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Autore: Arsax    17/10/2017    1 recensioni
Sequel di "The Bloody and Dark Princess"
Non potevo credere di averlo fatto. Non ci riuscivo. Non volevo. Sapevo di essere un mostro e le mie mani erano sporche del sangue di diverse persone già a venticinque anni, ma mai avrei pensato che la mia prossima vittima sarebbe stata lei.
Mi guardava con quegli occhi azzurri, sbarrati dalla sorpresa tanto quanto i miei. Volevo poter tornare indietro nel tempo e non compiere quel gesto, per impedire che si arrivasse a quel punto.
Avevo già perso la donna più importante della mia vita a soli sei anni e non volevo perdere anche lei.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 7


Eravamo sulla via del ritorno e non riuscivo a non complimentarmi con lei, sinceramente colpito dalla sua velocità di apprendimento. Ciò mi fece formare una domanda: se era da più di quattro mesi che teneva delle lezioni con Wilhelm, come mai aveva imparato poco o nulla? Non era portata per la storia, politica e lingue? Probabile.
-A proposito di apprendere- iniziò Serena mentre cercava parcheggio. -ti pregherei di non venire più alle lezioni di mio zio.
-Perché?- chiesi inclinando la testa di lato e mi odiai un'altra volta per quello stupido vizio.
-Perché mi metti ansia. Ormai sono abituata a fare figuracce davanti a mio zio e abbiamo raggiunto un equilibrio, ma davanti ad altri vado nel pallone.
Ci avevo visto giusto quel pomeriggio, ma non era una cosa che una persona del suo rango poteva permettersi.
-Una principessa non può permettersi di farsi venire l'ansia, men che meno un sovrano. Dovrai ricordartelo quando diventeremo sovrani e uniremo le nostre famiglie rispettando il patto.
Serena sbuffò e alzò gli occhi al cielo esasperata.
-A proposito di questo, sulla copia del patto mio zio non ha visto alcuna clausola.
-Di che parli?- domandai confuso.
-Della clausola della quale mi hai parlato un mese fa. Quella che dice che per diventare sovrani dobbiamo sposarci. È una balla bella e buona e te la sei inventata di sana pianta.
Aggrottai le sopracciglia ancora più confuso. Ma di che diavolo stava parlando? Solo in quel momento capii. Wilhelm le aveva nascosto quella clausola importantissima? A quale scopo?
-Invece c'è.- ribattei.
-No, non c'è.
-Ti dico che c'è.
-Stai mentendo, non c'è.
-Ti ripeto che c'è.
-Ti si allunga il naso se dici bugie, Pinocchio.- rispose canzonandomi, mentre parcheggiava sotto casa.
“Mi sta dando del bugiardo? Non potrei mai mentire su una questione simile, anche perché ci sono tantissime copie del patto.” pensai stizzito.
La guardai con occhi pieni di sfida e lei fece altrettanto. Uscii dalla macchina sbattendo la portiera un po' più forte del necessario e l'attesi davanti al portone di casa. Le avrei fatto vedere io chi era il bugiardo.
Arrivati al pianerottolo, la presi per un braccio e la feci entrare a forza nel mio appartamento. La condussi verso l'enorme libreria, nonostante le sue proteste.
-Che diavolo stai facendo? Lasciami.- disse decisa, con tono degno di una regina, ma la ignorai completamente.
Mi dava del bugiardo? Bene, le avrei dato le prove del contrario. Era ora che si svegliasse.
Presi la pergamena, la vera copia del patto, la srotolai sul tavolino basso, mi sedetti e iniziai a leggere velocissimamente in rumeno fino a trovare il punto interessato.
-Per salire al trono che spetta loro di diritto- iniziai a tradurre. -i due eredi dovranno unirsi in matrimonio, unendo entrambi i clan e...
Non mi dette tempo di finire che prese la pergamena con una mano e con l'altra la mia manica. Serena mi riportò sul pianerottolo, suonò il campanello col gomito e quando i suoi genitori vennero ad aprirci la porta, trascinò me e la pergamena in cucina.
