FORESTIERO
Non avevi il diritto di ferirmi;
non avevi il diritto di contraddirmi,
di aggredirmi,
e poi di sopprimermi,
di schiacciarmi,
di incatenarmi;
non avevi il diritto di dirmi
cosa avrei dovuto fare,
avresti solo dovuto lasciarmi andare.
Lasciami,
o divinità di un mondo che non è mio;
ingrato ed egregio
signore dei numi
di un reame celeste
che forse è sopra le nostre teste;
non dovevo crederti,
non dovevo lasciare che tu mi donassi
tormenti.
Dovevo ritrovare me stesso,
sotto un sasso,
sotto una roccia,
scoprire se la mia capigliatura è
davvero riccia,
oppure è liscia;
cosa so di me, realmente?
Credo in me, fedelmente?
Tu mi hai soppresso,
ora sono più sbatacchiato di un
cipresso
dai rami pendenti, di fronte a un
cimitero;
vivevamo in un bel maniero,
ma tu ci hai messo le mani,
destriero,
tu hai creato irreparabili danni,
forestiero.
Torna a casa tua, e che la Luna
illumini
la tua strada, e le stelle,
coi loro tenui lumi,
ti mostrino la via per tornare nelle
sacre calle
di una città lontana, che si affaccia
su un mare che sa di laguna meticcia.
Non credere, fratello forestiero,
di potermi asfaltare col tuo mero
dito affusolato puntato sotto al mio
mento;
vattene, non darmi più tormento,
vattene , almeno per un misero
momento.
Eri straniero, e ti abbiamo accolto.
Eri straniero, e sei stato nutrito.
Non avevi nulla, e sei stato
ingrassato.
Ma ora che sei in carne, con un fuoco
ignoto e bruto che ti arde dentro,
sfoga la tua passione su quel cumulo
di grigia cenere
che è stata la tua vita;
passala tra le dita,
assaporala per un istante,
e capirai che forse è meglio spegnere
tutto con un idrante.
NOTA DELL’AUTORE
Un altro piccolo componimento senza pretese. Grazie per
continuare a seguirmi ^^