bassa, ma estremamente dolce.
“Grazie amori miei!” li stringo forte a me e li riempio di baci, mentre Anastasia ci guarda con gli occhi colmi d’amore e di felicità, sfiorandosi distrattamente il ventre.
Ai bambini non sfugge quel gesto, infatti chiedono subito di poter salutare il loro fratellino.
Mia moglie sorride e si tira su, mettendosi a sedere con la schiena appoggiata alla testiera del letto; solleva leggermente la maglietta del pigiama, che abbiamo avuto l’accortezza di indossare dopo il nostro romantico buongiorno in terrazza, sapendo già che prima o poi i nostri figli sarebbero venuti a svegliarci, e scopre la pancia. È piccolina, ma evidente, come una piccola collina.
Teddy si china per lasciare un bacio sulla pancia della sua mamma, gesto che ha assimilato vedendo me, e Phoebe lo imita. Li osservo in silenzio, timoroso che anche un minimo sussurro possa interrompere questo momento di tenerezza e venerazione; è meraviglioso vedere quanto Teddy e Phoebe siano elettrizzati all’idea di un fratellino o una sorellina, e quanto amino coccolarlo e dimostrargli il loro affetto attraverso la pancia della mamma.
“Aspetta qua papà!” dice ad un tratto Teddy, scendendo dal letto e saltellando fuori dalla stanza.
Guardo interrogativo mia moglie, che solleva le spalle, perplessa quanto me.
Teddy torna un paio di minuti dopo, con in mano una busta trasparente con qualcosa all’interno. Tenendo ben saldo il suo bottino, sale nuovamente sul letto, sedendosi tra me e Anastasia.
“Questo è per te” dice porgendomi la bustina “L’abbiamo fatto a scuola per tutti i papà!”
Con un grande sorriso, afferro la bustina e delicatamente sciolgo il nastro che la chiude. Non pensavo di potermi sentire così emozionato davanti ad un lavoretto fatto all’asilo da un bambino di cinque anni; ma l’idea che mio figlio abbia realizzato qualcosa per me mi gonfia di amore e di orgoglio.
Dalla bustina estraggo una cornice di cartone, dipinta con colori sgargianti e decorata con cartapesta, coriandoli colorati. In basso a destra sono attaccate delle lettere che formano la scritta “TEDDY E PAPÀ” e nella cornice vi è una foto di me e Teddy in tenuta da calcetto durante un pic-nic.
“La foto l’ha scelta Teddy ovviamente” mi informa mia moglie.
“L’ho colorata io, e anche i coriandoli e le lettere li ho incollati io!” aggiunge Teddy, con tono fiero.
“Amore mio è bellissima! Sei stato bravissimo!” lo attiro a me e lo abbraccio forte. “Sai che faccio? Dopo la metto sulla mensola in salone, che dici??”
Teddy mi guarda e annuisce felice. Lo abbraccio nuovamente, e solo in quel momento noto che Phoebe si è rifugiata tra le braccia della sua mamma, incupita.
“Cucciola, cosa c’è?”
Lei nasconde il viso nel seno di Anastasia ed emette un verso nervoso.
“Amore, che succede? Perché ti sei innervosita all’improvviso?” mia moglie le solleva il viso e la guarda negli occhi. “Perché piangi??”
“Io non l’ho fatto il lavoretto..” singhiozza Phoebe, con la bocca contro la spalla di Ana.
Mia moglie mi guarda con un tenero sorriso, ed io mi sposto per prendere tra le braccia la mia piccola principessa.
“Amore mio, tu non hai fatto il lavoretto perché non vai ancora a scuola, ma lo so che mi vuoi tanto bene. Vero??”
Sento la sua testa che si muove per annuire. La sposto leggermente per guardarla negli occhi, luminosi e bellissimi.
“Dai, basta piangere..” le asciugo le guance e poi la stringo nuovamente a me, baciandole la testa.
“Vi va di fare colazione?” propone ad un tratto Anastasia.
“Sìì!” esclamano i bambini.
“Sì, dai andiamo..” faccio per alzarmi, ma mia moglie mi blocca.
“Eh no, tu resti qui con Teddy e Phoebe, alla colazione penso io..”
Aggrotto le sopracciglia. Volevo solo darle una mano, considerando che è domenica e Gail non c’è. “Perché?” domando confuso.
“Perché sì!” risponde Ana alzandosi dal letto, poi lancia un’occhiata al nostro ometto “Vero Teddy??”
Lui annuisce e le fa il segno del pollice in su.
Ana ride e poi esce dalla nostra camera.
“Papi stamattina non si va a scuola, vero?” domanda Teddy, una volta rimasti solo noi tre.
“No, oggi è domenica!”
“Evviva!!” esulta euforico mio figlio.
Phoebe, invece, è un po’ più taciturna; se ne sta con la testa sul mio petto e si rilassa mentre io le accarezzo i capelli. Lei è così, è un vulcano di energia, ma ha i suoi momenti in cui vuole solo sentirsi coccolata, ed io adoro farlo.
“Ma possiamo scendere a fare colazione?” chiedo impaziente.
In realtà più che la fame prevale la curiosità, perché so per certo che se Ana non mi ha permesso di scendere in cucina con lei vuol dire che sta preparando qualche sorpresina.
“No!” risponde categorico Teddy “Ci chiama mamma”
Sbuffo, fingendomi scocciato. “E io che faccio mentre aspetto?”
Teddy solleva le spalle dubbioso ed io in un secondo afferro lui e Phoebe e li butto di schiena sul materasso, facendogli il solletico.
“No papà battaaa!” si ribella la mia principessa, ridendo, ma io continuo imperterrito a torturarli.
Amo la loro risata e il modo in cui si dimenano per liberarsi.
“Dai papiii” mi supplica Teddy.
“La devo smettere?”
“Sììì!” rispondono in coro.
“Allora voglio un super abbraccio!”
Metto fine alla mia tortura e in un attimo mi ritrovo io di schiena sul materasso con loro addosso a me che arpionano il mio collo. Le mie coste e il mio sterno implorano pietà, ma non m’importa: l’abbraccio e l’amore dei miei figli sono uno dei regali più preziosi e importanti al mondo.
Dopo diversi minuti sentiamo la voce di Anastasia che ci chiama dalle scale, e ci alziamo dal letto per scendere a fare colazione.
“Adesso chiudi gli occhi” dice Phoebe, a pochi metri dalla cucina.
“Tranquillo ti portiamo noi” mi rassicura Teddy:
Ridacchiando, li accontento e chiudo gli occhi; loro mi prendono per mano e mi guidano in cucina.
Facciamo alcuni passi e la prima cosa che sento è un bellissimo profumo di dolci, di zucchero e di cioccolato, misto ad uno più forte di caffè.
“Adesso puoi aprire gli occhi” mi comunica Teddy.
“Sicuri che posso??”
“Sìì!” esclamano in coro i miei figli.
Apro gli occhi e ciò che mi trovo davanti mi lascia senza parole: da una parete all’altra della cucina è appeso uno striscione colorato con la scritta “HAPPY BIRTHDAY”, e qua e là sono sparsi dei palloncini. Sulla tavola, oltre ad ogni ben di Dio per colazione, c’è una piccola torta ricoperta di cioccolato fondente con la scritta “Tanti auguri papà”, poi i miei muffin preferiti, al cioccolato con cuore di cioccolato bianco e scagliette al cocco, ognuno con una lettera di zucchero sopra, allineati a formare la scritta “SUPER PAPÀ”. Al centro del tavolo vi è un grande scatolo ricoperto da una carta lucida blu con un grande fiocco argentato, e sparsi sulla tovaglia vi sono tanti piccoli 34 di carta blu e argentati.
“Uau” sussurro “È tutto.. meraviglioso..”
Non saprei con quali altri termini definire tutto questo. Mia moglie è sempre eccezionale, ogni volta in cui prepara qualcosa del genere mi dico che è insuperabile, e poi la volta successiva riesce sempre a superare se stessa.
“Ma come hai fatto a.. a preparare tutto questo in appena mezz’ora?” le chiedo, seriamente stupito.
Anastasia sorride e si avvicina a me. “Qualcosina l’avevo preparata ieri sera, adesso ho pensato più che altro agli addobbi..”
“Li abbiamo scelti noi!” interviene subito Teddy, e Phoebe annuisce in assenso.