-Cosa c'è scritto qui?- chiese ai suoi genitori in tono duro.
Era veramente infuriata, quel tipo di furia gelida che può esplodere da un momento all'altro. L'avevo vista moltissime volte negli occhi di mio padre e ormai sapevo riconoscerla alla perfezione.
-C'è scritto che per salire al trono che spetta loro di diritto, i due eredi dovranno unirsi in matrimonio...- tradusse Andrea.
Serena lo spostò e guardò la pergamena sbigottita, studiandola in ogni minimo dettaglio. Dal suo sguardo capii che non voleva crederci e capii anche che da quando era diventata principessa, non aveva fatto altro che cercare una scappatoia al nostro matrimonio, invano.
-Te l'avevo detto.- le dissi guardandola con occhi pieni di sfida. -Io e te dobbiamo sposarci, che ti piaccia o no.
-Non mi sposerò mai con te.- rispose venendomi vicina, con lo sguardo al vetriolo.
-Andrea, chiama Wilhelm. Sbrigati.- disse Paola, spaventata dalla situazione tesa che si era creata.
-E invece dovrai farlo, se non vuoi che scoppi una guerra di proporzioni bibliche.- ribattei stringendo i pugni.
Quella donna si stava comportando come una ragazzetta. Era nostro dovere sposarci e portare la pace fra i nostri clan. Non c'erano altre scelte.
-E' una minaccia? Stai dicendo che se non ti sposo attaccherai il mio regno?- domandò testarda.
-Sto dicendo che se non terrai fede al patto, entrambi i nostri clan continueranno a combattere come hanno fatto fino ad oggi.
-Non finché ci sono io a regnare.- ringhiò furibonda e quasi mi venne da riderle in faccia con cattiveria.
-A regnare? Sei a malapena una principessa. Anzi, per essere precisi sei solo un abbozzo di principessa. Non sai fare le cose più basilari, non sai nemmeno parlare le lingue dei tuoi genitori e hai la sfacciataggine di ritenerti una principessa? L'unica cosa che ti rende tale è che Astrid Von Ziegler e Marius Vidrean erano sovrani e senza di loro tu non saresti niente.
Non ero stato gentile, anzi ero stato perfido, ma dovevo metterla di fronte alla realtà. Lei era una principessa soltanto per via delle sue nobili origini e la sua unica possibilità di sopravvivenza nel nostro mondo, l'unico che sarebbe stato in grado di proteggerla dai nostri nemici, ero io. Io ero in grado di regnare, lei era già tanto se riusciva a tenere la sua camera in ordine.
Eravamo molto vicini e riuscivo a leggere nei suoi occhi tutta la furia che provava nei miei confronti, ma anche il dolore che le mie parole le avevano causato. Avevo cercato di dirle la verità in modo gentile e garbato, ma lei non aveva voluto sentirla e mi ero spazientito. Non ero stato per niente educato, lo ammetto, ma doveva svegliarsi e capire la gravità della situazione.
Serena aprì la bocca per rispondermi, ma la porta dell'appartamento si aprì ed entrò Wilhelm. Sapevo che nei dintorni c'era una cantina di sangue e, dato che avevo quasi dato fondo alle sue scorte, era stato costretto a venire in quella zona per procurarsene dell'altro.
-Che diavolo sta succedendo qui?- chiese guardandoci a occhi sbarrati, dato che eravamo quasi naso contro naso e non avevamo intenzioni amichevoli.
Serena rivolse la sua furia verso lo zio. Lo prese per il polso e lo trascinò davanti alla pergamena che le avevo mostrato poc'anzi.
-Allora? Spiegami tu che diavolo sta succedendo.- disse, anzi ordinò a suo zio in tono autoritario.
Questo osservò la pergamena con gli occhi fuori dalle orbite e lo vidi sbiancare. La cosa suscitò in me qualche sospetto ed ero curioso di vedere che cosa sarebbe venuto fuori dall'intera faccenda.
