Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: ombra_di_cenere    17/10/2017    0 recensioni
La prima volta che lo vidi pensai avesse l'atteggiamento da leader, sì l'atteggiamento di quelle persone che ti avrebbero guidato sempre con giudizio e correttezza.[...] Le sue parole suonarono così convincenti e sincere, il suo sguardo trasmetteva una sicurezza mai provata prima e pensai : “ Dannazione! Seguirei questo biondo pure in braccio ad un gigante se mi chiedesse di fidarmi di lui!”.
È stato lo stesso biondo nel quale riposi la mia fiducia che ci guidò in questa missione suicida.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Provo a voltarmi ma non ci riesco. Qualcosa mi tiene bloccata nella posizione in cui mi trovo. Sono sdraiata sul fianco e capisco che un braccio mi sta circondando la vita, bloccandomi contro un torace ampio. Erwin respira regolarmente e mi tiene stretta a lui, come un bimbo col proprio peluche; le nostre gambe sono allacciate, una delle sue è posizionata in mezzo alle mie. Essendo molto più alto di me la sua testa è sul cuscino, sopra la mia; l'altro suo braccio è sotto il cuscino morbido. È caldissimo, nonostante i pantaloni e la canottiera sento il suo calore addosso. Devo svegliarlo? Di solito noi della legione ci alziamo presto, ma sarà troppo presto? Poi come faccio a svegliarlo? Non posso tappargli ancora il naso.

Mentre ragiono sul da farsi sento che stringe la presa, avvicinandoci ancora di più. Non nego che sia una bella sensazione, averlo così vicino mi rilassa, però sento dentro un certo calore che, paradossalmente, mi agita. Questa sua vicinanza mi confonde: non so se sono più tranquilla o imbarazzata.

Sento che fa un respiro più profondo e alza la testa, sbadigliando.

- Hey... - lo saluto.

- Mmm, 'giorno. - la sua voce assonnata è adorabile. Inclino la testa verso di lui:

- Ti ho dato calci?

Scuote la testa negando, sono sollevata.

- Però hai parlato, ma non ricordo bene cosa hai detto.

Mi volto ancora di più per poterlo vedere in faccia; lui allarga la presa su di me per permettermi di girarmi completamente. Ha i capelli spettinati davanti agli occhi ancora non del tutto svegli. Le guance sono arrossate e lungo la mascella si vede il segno della barba che sta crescendo. Mi sento mancare il fiato per qualche secondo poi riesco a formulare una frase:

- Non sapevo di parlare nel sonno...

- A dire il vero era successo anche quando ti controllavo mentre stavi male, ma non ti ho mai detto nulla. - ammette con un mezzo sorriso. Lo guardo perplessa e lui si affretta a rispondere:

- Non volevo iniziassi a farti paranoie. Non dicevi nulla di strano...

- Non sembri troppo convinto.

- Bhè, ogni tanto insultavi qualcuno, ma non dicevi mai nomi.

Mi sento confusa: non ricordo nessun sogno fatto nel periodo del “ricovero”.

- E stanotte?

- Stanotte mi hai svegliato chiamandomi. - mi sorride. Spalanco gli occhi:

- Oddio scusa! Io- io...

- Non fa nulla. Anzi è stato divertente: farfugliavi qualcosa su disegni, stupidi titani e “ Erwin mi passi le fragole?”

Mi sento arrossire e mi nascondo affondando il viso nel suo petto ampio. Mi rannicchio contro, e lui mi stringe. Ci ritroviamo avvinghiati come prima, questa volta con una mia gamba tra le sue.

- Adesso ho voglia di fragole...

È l'unica cosa che riesco a dire, sempre nascondendomi addosso ad Erwin. Inizio a stiracchiarmi e distendo le gambe per poi ripiegarle come prima. Purtroppo alzo troppo, e troppo velocemente, le ginocchia, soprattutto quello bloccato tra le sue gambe. Appena mi accorgo di quello che ho fatto, e sento il suo grido trattenuto, capisco che cosa ho combinato:

- Oh cazzo scusa!

- Sì... proprio quello... - parla in un soffio e si stringe ancora di più addosso a me.

- Scusa, scusa, scusa, scusa! - lo abbraccio e lui nasconde il viso nell'incavo del mio collo.

“ Sono un'assassina!” mi odio. Mi sento bollire in viso. Se dovesse piangere non me lo perdonerei mai. Continua a stringermi, sento che cerca di controllare il respiro. “ L'ho combinata grossa!”. Mi sento tremendamente in colpa e in imbarazzo.

- Erwin scusa! Mi dispiace non l'ho fatto apposta giuro!

- No ma... non è tanto colpa del ginocchio... è solo che... bhè sì quello è stato il colpo di grazia però...

- Però? Che altro ho fatto?

- No-non prenderla male ok? - parla sempre col viso nascosto contro il mio collo. Io lo circondo e gli accarezzo la nuca, sperando di migliorare la situazione.

- È che, ero già abbastanza... sì, insomma, teso – il suo fiato sul collo mi fa il solletico; non so se spero di aver capito male o se davvero ho frainteso le sue parole quindi domando:

- Teso, in quel senso?

Lui annuisce e io mi sento avvampare. Non so che dire, mi limito a continuare a scorrere le dita sulla sua nuca.

- Scusa, è che non posso controll-, - nessun problema Erwin, è normale per voi maschi, no?

“ Vale che vai sparando?” , non riesco a controllare le parole, sono imbarazzatissima.

