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Autore: _Bri_    19/10/2017    3 recensioni
[STORIA IN FASE DI REVISIONE]
Matilda è controversa, fredda e pragmatica. Il colore dei suoi occhi riflette quello del gemello ma nonostante l’aspetto, che rivela lo stampo della sua famiglia, la ragazza si sente distante anni luce da questa, trovando conforto solo nelle mura di Hogwarts. E proprio all’interno della scuola Matilda conoscerà l’amicizia e l’amore, per cui lotterà fino alla fine, dimostrando che non sempre la mela cade vicino l’albero.
[Dal capitolo 9]
-Mio padre mi ucciderà-
-Per cosa? Non hai fatto nulla, non ancora almeno-
Barcollò pericolosamente verso di lui, attirata da quelle dita impossibili da gestire
-Anche il solo fatto che mi piaccia un traditore del proprio sangue è un grande affronto-
Le labbra di George si incresparono in un ghigno divertito, e poi cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore, gesto tanto eloquente e sfacciato, quanto irresistibile
-Quindi stai dicendo che ti piaccio-
-Mi sembrava lo avessi ammesso anche tu, signor Weasley-
-Oh…ma io sono stato decisamente più generico-
La mano di George passò dietro la schiena di Matilda
-E allora che ci fai ad un centimetro dalla mia bocca?- sussurrò leziosa lei
-Lo trovo un ottimo posto, dove tenere la mia-
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, George Weasley, Il trio protagonista, Nuovo personaggio
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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CAPITOLO IX
 
Gorgosprizzi
 
Una guerra silenziosa era scoppiata fra i gemelli Malfoy. Quando Draco tentò di presentarsi in sala grande con i capelli coperti da un cappello, qualcuno glielo fece schizzare via facendolo diventare la più diverte attrazione della giornata. Un gruppo di studenti gli cantò dietro persino Perché Weasley è il nostro Re, ritorcendogli contro il coro da lui stesso inventato.
Di contro, una lettera arrivò il giorno dopo dal becco di un elegante gufo nelle mani di Matilda( (figurarsi se Narcissa avrebbe mai mandato una strillettera, che avrebbe messo in ridicolo tutta la famiglia) in cui la madre l’ammoniva per il comportamento adottato nei confronti del fratello e le garantiva il solito mese di punizione a casa della vecchia prozia, se non avesse subito chiesto scusa a Draco. Così lei contrattaccò con un incantesimo gambemolli proprio mentre Draco tentava di approcciare una ragazzina del quarto anno tutta boccoli e rossori. Seguì a quel punto un’esplosione indesiderata del calderone di Matilda durante l’ora di pozioni, che le fece riempire la faccia di foruncoli maleodoranti.
Durante l’ora di Cura delle Creature magiche, di cui il guardiacaccia Hagrid aveva ripreso il possesso, apparve la professoressa Umbridge che non vedeva l’ora di mettere in difficoltà il mezzogigante; Draco e quella rintronata della Parkinson non persero l’occasione di screditare il povero Hagrid che, a modo suo, stava tentando di tenere una dignitosa lezione sui Thestral, una sorta di cavalli dal corpo scheletrico invisibili a chi non avesse mai visto morire nessuno.
Più per prendersi l’ennesima rivincita nei confronti di Draco che per tutelare il professore, Matilda impastò la bocca del fratello mentre questo sembrava non riuscire a trattenere le risate e le offese, cosa che comunque le costò un’occhiataccia da parte della Umbridge, che sembrava aver colto da dove fosse arrivato il colpo.
-Ha qualche problema, signorina Malfoy?-
-Io? Il mio unico problema è non riuscire a seguire la lezione per colpa degli schiamazzi degli altri studenti, professoressa-
In quanto a sorrisi falsi Matilda era quasi più dotata della stessa Umbridge, per cui rimasero a guardarsi e a sorridere sotto gli occhi spaventati di tutti gli altri per un tempo decisamente lungo.