“Che diavolo hai in mente, Wilhelm Von Ziegler?” mi chiesi osservando la scena.
-Voglio che tu mi dica se questa è la vera copia della pergamena del patto o è quella che mi hai mostrato tu. Voglio la verità.- insistette Serena.
Wilhelm sospirò e si massaggiò le tempie, sedendosi su una delle sedie libere. Sembrava preoccupato, come se stesse per annunciare una terribile notizia.
-Non dovevi avere la certezza riguardo alla clausola fino a quando non avresti accettato il matrimonio.- spiegò Wilhelm. -È vero, questa è la pergamena giusta, quella che ho io è identica, ma non riporta la clausola.
-E perché avresti omesso una cosa così importante?- chiese Serena duramente.
-Perché sapevamo che non avresti accettato tutto questo.- intervenne Paola.
Vidi Serena sbarrare gli occhi e li posò in quelli della madre. Anche loro erano partecipi di quel folle piano? La risposta era nota a tutti.
-E' stata un'idea nostra e di Astrid e Marius.- iniziò a raccontare Paola. -Sapevamo che se fossi cresciuta con noi, probabilmente non avresti mai accettato l'idea di un matrimonio combinato e così...
-Avreste aspettato che accettassi la cosa o che mi innamorassi di lui e poi mi avreste detto che per diventare sovrana avrei dovuto sposarlo, è vero?- la interruppe Serena in un sussurro.
Era sconcertata, senza parole, esattamente come lo ero io. Avevano cercato di facilitarmi le cose in ogni modo possibile, ma senza successo. Serena era testarda come un mulo e quel giorno avevo capito che la sua indipendenza e la sua libertà erano le cose che le stavano più a cuore.
Serena osservò i genitori adottivi e lo zio come se avesse appena scoperto un tradimento. Vidi un'immensa delusione nei suoi occhi, ma questa durò poco, perché la furia divampò più di prima e la indirizzò verso di me.
-Tu lo sapevi? Sapevi di tutta questa faccenda?- mi chiese.
Ero pronto a risponderle a dovere. Non potevo permettere che mi mancasse di rispetto e mi trattasse come un traditore qualunque, ma prima che potessi anche solo pensare di aprire bocca, Paola si frappose fra me e Serena.
-Lui non c'entra niente.- intervenne Paola difendendomi e sorprendendomi. -In tutto questo c'entriamo solo noi.
-Mi avete esclusa e illusa. Mi avete tenuto all'oscuro di tutto!
-Non avevamo scelta. Avresti accettato di sposarlo se te l'avessimo detto?- chiese Wilhelm alla nipote.
Nell'aria aleggiava una risposta luminosa come il sole estivo dell'Italia, che mi bruciò e mi fece sentire malissimo: no. Non mi avrebbe mai sposato, nemmeno se mi fossi posto a lei come l'uomo più galante, rispettoso e devoto.
Senza emettere un singolo fiato, Serena prese la propria borsa e uscì di casa sbattendo la porta. Un simile comportamento mi lasciò sbigottito, perché se avessi anche solo pensato di farlo con mio padre, avrei ricevuto una delle sue punizioni più dure.
Paola sospirò e si accasciò su una delle sedie libere, massaggiandosi la radice del naso stancamente. Andrea prese una bottiglia di vino rosso e quattro bicchieri, per poi porgercene uno a testa. Bevvi il mio in modo automatico, ma quella strana sensazione di malessere non accennava a passare, anzi rischiava di farmi rigettare il vino appena bevuto.
-Ci dispiace, Stefan. Non doveva accadere davanti a te.- si scusò Wilhelm stancamente, mandando giù l'intero bicchiere in un solo sorso.
-Non è colpa vostra. Avete cercato di far rispettare il patto, non c'è nulla di cui rimproverarvi.- cercai di rincuorarli, ma ci riuscii ben poco.
