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Autore: Alexa_02    22/10/2017    4 recensioni
Julianne ha tutto ciò che potrebbe mai desiderare, quando guarda la sua vita non c’è una virgola che cambierebbe. È così sicura che ogni cosa andrà nel giusto ordine ed esattamente come se lo aspetta, che quando si sveglia e trova la lettera di addio di sua madre non riesce a capacitarsene.
Qualcosa tra i suoi genitori si è incrinato irrimediabilmente e April ha deciso di scompare dalla vita dei figli e del marito senza lasciare traccia o la benché minima spiegazione.
Abbandonata, sola e ferita Julianne si rifugia in sé stessa, perdendosi. Una spirale scura e pericolosa la inghiotte e niente è più lo stesso. Julianne non è più la stessa.
Quando sua madre si rifà viva, è per stravolgere di nuovo la sua vita e trascinare lei e suo fratello nell'Utah, ad Orem, dalla sua nuova famiglia.Abbandonata la sua casa, suo padre e la sua migliore amica, Julianne è costretta a condividere il tetto con cinque estranei, tra cui l'irriverente e affascinante Aaron. Tra i due, da subito, detona qualcosa di intenso e di forte, che non gli da scampo.
Può l’amore soverchiare ogni cosa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Julianne

 

Quando qualcosa mi turba mi richiudo dentro me stessa. Mi raggomitolo su una superficie morbida e aspetto che il dolore sciami e che la crisi rientri. Il dolore insopportabile mi ha spinta a trovare conforto in soluzioni chimiche e prima di quelle in situazioni potenzialmente pericolose. Taccheggiavo. Guidavo a velocità elevata verso oggetti immobili. Andavo a letto con ragazzi appena conosciuti. Qualunque cosa mi distraesse e innescasse l'adrenalina che faceva dissipare momentaneamente il dolore. Nel momento in cui le azioni spericolate non sono state più abbastanza, ho cercato una soluzione più duratura. Ho cominciato a drogarmi e a scivolare lentamente nel baratro. Ora che non posso e non voglio più drogarmi non c'è nulla che mi aiuti a portare via la sofferenza.

Dopo una giornata provante mi infilo sotto le coperte e spengo il cervello. La confusione nella mia testa ha raggiunto picchi storici ed è tutto merito di Aaron. I suoi strusciamenti e le sue mosse furtive durante biologia hanno messo in cortocircuito il mio cervello. La parte emotiva di me ha fatto a botte con la parte razionale per tutto il giorno. Ancora non so chi delle due abbia vinto. Lo voglio, ma non voglio volerlo. Ha senso? No, immagino di no. Sono troppo stanca che mettere insieme pensieri lineari. Ero così sottosopra che mi sono rifugiata in un'aula di canto vuota e ho lasciato uscire un po' di tutto quello che stavo accumulando dentro da mesi. Ovviamente qualcuno mi ha sentita. E naturalmente quel qualcuno dovevano essere Aaron e i suoi amici. Sono scappa via. Cos'altro potevo fare? Nel momento in cui avevo sfilato l'armatura qualcuno mi stava osservando. Sono andata via e mi sono nascosta. Se vuoi che tutto rimanga in ordine non puoi fare nessun tipo di casino. Celare e sopravvivere. Questo è il mio motto.

 

Quando sento bussare alla porta, il mio primo pensiero è che Henry è qui per parlare. Nel viaggio verso casa, gentilmente offerto da Peyton, non ho detto nulla nemmeno a lui. Lui però ha capito che qualcosa non andava. Ha un sesto senso per queste cose. Mi ha lasciato un po' di spazio e ora è qui per controllare i danno.

Bussano di nuovo. Sospiro e mi sfilo dalle coperte, ruzzolando giù dal letto. Cammino come uno zombie verso la porta e la spalanco. Ma non è Henry. È Aaron.

“Ehi, principessa” varca la soglia senza invito e con un gran sorriso. “Che aria tetra che ha la tua stanza”. Ho accostato tutte le tapparelle e ho solo una lucina accesa sul comodino.

“Cosa vuoi?”.

“Sono qui per risollevarti il morale” afferma avanzando nel mio territorio.

