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Autore: tixit    15/10/2017    5 recensioni
Una ragazzina torna a casa e cerca di adeguarsi alla vita in famiglia.
Breve storia minore su personaggi minori che non è diventata originale.
Genere: Commedia, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sigyn la rossa'
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Nemmeno la poesia aiuta

Il risveglio stavolta la trovò tutta sola.

Aveva appena finito di sognare della tempesta vicino all’isola di Jersey, il giorno in cui se ne era uscita in barca da Saint Malo da sola, per osservare le foche baffute e cicciottelle.
Era stato un esercizio di stile, tra onde e rocce, aggirando i banchi di sabbia e i brividi del freddo che non se ne voleva andare - Alo e Xance avrebbero apprezzato.

Oscar no, perché non era tipo da acqua e sale - lei e André erano da bocage, tutti fango, cavalli e mele. E sterco di mucca pensò la ragazzina con un sorriso.

Quanto a Clément, l’unica risposta su cui avrebbe scommesso era "forse" - in famiglia una estate lo avevano spedito sui Banchi, dall’altra parte dell’Oceano, a Miquelon e a Saint Pierre, su una delle navi della flotta del Vecchio, il Girodelle Nero, che era rinnegato, che non poteva mettere piede sul suolo di Francia e che sembrava avere mille anni e non morire mai.

In Francia essere nobili e lavorare era proibito da almeno duecento anni. Esisteva addirittura un articolo nell’Ordinanza d’Orléans, che permetteva alla nobiltà lo sfruttamento della terra che possedeva ma le proibiva “il guadagno vile e sordido”, pena la perdita dei privilegi.
Aveva sentito tante volte le discussioni del Nonno e dei Sisteron sulle difficoltà di sopravvivenza della noblesse campagnarde - “sordido” a quanto pare dipendeva dalle dimensioni: vendere pesce al mercato non si poteva, per esempio.
Diventare una delle pescivendole che andavano a vedere i quadri di Boucher? Quelle che a quanto pare scandalizzavano tanto i Jarjayes?
Giammai!
Consorziarsi ed armare una flotta con centinaia di membri di equipaggio per pescare a Terranova e vendere quello stesso pesce a Saint Malo, La Rochelle, Marsiglia? E alle pescivendole di Parigi?
Quello si poteva.
Infatti esisteva La Société du Baron d’Huart, per esempio, che però era un nobile belga e contava fino ad un certo punto, e c’erano stati i famigerati Goossens a La Rochelle, che avevano legami con gli Ugonotti di Francia ed Inghilterra, e l’elenco poteva continuare. E poi esistevano pure i prestanome.
E questa era una delle cose che imparavi senza accorgertene, se tutte le sere leggevi ad alta voce per un Nonno che aveva tanti amici grafomani con tanto tempo libero e che si impicciavano di un sacco di cose.

Quello che era interessante era che i Girodelle adoravano la disciplina, anche più dei Jarjayes, ma invece di limitarsi ad inculcarla a suon di bacchettate di sambuco, sceglievano modi più… peculiari. E così avevano mandato Clément a Terranova, per fare il garçon de grave.

Sarebbe a dire che lo avevano messo a terra sull'isola, a sventrare merluzzi e a metterli sotto sale - niente male per un Visconte. Il trucco era che non lo pagavano: niente “guadagno vile e sordido”, ma parecchio lavoro abbastanza disgustoso si.

Era la pesca sedentaria - di acqua Clément ne aveva vista poca, e di sale fin troppo, in compenso aveva fatto a pugni coi ragazzi francesi perché sua madre era inglese e con quelli inglesi perché suo padre era francese - ma questo lo avevano saputo da Xance, perché Clément delle sue cose private non parlava mica tanto.
Lui era sbarcato a La Rochelle, tutto intero, allegrissimo, con  il suo album pieno di disegni, i suoi racconti pieni di storie sugli Indiani, la pelle abbronzata, le giarrettiere di cuoio e perline colorate, i capelli lunghi fino alle spalle e con un paio di treccine con certe perle di vetro, come un pirata - Madame de Girodelle era quasi svenuta.