Guardo Ana, che mi sorride, e mi chino per prendere in braccio i miei bambini, tutti e due contemporaneamente.
“Siete stati bravissimi!!” mormoro, baciandoli sulle guance.
Sento le braccia di Anastasia cingermi la vita, e la sua guancia appoggiarsi alla mia scapola.
“Grazie!” dico a tutti e tre, anzi.. tre e mezzo.  
Non appena ci sediamo a tavola, i miei figli subito mi incitano ad aprire il regalo. Da un lato vorrei chiedergli di mangiare prima qualcosa, ma dall’altro li vedo così euforici e pieni di attesa che proprio non me la sento di deluderli. Così mi sporgo verso il centro del tavolo e afferro il grande pacco regalo, faccio sedere Teddy e Phoebe sulle mie gambe e insieme a loro inizio ad aprirlo. Sfilo il fiocco e poi stacco i pezzetti di nastro adesivo per togliere la carta.
Scopro una grande scatola cubica, sollevo il coperchio e all’interno trovo altri piccoli pacchetti.
“Ma allora era uno scherzo! Nel regalo ci sono altri regali!” osservo, e i bambini annuiscono ridendo.
Prendo a caso uno dei pacchetti e lo tasto: è morbido, sembrerebbe qualcosa di stoffa. Tolgo subito la carta e mi ritrovo tra le mani una maglietta blu accuratamente piegata; la apro per vederla per intero e non posso fare a meno di scoppiare a ridere: al centro della t-shirt è stampata una buffissima foto che ritrae me, Teddy e Phoebe al mare, e sotto c’è una scritta in bianco “Al papà migliore del mondo”.
Sorrido e li stringo entrambi, baciando una guancia ciascuno.
“È bellissima!”
“Dai mettila” suggerisce Phoebe.
“Adesso?”
“Sìì!”
Mi alzo e mi sfilo la t-shirt bianca che indossavo sopra i pantaloni del pigiama, e non mi sfugge lo sguardo di apprezzamento di mia moglie; poi afferro la mia nuova specialissima maglietta e la indosso.
“Come sto?” domando poi.
Teddy e Phoebe sorridono e mi mostrano il pollice in su, mentre Anastasia scoppia a ridere.
Aggrotto le sopracciglia. “Cos’hai da ridere?”
Lei si asciuga le lacrime. “No è che.. sei troppo buffo.. Dovresti considerare l’idea di andare alla GEH conciato così..” dice, con non poca fatica perché non riesce a smettere di ridere.
“Secondo me sei solo invidiosa della mia maglietta speciale” la prendo in giro, poi mi volto verso mia figlia “Vero Phoebe?”
La mia principessa annuisce. “Sei bellissimo papi”
Ed io in un secondo netto mi sciolgo. Ha proprio ragione mio fratello quando dice che bastano due paroline di mia figlia per farmi capitolare.
“Amore mio” mormoro chinandomi verso di lei e riempiendole la guancia di baci.
“Dai adesso apri anche gli altri!” propone Teddy.
Lo accontento subito, afferrando un altro pacchetto, incartato nello stesso stile del primo. Questo è solido, direi una scatola rettangolare. Sfilo il nastro e poi tolgo la carta; come previsto, mi ritrovo tra le mani una scatola di cartone bianca, la apro e trovo all’interno quello che sembra un comune tablet bianco lucido, con il logo Apple sul retro. Osservandolo meglio, però, mi rendo conto che non si tratta di un semplice tablet.
“Una cornice digitale?” domando sorpreso, guardando Anastasia.
Lei sorride e annuisce.
“Guarda papà, dentro ci sono le nostre foto!” mi comunica mio figlio.
Mi siedo nuovamente a tavola, con i miei figli sulle gambe, e accendo la cornice digitale. Dopo alcuni secondi di caricamento, appare la prima immagine: una foto di noi quattro lo scorso Natale; Teddy ed io con la camicia e il papillon uguali, e Ana e Phoebe con i vestiti dello stesso colore.
È bellissima.
“È una delle nostre foto più belle!” osservo, sorridendo.
“Ce ne sono altre, guarda..” Teddy fa scorrere il dito sullo schermo e appaiono man mano altre foto.
Ce ne sono alcune di tutti e quattro insieme, altre solo mie con Teddy, Phoebe o entrambi, e qualcuna che ritrae solo me ed Ana. Una, in particolare, la adoro più di tutte: è stata scattata la scorsa estate, Ana ed io siamo appoggiati alla balaustra di una terrazza, davanti ad un panorama meraviglioso, ci guardiamo negli occhi con amore, devozione e dolcezza, mentre gli ultimi raggi di un sole che si avvia al tramonto colpiscono i nostri visi.
Sollevo lo sguardo e sorrido a mia moglie, che inclina il volto e ricambia il mio sorriso, con gli occhi che brillano, e mi incantano ogni volta che mi ci perdo dentro, come se fosse la prima.   
Faccio scorrere ancora una volta il dito sullo schermo e appare una foto che non avrei mai immaginato, ma solo a guardarla mi emoziono: la prima ecografia di Puntino Tre.
“C’è anche il fratellino papi, ci siamo tutti!” mi fa notare Teddy.
Già, ci siamo proprio tutti, tutta la mia splendida e unica famiglia. Non si può descrivere quanto questo regalo mi abbia reso felice, perché in questo piccolo schermo è racchiusa la parte più importante e meravigliosa di me: mia moglie e i miei figli. Il senso e il motore dei miei giorni. Senza di loro non sarei l’uomo che sono oggi, e la mia esistenza semplicemente non avrebbe significato.
Anastasia, notando probabilmente il mio sguardo perso nei pensieri, posa una mano sulla mia, come a richiamarmi alla realtà.
“Abbiamo pensato che fosse un modo carino per avere sempre con te i nostri momenti più belli. La puoi mettere in ufficio alla GEH, oppure qui, dove vuoi..” mi dice con dolcezza mia moglie.
Giro la mano e intreccio le dita con le sue, sorridendole. “È un regalo stupendo. Davvero non me lo aspettavo..”
“Un attro!!” Phoebe mi indica il grande scatolo, e sbirciando all’interno noto un altro piccolo pacchetto e un biglietto.
Tolgo la carta al primo, scoprendo una scatolina lunga e stretta, di velluto blu. La apro e davanti ai miei occhi riflette la luce un bellissimo braccialetto d’oro bianco. È sottile, con uno stile semplice ed essenziale, puramente maschile.
“Uau” sussurro, e non riesco a dire altro.
Sfioro con il polpastrelli il braccialetto, delicatamente, quasi con il timore di lasciare le mie ditate sopra. È incredibilmente fine, e anche se non amo particolarmente i braccialetti, questo mi piace moltissimo, e non vedo l’ora di indossarlo.
“Non hai ancora visto il meglio” dice Anastasia, allungando le mani verso la scatolina.
Delicatamente gira il braccialetto, invitandomi a scrutarne il retro. Abbasso lo sguardo e trovo quattro lettere elegantemente incise: una T accanto ad una R, e, più distanziate, una P con una G.
Le iniziali dei miei figli.
“C’è ancora dello spazio, per inciderne altre due.. tra qualche mese..” mi fa notare mia moglie.
Alterno lo sguardo tra lei, il braccialetto, e i nostri bambini che mi fissano, in attesa di una mia reazione.
“Ti piace papà?” domanda ad un tratto Teddy.
Sorrido. “È il regalo più bello e speciale del mondo!”
Lo sguardo dei miei figli si illumina, e sui loro volti appaiono degli splendidi sorrisi.
“Grazie amori miei!” li abbraccio, stringendoli forte a me, e sentendomi il papà più fortunato del mondo.
Anastasia osserva la scena con il sorriso sulle labbra e l’amore negli occhi.
“Questo è l’ultimo!!” esclama poi Teddy, sventolandomi il biglietto davanti agli occhi.
“Lo devo leggere?”
“Sì!” risponde categorica Phoebe. Ha lo stesso caratterino tutto pepe di sua madre.  
Apro la busta azzurra ed estraggo un biglietto bianco con stampate davanti alcune nostre foto, in alto a destra c’è la data di oggi, e in basso le scritte “Buon compleanno” e “Buona festa del papà”. Lo apro e inizio a leggere.

