Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: _Qwerty_    14/10/2017    5 recensioni
Andromeda Black si scopre presto più matura della sua età e dei suoi compagni e deciderà di non aver paura delle proprie scelte, anche quando tutto sembra farle male.
Demetra Lestrange, molto talento, molti galeoni e molti complessi di inferiorità, imparerà col tempo che il compromesso non è sempre possibile, ma anche che non tutto il male viene per nuocere.
***
Eccomi qua con una nuova storia, quella che da tempo si nasconde nel pc e che finalmente ho ripreso in mano, ma soprattutto che ho trovato il coraggio di pubblicare qui. Si parlerà di Andromeda, di come ha conosciuto Ted e come ha maturato la decisione di allontanarsi dalla famiglia e scegliere lui, una nuova vita e nuovi valori, ma anche della sua miglior amica, Demetra Lestrange, un personaggio di mia invenzione, sorella minore dei famigerati Lestrange Mangiamorte e a sua volta sempre in bilico fra l’orgoglio purosangue tentato dalle arti oscure e la fedeltà ai sentimenti dell’amicizia e della giustizia.
La storia è stata scritta in parte anni fa e in parte adesso ed è una storia a cui tengo molto, per cui le recensioni sono ancora più gradite!
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Black, Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Famiglia Lestrange, Nuovo personaggio | Coppie: Lucius/Narcissa, Rodolphus/Bellatrix, Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
21. incidenti e coincidenze

XXI



In quella prima settimana di gennaio Demetra aveva studiato quasi tanto quanto ai tempi degli esami di scuola, ma i risultati non si erano fatti attendere. Aveva curato personalmente la difesa di un uomo accusato di essere stato affiliato ai Mangiamorte, il suo primo vero caso giudiziario importante senza il consiglio e la guida di suo padre. L’uomo in questione, un McKee qualunque, aveva di sicuro avuto a che fare con i Mangiamorte, fornendo loro soffiate e supporto logistico, ma l’accusa, a cui aveva partecipato per un breve intervento anche lo stesso Crouch, non aveva saputo dimostrare che l’imputato avesse fatto tutto ciò di cui era accusato e soprattutto permaneva il ragionevole dubbio che fosse stato sotto l’effetto della maledizione Imperius in molte occasioni. McKee se l’era cavata con un anno ad Azkaban e due anni di affidamento al Servizio di Reinserimento Sociale per Maghi Problematici, sezione Giustizia, e tutto grazie a lei. Addirittura il signor Crouch si era fermato per complimentarsi personalmente, riconoscendole la sua abilità anche se si trovava dalla parte avversa, e le aveva detto che sarebbe stata un ottimo acquisto per il Ministero se avesse deciso di candidarsi all’Ufficio per l’Applicazione della Legge Magica, scegliendo così di servire la comunità non più da privata cittadina ma con un impegno ufficiale. Demetra ovviamente aveva svicolato la questione evitando di rispondere direttamente, ma i ringraziamenti a Crouch per le sue parole di stima erano stati sinceri.  Ovviamente una strega della sua stirpe non aveva bisogno di lavorare, ma, si ritrovò a pensare Demetra esaltata come poche volte si era sentita, se non fosse stato per la situazione dei suoi fratelli avrebbe pensato seriamente alla proposta di Crouch.