“Il mio morale non è a terra” lo informo. Lui sorride appoggiando un pacchetto di Doritos e delle lattine di Coca-Cola sul letto. Si toglie la felpa e la lancia sulla poltrona.

“Su questo non ci giurerei” prende in braccio il mio gatto e si stende sul mio materasso come se fosse il suo. Tengo ancora la mano sulla maniglia “Non ho bisogno che nessuno mi tiri su il morale, quindi puoi tornare da dove sei venuto”. Gli indico l'uscita, ma lui mi ignora. Si stravacca tra le coperte e si allunga verso il computer su cui stavo guardando una soap. “Che cos'è?” domanda indicando lo schermo.

Sospiro “Seconde chance. È una soap opera francese”.

“Orrore” grugnisce schifato. Apre il pacchetto di patatine e inizia ruminarle sbriciolando tra le mie lenzuola. Mi guarda ferma sulla soglia. “Cosa fai non ti siedi?”.

“No, finché non te ne vai”.

“Perché?”. Sembra un cucciolo bastonato e io un mostro senza cuore. Non ho voglia di compagnia di nessun tipo. Soprattutto non della sua. “Perché ti sei imbucato nella mia stanza senza invito e stai sdraiato sul mio letto senza permesso. E soprattutto perché non ti voglio qui”.

“Questo è quello che dice il cervello razionale, ma cosa dice il cervello irrazionale? Sai, lo preferisco” domanda appoggiandosi su un gomito. Cosa dice? Che un figo allucinante se ne sta stravaccato sul mio letto e che io, invece di sfilargli i pantaloni, stringo il pomello di ottone della porta come una scema. Il fatto che voglia divorarlo non implica che debba farlo per forza.

“Dice di colpirti con qualcosa di appuntito e di nascondere il cadavere in giardino” mento.

Scuote la testa “In giardino lo troverebbero subito, ti consiglio di buttarmi nel lago con dei sassi ai piedi”.

Sono confusa. “Mi stai consigliando come ucciderti?”.

“Se lo devi fare fallo nel modo migliore, no?” ridacchia. Scuoto la testa tentando di dissimulare un sorriso che viene subito scoperto “Non ci provare ti ho vista. Avanti principessa tenerti aggrappata alla maniglia non ti aiuterà, non hai nessuno scampo con me. Arrenditi e vieni a sederti qui con me a mangiare Doritos piccanti e a guardare la soap. Non mi schiodo da qui per nessuna ragione”. So che non lo farà. Potrei aspettare che si stufi di stare lì sdraiato, ma con il rifornimento di cibo e la sua sconfinata cocciutaggine potrebbe volerci troppo tempo. Non posso fare altro che assecondarlo e chiudere finalmente la porta. Lo raggiungo sul letto “C'è una condizione: non provare a sconfinare nella mia parte. Ognuno nella sua metà di letto”. Mi infilo sotto le coperte e lui posiziona il computer al centro. “Assolutamente. Parola di scout” si posa una mano sul cuore. Alzo gli occhi al cielo e mi raggomitolo sui cuscini con il pacchetto di patatine alla salsa piccante. Le mie preferite. Strano.

Aaron si siede contro la testata del letto e ci appoggia un braccio sopra. Se lo lasciasse cadere mi circonderebbe alla perfezione. Stranamente mi sento incredibilmente protetta e al sicuro in questa posizione. Il suo odore si posa lentamente tra noi e il mio corpo lo riconosce come un cane da tartufo. Faccio ripartire l'episodio e dopo trenta secondi Aaron lo blocca. “Aspetta un attimo” mi punta una patatina contro “Lo stai guardando in lingua originale e senza uno straccio di sottotitolo?”.

“È in francese. Non mi servono i sottotitoli”.

“E per noi comuni mortali? Cosa dovrei fare guardare le figure?” armeggia con il portatile cercando i sottotitoli. Gli do un colpetto sulla mano “Non se ne parla. Se vuoi restare qui ti devi arrangiare, al massimo ti metto i sottotitoli in francese”.

