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Autore: Lory221B    22/10/2017    4 recensioni
Tre misteriose sparizioni e ora un corpo e un biglietto.
Cosa c'entrano gli autori di fanfiction e perchè qualcuno li sta facendo sparire? E soprattutto, di cosa parlano le storie johnlock di cui Sherlock e John hanno appena scoperto l'esistenza?
(Johnlock) (post S4)
Genere: Commedia, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ami Mizuno e Hot slash

Il viaggio in taxi verso la destinazione indicata da Lestrade fu piuttosto imbarazzante. John aveva deciso di scoprire cosa scrivessero su di loro nel sito JFP e, come temeva, capì presto che avrebbe preferito non saperlo. C’erano diverse storie, alcune sembravano innocui racconti gialli ma gli cadde presto l’occhio su strani avvertimenti relativi ai contenuti delle trame. C’erano parole che non comprendeva come “slash”, “omegaverse” e “angst”, mentre “erotico” e “bondage” non lasciava molta fantasia. Era finito nella sezione a rating rosso e non aveva idea di cosa lo aspettasse al di là di quegli avvertimenti.

« C’è anche Irene Adler in queste storie? »

Sherlock, che a tutto stava pensando tranne alla Donna, scosse la testa stranito prima di capire che John aveva completamente equivocato le indicazioni della storia che stava guardando.

« Come ti dicevo sono storie “johnlock”, ci sono altri siti per storie in cui ci immaginano in compagnia femminile e sono davvero pochi a dir la verità » buttò lì l’ultima frase quasi con noncuranza, ma si ritrovò a sbirciare la reazione di John, sperando per una volta di non sentire la litania del “non sono gay”.

« Quindi noi due… » rispose soltanto, grattandosi stranito la testa.

Nelle ultime ore aveva appreso che c’era un gruppo di persone che inventava storie con loro come protagonisti ma non aveva capito quante di queste storie sfociassero in incontri erotici, addirittura bondage e la cosa lo lasciò più che perplesso. Si morse un labbro, chiedendosi chi dei due avrebbe legato l’altro e se almeno nelle storie riuscisse a zittirlo, quando un gesto rapido e altrettanto infastidito della mano di Sherlock che si era spostata sul ginocchio di John per attirare la sua attenzione, salvo poi ritrarla quasi shockato da quello che aveva fatto, lo riportò nella grigia realtà.
« Perché continui a tirare fuori Irene Adler? »

« E tu perché continui ad ignorarla? » rispose John, non del tutto certo di cosa volesse sentirsi dire al termine di quella conversazione.

Sherlock lo fissò, sta volta con sguardo stanco e un po’ rassegnato che a John provocò una misteriosa fitta alla pancia « Sai, a volte credo che la prima impressione che ebbi di te era quella corretta »

« Ovvero? »

« Sei un idiota »

John rimase in silenzio ad osservare ancora per un po’ l’espressione dell’amico. Era l’ennesima volta che avevano una discussione su Irene Adler e per l’ennesima volta Sherlock aveva negato ogni interesse per lei. Il detective aveva più volte elencato i motivi per cui un incontro sentimentale era fuori discussione e John, nonostante cercasse di spingerlo in ogni modo verso una relazione romantica con lei, tirava ogni volta un sospiro di sollievo, quasi lo provocasse solo per controllare che il rapporto con la rediviva Irene non si fosse evoluto.

Il taxi svoltò verso una strana ben nota ma che John non frequentava da tanti anni, forse per evitare che la sua vera natura, quella di ex militare drogato di adrenalina e capace di ogni azione, gli venisse sbattuta in faccia.

« Ironico, non è vero? » fece il detective, mentre l’inconfondibile palazzo dove il tassista serial killer lo aveva trascinato per la resa dei conti, apparve davanti ai loro occhi.

« Dici che è solo una coincidenza? »

« Non credo, era nel tuo blog quel caso, no? » rispose Sherlock, certo che difficilmente poteva essere una coincidenza e John iniziò a chiedersi con cosa si stessero confrontando, quale mente potesse prendere di mira degli autori di fanfiction e cosa c’entrassero loro due.

Scesero dal taxi e per John fu quasi in un déjà-vu, un battito di ciglia e davanti a loro c’erano ambulanze e una coperta, il ricordo di come tutto era iniziato e di come la sua vita fosse cambiata per sempre; erano passati sette anni eppure erano ancora là, assieme.

Superarono lo sbarramento di poliziotti giusto in tempo per assistere ad una feroce discussione tra Lestrade e il nuovo responsabile della scientifica. Quando l’ispettore notò l’arrivo di Sherlock e John, si preparò a sentirsi dare dell’idiota incompetente, ben sapendo che non poteva proprio evitarlo vista la situazione. Sospirò e lasciò l’agente a riflettere sui suoi errori, affrettando il passo verso il consulente investigativo.

« È imbarazzante » affermò mesto, spostando le mani nelle tasche.

« Cosa, dov’è il corpo? » chiese il detective, notando le facce stranite di tutti gli agenti che si erano recati sul luogo del delitto.

