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Autore: killian44peeta    29/10/2017    0 recensioni
Prologo - Gli Elementi - Secondo libro della prima trilogia di ''i sei predestinati'' -
La luce sciamava appena tra le sottili mura di quella che per aspetto poteva apparire una stanza come tante, provenendo da una piccola lampada accesa e appesa alle pareti, la cui fiamma bramava ossigeno per la bassa quantità che c'era nella stanza.
I sibili e gli schiocchi delle lingue di fuoco si ripetevano a lungo, come un tabù tra quel pesante silenzio, dando a Luxor una sensazione di ripetitività insopportabile ed insostenibile.
Se ne stava lì, sul letto, le mani congiunte e chiuse in una stretta ferma e rigida, rigida come la stessa mascella del giovane, talmente tanto serrata che sembrava stesse stringendo i denti per non urlare di rabbia, per non sputare ogni emozione negativa soppressa.
I suoi occhi gelidi fissavano la porta chiusa dall'esterno con ira folle e insistenza.
Dentro stava perlopiù boccheggiando, era una settimana intera che era rinchiuso in quella stanzetta come un animale in gabbia, cercando una ragione per non iniziare rabbiosamente a sbattere il proprio corpo sull' uscita per cercare di buttarla giú.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Nemes

-Oh, cavolo- udii sussurrare a Diana poco prima di realizzare ció che mi trovavo davanti. 
Ero più che meravigliata, non riuscivo a dire una singola parola.

Tutti quei colori che vedevo sembravano ruotare in quella sorta di specchio d'acqua pieno di luce, il quale splendeva, irradiando completamente la parte in fondo della grotta in cui eravamo.

Essa era divisa in due parti; la prima che pareva chiusa e buia, che verso la fine si restringeva in tal modo che passare in quella sorta di buco che vi ci si trovava era stata quasi un impresa, e la seconda che si apriva immediatamente, mostrando diverse altre colonne, pareti di pietra scura, liscia come non ne avevo mai sentite e quello che ora ci trovavamo davanti. 

Quei lunghi pilastri che sostenevano il 'tetto' della calotta, erano a stile corinzio, bianchi come la neve,  con diverse decorazioni incise su ognuno di essi che li decoravano in un modo tale da farli apparire regali e solenni, sottili e imponenti. 

Will si guardava attorno con aria ben ammirata, non riusciva a stare particolarmente fermo, avanzando senza tregua.
Si spostava dal portale, alle mura, alle colonne, guardando prima uno, poi l'altro e infine le ultime.

Diana semplicemente sorrideva, lanciando sguardi a quella marea di colori che parevano giocare tra di loro, mischiandosi e sfiorandosi, unendosi, girando attorno a loro stessi come trottole impazzite in un percorso sconnesso che, in un modo o nell' altro, era sempre simile, collegati come dal destino.

Erano paragonabili alle persone, le quali intrecciavano senza volerlo il proprio destino con quello di altre persone che forse non avrebbero mai voluto, dovuto o creduto di incontrare.

Tale pensiero mi portó ad alzare il sopracciglio, mordendomi il labbro inferiore, chiedendomi se tutto quello che avevo pensato avesse davvero un senso, fatto di cui non ero sicura.

Osservai ancora quel rincorrersi, quel muoversi di luci che mi ammaliava e mi incatenava ad esse, quasi fossi incapace di distaccarmi da quegli strani giochi di colori con lo sguardo.

Prima che mi liberassi da quella sorta di ipnosi nei confronti di quello specchio, dovetti udire dei rumori di passi dietro di me, riallertando i sensi, precedentemente quasi paralizzati da tale scontro di emozioni contrastanti, riallacciandomi a tutto, facendomi sentire in parte disorientata per essermi lasciata andare a simili pensieri.

Non mi capitava molto spesso di perdermi in ragionamenti di fantasia e mi sentivo perciò ancora sconnessa in parte, incapace di riprendermi completamente.

Stavo ricevendo fin troppe batoste in una sola e unica giornata, diverse in sostanza ma di uguale, o molto simile, effetto: una sensazione di panico e agitazione difficile da scacciare.

Vidi Task sbucare invece  solo con la testa dalla fessura da cui eravamo passati, come per accertarsi a sua volta di cosa ci fosse oltre, per poi tornare rapidamente alla seconda parte della cava, dove vi era anche Silver, frettolosamente. 

Mi sembrava davvero strano che quei due avessero smesso davvero di litigare... l'ultima immagine che avevo avuto di loro prima che sparissero e che li ritrovassimo qui era proprio un loro combattimento e non capivo come, in pochi giorni, fossero riusciti a riappacificarsi.

