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Autore: cin75    13/10/2017    6 recensioni
E se il Team Free Will esistesse davvero solo che a farne parte fossero Jared , Jensen e Misha???
Infondo sempre di amicizia di parla!!!
Solo di amicizia. Quella vera!!!!
Team Free Will, questa è per te, amica mia!!!!!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles, Misha Collins
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Only Friendship'
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I giorni passarono e nonostante i due giovani attori di ignoravano diplomaticamente senza dare adito a nessuno di poter dire qualcosa, o senza creare disagio sui set e durante le riprese, Misha sapeva che le cose tra loro non erano cambiate.

Jared aspettava che Jensen sbollisse.

Jensen aspettava che Jared ammettesse il suo errore.

Misha aspettava che entrambi la smettessero di fare i “capricci”.

 

E in quella situazione, il moro, si rese conto di non avere, con i suoi amici, la stessa pazienza che aveva con i suoi figli. Quindi decise di agire.

 

Un pomeriggio, con una scusa, si era trascinato nel suo trailer Jared, poi mentre il giovane era distratto dall’ennesimo sclero web dell’amico, Misha, approfittando del fatto che la mattina, durante le riprese, si era sentito poco bene, chiedeva a Jensen, con un messaggio, di raggiungerlo al suo camper perché aveva bisogno di aiuto. Sapeva che il biondo , di certo, non avrebbe rifiutato.

Infatti, circa cinque minuti dopo , Jensen, senza nemmeno bussare, entrò nell’alloggio mobile del collega.

“Misha, ma che succede? Hai bisogno di aiu….”, ma non finì perché si ritrovò di fronte sia a Misha che a Jared.

Il primo lo guardava con un’espressione mista tra preoccupazione ma anche soddisfazione per quell’incontro. Il secondo invece, aveva sul viso, un’espressione di pura sorpresa.

“Che significa?!” fece Jensen.

Jared abbassò lo sguardo e così fu Misha a farsi avanti.

“Ok! Ascolta.” fece e poi guardò anche Jared. “Ascoltate….nessuno dei due ha programmato questo incontro. C’ho pensato io, tutto da solo. Così avrete una cosa di meno su cui scannarvi!” ci tenne a precisare come suo prologo, mettendosi tra i due.

“Misha...” lo richiamò Jared.

“Noi non abbiamo niente di cui….” fese Jensen.

“No!” lo fermò con tono severo Misha e il biondo si zittì, sorprendendosi del tono appena usato dall’amico. “Ho parlato con entrambi e so cosa vi sta succedendo e che cosa è successo. Ed è…..” pensando alla parola giusta da usare per spiegarsi al meglio. “...è una stronzata!”

Perfetto!!!


“Come scusa?!” si ritrovarono a dire all’unisono i due, che si lanciarono uno sguardo veloce , per quel momento di sintonia.


“Vedete!!” esclamò entusiasta Misha. “I J2 ci sono ancora.”

“Misha non siamo ad una convention, non siamo di fronte a dei fan o di fronte a qualche tv; quello che ci è successo è vita reale e come tale dobbiamo affrontarla e accettarla!” disse Jensen.

“Dobbiamo risolverla , se possiamo, a modo nostro!” si accodò Jared.

“E ignorarvi ed evitare il più possibile di parlarvi o stare insieme, è risolverlo a modo vostro?!” li rimproverò Misha.

“Senti..” provò ancora il più giovane.

“No, sentite voi!” spostandosi in modo da far rimanere uno accanto all’altro i due ragazzi e lui vicino alla porta del camper. “Non ci riesco a starne fuori. Non con voi. È più forte di me. Voglio che risolviate la situazione. Voglio che facciate pace. Rivoglio i miei due amici come li ho conosciuti. Cazzo!, voglio perfino che ritorniate a farmi scherzi stupidi e assurdi fuori e dentro il set. Perciò ….” fece guardando Jared. “...tu, digli perché gli hai mentito a casa tua e tu….” spostando lo sguardo su Jensen. “..tu, digli che sapevi che mentiva e spiegagli perché stai agendo così!”

E quelle parole sortirono l’effetto voluto. I due ragazzi si guardarono e deglutirono al rimprovero dell’amico.

