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Autore: Signorina Granger    19/10/2017    14 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
C’è un’area ristretta, protetta da una barriera inaccessibile, dove le persone vivono in armonia, nella ricchezza, ognuno ha il suo ruolo e vige la più totale giustizia.
L’opportunità di accedervi viene data a tutti, quando ogni quattro anni ha luogo un Processo di selezione, fatto di test e prove, al quale viene sottoposto chiunque abbia già compiuto vent’anni, dando a chi più se la merita la possibilità di vivere una vita migliore nell’Offshore.
L’occasione è una sola e se sprecata recuperarla è impossibile.
Benvenuti nel Processo.
[La storia prende ispirazione dalla serie “3%”]
Genere: Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Capitolo 3: I cubi

 

“Signore?”

Benjamin distolse lo sguardo dallo schermo che aveva davanti, attraverso cui stava seguendo le azioni dei candidati in quel momento in pausa pranzo, per rivolgersi alla ragazza che era entrata nel suo ufficio tenendo tra le braccia un considerevole plico do fogli:

“Sí?”
“Le ho portato I risultati delle analisi, come ha chiesto.”
“Grazie Celine… sono tutti sani?”

“Abbiamo rilevato solo un paio di casi.” 

Benjamin annuì mentre la Medimaga metteva il plico sulla sua scrivania, restando in silenzio e aspettando qualche istruzione che non tardi ad arrivare:

“Allora sapete come procedere… portateli fuori prima della prossima prova.”
“Come vuole signore.”

La ragazza annuì prima di girare sui tacchi e andarsene, ma non prima di aver agitato leggermente la bacchetta: quattro fogli, che contenevano i dati di quattro candidati, planarono fuori dalla pila per tornare nelle sue mani ed essere immediatamente strappati. 

Benjamin, una volta rimasto nuovamente solo, distolse lo sguardo dallo schermo per rivolgere la sua attenzione alla pila di fogli… più precisamente, 196. 
Che stavano per diventare 173. 

Aveva seguito i colloqui, come sempre, supervisionandoli per assicurarsi che gli esaminatori non selezionassero candidati che a suo parere non meritassero di proseguire il Processo, e aveva tenuto nota dei candidati scartati… così iniziò ad esaminare i risultati delle analisi, cercando quelle degli ormai ex candidati per cestinarle. 


173

Gli occhi azzurri dell’uomo saettarono nuovamente sullo schermo mentre cercava tra il mucchio I nomi dei ragazzi che erano già stati eliminati dal Processo, osservando i 173 candidati rimasti conversare, mangiare, probabilmente impegnati a rilassarsi momentaneamente, gioire per aver superato il primo ostacolo… sicuramente stavano tutti ipotizzando che cosa si sarebbero trovati davanti di lì a poco. 


Sorrise, chiedendosi sinceramente in quanti sarebbero tornati in quella sala-mensa per il pasto successivo. Sperava non troppo pochi, o il divertimento non sarebbe durato a lungo.


*


“Sono così tesa che quasi non riesco a mangiare… secondo te che cosa dovremmo fare?”
Louella sbuffò, continuando a tamburellare nervosamente le dita sul tavolo mentre Margaret, seduta di fronte a lei, si stringeva nelle spalle continuando a spiluccare piccole quantità di cibo:

“Non ne ho assolutamente idea Lou… le opzioni sono tantissime. Potrebbe essere una prova inerente con la magia come no, tanto per cominciare, in genere sono miste.”

“Già… forse spero di iniziare con qualcosa legato alla magia, in effetti.”
“Lo scopriremo tra mezz’ora… ma ora mangia, non mi va proprio di vederti svenire per l’ansia e l’assenza di carburante!”

Louella fece per far notare all’amica che praticamente nessuno stava mangiando in gran quantità, probabilmente erano tutti impegnati a preoccuparsi per la prova imminente… quasi non avevano avuto tempo di rilassarsi e godersi l’aver superato i colloqui, li avevano subito messi davanti allo stress per una seconda prova. 

Ma di fronte all’espressione risoluta di Margaret Louella annuì, sorridendo debolmente mentre prendeva la forchetta in mano:

“D’accordo Meg, come vuoi… immagino di doverti dare retta.”
“Certo che devi darmi retta!”