Abbiamo pensato a tre regali che ti consentissero di portarci sempre con te, anche se noi sappiamo bene che non hai bisogno di beni materiali, perché ci porti con te in ogni singolo istante della giornata. Ci ami da morire, e ce lo dimostri in ogni momento, in ogni gesto, in ogni sorriso. Ce lo dimostri ogni volta in cui torni da lavoro con gli occhi stanchi e la mente spenta, e nonostante tutto sei sempre pronto a coccolarci, a giocare con noi e a raccontarci la favola della buonanotte. Ce lo dimostri in ogni sacrificio che fai per non farci mancare mai nulla. Ce lo dimostri ogni giorno, nel tuo modo di impegnarti sempre di più per essere un padre migliore. Certo, non sei perfetto, ma per noi sei il miglior papà che potessimo desiderare.
Sei forte, sei dolce, sai farci ridere, sai tornare bambino ogni volta in cui giochiamo insieme. Sei il nostro supereroe, perché solo tu sai farci volare in alto senza mai farci avere paura di cadere. Perché noi lo sappiamo, per quanto in alto possiamo osare, tu sarai sempre lì ad afferrarci di nuovo, e a stringerci tra le tue braccia.
Ti vogliamo tanto tanto bene.
Teddy, Phoebe e.. Puntino Tre.