Forse era stato l'essere da soli, insieme, che aveva fatto loro bene e li aveva portati a chiudere quella, superficiale, se così si poteva credere, ferita inflittasi a vicenda, anche se non mi sarei sorpresa a vederli ricominciare daccapo per colpa di un ennesimo stupido litigio, nonostante non fosse affatto uno dei miei desideri, siccome quelli che facevano, azionati da frasi semplici, erano abbastanza infantili e futili,  o così sembravano almeno. 

Li guardai entrambi con la coda dell' occhio, spingendomi verso la fessura, toccandone le spaccature con i polpastrelli, poi mi dedicai a rimettere rapidamente un ordine ai miei pensieri per metterli da parte.

-Okay, c'é, é questo il portale, quando vogliamo possiamo tornare indietro- sbottó Guy, alzando il sopracciglio, guardando altrove -Contando che ad Athlas il tempo che vi é qui é raddoppiato, penso che potremmo starci al massimo due giorni e mezzo o tre, per non perdere troppo il senso delle giornate che veramente passano... io direi perciò che é meglio non sprecare ore buone e utili-

-É per questo dunque che vuoi che ci mettiamo ad allenarci fin da subito- fece Diana, sospirando lievemente -Con questi problemi di tempo raddoppiato sembra strano anche solo fare due ore di pausa - lei si passó le mani tra i capelli, tirandoli all'indietro -Ma almeno una decina di minuti... Un minimo per riprenderci... -

-No, mi servite così, voglio vedere assolutamente che reazione avrete - ribatté lui rapidamente, portandomi a guardarlo incerta

Decisamente oggi, qualsiasi cosa che mi accadeva sembrava strana e sospetta,separata da una sorta di divario dalle restanti azioni. 

O era questo posto a portarmi ad essere cosi terribilmente e maledettamente incredula nei confronti di chiunque -forse in parte era stato colpa del flashback su quello che mi era accaduto - o forse erano proprio loro ad essere diventati così sospetti e strani a tutto un tratto. 

Probabilmente erano entrambe le cose a modo loro. 

-Che reazione avremo a venire ancora palesemente sconfitti e gettati a terra?- sbottó lei, accennando nervosismo

-No, che reazione avrete e basta, che poi mi facciate vedere di nuovo il vostro venir sconfitti, non é colpa mia e neppure dell' Elemento che é in voi, il quale reagisce come può, ma solo vostra, ma non nel senso che dovete prendervene la responsabilità, siccome piuttosto che quel dovere deve essere sostituito da un cambiamento nel vostro pensiero che non avete raggiunto, ma che dovete afferrare prima che sia troppo tardi-

Mi ritrovai dunque a guardare gli altri per un breve istante, spostandomi le mani sui vestiti come per spolverarli da una polvere inesistente.

Uscimmo perciò dalla parte in fondo alla grotta, come Nightshadow aveva detto, tornando verso quella iniziale, portandomi a scrutare l'interno in maniera distaccata, esternando idee o pensieri inutili. 

Alcune pareti della grotta erano segnate da crepe e da rotture,  da cui veniva mostrata altra pietra ancora più scura di quella della seconda parte della grotta e probabilmente più solida e meno segnata di quella al di sopra. 

Task e Silver erano lí,  gli sguardi di persone tese e con uno strano collegamento che non sapevo minimamente spiegarmi, diversi da come erano prima e non solo per il cambiamento di atteggiamento che avevano improvvisamente ottenuto in quel periodo limitato.

In un certo senso, mi sentivo incapace di stare al passo con tutto quello che stava accadendo, qualunque cosa fosse. 

-Voglio provare anche io ad allenarmi- insistette lei, cambiando immediatamente espressione da quella precedente, sorridendo speranzosa a Guy che scosse la testa con un che di seccato. 

-Ti ho già detto di no-

-Dai- lo sollecitó ancora, frustrata, lo sguardo che si incupiva leggermente

-Ti ho detto no! Se sei ferita, non ho intenzione di farti alzare neppure se ci stessero attaccando, chiaro?-

-E io ti dico che ne sono in grado! Davvero! Ce la posso fare, basta che impieghi il mio potere per richiudere le mie stesse ferite e...-

-Aspetta, aspetta... cosa? Ripeti- Guy la interruppe a bruciapelo, lasciandola a bocca socchiusa, mentre lo guardava interrogativa, quasi stralunata e lui rispondeva con quell'espressione tra il contratto e il serio che si trovava sul suo viso quasi ventiquattro ore su ventiquattro.