- Bhè in un certo senso, però è perchè tu e io -, prova a spiegare ma lo interrompo il prima possibile:

- Ok, ok fa nulla! Va bene così...

Sento che lui è tanto bollente quanto me in viso. Rimane fermo, avvinghiato addosso a me per un po', finchè non sento che si rilassa. A questo punto solleva la testa e finalmente lo vedo ancora in viso, tutto arrossito persino sulle punte delle orecchie. I suoi occhi azzurri risaltano col rossore delle guance e i capelli scompigliati gli regalano un'aria più da bambino. Trattengo una risata che mi procura uno sguardo interrogativo da parte sua.

- È buffo pensare a qualcuno grande e forte come te che arrossisce per certe cose!

Gli lascio un bacio sulla punta del naso, lui storce le labbra fingendosi arrabbiato. Non fa altro che rendere la sua espressione ancora più tenera.

- Non lo faccio apposta...

Si giustifica mentre solleva il capo per arrivare a sfiorare la mia guancia con la sua, scostandomi i capelli dal volto con una mano.

- Anzi, si potrebbe dire che è colpa tua... - sussurra mentre prende tra i denti il lobo del mio orecchio. Sento il suo respiro caldo; in un'altra situazione sarei scoppiata a ridere per il solletico, ma ora sono troppo presa dall'agitazione che mi trasmette questo contatto inaspettato. Rimango ghiacciata da quel gesto che inizia a sciogliermi lentamente, con la stessa velocità con cui lui inizia a giocare con la mia pelle. Mi mordo il labbro per resistere mentre sento la punta della sua lingua stuzzicare il lobo, per essere morso delicatamente subito dopo. Per ripicca premo le unghie contro il suo collo, strappandogli un piccolo ringhio compiaciuto.

 

Poco dopo decidiamo di alzarci; non sono ancora pienamente consapevole della situazione. Ovvero, so che dobbiamo lasciare Leo ma continuo a non rendermene conto. Erwin si siede sul bordo del letto e inizia a infilarsi i pantaloni mentre io rimango sdraiata e inizio a stirarmi occupando gran parte del materasso. Osservo la sua schiena ampia, ci sono delle zone leggermente più scure a marcare dove passano le cinghie dell'uniforme tutti i giorni. L'elastico delle mutande cinge i fianchi dritti mentre la linea sinuosa della schiena sembra invitarmi a scorrere le mie dita su di essa. Erwin si volta per vedere che sto combinando e solo allora vedo il suo collo.

- Oddio Erwin!

- Cosa?

- Il tuo collo... - mi inginocchio avvicinandomi, con le dita sfioro al zona rossa che gli ho creato ieri sera.

- Oh, vero. Non che io sia stato più attento... - mi guarda inarcando un sopracciglio folto.

Solo ora mi ricordo che è stato lui a iniziare il tutto; mi alzo e vado di fronte allo specchio posto sopra il cassettone. Nemmeno mi prendo il tempo di guardarmi in generale che la mia attenzione è sul mio collo. Il mio collo sottile con un bel bollo a lato. Socchiudo le labbra sorpresa, non ci avevo proprio pensato. Provo a sistemare i capelli, pettinandoli con le mani, e cercando di tenerli vicino al collo per nascondere i segni. Erwin mi si avvicina e mi cinge da dietro, con la camicia ancora sbottonata.

- Scusa.

Rimango in silenzio, sorridendo al riflesso del biondo. Vedendomi tra le sue braccia mi rendo conto di quanto io sia minuta al suo fianco. Si abbassa per lasciarmi un bacio su una guancia e torna a vestirsi. Decido che per oggi terrò la camicia abbottonata fino in cima e i capelli completamente sciolti.

“Per fortuna non li ho ancora accorciati, oppure non sarebbero nemmeno arrivati alle spalle!”

Ho sempre tenuto i capelli abbastanza corti, e una volta ogni due mesi noi della legione ce li facciamo accorciare. Durante l'addestramento i superiori non erano troppo contenti dei miei capelli corti, sempre sciolti e col ciuffo a coprire quasi gli occhi e alla fine sono riusciti ad obbligarmi a tenere la mezza coda, almeno durante le prove più importanti.

Erwin riesce a nascondere il segno solo con la camicia, fortunatamente mi son tenuta più verso la clavicola.

“Chissà che vergogna se dovessero vederli!”

 

Soffia un vento leggero, i suoi capelli scuri sono scompigliati. Leo è seduto su un tronco dal quale è stata tratta una panchina. Mi siedo al suo fianco e gli mostro il suo disegno.

- É molto bello sai?

- Sono felice che ti piace... *

Per colazione abbiamo mangiato dello yogurt con cereali e non abbiamo parlato molto a tavola. Ora Erwin è davanti alla stalla coi genitori di Leo per preparare i cavalli.

- Leo... – mi interrompe abbracciandomi di scatto. Lo stringo a mia volta e non continuo la frase. Sento che singhiozza contro la mia camicia e mi obbligo a non piangere, cercando di trattenermi mordendomi l'interno della guancia.

- Non potete rimanere qui?

La sua voce è ovattata dalla stoffa, continua a stringermi con le sue braccia sottili.

- La legione ha bisogno di noi, soprattutto di Erwin...

- Non posso restare con voi?

- I tuoi genitori hanno bisogno di te Leo.

A malincuore lo allontano e gli sollevo il viso per guardalo negli occhi.

- Si sono spaventati tanto per la tua scomparsa, hanno sofferto anche per Felix – qui la mia voce quasi si spezza, - hanno bisogno di te per continuare. Come potrebbero far scorrere il tempo senza un marmocchio che combina guai ogni secondo tra i piedi?

