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Autore: DaisyCorbyn    21/10/2017    1 recensioni
[19 anni dopo] [Next generation]
Alwys ha passato i primi 11 anni della sua vita a nascondersi per la sua natura da lupo mannaro, fino a quando un giorno Ted Remus Lupin bussò alla sua porta per dirle di essere idonea per frequentare Hogwarts. Alwys così inizierà una nuova vita con i suoi amici Albus e Rose, nonostante una presenza oscura cercherà di impossessarsi del Mondo Magico.
Dal Capitolo 2:
«Mi chiamo Ted Remus Lupin, sono un professore della Scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Quando un bambino con poteri magici compie 11 anni, riceve una lettera dalla scuola per poter essere ammesso. Non sempre, però, il bambino ha i genitori anch’essi dei maghi e, quando ciò accade, viene inviato un professore per spiegare alla famiglia la situazione. Tu sei stata ritenuta idonea per frequentare Hogwarts e io sono il professore che risponderà a tutte le tue domande» finì con un sorriso e si sistemò l’impermeabile.
I genitori guardarono la figlia annuendo e sorrisero dolcemente come se stessero cercando di convincerla con lo sguardo.
«No» fu l’unica parola che Alwys disse dopo essersi ripresa dal quel fiume di informazioni.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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17
Problemi ad Hogsmeade

 
La seconda parte delle vacanze passò lentamente: tornare a casa dopo essere stati dai Potter fece apparire il classico cenone in famiglia noioso. Niente treno in mezzo al tavolo con salse di tutti i gusti, niente aeroplani di carta che volavano sopra la sua testa. Niente di niente. I suoi genitori presero subito a parlare di quanto i loro parenti fossero simpatici e che non vedevano l’ora di poterla presentare a loro quando sarebbe stata meno instabile. Prima quel termine non le avrebbe fatto né caldo né freddo, adesso era come se la sua condizione fosse la normalità e i suoi genitori l’anomalia. Cercò di non pensarci e si fece cullare dal calore familiare mentre ansiosa guardava fuori dalla finestra. C’era pure la Signora Turner che dava un po’ di allergia con il suo cardigan rosso come il rossetto: per tutto il tempo le aveva fatto domande su questa nuova scuola, però lei ovviamente non poté rispondere in modo sincero poiché i babbani non dovevano sapere dell’esistenza del Mondo Magico.
«E ora i regali!!» disse tutta emozionata la madre avvicinandosi all’albero. «Vediamo cosa ti ha portato Babbo Natale.»
«Anche io ho un regalo per voi» disse Alwys sorridendo emozionata.
Si alzò dal tavolo e andò di corsa nella sua stanza. Aprì il borsone e prese un pacchetto ricoperto da una carta regalo dove vi erano delle stelle di Natale che giravano. La madre, appena vide quella strana confezione, accennò un sorriso poco convinto, invece il padre era a dir poco estasiato. Sfortunatamente non aveva qualcosa anche per la signora Turner, ma lei non sembrò badarci molto.
«Prima tu, amore.»
Alwys annuì, prese in mano il pacchetto all’apparenza leggero e lo scartò non cura.
«Non ci credo!» esclamò prendendo in mano il contenuto: una macchina fotografica istantanea.
«Ma è bellissima» aprì la scatola e la tirò fuori per vederla meglio: era un modello di quelli vecchi color parquet.
«Siamo contenti che ti piaccia» disse il signor Dewery stringendo la vita della moglie.
«Facciamoci una foto!»
«Aspettate!» esclamò la signora Turner frugando nella borsa. «Apri il mio così lo metti nella foto.»
Il contenuto, infatti, era una sciarpa viola con dei ghirigori argentati e dei guanti dello stesso colore: ogni anno le regalava qualcosa fatto a mano, l’anno precedente per esempio le aveva regalato una collana fatta con l’uncinetto.