Sbuffa ma smette di protestare “Va bene. Fammi un riassunto. Di cosa parla questa soap?”. Pronuncia la parola soap come se stesse parlando di escrementi di cane.

Gli imposto i sottotitoli in francese “È la storia di Alice Lerois, una casalinga parigina di 35 anni che viene lasciata dal marito Mathieu. Ha due due figli da mantenere, non ha alcuna esperienza lavorativa. Un giorno incontra la sua vecchia amica Lætitia Demarsey, che le offre un lavoro come segretaria. I primi giorni si dimostrano difficili, ma lei non si perde d'animo. Lætitia le rende la vita molto difficile, in quanto l'accusa di averle "rubato" in passato il fidanzato Mathieu, ora ex marito di Alice. Successivamente scopre di avere un certo successo nel settore creativo e così inizia a collaborare con Marc Broman, figlio del co-proprietario della Broman & Barow dove lavora. Lætitia, fidanzata di Marc, prova un sentimento di gelosia e cerca di tenerla lontana dal futuro marito.”.

“Che trama avvincente” commenta sarcastico, sorseggiando la coca-cola.

“Lo so. Poi Marc scopre di avere un aneurisma al cervello e Alice lo viene a sapere leggendo, per sbaglio. L'uomo decide di non parlare della sua malattia e si concentra sul lavoro, trascurando Lætitia”.

“Posso sapere perché guardi una soap opera per signore di una certa età?” chiede ridacchiando.

Aggrotto la fronte offesa “È una storia molto avvincente e ci sono un sacco di colpi di scena. Non mi devo giustificare con te. Se vuoi restare zitto e guarda”.

Alza le mani in segno di resa “Va bene, va bene. Sto zitto”. Fa partire la puntata e mi porge le patatine.

Ogni dieci secondi, più o meno, interrompe l'episodio per ricevere dei chiarimenti e per capire cosa hanno appena detto. Fa in continuazione domande finché non sbuffo esasperata e gli metto i sottotitoli in inglese. Nonostante la traduzione continua ha chiedere chiarimenti su ogni scena.

“Ma il capellone con i baffi chi è?” chiede appoggiando un dito contro lo schermo.

“Lui è Vincent Valberg, è uno dei creativi dell'agenzia, sta con Alice adesso” spiego.

“Ma lei sbava per Marc si vede lontano un miglio!” commenta.

“Lo so! Ma Marc è impegnato e poi non va bene per lei”.

“Ma lui la ricambia, chi se ne frega del resto” asserisce tutto agitato. Ha l'aria di essere molto preso. Soap per donne di una certa età un cavolo.

 

Guardiamo quattro episodi di fila, finendo le scorte di cibo e commentando animatamente ogni scena. Senza rendercene conto annulliamo la barricata invisibile che avevo alzato tra le due metà del materasso. Non so chi dei due ha oltrepassato il confine per primo, anche se sono quasi certa che sia stato lui, sta di fatto che mi ritrovo raggomitolata contro il suo fianco con la testa troppo vicina alla sua. Sento il suo calore lungo tutto il fianco e riesco a percepire quando inspira e quando espira. Alla fine della quinta puntata accartoccia il pacchetto di Doritos e fa canestro nel mio cestino “Io lo sapevo che sarebbero finiti insieme. Andiamo, si vede lontano un chilometro che sono innamorati” commenta compiaciuto.

“Sono dei traditori” borbotto. Si volta a guardarmi “Cosa?” chiede sorpreso.

“Stavano insieme ad altre persone e le hanno tradite” spiego. Lui scuote la testa e si gira completamente verso di me. “Si amano. Il resto non conta”.

“Sono comunque dei traditori bugiardi” affermo cocciuta.

Mi tira piano una ciocca di capelli “La smetti con la storia dei traditori. Se trovi l'amore della tua vita non puoi resistere al sentimento”.

Cerco di togliere un po' di briciole dal letto “Sta di fatto che erano entrambi impegnati con qualcuno e hanno tradito quell'impegno senza riguardi. Ergo sono dei traditori”.

