Merlino era rimasto a guardarli mentre lavala i piatti in ceramica rossa e
li lasciava ad asciugare su uno scolapiatti in plastica grigio poggiato di
fianco al lavandino.
- Sono contento di rivedervi tutti.
Clarissa era al secondo anno di Università in lingue ed era intenzionata a
specializzarsi in storia antica mentre Merlino si trovava lì come aspirante
professore di chimica in tirocinio e Freya aveva appena cominciato il primo
anno di specialistica in botanica. Ginevra lavorava per un bar nelle
vicinanze, Lion si era specializzato nell’ambito finanziario ed era il
proprietario di una piccola impresa. Elyan, Galvano e Percival si
sporcavano ogni giorno le mani in una fabbrica al confine di Londra, una
grande fabbrica di acciaio. Non si erano mai incontrati poiché avevano
mansioni diverse e odiavano socializzare con gli altri, scontenti del loro
lavoro. Una volta incontrato anche loro Artù, stavano seriamente
considerando di dare una svolta al loro futuro ed arruolarsi anche loro,
per stare vicino al loro compagno d’armi.
- E tu? Cosa vuoi fare una volta presa la laurea? Hai intenzione di
studiare storia antica... non vorrai mica finire per fare una di quelle
tormentate insegnanti di storia con venti gatti sul divano impolverato di
casa
Artù rise accompagnato da Merlino e Gaius, guardando Clarissa scuotere la
tovaglia fuori dalla finestra liberandola dalle briciole per poi riportarla
dentro la cucina.
- In realtà mi piacerebbe viaggiare. Andare nei siti antichi e scoprire
nuove cose... ora che so... vorrei trovare qualcosa su di me. Tutti i libri
di scuola parlano di voi ma... di me non c’è neanche traccia. Io vorrei
sapere se davvero non sono mai stata citata perché non ho avuto alcuna
importanza.
Smisero di ridere e Gaius le si avvicinò per aiutarla a stendere la
tovaglia sul tavolo.
- Vedi, Clarissa... non si può scrivere di te. Di Merlino si è parlato
nonostante la sua magia ma è stato un rischio, ma tu... tu sei una cosa
rara. Ricordi?
Lei annuì. Una ‘creatura’, così come l’hanno sempre battezzata, come lei,
era unica nel suo genere. Merlino fu il più grande mago mai esistito in
tutta l’epoca della magia, mentre lei aveva poteri magici limitati, ma era
una creatura d’acqua e di terra.
- Le sirene, come ben sai avendo vissuto nel regno d’oceano per gran parte
della tua vita, sono meno rare di quanto la mente umana possa immaginare.
Ma tu, Clarissa... sai bene che tutte le sirene ed i tritoni che hai
conosciuto sono destinati a rimanere nel mare, senza possibilità alcuna di
vivere sulla terra. Ebbene, tu sei stata l’unica eccezione, insieme a tua
madre. Morgana era forte, eppure un modo per sconfiggerla c’è stato...
- Togliermi la vita.
Ribatté lei, non troppo contenta. Gaius annuì incupito.
- Ebbene si. Tu hai sconfitto la Grande Sacerdotessa, Clarissa. Ciò che hai
fatto rimarrà sempre nella tua memoria e nel tuo cuore... ma è troppo
rischioso renderti pubblica a tutti. Non voglio neanche lontanamente
immaginare cosa dovesse accadere se scoprissero tutto ciò che sta
succedendo qui.
- A me hanno fatto qualche domanda, ma l’hanno presa sul ridere.
Si introdusse Artù.
- Di certo con la mia carte d’identità non passo inosservato ma nessuno ha
mai pensato che potesse essere vero. Mi sono limitato a dire ciò che mi
hanno insegnato, che sono un lontano discendente, il che è possibile visto
che sono cresciuto in Cornovaglia. Niente di più...
- Anche la mia vita non è stata facile... solo che, ovviamente, Artù si
prende la gloria ed io le risa delle persone che mi considerano uno
spiccato senso dell’umorismo da parte dei miei genitori.
Tutti risero, anche Clarissa; ma decise di porre in quel momento la
fatidica domanda a Gaius.
- Gaius... che ne è dei miei poteri? E della mia seconda vita... non sono
mai stata sirena in questa. Vedendo tutti voi, mi sembra di essere rinata
per niente...
Gaius le poggiò una mano sulla spalla con un sorriso incoraggiante.
- Abbi fede mia cara. Ricordati che nulla è possibile senza la conchiglia
che racchiude il tuo potere. Ho mandato delle squadre del Governo a
cercarla in tutti i fondali possibili. Non può essere lontana.
Lei annuì ma lui divenne ancora più serio.
- Ricorda, Clarissa... che una volta che la indosserai dovrai stare molto
attenta. La tua trasformazione non avverrà fin quando il livello dell’acqua
non toccherà anche la suddetta conchiglia. Se vorrai andare in spiaggia o
quando avrai bisogno di farti una doccia, per stare sicura, potrai
toglierla e riporla in un cofanetto che, però, non dovrai mai perdere di
vista. Se la conchiglia dovesse rompersi, tu morirai. Diventando schiuma di
mare. Intesi?
Lei annuì seria ma Artù inarcò un sopracciglio.
- Rompersi? Ma... potrebbe succedere in qualsiasi momento, è troppo
rischioso... non è meglio rinunciare alla ricerca e tenersi la vita?
Gaius sogghignò.
- La conchiglia è indistruttibile... solo Clarissa conosce la formula per
romperla. Se mai Morgana tornerà, sarà nostra premura che questa formula
non entri in suo possesso.
Volse un ultimo sguardo a Clarissa che annuì nuovamente restando in
silenzio, già oppressa dalle sue responsabilità.
Finite le pulizie varie, Artù portava sulle spalle un sacco nero di
spazzatura per gettarlo in un bidone vicino ai cancelli dell’Università.
- Okay, ho la vaga idea di cosa sia un Marines... solo... non mi spiego
cosa ci fai qui. Insomma, ti sei laureato nove anni fa, non ti sei stancato
della scuola?
Lui rise di gusto gettando quel pesante sacco nella spazzatura, mentre
Clarissa gli camminava di fianco per tenergli compagnia.
- Sono qui perché sto cercando delle reclutacce da poter addestrare. Molti,
come me, decidono di prendersi una laurea e poi di arruolarsi. Il mio
compito? Capire chi lo fa per gioco e chi ci crede veramente.
- Dev’essere impegnativo, insomma... la guerra.
Lui sorrise.
- Niente che non ho già vissuto.
Gli diede uno spintone sorridendo con le mani saldamente riposte al caldo
dentro le tasche della giacca ed il cappuccio sopra la testa.
- Adesso è diverso, ci sono mille armi diverse, i pericoli sono maggiori...
non si parla più di Sassoni o briganti di passaggio... si parla di guerra.
Artù guardò diritto avanti a sé senza scomporsi.
- Sono scelte di vita. Voi scegliete di essere protetti, noi di
proteggervi.
- Perché lo fai? Insomma... cosa devi a questa gente?
Scosse le spalle.
- Perché non dovrei? Qualcuno deve pur farlo.
Arrivarono davanti alle rispettive porte delle loro stanze, una di fianco
all’altra.
- Già... Buonanotte, è bello vedervi tutti di nuovo.
Sorrise.
- Abbi cura di te Clary, ci vediamo domani. Buonanotte.
Era tanto tempo che nessuno la chiamava più Clary.