-Deve stare attenta, signorina Malfoy, ho come l’impressione che suo padre non sia a conoscenza del modo sfrontato con cui si rapporta agli insegnanti-
-Se lo ritiene necessario, professoressa, può sempre pensare di riferirglielo- Mai smise di sorridere, il volto sempre più tirato –Anche se credo gli recherebbe maggior dispiacere essere disturbato per delle infondate illazioni, più che per un mio presunto comportamento sfacciato-
Si sorrisero ancora a lungo, poi fu la Umbridge a spostare per prima lo sguardo e allontanarsi da lei.
-Sei stata grande!- le sussurrò Hermione appena la faccia da rospo fu sufficientemente lontana.
-Sono o non sono una serpe? E poi per una volta sfrutto il mio cognome- Ammiccò all’amica, che precedette poi nella risposta ad una domanda che Hagrid aveva appena posto a proposito dei Thestral.
-Benissimo Matilda! Dieci punti a Serpeverde!-
Gli altri della sua casa esultarono, tutti tranne Draco, che aveva ancora la bocca impiastricciata ed uno sguardo che sarebbe stato in grado di scatenare una tempesta, se avesse potuto.
 
Draco era su tutte le furie: quella lite con la sorella, che non sembrava mai accusare il colpo dei suoi scherzetti, stava andando per le lunghe e questo lo mandava fuori di testa. Alla fine era una presenza di cui non riusciva a fare a meno nella sua vita, ma il modo in cui lo aveva messo in ridicolo davanti a tutti non poteva di certo essere ignorato.
-Che fai amico?- Blaise si abbandonò su uno dei divani della sala comune accompagnato da Astoria, che Blaise sembrava finalmente aver notato e di cui accettava la presenza sempre più volentieri. Draco lanciò uno sguardo ai due non nascondendo una certa invidia; lui si circondava sempre e solo di ragazzine mediocri che riusciva ad incastrare con il suo fascino, ma non aveva mai incontrato davvero qualcuna che gli facesse girare la testa.
-Sto pensando-
-Davvero? Pensavo te ne stessi da solo e in silenzio senza motivo. A che pensi?-
Astoria si avvicinò timidamente a Blaise e si beò del tocco rilassante delle sue mani sui capelli di pece.
-Alla prossima mossa. Fra poco ci saranno le vacanze di Natale e non voglio tornare dai miei con quell’idiota di mia sorella che sbandiera la sua vittoria su di me-
Blaise intonò una risata –Ma vuoi farla finita con questa rivalità? Litigate come dei bambini, perché non la lasci stare, per una buona volta?-
Draco fissò l’amico con uno sguardo carico d’odio –Adesso è semplice ignorarla, eh Zabini?-
Malfoy lanciò un’occhiata ad Astoria, che contraccambiò con una smorfia acida
-Perché non ci parli e basta? È evidente che ti dispiaccia- Blaise ignorò la frecciatina dell’amico. Lo conosceva talmente bene che non sarebbe caduto nelle sue provocazioni solo perché era imbronciato con la sorella.
Nella sala entrò anche Daphne che lanciò uno sguardo ad un ragazzino del primo anno rannicchiato su una poltrona accanto al fuoco. –Spostati-
Il ragazzino non esitò nemmeno un momento e si alzò con aria affranta, scegliendo infine un posto ben lontano dal gruppo del quinto anno.
Draco fece ricadere la propria attenzione sulla più grande delle Greengrass, intenta a guardarsi in uno specchietto mentre sistemava la chioma bionda.
-Senti un po’ Greengrass-
Quella di tutta risposta alzò gli occhi chiari verso il giovane Malfoy.
-Che vuoi Draco?-
Non sopportava il modo superficiale con cui Daphne lo trattava, anche se da un lato era attratto dalla sfrontatezza della ragazza, che non dava mai l’idea di essere intimidita da lui.
-Tu che hai tanto a che fare con mia sorella, mi sai dire cosa le passa per la testa?-
Daphne arricciò il naso infastidita –Senti un po’ Malfoy, perché non parli direttamente con lei invece di cercare informazioni in giro?-
Draco roteò gli occhi infastidito, riceveva da tutti la stessa risposta, proprio quella che non voleva sentire per giunta.