Per cui forse Clément non sarebbe stato particolarmente impressionato dall’eleganza con cui lei era uscita dal porto di Saint Malo evitando i banchi di sabbia, su un aggeggio piccoletto.
 

Quel giorno era scivolata insieme alle imbarcazioni dei pescatori, serpeggiando sulle onde gonfie, alla ricerca di un riparo dal vento - non le aveva fatto paura allora e non le aveva fatto paura nel sogno.
Un cambio di tempo che non si poteva prevedere, non c’erano colpe e nemmeno tutta la tiritera dei se avessi: potevi guardare le nuvole, conoscere gli orari delle maree, studiare una mappa, osservare il soffiare del vento, ma poi non c'era nient'altro che si potesse fare. Dover cercare riparo in fretta ricadeva tra le cose che potevano capitare e che a volte capitavano - certo, se non capitavano era meglio, grazie tante - e comunque capitavano anche a piedi, o in carrozza dalla Normandia a Palazzo Jarjayes, per altro, e lei ne sapeva qualcosa.

Aveva fatto ciò che doveva, come le avevano insegnato, prendendola con filosofia - aveva ottimi stivali, un buon maglione, una buona cerata e ottimi guanti, non avrebbe avuto freddo e nemmeno vesciche. Aveva acqua e biscotti salati  e aveva anche il suo nastro verde e dorato nei capelli e le calze di lana ricamate con delle roselline deliziose. Alla fine la barca era tornata a Saint Malo senza danni e lei non si era fatta nulla perché aveva fatto le cose giuste e perché era stata aiutata e aveva aiutato.

Strinse gli occhi - Oscar era sulla porta che la fissava irritata “E’ tardi,” la sentì borbottare, “abbiamo già acceso il fuoco senza di te!”; poi le voltò le spalle e sparì.

Sigyn non disse niente, i sogni a volte erano la versione spietata della realtà, spietata e pure infedele, ma anche nel suo di sogno, in mezzo al mare, nessuno era dovuto venire a trascinarla per i capelli per costringerla a fare le cose giuste.
Qui a terra si era persa, rifletté, come un bambino di una favola, che non aveva pensato a spargere briciole per il sentiero.

Della tazzine leziose per la cioccolata, color rosa Pompadour, potevano andar bene come sassolini?  

Certo che si, decise.
 



“… Donne ha fatto delle cose ardite per amore...” disse Sigyn mordicchiando una ciliegia, mentre sfogliava il suo libro con le sopracciglia aggrottate. Aveva trovato finalmente una poesia che davvero le piaceva, che parlava di un amore costante, e della vita eterna - gliela avrebbe letta! Ci teneva a condividere con sua sorella e poi c'erano tanti tipi di amore...

“Per esempio?” chiese André interessato

Oscar li guardò tutti e due malissimo e poi borbottò “Gettarsi da qualche torre, immagino, o inginocchiarsi nel fango per allacciarle le scarpette.”

“Rapì la sua sposa.” rispose Sigyn succhiandosi il pollice con gusto per non macchiare il libro - ah se eran buone quelle ciliegie! “Ma la poesia non parla di questo…”

Oscar sbatté il bicchiere sul tavolo “Ma è vergognoso! Spero per te che Joséphine non ti senta!”

“Lei era molto giovane, dicono…” Sigyn si fece pensosa, l’amore doveva essere così, eterno, altrimenti non serviva proprio a niente.”Aspetta che ora te la leggo…”

“Hai detto che c’è la sua statua in una chiesa?“ si intromise André dubbioso. ”Di John Donne?”

“Una chiesa protestante, immagino.” Oscar strinse le labbra in una linea sottile. “Gente poco seria.”

Sigyn alzò gli occhi al cielo, poi chiese timidamente “Ma hai qualcosa contro gli Ugonotti, per caso?”

“Perché?” Oscar la guardò sospettosa e Sigyn scosse la testa con aria indifferente, “Niente, niente, era tanto per sapere…”

“Come la conobbe?” insistette André.