Leo abbozza un sorriso e si asciuga gli occhi nella manica del maglione blu scuro che indossa.

- Per rivederti devo diventare un soldato?

- No!- rispondo allarmata, - No... passerò per questo villaggio durante alcune missioni, mi fermerò per salutarti! Ci rivedremo presto.

“Almeno spero...”

Guardo il disegno che ho in mano:

- Leo, promettimi che continuerai a disegnare.

- Te lo prometto Vale. - mi sorride e i suoi occhi sembrano ancora più vivaci del solito. In quell'espressione rivedo suo fratello. Una valanga di ricordi mi assalgono e mi scorrono davanti agli occhi alcune scene dal ritrovamento di Leo a ieri.

- Ti voglio bene nanetto!

Non gli lascio il tempo di ribattere che già lo sto stritolando in un abbraccio. Mi scappano alcune lacrime da sotto le palpebre; scorrono lungo le guance e lasciano solchi caldi sulla pelle.

- Anche io ti voglio bene, sei il mio eroe!

Queste poche parole mi colpiscono in pieno petto. Mi abbandono completamente alle emozioni e lascio scorrere altre lacrime silenziose.

- Grazie... - gli sussurro. Grazie perchè con te mi son potuta riscattare: non ho saputo salvare Felix ma ho salvato te. Grazie perchè ho scoperto cose su di me che nemmeno sapevo passando del tempo con te. Grazie perchè mi hai ricordato com'è vedere il mondo con gli occhi di un bambino, e, a volte, fa bene fingere di non essere più adulti o soldati, così che le preoccupazioni maggiori siano un cavallo mal disegnato o uno scaffale non spolverato bene.

- Non piangere Vale, se no dopo Erwin si preoccupa.

Mi sfugge una risata e lo lascio andare. Mi volto a guardare gli altri: sono pronti. Ripiego il foglio e lo metto in tasca; ci avviamo verso i cavalli mano nella mano. Sono consapevole delle mie guance e degli occhi arrossati ma non mi importa, è giusto così. Prima di montare a cavallo ci ringraziamo a vicenda, noi per l'ospitalità e loro per aver accudito Leo. Rose mi si avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia, sorridendomi gentilmente. Prima di partire mi fermo un secondo a guardare il piccolo, anche lui arrossato in viso. Spinta da non so che ricordo mi porto una mano alle labbra e gli mando un bacio, per poi far voltare il mio cavallo e partire. Solo sulla strada del ritorno mi ricordo dove avevo già visto quel gesto: era stato l'ultimo saluto di Felix.

 

 

 

 

Facciamo giusto in tempo a smontare una volta arrivati alla base che Petra accorre:

- Scusi Capitano, ma il Caporale sta picchiando il caposquadra Zoe e non riusciamo a fermarlo!

Mentre parla sembra leggermente imbarazzata, come se il comportamento del caporale fosse colpa loro.

- Di nuovo!? Non imparerà mai! Dov'è?

- Nel laboratorio.

Subito ci avviamo verso la stanza. Erwin procede senza voltarsi a passi veloci, per non rimanere indietro devo fare qualche passo di corsa ogni tanto. Gli svantaggi di essere solo poco più alta di 1metro e sessanta e inseguire una persona di quasi trenta centimetri in più di te. Anche Petra deve quasi correre, essendo pure più bassa di me.

Procediamo in silenzio, gli unici suoni che si sentono sono i nostri passi lungo il corridoio. La mia mente è ancora un po' presa dagli avvenimenti di poco fa quindi non ero ben pronta per la scena che mi ritrovo davanti ora.

Arrivati fuori dal laboratorio Erwin non bussa nemmeno, spalanca la porta e si ferma sulla soglia. Bloccata dietro di lui non vedo nulla, visto che occupa tutta la visuale; mi scosto di lato per sbirciare da dietro un suo fianco.

Vedo Hanjie in ginocchio, coi capelli spettinati e senza occhiali, e Levi che la sorregge per il colletto della camicia con una mano, mentre l'altra è sollevata, chiusa a pugno, pronta a colpire. Il caporale sposta lo sguardo dalla donna verso Erwin. C'è silenzio, nessuno osa fiatare, si percepisce la tensione tra i due sguardi. Per qualche secondo tutto rimane immobile, fino a che Levi non molla la presa. Erwin è rimasto immobile per tutto il tempo, non ho visto il suo sguardo ma credo debba essere stato terrificante se è riuscito a convincere il caporale a cedere. Mentre la scienziata inizia a cercare i sui occhiali per terra Erwin entra nella stanza e si dirige verso Levi. Solo ora mi accorgo che il laboratorio è disordinato come non mai: ci sono alcune sedie rovesciate, carte per terra, provette sparse ovunque e vetrini frantumati. La nostra attenzione passa alla vittima della rissa che, seduta su una sedia, si massaggia una guancia arrossata. Petra le si avvicina per controllare che non sia troppo grave mentre Levi, appoggiato ad un tavolo, si sistema le maniche rimboccate della camicia grigia.

- Quante volte ancora dovrà succedere?

Erwin ha parlato con voce severa, rivolto al moro.

- Se lo meritava. Mi ha fatto ammalare quella psicopatica.

- Levi quello di un raffreddore non è un presupposto valido per poter picchiare qualcuno!

- Questo lo dici tu. Per me è più che fottutamente valido! - ora si sistema il foulard bianco che ha al collo.