-Begli amici; ci fosse stata una sola persona che mi avesse dato qualche consiglio sensato lo avrei coperto di galeoni-
Daphne assottigliò lo sguardo –Sai che c’è Draco? È proprio questo il tuo problema, sei convinto di poter ottenere sempre quello che vuoi nel modo in cui lo desideri. Ma senti un po’, ti illuminerò sul fatto che la vita non è così. Non puoi pensare che le persone ti assecondino solo per il bel faccino che ti ritrovi, o per le minacce che vanno a braccetto col tuo cognome. Per quanto riguarda Matt non capisco perché continui a torturarla, ti sei comportato con lei come ti comporteresti con una qualsiasi persona che non ritieni alla tua altezza. Pensavi davvero avrebbe chinato il capo e ti avrebbe pulito le scarpe con la lingua?-
-Daphne ha ragione, ma secondo me Matt ha esagerato, ha messo Draco in ridicolo davanti a tutti- Blaise si introdusse con tono annoiato nello scambio fra i due.
A quel punto Astoria si allontanò dalle attenzioni di Blaise e lo guardò basita –Scherzi? Se mia sorella mi desse della zozza con le pulci io reagirei in maniera ben peggiore di così!-
-Beh, io non sopporto di vederla andare in giro con traditori del proprio sangue e nati babbani sanguemarcio! Se la vedesse nostro padre…-
Astoria rivolse ora lo sguardo a Draco –Oddio Draco, davvero vuoi portare avanti questa causa? È da malati!-
-Ma come ti permetti di parlarmi così?!- Draco fece per alzarsi con aria stizzita e Astoria lo precedette nel gesto, per poi lanciare uno sguardo a Blaise
-Me ne vado a dormire, non voglio ascoltare una sola altra parola in merito a questa questione. Sbrigatela da solo, Malfoy!-
Astoria si allontanò frettolosamente, seguita da Daphne che manteneva un’espressione di sufficienza –Ci vediamo domani-
Draco e Blaise si scambiarono uno sguardo
-Amico, me l’hai fatta scappare, non puoi darti una regolata una volta tanto?-
Draco sistemò la cravatta con un gesto noncurante –Ad un certo punto dovranno imparare a frenare la lingua e forse qualcuno dovrebbe insegnarglielo e ricordare loro il rispetto che dovrebbero portare alle proprie famiglie-
Inevitabilmente il pensiero andò alla sorella. Più passava il tempo, maggiore era la sensazione che Matilda volesse avere a che fare il meno possibile con la loro famiglia; e se davvero era così, si sarebbe creata anche fra loro due una frattura irreparabile? Fino a quel momento avevano litigato come due normali fratelli adolescenti, anche se effettivamente Draco ci era andato giù pesante con la gemella. Eppure l’amara consapevolezza che le loro strade si stessero dividendo in due sentieri ben distinti arrivò a seccargli la gola; Matilda era davvero l’unica persona a cui sentiva di voler bene, esclusi i genitori, in particolar modo la madre. Sotto un certo punto di vista, quello che Draco faceva di tutto per non prendere in considerazione, Matilda rappresentava una delle parti migliori di lui e proprio grazie a lei, spesso, era riuscito a dare peso a ciò che realmente voleva per se stesso, senza essere influenzato troppo dai giudizi influenti dei suoi genitori. Ma sarebbe riuscito ad accettare le idee rivoluzionarie di Matilda senza rompere i rapporti con lei? Era evidente come la ragazza non provasse alcun tipo di orgoglio verso la sua purezza di sangue, così come accettava di buon grado la compagnia di nati babbani come la Granger.
Infilò le mani nelle tasche e se ne andò. Il ragazzino del primo anno scacciato precedentemente da Daphne si alzò e si avvicinò alla poltrona con sguardo ricco di cupidigia.