Poggiarono la macchina fotografica sopra il tavolo e poi si posizionarono davanti al camino.
«Dite Cheese!» tutti sorrisero e il flash scattò.
«C’è anche un’altra cosa» disse la madre indicando l’albero.
Alwys prese il piccolo pacchetto che solo soletto se ne stava lì e lo aprì con un sorriso stampato sul volto: era un piccolo quaderno la cui copertina aveva un lupo che ululava alla luna.
«Così le foto le metterai tutte lì» disse la madre dandole uno sbuffetto sulla guancia.
«Vi adoro» rispose Alwys buttandosi su di lei per abbracciarla.
«Manco io!» disse scherzosamente il signor Dewery che cinse con le braccia entrambe.
La signora Turner guardò con un sorrisetto dolce quel quadretto, ma subito dopo anche lei fu intrappolata dalle braccia della ragazzina.
«Dovete aprire il mio regalo!»
I genitori si guardarono sorridendo e poi anche loro aprirono il piccolo pacchetto: era la prima volta che la figlia faceva loro un regalo che non fosse un disegnino fatto da lei.
«Ma è deliziosa!» esclamò la madre accarezzando il contenuto del regalo.
Era una loro fotografia in cui sorridevano, la cui cornice era simile alla carta regalo solo che color argento.
«Ma la foto si muove!»
«Si, è una magia… mi ha dovuto aiutare Ted però» confessò lei un po’ imbarazzata.
«È bellissima» dissero in coro.
Quello era il miglior Natale in assoluto: stare con i Potter e poi vedere i suoi genitori così felici le aveva fatto capire che finalmente la sua vita stava prendendo una giusta piega. Ma c’era sempre quel piccolo vuoto dentro di sé che nemmeno i suoi genitori riuscirono a colmare: le mancava Hogwarts.
 
Passate le vacanze tra battaglie di neve e cioccolata calda, finalmente arrivò il tanto atteso giorno. Nonostante il freddo, un dolce calore si propagò dentro il cuore della ragazzina appena le porte si aprirono.
«Eccoti!» Albus e Adeline le buttarono le braccia al collo e la riempirono di baci.
Appena si spostarono da dietro spuntò Rose un po’ imbarazzata che si limitò ad un bacetto. Inspirò profondamente l’aria gioiosa degli studenti che erano tornati dalle vacanze e si avviò verso i dormitori per lasciare le sue cose. Posò il baule accanto al suo letto e lasciò uscire Ninfa che si stiracchiò e andò subito ad accoccolarsi sul letto. Poi, insieme agli altri, andò nella sala comune dove c’era il resto del gruppetto ad aspettarli.
«Avete presente il tacchino del giorno del ringraziamento?» tutti si sporsero in avanti come per ascoltare meglio ciò che le due gemelle stavano dicendo. «BOOM!» tutti saltarono in aria mentre Molly e Lucy si misero a ridere.
«Non si fanno queste cose!» Rose le guardò arrabbiata mentre Dominique le faceva le smorfie da dietro.
«Perché? Volevamo vendicarci del fatto che siamo dovuti andare fin laggiù perché Percy non poteva scendere.»
«Papà si chiama, non Percy» le ammonì Fred.
«La stessa cosa.»
«Dove sono gli altri?» chiese Alwys guardandosi intorno mentre coccolava Ninfa che stava tenendo il broncio per tutto quel tempo in cui era stata rinchiusa in quella gabbietta.
«Non possono venire qui perché sono di Case diverse» spiegò Albus.
«E poi Victoire ha altro da fare» Lucy guardò ammiccante Molly per poi mettersi a ridere.
«Di che stanno parlando?» in quella stanza tutti sembravano sapere cosa volevano dire tranne Alwys.
«Non te lo ricordi? Victoire è la fidanzata di Ted» disse Albus per poi ricevere uno schiaffo sulla nuca da parte di Fred.
«Non dirlo ad alta voce!»