- No che non lo è! Non posso continuare a dover intervenire perchè tu decidi di picchiare qualcuno per divertimento!

- Io picchio chi cazzo mi pare, quando cazzo mi pare!

Erwin sembra stia per arrabbiarsi; non avevo mai visto nessuno osare rispondergli in questo modo. Come pochi istanti prima la tensione è tangibile. Ora riesco a vedere Erwin in faccia, i suoi occhi sono duri come ghiaccio. Dall'alto squadra il più basso che tiene il viso alzato per guardarlo a sua volta. Per quanto Levi sia forte, nonostante l'altezza ridotta, non avrebbe speranze in un corpo a corpo col biondo. Nessuno dei due diminuisce la durezza dello sguardo, mi sento turbata da quella freddezza negli occhi di Erwin.

- Rivaille che non succeda mai più, sono stato chiaro?

La sua voce non è troppo alta ma è dura e pesante come una roccia. Un brivido mi percorre, mai avrei creduto che Erwin potesse essere così freddo.

- Non ti assicuro nulla...

Il Caporale si avvia e esce senza nemmeno voltarsi a guardare Hanjie.

“Si preannuncia una giornata leggera...” siamo solo a metà mattinata e sono già alquanto traumatizzata.

 

 

 

Nonostante l'inizio giornata movimentato, il resto della mattinata e del pomeriggio è stato tranquillo: ho lavorato ad un altro progetto che Erwin mi ha commissionato. Vedo sulla mia scrivania un libro di Hanjie che avevo preso in prestito qualche giorno fa, “ forse è meglio se glielo riporto, così faccio anche una pausa”.

Prendo il libro e mi avvio verso la sua stanza; appena dopo la rissa io e Petra le abbiamo dato una mano nel disinfettare i tagli. Busso e la sua voce squillante mi invita ad entrare. Hanjie è alla sua scrivania, tutta intenta a scrivere qualcosa su un foglietto di carta; la mia attenzione è attirata da un mazzo di fiori di campo al suo fianco. Mi avvicino incuriosita:

- Sono passata a restituirti il libro!

- Grazie Vale, hai visto? - indica, sorridendo, i fiori colorati.

- Sono molto belli, ma da parte di chi? - le sorrido a mia volta e lei mi mostra un biglietto bianco con giusto poche parole scritte con una grafia rigida, ma elegante.

La dedica recita: “rimani comunque una psicopatica”.

Strabuzzo gli occhi quando capisco che è stato Levi a mandarglieli.

- Cos? Ma lui... sono confusa.

Lei ride sonoramente della mia confusione e si toglie gli occhiali al viso passandosi una mano sugli occhi:

- Sai, non tutti hanno un rapporto fatto solo di carezze e abbracci... Levi è molto particolare, così come lo sono pure io, e spesso capita che ci picchiamo solo perchè lo provoco o per una sfida o per stare insieme. È come se litigassi con mio fratello, per poi farci pace e ricominciare a litigare.

Mentre parla osserva i fiori con gli occhi quasi socchiusi, la sua voce assume sempre un tono dolce quando parla di Levi, hanno un rapporto che io ancora non comprendo appieno.

Dopotutto Levi è molto particolare, non nelle abitudini, ma nelle modalità con cui esprime le emozioni. Sono tentata di chiederle di più su di loro, ma non riesco perchè mi blocco quando sento il mio nome risuonare in lontananza. Non capisco chi sia ma la voce è forte e il volume aumenta sempre più finchè non è fuori dalla porta. Bussano, Hanje sta per rispondere, ma la porta di legno si spalanca andando a sbattere contro la parete. Erwin è sulla soglia, arrossato in viso e notevolmente agitato; subito penso al peggio. Nella mente mi si proiettano immagini impensabili e apocalittiche che svaniscono quando parla.

- L'HANNO ACCETTATO!

- Eh? - non capisco a cosa si riferisca. I suoi occhi brillano e l'agitazione di pochi secondi prima è ora tramutata in euforia.

- IL PROGETTO! VALE L'HANNO ACCETTO! IL PROGETTO DEI CANNONI!

Appena il mio cervello collega le varie informazioni inizio a saltare:

- L'HANNO ACCETTATO! ODDIO NON CI CREDO!

- Sì CAZZO Sì!

Sto letteralmente saltando dalla felicità. Qualche settimana fa abbiamo inviato un progetto, curato interamente da me, alla base nazionale per delle modifiche e la creazione di alcuni cannoni con potenza e raggio di attacco superiori a quelli in nostro possesso ora. Il problema erano le alte spese per le munizioni, anch'esse rinnovate, e i materiali più pesanti, quindi non eravamo affatto sicuri dell'approvazione di questa mia idea.

Non riesco a stare ferma e basta un secondo nel quale incrocio lo sguardo di Erwin per fargli capire di prendermi: mi sono lanciata in braccio a lui, avvinghiandomi al suo collo. Lo sto stritolando tra le mie braccia, troppo felice per la notizia. Sento che scoppia in una fragorosa risata e Hanjie si unisce a lui.

- Hanno pure aumentato i fondi per le ricerche, visti i buoni risultati delle ultime spedizioni!

- COSA!? - Hanjie non sembra crederci,- DEVO AVVISARE GLI ALTRI!

- Corri, e avvisa tutti che dopo cena si festeggia! Hanno rinnovato pure le scorte!