-Ehi ragazzino, non sognartelo nemmeno, torna al tuo posto e restaci-
Blaise lo gelò e poi seguì Draco nel dormitorio. Il povero ragazzino del primo anno sospirò e tornò alla sua scomoda seduta.
 
Da prefetti, i ragazzi erano caricati di mansioni da ricoprire con l’avvicinarsi del Natale, tra cui sovrintendere alle decorazione del castello. Matilda faceva di tutto per rendere gli addobbi migliori dell’anno precedente, e proprio mentre stava imbellettando una delle scale del terzo piano, sentì alle spalle una voce familiare che le fece aumentare il battito cardiaco a dismisura
-Come sei diligente signorina, mi vedrò costretto a non aggiungere il mio tocco personale come faccio tutti gli anni!-
Girandosi, la massa voluminosa di capelli colpì in pieno George, pericolosamente vicino a lei
-Ehi ehi! Questa chioma è un’arma, potresti ucciderci qualcuno sai?-
Agli incontri dell’ ES che si erano susseguiti dopo l’espulsione dei gemelli e di Harry dalla squadra di Quidditch, Matilda e George si erano limitati a scambiarsi sguardi imbarazzati e sorrisi accennati, per cui la ragazza non si aspettava quell’improvvisata.
-Ti prego, non costringermi a seguirti come la gatta di Gazza, non ho affatto voglia di punirti, signor Weasley-
Il ragazzo la sovrastava, seppur di poco, in altezza nonostante stesse su due gradini più in basso
-Ho ricevuto il tuo messaggio, non avevo avuto il coraggio di dirtelo prima-
-Ah, beh…-
Matilda rigirava nelle mani una grande coccarda verde senza saper bene cosa rispondere
-Ho visto come hai conciato il tuo bel fratellino, il rosso gli sta di schifo sai?- Spezzò così la tensione il gemello Weasley, riuscendo anche a strapparle un sorriso
-E non hai visto cos’altro gli ho combinato poi-
-Ricordati che a breve tornerai a casa però. Non hai timore di ritorsioni maggiori?-
Matilda roteò gli occhi al cielo
-Sinceramente non mi interessa, è solo un cretino, degno figlio dei miei genitori –
Che grossa bugia, pensò.
George mosse un passo e salì di un gradino
-Mi spiace per…il pugno. Mi sento uno schifo per quello che è successo-
-Senti, la colpa è la mia, non avrei dovuto mettermi in mezzo, so che non avresti mai picchiato una bella ragazza come me- Accennò ad una risata  in cui non credeva nemmeno lei
George si guardò intorno e poi si chinò pericolosamente verso Matilda e sussurrò
-Oggi c’è l’ultimo incontro dell’ES prima delle vacanze, verrai non è vero?-
-Non me lo perderei mai- Rispose Matilda che per colpa di quella ridicola vicinanza era diventata di un bel color pomodoro, cosa che fece ridere George che non accennava ad allontanarsi
-Ti imbarazzi facilmente, eh lemonsoda?-
-Solo quando vengo provocata…e questa è una provocazione, non è vero?-
George si chinò ancor più verso di lei. Gli occhi di quel caldo e profondo nocciola erano fissi in quelli di Matilda senza accennare nemmeno un tremolio, al contrario dei suoi, pronti a schizzare in ogni dove. Matilda poteva sentire distintamente il profumo della pelle del ragazzo, come avrebbe indovinato anche solo con lo sguardo la consistenza di quelle labbra tornite che erano così tanto vicine alle sue.
-Io provoco chi lo merita, o chi mi piace. E non so se l’hai capito, ma tu fai parte della seconda categoria-
Le pupille plumbee della giovane serpeverde correvano frenetiche dagli occhi alla bocca di George, che intanto aveva osato allungare una mano verso il lembo del maglione della sua divisa e, spudorato, lo stava tirando a sé.