Albus strinse la mano di Alwys e lei si sciolse in un sorriso. Non le importava se Ted avesse una fidanzata, niente poteva convincerla del fatto che fra di loro c’era qualcosa di speciale.
«Dobbiamo andare, sta per iniziare il banchetto» disse Dominique alzandosi dalla poltrona. «Dobbiamo metterci l’uniforme per le cerimonie.»
«Per le cerimonie?» chiese Alwys un po’ perplessa.
«Ricordi che alla Cerimonia di Smistamento gli altri non avevano la solita uniforme?» chiese Rose con il suo solito tono saccente.
«Sì, vero.»
«Bene, dovete mettervi quella!» esclamò Dominique facendo cenno di andare verso i dormitori.
Alwys non vedeva l’ora di indossarla: era davvero bellissima e ne era rimasta incantata la prima volta che l’aveva vista così come la seconda. Quando la prese dal suo armadio ebbe qualche difficoltà a metterla perché era composta da una camicia color avorio, un corpetto bordeaux con la scollatura abbellita da una pelliccia marroncino scuro, una gonna a palloncino dello stesso colore con dei ghirigori dorati, un fazzoletto dei stessi colori della casa ed una giacca dello stesso colore del corpetto.
«Ti aiuto io» disse bonariamente Dominique: a lei stava davvero d’incanto.
Le scarpe erano degli stivali oro e bordeaux ornati dalla stessa pelliccia del corpetto.
«Non dimenticare i guanti e il cappello» la ammonì la rossa passandoglieli.
Il tetto della sala era uno spettacolo: era come se si aprisse sul cielo stellato e fiocchi di neve cadevano sui tavoli senza però formare neve. Il gruppetto si sedette ai soliti posti davanti ad enormi vassoi vuoti, pieni di emozione per il fatto che dopo un po’ di tempo erano finalmente tutti seduti insieme lì e con tanta voglia di mangiare. Alwys notò che ogni Casa aveva un’uniforme diversa e, appena individuò Adeline, pensò che era davvero adorabile con la sua. Improvvisamente calò il silenzio dentro la stanza e automaticamente spostarono lo sguardo verso il tavolo dei professori: in quel momento Alwys notò che anche Hagrid era seduto lì, ma Damien no, nonostante fosse anche lui un custode.
La preside McGranitt, vestita con un elegante abito lungo color smeraldo, andò nel solito posto dove faceva gli annunci, si schiarì la voce e incominciò a parlare: «Bentornati a tutti, spero che abbiate passato delle belle vacanze di Natale. Mi rammarica comunicarvi queste notizie, ma c’è qualcosa che dovete sapere: una parte del villaggio di Hogsmade è stato attaccato da dei maghi oscuri, non si sa chi essi siano, ma vi prego di fare attenzione, di non camminare da soli, di rispettare il coprifuoco e di non andare per nessuna ragione ad Hogsmade» fece una pausa e ad Alwys sembrò che stesse guardando proprio lei. «Inoltre, proprio in questo momento, sta avvenendo un’ispezione delle camere di tutti gli studenti.»
James ringraziò mentalmente Damien per averlo convinto a nascondere la Mappa del Malandrino.
«Vi auguro buona cena.»
I vassoi si riempirono di un sacco di cibo e gli studenti incominciarono a mangiare come se non avessero mangiato per giorni.
Alwys per qualche secondo continuò a guardare la preside e poi spostò lo sguardo verso Ted che la stava guardando.
Come farò?
Ted sembrò capire dallo sguardo della ragazzina la sua richiesta di aiuto, le fece cenno che dopo la cena si sarebbero incontrati nella stanza dei ritratti.
 
Alwys, appena gli altri finirono, disse di voler andare a salutare Remus e Tonks e sgattaiolò fuori dal tavolo prima che gli altri potessero farle delle domande. Arrivata lì vide Ted che stava parlando con i suoi genitori e subito lo abbracciò da dietro.
