Vulture Claws.
La prima cosa che ho notato di voi sono state le mani.
Piccole unghie laccate di colori sgargianti a stringere nervosamente lo stelo di un calice di vino, facendo percorrere i polpastrelli su e giù lungo al vetro, come a volersi assicurare che questo non scompaia.
Grandi mani dalla pelle screpolata a sventolare su e giù il cellulare ultimo modello, sempre pronte a scattare veloci per immortalare e condividere piccoli momenti di quella serata a cui in realtà vi interessava ben poco partecipare.
Così diverse ad un primo sguardo, così uguali ad una conoscenza approfondita.
Entrambe muovete le mani in gesti evidenti quando parlate, accompagnando il vostro dire in modo cadenzato, in un gesticolare senza sosta che spesso confonde l'interlocutore.
Fate ondeggiare su e giù l'indice con biasimo mentre criticate l'operato di taluno, rivolgete i palmi esasperate verso il cielo mentre biasimate talaltro. Andate a toccare con le dita quelle della compare per richiamare la sua attenzione sull'errore di un amico, pronte ad incombere su di lui come se fosse una succulenta carcassa da spolpare.
Ormai è da molto che osservo da vicino l'innalzarsi fulmineo del vostro dito medio.
Da quanto tempo non sorridete di cuore?
Da quanto tempo la vostra bocca è distorta in un ghigno amaro, derisorio?
Da quando avete dismesso la vostra umanità per vestirvi della pelle di arpie?