Poso il biglietto e chiudo gli occhi, per trattenere le lacrime che minacciano di bagnare le mie guance. Lacrime di felicità, di amore immenso e sconfinato, quello che fa scoppiare il cuore. Lacrime di gratitudine verso la vita che mi ha tolto qualcosa ma poi mi ha donato tanto: mia moglie e i miei figli, che mi amano e giorno per giorno fanno sì che io ami un pochino di più anche me stesso.
Stringo forte a me i gioielli più preziosi del mondo, e, nonostante tutto il mio autocontrollo, qualche stilla luminosa arriva ad inumidirmi il viso. Anastasia se ne accorge e si alza, posizionandosi dietro di me e circondandomi il collo con le braccia.
“Heeey, che succede?”
Sospiro, tirando su con il naso e ridacchiando contemporaneamente. “Vi amo, vi amo da morire!”
Anastasia mi bacia una guancia. “Ti amiamo tanto anche noi. Sei il nostro supereroe!”
Ho già detto che sono l’uomo più fortunato del pianeta?

“Teddy, puoi stare fermo un secondo?” sospiro esasperato, tentando di allacciare a mio figlio la cintura di sicurezza.
“Quando partiamo?” domanda euforico, saltellando quasi sul sedile.
“Se state buoni e fermi tra pochi minuti partiamo..”
Dal sedile posteriore sento Ana ridacchiare.
“E tu non ridere. Quando sei salita qui per la prima volta eri impaziente esattamente quanto lui..”
“In realtà mascheravo la mia tremenda paura di essere in volo con uno sconosciuto diretta chissà dove..” dice sarcastica.
Mi allontano un attimo da Teddy per avvicinarmi a mia moglie. “Uno sconosciuto che poche ore prima ti aveva regalato il bacio più bello e intenso della tua vita..” le sussurro all’orecchio, e potrei giurare di vederla arrossire e rabbrividire.
Adoro avere su di lei, dopo sei anni, lo stesso effetto che avevo quando l’ho sfiorata, baciata e amata la prima volta.
“Dai papiii!” mi richiama Teddy, con lo stesso tono isterico di sua madre quando ha il ciclo e in casa non c’è il cioccolato fondente.
Ma in fondo bisogna capirlo: oggi per la prima volta lui e Phoebe voleranno su Charlie Tango e sono estremamente euforici. Anastasia vuole fare una sorpresa a Ray per la festa del papà, ricorrenza che quasi mai negli ultimi anni hanno potuto trascorrere insieme, e quindi eccoci qui, pronti a partire per Portland.
Da quando sono nati i nostri figli, per gli spostamenti brevi abbiamo sempre preferito l’auto, e per i più lunghi il jet privato della GEH. Oggi, però, con il benestare della dottoressa Greene che ha dato l’ok ad Ana, ho deciso di volare con Charlie Tango in modo da poter arrivare a Portland prima di pranzo, trascorrere un po’ di tempo con Ray, e rientrare a Seattle in tempo per la mia cena di compleanno di questa sera.  
Un quarto d’ora più tardi, dopo essere riuscito a sistemare i bambini e aver effettuato gli ultimi controlli di rito, indosso cuffie e microfono e possiamo finalmente partire. Teddy è accanto a me, mentre Anastasia e Phoebe sono dietro.
Il volo dura circa un’ora e mezza, durante la quale i miei figli non risparmiano assolutamente sospiri estasiati e gridolini di euforia, mentre Anastasia ridacchia e di tanto in tanto spiega loro qualcosa.
Pensavamo che i bambini fossero troppo piccoli per un volo in elicottero, ma mia madre, in qualità di pediatra, ha detto che non c’era alcun problema, anzi, per loro sarebbe stato importante vivere questa nuova entusiasmante esperienza. In qualità di nonna, invece, le sono bastati gli occhioni teneri dei suoi nipoti per sciogliersi. La dottoressa Grace Trevelyan Grey nel suo lavoro è un generale, tanto dolce quanto precisa ed esigente, ma con i suoi sei nipoti diventa un pan di zucchero, e loro ormai hanno limato per bene i metodi per farla capitolare.
“Che bellooo!” esclama ad un tratto Phoebe, guardando verso il basso.
Sento Ana ridere e rispondere un “Sì amore, è bellissimo!” e rido a mia volta.
In parte mi dispiace non poter condividere a pieno l’euforia dei miei figli, perché in quanto pilota non posso concedermi la minima distrazione, ma lo sguardo affascinato ed orgoglioso di Teddy che mi fissa, incredulo che sia proprio io a “guidare” l’elicottero, dà anche a me una nuova euforia.
“Sei bravissimo papà!”
Accenno un sorriso. “Grazie cucciolo..”
Quando atterriamo a Portland è quasi mezzogiorno e mezza; per fortuna non abbiamo bagagli, a parte una borsa con i cambi per i bambini, per cui scendere dall’elicottero si rivela un’operazione abbastanza rapida. All’eliporto ci accoglie un giovane uomo in divisa, che suppongo sia il nostro autista.
“Ben arrivato, Mr Grey” mi saluta cordialmente porgendogli la mano, ed io gliela stringo “Sono Gregory Gale e sarò il vostro autista per la giornata di oggi”.
Sorrido. “Christian Grey, ma deduco che lo sappia già..”
“Mi dia pure del tu e, sì, la sua fama la precede!”
Ana ed io ridacchiamo e poi seguiamo Gregory alla macchina, una bellissima Audi color grigio scuro metallizzato, con gli interni in pelle nera; sui sedili posteriori ci sono due seggiolini per Teddy e Phoebe, esattamente come avevo chiesto quando ho telefonato all’agenzia di noleggio auto.
Sistemati i bambini nei loro seggiolini, possiamo salire in auto e partire.
Il tragitto verso casa di Ray non è molto lungo, ma impieghiamo comunque venti minuti per arrivarci a causa del traffico: oggi è domenica, è la festa del papà e c’è un clima incantevole, è normale che tutti abbiano voglia di uscire e godersi la giornata.
Quando Gregory si ferma davanti al condominio dove abita Ray è passata l’una; mi auguro che mio suocero non sia un tipo che pranza presto, altrimenti temo che dovremo disturbarlo.
Scendo dall’auto e apro la portiera posteriore, slegando Teddy dal seggiolino e aiutandolo a scendere; Gregory fa lo stesso con Phoebe. Entriamo tutti e quattro nello stabile e ci dirigiamo verso l’ascensore.


POV ANASTASIA

“Allora bimbi, siete pronti??” sussurro, quando siamo davanti alla porta di mio padre.
Teddy e Phoebe annuiscono e sorridono, così mi decido a bussare.
“Sorpresaaaaa!!!” urliamo in coro, non appena la porta si apre.
Mio padre ci fissa con gli occhi sgranati, e per diversi secondi non proferisce parola.
“Ma.. che.. che cosa..??” farfuglia, con un sorriso incredulo, per poi fare un passo verso di me e abbracciarmi forte.
“Piccola mia” mormora, cullandomi tra le sue braccia, e solo Dio sa quanto avessi nostalgia di questa stretta.
“Tanti auguri papà” sussurro.
Lui mi accarezza i capelli. “Grazie tesoro!”
“Nonnoo!!” la vocina allegra dei miei figli ci costringe a staccarci.
Mio padre mi dà un bacio sulla fronte, poi si china per abbracciare i suoi nipotini, e potrei giurare di vedere i suoi occhi lucidi per la commozione.
“Amori miei, che bello vedervi..” mormora, stringendoli a sé, e il mio cuore si riempie di gioia.
Volgo lo sguardo verso Christian, che mi fa l’occhiolino e mi sorride. È indescrivibile l’emozione che provo in questo momento, nel vedere i miei bambini tra le braccia del nonno, e la felicità incontenibile di mio padre.
Una volta rialzatosi, Ray abbraccia anche Christian, facendogli gli auguri per il suo compleanno.
“Ma cosa.. cosa ci fate qui?” domanda poi, ancora emozionato ed incredulo.  
“Abbiamo voluto farti una sorpresa per la tua festa..”
Ray sorride radioso, e ci invita ad entrare in casa. Ci accomodiamo in salone.
“Ti abbiamo disturbato papà? Stavi pranzando?”
Mio padre si siede sul divano con i suoi nipotini sulle gambe.
“Ma siete impazziti? Quale disturbo? Non potevate farmi un regalo più bello!”
“Nonno, vuoi vedere i miei supereroi?” chiede ad un tratto Teddy.
“Ma certo tesoro mio, tutto quello che volete..” gli dà un bacio sulla guancia. Poi si rivolge a noi “Ma raccontatemi, come va? La gravidanza come procede?”
“Benissimo papà..” rispondo con un sorriso.
“Tra quanto sapremo se è maschietto o femminuccia?”
“Il mese prossimo”
“Bimbi voi cosa vorreste? Fratellino o sorellina?”
“Sorellina!” risponde prontamente Phoebe, sempre molto decisa e ferma.
“Io vorrei un fratellino, però è uguale..” Teddy invece è un po’ più imparziale.
Mio padre ci guarda con un sorrisetto divertito. “Una bella lotta eh..”
Ad un tratto sentiamo un cellulare squillare, Ray si scusa e si alza per andare in cucina a recuperarlo.
“Pronto?.. Ciao Richard.. Sì.. No, non ho dimenticato l’appuntamento per pranzo, ma dobbiamo rimandarlo.. Ho ricevuto una bellissima sorpresa dalle persone più importanti della mia vita!”
Christian ed io ci guardiamo negli occhi e sorridiamo. Mi sento così felice ed orgogliosa di vedere quel luccichio negli occhi di mio padre.  
Dopo la telefonata, Ray propone di andare a pranzo fuori. Inutile dire che i bambini si mostrano più che entusiasti, e Christian ed io siamo più che felici di accontentare nonno e nipoti.

