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Autore: Inquisitor95    23/10/2017    1 recensioni
Endymion è un continente vasto, da poco uscito dal terribile dominio degli elfi. Ma finalmente gli umani vedono la luce in quella che si prospetta l'Era della Gloria e sono tornati a dominare i loro castelli e le loro terre com'era prima; saranno davvero finite le sofferenze? Il continente si adatterà alle nuove condizioni politiche o finirà distrutto dal gioco delle Casate? A tramare dietro questo pericoloso gioco, c'è una setta di maghi che minaccia l'ordine con il caos.
Vivere o morire. Questa è la costante scelta che i tre protagonisti saranno obbligati a compiere passo dopo passo. Il fuoco dilaga, combatterai o brucerai con esso?
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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{Dantos}

13.

La fitta rete

 

Gli occhi di Dantos erano incollati alla schiena del Re, Drustan stava seduto tranquillamente nella propria camera; una stanza di tutto rispetto che era grande quanto l'intera casa che Dantos che aveva nei bassifondi di Altura Silente; c'era ogni genere di lusso immaginabile al suo interno: coperte pulite ogni giorno e una vista mozzafiato dell'intera città. In una giornata come quella il Re era solito mettersi nel giardino del castello e assaporare il sole, mancavano ancora due mesi all'inverno e il Re era indaffarato con alcuni contratti che avrebbero autorizzato l'investimento del denaro della corona nella ricerca e produzione del Respiro del drago.

Drustan era quindi obbligato a passare il pomeriggio nella propria stanza assicurandosi di firmare ogni postilla dei contratti, un lavoro che lo annoiava ma che grazie alla presenza di Dantos riusciva a passare senza problemi.

Tuttavia in quei due giorni il cavaliere era piuttosto silenzioso con il proprio protetto ed era a causa di quello che era successo nel corridoio della torre del consiglio: Dantos non smetteva di pensare alle insinuazioni della Regina riguardo loro due, inoltre il pensiero di avere una data di scadenza per portare a termine il contratto gli aveva in qualche modo dato fastidio.

Era una cosa normale, pensava il cavaliere. Sapeva bene che sarebbe giunto il momento, gli era stato detto che gli sarebbe stato indicato il momento più opportuno e questo era prima dell'inverno. Ma Dantos sapeva che non si era ancora l'occasione giusta per poter procedere con l'assassinio del Re e si chiedeva quale sarebbe stata, dentro di sé ne aveva paura.

< Sei molto silenzioso, Maxwell. Se non avessi avuto modo di conoscerti in questi giorni non potrei dire che c'è qualcosa che ti turba. > disse Re Drustan senza distogliere lo sguardo dai documenti che aveva sotto la propria penna di corvo.

Il cavaliere si sentì chiaramente sotto scacco. < Mi conoscete solamente da dieci giorni, mio Re. Eppure vi vantare di conoscermi, vi affidate ai miei consigli... riflettevo su questo. > disse in totale sincerità, Dantos non era mai stato un tipo da tenersi quello che pensava dentro di sé, se ne rimase al proprio posto osservando il movimento lento del Re.

Drustan si girò con la schiena ignorando i documenti. I suoi occhi verdi paludosi sembravano essersi incupiti ancora di più se possibile. < Non ho motivo di dubitare della fiducia che ho riposto in te, Sir Maxwell. Non capisco bene le persone, però sento in qualche modo di capire te... > rispose il Re sostenendo lo sguardo del cavaliere, c'era qualcosa di strano in quelle parole e visto che Dantos si era spinto a quel punto tanto valeva continuare.

< Vi fidate più del mio consiglio che di quello della Regina vostra moglie. C'è chi potrebbe non vedere di buon occhio questa cosa. Dovresti dimostrarvi più impetuoso nei vostri giudizi e nelle vostre decisioni, > disse Dantos facendo una breve pausa. < mi fa molto piacere sapere che il mio parere conta per voi, ma qualcuno la prenderebbe come una debolezza o peggio. >

Drustan ascoltò in silenzio le parole del proprio cavaliere, quando quello ebbe terminato si alzò dalla propria sedia e Dantos credette che gli avrebbe urlato contro. Ma il Re si dimostrò contenuto e ben lieto di spiegare la situazione: < Mi fido molto di te e del tuo giudizio, è vero. Più di quello di mia moglie, questo perché non ho ancora capito qual è l'obbiettivo della Reggente Madre e suo marito; Lady Saisyll e Lord Maedoc hanno le idee chiare sul ruolo che vogliono avere in questa corte e la loro figlia è la Regina di Endymion, questo dà influenza... e l'influenza è potere. > disse lentamente il Re spiegando le proprie intenzioni a Dantos, il cavaliere annuì avendo capito.