*


“Come mai sei così silenziosa? Nervosa?”

Zavannah inarcò un sopracciglio mentre si serviva di purè e verdure alla griglia, rivolgendosi a Nymphea, che era seduta accanto a lei ad uno dei numerosi tavoli rettangolari, ovviamente bianchi, che tappezzavano la sala gremita. 

La Tassorosso sembrò riscuoterei alla voce della bionda, voltandosi di scatto verso di lei prima di parlare, sorridendo leggermente:

“Un po’, come tutti, credo… ma in generale mi piace osservare.”
“Davvero?”
“Alla nostra Nym piace studiare la situazione, non è una che perde molto tempo in chiacchiere… dico bene?”


Nymphea si strinse nelle spalle, abbassano lo sguardo e continuando a mangiare lentamente, mentre le labbra di Berenice si incrinavano in un sorriso divertito:

“Forse te ne sei già accorta, in effetti… ma anche il tuo nuovo amico è passato, l’ho visto poco fa.”
“Nice, di chi stai parlando?”

La Tassorosso sospirò, tornando a concentrarsi sull’amica anche se, in effetti, una vaga idea su a chi si stesse riferendo ce l’aveva. E infatti la Grifondoro sorrise, mentre invece Zavannah inarcò un sopracciglio senza però dire niente, aspettando che l’ex compagna di Casa parlasse:

“Ma come di chi, lo sai!”
“Continuerai con questa storia ancora a lungo?”
“Probabilmente finché continuerà ad essere divertente.”

“Di chi parlate? Un tuo amico Nym?”
“No, è solo un ragazzo con cui ho scambiato qualche parola…”

La Tassorosso roteò gli occhi chiari mentre Zavannah invece sorrise appena, rivolgendosi a Berenice:

“Ah sì? Me lo indichi?”
“Con piacere!”

“Cosa state facendo? Voltatevi, subito! Merlino, che figura…”

Nymphea sospirò, scuotendo il capo mentre abbassava lo sguardo, pregando che che nessuno si accorgesse di quello che le sue amiche stavano facendo, ossia cercare qualcuno con lo sguardo per poi osservarlo e fare qualche commento a riguardo. 
Fu Berenice, con un sorriso, a ricordarle che il ruolo di un’amica fosse anche quello di metterla in imbarazzo… e la Tassorosso dovette riconoscere che aveva ragione, in fin dei conti. 


“In effetti tu sei più grande di noi… lo conosci?”
“Vagamente, ha un anno più di me, se non sbaglio era Serpeverde. Si chiama Phoebus Gaunt.”

Zavannah accennò un sorriso mentre si rimetteva dritta sulla sedia, tornando a concentrarsi sul suo pranzo mentre Nymphea, che volente o dolente aveva comunque teso le orecchie quando la bionda aveva parlato, restava in perfetto silenzio. Fu Berenice a parlare, rivolgendo alla bionda un’occhiata carica di perplessità:

“Come mai quel sorriso?”
“Oh, niente…”


*


“Theo… hai fame? Stai mangiando più di noi messi insieme.”

Alastair sorrise appena, osservando l’amico con aria divertita mentre il Corvonero stava, in effetti, ingerendo una considerevole quantità di cibo, divorando il piatto di spaghetti che aveva davanti. 

“Per quel che ne sappiamo potrebbero anche lasciarci a digiuno fino a domani… e poi non mi capita spesso di avere tanto cibo a disposizione.”

Theodore si strinse nelle spalle e Alastair si limitò ad annuire, rivolgendo all’amico un’occhiata incerta: durante gli anni di scuola ovviamente ci avevano pensato gli elfi, ma da quel poco che gli aveva raccontato aveva praticamente passato l’infanzia a patire la fame. 
Certo, anche lui non aveva i genitori, ma era comunque cresciuto con qualcuno accanto ad amarlo, non praticamente da solo. 


“Io non vedo l’ora che la prova cominci, quest’attesa é snervante.”
Phoebus sbuffò, tenendo le braccia conserte mentre era seduto appoggiandosi allo schienale della sedia, gran parte del piatto lasciato completamente intoccato. 

