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Autore: DjalyKiss94    16/10/2017    1 recensioni
Ambientata durante e subito dopo la caduta dalle cascate di Reichenbach, Sherlock Holmes sarà alle prese con un nuovo mistero:
Chi è Sherlock Holmes?
Senza memoria e senza il suo fedele Watson, che lo crede morto, il detective dovrà affrontare i suoi fantasmi e raccogliere tutti gli indizi, per riuscire a ricordare chi è veramente.
Ci riuscirà?
Ps. Storia ancora da scrivere e quindi potrebbe rimanere incompleta.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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AVVISO!
Ho fatto un po’ di confusione temporale e cercherò di correggere gli eventuali errori.
Quindi la sequenza temporale esatta è:
 
Mercoledì 2 Dicembre
  • Matrimonio
  • Ricevimento
  • Aggressione (ore 23:55)
Giovedì 3 Dicembre
  • Aggressione
  • Intervento POV???
  • Primo sogno e risveglio
Venerdì 4 Dicembre
  • Secondo sogno e risveglio
 
 
CAPITOLO 15           INDIZI, STALLE E DIMORE.


 
CORMOLINO
VENERDì 4 DICEMBRE 1891
ORE 3:05
 
POV HOLMES
 
Percentuale di adrenalina nel corpo: in calo.
Conseguenze: debolezza e muscoli dolenti.
 
Le gambe cedono, crollo a terra.
Inspiro tra i denti appoggiandomi all’uscio di legno.
Mugolo.
Il dolore si manifesta prepotentemente, propagandosi per tutto il corpo.
La tensione accumulata durante il sonno e per la presenza del cavallo, svanisce.
Respiro un paio di volte.
Mi guardo gli abiti e le mani.
 
Indumenti eleganti.
Impolverati e strappati in più punti.
Squarci e terriccio in quantità maggiore nel fianco sinistro.
Presenza di leggere abrasioni sul dorso della mano destra, all’altezza delle nocche.
Un leggero bruciore all’altezza della carotide, zigomo destro.
Dolore alla spalla destra, schiena, nuca, addome, torace, guancia sinistra, polpacci, braccio sinistro, tempia destra.
 
Segni evidenti di lotta.
Chiudo gli occhi.
 
Flashback.
 
Un matrimonio.
Ricevimento.
Discorso agli sposi. Il mio.
Invitati furiosi.
Calici e posate lanciati contro la mia persona.
 
Strade di Cormolino, notte.
Meta: la Chiesa.
Vicolo, per accorciare il tempo di arrivo.
 
-Ehi damerino!-
Uomo. Viso affilato, senza barba. Una cicatrice che parte dalla fronte e arriva all’orecchio sinistro attraversando la palpebra. Uno stuzzicadenti tra i denti gialli.
 
Un coltello.
Una perquisizione.
 
-Oh… che abbiamo qua?Un orologio da taschino…- lo apre -Rotto! Beh sempre meglio di niente. Bene amico, questo se non ti dispiace, lo prendo io.-
 
No. Non uno dei pochi indizi certi sulla mia vita.
 
Combatto a mani nude.
 
Primo scontro.
Colpo al naso al malfattore.
 
Fuga.
Ipotesi sull’esistenza di un complice.
 
Un colpo alla guancia destra.
Ipotesi confermata.
Uomo. Robusto. Barba folta. Indice mancante alla mano sinistra. Sorriso inquietante e sdentato.
 
Secondo scontro.
Vengo sopraffatto.
 
Colpo alla nuca.
Calcio allo stomaco.
Colpo al petto.
Colpo alle gambe.
Calcio in faccia.
Dolore. Terra. Sangue.
 
Aiuto.
 
-Adesso basta.-
Una figura familiare.
Una voce camuffata familiare.
 
-Vi ringrazio, Padre. Abbiate cura di voi.-
 
Cappotto, lungo fino ai piedi, nero.
Cappello nero.
Sciarpa a quadri e stivali neri.
 
Sento che gli dicono di andarsene via. Lui risponde, parla poco, ma non riesco a sentirlo.
Poi lo vedo prepararsi e per un secondo mi guarda.
Inizia a combattere.
 
Nero.
 
Il mondo torna a farsi chiaro.
Sta per essere accoltellato.
Urlo.
Si volta e lo schiva all’ultimo momento.
La lotta continua.
I contorni sono sfocati.
 
Nero.
 
Riprendo i sensi e vedo che è in trappola.
Cerco di alzarmi.
Dolore. Dappertutto.
Il mondo si fa sfocato.
 
Urla. Tonfi. Voci. Passi affrettati.
 
