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Autore: killian44peeta    22/10/2017    0 recensioni
Prologo - Gli Elementi - Secondo libro della prima trilogia di ''i sei predestinati'' -
La luce sciamava appena tra le sottili mura di quella che per aspetto poteva apparire una stanza come tante, provenendo da una piccola lampada accesa e appesa alle pareti, la cui fiamma bramava ossigeno per la bassa quantità che c'era nella stanza.
I sibili e gli schiocchi delle lingue di fuoco si ripetevano a lungo, come un tabù tra quel pesante silenzio, dando a Luxor una sensazione di ripetitività insopportabile ed insostenibile.
Se ne stava lì, sul letto, le mani congiunte e chiuse in una stretta ferma e rigida, rigida come la stessa mascella del giovane, talmente tanto serrata che sembrava stesse stringendo i denti per non urlare di rabbia, per non sputare ogni emozione negativa soppressa.
I suoi occhi gelidi fissavano la porta chiusa dall'esterno con ira folle e insistenza.
Dentro stava perlopiù boccheggiando, era una settimana intera che era rinchiuso in quella stanzetta come un animale in gabbia, cercando una ragione per non iniziare rabbiosamente a sbattere il proprio corpo sull' uscita per cercare di buttarla giú.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Nemes

-Queste sono... Carcasse?- domandai, incerta, guardando  quelle che non sapevo definire se non come delle  pelli bruciate, respirando a malapena, i capelli che mi si scompigliavano sulla faccia, mossi da una corrente fredda che attraversava la radura, quasi in corsa.

-Sí- rispose rapidamente Guy, accovacciato affianco ad una di esse, l'aria seria e illeggibile, passandosi la lingua sul labbro superiore, dirigendosi spesso verso gli angoli della bocca, le dita intrecciate tra di loro, lo sguardo che si spostava ad uno ad uno per poi schizzare altrove, puntando verso l'orizzonte privo di nuvole.

-Non devono essere morti da molto, o almeno credo dallo stato in cui sono- commentò invece Will, assorto, quasi stesse cercando di definire un orario, mentre l'altro si rimetteva dritto, guardando Diana e me, il sopracciglio inarcato.

L'Aria continuò ad osservare il cadavere a cui era vicino, il capo inclinato, senza toccarlo se non molto cautamente, senza mostrarsi particolarmente disgustato, con aria lucida di chi poteva essere circondato da morti dalla mattina alla sera o operare senza essere continuamente disgustato dal sangue.

Non batteva ciglio, guardava e basta, studiando con l'attenzione e la serietà di uno che generalmente avrebbe dovuto stare sempre coi piedi per terra, non di certo di uno che fantasticava e aveva sempre la testa altrove.

Questo lato di lui mi sorprendeva, ma decisi di tralasciare appena notai che aveva smesso di esaminare e che era di nuovo perso totalmente trai pensieri.

"Come non detto" pensai immediatamente, scuotendo il capo, per poi rimanere sorpresa di nuovo dalla frase che il ragazzo disse poco dopo

-Il vapore che proviene dai corpi è ancora percettibile, ma flebile, saranno passate poche ore-

-E con questo a cosa vuoi arrivare, Will?- domandai, sperando vivamente in una risposta abbastanza concisa e chiara, siccome non ero sicura su cosa volesse andare a parare.

-Sì, beh, vuol dire che chi ha dato loro fuoco non deve essere lontano, e a meno che non sia una coincidenza che Task e Silver siano finiti qui... probabilmente... sí... insomma... forse deve essere stato lui- rispose Robin,facendo pause non prive di fatica, tali che pareva lui non riuscisse a respirare, mentre mandava giù la saliva a stento.

Diana si osservava attorno, anche lei un po' a disagio e con un che di preoccupato -Tu pensi che possa essere stato lui? Davvero? Lo conosci ormai! Non è un assassino, non farebbe del male ad una mosca- lo disse con atteggiamento sinceramente sbalordito e sorpreso, con un accenno di rabbia nella voce .