“Sì, vale anche per me… spero sia qualcosa che abbia a che fare con la magia, però.”
“Perché Kier, paura di usare l’olio di gomito?”

“No, non è l’olio di gomito che mi preoccupa…”

Kieran piegò le labbra in una smorfia, continuando a chiedersi che cosa potessero aver organizzato come prima vera prova. In fin dei conti i colloqui c’erano ogni anno, presentandosi lì avevano saputo con certezza di andarcisi incontro… se non altro aveva potuto “prepararsi” psicologicamente, ma da lí in avanti nessuno di loro avrebbe avuto quel lusso: non avevano altro che un gigantesco punto di domanda davanti. 


*


Lui e Kay stavano discutendo a proposito delle domande che erano state fatte loro durante i colloqui quando il silenzio era momentaneamente calato sulla mensa. 

“Che succede? È ora?”
Kay si voltò, accigliato, cercando di individuare la fonte di quel silenzio improvviso: in effetti tre esaminatori avevano appena fatto il loro ingresso nella sala, ma invece di annunciare che la loro pausa era terminata si limitarono a chiamare quattro nomi ad alta voce, chiedendo ai suddetti candidati di alzarsi e avvicinarsi. 

“Che cos’hanno in mente?”
Jeremy, continuando a non capire, cercò di tendere il collo il più possibile per riuscire a vedere cosa stesse succedendo, guardando tre ragazzi e una ragazza alzarsi e avvicinarsi agli esaminatori chiedendo spiegazioni. 
Spiegazioni che però non arrivarono, visto che la strega bionda che li aveva chiamati si limitò a chiedere loro di seguirli fuori dalla stanza perché, disgraziatamente, il loro percorso finiva lì. 

“Li mandano via ORA? Forse hanno avuto qualche ripensamento?”

Kay inarcò un sopracciglio, parlando a bassa voce per non farsi sentire da nessuno se non da Jeremy, che però si limitò a scuotere leggermente il capo, senza riuscire a dargli una spiegazione plausibile. 

“Non ne ho idea… ma spero che non capiti anche a noi.”

Nessuno fiatò mentre i quattro venivano praticamente trascinati a forza fuori dalla mensa, mentre gli esaminatori ignoravano deliberatamente le loro proteste e le loro insistenti richieste di ricevere una qualche spiegazione. 
Spiegazioni che non arrivarono ma che sarebbero state gradite un po’ a tutti gli altri candidati: dovevano forse aspettarsi di rischiare di essere cacciati fuori a malo modo in ogni momento, anche dopo aver superato una prova?


*


Pochi minuti prima avevano annunciato che la pausa era finita e che avrebbero dovuto spostarsi sul luogo della prima prova, così i candidati si erano alzati, obbedendo senza sollevare la minima protesta, non dopo quello che era appena successo e sui cui molti stavano ancora discutendo.

Mairne camminava tra Noah e Lilian, sul pavimento piastrellato bianco e immacolato, quasi luccicante. 
La bionda, che stava seguendo il fiume di compagni verso la loro destinazione comune, fece per voltarsi verso l’amica e dirle qualcosa, ma non ne ebbe mai l’occasione: nell’arco di pochi secondi un susseguirsi di eventi le mozzò il fiato, impedendole di parlare e facendole dimenticare completamente cosa avrebbe voluto dire. 

La prima cosa che percepì fu qualcosa che le precipitó davanti agli occhi, poi sentì la mano di Noah afferrarle la spalla e strattonarla, costringendola ad indietreggiare e attirandola verso di sè. 
Sentì qualche urla, ma non seppe mai dirsi se anche lei avesse urlato o meno o se fosse stata Lilian, che accanto a lei era rimasta come paralizzata, gli occhi fissi sul corpo che aveva davanti. 

Nemmeno lei riuscì, per un attimo, a staccare gli occhi azzurri dal corpo inerme che aveva davanti e da cui stava iniziando a dilatarsi una pozza di sangue. O almeno finché Noah non la costrinse a voltarsi, abbracciandola e premendole la nuca contro la sua stessa spalla, facendola voltare per toglierle quello spettacolo dalla visuale. 

“Come…?” 


Lilian, accanto a lei, boccheggiò, indietreggiando di qualche passo mentre invece Noah sollevava lo sguardo, posando gli occhi sulla specie di terrazza da cui, evidentemente, quel ragazzo era caduto. 