 

 

Ho caldissimo. Sono seduta su una delle panche della mensa e sto osservando la squadra di Erwin giocare a poker scommettendo con dei biscotti. Dopo aver cenato e aver diffuso la notizia del successo del progetto, abbiamo scoperto che ci hanno rifornito un bel po' di barili di birra, ma soprattutto di bottiglie di Whisky e di un'altra roba strana che sa di liquirizia e che adoro. Abbiamo iniziato a bere e, non so dopo quanto, qualcuno ha cominciato a suonare usando delle pentole e una chitarra che è sbucata dal nulla. Qualcuno balla, altri cantano e altri ancora giocano a carte mentre quelli come me, esausti, osservano in silenzio o dormono sui tavoli. Mi appoggio alla spalla di Erwin che mi passa un biscotto; fino a poco fa avevo giocato con loro, ma ero troppo attiva per stare seduta al tavolo così sono uscita a prendere una boccata d'aria, quando sono rientrata mi son sentita stanchissima. Ricordo tutto della serata e ricordo anche che ho parlato tanto; appoggiata ad Erwin sento il suo profumo, così come quando gli sono saltata in braccio dopo la notizia. Sospiro maledicendo il caldo che sento e subito dopo scatto per chiudere il colletto della camicia che avevo sbadatamente sbottonato. Mi ero completamente dimenticata del marchio lasciato da Erwin e per sentire meno caldo avevo sbottonato i primi bottoni senza pensarci.

- Ho vinto! - Mike si sporge verso il centro del tavolo e si porta via tutti i biscotti, mentre gli altri polemizzano per la perdita.

- Stanca? - Erwin parla gentilmente, ha le guance arrossate ma è ancora completamente lucido; annuisco.

- Due minuti e andiamo a dormire, ok?

.- 'key. - sbadiglio.

Erwin affida il controllo della situazione ad Hanjie e, in quanto Comandante, ordina a Mike di dargli due biscotti al cacao. Nel frattempo io sono concentrata sulla figura di Levi che se ne sta solo vicino al camino, faccio per alzarmi e ho un leggerissimo capogiro.

“Basta liquirizia...”

- Vale?

- Vado a salutare Levi, arrivo. - Erwin si alza e continua a parlare con gli altri.

Arrivata al suo fianco inizia a parlare:

- Se sei ubriaca e vuoi qualcuno con cui parlare del tuo amato Erwin sparisci!

- Non sono ubriaca e comunque non parlerei di Erwin con te. Piuttosto, i fiori che hai dato ad Hanjie sono molto belli. - alza lo sguardo si di me, fulminandomi. Continuo a parlare senza riuscire a frenarmi.

- Stai tranquillo non lo saprà nessuno, però questo prova che anche tu hai un cuore.

- Questo si può provare benissimo appoggiandomi una mano sul petto... - distoglie lo sguardo.

- Capitano spesso situazioni come quelle di stamattina? - davvero non riesco a comprenderne la finalità e non riesco a trattenere le domande.

- Dipende... Erwin ti sta aspettando, vai a dormire che è meglio.

Mi volto per andare quando conclude : - Comunque carino il marchio sul collo!

Mi volto per fulminarlo e lo vedo sorridere soddisfatto, ricambio il sorriso e mi avvio verso Erwin.

Mentre camminiamo mi tiene per la vita e io mi appoggio a lui.

- Vedo che ti è piaciuta l'anima nera!

- Ecco come si chiamava! Sì non avrei mai detto potesse essere così buona.

- E ora ti appoggi a me perchè vuoi un abbraccio o perchè barcolleresti da sola?

Mi fermo a fissarlo, cerco di guardarlo male ma non credo di riuscirci troppo bene.

- No, non barcollo... Solo che, vorrei rimanere con te ancora un po'.

Abbandono la testa in mezzo al suo petto ampio e lui mi circonda stringendomi.

- Puoi rimanere con me per tutto il tempo che vuoi... - mi lascia un bacio sul capo. Alzo la testa per incrociare il suo sguardo.

- Tutto il tempo che voglio?

- Tutto il tempo che vuoi... Dopotutto potrei abituarmi a dormire con qualcuno che parla nel sonno.

Arrivati in camera di Erwin mi avvio subito verso il letto e mi ci lascio cadere sopra. Mi sento esausta e ho caldo, troppo caldo. Erwin si siede al mio fianco e inizia a giocare coi miei capelli, sparsi sul materasso. Sorrido chiudendo gli occhi, è rilassante sentire il suo tocco delicato. Cogliendomi di sorpresa trovo le sue labbra sulle mie, sono morbide e calde. Preme leggermente e inizia a baciarmi lentamente; ha un sapore più dolce del solito, dovuto all'anima nera. Sento ancora più caldo di prima e mi lascio trasportare dal suo tocco avvolgente. Mi cinge un fianco con una mano e io gli circondo il collo con le braccia, attirandolo verso di me. Si allontana lentamente e inizia a lasciare dei baci leggeri sul contorno delle mie labbra, sulle guance, sulla mandibola per poi passare ancora al collo. Sbottona i primi bottoni della mia camicia e ritrova il punto che ha tartassato la sera prima. Dei brividi mi percorrono facendomi sentire dei formicolii strani nel ventre. Le mie mani scorrono sulla sua nuca e giocano ci suoi capelli morbidi, le sue dita arrivano al prossimo bottone della camicia ma si fermano:

- posso?