“Beh, da quel che avevo letto, lui prestava servizio presso la famiglia di lei, ed un giorno la vide e se ne innamorò. Si chiamava Anne.” Sigyn sorrise. Oscar scosse la testa irritata. Sigyn proseguì “Il titiolo è L’Anniversario…” ma venne subito interrotta da André.

“E’ difficile che una cosa del genere capiti,” osservò giudiziosamente il ragazzino dai capelli neri, “una forte amicizia forse sì, ma se l’ha conosciuta molto giovane io non credo che… ma quanto giovane poi?”

“Ma che ti importa di quanto giovane?” Oscar trasecolò indignata, “Ma ti senti quando parli? Qui si tratta addirittura di un rapimento! E voi due parlate dei dettagli come se foste in un salotto… E comunque l’amicizia va benissimo! Avrebbero potuto restare amici e nessuno avrebbe detto niente. L’importante era che lui non si distraesse dai suoi compiti per fare il cretino in giro!”

“Oh sta serena, John Donne non faceva il cretino, lavorava sodo ed era quasi un amico per Sir Egerton!” a Sigyn stava scappando da ridere, ma Oscar la fulminò con lo sguardo “Sir hai detto? Sir?”

“Era nobile?” chiese André stupito.

“John Donne no. Egerton si e no, diciamo che ad un certo punto diventa Visconte. O forse Conte. O prima Visconte o dopo Conte. O solo Visconte.” Sigyn chiuse gli occhi cercando di ricordare i dettagli, poi alzò le spalle, in fondo non era rilevante, la poesia non era sulla carriera del Visconte di Brackley e poi a quei due, ma cosa gli importava?  “Quello che so di certo è che ad un certo punto era il Guardasigilli della Regina. La Regina Elisabetta I. D’Inghilterra, avete presente, no?” E poi l'ignorante era lei...

“Quindi Anne era nobile?” chiese André, interessato

“Certo, per quello che la sposa in segreto!” tagliò corto la ragazzina, “Ma adesso, per piacere, lasciate che ve la legga, perché è davvero…”  

“Ma che storia immorale!” la interruppe Oscar. “Prima il rapimento, poi un matrimonio segreto! Dovevano prenderli a frustate, ma prima di combinare il guaio! Molto prima! Quando lui la invitava a ballare, per esempio!”

“A ballare?” Sigyn guardò sua sorella perplessa, “Non ho idea se ci sia stato un ballo… può essere, però io credo che semplicemente l’avesse vista lì in casa…” la ragazzina alzò le spalle. “lei abitava lì. O era spesso in visita. Probabilmente si vedevano tutti i giorni...” poi sorrise, “Comunque la poesia prende spunto dal primo anniversario...”

“Peggio! “ esplose Oscar, “Io non ho parole, lui inqualificabile e lei una civetta! Tutta inchini e mossettine! Scommetto che le piaceva ballare! Mentre lui aveva sicuramente tante altre cose da fare! Impegni! E quei due perdevano tempo insieme di nascosto! Due incoscienti! Bisognerebbe parlarne seriamente con Joséphine delle tue cretinate!”

“Io non capisco che te ne importi di che tipo era la moglie di Donne, ma saran ben stati fatti loro!” Sigyn guardò sua sorella con gli occhi spalancati, confusa “E poi tu proprio non capisci Oscar, lui l’amava moltissimo e la poesia parla di questo amore, e non si tratta di semplice attrazione…” ma l’altra sbuffò rumorosamente.

“Ma la famiglia di lei…” André le interruppe, perplesso, “anche se stimavano Donne… e anche se lui l’amava moltissimo… come la presero?”

“Piuttosto male” mormorò Sigyn rattristata, “Li cacciò di casa, tutti e due, e si tennero pure la dote di Anne. Fu uno scandalo.”

“E così l’ha trascinata nella povertà.” Oscar sbatté il bicchiere di stagno sul tavolo. “Bravi davvero tutti e due! Due imbecilli, se me lo chiedi… se una si deve proprio sposare, se proprio non può farne a meno, e io francamente proprio non capisco perché qualcuno sano di mente possa desiderare una cosa del genere… che almeno si ricordasse che i mariti vanno scelti dai genitori, cosa che sanno proprio tutti!”