Vide qualche figura affacciarsi giù di rimando e poi sentì qualcuno parlare, ma non ci fece troppo caso, dopo impegnato ad abbassare nuovamente su quello spettacolo non esattamente piacevole. 


“È caduto, immagino…”
“O si è lasciato cadere? Lilian, vieni via.”

Milo si rivolse all’ex compagna di Casa, facendole cenno di seguirlo mentre le metteva una mano sulla spalla, spingendola a camminare con gentilezza. 
Noah invece abbassò lo sguardo sull’amica, che ancora teneva stretta a sè, e che stava quasi tremando come una foglia:

“Va tutto bene?”
“Sì.”

Mairne annuì, lanciando un’occhiata incerta al corpo mentre molti tra i loro compagni procedevano e altri, come loro, restavano lì, imbambolati a seguire la scena, mentre due medimaghi lì raggiungevano quasi di corsa, con una barella, caricandocisi sopra il corpo senza battere ciglio, come se ormai ci avessero fatto l’abitudine. 

“Vieni… andiamo. Non pensarci… succede, a volte.”
Mairne annuì e iniziò a camminare accanto all’amico, che continuò a tenerle un traccio stretto intorno alle spalle. Ma anche mentre procedeva la bionda si voltò indietro un’ultima volta, il battito cardiaco ancora accelerato per lo spavento quando il corpo le era precipitato ad un palmo dal naso. 

Ma a colpirla di più, probabilmente, fu quello che uno dei due Medimaghi fece prima di allontanarsi trasportando la barella: tirò fuori la bacchetta e, dopo averla puntata contro il pavimento, con un Gratta e Netta non verbale ripulì completamente la pozza di sangue cremisi che aveva creato un forte contrasto con le piastrelle candide. 

E subito, come da manuale, il pavimento tornò ad essere bianchissimo, perfettamente pulito. 
Come se niente fosse successo. 

 
*


La stanza era ancora vuota, ma sapeva che la prova stava per iniziare, ormai si stavano avvicinando. 
Era comodamente seduto contro lo schienale di pelle della sua sedia girevole quando la porta si aprì, rivelando una figura familiare sulla soglia della stanza:

“Signore… ha già visto?”
“Come sempre… Conoscete il protocollo, scrivete alla famiglia.”

Benjamin annuì con un lieve cenno mentre la donna sulla soglia esitava, tentennando:

“Che cosa vuole che venga scritto?”
“La verità. Molti ragazzi si tolgono la vita dopo essere stati eliminati, specialmente nella prima e ultima parte del Processo… e come dico sempre, sono loro a creare il loro merito. Se sono stati scartati è solo perché l’hanno meritato, e il fatto di essersi tolti la vita é solo la conferma di una personalità debole.”

O di disperazione 


Lo pensò, ma non lo disse, limitandosi ad annuire prima di parlare:

“Come vuole Signore… provvedo subito perché la famiglia venga informata. Anche se a volte preferiamo non farlo, magari in questo modo i genitori del ragazzo penseranno che abbia semplicemente passato il Processo senza avere più sue notizie, penseranno che si sia costruito una vita più serena… non è meglio così?”
“Succede spesso che, non vedendo i figli tornare a casa, si pensi che abbiano superato il Processo… peccato che spesso ciò non accada realmente. D’accordo, lasciamo le cose come stanno, forse un po’ di dolore verrà risparmiato.”

Benjamin annuì e poi, senza aggiungere altro, fece cenno alla collega di essere libera di andare mentre vedeva finalmente i candidati fare la loro comparsa nello schermo. 
Una volta rimasti solo Benjamin si mise immediatamente a sedere dritto sulla sedia, appoggiando i gomiti sul ripiano di vetro della scrivania. Deciso a godersi lo spettacolo. 



*


Nel momento stesso in cui mise piede in quella vasta stanza, una considerevole differenza le saltò subito all’occhio: non era proprio niente di bianco, lì dentro, il pavimento era di un parquet molto scuro e quasi non riusciva a distinguere le pareti a causa della scarsa illuminazione, in netto contrasto con la luce che quasi l’aveva abbagliata quando aveva messo piede lì dentro per la prima volta. 