Erano tutti terribilmente in pensiero per Serena e si sentivano tutti in colpa. Un po' potevo capire perché lei fosse così infuriata, ma comportarsi in modo irrispettoso davanti ai propri genitori e al proprio zio mi parve eccessivo. Se non l'avessero punita, almeno mi aspettavo che avrebbe ricevuto una bella lavata di capo con i fiocchi.
-Serena...- iniziò Andrea con voce pensierosa. -...è fatta così. Non prendertela, Wilhelm. Presto tornerà a casa, dopo aver riflettuto a lungo sulla questione, e ci darà una risposta matura e obiettiva.
-Temo possa abdicare.- rispose Wilhelm lasciandomi di stucco. -Sa che se abdicasse in mio favore, tutti i clan, Lovinescu compresi, sarebbero costretti ad accettarmi come legittimo sovrano, ma ci sarebbe il malcontento per non essere riusciti neanche stavolta a rispettare il patto. Temo che se deciderà di intraprendere questa strada, non ci vorrà molto prima che scoppi una guerra civile.
Fui totalmente d'accordo con Wilhelm. Io non avrei fatto tante storie se Serena avesse abdicato in favore dello zio, ma sicuramente mio padre, mio zio e gli altri miei parenti sì. Non ce la facevano più ad aspettare e volevano vedere me e la principessa sposati il prima possibile.
Se nella mia famiglia era così, sicuramente la situazione era la medesima anche nella famiglia Vidrean. Se Serena avesse scelto di seguire quella strada, non ne sarebbe uscito niente di buono. Il destino dei nostri clan e delle nostre famiglie era nelle mani di una donna che non ne voleva sapere niente di assolvere i suoi doveri.
-E' tutta colpa mia.- asserì Wilhelm. -Avrei dovuto dirglielo fin dall'inizio.
-Non stare a ripensare ai “se” e ai “ma”.- dissi duramente, un po' troppo. -In una giornata ho capito molto Serena e sono sicuro al cento per cento che se gliel'avessi detto fin dall'inizio, avrebbe abdicato immediatamente. La situazione non sarebbe diversa, ma forse essendosi avvicinata alle proprie origini, ci penserà due volte prima di compiere questa scelta.
Wilhelm mi guardò grato, ma non era mia intenzione consolarlo. Quella era la cruda e nuda realtà e doveva saperlo meglio di me, dato che aveva passato molto più tempo in compagnia di Serena.
-E ora che facciamo?- domandai a Paola e Andrea.
-Adesso aspettiamo.- rispose Andrea, prendendo una pentola e iniziando a preparare la cena.

Paola si stava crogiolando nella preoccupazione. Non la smetteva di guardare il cellulare con una frequenza maniacale e Wilhelm era più o meno allo stesso livello. Andrea stava riversando le sue preoccupazioni nella preparazione della cena e io, dato che non c'era nient'altro da fare che aspettare, decisi di controllare la posta elettronica per vedere se Dimitri mi avesse risposto.

“Mio buon Stefan,
sul serio hai appena scritto “missiva”? È una parola ormai caduta in disuso e nelle e-mail non le usa più nessuno. Quanto sei formale!
Sono contento che ti trovi a tuo agio nel tuo appartamento da scapolo e che ti godi la libertà che non hai mai assaporato. Bella, non è vero? Speravo che avresti provato l'ebrezza della libertà prima che i tuoi doveri di sovrano ti chiamassero, e alla fine ci sono riuscito. Non ringraziarmi, anche se mi sei già abbastanza debitore :D
Ora mi incuriosisci davvero. Se mi dici che la principessa è così diversa da tutte le altre donne, non potrà farti altro che bene passare del tempo in sua compagnia. Hai bisogno di qualcuno che ti tenga testa, mio caro Stefan, altrimenti sarai troppo sicuro di te stesso e sai cosa succede ai vampiri che lo sono? Ti do un paio di suggerimenti: paletto e cuore. Sei abbastanza perspicace da trovare la risposta da solo :)
Riguardo al tuo dilemma sull'amore, posso solo ripeterti ciò che ti dissi tempo fa: l'amore è una cosa potente, una sorta di magia che ti cambia. Cambia le tue convinzioni e il tuo modo di agire. Per la donna che ho amato, mi sono completamente trasformato e quando l'ho perduta, sono nuovamente mutato. L'amore è un'emozione che cambia, ma in meglio. Il potere invece può farlo in peggio, se non si è abbastanza saggi e se non si è capaci a maneggiarlo.