“Io...” fece ancora Misha. “Io vi aspetto qui fuori e riaprirò questa porta solo in due casi. Se vi sentirò ridere o se vedrò il sangue colare sotto la porta!!” e detto questo se ne andò, lasciandoli soli.


 

Quando Misha usci, Jensen sembrò seguirlo. Mise la mano sulla maniglia , pronto ad andarsene anche lui.

Jared sentì un tonfo al cuore osservando quel gesto da parte dell’amico e quello stesso cuore riprese a battere quando vide Jensen rinunciare a quella sorta di fuga.

“Jensen...” lo chiamò con un filo di voce.

“Sei hai qualcosa da dire, dilla adesso.” proferì con tono freddo Jensen, mentre ancora nemmeno distoglieva lo sguardo dalla maniglia su cui la sua mano era ancora ferma.

Jared sapeva che quello era il momento in cui dovevano e potevano chiarirsi.

“Che voleva dire Misha quando ti ha detto che sapevi che mentivo?!” chiese.

“Di tutto quello che è successo e che ci siamo detti, questo è quello che ti interessa?!” lo provocò Jensen.

“Per il momento. Rispondi. Che significa?!” lo incalzò.

Jensen si spostò dalla porta del camper e avanzò verso quello che nonostante tutto quel casino, nel suo cuore, non aveva mai smesso di essere il suo migliore amico.

“Sapevo che quello che mi hai detto quel giorno a casa tua quando abbiamo litigato era una bugia. Che quello che mi stavi gettando addosso sotto le vesti di rabbia e frustrazione erano un mare di stronzate!” rispose con un leggero sorriso, prima di sedersi sulla poltroncina preferita di Misha.

Jared , si spostò anche lui, su una sedia poco distante da Jensen. Lo guardò perplesso. Sorpreso.

“Sapevi che stavo mentendo?!”

“Certo che lo sapevo? Io sono il tuo Sam: Non c’è nessuno al mondo che ti conosce come ti conosco io.” fece , facendo sua la battuta che anni addietro fu recitata da un più giovane Jared nei panni di un Sam decisamente emozionato. “Sapevo che stavi male, che avevi un altro dei tuoi momenti e non c’ho pensato due volte a posticipare ogni mio impegno. La mia famiglia, te compreso con annessi e connessi non verrete mai dietro a nulla e nessuno.”

“Ma allora…” cercava ancora di capire.

“Quando sei esploso in quel modo dicendomi quello che mi hai detto, ti ho guardato e non ci ho messo molto a capire che stavi mentendo. Volevi recitare con me ?!” lo provocò Jensen , nella cui voce, ormai non c’era né più rabbia né rancore ma solo il solito tono amichevole che Jensen usava sempre quando erano loro due.

Jared si sentiva uno strano groppo in gola. Sebbene si sentisse in colpa per come si era comportato con Jensen, sotto sotto , si sentiva anche preso in giro dall’amico.

“Perchè non mi hai detto che avevi capito che mentivo?!” sembrò rimproverarlo. “Cos’è? Una prova? Volevi farmi un test ?”

“ Niente prova. Niente test.” assicurò Jensen. “Ma solo una gran voglia di farti capire che per quanto tu ci possa o voglia provare, non ti libererai mai di me e della mia amicizia. Mi dispiace per te, ma io sono qui. Ci sarò sempre anche a costo di essere ossessivo. Ci sarò anche quando mi costringerai a starti lontano. E quando….” stava continuando Jensen quando Jared si alzò di scatto dalla sua sedia.

“Dannazione! Dannazione!!!” imprecò voltandosi di spalle così da non farsi vedere da Jensen. “E’ per questo! E’ per questo!!”

“E’ per questo, cosa?!” gli fece eco Jensen alzandosi anche lui e raggiungendolo. Il biondo gli mise una mano sulla spalle contratta dalla tensione, per costringerlo a voltarsi e a guardarlo e quando ci riuscì, insistendo, vide la frustrazione sul volto dell’amico. “E’ per questo….cosa?” ripetè con più insistenza.