“Papà sei sicuro che non sia stato un problema annullare il pranzo al club con il tuo amico Richard?” domando, mentre entriamo al ristorante in cui mio padre ha voluto portarci.
Lui mi cinge le spalle con un braccio. “Tesoro ma secondo te un pranzo con un amico potrebbe mai essere più importante di voi? Io vi vedo e ancora non riesco a credere che siate davvero qui..”
Sorrido e gli do un bacio sulla guancia, che profuma ancora di dopobarba; come da rituale, mio padre la domenica e il giovedì si rade la barba.
Un cameriere ci viene incontro, accogliendoci con un sorriso gentile.
“I bambini mangiano nel seggiolone?” ci chiede mentre ci accompagna al tavolo.
“Io voglio mangiare seduto come i grandi” risponde prontamente Teddy.
“Anche io” gli fa eco Phoebe.
“Amore” mi rivolgo a ma figlia “Non è meglio se prendiamo il seggiolone per te? Sei ancora un po’ piccola e sei scomoda sulla sedia..”
Lei in tutta risposta incrocia le braccia al petto e mette il broncio. “Voglio stare sulla sedia come Teddy!” dice arrabbiata.
Sollevo lo sguardo verso Christian, che chiude gli occhi e sbuffa, ben consapevole di quanto nostra figlia sia testarda.
“Facciamo così” interviene mio padre “Oggi mangi in braccio al nonno, così arrivi all’altezza del tavolo. Okei?”
Phoebe riacquista subito il sorriso e annuisce.
Solitamente non amiamo tenere i bambini in braccio a tavola, ma in questo caso Christian ed io non osiamo fare obiezioni, perché è impossibile anche solo immaginare di poter spegnere quel sorriso sul volto dei nostri figli e soprattutto di mio padre, che vede i nipotini sempre troppo poco rispetto a quanto vorrebbe, per cui lascio che ogni tanto si prenda il gusto di viziarli.
“Per una volta che mangia in braccio non fa niente..” dice poi Ray, prima di sedersi con Phoebe sulle gambe e Teddy sulla sedia accanto.
“Menomale che ci sono i nonni” mormora Christian divertito, mentre anche noi prendiamo posto a tavola.
Ridacchio. “La verità è che tua figlia è cocciuta, quando si mette in testa qualcosa è un po’ difficile farle cambiare idea..”
“Chissà da chi avrà preso..” commenta mio marito, lanciando un’occhiata eloquente a mio padre.
“Già, perché tu invece sei un docile agnellino..” ribatto.
Christian ride e si allunga a darmi un bacio sulla guancia, sotto lo sguardo divertito di mio padre.
Mentre Teddy e Phoebe monopolizzano l’attenzione del nonno, io ne approfitto per sfogliare il menu e guardarmi intorno. Questo ristorante è delizioso, non l’ho mai visto in tutti gli anni che ho vissuto qui perché ha aperto da pochi mesi. Ha quel giusto mix tra eleganza e atmosfera familiare che lo rende perfetto per qualsiasi generazione, dagli adolescenti in comitiva, ai giovani sposi, alle famiglie con i bambini.
Dopo le ordinazioni, mentre aspettiamo gli antipasti, Teddy e Phoebe raccontano al nonno cos’hanno regalato a Christian per il suo compleanno e per la festa del papà, e lui è completamente rapito da loro.
I miei figli erano entusiasti all’idea di venire a trovare nonno Ray, e lo sguardo di pura felicità di mio padre mi dice che non potevamo prendere decisione migliore di quella di volare qui oggi, anche se sarà solo per poche ore.
“Tu invece cosa ci racconti di bello, papà?” chiedo ad un tratto, davanti al mio splendido e profumato piatti di antipasto mare e terra.
“Volevo aspettare per dirvelo perché non è ancora ufficiale, ma visto che siete qui.. La scuola militare di Portland  mi ha offerto un posto nel team organizzativo..”
Lascio andare la forchetta nel piatto e sgrano gli occhi; so quanto mio padre desiderasse riavvicinarsi al mondo militare.
“Ma.. dici sul serio? E cosa dovresti fare?” domando incredula.
“Principalmente coordinare le attività delle nuove leve, organizzare le lezioni, gli addestramenti, cose così..”
“Un impiego di alta responsabilità..” osserva Christian.
“Sì, e sono davvero felice che abbiano pensato a me..”
“Quando inizierai?”
“A settembre. Non vedo l’ora. È un nuovo capitolo della mia vita che inizia..”
Sorrido. Vederlo così euforico e pieno di progetti mi riempie il cuore.
“Papii, mi sono sporcato tutte le mani..” interviene ad un tratto Teddy, con le mani completamente impiastricciate del sugo della sua pasta al pomodoro.
“Tanto per cambiare..” commenta Christian, alzandosi “Dai, andiamo a lavare le mani..”
“Anche io papà!” aggiunge Phoebe.
Christian li prende entrambi per mano e si dirigono in bagno.
“Tesoro, non ti piace il polipo?” domanda mio padre, notando la mia lentezza nel mangiare.
Sorrido. “No papà, mi piace. Mangio lentamente perché non vorrei rischiare di vomitare tutto..”
“Oh, allora fai bene..” ridacchia e si alza per venire a sedersi accanto a me. “Come stai tesoro?” chiede scostandomi una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
“Benissimo papà. Christian ed io siamo davvero felici. Questo bambino, anche se non l’abbiamo programmato, è la cosa più bella che potesse capitarci, e anche Teddy e Phoebe sono entusiasti all’idea di un fratellino o una sorellina..”
Mio padre sorride e mi accarezza il viso. “Per me non c’è niente di più importante al mondo di sapere che voi state bene e siete felici. Questo rende felice anche me..”
Emozionata dalle sue parole, mi sporgo di slancio per abbracciarlo e lasciarmi coccolare, sentendomi per una volta figlia prima che mamma.
“Ti voglio bene papà..”
“Anche io tesoro mio!”