-Ho detto... che basta che utilizzi il mio potere per chiudere le ferite- ripeté, incerta e un po' tentennante alle ultime sillabe della parola ferite, lasciando che il suo argento scalpitante, occhi generalmente allegri, venissero occupati dall'indecisione e un misto di confusione

-Ci riesci davvero? Se é sí, mostrami- ribatté lui, con una punta di flessibilità nel tono di voce

-Perché?-

-Fallo e basta-  si affrettó a rispondere lui, inginocchiandosi davanti ad Irhina -Non ti sto mica chiedendo di decapitare qualcuno o di farlo affogare- continuó

Vidi Watersea guardarlo ancora, ridendo appena, nervosamente, per poi annuire con decisione, aprendo i palmi, socchiudendo appena gli occhi, scaturendo subito una bolla attorno a lei, la quale accennava tonalità trasparenti che si mischiavano all'azzurro dei capelli di Silver.

Aveva perlopiù una sfumatura semi gialla e rosa, colori che si mischiavano e che assomigliavano vagamente a quelli del portale, con la chioma di Silver che, ogni secondo che passava, sembravano diventare un tutt'uno con la bolla, mentre le sue gambe parevano anche esse più trasparenti.

La guardai ammirata, osservando come il liquido scorresse fluidamente attorno e dentro la bolla, tracciando diagonali e semicerchi, avvicinandosi alla pelle ancora rovinata.

I segni delle ferite che vi erano, sembravano lentamente scomparire, richiudendosi con quella che inizialmente era ancora acqua e che si trasformava poi in pelle, come se fosse normale e da tutti i giorni.

Pezzo dopo pezzo, le sue gambe tornavano ad essere prive di segni e di tagli, tornando ad essere come avrebbero dovuto se fossero passate almeno una settimana o due.

Vidi poi la bolla girare dal verso opposto in cui, fino poco prima ruotava, restringendosi ogni secondo di più, dapprima di un poco, poi sempre di più, esplodendo infine con un secco schiocco che rimbombó tra le pareti in maniera inquietante.

Guy aveva continuato a guardare Silver, senza staccarle gli occhi di dosso, osservando attento ogni movimento della bolla, per poi annuire appena e porgerle la mano per alzarsi.

Lei la afferró, quasi credendo probabilmente che il Buio l'avrebbe ritirata e perciò muovendosi a dargliela.

E Virgil la tiró su in piedi, lasciandole la presa solo pochi istanti dopo, quando fu sicuro che ella sarebbe rimasta in piedi e non sarebbe caduta, come accadde.

Lei esibí infatti un sorriso vivace, dicendo un -Visto?- con un tono che aveva del fiero

-Ora posso allenarmi anche io?- chiese di nuovo, con la sua solita espressione sciocchina, incrociando le mani davanti a sé, sorridendo più allegra che in precedenza, iniziando a camminare prima da una parte e poi dall' altra per dimostrare che stava bene, cosa che più che altro mi faceva pensare fosse ubriaca.

-Sí, sí, okay, puoi, contenta? Ma ora fermati- controbatté irritato -Anche perché credo che ce la farai stavolta-

-Eh? Davvero?- L'entusiasmo dell' Acqua giunse con un tono stridulo e acuto che aveva del comico, come se avesse assunto dell' elio per renderla tale

-Sí, ma se continui ad esultare come una pazza, saró più che disbonibile a colpirti senza alcun rimorso, quindi, vedi di calmarti un po', mmmmh?-

-Grazie Tenebroso!- continuó invece lei, non ascoltando minimamente il Buio, il quale sospirò, quasi esasperato, scuotendo il capo e facendoci cenno poi con essa di uscire.

Irhina si precipitó fuori per prima, seguita da Will, Task e Diana e subito dopo da me e Guy che uscimmo per ultimi.

Lo vidi cacciare nuovamente fuori dalla tasca il guanto nero e ancora una volta non potei non chiedermi la sua provenienza e se non fosse davvero di proprietà magica, fatto che mi sembrava assurdo, siccome non permetteva ai poteri di fluire.

Appena lo vidi, percepii un brivido corrermi sulla pelle, mentre il mio stomaco mi andava in subbuglio.

Appena fummo fuori, ci mettemmo a cerchio nell'erba, disposti casualmente, se non per il fatto che Guy era al centro e che, tenendo stretto il guanto, fissava silenzioso ciascuno di noi.