-Lo so, lo conosco ed é mio amico e ci tengo a lui, siccome lo sento come un fratello ... ma bruciare così tante persone quasi tutte insieme è un talento impossibile per una persona qualsiasi, e l'unico che sappiamo possa possederlo è lui... spero vivamente di starmi sbagliando, però... non ci sono segni di spostamento dei corpi e tanto meno le braci di un falò qua attorno-

Vidi la Luce fare una smorfia, stringendo leggermente il pugno -Io so che non è stato lui per davvero, me lo sento. Non può... non è da lui. No, io non ti crederò fino a che non sarà lui stesso a confermarlo, non mi importa di prove e prove... - la vidi poi socchiudere gli occhi, lanciando un rapido sguardo ad un cadavere dei tanti, spostandolo subito, come scottata.

-E io sono pronto a darti ragione. Anche perché lui non me lo vedo a fare simili azioni, però non so a cosa pensare- Will accennò un aria imbarazzata, come se, in un modo o nell'altro, cercasse di farle capire che non voleva in alcun modo accusare il rosso e che, la sua, era solo una tesi datagli da prove che potevano essere anche incomplete -Sicuramente però, c'è una spiegazione a tutto questo-

Tacemmo per altri, lunghi secondi, lasciando a Warmwind la possibilità di continuare a studiare ciò che lo circondava, per captare altri dettagli.

Io non sapevo esattamente cosa pensare, c'erano idee, ma non conferme, tesi e antitesi che andavano scontrandosi e che si basavano decisamente sul suo carattere, sul suo modo di fare.

Il suo atteggiamento  non sembrava coincidere con un simile gesto, come non sarebbe mai coinciso con lui .

Rimanemmo ad osservare la scena per un altro periodo non ben definito prima che Will scuotesse il capo e si alzasse, la fronte aggrottata, con un sospiro silenzioso che gli usciva dalle labbra, forse di frustrazione, forse di rassegnazione.

-Null'altro?-

-No... nulla- asserí in un breve sussurro quasi impossibile da percepire per la tonalità così bassa.

Silenzio, un silenzio privo di tranquillità sembró aleggiare, spento un poco dalle parole del vento, incomprensibili e lascive.

Un silenzio che poteva ferire i timpani.

-Su, andiamo via da qui- il Buio, improvvisamente riprese ad avanzare, serio, senza aspettarci, come se sapesse che avremmo comunque obbedito, essendo praticamente costretti a farlo.

Aveva l'aria di chi aveva appena preso il peso della terra sulla schiena e immediatamente pensai al fatto che forse nemmeno lui volesse credervi alla tesi, ma che in un certo senso non potesse non pensarci.

Eppure, allo stesso tempo, sembrava che ci fosse qualcos'altro, di cui però non sapevo definire la provenienza.

E così dunque facemmo, stanchi di rimanere in un simile posto, lo seguimmo, superando i cadaveri bruciati e allo stesso tempo zuppi di pioggia, col pessimo odore dei loro corpi che aleggiava in aria, portandomi a storcere decisamente il naso. 

Sentivo tutta l'ansia calpestarmi, il disgusto confondermi e quel davvero maledetto silenzio consumar la vita di quella gente, che non poteva fare altro se non restare lì, pronta a diventare il banchetto di qualche animale o di insetti.

Mi costrinsi a coprirmi la bocca con una mano, chiudendo gli occhi e rendendo meno intenso quel fetore, procedendo in quella strada che fortunatamente non aveva nè salite dure da fare, nè distese scivolose in cui ci sarebbe potuto essere il rischio di cadere, ma piuttosto delle curve e un terreno regolare, ancora completamente bagnato di pioggia.

Gli alberi alti ogni tanto rilasciavano delle gocce dai rami, le quali, a volte, ci colpivano delicatamente un qualsiasi pezzo di pelle, facendo, o almeno a me, rabbrividire.

Il tempo che passava sembrava essere scandito dal rumore dei nostri passi che si susseguivano senza fermarsi, troppo ripetitivi per tentare di contarli.

Avanzammo perciò spediti, non dicendo quasi nulla, spiccicando parola solo per commentare dettagli di poco conto che tralasciavano pensieri e che venivano lasciate in sospeso, vedendo però, parecchio dopo, cominciare diverse orme decisamente visibili più si andava procedendo.

Il terreno dei sentieri fino a poco prima era stato composto principalmente da sassi e ghiaia, la quale era saltellata da tutte le parti ad ogni passo, minacciando di finire nei calzari, che arrivando lí era stata nuovamente sostituita da terriccio molto bagnato, il quale invece faceva affondare i piedi in essa, strattonando verso il basso ogni singola volta per immobilizzare e sporcare.