« Non c’è » rispose soltanto, osservando mesto  l’espressione di puro stupore sulla faccia di Sherlock « Questo è imbarazzante » aggiunse, preparandosi alla raffica di insulti che sarebbero usciti dalla bocca del detective.

« Hai assunto di nuovo Anderson? Perché non vedo altre ragioni per cui un corpo dovrebbe sparire » rispose, agitandosi per il luogo e cercando di capire cosa potesse essere successo. John, che aveva ancora il taccuino in mano e stava per annotare i dettagli che si aspettava sarebbero presto arrivati da Lestrade, rimase con la penna a mezz’aria.

« Avevamo finito di fare i rilievi e scattato le foto della scena della scena del crimine. Siamo usciti tutti per controllare il resto delle stanze; c’eravamo solo noi, non potevo pensare che il cadavere sarebbe scomparso nel nulla »

« Come è morta? » chiese John, sperando di avere almeno qualche informazione in più.

« Barbiturici » risposero in coro Sherlock e Lestrade.

« Il biglietto diceva “cadde addormentata” » rispose il detective notando l’espressione stupita, ancora dopo tanti anni, che John aveva lanciato alla sua deduzione.

« Sì, non aveva alcun segno di violenza fisica e se non fosse abbastanza chiaro accanto a lei c’era una boccetta vuota di Luminal »

« Chi era comunque? »

« Ami Mizuno » fece Sherlock anticipando l’ispettore.

« Chi? No, non si chiamava così »

« Mi hai scritto che si chiamava Maggie Main, segretaria di uno studio legale ma il suo nome su JFP era Ami Mizuno, autrice di punta del sito e molto famosa per una raccolta di storie hot » snocciolò le informazioni senza tradire alcun interesse sul fatto che esistesse un sito dove perfetti sconosciuti, tra cui questa Ami Mizuno, inventavano storie su di loro. E alcune storie sembravano essere sfacciatamente hot. John aveva sentimenti contrastanti sul punto: da un lato era quasi onorato di essere così interessante da diventare il protagonista di storie scritte da fans, ma dall’altra parte non avrebbe mai immaginato che le storie avrebbero preso determinate pieghe.

Lestrade sembrò finalmente ricongiungere tutte le informazioni che Sherlock gli aveva fornito per telefono, quando gli aveva blaterato di fanfiction, finti suicidi e siti di loro ammiratori « Ok, le fanfiction di cui mi parlavi per telefono. Immagino vorrai vedere il biglietto »

« Quello almeno c’è ancora? » rispose il detective, guadagnandosi un’occhiataccia da parte di John e un sospiro frustrato di Lestrade. « Prima vorrei vedere il luogo del presunto delitto »

« Seguitemi »

La ragazza era stata ritrovata proprio nella sala dove anni prima Sherlock e il tassista avevano avuto la loro “amabile” conversazione. A terra era disegnata con il nastro bianco, la sagoma di Maggie Main in arte Ami Mizuno, distesa su un fianco e il porta pillole a pochi centimetri dalla mano della vittima.

Sherlock si aggirò per la sala, non c’era assolutamente niente di rilevante, solo normale polvere e quello che lui definiva il “caos lasciato dalla scientifica”.  Passarono poi ad osservare l’unica prova, la filastrocca storpiata di “Dieci piccoli indiani” che elencava  quello che era accaduto, o almeno così sembrava, alle prime quattro vittime.

Dopo aver analizzato ogni minimo dettaglio del misterioso biglietto lasciato sul luogo del delitto e aver riscontrato che non c’era alcuna impronta, che il biglietto era stato scritto a computer e che la carta era della banalissima carta, Sherlock e John ritornarono frustrati nel loro appartamento, con il fascicolo di Lestrade sotto il braccio e la certezza che il detective sarebbe stato più indisponente del solito.

Rosie li aspettava seduta davanti ad un piano giocattolo, inaspettato regalo lasciato da Mycroft  in una delle ultime visite. La signora Hudson era più che felice di occuparsi della piccola quando Sherlock e John uscivano per un caso, ma con il passare degli anni stava diventando sempre più sentimentale e la preoccupazione di andarsene un giorno, lasciando i due “testoni” in uno strano limbo, più che amici, già una famiglia ma non ancora quel qualcosa che lei aveva intuito da tempo, l’aveva indotta a spingere un po’ le cose in una certa direzione. Spesso li convinceva a lasciare Rosie con lei solo perché potessero uscire a cena “per distrarsi”; le capitava di commentare con John quanto Sherlock avesse imparato ad aprirsi negli ultimi tempi e già che c’era, buttava distrattamente commenti sulla perfetta forma fisica del detective, fatto che aveva lasciato John non poco perplesso.

I protagonisti delle speranze della signora Hudson rincasarono ad ora di cena con una busta del take away per John e unicamente il fascicolo delle indagini per Sherlock, che salutò distrattamente la padrona di casa e si chiuse in camera a pensare.

« Non è andata bene? » fece la signora Hudson, osservando l’espressione un po’ stanca del detective.