La sua voce è bassa e calda, tremendamente calda, e morbida. Io ho ancora gli occhi chiusi e percepisco solo il suo tocco caldo addosso: annuisco, respirando più profondamente. Sento il suo profumo misto a quello dell'alcol e un altro brivido mi percorre. Erwin sposta le sue labbra sulla mia clavicola, divertendosi con la pelle e l'osso sporgente. Io sento sempre più caldo e, presa da non so che istinto strano, inizio a sbottonare la sua camicia, senza nemmeno chiedere il permesso. Sento che sorride mentre lascia un bacio sotto la clavicola e capisce che cosa sto facendo. Purtroppo le mani mi tremano e non riesco ad andare oltre il secondo bottone. Mi sento scossa da mille fremiti, ormai il caldo non lo percepisco più, sento tutto ribollire dentro di me. Erwin mi cinge dolcemente, allontanandosi dalla mia pelle, per sollevarmi e portarmi più al centro del materasso. Dopo quella che mi è parsa un'eternità apro gli occhi e lo vedo. Si sta sbottonando la camicia mentre tiene i suoi occhi fissi nei miei, mi sento sciogliere. Quando ha finito di slacciare i bottoni, mi toglie gli stivali e sfila anche i suoi, lasciandoli cadere a terra. Sento che sono bordeaux in viso ma non posso farci nulla: la mia camicia è aperta per metà ed Erwin è di fronte a me, senza la sua ed è bellissimo con le guance arrossate. Aspetto che si avvicini ma si siede sulle sue ginocchia, osservandomi. Il suo sguardo sembra bruciare su di me, i suoi occhi scintillano e l'azzurro sembra sciogliersi nelle iridi. Come capita ogni qual volta si toglie la maglia, mi perdo a contemplarlo: la pelle chiara, la figura scolpita, le spalle ampie, tutto di lui è perfetto ai miei occhi. La collana verde brilla al centro del petto e sembra attirarmi a lei; infatti, mi metto a sedere e mi avvicino a Erwin. Poso un bacio leggero sulla pietra verde e provo a resistere alla tentazione di posare le mie labbra sulla sua pelle diafana. Mi scopro più debole di quel che credessi: cedo subito e inizio a percorrere la sua clavicola. La sua pelle scotta a contatto con le mie labbra. Sento che reclina la testa e espira profondamente, sembra gradire le mie attenzioni, anche se credo che l'alcol stia facendo la sua parte. Appoggio le mani sulle sue gambe e mi fermo, posando il capo sul suo petto e godendomi il suo profumo che ora mi circonda. Giro la testa in modo da trovare il mio orecchio sul suo cuore; batte veloce e il suo martellare mi sveglia. Inizio a scorrere le mani sulle sue gambe dolcemente, mentre lui mi circonda le spalle chiudendomi in una morsa tremendamente gradevole. Mi lascia un bacio sui capelli e sento che fa per parlare, per poi fermarsi e proseguire, come se avesse voluto dire qualcosa però avesse cambiato idea su cosa dire.

- Andiamo a dormire...

La sua voce è bassa e dolce ma sento che c'è una leggerissima nota di rassegnazione, proprio come a confermare la sua esitazione nel parlare. Alzo il capo per incrociare il suo sguardo, non mi piace questo presentimento. Fino a poco fa i suoi occhi brillavano mentre ora sembrano spenti. Porto una mano sulla sua guancia:

- Tutto bene? - questo suo cambiamento repentino, seppur quasi latente, mi preoccupa.

Mi sorride e torna quello di prima: - certo!

Mi cosparge il viso di baci veloci poi si allontana:

- Sai già come dormo quindi...- si porta una mano alla cintura e inizia a slacciarla.

- Io sto morendo di caldo! - osservo i miei vestiti e faccio spallucce: - però posso tenere solo questa...

Decido di dormire in camicia quindi inizio a sfilarmi i pantaloni da seduta. Cerco di agire come se fossi completamente a mio agio, però sto impazzendo dalla vergogna. Ormai le mie guance sono rosse da troppo tempo per notare il sangue che vi affluisce, però quando sento gli occhi di Erwin spiarmi elegantemente, sento che il cuore perde un battito. Sta slacciando i pantaloni quando si blocca:

- Ma che caz...?

Lo guardo perplessa inarcando un sopracciglio, non capisco che cosa stia succedendo. Vedo che continua a muovere la mano e strattonare la cerniera quindi capisco che gli si è bloccata. Subito scoppio in una risata fragorosa. Erwin ride con me mentre continua ad armeggiare con la cerniera.

- Non vuole saperne di sbloccarsi!

Io continuo a ridere mentre lui cerca di strattonare più forte.

- Fermo! Così la rompi! - riesco a controllare la risata per bloccarlo. Lui si ferma e cerca di trovare una soluzione muovendola più piano.

- È che non riesco nemmeno a sfilarli, si è bloccata in cima!