Quando arriviamo al dolce, posso finalmente dare il regalo a mio padre. Estraggo una piccola busta da lettere dalla borsa e gliela porgo.
“Ana ma non ce n’era bisogno. Il mio regalo è avervi qui..”
Sorrido. “Lo so papà, però dai apri!”
Ray sorride a sua volta e poi apre la busta, estraendone due pezzi di carta.
Alla vista del primo lo vedo sgranare gli occhi, e trattengo a stento una risata; ero sicura che sarebbe stata questa la sua reazione.
“Un biglietto in tribuna autorità per la partita dei Mariners la prossima settimana..” osserva, incredulo “Ma.. ragazzi.. io.. io non so che dire..”
“Non devi dire nulla, solo venire a Seattle e goderti il match..” dice Christian.
“Ma la sorpresa non è finita qui..” aggiungo.
Mio padre solleva lo sguardo e lo punta nel mio. “Perché? Cos’altro hai architettato?” chiede divertito.
Ridacchio, ed è mio marito a rispondere al mio posto. “Perché abbiamo fatto lo stesso regalo a mio padre, e ho preso due biglietti anche per me e Teddy, quindi andremo tutti insieme allo stadio!”
Ray continua a fissare stupito il biglietto dello stadio. “Io.. davvero non so come ringraziarvi. Il pensiero di vivere quest’esperienza insieme a voi mi riempie il cuore di gioia..”
Sorrido, e mi stringo al suo braccio. “Inoltre per Teddy sarà la prima volta allo stadio, e volevamo che vivesse questo nuovo battesimo di fuoco con il suo papà e i suoi nonni..”
“Grazie ragazzi, grazie davvero. È un regalo meraviglioso!” dice, per poi dedicare la sua attenzione all’altro pezzo di carta che era nella busta, un semplice bigliettino con due parole scritte da me.

Un solo giorno all’anno non è mai abbastanza per festeggiarti, così come una vita intera non sarà mai abbastanza per dimostrarti quanto sei speciale, quanto ti voglio bene, e quanto mi senta fortunata ad essere tua figlia.
Tanti auguri papà. Ti voglio bene.
La tua Anastasia


Mentre legge vedo i suoi occhi farsi lucidi, e subito dopo mi cinge le spalle con un braccio, attirandomi a sé e dandomi un bacio sulla tempia.
“Sono io ad essere fortunato ad avere una figlia come te..” mormora, stringendomi forte.
Dopo il dolce, la migliore torta Sacher che abbia mai mangiato nella mia vita, e dopo un lungo battibecco tra mio padre e Christian su chi dovesse pagare il conto (incredibile ma vero, mio marito ha trovato qualcuno più testardo di lui ed è stato costretto ad arrendersi), usciamo dal ristorante, e mio padre decide di portare Teddy e Phoebe alle giostre.
Il parco divertimenti è lo stesso in cui Ray portava me quando ero piccola, e mi rendo conto che, anche se sono passati vent’anni, per certi versi è come se il tempo si fosse fermato: mio padre ha qualche capello bianco in più, ma ha la stessa energia e la stessa euforia di allora, e i miei figli hanno negli occhi una gioia che mi fa scoppiare il cuore; seguono e ascoltano il nonno come se lo venerassero, affascinati dai suoi racconti e dal suo modo di farli divertire e fargli scoprire le cose.
Ad un certo punto, mentre nonno e nipoti fanno la fila per salire sul trenino, Christian ed io ci sediamo su una panchina e li guardiamo da lontano.
“Sei stanca?” domanda Christian attirandomi tra le sue braccia e baciandomi una tempia.
Sorrido e scuoto la testa. “No, sono così contenta di essere qui..”
Christian ricambia il mio sorriso e mi scosta una ciocca di capelli dietro all’orecchio. “E sei anche bellissima” mormora prima di allungarsi per baciarmi.
Adoro da morire quando mi dedica queste piccole attenzioni in pubblico, come se fossimo due adolescenti alla prima cotta.
“E tu lo sai che sei il trentaquattrenne più sexy del mondo?”
Lui sorride. “Se me lo dici tu ci credo..” nasconde il viso nell’incavo del mio collo, ed io rabbrividisco al contatto del suo respiro caldo sulla mia pelle.
Poco dopo ci alziamo, sollecitati dai nostri figli che stanno per salire sul trenino. Ci prendiamo per mano e ci avviciniamo alla ringhiera per poterli guardare.
“Non so se si stiano divertendo di più i bambini o il nonno..” osserva Christian divertito.
Scoppio a ridere. “Mi sa che hai ragione..”
Mio marito mi abbraccia da dietro, posandomi le mani sul ventre, e mi lascia un tenero bacio tra i capelli.
“Il nostro Puntino che dice?”
“Mmm.. dice che è contento di essere andato in elicottero, che ha gradito moltissimo il pranzo, soprattutto il dolce, e che non vede l’ora di conoscere il suo papà per fargli i doppi auguri da vicino..”
Christian mi stringe più forte, muovendo con delicatezza le dita sulla mia pancia. “Anche io non vedo l’ora che nasca..” sussurra “O almeno di sapere il sesso, di sentirlo muovere..”
Mi volto tra le sue braccia, allacciando le mie intorno al suo collo. “Anche io non vedo l’ora.. Ti ricordi quanto scalciavano forte Teddy e Phoebe quando sentivano la tua voce??”
Mio marito ride, e un lampo di emozione gli attraversa gli occhi argentei. “Sì, era qualcosa di straordinario. E non aspetto altro che rivivere quelle emozioni ancora una volta..”
Gli sfioro il viso con i polpastrelli e poi lo bacio dolcemente.
“Mammaaaa, papààààà!” le urla allegre dei nostri figli ci costringono a staccarci.
Ci voltiamo e li vediamo agitare le braccia per salutarci da uno dei vagoni del trenino. Ridiamo e alziamo le mani per ricambiare il saluto.
“Se penso a quante volte sono andata su quel trenino da piccola..” osservo, con la mente persa nei ricordi.
“Ti piaceva?” domanda Christian.
“Moltissimo!”
“Vieni con me” mi porge la mano, ed io praticamente senza pensarci la afferro.
È un gesto che ormai faccio istintivamente: quando mio marito mi porge la mano, la mia è sempre pronta ad unirsi alla sua. È un modo per affidarmi a lui, anche quando non so che intenzioni abbia.
Le intenzioni che ha adesso le comprendo subito dopo, quando lo vedo dirigersi verso la sbarra che dà accesso ai binari.
“Christian che vuoi fare?” chiedo, cercando di tirarlo verso di me.
“Andiamo sul trenino..”
“Ma sei impazzito? Alla nostra età, e poi è già partito..”
Christian sbuffa e, ignorando completamente le mie obiezioni, si avvicina ad uno dei tecnici. Confabulano per alcuni secondi, e poi l’uomo si volta per premere alcuni pulsanti su una colonnina elettronica.
Il trenino rallenta fino a fermarsi sui binari davanti a noi. Il tecnico con un sorriso solleva la sbarra e ci invita a salire.
Sono sicura di avere le guance rosse per la vergogna, ma non ho tempo di pensarci perché mio marito mi trascina con sé e mi fa salire sull’ultimo vagone del trenino, l’unico rimasto libero. Chiudiamo la porticina e la giostra riparte. Christian intreccia le dita con le mie, ed io non posso fare a meno di scoppiare a ridere.
“Ma ti rendi conto? Trentaquattro e quasi ventotto anni, due figli più uno in arrivo, direttori di aziende.. e facciamo fermare il trenino per salirci su..”
Mio marito si accoda alla mia risata. “Non è colpa mia se i tuoi famigerati ventotto anni in certi momenti sembrano solo otto. Dai, vorresti farmi credere che non sei contenta di fare il giro in giostra?”
Mi guardo intorno. “Decisamente non sono credibile..” affermo divertita.
Christian scuote la testa, ridendo, e poi mi bacia. “La mia bimba” mormora accarezzandomi i capelli.
“Io sarò anche una bimba, ma tu che mi assecondi in ogni mia follia, probabilmente sei pazzo..”
Mi stringe a sé. “Sono pazzo di te”.