«Mi dispiace tantissimo» disse lui anche se non era colpa sua.
«Potevo rimanere a casa, perché mi avete fatta tornare?»
«Non dirlo nemmeno per scherzo!»
«Ma ora come farò?» si allontanò da lui con gli occhi pieni di lacrime.
«Abbiamo trovato una soluzione, so che non ti piacerà ma è l’unico modo» disse lui mentre Alwys cercava di capire quale potesse essere. «Praticamente andrai con-»
«Me» da dietro una colonna spuntò Damien col suo solito sorriso beffardo.
«Cosa?» disse la Grifondoro guardando scioccata prima il lupo e poi Ted.
«Alwys è per il tuo bene.»
«Il mio bene? Preferisco essere abbandonata in mezzo alla foresta proibita.»
«Come sei drammatica» Alwys fulminò con lo sguardo Damien che era molto divertito dal suo comportamento. «Senti, anche per me è una seccatura, ma il Ministero ha avuto la splendida idea di nominarmi Protettore dei lupi mannari, quindi o fai ciò che ti dico o misteriosamente sparirai così avrò un problema in meno.»
Alwys guardò scioccata Ted: «E io dovrei affidare la mia incolumità a questo tizio?»
«Damien perché sei così idiota?» disse il professore mettendosi le mani nei capelli. «Alwys, ti prego, fallo per me.»
La ragazzina guardò negli occhi Ted: cosa poteva fare se non accettare?
«Va bene…»
«Non che avessi molta scelta, l’avrai solo quando compirai sedici anni» all’udire ciò, Alwys guardò Ted con un sopracciglio alzato. «Oh, non te lo ha detto?»
«Di cosa sta parlando?» chiese Alwys fissando intensamente gli occhi del professore.
«Niente di rilevante» controbatté lui ma, notando la serietà della ragazzina, sospirò pesantemente. «Quando avrai sedici anni portai decidere se far parte del branco di Damien, fino ad allora, qualora ci fosse un comportamento scorretto da parte tua, saresti obbligata a farne parte.»
Alwys spalancò gli occhi visibilmente preoccupata e Ted la prese per le spalle.
«Ma questo non è il tuo caso.»
«Forse» entrambi fulminarono Damien con lo sguardo che alzò le mani in segno di difesa. «Sta sera, dopo il coprifuoco, da me.»
Sparì improvvisamente come era apparso, lasciando i due con un’espressione scocciata.
«Chi ha distrutto il villaggio?»
Alwys tornò a guardare seria Ted: non le andava di riprendere il discorso di prima, doveva prima metabolizzare il fatto che Ted le avesse nascosto qualcosa di così importante.
«Dalla fine della Seconda Guerra Magica abbiamo vissuto in un tempo di pace, non abbiamo idea di chi possa aver fatto ciò e perché» la risposta fece preoccupare ancora di più la ragazzina che guardò i Lupin in cerca di conforto.
«Perché quel broncio? Mangia del cioccolato così ti sentirai meglio» le disse Remus sorridendole.
«Papà se ci continui a dire di mangiare cioccolato diventeremo enormi» scherzò Ted ridendo seguito da Tonks.
«Ma è così buono!» dissero in coro Alwys e Remus e la stanza si riempì del calore delle risate che tentò di abbattere il freddo della neve che lieve stava imbiancando i tetti di Hogwarts.
«Ma Julie?» chiese ad un tratto Alwys guardandosi intorno.
«Non le piace mostrarsi a molta gente per evitare troppe domande» spiegò lui grattandosi la nuca.
«Ma cosa le è successo?» chiese preoccupata la Grifondoro: quindi Damien non sapeva di lei? Come era possibile?
“Come è morta?” avrebbe tanto voluto chiedere, ma Ted aveva comunque capito cosa intendeva veramente.
«Non le piace che racconto questa storia…»
«C’entra con il fatto che non può mostrarsi alla luce del sole?» chiese come se volesse a tutti i costi capirne di più.