“E’ per questa tua testardaggine nel volermi sempre aiutare, stare accanto quando sto di merda, giustificare le mie stronzate con i fan….è per questo che devo tenerti lontano. Non puoi essere il mio salvatore! Non con una famiglia tutta tua, Jensen. Non con una famiglia tutta tua!!” ribadì. “Loro meritano il cento per cento di quello che puoi dargli.”

Il sorriso di Jensen a quelle parole, divenne da amareggiato a triste.

“Da quando noi due non siamo una famiglia, Jared? Da quando l’amicizia che ci lega ha smesso di essere talmente forte da non poter più permetterci di aiutarci nei momenti di bisogno?! Io ho ancora bisogno di te , quando sto' di merda, Jared. Quando vorrei mandare tutti a fanculo perchè voglio stare da solo. Ho bisogno della tua mano sulla mia spalla quando alcune cose della vita mi costringono a mostrare quella debolezza che vorrei essere solo mia. Ho perfino bisogno dei tuoi assurdi abbracci perchè....perchè sì. Perchè mi fanno sentire bene, dannazione!!! ” asserì con un tono di rimproverò, ma senza rabbia.

“Io..io...” balbettò Jared.

“Per me, niente è cambiato tra di noi. In quello che sento per te, per Gen, per i tuoi bellissimi figli, per i tuoi genitori. Smettila di credere che l’amore che provo per voi, sia un peso. Che stare accanto a te o ad uno solo di voi sia un sacrificio per me, perché non lo è, non lo è mai stato e mai lo sarà, maledetto stupido!” concluse , costringendo il giovane ad un abbraccio quasi disperato, forse simile a quell’abbraccio che Jensen sentì di dover dare a Jared alla fine della convention di Roma del 2016, quando proprio Jared ringraziò il pubblico per quelle sue “assenze” negli anni precedenti.


 

In quell’abbraccio, ora, Jared , sentì di nuovo tutto il sopporto e l’amicizia dell’amico. E si arrese. Lo abbracciò in ricambio. Forte, possessivo. Forse colpevole.

Infatti in quella stretta, si ritrovò a sussurrare un mortificato “Mi dispiace! Amico mio, mi dispiace!”

Jensen sorrise.

La tempesta era finalmente passata.

Gli battè qualche pacca sulla schiena e rassicurandolo rispose: “E’ tutto ok! Jared, è tutto ok, amico! Ci sono e ci sarò sempre.”

 

Quando si staccarono, i loro sguardi sembrarono confermare che quell’assurdità doveva essere definitivamente dimenticata. E così sarebbe stato perché, e non lo avrebbero mai ammesso, Misha aveva ragione: la loro amicizia non poteva perdersi in quel modo.


Jensen si sistemò, così Jared, e fece per guardare fuori dal finestrino del camper.

“Chi cerchi?!” chiese Jared, curioso.

“Quel pazzo di Misha. Era davvero preoccupato per noi!” rispose Jensen mentre guardava ancora fuori, senza però vedere l’amico.

“E’ un amico!” convenne Jared, ripensando a quello che l’interprete di Castiel aveva fatto per loro.

“Uno dei migliori!” ribadì Jensen , sorridendogli.

Poi si spostò dal finestrino e andò verso la porta.

Girò la maniglia e…

“Che gran figlio di puttana!!!” esclamò tra rabbia e sorpresa.

“Che succede!?” si accodò Jared.

“Quello psicopatico ci ha davvero chiusi dentro!!” rispose mostrando all’amico che la porta era chiusa.

“Cosa??” fece Jared che andò verso Jensen per provare anche lui ad aprire, senza riuscirci. “Ma è impazzito?!” disse mentre vide Jensen prendere il suo cellulare. “Che vuoi fare?!”

“Lo chiamo.” rispose improvvisamente calmo. “Ha detto che gli manchiamo, no? , che gli mancano perfino i nostri scherzi. Beh!! sta’ a vedere questo di scherzo!” disse mentre digitava l’icona con cui aveva registrato il numero di Misha. Si schiarì la voce un attimo prima che l’amico rispondesse e scrocchiò il collo proprio come faceva ogni volta che stava per recitare una scena in cui occorreva un tono rabbioso.


Jensen?!

“Misha...che cazzo hai fatto? Mi hai chiuso qui dentro con lui?”