POV CHRISTIAN

Poco prima delle 18, dopo svariati minuti di saluti e abbracci, saliamo su Charlie Tango per ritornare a Seattle. So bene che ogni volta che andiamo a trovare Carla o Ray, per Ana ripartire è sempre un po’ doloroso, ma la felicità che ho visto negli occhi di mio suocero nel momento in cui ha abbracciato i bambini e poi sua figlia, ci ha fatto capire che non potevamo fargli un regalo più bello della nostra presenza, anche se le ore che trascorriamo insieme ci sembrano sempre troppo poche.
All’eliporto di Seattle troviamo ad attenderci Sawyer, che ci riporta a casa.
“Cavolo, tra solo un’ora dobbiamo essere al ristorante..” osserva Anastasia, entrando in salotto e buttandosi a sedere sul divano.
“Tranquilla amore, tanto lo sai che i miei fratelli non sono noti per la loro puntualità..” la rassicuro, facendola ridere.
“Io ho fame!” interviene Teddy.
“Sai la novità..” commenta mia moglie.
Ridacchio, sparendo poi in cucina. Prendo acqua, succo di frutta e biscottini e torno in salone. Poso il piatto con i biscottini sul tavolino per sfamare i due diavoletti e poi mi siedo accanto a mia moglie.
“Acqua o succo?” domando.
“Succo”
Verso la bevanda in due bicchieri e uno lo porgo a lei.
“Lampone” osserva, assaporandolo “È buonissimo!”
Sorrido e poso il mio bicchiere sul tavolino, dopodichè mi chino per lasciare un tenero bacio sulla pancia di mia moglie. Siamo appena entrati nel quarto mese ed è questo il periodo in cui si comincia a vedere bene. È bellissima.
“Ciao cucciolo” sussurro verso il suo ombelico, per poi appoggiarvi la guancia sopra, lo sguardo rivolto verso la mia splendida donna.
Anastasia sorride e intrufola le dita nei miei capelli.
“Ti amo” mima con le labbra.
Do un altro bacio al nostro Puntino e poi mi alzo, sistemandomi accanto a mia moglie, le prendo il viso tra le mani e la bacio con dolcezza. “Io ti amo di più” sussurro, stringendola poi a me.
“Papà hai dimenticato che stasera c’è la tua festa?” mi riprende ad un tratto Teddy.
“No, non l’ho dimenticato”
“E allora basta baci, ci dobbiamo vestire!” ordina, anche alquanto risentito.
Guardo Ana, che a stento trattiene una risata.
“Senti un po’” dico alzandomi e avvicinandomi a mio figlio “Ma non è che per caso sei geloso quando io do i baci alla mamma?”
Teddy ride e scuote la testa.
“No?” lo acciuffo e inizio a fargli il solletico, mentre lui ride e si dimena.
“Non sei geloso?” continuo a torturarlo, con lo splendido sottofondo della sua risata, e di quella di Ana e Phoebe che ci osservano.
Metto fine alla mia tortura in cambio di un abbraccio, e poi Ana ed io ci decidiamo ad andare a prepararci per la serata, dividendoci i compiti: lei pensa a Phoebe ed io a Teddy.
Quando ha sentito che avrei voluto farmi cucire una camicia su misura per questa sera, il mio ometto ne ha voluta una anche per sé, che fosse assolutamente identica alla mia, comprese le iniziali in corsivo all’altezza della vita.
Il fatto che mio figlio voglia somigliare a me, imitarmi nel vestire, nei modi di fare, mi rende immensamente orgoglioso. Per me, che per anni ho vissuto nella consapevolezza di essere in qualche modo sbagliato, rotto dentro, sapere di essere un modello da seguire per mio figlio è un’emozione indescrivibile, perché so che ai suoi occhi sono un esempio, un ideale; sono, come spesso dice Anastasia, il suo supereroe, e ogni giorno mi impegno affinchè possa continuare a meritare la fiducia e l’ammirazione del mio bambino.
“Papà” mi richiama Teddy dal suo pouf, mentre mi specchio e faccio il nodo alla cravatta.
“Dimmi tesoro”
“Ma se nascerà un fratellino maschio, anche lui si vestirà uguale a noi?”
Lascio perdere un attimo la cravatta e mi volto verso di lui, non riuscendo a nascondere un tenero sorriso. Teddy e Phoebe sono così emozionati e curiosi all’idea del fratellino/sorellina che fanno sempre tante domande, come se temessero di farsi trovare in qualche modo impreparati al suo arrivo.
Mi avvicino a mio figlio e mi chino davanti a lui. “Beh, prima di tutto dobbiamo scoprire se sarà un maschietto o una femminuccia. E poi lo sai che i bimbi quando sono piccoli indossano le cose dei bimbi piccoli; quando poi sarà un po’ più grande potrà vestirsi come noi, con i jeans, le camicie, i maglioncini..”
“E gli posso regalare anche i miei vestiti?”
“Certo! Poi ne compreremo tanti altri, e li sceglieremo tutti insieme..”
Teddy sorride e si sporge ad abbracciarmi. Lo stringo forte a me e mi sento pervadere da un senso di pace e di amore ineguagliabile.
“Interrompiamo qualcosa?”
Teddy ed io ci stacchiamo e ci voltiamo verso l’uscio della cabina armadio.
“Uau” commento, osservando Ana e Phoebe che si tengono per mano.
Mia moglie indossa un semplice tubino rosso, che accarezza meravigliosamente le curve del suo corpo, evidenziando il pancino appena accennato; sotto ha abbinato un paio di scarpe nere con il tacco, i capelli sciolti sulle spalle e il trucco leggermente più marcato del solito: è splendida. La mia piccola principessa, invece, ha un vestitino rosso con un nastro di raso bianco in vita e un paio di ballerine bianche.
“Siete stupende!” mormoro, baciando mia moglie e chinandomi ad abbracciare mia figlia.