- Fammi vedere.- ancora una volta ho parlato prima di pensare. Ogni qual volta si presenta un problema mi offro per risolverlo e, immancabilmente, mi infilo in situazioni imbarazzanti come questa. Erwin incrocia le braccia, scocciato dal fatto che non sia riuscito a risolvere il problema, cosa che detesta. Siedo sul bordo del letto e lui si avvicina, mettendosi tra le mie gambe. Noto che inizia a giocherellare con la collana, mentre io mi maledico per la mia impulsività e inizio ad armeggiare con la cerniera. Non posso fare a meno di notare che, proprio come stamattina, Erwin è particolarmente teso. Sento un brivido attraversarmi e mi mordo il labbro per non tremare. Cerco di concentrarmi sul mio lavoro: la cerniera è bloccata nella stoffa retrostante, devo solo spostarla lentamente e dovrei riuscire a sistemarla. Il tutto non sarebbe così difficile da risolvere se non ci fossero innumerevoli fattori di distrazione quali Erwin scamiciato, il cado che provo, Erwin a torso nudo e la vicinanza con le zone basse di lui. Mi concentro e cerco di non farmi sopraffare dall'imbarazzo: delicatamente lavoro con la cerniera e riesco ad abbassarla. Subito noto che la tensione è evidente, molto evidente, e mi mordo ancora più forte il labbro. Sento il ventre caldo più del solito e non sento più di tremare, ma solo il cuore più veloce. Alzo leggermente lo sguardo e vedo il su ombelico, un brivido mi scuote e devo prendere fiato più profondamente. Continuo ad alzare lo sguardo finchè non arrivo al suo volto, coperto dalla sua mano. Vedo che si sta mordendo il labbro inferiore mentre si copre gli occhi con la mano. Le guance e le orecchie sono paonazze e le spalle sono tese; mi scopro con la bocca socchiusa mentre osservo questa meraviglia. Mi alzo e gli sposto la mano, prendendogli il viso tra le mie; lui non apre gli occhi ma smette di mordersi per parlare:

- S-Scusa... - le ciglia gli proiettano ombre morbide sugli zigomi. L'imbarazzo sul suo viso mi meraviglia più di ogni altra cosa al mondo e non riesco a trattenermi. Sento che devo fargli capire cosa provo in questo istante, guardandolo arrossito di fronte a me, così scoperto.

- Ti amo – lo attiro a me e lo bacio con quanta più gentilezza mi sia possibile. Aspetto che risponda e, quando sento che si rilassa, mi lascio andare completamente. Mi sento sciogliere e bruciare mentre rabbrividisco per il suo tocco sulla schiena. Mi allontano per riprendere fiato, cerco il suo sguardo che ora non è più nascosto.

- Scusa – sussurra, mantenendo i suoi occhi nei miei. Sembrano sciolti, più caldi e profondi, avvolgenti.

- Non scusarti,- mi ricordo di quello che disse stamattina,- dopotutto è colpa mia, no? - la mia voce è leggera, quasi non la riconosco.

Sorride annuendo leggermente, sulle labbra gli si forma un mezzo sorriso che mi fa impazzire letteralmente:

- come posso rimediare?

Non riesco a controllare le parole, mi sembra di essere in un sogno: so che non dovrei dire ciò che dico ma lo faccio comunque, guidata da non so che istinto che mi spinge a lasciarmi dire ciò che voglio.

Noto una scintilla nei suoi occhi che sembrano più lucidi, le pupille dilatate brillano. Si abbassa per portarsi a fianco del mio orecchio e sussurrarmi:

- un modo ci sarebbe...

La sua voce è leggermente più roca del normale, più profonda. Il suo profumo mi travolge nuovamente e io lascio parlare il fremito che sento dentro:

- Spiegamelo...

Inizia a lasciare baci leggeri sotto il mio orecchio, scostandomi i capelli con una mano. Io decido di non rimanere ferma e terminare il lavoro che avevo iniziato, quindi afferro i bordi dei suoi pantaloni e li abbasso, lasciandoli cadere a terra. Erwin si muove per sfilare i piedi e ruota, così da potersi sedere sul bordo del letto. Mi attira sulle sue ginocchia e riprende a sbottonare la mia camicia, sempre delicatamente, sempre costellando il mio collo di baci leggeri. Nel frattempo io ho iniziato a mordicchiargli la spalla, cercando di non pensare troppo alla pressione insistente proveniente dalle sue mutande sotto di me. Però la mia testa è concentrata su quello, non riesco a distrarmi, a non pensare ad altro che non sia la sua eccitazione mostrata così. Appoggio una mano sul suo ventre bollente e lui la copre con una delle sue. Mi sento tremare di lussuria, voglio di più, e non mi riconosco nei miei pensieri. Sento il cuore battere velocemente mentre mi spingo verso il basso; nascondo il viso contro il suo collo e lascio che lui mi guidi. La sua voce si fa man mano più roca e il respiro pesante, il mio cuore impazzisce ad ogni suo sussulto. Sento dentro come un'esplosione di calore e un susseguirsi di brividi che non fanno altro che aumentare, mentre le distanze non fanno altro che diminuire, finchè perdo la concezione del tempo. Non so bene come le cose siano giunte a questo punto ma non posso dire che mi dispiaccia, anzi. In certi istanti provo imbarazzo, che subito viene spazzato via dalla sensazione di piacere alla quale mi sto abituando, e della quale sto diventando dipendente. Voglio di più, sempre di più, proprio come sembra volerne di più Erwin. Mi sento il viso e il corpo in fiamme quando, appena prima d'addormentarmi, sento che mi sussurra dolcemente:- ti amo anch'io!

 

“Just close your eyes, the sun is going down. You'll be alright, no one can hurt you now. Come morning light, you and I'll be safe and sound...”

 

Mi sveglio con questa frase in mente. Sono sdraiata di pancia e mi sento più pesante del solito: Erwin è appoggiato a me con metà del suo corpo, che basta a coprirmi quasi completamente. Mi tiene per mano e respira regolarmente, mi fa il solletico col fiato vicino all'orecchio. Faccio un respiro più profondo e sento il suo solito profumo; subito mi tornano in mente le scene della notte.

“ODDIO!”