-Mio padre mi ucciderà-
-Per cosa? Non hai fatto nulla, non ancora almeno-
Barcollò pericolosamente verso di lui, attirata da quelle dita impossibili da gestire
-Anche il solo fatto che mi piaccia un traditore del proprio sangue è un grande affronto-
Le labbra di George si incresparono in un ghigno divertito, e poi cominciò a mordicchiarsi il labbro inferiore, gesto tanto eloquente e sfacciato, quanto irresistibile
-Quindi stai dicendo che ti piaccio-
-Mi sembrava lo avessi ammesso anche tu, signor Weasley-
-Oh…ma io sono stato decisamente più generico-
La mano di George passò dietro la schiena di Matilda
-E allora che ci fai ad un centimetro dalla mia bocca?- sussurrò leziosa lei
-Lo trovo un ottimo posto, dove tenere la mia-
E come nelle migliori commedie romantiche, quello che stava per essere un primo bacio perfetto venne bruscamente interrotto da una pioggia di inchiostro che ricoprì le loro teste,
Pix il poltergeist tuonò in una risata scompisciata sopra di loro
-Era meglio il vischio non è vero?- il poltergeist non la smetteva di ridere
-PIX! Maledetto infame!- George gridò nella sua direzione, ma quello era già schizzato via lasciando i ragazzi gocciolanti di inchiostro appiccicoso
-Che sta succedendo qui?! Cos’è questo casino?!-
Gazza era spuntato dalla cima delle scale brandendo la scopa in mano.
Ci misero un bel po’ di tempo a ripulire tutto, quel dannato inchiostro non voleva andare via e Matilda era davvero su tutte le furie. Ci aveva pensato Pix a rovinare le sue decorazioni, altro che le marachelle dei gemelli Weasley.
-George è tardissimo, dobbiamo subito andarci a togliere questa roba appiccicosa di dosso se non vogliamo fare tardi!-
Il grifondoro che non aveva smesso per un attimo di ridere da quando Pix li aveva conciati in quel modo, scappò via verso il proprio dormitorio, ma prima di dileguarsi le gridò –Anche ridotta così non sei niente male!-
 
Nel dormitorio trovò Daphne sdraiata sul letto che sfogliava le pagine di gossip della Gazzetta del Profeta. Quando vide l’amica scoppiò a ridere –ma che ti sei combinata?-
-Quel bastardo di Pix, oh ma me la pagherà, eccome se me la pagherà! Trattare così un prefetto!- schizzò in bagno a tutta velocità, dove la seguì la più grande delle Greengrass.
-Cos’è tutta questa fretta Malfoy? Almeno la domenica non pensi di rilassarti un po’?-
Quella sostanza appiccicosa era dura da mandare via, sia con il sapone che con la magia.
-Ho una cosa da fare fra poco-
-Anche Lee ha una cosa da fare fra poco- Daphne fece una smorfia –Non è che vi vedete di nascosto da me?-
-Sei impazzita? Non lo farei mai!- Doveva inventarsi una scusa con l’amica, quindi macchinò la più plausibile –Robe da prefetti, dato che Draco non fa il suo dovere devo pensarci io, a mettere le pezze!-
Che poi era vero in parte, dato che nonostante la lite con il fratello, Matilda continuava comunque a rimboccarsi le maniche al posto suo.
-Ok…sicura che la roba da prefetti non abbia i capelli rossi?-
Finalmente l’inchiostro era andato via –Ho lasciato la bacchetta di là, passami l’accappatoio!-
-Non vuoi rispondermi eh? Ma tanto lo scoprirò da sola, basta seguirti…- Rispose divertita Daphne, mentre allungava l’accappatoio verso l’amica
-Ti annoieresti a morte e basta, te lo assicuro-
Senza farsi vedere da Daphne, prima di correre fuori dalla stanza, la giovane Malfoy armeggiò con la magia e rimarcò le ciglia chiarissime con un mascara. Se fosse stata fortunata avrebbe contato tutte le lentiggini di George, possibilmente sotto un bel ciuffo di vischio.
 
La stanza delle necessità era addobbata a festa e questo aumentò l’euforia del gruppo. Harry aveva previsto, per loro, un bel ripasso degli incantesimi che avevano appreso fino a quel momento, per cui le coppie si formarono e cominciarono subito ad allenarsi.