Sigyn spalancò gli occhi a disagio, “Io volevo solo leggervi una bella poesia…” bisbigliò stizzita “E comunque,“ aggiunse con voce sostenuta, “in Inghilterra non è così, me lo ha detto Cassandra!”

“In Inghilterra sono quattro gatti, sono protestanti, non osservano i giorni di precetto, mangiano solo carne e bevono in continuazione.” Oscar piantò le mani sul tavolo e si alzò in piedi fissando Sigyn ed André, sfidandoli a contraddirla.

Sigyn arrossì a disagio e poi disse "Non mi piacciono questi discorsi. Gli Inglesi non osservano giorni di precetto proprio perché sono protestanti. E siccome non li osservano mangiano meno pesce rispetto ai Francesi. Per il resto sono quattro gatti, hai ragione, e c'è una lunga storia di inimicizia politica, però questo non c'entra con il discorso che stavamo facendo e un giorno ti rimangerai tutto, secondo me."

André le sorrise con indulgenza, poi disse in tono conciliante “Non possiamo fargliene una colpa per la storia del pesce, su questo Sigyn hai ragione, ma per il resto ha ragione Oscar. Sono dei selvaggi. E ai tempi degli antichi Romani, si dipingevano di blu…”

“Giusto! I Pitti! E hanno un Re che non è un Re.” concluse Oscar.

Sigyn spostò lo sguardo da uno all’altra, senza parole, pensando che a furia di stare isolati a Palazzo erano finalmente impazziti tutti e due contemporaneamente. Qualcuno avrebbe dovuto avvisare subito Mère: il marcio non era solo in Danimarca e nemmeno solo in alcuni vasi della serra!

“Scusate, ma io volevo solo leggervi una bella poesia.” disse con una vocetta sostenuta, “E pensavo che lo avreste apprezzato.”

“Invece di perder tempo con le poesie dovresti stare più attenta con le tue traduzioni, io non te le correggo più, sappilo! Perché non è corretto e perché poi ti ritrovi con troppo tempo libero a disposizione.”

Sigyn boccheggiò non trovando le parole. “Non te l’ho mai chiesto” sibilò alla fine, “ e comunque anche le traduzioni di Virgilio sono traduzioni di poesie.”

“Non lo hai chiesto ma ti faceva comodo e non hai mai protestato! E le poesie di Virgilio vanno bene perché sono su gente che non è mai esistita o che è morta e sepolta da tanto tempo!” la rimbeccò Oscar scuotendo i riccioli biondi.”E sono solo amori decenti: Enea ha le sue cose da fare e non perde tempo appresso a Didone! Ha le sue profezie, i suoi amici, i suoi uomini e non se ne dimentica!”

“Sigyn forse è meglio se quella poesia ce la leggi un’altra volta.” sentenziò André conciliante, mentre accarezzava distrattamente il braccio di Oscar in modo rassicurante.

La ragazzina chiuse il libro mentre le guance le diventavano scarlatte, e Oscar annuì  “Mi pare un’ottima idea, e ora vai a spremere le tue ortiche e a dare la caccia ai bruchi! Non cincischiare!”

“Spero che vi faccia piacere sapere che Anne è morta lasciando John Donne vedovo e affranto.“ disse Sigyn sarcastica sbattendo a sua volta il libro sul tavolo ed alzandosi in piedi. Erano matti, quei due erano matti.

André che si stava alzando anche lui per seguire Oscar si fermò di colpo “E come è successo?”

“Di parto.”

“Oh poveretta! Ma che cosa terribile!”

Oscar chiuse gli occhi e poi disse furibonda “Adesso voi due la piantate! Questo Donne a voler essere gentili è un eccentrico libertino, e questa è una faccenda disgustosa, e nostro padre ne verrà subito informato!”