Silenzio. Nero.
È finita.
 
Poi un tocco alla testa.
Morbido, delicato. Stoffa.
Dolore.
Paura.
Apro gli occhi. Troppo sfocato.
Afferro chi mi sta toccando.
Il diametro che stringo è stretto, gli ho preso il polso.
Tessuto. Una buona parte pesante, ruvido, caldo. Cappotto.
L’altro liscio, freddo. Guanti in pelle.
Il diametro del polso: non molto grande, troppa stoffa per una misura esatta.
 
Una voce inizia a parlare.
Mi giunge lontana ma è camuffata.
 
La figura in nero.
 
Mi rilasso.
Dolore in tutto il corpo. Ma non mollo la presa.
 
Voglio aprire gli occhi. Voglio vedere chi siete.
Troppa stanchezza, troppo dolore. Lo detesto.
 
Poi i ricordi.
 
La speranza. Un biglietto.
 
Verrà.
Deve venire.
Luce. Bianca. Accecante. Un’alta costruzione. Un faro.
Dove siete?
Stringo la presa.
-V-venga subito… quando le è più comodo. Anche se non è comodo… venga comunque.-
Stringo i denti e apro leggermente gli occhi. Qualcosa come un leggero riflesso bronzeo colpisce i miei occhi ma senza ferirli.
Una figura sfocata, il volto nell’oscurità coperto dal cappello nero e la sciarpa a quadri. Sollievo.
-Siete venuto.-
Nero.
Una voce lontana.
Fine Flashback.
 
Apro gli occhi.
 
Ho una mano sulla spalla destra, dove ho provato dolore nei miei ricordi.
La porto alla tasca interna della giacca.
È ancora lì.
Lo tiro fuori e lo apro.
 
Le iniziali S.H., incise sullo sportellino, mi si pongono davanti, il vetro presenta delle crepature in più, ma è sopravvissuto ai colpi.
L’orologio. L’unico oggetto che mi è rimasto e che mi collega alla mia vita. Ai miei ricordi.
 
Combatto a mani nude.
 
Ma non me lo ricordo.
 
O forse è una delle tue deduzioni errate.
 
Scaccio via la mia voce del sogno dalla mente.
 
No.
 
Freddo. L’aria della notte arriva prepotentemente al mio corpo.
Mi alzo in piedi e mi allontano dall’entrata tornando verso il punto in cui mi sono svegliato. Con l’adrenalina sembrava più vicino.



Passi lenti e misurati, per evitare il dolore.
Mi lascio cadere lungo la parete di legno, opposta al portone di entrata.
 
Da quanto tempo sono qui?
 
Guardo alla mia sinistra: il fosso creato dal mio peso sul fieno non è profondo, è notte inoltrata, ricrescita della barba millimetrica, bende presenti nel mio corpo ancora candide. Vicino al mio giaciglio spunta qualcosa. Sposto l’erba secca: una borraccia di acqua e un fagotto con pane, una fetta di frittata alle verdure e brodo, ormai quasi freddo.
 
Conclusione: ventiquattro ore.
 
L’unica persona che può avermi portato qui è chi mi ha difeso dai malfattori.
Niente segni di trascinamento sul pavimento, né di ruote.
Mi ha portato in spalla?
Troppo pesante per la sua apparente costituzione.
Si è avvalso dell’aiuto di un complice? A quell’ora?
 
Si è preoccupato di portarmi nel punto più nascosto della stalla, nel deposito più grande del fieno, lontano dall’entrata dove vi è l’altro, assieme alla selleria; mi ha medicato e portato del cibo; mi ha avvolto in una coperta e coperto con del fieno, a giudicare dai fili sparsi nel mio corpo, sui capelli e sulla coltre di lana. Per nascondermi.
 
Un nitrito.
 
Il cavallo che stava mangiando i miei capelli, un incrocio tra uno Shire e un purosangue inglese [1], mi guarda incuriosito. Non mi ha staccato gli occhi di dosso da quando mi sono svegliato.
[1] Razze di cavalli. Shire: robusto e altissimo, adatto per trainare carri.
Purosangue inglese: eccellente per la corsa.
 
Mi guardo intorno. La costruzione è enorme, divisa in due sezioni, scuderia e stalla, ma cadente, sbuffi d’aria entrano ovunque tra le assi cadute.
È quella che ho visto due giorni fa, abbandonata nel sud-ovest del paese ed è stata riparata solo per lo stretto necessario. Ci sono solo tre cavalli, e dai rumori all’esterno, nell’altro scompartimento, una mucca, due galline e un gallo.
Sono stati provvisoriamente spostati, probabilmente per attuare riparazioni in quella d’origine.
 