-Ci sono solo una serie di orme- commentó Diana, come per dare voce all' ovvio, non priva peró di un espressione confusa -In caso fossero veramente loro, non dovrebbero essere due paia? Oppure sono arrivati distanti ?-

-Non dovrebbero, come é capitato a noi, non dovrebbe essere capitato neppure a loro- Will buttó fuori uno sbuffo -Non riesco a capire, credo mi faró bastare ciò che ci é arrivato fin ora, procediamo seguendo le tracce, così almeno ci capiremo qualcosa in più-

Annuimmo tutti e tre di risposta, riprendendo il cammino.

Vedevo Will osservare, Diana perdersi tra i pensieri e Guy a starsene semplicemente in silenzio, le braccia sempre incrociate al petto.

Camminammo per diverso tempo, fino ad arrivare ad un tratto che avrei voluto solo lamentarmi dalla frustrazione che non potevo non sentire.

Fortunatamente prima che potessi dire qualcosa, notai che la strada si spostava e mostrava una grande grotta con quelli che sembravano dei gargoyle molto impolverati, ai lati di essa, come per accompagnarla.

-É poco ma sicuro questa la grotta di cui Lyfia parlava- commentó Guy.

-Guardate, le orme procedono proprio verso di essa... forse otterremo qualche risposta-

-Sí, meglio entrare, prima lo facciamo e prima ci capiremo qualcosa senza avere troppi punti interrogativi-

Io e gli altri dunque facemmo per muoverci in direzione della spelonca, ma ci interrompemmo nell'esatto momento in cui Task ne uscí.

Aveva i capelli fradici di pioggia, l'espressione che passava da completamente tesa a sollevata e portava solo i pantaloni, la sua carne segnata da della probabile pelle d'oca, i muscoli in bella vista.

Decisamente trovarlo a petto nudo mi fece sgranare gli occhi dalla sorpresa e mi paralizzó dalla testa ai piedi, rendendomi impossibile anche solo respirare, ma non tanto perché mi imbarazzasse vederlo così, anzi.

Nella mia testa delle immagini si riprodussero a filmato, mentre prendevo a tremare come una foglia, ogni parte del mio corpo che si scuoteva e si riscuoteva, priva di contegno.

Avrei voluto urlare, sentivo le gambe rischiare di cedermi da un momento all' altro.

Il mio petto sembrava non poter contenere il mio stesso cuore, tanto che ogni battito pareva sbattervi contro con violenza fino a fracassarlo.

-Siete voi...!- Task assunse una espressione lievemente rallegrata, girandosi quasi subito e tornando a fissarci -Silver é dentro, non può muiversi... quindi... venite dentro-

Tutti e quattro eravamo rimasti paralizzati sul posto, probabilmente per motivi diversi, ma decisamente io ero la più in difficoltà, non ero capace di muovermi.

Sentivo che se ci avessi provato sarei crollata a terra, aggiungendo poi il fatto che dentro mi sentivo morire e che mi mancava l'ossigeno.

Troppe immagini, troppo dolore, l'incapacità di movimento era solo una delle tante conseguenze.

Nessun'urlo di richiesta di aiuto, non stavolta, non c'era bisogno di gridare, farlo li poteva divertire.

Farlo, simboleggiava non avere nuovamente i vestiti addosso e venir usata come una pattumiera in cui sfogarsi, e allo stesso tempo come un oggetto che, appena si fosse rotto, invece di provare ad aggiustarlo, sarebbe stato buttato.

Farlo, poteva decisamente riportare daccapo ogni cosa.

Ogni settimana, stesso giorno, dopo l'esser tornata da quella che si poteva definire l'unica maniera per sopravvivere.

Comprare del cibo per il mio 'genitore', portargli l'alcool in grandi quantità invece che venir buttata fuori di casa e rimanere eternamente al freddo, priva di un posto in cui stare.

E dopo l'essere stata zitta, dopo il non aver gridato, arrivava il peggio a tormentarmi, a distruggermi per quell'inutilità che ero.

Cercare di non piangere era il minimo, si divertivano troppo a vedermi piangere.

E il peggio del peggio era lui, lui con i suoi capelli rossi, gli occhi color sangue, tinozze intrise, un sorriso sadico sulle labbra.

Lui mi picchiava, poi lasciava il resto agli altri, come se si divertisse della sofferenza che gli altri provavano.