Ginny e Matilda si schiantarono svariate volte, come Ron ed Hermione (quest’ultima prevalse in molti casi, anche se il più giovane dei Weasley non voleva ammetterlo). Matilda si sorprese molto quando si ritrovò a duellare con Luna Lovegood, scoprendola assai capace, quantomeno quando non perdeva la concentrazione per via dei gorgosprizzi, di cui la serpeverde sembrava aver piena la testa.
Per lasciare spazio agli altri sedette a terra su uno dei morbidi cuscini, aspettandosi l’arrivo di George al suo fianco da un momento all’altro; eppure nel guardarsi attorno lo scoprì a ridacchiare con Hannah Abbott ed istantaneamente divenne livida in volto.
-Sta andando alla grande vero?- Si rivolse a lei Hermione, occupando il posto che aveva previsto per George. Matilda la guardò inferocita
-Stai scherzando vero?!-
-Emh, si, quest’ultimo incontro sta andando alla grande, non…trovi?- Hermione sembrava un po’ spaventata dalla faccia di Matilda, che era tornata a guardare i ragazzi sghignazzare
-Ah…no non intendevo…loro-
-Quella faccia da folletto…guarda come se la ride!-
-Dai Matt, stanno solo scambiando qualche parola…un po’ troppo vicini magari…ma poi sei sicura non sia Fred?- Hermione assottigliò lo sguardo verso i due
-Sicurissima, so riconoscere quell’imbecille di George Weasley dall’aura di idiozia che lo ricopre!-
Hermione trattenne una risata, poi quando vide la bacchetta di Matilda ondeggiare si pietrificò –Aspetta!-
George inciampò su se stesso proprio mentre la Abbott stava facendo un passo di troppo verso di lui, attirando più sguardi nella loro direzione e scatenando le risa di Lee e Fred; quest’ultimo lanciò uno sguardo a Matilda che aveva già abbandonato la bacchetta a terra sorridente –Molto meglio- sibilò con un sorriso
Alla fine della lezione il gruppo cominciò a salutarsi ed augurarsi buone vacanze, promettendosi di rivedersi il prima possibile una volta tornati ad Hogwarts.
Mentre la giovane Malfoy si stava scostando da un abbraccio caloroso con l’amica grifondoro, alle sue spalle apparve George. Hermione lanciò uno sguardo ai due –Beh, devo proprio andare ora, è davvero tardi! Ciao ragazzi!- La ragazza trascinò via Ron che sembrava non voler lasciar soli né loro due, né l’amico Harry, al quale fluttuava intorno Cho Chang.
-Bel volo prima Weasley, che c’è non sai più stare in piedi?- Matilda riservò a George lo stesso sorriso che aveva concesso alla Umbridge il giorno della lezione di Cura delle Creature Magiche.
-Credevo di si, in realtà ho scoperto che non so resistere ai trucchetti di una certa serpeverde di mia conoscenza-
-Stai insinuando qualcosa? Che c’è la tua amichetta Hannah ti ha messo la pulce nell’orecchio?-
Si guardò intorno: nella stanza delle necessità non erano rimasti che loro due e l’improbabile coppia Cho/Harry, il quale guardava a sua volta verso di loro, con aria fortemente imbarazzata.
-Senti usciamo di qui, non vorrei rovinare la piazza al povero Harry, Godric solo sa quanto abbia bisogno di una bella spinta!-
Uscirono rapidamente dalla stanza delle necessità e presero a guardarsi intorno. Avevano ancora un’ora prima dello scoccare del coprifuoco.
-Credo dovremmo farci una chiacchierata, seguimi!- Dichiarò George.
I due si avviarono rapidamente verso l’esterno, e giunsero in prossimità del campo da Quidditch. La neve cadeva leggera e si incastrava nei capelli di Matilda, che avendo con sé solo il mantello stava già congelando. George la guardò con uno sguardo così apprensivo e docile che quasi si dimenticò di essere infuriata con lui.