Mi osserva, scavando nella mia espressione alla ricerca di qualcosa di più profondo. So che c'è qualcosa di più profondo. E lo sa anche lui.
“L'amore vero non segue delle regole, principessa. Ai sentimenti non si comanda” mormora roco. È irremovibile. Mi guarda negli occhi, intrappolandomi. Allunga una mano e mi toglie un capello dalla fronte, depositandolo dietro l'orecchio. La pelle brucia al ricordo di lui che mi tocca il viso mentre mi bacia. La situazione si sta incasinando. Mi sfiora il mento con il pollice, facendomi rabbrividire. So come finisce questo scenario e non ho intenzione di lasciare che accada.

Mi scosto e scendo da letto “Devo andare in bagno”.

Scappo.

Come sempre.

In bagno conto fino a dieci, mi sciacquo il viso e poi torno in camera. Apro la porta e sento Aaron ridacchiare. “Sono completamente d'accordo con te”. È seduto con il mio pc sulle ginocchia e sorride verso lo schermo.

“Con chi parli?” chiedo confusa. Lui mi sorride e gira il computer verso di me. Il viso compiaciuto di Scar luccica nella penombra della stanza.

Merde” bofonchio.

“Ciao Julie!” esclama allegra. Corro verso di loro e balzo sul letto. Acciuffo il pc e lo allontano dalle sue manacce. “Ma che cavolo!” esclamo.

“Oh, non lo sgridare. È colpa mia” si intromette Scar.

“Cosa?”.

“Ti ho scritto che era un'emergenza in chat e lui ha risposto alla chiamata successiva pensando fosse una cosa importante. Beh, in effetti è una cosa importante...ma mai come voi due che...”

“Scarlett!” la richiamo. Lei chiude la bocca e mi sorride colpevole.

“Stavo dicendo” Aaron mi toglie il pc di mano “Mi ha fatto vedere cinque episodi di fila di una soap francese noiosissima e oltretutto voleva farmela vedere senza sottotitoli! Ho dovuto esasperarla per farglieli mettere” esclama oltraggiato. Che razza di bugiardo. Cinque minuti fa era completamente preso dalla storia e ora è una soap noiosissima.

Seconde chance?” domanda curiosa. Aaron annuisce e lei continua “Ha provato a farla vedere anche a me, ma mi sono addormentata dopo mezza puntata e ho cominciato a sbavarle addosso. Ha lasciato perdere. Il francese mi fa dormire, non so spiegarlo” lo informa. Tutta la scena ha un che di ridicolo.

“Così dovevo sbavarle addosso, buono a sapersi” mi lancia un occhiolino e un sorrisetto malizioso.

“Okay, ora basta” gli tolgo la mia migliore amica di mano “Scarlett ti richiamo dopo”.

“No! Sono ancora in piena emergenza, mi serve una mano” strilla impedendomi di chiudere la chiamata.

“Parla e sarai ascoltata” le dice lui, poi si siede più comodo e posa il computer in mezzo a noi. Lei sorride radiosa “Oggi ho parlato con Lucas, il ragazzo nuovo di New York!” trilla estasiata. Batte le mani facendo tintinnare i braccialetti.

“È meraviglioso, Scar”. Sono davvero felice per lei. “Perché non ne parliamo quando qualcuno sarà tornato in camera sua?”. Fulmino Aaron nel tentativo di fargli capire che deve sloggiare. Non funziona. “Voglio sapere anch'io del ragazzo di New York” si giustifica. “Do consigli certamente migliori dei tuoi in fatto di amore e relazioni”.

“Ma che presuntuoso! Do fantastici consigli, non è vero Scar?”. La guardiamo. Lei mi fissa, poi fissa Aaron e poi di nuovo me. “Sai che mi chiamo come la sua macchina?” chiede tentando di cambiare discorso. Sospiro e scuoto la testa “Racconta”.

Durante il resoconto sull'incontro ravvicinato tra lei e il newyorchese, Scar si agita e scuote i capelli mimando ogni scena. Aaron e io restiamo in silenzio ad ascoltarla mentre parla di come lui le abbia prestato una matita e da lì sia scattata la scintilla. Del loro pranzo insieme vicino alla fontana e di come lui le abbia chiesto il numero a fine giornata.