Con questi pensieri, camminando a un metro da terra, si diresse nella hall del Ministero e si smaterializzò con un crack più sonoro del solito.
Una volta a casa, trovò l’elfa Binky in mezzo al corridoio principale che si dimenava cercando di prendere a testate il muro e ululando frasi sconnesse.
“Binky si dispiace! Binky si punisce lo stesso! Ma Binky doveva obbedire al padrone! Binky ha sempre detto la verità!” e via addosso al muro.
“Per la miseria, basta! Ferma! Dov’è papà?”
Ma l’elfa stava di nuovo prendendo la rincorsa contro il muro.
“Ora basta! Io ti ordino di smettere e rispondere alle mie domande!”
La corsa dell’elfa si arrestò in mezzo al corridoio come bloccata da un portentoso incantesimo di ostacolo.
“Allora, dov’è mio padre? – chiese Demetra avvicinandosi all’elfa – Cosa è successo?”
“Il padrone era arrabbiato, ed è andato da sua sorella, oh sì, Binky si ricorda della vecchia padroncina Augusta, era buona e sapeva fare un sacco di…”
“Binky non divagare, quello lo faccio io. Cosa è successo?”
“Il padrone e la padrona hanno litigato. Binky ha dovuto dire la verità, perché Binky obbedisce al padrone sempre perché è l’elfa di casa Lestrange, perché…”
“Ok, perché i miei hanno litigato di nuovo?”
“Il padrone ha saputo che la madre della padroncina spiava la sua corrispondenza e riferiva ai figli… Binky ha dovuto dirlo al padrone, anche se la padrona le aveva ordinato di non farlo, ma Binky dice la verità al padrone perché Binky serve la casa Lestrange e il padrone…”
“Ho capito, dai. Mia madre cosa fa adesso?”
“La mamma della padroncina se ne è andata, ha maledetto il padrone e se ne è andata!”
L’elfa riprese a singhiozzare ma sembrava sollevata di aver detto tutto.
Demetra rimase tuttavia piuttosto colpita.
Che i suoi litigassero spesso da molti mesi, e di frequente a causa dei suoi fratelli, non era una novità e anche il fatto che fino a non molto tempo prima cercasse di spiare tutte le sue mosse era stato abbastanza evidente, ma lei non aveva mai detto nulla a suo padre esplicitamente, da una parte perché non voleva che quello diventasse un’ulteriore ragione di litigi, dall’altra perché l’istinto le diceva di trovare da sola una soluzione.
In questo senso, sua madre era stata più drastica: se ne era andata da sola, e in quel momento forse suo padre era a sfogarsi e a riflettere sul da farsi con la sorella Augusta.
Demetra salì al piano superiore, diretta prima in camera a mettersi una veste più comoda e poi nella piccola stanza adiacente che aveva trasformato in una sorta di studiolo, in cui aveva accumulato tutti i libri che le erano serviti per i suoi incantesimi sperimentali.
Questa cosa degli incantesimi di distorsione della percezione altrui l’aveva appassionata un sacco e non poteva più nascondere a se stessa quale fosse il suo ambizioso obiettivo: riprodurre quello che aveva fatto Gramelius, cioè stregare una sagoma e far credere che fosse una persona precisa a fare qualcosa. Erano ovvie le possibili applicazioni illecite di tali incantesimi e non era un caso se gli unici incantesimi di Dissimulazione consentiti erano quelli eseguiti su creature magiche allo scopo solo di occultarle ai Babbani, ma forse era anche quello il divertente di tutto quanto. Aveva già fatto anche delle prove, ma erano prove in miniatura, perché non poteva certo eseguire quelle fatture davanti qualcuno che ne riconoscesse la natura. Gli unici che potevano condividere il suo entusiasmo erano Corban e forse Nicholas, ma doveva stare attenta, perché i due ormai facevano parte stabilmente degli affiliati al Signore Oscuro ed era sicura che Lui tenesse sotto controllo anche la vita privata dei suoi adepti. Inoltre, da qualche giorno sembravano entrambi di poche parole, come se avessero per la testa un sacco di pensieri, tanto che nei fugaci incontri al Ministero avevano entrambi evitato il suo sguardo, al punto che sulle prime si era sentita talmente offesa da pensare di inviare a entrambi un gufo pieno di imprecazioni. Poi però era stata assorbita dalla preparazione del caso di McKee e aveva rimandato a più avanti il chiarimento, notando soltanto che anche Malfoy, che di solito non perdeva occasione di mettersi in mostra e pavoneggiarsi al Ministero, sembrava diventato improvvisamente taciturno e pensieroso.
Ci ripensò proprio quella sera, mentre aspettava che suo padre rientrasse per la cena. A ben vedere, tutto stava diventando strano. Sua madre se ne andava di casa, ufficializzando la rottura con suo padre, cosa che fino a un paio di anni prima non avrebbe mai fatto, solo per salvare le apparenze. Crouch le offriva un posto all’Ufficio per l’Applicazione della Legge Magica e aveva ripetuto più volte quanto sarebbe stato significativo che proprio lei diventasse un membro della giustizia ministeriale. I suoi amici cambiavano atteggiamento da un giorno all’altro, come se avessero paura che lei potesse fare loro chissà cosa. Non aveva molto senso, ma il sesto senso le diceva che le cose erano in qualche modo tutte collegate, solo che non riusciva a capire come.