“Noi siamo belli, mamma?” domanda ad un tratto Teddy.
Anastasia mi guarda, sorridendo, e accarezza i capelli di nostro figlio. “Amore mio, siete bellissimi..” dice emozionata, e poi posa lo sguardo su di me “Prima di andare al ristorante, ti va di vedere una cosa?”
La guardo sorpreso, e annuisco. Scendiamo tutti e quattro al piano inferiore, Ana scambia uno sguardo di intesa con Sawyer e poi gli chiede di tenere d’occhio i bambini.
“Vieni con me” dice prendendomi per mano.
“Ma dove andiamo?”
Anastasia si ferma nell’atrio e mi guarda negli occhi. “Ho un regalo per te!”
“Un altro?” domando stupito.
Mia moglie annuisce, afferra un foulard dall’attaccapanni e lo usa per coprirmi gli occhi. Me lo annoda saldamente dietro la testa e poi mi prende per mano. Sento che apre la porta di casa e mi guida giù per le scalette del portico.
“Sei pronto?”
Annuisco.
“Okei. Allora uno.. due..” porta le mani dietro la mia testa, per sciogliere il nodo del foulard “..e tre!”
Sento la morbida stoffa allentarsi e lasciare il mio viso, apro gli occhi e non riesco a credere a ciò che vedo.
Guardo Anastasia con gli occhi sgranati, e lei mi sorride, consapevole di avermi lasciato letteralmente di stucco.
Davanti a me troneggia in tutta la sua maestosa presenza una bellissima Audi Q7 da 7 posti, nera, elegante e dall’aspetto per nulla pesante.
“Ana questa è.. io..” farfuglio, alternando lo sguardo tra lei e l’auto “Tu sei pazza..” mormoro infine.
Mi avvicino alla macchina e delicatamente ne sfioro le fiancate, le portiere, i fari. È davvero fantastica, e mai e poi mai mi sarei aspettato un regalo del genere.
Anastasia se ne sta ad osservarmi con le braccia conserte, e sul volto un sorriso fiero. Mi avvicino a lei e le prendo le mani, ancora emozionato ed incredulo.
“Io vorrei dire qualcosa di sensato, di originale, ma davvero non…”
Mia moglie mi zittisce posandomi un dito sulle labbra. “Non devi dire niente. Il tuo sguardo luminoso ed emozionato dice già tutto..”
Sorrido. “Ma come ti è venuto in mente di farmi un regalo simile?”
“Beh, la famiglia si sta allargando, e tra seggiolini, la futura carrozzina, insomma.. rischiamo di non riuscire ad entrare più in macchina..”
Rido divertito. “Mi sa che hai ragione..” la attiro tra le mie braccia e la bacio.
“Grazie piccola, grazie..” sussurro, sfiorandole il viso con i polpastrelli.
Ana mi sorride e si stringe a me, facendo incontrare nuovamente le nostre labbra. Ci baciamo per diversi minuti, stringendoci forte, dando e prendendo tutto, vivendo l’uno del respiro dell’altro.
“Ti amo” mormoro, una volta staccatomi da lei.
Mia moglie mi rivolge uno di quei sorrisi che fanno finire il mondo e sussurra un “Anch’io”.
“Papà, andiamooo??” ci interrompe una tenera ma squillante vocina.
Ci voltiamo verso il portico, dal quale i nostri figli ci osservano in attesa.
Ana ed io ridiamo e poi facciamo salire i bambini in macchina nuova; Sawyer, efficiente come sempre, aveva già messo i loro seggiolini sui sedili posteriori. Dopo aver chiuso le finestre del salone e la porta d’ingresso, saliamo in auto anche noi, tutti e quattro vicini.
“Che bella questa macchina papà!” esclama Teddy, quasi più euforico di me.
Mi muovo sul sedile, non riuscendo a nascondere un sorrisetto ebete; devo ammettere che in questo momento mi sento molto come un bimbo alle prese con un nuovo giocattolo. Mia moglie se ne accorge e comincia a ridere.
Mentre Sawyer parte e imbocca il vialetto verso il cancello, stringo la mano di mia moglie e osservo i miei bambini, felicissimo per questa nuova ed elegante auto, ma ben consapevole che il mio regalo più grande è al suo interno.  



Angolo me.
 
Buonasera mie splendide ragazze!
Questo capitolo arriva con grande ritardo rispetto ai precedenti, e mi scuso immensamente per questo, ma il mese di settembre è stato un po’ impegnativo: ho ripreso il tirocinio, ho avuto alcuni impegni familiari importanti, e in più ho avuto una sorta di “crisi”, perché non riuscivo a mettere nero su bianco il capitolo, pur avendolo ben in mente.
C’è il POV di Roxy che vi avevo promesso, con una romanticissima sorpresa da parte di Thomas. Il resto del capitolo è incentrato su un’unica giornata, che vede doppi festeggiamenti in casa Grey, di conseguenza cascate di regali, sorprese e tante emozioni.
Spero con tutto il cuore che, nonostante tutto, il capitolo vi sia piaciuto. Come sempre ci tengo a sapere le vostre opinioni, che per me sono fondamentali.
Nel prossimo capitolo scopriremo il sesso di Puntino Tre, e avremo un dolce regalo da parte del nostro amministratore delegato preferito per la sua splendida moglie.
Voglio ringraziarvi ancora una volta per la vostra enorme pazienza e il vostro immenso affetto. Ogni singola parola che mi scrivete mi fa sorridere, e voglio dire un grazie anche a chi legge silenziosamente; ciascuna persona che dedica un pezzetto del suo tempo alla mia storia mi rende felice e mi sprona a fare sempre meglio. Per cui grazie, grazie, grazie.
Alla prossima.
Un forte abbraccio.
Mery.
P.S. Chiedo scusa per eventuali errori perché è tardi e non ho riletto per intero il capitolo. 
 
 
   
 
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