Il vento soffiava abbastanza tranquillo tra le foglie e tra i rami, non finendoci addosso con rabbia ma con una delicatezza che era capace soltanto di spostare qualche mio ciuffo di capelli e rendermeli più disordinati, costringendomi a spostarli dietro alle orecchie fino a quasi incastrarli, più che altro per fastidio e non per un bisogno primario.

E lo sguardo color notte vagava, prima negli occhi di uno, poi in quelli di un altro.

Silver rispose ad esso con un sorriso felice e genuino, tale che sembrava starsi per mettere a saltare in lungo e in largo da un momento all' altro.

Task gli rispose con indifferenza, spostando però spesso lo sguardo verso il basso, tornando a ritirarlo su e riabbassarlo frequentemente.

Will invece, ad incontrarlo, quel blu, pareva calmo, rispondeva ad esso senza scostarlo, le braccia lasciate libere sui fianchi, le mani completamente aperte quasi fosse un gesto di sottomissione e di libertà in contemporanea.

Infine, Diana, prima di me, portó entrambe le braccia davanti a sé, tirate e tese verso le gambe, le labbra semiaperte.

Non appariva né troppo calma né agitata, ma piuttosto in una sorta di via di mezzo, con le sopracciglia inarcate e un mezzo sorriso che man mano si faceva strada su quella bocca socchiusa e incerta.

Nonostante tutto, però, la sua stanchezza si faceva vedere dal suo sbattere freneticamente le palpebre per prestare attenzione.

Quando guardó me, invece, mi sentii in soggezione, decisamente molto in soggezione e cercai invano di non apparirlo, mandando giù la saliva a stento dall'ansia, mordendomi il labbro inferiore, quasi torturandolo, spellandolo fino a renderlo dolorante. 
Avevo le guance in fiamme che sembravano più calde di una stufa, le dita delle mani che, dietro la mia schiena, davano leggeri strattoni alla maglia per trattenere qualche sobbalzo o sussulto che mi sarei potuta far scappare più che involontariamente.

Ero l'ultima e sentivo farsi vivo il voler sotterrarmi.

Certo, quel colore era bellissimo, avrei voluto osservarlo più che potevo, ma... essere fissata da lui mi metteva a disagio.

Quando distolse lo sguardo, cercai di non mostrare troppo evidentemente il sospiro di sollievo che mi feci uscire fuori.

-Cominciamo da... Will- fece Nightshadow, avvicinandosi all' Aria che rispose con un cenno di capo assorto, afferrando il guanto che il Buio gli aveva dato, socchiudendo appena le palpebre mentre passava le dita nella stoffa nera.

Warmwind assunse un aria concentrata appena lo mise, sporgendo il braccio in avanti, prendendo una boccata di ossigeno.

-Stavolta non voglio colpire, non per il momento... prova a fare uscire l'Elemento senza costringerti a proteggerti da un attacco-

Solo per un attimo, lo sguardo di Virgil mi parve tremolare un poco, lasciandomi di stucco, incerta poi se fosse accaduto seriamente o fosse stata soltanto un immaginazione mia.

-E se non esce proprio?- rispose Robin, tirando ancora un poco il guanto per sistemarlo meglio, così che non avesse pieghe.

-Se non ci riesci, riproverai dopo- insistette l'altro, incrociando le braccia.

Vidi Will chiudere gli occhi, la mano ben aperta, il palmo dritto e i muscoli morbidi, privi di tensione che potessero intaccarne la posizione.

Passarono diversi secondi, in cui, in un certo senso, sperai che qualcosa sarebbe cambiato, che qualche vortice d'aria avrebbe infuriato, partendo e facendo agitare gli alberi con le sue grida.

Lo vidi riaprire invece gli occhi, sospirando e scuotendo il capo lievemente.

-Niente-

-Ci riproverai dopo- rispose il corvino, aspettando che il Vento gli porgesse il guanto per porgerlo, in secondo luogo, a Diana.

-Tocca a te-

La situazione si ripeté una seconda volta, nessun raggio di luce venne acceso e tanto meno un fascio.

-Ma cos'ha questo oggetto che non và?- borbottó, frustrata, sbrigandosi a levarlo, l'espressione che si accingeva a trasformarsi da concentrata a seccata, ridandolo al padrone dell' ononimo.

-Nulla, é semplicemente un guanto più stretto del normale- lo vidi giocherellarci un poco, per poi smettere improvvisamente- Nemes... a te-

Mi si avvicinó, consegnandomelo, lasciandomelo tra le mani che avevo messo a coppa per evitare che mi cadesse scioccamente.