Ma io...

“Ora ti dico una cosa. Sono stanco di questa storia. Sono stanco di lui. Sono stanco di essere il martire a disposizione di tutti e sono stramaledettamente stanco di questa città...”

Jensen, aspetta...

“... di questo lavoro...”

Jensen, no….Jensen...

“..di ogni singola persona che mi gira intorno dalla mattina alla sera. Ti giuro che se adesso non muovi il culo e mi vieni ad aprire immediatamente..."

"Arrivo....Jensen, aspetta.....arrivo!!"

"..... non solo ti ritroverai con un amico in meno, ma anche con uno morto!! Cazzo, se vedrai il sangue colare da sotto la porta!!!”

Cazzo...cazzo...cazzo..

“Muovi il culo, Collins!!!” e mise giù prima che Misha potesse dire una sola frase sensata.


 

Un attimo dopo, Jensen, era perfettamente calmo, sereno e sì, decisamente soddisfatto.

Jared lo guardò. Sorridente ma di certo c’era della disapprovazione nel suo sguardo.

“Che c’è?!” fece con aria innocente Jensen, mentre si sedeva comodamente sul divanetto del camper.

“Sei un sadico bastardo, Ackles!” asserì con convinzione. “Gli avrai fatto venire un mezzo infarto!” lo rimproverò mentre si sedeva accanto a lui.

“Naahhh!” esclamò. “Scommetti che fra meno di cinque minuti lo vedremo entrare qui dentro?!”

Jared strinse le labbra in una chiara espressione di perplessità e poi…

“Io dico dieci!” lo sfidò.


 

Vinse Jensen. Orologio alla mano.

Dopo quattro minuti e 27 secondi, il povero Misha apriva la porta del camper con il fiatone e il cuore che quasi gli esplodeva sia per la corsa che per la preoccupazione.

Quando il bruno entrò nel suo camper dopo aver sonoramente sbattuto contro la porta per la fretta di aprirla, trovò i due attori placidamente seduti uno accanto all’altro, che dopo averlo visto in quelle condizioni, si battevano un più che amichevole pugno e poi scoppiavano in una fragorosa risata.

“Ho vinto!! Mi devi una cena, Padalecki!!” fece soddisfatto Jensen, mentre si alzava dal divano.

“Ehi!! ma non era solo una birra?!” chiese l’altro, mentre lo seguiva e tutti e due si avvicinavano al poveretto che ormai era seduto a terra per riprendere fiato.

“Già, ma non vorrai fare il tirchio con me, amico!!?”

“Non sia mai!” e passando accanto a Misha. “Ti unisci a noi, Mish?!”

“Quando avrai ripreso fiato, si intende!!” convenne Jensen.

 

Misha, dalla sua posizione, li guardò. Aveva capito che ormai era tutto risolto, ma cavolo se gli era venuto un infarto dopo la telefonata rabbiosa di Jensen.

Però, vederli di nuovo come li aveva conosciuti, bastava per sopportare di nuovo i loro scherzi.

“Lo sapete?!” fece ancora ansimando.

“Cosa?!” chiesero all’unisono i due attori.

“Siete due grandissimi str….”

“Ok!Ok!!” lo fermò Jared, sorridendogli e porgendogli la mano per aiutarlo a tirarsi su. “La offro anche a te la cena, basta che non diventi volgare!” scherzò mentre Jensen, invece, agendo come uno che aveva paura di toccare qualcosa, cercava di riassettare i vestiti di Misha.

“Tu….non...tu non...non toccarmi!” lo rimproverò l’interprete di Castiel, cercando , con movimenti isterici delle mani, di allontanare quelle del Jensen.

E scherzando ancora , tra una risata e una finta offesa, i tre amici, uscirono dal camper.

Con sommo sollievo di tutti e tre , sembrava che anche quel loro “reale” Team Free Will, fosse stato rinsaldato così come doveva essere.


 




Sai che puoi sempre contare su di me, 
E' per questo che ci sono gli amici 
Per i bei tempi e per i brutti tempi 
Sarò al tuo fianco per sempre

( That’s what friend are for, D. Warwick, E. John, S. Wonder)  


 

   
 
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