Si limitava a picchiarmi e a volte, strapparmi perfino i vestiti, poi si metteva da parte e non mi toccava più nemmeno con un dito, una sigaretta in bocca da cui tirava due o tre volte prima di gettarla a terra con un accenno di stizza.

A volte ancora, poi, decisamente le più rare di tutte, dopo aver finito la prima parte di quello che per loro doveva essere un gioco, smetteva di sorridere e si paralizzava, mi fissava.

Mi fissava terrorizzato e sbalordito, con l'aria di chi si pentiva amaramente e a quel punto mi veniva in contro, sussurrando dei -Mi dispiace- sconnessi, quasi tremanti, conditi con delle lacrime amare che cercavano di uscire nonostante si notasse perfettamente che non volesse farlo, e che si asciugava con le maniche della maglia che altrettanto in fretta si toglieva di dosso, sbrigandosi a farmela indossare, rimanendo a torso nudo e correndo via in tutta fretta.

Eppure, la settimana dopo, riaccadeva la stessa cosa, come se non fosse successo nulla.

Di nuovo il sorriso pazzo che sembrava divorare ogni mia speranza di fuga.

Di nuovo le pene dell' inferno a gettarmi i sassi addosso, pesanti come poche, fatte per pestarmi fino al punto che, ogni singola mano che mi aveva toccato, rimanesse impressa anche ad occhi chiusi e non mi dasse pace.

E solo poche volte tornava a riaccadere che il ragazzo rosso mi tornasse incontro come umano e non come bestia, volte che mi confondevano e che mi facevano sperare che un giorno avrebbe smesso.

-Nemes... mi dispiace tantissimo- e dopo la terza volta che era capitato, piangeva davvero, senza darsi limiti, senza mostrare un minimo di calma, con un innocenza innaturale da paragonare alla pazzia irregolare di quello stesso ragazzo che mi fissava in simili situazioni.

-Lui... deve smetterla di farlo-

Avrei dovuto dire qualcosa come risposta, eppure l'immagine prese ad offuscarsi, il ragazzo dai capelli rossi che non smetteva di piangere un solo secondo.

-Nemes- una voce che mi chiamava, cancellando i ricordi , così affollati e dolorosi, così confusi da certi lati e così fin troppo chiari dall' altra.

Quel 'lui' si agitava nella mia mente, si scuoteva, pareva pronto a graffiarmi la mente con le sue invisibili unghie.

-Nemes...- di nuovo quella voce, un po' più alta che in precedenza

Un ronzio indistinto di frasi, sussurri indefiniti mischiati come miscele di parole.

-Nemes! Tutto ok?- Will mi stringeva la mano, preoccupato, tenendomi sorretta mentre ero quasi con le gambe a terra, scuotendomi appena, portandomi a riprendere completamente i sensi che a quanto pareva mi si erano annullati, esiliandomi da tutto il resto.

Sentivo le guance stranamente bagnate, probabilmente di lacrime che però non avevo neanche sentito scendere.

Diana aveva una mano sulla mia spalla, Guy mi guardava dall'alto, Task era immobile, poco lontano dalla grotta, lo sguardo più che scioccato dall' accaduto.

-S-sí... sto bene, credo- ripresi il controllo, rialzandomi con lo sguardo basso, fissato al suolo -Entriamo, così almeno ci riposiamo un minimo-

-Ok, bene- Con l'aiuto dell'Aria e della Luce, finalmente riuscii a muovermi senza rischiare di crollare a terra una seconda volta.

Entrammo dunque in quella grotta che immediatamente si apriva , con un enorme pilastro al centro, seguito da diversi altri.

Dentro ad essa vi era Silver, lo sguardo gioioso che sembrava quello di una bambina che aveva appena ricevuto il suo regalo di compleanno.

-Tenebroso! Nuvoletta! Stellina e Pianterella! Siete qui!-

-Ma cosa diamine ti é successo, Silver?!- Diana ridacchió, anche se non sembrava molto felice e la risata risultava forzata.

-Diciamo che potrei essere scivolata mentre pioveva... e che potrei aver fatto un bel capitombolo... ferendomi le gambe-

-Bella sfortuna- lei accennó un sorriso, scuotendo il capo -Sentite, ragazzi...- la vidi cercare mentalmente delle parole, con una certa agitazione -Noi abbiamo assistito all' arrivo... a dei cadaveri bruciati, ne sapete qualcosa?-

Immediatamente feci caso all' espressione di Josh, non priva di confusione e di dolore, accompagnata da quello che appariva pienamente un intenso senso di colpa.