C’erano diversi tavoli circolari, circa una trentina, disseminati per la stanza, con intorno sei sedie, tutti con una lampada pendete sopra e un separè a semicerchio che ne copriva la parte posteriore, impedendo così a chiunque avesse preso posto ai vari tavoli di vedere cosa accedesse negli altri. 

L’esaminatore che li aveva accompagnati si fermò sulla soglia e disse loro di entrare e di occupare i tavoli, cosa tutti fecero in silenzio, occupando le varie sedie. 
Asterope puntò il tavolo più vicino insieme ad Erza, e le due ex Serpeverde si limitarono a scambiarsi un’occhiata scettica mentre prendevano posto una accanto all’altra, raggiunte poi da due ragazzi, uno biondo con i capelli lunghi e l’altro moro, e due ragazze che Asterope riconobbe come ex Grifondoro, anche se non era sicura di ricordare chiaramente i loro nomi. 

Mentre intorno a loro tutti prendevano posto la ragazza puntò gli occhi sugli oggetti che occupavano il centro del tavolo circolare, ossia un considerevole cumulo di piccoli oggetti colorati dalle forme più disparate… sembravano quasi delle piccole costruzioni.

“Vogliono per caso farci giocare tutti insieme?” Probabilmente Erza ebbe il suo stesso pensiero perché inarcò un sopracciglio, osservando gli oggetti con aria critica mentre un esaminatore si avvicinava al loro tavolo per spiegare la prova ai ragazzi:

“La prova ha la durata di tre minuti esatti, e serve a valutare la logica spaziale, il ragionamento geometrico e le capacità motorie di base… qualità che tendono ad essere spesso, sottovalutate. La prova è fondamentalmente semplice, in tre minuti dovrete usare gli oggetti che avete davanti per costruire dei cubi. Per superarla dovrete averne nove entro lo scadere del tempo… quando verrà dato il via il tavolo si illuminerà di verde e, man mano che il tempo passerà, i toni varieranno sul rosso fino allo scadere del terzo minuto. Davanti ad ognuno di voi ci sono nove “sagome” quadrate disegnate, i cubi dovranno avere quelle dimensioni. Tutto chiaro?”

Asterope annuì, abbassando lo sguardo sulle tre file da tre quadrati che erano disegnate davanti a lei, così come per tutti i suoi compagni. 

Nessuno tra i sei candidati disse nulla e l’esaminatore annuì, sfoggiando un piccolo sorriso:

“Bene… preparatevi allora, la prova avrà inizio tra venti secondi.”


Margaret, muovendosi leggermente a disagio sulla sedia, si voltò verso Louella, che le rivolse un piccolo sorriso incoraggiante. La Grifondoro si sforzò di ricambiare, mimando poi con le labbra un “buona fortuna” all’amica… sperando di riuscire a superare quella prova insieme a lei. 


Senza poter immaginare che, poco più di tre minuti dopo, ben due tra i candidati seduti intorno a quel tavolo sarebbero stati eliminati. 


*


Non appena il timer era scattato e la prova cominciata si era quasi buttata sul cumulo di “costruzioni”, attirandone a sè una considerevole manciata per mettersi al lavoro. 
Forse avrebbe preferito qualcosa di più teorico, ed era quasi sicura che accanto a lei Alethea fosse della stessa opinione… ma di certo quello non era il momento di perdersi in chiacchiere e Hailey non staccava gli occhi dal suo lavoro, cercando di comporre i cubi il più rapidamente possibile. 

No, non aveva alcuna intenzione di farsi buttare fuori alla prima prova. 

Di certo però tutta quella pressione e il poco tempo non laiutavano, mentre armeggiava imprecando mentalmente con quei fastidiosi pezzetti di plastica colorata, cercando di incastrarli per darci una forma. 
Erano passati trenta secondo quando Hailey appoggiò il primo cubo su una delle sagome… aveva ancora due minuti e mezzo e otto cubi da creare. 

In parole povere, doveva darsi una bella mossa. 
La Corvonero sbuffò e, mentre malediceva mentalmente chiunque avesse ideato quella prova, prese altri frammenti per continuare ad incastrarli, ripetendosi di fare più in fretta e non sarebbe mai riuscita ad averne nove entro lo scadere, del tempo. 