Il cavallo bianco è quello che ha più raggio di azione, avendo buttato giù tutti gli scompartimenti in legno, ormai non più resistenti, a colpi di zoccolo e può circolare lungo tutto la zona destra della scuderia.
Gli altri due, non di razza e anch’essi molto interessati al sottoscritto, sono nell’altro lato dell’edificio, vicino all’entrata, in due scompartimenti separati, ancora in buone condizioni. Uno ha il manto nero a macchie grigie e criniera dello stesso colore ed ha tratti Anglo Arabi; l’altro, completamente marrone, di un Percheron [2],
[2] Anglo Arabo: ottimo per la corsa.
Percheron: razza equina di origine francese, usato nell’agricoltura.
 
Un momento… questo vorrebbe dire che anche io so andare a cavallo?
Impossibile… io e quei… cosi dotati di una mente tutta loro non-
 
Fitta alla testa.
 
-Perché avere una cosa con una mente tutta sua che mi ballonzola tra le gambe.- [3]
[3] Dal Film Sherlock Holmes – Giochi di Ombre
 
Ecco.
 
Un brontolio spezza il silenzio. Il mio stomaco.
 
Prendo il fagotto, lo apro e inizio a sbocconcellare qualcosa.
 
Quindi era lui; di nuovo.
Ma chi è?
 
Chiudo gli occhi.
 
Informazioni sullo sconosciuto.
 
Altezza: ignota, ma di almeno 10-15 centimetri in meno di me, anche se il vestirsi di nero slancia la sua figura.
Età: ignota. La voce non aiuta nel definirla in maniera precisa. Le mani sempre coperte dai guanti. Dall’agilità con cui si muove, tra i 28 e i 35 anni.
Occhi: non identificati.
Capelli: non identificati.
Mani: non identificate; sempre sotto guanti in pelle. Di grandezza media.
Abiti: cappotto lungo, scuro, dal tessuto pesante, taglio elegante; completo tre pezzi, anch’esso scuro con camicia bianca, niente cravatta; stivali neri, opachi; sciarpa di lana; berretto a coppola nero molto grande. Tutti di buona fattura. Quindi benestante.
Lavoro: ignoto. Niente profumi particolari, tranne l’impercettibile odore di nuovo degli indumenti, niente segni sugli abiti, a parte quelli della lotta.
Hobby: a quanto pare procurarmi cibo.
Modo di combattere: veloce, agile. Non attacca, punta sulla difesa. Cerca sempre il modo di non ferire gli avversari se non strettamente necessario.
 
E cos’era quel leggero riflesso proveniente dal risvolto del cappotto nero?
Una spilla, non molto grande, in bronzo, non proprio tonda e con qualcosa di rilievo disegnato.
L’immagine è confusa, non ricordo altro.
Perché era lì a quell’ora della notte? Lavora nei dintorni?
Non c’è niente in quella zona del paese.
-Devo andare, mi aspettano al lavoro. Serve che chiami qualcuno per aiutarvi?- [3]
 
[3]Dal Capitolo 9 – Primi Indizi
 
E inizia la mattina presto.
Non è un esecutore della legge: niente divisa, niente manganello, non ha il loro modo di muoversi, avrebbe arrestato i due malfattori e mi avrebbe portato in ospedale.
 
Brividi.
 
Ma non è un fuorilegge… allora perché comportarsi così? Forse un giustiziere pacifico del paese?
In questi giorni nessuno ne in paese ne ha parlato.
 
Solo una coincidenza?
No, dal tono di voce e dai modi, sembrava che sapesse ciò che stava succedendo e chi fossi.
 
Mi ha riconosciuto nonostante non avessi più le vesti del frate? Perché mi ha aiutato? E perché ho provato sollievo quando è arrivato?
Non può essere la stessa persona che stavo aspettando quel giorno, nei miei ricordi. No, si sarebbe fatto avanti.
 
Cosa più importante: quanto ci si può fidare di una figura che sta sempre nell’ombra ed evita di farsi vedere?
 
 
Mordo la frittata. Mmmh buona!
 
Su di me ancora poco o nulla.
 
Porte che cadono, specchi rotti, acqua, occhi grigi con sfumature blu scuro.
 
Continuo a sognare l’acqua. Probabilmente ha a che fare con il giorno in cui ho perso la memoria.
 
-È stato trovato sotto la pioggia in stato di incoscienza e con un principio di ipotermia circa una settimana fa.-[4]
[4] Dottor Bianchi Dal capitolo 4-Nausee ed Accertamenti
 
No. Non ha senso.
La portata di acqua nel sogno è molto più grande. Come un fiume-
 
Fitta alla testa.
 