Lo infilai, sentendolo fare pressione sulla pelle, quella pressione che oltre all' Elemento sembrava bloccare perfino il circolo del sangue.

E la portai davanti a me, dicendomi mentalmente che forse bastava provarci fino a che, ad un certo punto, non sarebbe uscito da sé.

Eppure, mi sembrava difficile che potesse accadere in poco tempo.

Semmai in anni, o mesi come minimo... ma non di certo in pochi giorni.

Provai a calmarmi e mi spinsi lentamente a provare a radunare il mio potere per l'ennesima volta, al quale avevo, al momento, fatto ben poca affidamento e che non ero ancora capace di governare così bene da far nascere piante dal nulla.

Riprovai diverse volte, con diversi tentativi, al punto tale che mi veniva da gridare internamente per il nervosismo e per lo stress.

Lo sentivo fermo, non usciva, non si muoveva nemmeno a pregarlo.

Non cambiava assolutamente nulla.

Mi sentii parecchio sconfortata e sconfitta a togliere il guanto e a ripassarlo al ragazzo che avevo di fronte e stavolta non finsi di non essere giù di corda.

Non aveva senso farlo, ormai, non ne valeva la pena.

In cambio, sapevo di avere un altra occasione più tardi, ma allo stesso tempo ero quasi sicura che non ci sarei riuscita.

Il guanto, dopo di me, giunse a Task.

Vedevo Silver elettrizzata e tesa, sembrava non veder l'ora dell' arrivo del proprio turno e, in contemporanea, guardava Task a disagio.

Sembrava strano, ma l'avrei definita preoccupata per lui.

Eppure, questo comportamento che iniziava ad avere nei confronti del rosso, mi piaceva.

Erano molto simili a quelli che aveva con Guy, anche se meno esposti e meno ravvicinati.

C'era davvero qualcosa che doveva averle fatto cambiare idea e comportamento.

Era incapibile, ma in un certo senso, non volevo saperlo.

E vidi Task allungare il braccio, la mano coperta da quel guanto scuro, l'aria confusa ed infelice, mentre chiudeva di scatto gli occhi e strattonava via il guanto, porgendolo a Silver.

-Ma non ci hai provato abbastanza a lungo- borbottó Diana, preoccupata, avvicinandosi al Fuoco, stringendogli la mano da cui aveva tolto il guanto -Perché hai gettato quasi subito la spugna?-

-Perché non ci riuscivo e basta-

-Ah, no, candelabro, tu sei un testardo, non puoi arrenderti in questo modo- ribatté lei, prendendogli con due dita la guancia destra, tirandola, quasi fosse un pizzicotto, facendogli lanciare uno 'ahia' innervosito con un che di leggermente acuto e stridulo che fece ridere un po' tutti.

-Dopo ci riprovi e lo fai con più impegno! Se non eseguisci gli ordine, riceverai un bel frontino a persona- continuó lei, sogghignando.

-Okay, okay! Faró come dici! Per favore, nessun altro pizzicotto o frontino che sia- commentó, facendole un broncio finto a cui lei rispose con una pernacchia che lo fece ridere.

-Silver... prova tu ora- disse allora il Buio, aspettando che la ragazza dai capelli bianchi tornasse a dove era stata prima.

E l'Acqua, frettolosa, si sbrigó ad infilare il guanto, agitata, curiosa di vedere se davvero, come aveva detto Nigbtshadow, avrebbe avuto un risultato.

Ed eravamo tutti a guardarla mentre prendeva un respiro, buttando fuori il proprio nervosismo e tutta l'eccitazione e gioia accumulata.

E buttó la mano in avanti, senza rendersi conto dell' improvviso getto d'acqua che scaraventó addosso a Guy.

Quello che ne seguí, fu una risata fragorosa da parte dell' Acqua, la quale continuava a ridere senza a riuscire a smettere nonostante i tentativi, mentre il bagnato le lanciava un occhiata più che seccata mentre si spostava una ciocca di capelli bagnati dagli occhi, scuotendo la manica più e più volte.

Noi invece eravamo tra il ridere e l'essere stupefatti.

-Giuro che vorrei strozzarti... ma non lo faró, altrimenti non mi contengo e finisce male-

-Ma... quindi ce l'ho fatta?-

-Beh, siccome che sono bagnato come un calzino,  direi di sí, ma ora, lasciami il tempo per cambiarmi-






 

  
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