Lui annuì gravemente, poi tra i due cadde il silenzio.
«Un’ultima cosa…» disse Ted fermando il passo della ragazzina che si stava dirigendo verso le scale. «Questo è da parte dei Weasley e dei Potter.»
Tirò fuori dalla borsa che portava a tracolla un pacchetto incartato con una carta natalizia rossa su cui vi erano disegnati degli alberelli dorati che ondeggiavano appena. Alwys lo prese con cautela, notò che era qualcosa di morbido e lo aprì: un lungo mantello scuro decorato da astri e lune dorate arrivò a toccare il pavimento.
«Bello…» disse poco convinta la ragazza. «Grazie.»
«Provalo» Ted la guardò con uno sguardo di chi la sapeva lunga.
La ragazza lo se lo sistemò con qualche difficoltà sulle spalle: era davvero lungo!
«Come mi sta?» chiese lei cercando di sorridere guardando il ragazzo.
«Divinamente» disse lui trattenendo a stento una risata.
«Vuoi smetterla? È stato un pensiero carino…» disse lei, ma poi capì perché Ted la stava guardando in quel modo. «Il mio corpo è scomparso!»
Ted si lasciò andare in una fragorosa risata per l’espressione allibita della ragazza: «Esattamente.»
«Ma come…»
«È un mantello dell’invisibilità, Harry l’ha fatto fare apposta per te così potrai uscire dal dormitorio durante la luna piena senza farti vedere» Alwys pensò a quello di Albus, ma evitò di nominarlo perché, conoscendo Ted, glielo avrebbe subito confiscato. «Mi raccomando, usalo solo per questo.»
La ragazza annuì e strinse la stoffa: era il suo primo regalo di Natale non da parte della sua famiglia.
 
«Vedo con piacere che sei felice di vedermi.»
Damien aprì la porta della sua umile dimora per far spazio al suo solito sorrisetto.
«Dimmi che durerà poco.»
«Durerà molto, ma spero bastino solo un paio di volte» e, detto ciò, uscì dalla casa e con un colpo di bacchetta chiuse la porta a chiave.
«Dove andiamo?» chiese Alwys con un misto di preoccupazione e curiosità.
«In un posto più tranquillo, non voglio che spaventi gli studenti con i tuoi ululati» quella frase fece rabbrividire Alwys che aprì la bocca per rispondere, ma ormai con quattro falcate Damien era arrivato lontano.
Alwys accelerò il passo e, appena si addentrarono nella foresta proibita, si chiese cosa potesse fare il Professor Draconem in un posto del genere: vi era una sottile nebbia innaturale che faceva confondere fra loro gli alti alberi che sembravano tutti neri nonostante ci fosse la luce della bacchetta di Damien, così flebile che sembrava non volesse svegliare gli alberi che sospiravano smossi da un leggero vento tremendamente freddo. Per tutto il tragitto Damien guardò davanti a sé senza curarsi di Alwys che col fiatone cercava di stare al suo passo deciso. Gli unici rumori che si sentivano erano lo scricchiolare dei legnetti sotto i loro piedi che affondavano dentro il sottile strato di neve, e quello dei piedi di Alwys che ogni cinque secondi inciampava in una grossa radice. Dopo un tempo che era sembrato interminabile, Damien si fermò davanti alla bocca di un’enorme grotta.
«Attenta, è molto scivoloso» disse senza nemmeno girarsi per poi riprendere a camminare.
Le pareti erano di semplice pietra grigia che, illuminata dalla bacchetta, brillava come se fosse stata appena bagnata da dell’acqua che formava tante piccole goccioline sulla superficie. Il rumore dei loro passi era infatti accompagnato dal ticchettio di gocce d’acqua che dal soffitto si infrangevano su una pozza che Alwys però non riuscì ad individuare. Passarono per una stretta cavità e arrivarono in una specie di stanza circolare col soffitto molto alto da cui pendevano delle stalattiti dall’aria salda. Con un colpo di bacchetta si accesero delle candele che erano sospese in aria all’altezza delle stalattiti: in quel momento Alwys poté notare che le pareti rocciose erano marchiate da tantissimi graffi, alcuni recenti, altri meno.