« Insomma, il cadavere è scomparso »

« E questo non lo ha esaltato? »

« No, credo volesse qualche risposta, invece abbiamo solo domande » rispose prendendo in braccio la figlia e spostandola sul seggiolone per darle da mangiare. « A proposito di domande, lei ha mai sentito parlare del sito JFP? »

La signora Hudson tossicchiò prima di negare di aver mai sentito quell’acronimo e sparire al piano di sotto.

« Direi che era un sì » commentò John, strizzando l’occhio a Rosie che rise di rimando. Dato che Sherlock non accennava ad uscire dalla propria camera, John riprese in mano il cellulare per leggere le storie che li riguardavano. Cercò in particolare l’ultima vittima, Ami Mizuno per leggere la famosa raccolta di storie hot, certo che nulla lo avrebbe sconvolto.

Si sbagliava.

Nella prima storia la sciarpa di Sherlock, da innocuo indumento sempre presente attorno al collo del detective, si trasformava in utile mezzo per legare Sherlock per i polsi alla testata del letto.

A John cadde letteralmente la mascella, incerto se proseguire o meno, ma c’era una parte di lui che era estremamente curiosa di sapere come sarebbe proseguita la storia. Riprese in mano il cellulare mordendosi un labbro.

Al primo gesto di passione seguiva un lento spogliarello e una descrizione molto accurata del corpo del detective, al punto che a John venne il dubbio che l’autrice fosse davvero in possesso di sue foto nudo o che li spiasse dal palazzo accanto. C’era la pelle d’avorio, c’erano i suoi muscoli e c’era il suo alter ego letterario che lo metteva sotto in tutti i sensi possibili.

Riprese fiato prima di continuare a leggere di baci roventi e pelle tremante, ma niente lo avrebbe preparato a quello che sarebbe successo dopo. Per buona parte della narrazione, il detective lo chiamava “capitano” e John presto si accorse che la cosa non lo lasciava per niente indifferente.

La storia proseguiva poi in maniera sempre più hot, finché John non chiuse di scatto il cellulare e si diresse in cucina per prepararsi un tè, dopo aver preso un lungo respiro. Era un uomo adulto ma mai avrebbe pensato di ritrovarsi a leggere di bondage e posizioni erotiche con il suo coinquilino, migliore amico, rompiscatole con cui stava crescendo la figlia.

Come se tu non ci avessi mai pensato” Gli fece eco una voce nella testa, sempre meno simile a quella di Mary e molto più simile alla propria.

Stava fissando il bollitore dell’acqua aumentare il calore e soprattutto il rumore, cercando di cancellare le ultime immagini dalla testa che a breve lo avrebbero costretto ad una doccia fredda, quando una mano si appoggiò sulla sua spalla, facendo saltare per aria. La reazione militare che seguì a quell’innocuo gesto fu però inaspettata: anni di esercito e di “campo di battaglia” assieme a Sherlock avevano esageratamente acuito i suoi riflessi, così meccanicamente il suo braccio bloccò la mano di Sherlock, lo fece voltare e immobilizzò il detective contro il tavolo della cucina.

« Sei impazzito? » fece Sherlock, colto di sorpresa dalla reazione insensata dell’amico.

« Scusami » John era paonazzo, con Sherlock piegato sul tavolo e le parole della fanfiction ancora nella testa;  l’unica cosa che gli venne in mente di fare fu sparire in bagno per darsi una calmata, lasciando il bollitore sulla fiamma, Rosie che emetteva versetti dal seggiolone, e Sherlock intento a massaggiarsi il braccio, chiedendosi cosa diavolo fosse preso a John.

« Maledetta Ami Mizuno » commentò John al suo riflesso  nello specchio.

Pochi minuti dopo il detective bussò con circospezione alla porta del bagno « Ci sono novità » annunciò restando al di là della porta. Normalmente non si sarebbe fatto problemi a spalancarla senza remore per parlare del nuovo caso ed era un fatto alquanto insolito che avesse deciso di rispettare la privacy dell’amico.

« Arrivo » fu la laconica risposta del dottore che, dopo aver finito di ricomporsi, riapparì nel soggiorno dove il detective già passeggiava frenetico.

« Davvero grosse novità, John. Hanno ritrovato nel Tamigi il corpo della prima autrice scomparsa e Lestrade mi ha assicurato che la sorveglieranno finché non saremo lì. Niente più rischi che si alzi miracolosamente sparendo dalla scena » aggiunse con un sorriso disarmante.

« Scusa per prima, non volevo. Scusa » balbettò soltanto John, che non riusciva a togliersi dalla testa di aver reagito violentemente dopo che si era ripromesso con non avrebbe più avuto reazioni scomposte da quella volta all’obitorio.

« Non preoccuparti, è stata una reazione incondizionata da capitano Watson »

John si congelò sul posto. Era un caso o aveva volutamente scelto quel preciso momento per chiamarlo “capitano”? Doveva assolutamente scoprire di cosa parlavano il resto delle storie.


***** * ****

Angolo autrice
Scusate il ritardo e grazie mille a chi sta già leggendo, seguendo e commentando. Siete splendidi come sempre.
Un abbraccio!!!

   
 
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