Avrebbe voluto guardarsi intorno per avere un’idea su come se la stessero cavando i suoi compagni/avversari, ma non aveva praticamente il tempo neanche per respirare, figuriamoci per guardare in giro. 

Riusciva solo a vedere Alethea, accanto a lei, armeggiare con i pezzi di plastica… e poco la vide appoggiare sul tavolo il terzo cubo.
Hailey si morse il labbro con veemenza, iniziando quasi a sudare freddo mentre terminava il secondo cubo: sì, doveva proprio darsi una mossa. 


E, seduta di fronte a le tra Milo e Mairne, lo pensò anche Lilian mentre cercava di comporre anche il terzo cubo, maledicendosi mentalmente per non aver giocato più spesso con le costruzioni con i suoi fratelli minori… probabilmente le sarebbe potuto tornare utile in quel momento. 
Inevitabilmente finì col pensare a Lindsay e alla collana che aveva lasciato su quel tavolo, ma la Grifondoro si disse di non pensarci, di allontanare il viso sorridente e innocente della sorellina dalla sua testa… non doveva distrarsi, ma pensare solo alla prova in corso. 
A nient’altro. 


*


Sette.
Aveva realizzato sette cubi, e mancava meno di un minuto allo scadere del tempo. 

Kieran contorse la mascella, armeggiando con i pezzi di plastica per cercare di comporre il più rapidamente possibile l’ottavo cubo mentre, intorno a lui, i compagni erano più o meno nella stessa situazione, anche se probabilmente il più avanti era Theodore, che aveva già finito l’ottavo e stava lavorando al nono. 

L’idea di finire fuori dai gioco alla prima prova non lo aggradava minimamente, forse non sarebbe arrivato fino in fondo ma non aveva neanche intenzione di tornarsene a casa dopo soltanto un giorno. 
Il Serpeverde respirò profondamente, ripetendosi di rilassarsi mentre riusciva finalmente a portare a termine anche lottavi cubo… gliene mancava solo uno, ma ormai i pezzi di plastica del mucchio stavano scarseggiando. 


Accanto a lui Alastair appoggiò con un sorriso il nono cubo sulla sagoma con un sorriso, sentendo quasi un macigno sollevarglisi dallo stomaco nella piena consapevolezza di avercela fatta, di aver superato anche quella prova.
Permettendosi finalmente di potersi rilassare, il ragazzo fece vagare lo sguardo sui compagni seduto intorno al suo stesso tavolo, rendendosi conto con sollievo che anche Theodore aveva costruito nove cubi, mentre sia Kieran che Phoebus lavoravano all’ultimo e le due ragazze che avevano preso posto accanto a loro, entrambe non molto alte e con i capelli scuri, erano in procinto di finire a loro volta. 


Il tavolo ormai era diventato quasi completamente rosso quando anche Kieran – e Nymphea quasi contemporaneamente – appoggiarono sul tavolo il loro ultimo cubo, seguiti poco dopo anche da Phoebus e, appena un paio di secondi prima che il tempo si esaurisse, anche da Berenice. 

La Grifondoro tirò un sospiro di sollievo prima di sorridere all’amica, mentre Kieran assestava una pacca sulla spalla di Phoebus e la fine della prova veniva sancita dal suono assordante di una campana, mentre i vari tavoli venivano avvicinato da un esaminatore che avrebbe dovuto controllare il numero dei cubi di ciascun candidato. 


Mentre l’uomo passava velocemente intorno al tavolo per assicurarsi che tutti e sei avessero portato a termine l’incarico Nymphea si permise finalmente di tirare un sospiro di sollievo, sentendo ancora il battito cardiaco notevolmente accelerato e le mani sudate che l’avevano ostacolata non poco durante la prova. 
Si stava passando distrattamente una mano tra i lunghi capelli color mogano, immensamente sollevata e sperando che anche Zavannah avesse superato il test, quando si rese conto di essere osservata. 