Riguardo alle riunioni, ho scoperto che tuo zio Lucian in realtà non è tuo zio. Ti sei mai chiesto perché abbia superato i duecento anni, ma non sia stato lui a salire sul trono? Ora ti spiego: sua madre, Adelina Lovinescu, ebbe una scappatella con una delle guardie (indovina un po'? Discendente alla lontana dei Vidrean) e diede alla luce Lucian, questo prima del matrimonio con Florian. Da questo matrimonio nacque la tua trisnonna Reveka e la discendenza continuò fino ad arrivare a tuo padre. Ionut ha sempre avuto a cuore Lucian non perché abbia mai provato affetto nei suoi confronti, ma perché è abbastanza vecchio da avere una certa esperienza sul mondo dei vampiri. Così dovrebbe essere, ma sappiamo entrambi che non sarebbe neanche capace di fare una “O” con un bicchiere, quindi l'ipotesi che mi rimane è solo una: a Ionut serve qualcuno abbastanza rancoroso nei confronti dei Vidrean da fare tutto il possibile per rendere i Lovinescu ancora più grandi. È colpa della goccia di sangue Vidrean che lo macchia ad avergli impedito di salire al trono, dato che non è un Lovinescu purosangue, eppure lui stesso è l'unificazione vivente dei due clan! Ironica la vita, vero? x'D
Non sono in molti a sapere questa succulenta notizia, al momento siamo in quattro se consideriamo tuo padre e tuo zio stesso, quindi quest'informazione potrebbe tornarti molto utile più avanti ;)
Altre voci non mi sono ancora giunte, per ora, ma porterò avanti la missione che mi hai affidato e ti informerò costantemente tutti i giorni.
Spero che mi risponderai al più presto, anche perché sono curioso di sapere quali modi fantasiosi userà la principessa per rifiutarti (perché sono convinto che lo farà).
Il tuo fedele amico e personale spia,
Dimitri.”


Dovetti rileggere quella mail almeno un paio di volte per riuscire a metabolizzare le informazioni che Dimitri aveva scoperto in appena un giorno. Io avevo vissuto come l'ombra di mio padre e non ero mai venuto a conoscenza di quell'informazione! Se la memoria non m'ingannava, e non lo faceva mai, Lucian era il cugino di quarto grado di mio padre. Ecco perché si assomigliavano ben poco ed ecco perché nessuno poteva smentire il fatto che loro due fossero fratelli: erano tutti adagiati sotto tre metri di terra.
Mio zio Lucian, o meglio mio cugino, era uno dei vampiri più longevi esistenti e ciò gli conferiva non poche informazioni e vantaggi rispetto a vampiri appena ottantenni. Mio padre l'aveva voluto accanto a sé, quando era diventato re, soltanto perché era sicuro che avrebbe fatto di tutto per vendicarsi con la famiglia Vidrean, per averlo macchiato in quel modo col loro sangue.
Mi ritrovai a sorridere per quella miriade di informazioni appena ricevuta e mi affrettai a scrivere una risposta.

“Buon Dimitri,
voglio informarti che la parola “missiva” è ancora presente nel vocabolario e, anche se fosse caduta in disuso, qualcuno potrebbe anche definirla
vintage.
Non riesco a credere che in nemmeno ventiquattro ore tu sia riuscito a scoprire un'informazione così succosa. Mi hai nascosto le tue capacità di detective di proposito o non ne eri a conoscenza nemmeno tu?