“Non è meraviglioso?” chiede inebriata, con gli occhi che le brillano. “Siamo fatti per stare insieme”.

“Dopo un solo giorno?”. Chiedo scettica.

Aaron fa schioccare la lingua “Il vero amore è un sentimento immediato. Se lo sai, lo sai”.

“Il vero amore non esiste” brontolo.

Scar sospira “Lo so come la pensi, Julie. Ma ti posso assicurare che tra noi si è formata una strana connessione quando ci siamo toccati. Come se fossimo fatti per stare vicini”.

Aaron mi guarda e l'intensità che arde nei suoi occhi mi fa accelerare il battito cardiaco. Così da vicino, spalla contro spalla, riesco a scorgere le pagliuzze dorate mischiate con il verde splendente. Abbassa lo sguardo sulle mie labbra e io faccio lo stesso.

Scar si schiarisce la voce e noi torniamo a guardare lei.

“Se ti ha chiesto il numero ti chiamerà di sicuro, ma aspetterà almeno due o tre giorni. Per non fare la figura della femminuccia” le dice Aaron.

“Quindi non devo scoraggiarmi se non chiama subito?”.

“No, assolutamente. I ragazzi ci mettono un po' nelle cose. Sono certo che ti chiederà di uscire con lui” le assicura dolcemente.

“Grazie. Sei molto più bravo di Julie con i consigli femminili...” ridacchia.

“Ehi!” esclamo offesa.

“...ma non la cambierei con nessuno nell'universo” conclude. Le sorrido. “Okay, è quasi ora di cena, devo andare. Devo aiutare abuela con la cena. Grazie per l'aiuto Aaron”.

“È stato un piacere conoscerti. Non farti problemi ha chiedermi consigli sul newyorchese, sono un campione per le questioni di cuore” si alza dal letto e raccoglie le sue cose che ha sparpagliato per la stanza “Torno nel regno degli uomini, tutti questi estrogeni mi faranno crescere il seno” ridacchia, mi fa l'occhiolino ed esce dalla stanza. Lo guardo andarsene più a lungo nel necessario

“Ti vedo” asserisce Scar.

“Cosa?”.

“Lo guardi come si guarda una torta al doppio cioccolato. Il che è normale perché è meraviglioso, ma anche lui guarda te come se fossi un dolcetto. Ti ha guardato...affamato, come se dopo una fetta ne volesse un'altra. È successo qualcosa che dovrei sapere?”.

Mi fisso le punte dei capelli “Potremmo esserci...ecco baciati”.

Fa scattare le sopracciglia “Potremmo!? Cosa cavolo vuol dire?”.

“Ci siamo baciati” affermo.

Strilla e saltella sulla sedia come un grillo fatto di caffeina “È fantastico!”

“No. Non succederà di nuovo”.

“Perché?” chiede scioccata.

“Perché è tutto così complicato. Viviamo sotto lo stesso tetto, i nostri genitori stanno insieme, lui ha uno sciame di ragazze che gli svolazzano intorno...”.

Scar scuote la testa “Qual è la vera ragione, Julie?”.

Sento uno squarcio formarsi all'altezza del cuore. La sensazione di solitudine mi avvolge, stringendomi in una morsa. “Le persone vanno via. Sempre e comunque. Nonostante i tuoi sforzi la gente si allontana, ti lascia indietro. Se gli aprissi il mio cuore e mi lasciasse indietro io credo che non sopravviverei ad un altro baratro” gli occhi mi bruciano.

Abbassa lo sguardo afflitta “Non tutti vanno via. Non è una costante, Julie”.

“Per me sì”.

Allunga la mano verso la webcam “Io non vado da nessuna parte”.

Imito il suo gesto “Nemmeno io, Scar”.

 

Per qualche ragione la mamma ha invitato a cena i vicini. Non sapevo neanche che avessimo dei vicini finché non sono scesa e ho trovato quattro persone sconosciute sedute sul divano. Sembrano usciti da un fotogramma della pubblicità dei biscotti. Sapete quella dove la famiglia perfetta mangia i biscotti più buoni del mondo, in una cucina perfetta, durante una mattinata perfetta. Sono tutti ben vestiti e perfettamente pettinati, neanche un capello fuori posto. Scendo le scale lentamente, cercando di capire se siano veri o dei manichini di qualche azienda di vestiti.