-No, quali cadaveri? - rispose Silver, continuando la frase con la domanda , senza cambiare di un minimo la sua espressione

-Durante la strada c'erano parecchie persone morte, non ci siamo fermati a  contarle, siccome erano davvero tante ed erevamo più che altro presi a cercare di capire altre cose- rispose Will rapidamente, portandosi la mano ai capelli

- Non ne sappiamo assolutamente nulla- l'Acqua e l'Aria si fissarono brevemente, poi, dopo che il ragazzo annuí, lei allungó la mano, afferrando quella di Guy, riprendendo a sorridere tranquilla.

- Noi siamo passati che pioveva fortissimo e che non si vedeva nulla per colpa di parecchia  nebbia e io purtroppo sono caduta- lei alzó le spalle rapidamente  -...Mentre lui mi ha portato in braccio fino a destinazione, poi ci siamo addormentati entrambi e ci siamo risvegliati poco fa, a sentire le vostre voci-

-Ti sei fatta portare in braccio da lui? Sul serio? Tu da lui che siete cane e gatto? Fino a poco fa non vi parlavate nemmeno. Avete alzato la bandierina  di resa? - Diana apparí invece sinceramente sollevata, tanto che stavolta rise con tranquillità, senza doversi in un modo o nell' altro sforzare.

-Potremmo...Posso giurare che ho fatto di tutto per convincerlo a mettermi giù, ma non é servito a niente, sempre la solita testa calda-

Tutte e due risero, facendo arrossire il rosso come un peperone, il quale continuava ad evitare di incrociare lo sguardo, tenendolo basso.

-Beh, decisamente non eri in grado di camminare- borbottó dunque, coprendosi il petto con le braccia prima di girarsi, lanciando un ennesima occhiata all' Acqua.

Aveva decisamente un atteggiamento strano, non potevo non contestarlo e c'era qualcosa che non mi quadrava.

Lui sembrava sospetto, ma non sapevo se era per i flash che mi avevano occupato la testa in quei pochi momenti precedenti e che forse mi stavano influenzando o se invece fosse stato davvero così.

Forse lo erano entrambe o forse non era nessuna delle due, non lo sapevo, anche perché era difficile definirlo con certezza.

-Ora, l'unica cosa che voglio fare é riposare, sono assolutamente esausta- borbottó Diana, facendo per gettarsi a terra affianco a Silver, venendo però fermata da Guy.

-No, Diana, prima dobbiamo fare altro-

Lei lo guardó istintivamente obliquo -E cosa dovremmo fare di così importante?-

-Beh, prima di tutto assicurarci che ci sia il portale che probabilmente ci riporterà indietro, in seconda base, devo farvi allenare, ricordi?-

-Ma... ora?! Non potremmo aspettare domani mattina per allenarci? Siamo decisamente stanchi e l'idea non allieterebbe nessuno-

-Proprio perché siete stanchi dobbiamo allenarci- ribatté lui - Voglio vedere quanto vi ci vorrá stavolta a reagire-

L'espressione della Luce aveva un che di esasperato che avrebbe divertito chiunque, fatto che si condiva con l'espressione seccata dell' altro come risposta.

-Ma Silver...-

-Lei puó anche non farlo per oggi, rimarrà a guardare, fino a che non riuscirà ad alzarsi in piedi-

-Ma io...- la ragazza dai capelli azzurri cercó inutilmente di controbattere, finendo con l'essere zittita con un burbero -Nessuna discussione-

Non riuscivo a capire che cosa il corvino volesse arrivare a parare, ma decisi rapidamente di eseguire gli ordini senza fare storie, anche perché sarebbero state solo sprecate.

Prima peró che io decidessi di avviarmi per davvero verso il fondo della caverna, aspettai brevemente che molti si avviassero.

Partii solo poco dopo, prima di Task, il quale, a sua volta, non si era mosso, rimanendo sulla soglia, poco lontano da Irhina, impossibilitata ad alzarsi.

Prima di accelerare vivamente il passo, sapendo che lui probabilmente sarebbe partito entro poco, udii una frase unica che mi fece percorrere da un brivido.

-Dopo dobbiamo parlare-

  
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