***

Londra, Ministero della Magia – Solo questa mattina, in una stringata conferenza stampa, il Ministro Jenkins ha confermato le indiscrezioni di stampa di alcuni giorni fa: la notte fra il 6 e il 7 gennaio è avvenuta un’intrusione all’Ufficio Misteri. Il Ministro non ha tuttavia rilasciato alcuna dichiarazione su quale sezione dell’Ufficio Misteri sia stata violata e in cosa consistano i danni di tale intrusione. Il Ministro ha più volte ribadito che non è stato portato via nulla che possa nuocere alla sicurezza della comunità, perché l’allarme è scattato immediatamente e una squadra addestrata di Indicibili dell’Ufficio stesso è intervenuta a neutralizzare gli effetti dell’intrusione. Il Ministro non ha risposto alla domanda sulla mancata collaborazione degli Auror alle operazioni di indagine interna, che restano quindi nelle mani degli Indicibili, nel solco dell’autoregolamentazione dell’Ufficio. Il Ministro ha inoltre smentito categoricamente che questo episodio possa essere in qualsiasi modo ricondotto a Voi-Sapete-Chi, una circostanza che getterebbe un’ombra inquietante sulla sicurezza dei processi gestionali nelle sezioni più delicate del Ministero.
Al termine della conferenza, ha preso la parola Allan Blackwood, storico Rappresentante per le Relazioni con gli Altri Uffici dell’Ufficio Misteri, che ha reso noto che si sono rese libere due posizioni lavorative senza vincoli di età e risultati scolastici presso l’Ufficio, in seguito al pensionamento anticipato di due Indicibili, di cui si rendono note solo le iniziali A. Y. e B. F., entrambi al momento ricoverati al San Mungo. Blackwood ha inoltre aggiunto che si tratta di una procedura usuale a tutela della salute dei due maghi dopo tanti anni di servizio con compiti molto impegnativi e fisicamente usuranti, che nulla hanno a che vedere con l’episodio increscioso in questione, e che gli Indicibili restano obbligati alla riservatezza totale su quanto concerne l’Ufficio Misteri anche dopo la fine del servizio.

“Ma A. Y. è tuo padre? Lavorava all’Ufficio Misteri, o sbaglio?” chiese Demetra a Yaxley una sera che lui finalmente aveva accettato di uscire, sempre nel quartiere magico di Edimburgo.
“Sì, ma io non so nulla di quella storia” rispose lui, più brusco del solito.
“Calma eh! Lo so che gli Indicibili hanno l’obbligo della riservatezza, non ti voglio mica mettere in difficoltà. Anzi, di sicuro dovrete preoccuparvi di meno per lui adesso che è in pensione.”
“Basta parlare di mio padre.”
“Come non detto. Comunque stai diventando, non lo so, diverso. C’è qualcosa che dovrei sapere?”
A quelle parole Yaxley si irrigidì e a Demetra apparve chiaro che sì, c’era qualcosa che doveva sapere, visto come stava chiudendo la mente.
“Sei stato con un’altra?” le uscì prima che potesse autocensurarsi.
“Ma non dire stupidaggini! Dai, secondo te? Sono solo sempre stanco” disse lui, rilassandosi di nuovo.
Anche Demetra parve rilassarsi.
“Sai cosa, hai mai pensato di fare un viaggio?” disse lui improvvisamente.
“Eh?”
“Sì, cambiare aria per un po’, vedere altri posti… A scuola dicevi che era una delle cose che volevi fare una volta indipendente, e adesso lo sei.”
“Certo che ci ho pensato, lo dicevo ai tempi della scuola, sì, ma adesso sono comunque impegnata, credo che sarebbe un controsenso… Perché me lo chiedi, scusa?”
“Così, mi è tornato in mente sentendo chiacchiere al Ministero… E tu puoi farlo senza chiedere il permesso a nessun capo!”
“Certo, ma dei due mi sa che sei tu quello che ha bisogno di staccare – rispose lei, un po’ meno sulla difensiva – Potremmo andare insieme, non mi scoccia se devo pagare tutto io.”
Lui rise di gusto e non ne parlarono più per tutta la sera.
“Non vuoi che venga su da te?” chiese Demetra al momento di decidere se concludere o far andare avanti la serata.
“Sono esausto” fu l’unica cosa che disse lui, vagamente implorante.
“Oh, va bene, ma almeno rispondi ai gufi i prossimi giorni. Buonanotte!”
E poi sono le donne ad essere umorali, pensò Demetra prima di smaterializzarsi a casa, cercando di sdrammatizzare il senso di inquietudine con cui Yaxley l’aveva salutata.