La Tassorosso sollevò il capo mentre l’esaminatore affermava che tutti e sei erano ufficialmente passato al turno successivo, incontrando così per la seconda volta un paio di occhi scuri. 
Phoebus, che si era sistemato praticamente di fronte a lei, le rivolse un sorriso quando incrociò il suo sguardo e la ragazza ricambiò leggermente mentre il Serpeverde le strizzava l’occhio, quasi a volersi complimentare silenziosamente con lei per l’esito della prova. 

Quando Nymphea distolse lo sguardo per rivolgersi all’amica si accorse che Berenice non solo la stava già guardando, ma stava anche cercando visibilmente di ridere.
E alla Tassorosso non restò che roteare gli occhi chiari, prendendola sottobraccio per allontanarla dai ragazzi prima che potesse dire chissà cosa e andare a cercare Zavannah.


*


Quando il tempo era scaduto aveva sollevato lo sguardo con un sorriso stanno sul volto, pronto a condividere la soddisfazione è il sollievo di essere riuscito a superare la prova… ma quella smorfia di felicità era sparita ben presto dal voltò di Kay, quando si era reso conto che il suo migliore amico non era stato altrettanto fortunato: davanti a Jeremy c’erano solo otto cubi, più uno realizzato a metà.

“Mi dispiace, ma il numero richiesto era nove… il tuo nome?”
“Jeremy. Jeremy Patterson.”

Il Corvonero sbuffò sommessamente, passandosi una mano tra i capelli scuri mentre Kay, dal canto suo, non sapeva se abbracciarlo o prenderlo a sberle. 
Intanto, intorno allo stesso tavolo, Asterope aveva un largo sorriso stampato sul volto, così come Erza, entrambe visibilmente sollevate e soddisfatte di aver superato la prova… a condividere l’amarezza di Jeremy era qualcun altro.

“Mi dispiace tanto…”
Louella sbuffò mentre stringeva Margaret in un abbraccio, demoralizzata quasi quanto l’amica per la sua eliminazione mentre l’esaminatore osservando la scena in silenzio, aspettando che il momento dei saluti finisse per poter scortare Jeremy e Margaret fuori dalla stanza. 

“Sì, beh, anche a me.”
Margaret si strinse nelle spalle, passandosi una mano tra i capelli con aria cupa mentre la bionda scioglieva l’abbraccio, guardando l’amica con sincero rammarico:

“Avresti meritato di arrivare ben più in là Meg, e poi ti mancava così poco…”
“Non fa niente. Insomma, non è la fine del mondo, almeno non dovrò lasciare la mia famiglia. Buona fortuna Lou, e spero non ti dispiaccia se ti dico che spero di non vederti tornare indietro.”

Margaret abbozzò un sorriso e l’amica ricambiò prima di annuire, salutandola un’ultima volta prima che l’amica si allontanasse, seguita subito dopo anche da Jeremy, che aveva salutato Kay con un abbraccio soffocante, raccomandandogli di non fare cazzate e di impegnarsi, cercando di non farsi buttare fuori. 

“Se dovessi vedermi tornare indietro, Jerry, hai lamia autorizzazione a prendermi a sberle, te lo giuro. Ti voglio bene, ma spero davvero di non vederti tanto presto.”
“Lo so, vale anche per me… buona fortuna Kap, davvero. Cerca di fare meglio di me.”


“Tenterò, te lo prometto.”
Kay abbozzò un sorriso, assestando un’ultima pacca sulla spalla dell’amico prima di guardarlo sorridergli debolmente, girare sui tacchi e allontanarsi, seguendo Margaret e l’esaminatore vestito di bianco. 

Era lì da meno di un giorno, aveva superato sia i colloqui che la prima prova… era felice e fiero di sè, ma allo stesso tempo aveva già perso il suo migliore amico. 

E sia lui che Louella, in quel momento, si disssero che senza Jeremy e Margaret quel viaggio sarebbe stato sicuramente più arduo da affrontare. 









…………………………………………………………………………………..
Angolo Autrice:

Buonasera!
Allora… come avevo preannunciato in questi capitolo ho eliminato qualcuno, ossia Jeremy e Margaret… mi spiace molto per le loro autrici, spero davvero non se la prendano, giuro che sono stata combattuta fino all’ultimo ma qualcuno deve pur essere il primo, dopotutto. 

Ci sentiamo domenica con il prossimo capitolo!

Signorina Granger 

   
 
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