Mi sento arrossire e mi spunta sul viso un sorriso involontario. Chiudendo gli occhi sotto le palpebre vedo scorci di ciò che ricordo: le spalle di Erwin possenti sopra di me, la sua bellissima voce che sussurra il mio nome vicino al mio orecchio, i suoi occhi brillanti di piacere nel buio, il mio cuore che mi rimbombava nelle orecchie e infine le ultime parole prima di addormentarsi.

È crollato al mio fianco, sorridendomi; ricordo i suoi occhi, belli come sempre, e la sua voce che sussurrava quelle due parole che non avrei mai pensato di pronunciare io stessa.

- Ti amo.

Sembrano insignificanti, due parole così corte e veloci, ma non gliele avevo mai dette. Le davo per scontate, per risaputo da parte sua, però, quando le ho sentite uscire dalla sua bocca ho provato una sensazione di felicità che mi ha fatto capire quanto sia importante pronunciarle.

“Oddio! Io e Erwin!”

Ricordo che volevo sentire ancora la sua voce, era troppo dolce per farne a meno, perciò gli chiesi di cantarmi una ninna nanna. Ecco perchè mi sono svegliata con quel ritornello in mente, è proprio quello che mi ha cantato, prima che ci addormentassimo entrambi. Ricordo che la sua voce era perfetta per quelle parole, che era bellissima.

“Devo chiedergli di cantare per me più spesso! Sempre che io riesca ancora a parlargli... Non ci credo!” se ripenso a ciò che ho fatto mi sento tremendamente in imbarazzo.

“Chissà cosa penserà Erwin?” , nemmeno io mi credevo capace di compiere certe azioni. Lui pero, nonostante il tono e lo sguardo, è stato delicato come sempre. Non proprio sempre, però per la maggior parte.

Capisco che non devo ragionarci troppo, nonostante la mia mente corra sempre a quei ricordi recenti.

“Oddioooo!” , nascondo il viso nel cuscino e cerco di respirare e soffocarmi allo stesso tempo. L'unico risultato che ottengo è il profumo di Erwin che mi colpisce ancora, quindi sbuffo arrendendomi ai ricordi che quell'aroma mi riporta alla mente.

Un brivido mi percorre.

Un altro più insistente mi attraversa quando bussano pesantemente ala porta:

- ERWIN! Sei in ritardo! - spalanco gli occhi, è la voce di Levi.

- ERWIN! SVEGLIATI! MERDA! - Levi continua a picchiare pugni pesanti sulla porta e sento che Erwin scatta a sedere.

- Sono sveglio!- mi guarda e sembra che i ricordi lo investano tutto d'un colpo. Mi sorride e io ricambio, arrossiamo entrambi.

- Devo iniziare con la canzone? - la voce di Levi si è abbassata e ora ha smesso di picchiare sulla porta.

- No ti prego, mi cambio! Solo un minuto! - scatta in piedi e inizia a cercare i suoi vestiti. Subito mi ricordo che oggi dovevo lavorare con Hanjie ad un disegno particolare.

“Merda!”, scatto pure io in piedi e comincio a cercare i vestiti. Nel mentre Levi inizia con una filastrocca accompagnata da pugni sulla porta:

- A come Amore... - ad ogni parola un pungo, - B come bacio...

Arrivata alla camicia non la trovo, mi volto e vedo Erwin che sta cercando di mettersi la sua ma non riesce, osservandolo meglio noto che sta cercando di infilarsi la mia di camicia, rischiando di strapparla. Quando si accorge di quello che sta facendo si ferma e si prende il viso tra le mani.

- C come carezza... - io trovo la sua camicia e gliela porto.

- D come DAI CAZZO!

- Adesso sei contento? - Erwin risponde a Levi mentre prende la camicia dalle mie mani.

- Abbastanza, mi hai fatto alzare presto per questa riunione e alla fine rimani a letto?! Ringrazia il cielo che Mike è ancora sotto l'effetto della sbronza di ieri oppure avrebbe sfondato la porta. - finisce di vestirsi e si prende un attimo per darmi un bacio. Mi sento sciogliere dal suo tocco gentile e appena si allontana mi sorride.

- Ah, quasi dimenticavo! - continua Levi da fuori, - Vale, Hanjie ha detto che le farai rapporto più tardi, e che fa niente se arrivi in ritardo!

Io ed Erwin ci guardiamo come due ladri colti con le mani nel sacco.

- G-Grazie...

Rispondo sentendomi avvampare.

Ci guardiamo e facciamo spallucce contemporaneamente, sorridendo come due bambini che hanno appena giocato sotto la pioggia.

 

 

 

*Sono consapevole del tempo verbale sbagliato: è voluto poiché spesso i bambini, e non solo, sbagliano ;)

 

 

 

angolo scrittrice: SCUSATE IL RITARDO !

Non so che mi è preso ma non ho più continuato questa FF per un bel po' di mesi e, ripensandoci ora, mi prenderei a schiaffi; anzi a sediate, le sediate sono migliori!

Comunque volevo ringraziarvi del tempo speso per leggere e spero vi sia piaciuto il nuovo capitolo. Ammetto che mentre scrivevo dell'addio a Leo la vista mi si era appannata leggermente: mi ero affezionata troppo a quel nanetto.

La vicenda di Levi ed Hanjie è pensata per la mia super “correttrice” (esiste come parola ?) che li shippa da morire!

La cerniera inceppata non so da dove l'ho presa come idea... Ed è preoccupante come cosa...

grazie ancora per la lettura e alla prossima!

Come sempre se lasciate un commento costruttivo, o meno, ve ne sarei molto grata!

Baci,

                     Ombra

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: ombra_di_cenere