***

Qualche sera dopo Demetra uscì di nuovo con Yaxley e notò che il ragazzo sembrava decisamente più tranquillo, come qualcuno che ha appena sistemato una questione importante e ora sa di avere del tempo libero, come dopo un grosso esame. Ogni tanto tirava fuori di nuovo la cosa che lei avrebbe dovuto approfittare e fare un viaggio, sempre tenendo chiusa la mente. Il sesto senso le diceva di indagare e cercare di saperne di più, ma si sentiva anche stanca di tutto questo agire di nascosto, come se tutti cominciassero a tessere una tela di segreti e lei ne fosse esclusa, incapace di capirne i nodi.
Quella sera, quando uscì da casa di Yaxley a Edimburgo decise di farsi un giro prima di smaterializzarsi a casa. Si sentiva irrequieta e aveva bisogno di scaricare la tensione insensata che si sentiva addosso. Cercò un punto in ombra, dove nessuno l’avrebbe vista, e si trasformò in civetta, gustando a pieno la sensazione del poter volare e osservare i dettagli nell’oscurità. Percorse avanti e indietro Narrow Path, la Diagon Alley di Edimburgo, decisamente più breve e stretta della via magica londinese, ma non per questo meno piena di vita. Se a Londra Diagon Alley era ben separata da Nocturn Alley, a Edimburgo luce e oscurità si fondevano e ogni porta poteva essere l’entrata di una qualunque sartoria così come l’ingresso verso una farmacia clandestina che commerciava pozioni illegali. La vetrata più illuminata di tutte era quella del pub Il Velo, ma era una luce verdastra vagamente solforica e all’interno la luce era bassa e soffusa, rosso cangiante, e gli angoli di oscurità si allungavano come gatti fra i piccoli tavoli.
A Demetra Il Velo non dispiaceva e quella sera pensò di vedere che effetto faceva entrarci da civetta invece che su due gambe. Entrò da un lucernario sulla facciata principale dedicato appunto ai gufi degli avventori e fischiò di rimando a un grosso barbagianni che voleva tutta l’asse per i gufi per sé.
Conquistato il suo posto, si mise ad osservare la fauna umana che popolava il locale. Si riconosceva dietro il bancone Julius McAllister, il proprietario, un uomo corpulento con lunghi baffi biondi che in passato era sempre stato sfiorato e talvolta toccato da indagini su attività oscure, ma che ne era sempre uscito pulito ed era solito ricordare a tutti gli avventori che lui non aveva alle spalle la sicurezza economica del Paiolo Magico né lo spirito internazionale di Borgin&Burke, ma sopravviveva lo stesso, perché a tutti offriva alcol buono e discrezione. Gli avventori infatti erano mescolati: accanto ai giovani, usciti da Hogwarts da qualche anno soltanto, e agli anziani clienti storici di tutte le stagioni, si faceva spazio, con discrezione, una clientela più variegata, di maghi di varia età interessata a discutere affari e faccende talvolta illecite, talvolta oscure, talvolta tutt’e due, talvolta nessuna delle due, ma non si sa mai.
Dopo un po’ Demetra pensò che poteva ormai anche andare, quando entrarono tre maghi che destarono la sua attenzione: i suoi fratelli e uno dei numerosi Avery, loro ex-compagno a scuola.
“Allora, avete fatto? Il tempo stringe” diceva Avery.
“Pensa per te. Vogliamo che sia impeccabile, stavolta, e lui sarà fiero di noi” rispose Rodolphus.
La civetta Demetra tese le orecchie.
“Chiamatemi quando avete fatto, così andiamo a incendiare un po’ la notte dopo. Io intanto, vado di sopra e…” ma la sua voce si abbassò troppo e Demetra non capì cosa andava a fare Avery al piano di sopra del locale.
“Allora, ripassiamo il piano – iniziò Rabastan – Noi la aspettiamo nello slargo qua davanti al locale, dove si smaterializza sempre e tu attacchi, poi bruciamo tutto e tu evochi il marchio. Prima che arrivino, ci materializziamo da te, così la mattina dopo io…”
“Non so se è una buona idea bruciare tutto. Credo che sembrerebbe come se volessimo distruggere le prove” commentò Rodolphus.
“Perché dici questo? Lo avevi detto tu stesso che volevi cancellare ogni traccia della sua esistenza…”
“Sì, certo, ma non so se Lui approverebbe. Su questo punto ci devo pensare.”
Quindi i fratelli stavano preparando un attacco a qualcuno, proprio lì a Narrow Path.
“Ok. Invece, al Ministero non ci facciamo vedere, ma aspettiamo papà alla Gringott e… Non so, Rod, mi sembra che sia troppo rischioso, anche in due.”
“Certo che è rischioso, ma tu devi farlo. Anzi, il fatto che ci sia io con te potrebbe irritare il Signore Oscuro, perché ha detto chiaramente che non dobbiamo farci aiutare, ma ognuno ha il suo compito.”
“Lo so, infatti sarò io a uccidere. Il Signore Oscuro ha chiesto la testa di nostro padre e nostra sorella e non lo deluderemo.”


***

NdA: si avvicina il finale di stagione, per parafrasare il mondo delle serie tv! (dite che me la sto tirando un po' troppo? forse sì, quindi la smetto subito) tuttavia, direi che c'è poco da aggiungere su questo capitolo, ma mi interessa il feedback di chi legge riguardo al fatto se si capisce che genere di prove ha chiesto Voldemort agli adepti , non solo i fratelli, e cosa ne pensate! Grazie a tutt* coloro che leggono e commentano!!
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: _Qwerty_