Se hai scoperto ciò, non oso immaginare cosa potresti scoprire in mesi. Tireresti fuori tutti gli scheletri negli armadi della famiglia Lovinescu al completo, compresi i miei. Per favore non indagare su di me, tutto ciò che ti è necessario sapere sul mio conto lo sai già, perciò ti suggerisco (non te lo ordino, perché sono sicuro che seguirai il suggerimento) di non indagare oltre.
Poc'anzi è successa una cosa che mi ha lasciato interdetto e stupido. Serena ha scoperto che per diventare regina, è obbligata a convolare a nozze con me. Dopodiché è diventata furiosa con tutti, compresi i suoi genitori e suo zio, e, dopo la scenata d'isteria, se n'è andata lasciandoci tutti a bocca aperta. I genitori e lo zio? Non hanno mosso un dito, anzi erano preoccupati e
sono tutt'ora preoccupati! Se ci avessi provato io, mio padre mi avrebbe fustigato con la sua cinghia per ore e mi sarei risvegliato in infermeria dolorante e sanguinante.
Ho un'altra richiesta da porgerti, mio carissimo alleato e amico: potresti parlarmi un po' più di te stesso? Tu mi conosci come le tue tasche ormai, ma io so ben poco della tua vita e mi piacerebbe avere più informazioni a riguardo. Raccontami della tua famiglia, del rapporto con tuo padre e (perché no?) della donna che hai amato.
Ho molto su cui riflettere questa notte e penso che aspetterò un'altra delle tue sarcastiche risposte.
Il tuo confuso e insonne,
Stefan.
PS: che cosa rappresenta quella punteggiatura messa a caso a fine di molte frasi? Non hanno il minimo senso!
PPS: dovevi vederla, Dimitri. Avevo davanti ai miei occhi una regina furiosa e isterica.”


Consumato il gustosissimo pasto che ci aveva preparato Andrea, ancora non avevamo ricevuto notizie dalla nostra principessa. Andrea, Paola e Wilhelm erano in preda all'ansia e non sapevano che altro fare se non guardare maniacalmente i propri cellulari.
Non ce la facevo più a sopportare tutta quella situazione. Possibile che fosse così stupida da non vedere con chiarezza, esattamente come lo vedevo io, quanto l'amassero quelle persone che mi sedevano di fronte?! Possibile che per lei fosse così scontato?
Più ci pensavo e più la rabbia aumentava e mi rendeva nervoso, talmente nervoso che sarei andato a prenderla io stesso per la collottola e l'avrei riportata davanti ai suoi genitori, infischiandomene altamente dell'etichetta, della galanteria e di tutto il resto. Se solo avessi saputo dove si trovava in quel momento.
-Oh, basta!- sbottai alzandomi in piedi e attirando l'attenzione di tutti. -Chiamatela e levatevi il pensiero.
Presi il cellulare di Wilhelm e lo porsi malamente ad Andrea.
-Stefan, noi vogliamo lasciare che pensi e...
-Andrea.- lo interruppi duramente. -Un messaggio per dire “Sto bene, sono da Vattelapesca.” è pretendere troppo? Se la montagna non va da Maometto, allora è Maometto ad andare alla montagna. Forza, chiamala.
Andrea era combattuto tra l'eseguire l'ordine di un principe e rispettare lo spazio della propria figlia. La preoccupazione ebbe la meglio e provò a chiamarla, ma non rispose. L'ansia crebbe nei suoi occhi, ma sapevo perfettamente cosa stesse facendo Serena: evitava di rispondere.
Voleva far pena? Voleva suscitare sentimenti di pentimento e dispiacere? Oh, povera piccola principessa da quattro soldi. Poteva suscitare tutti quei sentimenti nei propri genitori e nello zio, ma non in me.
-La chiamo io. Non ha il mio numero, quindi potrebbe anche rispondere.- dissi lapidario.
Qualche squillo dopo, una voce squillante e a me ben nota rispose al posto di Serena.
-Pronto?
-Erica? Sono Stefan.- dissi duramente.
-Oh... ciao Stefan.