“Julianne!” cinguetta la mamma dalla poltrona del salotto. I quattro robot si girano a guardarmi in contemporanea, facendomi venire i brividi. “Amy ti devo presentare la mia Julie” dice alla donna con l'abito lungo fino alle caviglie, a fiori colorati. Tra le quattro teste scorgo una faccia alquanto familiare. Quando anche lui mi riconosce, le sue guance si tingono di rosso acceso. Dylan Rogers, il ragazzo che stava con mio fratello nella vasca idromassaggio alle festa di Giselle. Abbassa lo sguardo e si concentra sul motivo colorato del tappeto.
Mamma zampetta verso di me, mi agguanta un braccio e mi trascina in salotto. Mi posiziona difronte agli ospiti e sorride estasiata. La donna mi allunga una mano smaltata di fresco “Tu devi essere la famosa Julianne, April non fa altro che parlare di te. Io sono Amanda Rogers molto piacere”. Ha i capelli castani sistemati in una coda perfetta, gli occhi grigi truccati magnificamente e una lunghissima collana di perle splendenti che le adorna il collo. Allungo la mano e gliela stringo velocemente.

L'uomo al suo fianco si presenta “Io sono Brandon Rogers, suo marito”. Ma dai. “Loro sono i nostri figli, Dylan e Chastity”. Il signor Rogers ha i capelli biondi e gli occhi neri. Indossa un completo giacca e cravatta grigio e una cravatta con dei dolcetti stampati sopra. Dylan è identico alla madre e continua a non guardarmi negli occhi. Chastity invece non smetti di fissarmi. Ha i capelli biondi legati in una treccia laterale, gli occhi grigi ombrosi e i lineamenti incredibilmente delicati. Mi osserva come se cercasse di capire dove mi ha già vista.

Stringo la mano al signor Rogers e faccio un cenno ad entrambi i figli. Pensando che la mia presenza ormai è inutile, faccio per andarmene ma mia madre mi blocca. “Julianne è all'ultimo anno come Dylan. Anche suo fratello Henry. Ora è sotto la doccia, appena scende ve lo presento”.

Amanda mi fissa “Tua madre mi ha parlato un sacco di te, sono felice di conoscerti finalmente”.

Vorrei poter dire lo stesso, ma non ho idea di chi sia questa donna. Semplicemente annuisco.

“Abitano accanto a noi, nella casa di destra” mi informa la mamma.

“Bene” bofonchio a disagio.

Amanda ricomincia a parlare “April ha detto che suoni il violino” aspetta che annuisca e poi continua “Chastity suona il clarinetto nell'orchestra della chiesa”.

“Dovresti fare il provino anche tu” propone il signor Rogers. “È un'ottima esperienza da aggiungere al curriculum”. Preferirei farmi divorare da dei cani rabbiosi.

Mamma si intromette “È una magnifica idea, ci penserà di sicuro. Sai, Julie, Brandon fa l'agente immobiliare, mentre Amanda gestisce una deliziosa pasticceria in centro”. Non ho mai chiesto nulla a riguardo, ma annuisco ostentando coinvolgimento.

Jim entra dalla porta d'ingresso tutto trafelato “Scusate il ritardo” si sfila la giacca “Un battesimo infinito. Gemelli”. Ridacchia e si immette nel salotto. “Che piacere vedervi” saluta tutti e si accomoda su una sedia. “Allora chi manca all'appello?” domanda alla mamma.

“Olivia è da un'amichetta a dormire, Cole è a cena da Brian, infondo alla strada. Andy è in cucina a fare i compiti. Henry e Aaron devono ancora scendere”. Sembra la lista della spesa.

Jim sospira e sorride “Famiglia numerosa, ci vuole organizzazione”. Gli ospiti ridacchiano educati mentre io mi fisso sulla parola famiglia. Noi non siamo neanche lontanamente una famiglia. Una ammasso di persone incasinate che vivono insieme? Si, assolutamente.

   
 
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