“Beh credo che della morte di Donne abbia avuto notizia già da qualche tempo!”  Sigyn piantò le mani sui fianchi, battagliera, poi di colpo si bloccò e abbassò lo sguardo.
Cercando di addolcire la voce, mentre si tormentava le mani, mormorò “Comunque io volevo solo sapere se sabato avevate voglia di andare a Versailles, così, per fare un giro, e vedere delle tazzine…”

Le guance erano rosso fuoco, bruciavano e lei si sentiva terribilmente umiliata. Quei due erano due selvaggi, altro che Virgilio! Virgilio una cippa! Avrebbero dovuto farsi le treccine con le perline, come Clément, e mangiare con le mani, grufolando. E lei era lì, costretta ad implorarli, perché non ce la faceva proprio più.

Oscar la guardò interdetta, poi  disse acida “No, Sigyn, non ti porteremo a Versailles, non dopo quello che hai combinato in Normandia.” e se ne andò via a passo di carica.

André la seguì, poi, sulla porta si voltò ed allargò le braccia con un gesto sconsolato, chiedendole silenziosamente scusa.

Sigyn chiuse gli occhi - l’umiliazione a quanto pare, in questa vita, era inevitabile. Sentì che le lacrime le colavano lungo le guance, afferrò il libro e lo sbatté in terra, ma il tonfo ovattato non le diede nessuna soddisfazione.

 
 

All’ultimo decise di non voler andare nella serra a “spremere ortiche”, ma scivolò nella camera di Mère e aprì il cassetto del suo tavolino senza fare rumore. Poi si raggomitolò sul letto con la boccetta a forma di mazzolino di rose stretta nel pugno e se ne stette lì a fissare le rose della stoffa del baldacchino, un disastro di lacrime, moccio e commiserazione di se stessa.

Respira, pensò. Respira e conta.

Lei ci aveva provato, aveva seguito le lezioni, fatto i compiti meglio che poteva, non era colpa sua se c'erano tanti buchi... E quella poesia era davvero molto bella, ma quei due... ah quei due! Cosa erano!

Respira, pensò. Respira e conta.

Chiuse gli occhi e tornò coi ricordi alla tempesta fuori dall’isola da Jersey. Le barche sono più resistenti dei marinai, il Nonno glielo ripeteva sempre, la prima cosa che aveva fatto era stata assicurarsi alla sua imbarcazione con una cima. E poi aveva cercato una strategia attiva, la più semplice: scivolare dentro il porto, evitando secche e scogli, prima che le onde rendessero tutto un incubo. Ma se non ci fosse stato un porto raggiungibile e sufficientemente vicino, sarebbe rimasta in mare aperto. E si sarebbe allontanata dalle rocce.

Respira, pensò. Respira e conta.

Clément, elegante come un pavone, era stato mandato a pulire merluzzi come tanti suoi coetanei di Jersey, Saint-Malo, Cancale, Honfleur, Fécamp, e di altri paesini della costa sparsi tra la Bretagna e la Normandia - i Girodelle erano fatti così, andavano matti per la disciplina, ma non chiedevano l’impossibile.

Respira, pensò. Respira e conta.

Alo l’aveva ingozzata di biscotti e glielo aveva detto che non era impossibile. Le aveva detto che non sarebbe stato facile, forse, ma che non era impossibile.

Respira, pensò. Respira e conta. Uno, due, tre, quattro, cinque...

 

Poi pensò anche merde. Forte e chiaro. E si alzò.

 
 

Nella sua stanza intinse il pennino nel calamaio

 

Caro Clément,

giuro che domani ti scrivo sul serio.

Mi manchi.
Se vuoi possiamo parlare del pentametro giambico tutto il pomeriggio, non è un argomento per cui vado pazza, ma sono sicura che sarà molto più divertente che andare ad un ballo nel Salone degli Specchi di Versailles, o guardare i gabbiani ed i cormorani dalla falesia, o mangiare ciliegie con mia sorella ed il suo cane fedele nella cucina grande di un Palazzo piccolo.

Però prima devo sapere a che velocità va il vento e in che direzione: vado a prendere una lettera che è mia di diritto.

 

Ripose tutto con cura nello scrittoio ed uscì dalla stanza.




Note: Fécamp viene da L'Intruso, la cui falesia ha scatenato tante fantasie romantiche ed anche un tantinello peccaminose.
   
 
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