«Che faccia… mai visti dei graffi provocati da degli artigli?» la canzonò Damien.
Alwys, in tutta risposta, si alzò una manica mostrando le cicatrici che segnavano la sua pelle diafana. Damien tacque.
«Qui è dove mi trasformavo quando frequentavo Hogwarts, l’ingresso è protetto da degli incantesimi che non permettono a nessun lupo mannaro di uscire.»
«Alcune non sono recenti, sono tue?» chiese Alwys notando il sorriso amaro del ragazzo.
«Diciamo che quando ero ad Hogwarts non mi hanno permesso di andare dove ti trasformavi tu, quindi mi sono dovuto arrangiare e, personalmente, mi trovo più a mio agio qua ancora oggi» spiegò per poi puntare la bacchetta contro Alwys. «Incominciamo.»
«Cosa devo fare?»
«Tu guarda» ondeggiò lentamente la bacchetta prima a destra e poi a sinistra e gradualmente si formò l’immagine di un cielo notturno coperto da delle nuvole. «Controllati.»
Le nuvole scomparvero lasciando spazio ad una luna piena pallida e bellissima come se fosse vera.
«Ma sei impazzito?!»
Si coprì gli occhi ma con un colpo di bacchetta Damien la incollò alla parete costringendola a guardare.
Alwys incominciò a piangere: di solito durante la fase della luna piena sveniva e poi non ricordava nulla, in quel momento invece era cosciente e sentiva i muscoli dolere come se si strappassero sotto la sua pelle e i denti come se glieli stessero staccando uno ad uno. Girò la testa e vide che dalle sue mani stavano spuntando degli artigli che si stavano incurvando verso il suo palmo.
«Ti prego, basta!» cercò di dire nonostante i denti fossero diventati così sporgenti da ferirle le gengive ad ogni lettera che usciva dalla sua bocca.
«Sai perché i lupi mannari non parlano ma ululano soltanto?»
Damien aveva un’espressione severa sul volto, la mascella contratta e la bacchetta adagiata accanto al fianco.
La ragazza scosse la testa.
«Perché più parli, più ti ferirai, invece se ululi i denti non arrivano a ferirti» si avvicinò alla ragazza. «Prova.»
Alwys si lasciò andare ad un ululato disumano che quasi fece tremare le pareti rocciose. Damien roteò il polso che teneva la bacchetta e l’immagine sparì.
La Grifondoro si accasciò per terra: aveva il fiatone, il suo petto velocemente faceva su e giù come se avesse corso per ore, gli occhi spalancati fissavano un punto indefinito della stanza e rivoli di sudore le avevano imperlato la fronte. Damien, invece, era rimasto impassibile tutto il tempo mentre analizzava la ragazza.
«Come sospettavo» disse dopo un interminabile silenzio.
«Perché a te non fa questo effetto?» chiese lei nonostante l’aria le mancasse.
«Perché ho molto più autocontrollo di te. Ma guardati, anche solo guardando la proiezione della luna perdi il controllo» rispose il licantropo guardandola con uno sguardo sprezzante. «Che delusione.»
«Non ho mai provato a controllarmi» tentò di giustificarsi.
«Dovresti» le soffiò incrociando le braccia al petto.
Alwys avrebbe voluto rispondergli, ma la sua vista incominciò ad annebbiarsi.
«Mi sa che ci vorrà più del previsto.»
L’ultima cosa che Alwys vide fu Damien avvicinarsi a lei col suo solito passo felino. Poi le sue palpebre chiuse inghiottirono ogni cosa attorno a lei con la loro oscurità.
   
 
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