-Tieni- Le calò in testa il proprio cappello di lana e le avvolse il collo con la sciarpa grifondoro, nonostante la rimostranza iniziale della ragazza.
-Ti ho detto che sto bene, e poi ora sarai tu a congelare- nonostante questo immerse il naso nella morbida sciarpa di George e si beò del suo profumo.
-Sei davvero buffa vestita così. La vostra divisa ha dei toni decisamente più austeri della nostra-
I fiocchi si scioglievano sui capelli del grifondoro, che iniziarono ad afflosciarsi  e a perdere il solito tono ribelle.
-George, ma che stiamo combinando?-
La ragazza allungò una mano per scrollare via la neve dai capelli di George, che accolse quel gesto con uno splendido sorriso.
-Non lo so Matt, però se devo dirtela tutta, qualsiasi cosa sia non mi dispiace affatto-
Le dita di Matilda scivolarono fino alla guancia arrossata e gelida di lui e lì si soffermarono per qualche istante
-Fosse anche un gioco, sai, forse mi andrebbe bene comunque. Però più passa il tempo e meno riesco a tollerare di vederti accogliere le moine della Abbott o di chicchessia con tanta serenità-
La mano di George salì a coprire quella di Matilda
-Certe volte mi stupisci con la tua ingenuità, lemonsoda-
Con occhi sgranati e le labbra appena schiuse, arrossate dal freddo, la giovane serpe rispose a George con aria interrogativa
-Cosa intendi?-
La mano del ragazzo trascinò lentamente via dalla propria guancia quella esile di lei, ma invece di lasciarla la usò per avvicinarla a sé
-Sarà un anno che ci giriamo intorno. Non credi che a questo punto dovremmo semplicemente accettare il fatto che non vogliamo stare senza l’altro?-
George dovette incurvarsi molto per raggiungere l’altezza di Matilda. Quando le toccò le labbra con le proprie, dopo averla guardata a lungo con quegli occhi magnetici, un brivido mai provato prima corse lungo tutto il corpo della giovane Malfoy. Era come se conoscesse già il tocco della sua bocca, era come se le loro labbra fossero state create per incastrarsi alla perfezione. George dovette aver provato la stessa cosa perché, se dopo qualche istante si scostò come se volesse assicurarsi che tutto andasse bene, subito tornò a baciarla, questa volta schiudendo la bocca ed aprendosi, con Matilda, ad un bacio molto meno casto del primo.
Quanto tempo passò Matilda non era in grado di capirlo, voleva solo rimanere lì, avvinghiata con tutta se stessa a quel ragazzo così tanto più alto di lei che delle volte la sollevava persino da terra, per non rimanere sempre piegato.
Ogni volta che si fermavano scoppiavano a ridere e poi ricominciavano a baciarsi, carezzando l’una le guance dell’altro, stringendosi in abbracci estenuanti tanto erano intensi. Il sapore di George era un uragano di zucchero dolcissimo e si mischiava a quello di Matilda creando un’estasi sensoriale di cui entrambi, già lo sapevamo, non sarebbero più riusciti a fare a meno.
-Credo sia proprio ora di rientrare…- sussurrò Matilda a fior di labbra.
George dovette annuire a malincuore e, prendendola per mano, ne anticipò i passi fino all’entrata del castello.
-George- Disse lei prima di permettere che ognuno si recasse nel proprio dormitorio.
-Dimmi-
-Non dobbiamo farci male.-
-Faremo in modo di non farlo accadere-
-E ancora una cosa-
-Sono ancora qui, vedi?-
-Mi devi ancora una bevuta-
George si assicurò che nessun sguardo indiscreto li avesse sotto mira, per cui si avvicinò di nuovo a lei con passo sicuro e, dopo averle afferrato il volto con decisione, la baciò ancora una volta con una passione tale che Matilda pensò di essere davvero stordita da quei gorgosprizzi, di cui tanto le aveva parlato la Lovegood.
   
 
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