Sentii qualche borbottio senza senso e supposi fosse Serena. Mi ritrovai ad alzare gli occhi al cielo e a sbuffare sonoramente.
“Ma che bambina!”
-Dato che hai risposto al suo telefono, immagino che Serena sia lì con te. Passamela.- dissi in tono autoritario.
-Serena? Senti, per la mia e per la tua incolumità, ti consiglio di lasciarla in pace per stasera.- rispose con calma.
Non stava disubbidendo agli ordini, ma forse credeva che se avessi provato a parlarci avrei solo peggiorato le cose. Erica mi sembrava una donna ragionevole e avrebbe fatto ritornare a Serena un po' di sale in zucca.
-Perché? Cosa potrebbe fare?- domandai incuriosito.
-Credimi, si sta abbuffando di mashmallow e sta inventando insulti molto coloriti solo per te. Farebbe impallidire un camionista.
“A questo posso crederci senz'altro!” pensai maligno e disgustato.
-Non è colpa mia se dei vampiri, che oggi sono polvere, hanno firmato questo patto e io e lei siamo nati di sesso opposto. Comunque dille che sono lusingato e apprezzo lo sforzo per inveire contro di me.
-Le dirò che sei lusingato e che apprezzi il suo sforzo per inveire contro di te.- ripeté e poco dopo la sentii scoppiare a ridere.
-Grazie per aver risposto, Erica. Cerca di far rinsavire Serena, anche perché suo zio e i suoi genitori sono terribilmente preoccupati. Prenditi cura di lei e augurale una dolce notte e sogni d'oro da parte mia. Buonanotte, Erica.
-Buonanotte anche a te.- rispose prima di riattaccare.
Bevvi un altro bicchiere di vino e spiegai brevemente che Serena si trovava da Erica e che era illesa. Ciò sembrò allentare di molto la pressione, infatti li vidi tirare un sospiro di sollievo in contemporanea.
-Grazie mille, Stefan. Senza di te non so...- iniziò Paola, ma la interruppi con un cenno della mano.
-Sono io a doverti ringraziare. Tu e tuo marito mi avete dimostrato ospitalità, gentilezza e mi avete difeso dalla furia di vostra figlia, quindi non dovete ringraziarmi.- risposi scrollando le spalle.
Tutti e tre mi guardavano con espressioni stranissime. Forse non si aspettavano che un Lovinescu sanguinario potesse ringraziare per l'ospitalità. Wilhelm mi osservò attentamente, anche quando Paola mi abbracciò dolcemente e mi sistemò un ciuffo dei miei capelli corvini dietro l'orecchio, come farebbe una madre.
-Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, la nostra porta è sempre aperta.- affermò sorridendomi.
-Oh... ehm... grazie.- risposi spiazzato e anche un po' imbarazzato. -Credo che sia giunto il momento che vi lasci riposare. Buonanotte.
Tornai nel mio appartamento e mi sentivo ancora strano per quei semplici gesti d'affetto che mi aveva riservato Paola. Era una sensazione strana, della quale credevo di aver perduto memoria, ma che mi scaldò un po' il cuore.
Riguardo a Serena, invece, ero irritato come non lo ero mai stato in vita mia. Ero stato infuriato, ferito, umiliato, dispiaciuto, ma mai così irritato come lo ero in quel momento. Avrei voluto farle io stesso una colossale lavata di capo e l'avrei fatto. Il giorno seguente sarei andato all'università e le avrei fatto una di quelle ramanzine che avrebbe ricordato per il resto della sua vita.

Angolo autrice.
Buonasera a tutti! Eccoci a un altro capitolo di questa storia e ora avete scoperto il passato dello "zio" Lucian, ma questo è solo uno dei numerosi segreti di cui verrete a conoscenza u.u
Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, per aver inserito la storia tra le recensite/preferite e per tutti i commenti che mi lasciate. Grazie mille davvero :3
Vi mando un bacione enorme e vi aspetto al prossimo capitolo!
Arsax <3

 
  
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