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Autore: Aysa R Snow    22/10/2017    0 recensioni
Non tutti abbiamo la fortuna, di trovare la persona giusta, e non perderla.
Tutti abbiamo perso, c'è chi perde qualcosa, chi perde qualcuno.
Lei, ha perso la sfida più importante della sua vita: non perdere la sua persona giusta.
Ma se invece, la sfida più importante della sua vita, fosse riuscire a vincere il dolore che ormai è diventato un peso troppo ingombrante?
Questa è la storia di Arianna, o come lei ama farsi chiamare, Aria.
Perché lei è così.
Leggera e pura come l'aria che respiri in alta montagna.
Questa, non è una classica e semplice storia d'amore.
Questa, è una battaglia.
Da una parte c'è l'amore, dall'altra la vita.
Genere: Drammatico, Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'era una stella sola e limpida nel cielo colore di rose, un battello lanciò un addio sconsolato, e sentii in gola il nodo gordiano di tutti gli amori che avrebbero potuto essere e non erano stati.

-Gabriel Garcia Marquez 
 

Mi ritrovai a camminare verso casa con gli occhi che bruciavano per tutte le lacrime che stavo trattenendo.

La pioggia aveva fatto aderire i vestiti al mio corpo come una seconda pelle.

Mi fermai e rivolsi lo sguardo al cielo pieno di nuvoloni grigi.

Una goccia di pioggia mi scivolò lungo il viso.

Ripresi a camminare per la desolata stradina di periferia.

Mi resi conto di non riuscire più ad avvertire niente.

Sembrava quasi che il dolore fungesse da anestetico, come una sorta di bolla che teneva fuori ogni tipo di emozione.

Non riuscii a dire addio a Davide, era troppo.

Rientrai in casa, consapevole di aver perso il volo e che mi aspettava una strigliata con i fiocchi.

Rimasi abbastanza meravigliata quando trovai mia madre seduta al tavolo della cucina che dava le spalle alla porta.

Notai che la valigia di mio padre non c'era più.

" Non potevo farti questo. " sussurrò scuotendo lievemente il capo.

Trattenni il respiro senza neanche rendermene conto.

Mia madre si alzò e si avvicinò lentamente.

" Mi dispiace, tesoro. Ho capito solo ora quanto tu stia soffrendo per il tuo amico. Ciò che hai fatto... non potevi agire meglio di così.

Siamo stati degli egoisti, non avremmo dovuto reagire così. " sorrisi incredula e incredibilmente felice.

Forse, avrei ancora potuto far qualcosa.
 

Il mattino seguente sentii mia madre parlare sottovoce al telefono.

La sua voce preoccupata arrivava alle mie orecchie come un fruscio.

Mi strinsi le braccia intorno al corpo rabbrividendo per un'improvvisa folata di vento entrata dalla finestra.

Udii distrattamente il notiziario.

Un grosso albero era stato abbattuto dalla furia del vento aveva bloccato per molto tempo una strada molto trafficata creando ingorghi e incidenti.

Versai del caffè in una tazzina e provai ad ascoltare mia madre che parlava nella sala da pranzo facendo avanti e indietro.

" Sì, le parlerò io. D'accordo, grazie per aver chiamato. " mia madre fece il suo ingresso a piccoli passi.

Era visibilmente tesa, e io avvertii la nausea farsi spazio nel mio stomaco.

" Va tutto bene mamma? " chiesi mettendo da parte la piccola tazzina verde.

Mia madre scosse leggermente il capo stringendosi le braccia intorno al petto.

Mi tenni al ripiano della cucina sentendo le gambe tremare. 


 

Non ricordo con precisione cosa mi disse mia madre.

Ricordo solo di essere scattata verso la mia camera, aver indossato il primo jeans e il primo maglione dall'armadio e poi la disperata corsa in bici verso l'ospedale.

La pioggia veniva giù fine, silenziosa.

L'asfalto bagnato rendeva difficile frenare e rischiai di finire fuori strada più di una volta.

Arrivai e abbandonai velocemente la bicicletta.

Mi guardai intorno, meravigliata di vedere così tante persone.

Il mio cuore sembrava essere impazzito.

Mi rimbombava nelle orecchie rendendo difficile pensare. 
 

Mi resi conto che era tutto vero, che non era un incubo.

Vidi la sorella di Davide abbracciata alla madre.

Si sostenevano a vicenda, complici di un dolore che le avrebbe segnate per sempre.

Mi avvicinai lentamente, ma non osai interrompere la loro sofferenza.

Il pianto disperato di una madre è per l'anima come il terribile suono di unghie affilate contro una lavagna.

Un suono perforante, che ti fa urlare nel tentativo di sovrastare tutti gli altri rumori. 
 

Entrai lentamente nella stanza in cui si trovava Davide e vidi un uomo seduto ai piedi del letto.

Indossava un completo elegante e mi rivolgeva le spalle.

Mi avvicinai ancora un po', e vidi che stringeva forte la mano di Davide.

" Cos'è successo? " chiesi con un filo di voce.

L'uomo scosse la testa, tirando su col naso.

" È successo tutto così in fretta.
Ha avuto un emorragia celebrare.
Era chiuso in camera sua... Non sapevamo cosa stesse succedendo.
L'ambulanza è rimasta bloccata nel traffico... non è arrivata in tempo. " sussurrò con voce tremante. 

Mi avvicinai lentamente dall'altro lato del letto.

Camminai piano, a piccoli passi a voler ritardare all'infinito tutto ciò.

Mi inginocchiai sul freddo pavimento di linoleum. 

Guardai il suo viso e vidi che era rilassato come non l'avevo mai visto.

Presi la sua mano ancora calda tra le mie e strinsi forte gli occhi.

Realizzai che non avrei potuto risentire ancora una volta il profumo della sua pelle.

Che non avrei più rivisto le sue labbra contrarsi in una smorfia ogni qual volta qualcosa non gli andava a genio. 

Realizzai di non avergli detto nulla, di non aver dimostrato del tutto ciò che sentivo.

La realtà mi colpì in pieno viso, facendomi bruciare l'anima e provocando in me una reazione mai provata prima.

E come la calma prima della tempesta, ecco che sentii il mio battito accelerare, il  respiro iniziò a diventare irregolare.

Iniziai a tremare, la vista mi si appannò e mi portai una mano al petto provando a respirare normalmente.

Mi misi seduta mentre sentivo il paura crescere dentro di me ed espandersi a macchia d'olio.

Sentii il cuore battere talmente forte contro lo sterno che arrivai a pensare che se avesse continuato di questo passo, sarebbe uscito dal mio petto. 

Vidi una figura confusa avvicinarsi e scuotermi leggermente.

Udii una voce ma mi arrivò ovattata e confusa.

Alzai gli occhi verso le luci al neon sul soffitto e nel mentre mi sentii sollevare da terra. 

Mi dimenai, sentendo la mia mano perdere la presa su quella di Davide.

Due braccia forti mi tennero giù mentre mi dimenavo e sussurravo parole confuse.

Mi fermai, esausta e vidi le luci a neon scorrermi davanti agli occhi veloci. 

" Hey, puoi sentirmi? Andrà tutto bene. " scossi debolmente il capo mentre le palpebre diventavano, via via, sempre più pesanti. 

   
 
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