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Autore: mari05    19/10/2017    0 recensioni
Sua madre bussò proprio nel momento più sbagliato.
“Non è niente… è solo che…”
“Vuoi che ti aiuti?”
“Io quella roba non la prendo.”
“Se ti fa stare meglio…”
ATTENZIONE: il rating potrebbe DECISAMENTE cambiare durante il corso della storia.
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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è inutile se porti l'orologio se poi il tuo ritardo è mentale

 
Sua madre bussò proprio nel momento più sbagliato.


Mai Percy si sarebbe fatto vedere con le lacrime agli occhi, davanti ad un libro di biologia. Mai. Ma fu proprio quello che successe.
Sally aprì la porta della camera del figlio per dirgli se voleva qualcosa da mangiare, e lo trovò con la testa chinata sul volume, mentre cercava di farsi entrare in testa tutti i concetti che un ragazzo normalissimo avrebbe capito al momento, ma che lui doveva evidenziare, rileggere, analizzare e sottolineare prima di comprenderne qualcosa.
“Percy… che succede?” chiese la signora Jackson preoccupata.
Si fiondò dal figlio, che intanto si asciugava le lacrime e si scostava un po’ da lei. Non doveva far capire di star tremando.
“Non è niente… è solo che…” guardò il libro di biologia con odio prima di ritornare a piangere.
“Ѐ difficile?” domandò comprensiva Sally, mentre con fare protettivo lo abbracciava.
10 mesi. Per 10 mesi suo figlio era stato via, a combattere con ogni sorta di mostro sul globo terrestre, e ora si preoccupava per uno stupido argomento di biologia?
“Vuoi che ti aiuti?”, sollecitò prima di sedersi accanto a lui, su una sedia che prima era stata accanto alla porta e su cui di solito si sedeva Annabeth quando veniva.
Percy annuì.
“Allora… hai già sottolineato quello che hai capito e non capito?” era un metodo che Percy usava da anni, ormai. Sottolineava di rosso tutto quello che non capiva, dalle parole più difficili ai discorsi più complessi, e di blu quelli che invece sarebbe stato in grado di spiegare.
“Sì… ma non è andata molto bene” disse sorridendo lui, mostrandole il libro, che era interamente sottolineato di rosso.
Sally ridacchiò.
“fammi leggere un attimo e poi te lo spiego, okay? Di solito i libri tendono a mettere vocaboli un po’ troppo difficili” disse per rincuorarlo, anche se sapeva che per un ragazzo di diciassette anni un semplice paragrafo di qualsiasi libro sarebbe stato facilissimo da interpretare.
Mentre leggeva attentamente il testo, Sally si accorse che Percy continuava a guardarsi attorno come se fosse entrato lì per la prima volta: si metteva a giocherellare con la matita e le pagine di quaderno, controllava il telefono*, disegnava e muoveva in continuazione le gambe.
Forse dovrebbe ricominciare a prendere le pillole, pensò. Tanto tempo prima, Percy prendeva delle medicine per aiutarlo a concentrarsi, ma aveva smesso perché ogni volta che ne prendeva una si sentiva teso e sempre all’erta.
“A questo servono”  aveva detto la signora Jackson quando il figlio le aveva detto che non le avrebbe più prese.
Percy allora aveva sbuffato e detto: “Io quella roba non la prendo.”
Sally aveva annuito e risposto: “Se ti fa stare meglio…”
Ora, in quel momento, la signora Jackson stava seriamente pensando di ridargliele. Non si era mai accorta di quanto fosse distratto suo figlio. Cioè, sapeva che per lui era molto difficile, ma nell’ultimo mese era peggiorato parecchio.
Finito di leggere, posò il libro sulla scrivania ma, prima di spiegarne il contenuto, si avvicinò di più a Percy, gli mise una mano sulla sua spalla e con fare comprensivo disse: “E se ricominciassi con le medicine?”
Percy si immobilizzò. “No, mamma.” replicò con sicurezza.
“Ma cosa c’è che non va?” ribatté la signora Jackson, alzando il tono di voce.
“Te l’ho già detto cosa c’è che non va!” Percy scattò in piedi, arrabbiato, “mi fanno stare male”.
“Non è vero, Perseus,” sentenziò lei, decisa, alzandosi in piedi, “in realtà ti fanno stare bene. Semplicemente non sai cosa si provi.”
Si pentì immediatamente di averlo detto. Percy la guardava con i suoi occhi chiari da cucciolo, sorpreso, deluso, colpito nel profondo, arrabbiato.
“Che significa?”
Sally gli si avvicinò e gli accarezzò il viso. Si sorprese nel vedere che il figlio non si scostava.
“Significa che ti fanno stare bene, piccolo. Ti fanno stare meglio. Solo che tu sei… sei così speciale, che non riesci a capire cosa significa.”
Percy aggrottò la fronte. Si allontanò e andò in soggiorno, dove prese a camminare avanti e indietro, frustrato.
“Percy…” cercò di dire la signora Jackson, prima che il figlio esplodesse.
“COSA CAVOLO SIGNIFICA, MAMMA? Cosa significa? Che sono diverso? Che non ne sono… capace?” la voce di Percy era ferita, disgustata, triste.
“Cosa significa, ti prego, dimmelo! Vorrei sapere cose c’è che non va in me!” Si mise le mani davanti agli occhi, come per nascondere le lacrime che stavano per uscire.
Sally corse da lui, si inginocchiò e gli prese il volto coperto tra le mani.
“Non c’è niente che non vada in te, tesoro.” Sussurrò piano, mentre Percy veniva cullato dalle sue carezze.
Non c’è niente che non vada.
Tesoro.


*Lo so, i semidei non possono usare i telefoni, ma nella mia storia sì. OKAY?

Angolo autrice
Alloooooorrrrraaaaa! Che ve ne pare?
Devo dire che non è la mia migliore storia, ma forse è quella che si avvicina di più ad una ff,quindi… perché no? Voglio assolutamente continuarla, inserendo sempre più personaggi.
Spero vi piaccia!


 
   
 
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