-Ha un trauma cranico, oltre a delle ferite, meno recenti e in via di guarigione, alla spalla destra e alla caviglia destra.- [4]
 
Ma qui non ve ne sono.
E poi fare congetture e basarsi su un sogno non è razionale.
 
Fatti. Solo quelli contano.
 
Finito di mangiare, mi stendo faticosamente sul fieno, lontano ma sotto lo sguardo attento dei cavalli, e prendo la coperta di lana poggiandomela sopra.
 
Inspiro rumorosamente dal naso.
Passiamo al prossimo passo, più importante.
 
Trovare una nuova sistemazione.
 
Il resto della mia roba e i pochi soldi che possiedo sono ancora in chiesa, ben nascosti.
Ma non posso continuare a stare lì e, soprattutto, qui.
La temperatura è scesa notevolmente; presto inizierà a nevicare e poi potrei venire scoperto da un momento all’altro.
 
E poi quei quadrupedi mi fissano in modo inquietante.
 
Chiudo gli occhi.
 
Una mappa di Cormolino mi si presenta davanti agli occhi.
Un paese di 2500-3000 abitanti.
Ma con il potenziale di ospitarne il doppio, se non il triplo.
Il 40% delle case è disabitato e molte di esse, soprattutto al sud, lo sono da anni.
 
Posizione ottimale: non troppo vicina al centro; troppo caotica.
 
Zona.
 
Nord o sud?
 
Nord: troppo vicina all’ospedale, al ristorante e territorio dei due malfattori.
No. Meglio sud.
 
Est o Ovest?
 
Caratteristiche ottimali.
 
Appartamento preferibilmente al primo piano, meno possibilità di venire scoperti che al piano terra.
Con almeno una via di fuga, tramite scala o intervalli. E lontano dalle stalle.
 
Case disponibili con queste caratteristiche.
 
Viale delle lavandaie. Zona Sud-Est. Due case.
Via del panettiere. Zona Sud-Est. Una casa.
Via Regina Margherita. Zona Sud-Ovest. Quattro case.
Via dei campi.  Zona Sud-Ovest. Tre case
Via dei boschi. Zona Sud-Ovest. Due case.
 
Difetti delle case.
 
Coppia anziana dirimpettaia indiscreta.
Mancanza di camino.
La via di fuga visibilmente non tanto sicura.
Vicini padroni di un cane grande e grosso che ostacolerebbe la fuga.
Ancora troppo vicina alla stalla in questione.
Covo di qualche fuorilegge.
Signora vedova dirimpettaia molto curiosa e dotata di binocolo.
Pericolante.
Presenza di neonato di due mesi nella casa vicina.
Porta d’entrata rumorosa.
Entra acqua dal tetto.
Vicino che canta a tutte le ore del giorno. E non è intonato.
 
Riapro gli occhi.



Ho deciso. Andrò lì.
 
 
NARRATORE (POV???)
 
Il silenzio regna sulla cittadina di Cormolino, che dorme sotto il firmamento scuro e stellato.
Nel bel mezzo della notte, una finestra si spalanca all’improvviso.
Si sveglia di soprassalto, e con il cuore in gola, scende dal letto e si affaccia alla vetrata, i muscoli in tensione in caso debba intervenire.
Il freddo pungente, segno di una nevicata imminente, sfiora la sua figura.
Chiude gli occhi e ascolta il silenzio, che parla e racconta del suo protetto.
Alza lo sguardo al cielo scuro, alla luna e sorride.
 
-Bene. Ottima scelta. Sherlock Holmes!-
 
 
DOMANDA
Qual è la casa che ha scelto Sherlock Holmes secondo voi?
 
 
__________________________________
 
PROSSIMO AGGIORNAMENTO
 
TERMINE MINIMO            30 OTTOBRE            
TERMINE MASSIMO         3 NOVEMBRE    
__________________________________
 
Angolino dell’Autrice
 
Salve a tutti!!! =D
A quanto pare qualcuno sta cercando casa… e continuano ad esserci poche informazioni sul nostro caro POV???.
Prossimamente ci sarà una piccola sorpresina per voi… non vi anticipo cosa. Eh eh eh. Lo so. Sono cattiva!
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e, secondo voi, quale casa ha scelto Holmes!
Scoprirete nel prossimo capitolo, oppure attraverso la risposta al vostro commento, se avete indovinato! =)
Che dire alla prossima! =D
Grazie davvero a tutti voi che leggete, recensite e votate la mia storia.
Baci baci Djaly! =)
  
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