< Ti stupisci del fatto che il tuo parere conti più di quello di mia moglie, per me è una cosa normale: tu mi hai giurato fedeltà, hai promesso di proteggermi. Tu sei il mio scudo, la mia vita è nelle tue mani, dimmi Sir Maxwell: stando a questi presupposti, di chi pensi mi debba fidare in questo momento? Di una ragazza i cui genitori tramano per il potere o di colui che mi protegge? > chiese Drustan alla fine del ragionamento. Dantos ascoltò le sue parole rimanendo affascinato dal tono convincente che aveva.

< Credo che abbiate ragione... > disse Dantos in risposta al sovrano, gli bastò un secondo per pensarci, poi però si ricordò che prima della fine di quei due mesi avrebbe dovuto uccidere il suo sovrano, Drustan sarebbe stato ucciso dalla persona del quale si fidava più di tutti.

Il cavaliere sentì una morsa allo stomaco subito seguita dai sensi di colpa: come avrebbe fatto ad uccidere una persona che si fidava ciecamente di lui? E soprattutto, come avrebbe fatto ad uccidere Drustan che agli occhi di tutti era il sovrano buono?

< So bene come gira il mondo, sono nato fuori da Altura Silente mentre la guerra infuriava contro gli elfi. Mia madre è morta per proteggermi perché i Dunnstone si erano schierati contro tutti noi e avevano invaso il nostro campo; sarei morto anch'io quella notte se il cavaliere di mio padre non mi avesse protetto. > il tono che Drustan assunse era più grave e nonostante Dantos fosse di sette anni più grande di lui si sentiva rimproverato.

< Non avevo idea che vostra madre fosse morta in questo modo, mi dispiace, mio Re. > disse il cavaliere, il Re annuì abbassando lo sguardo, i suoi occhi verdi erano lucidi ma per questo non piangeva. < Mia madre è morta dandomi alla luce, non ho mai potuto vederla, non la ricordo neanche... ma mio padre mi diceva che era bellissima. > continuò Dantos.

Il Re gli si avvicinò velocemente ritrovandosi quasi faccia a faccia col proprio cavaliere, Drustan però era molto più basso di Dantos e gli arrivava al petto. < Voglio che tu mi dica quello che pensi, quando credi che io stia agendo in maniera sbagliata o quanto pensi che stia commendo un errore. Non ho bisogno di servitori, ne ho fin troppi: ho bisogno di qualcuno che sia sincero con me, ho bisogno di un amico a corte! >

Dantos reagì in maniera confusa alla richiesta del Re, non aveva mai pensato di vedere il sovrano di Endymion come un amico, e non avrebbe mai potuto visto che il pensiero di doverlo uccidere lo tormentava come una piaga. < Va bene, mio Re. > disse in risposta al sovrano, quello gli si allontanò di alcuni metri tornando quindi al proprio leggio e riprendendo i propri dovere.

< La Regina mi ha detto che avete problemi a letto... > buttò fuori Dantos, ancora una volta il sovrano smise di scrivere; il cavaliere non aveva nulla da perdere, era il protettore di Drustan non della Regina quindi poco gli importava di tradire la parola di lei, gli interessava conquistare e meritare la fiducia del Re.

< Cosa ti ha detto? >

< Mi ha fatto ben intendere che avete problemi. Non è entrata nel dettaglio ma la Regina è preoccupata che possa... non essere di vostro gradimento. > disse ancora Dantos, Drustan si voltò quindi di scatto senza riuscire a capire davvero quello che il cavaliere voleva realmente dire.

< Che intendi? Nynniew è bellissima, certo non ha il fascino tipico delle donne del sud ma ciò non toglie che sia la più bella ragazza che io abbia mai visto. > rispose innocentemente il Re.

< La Regina crede che possiate non gradire la sua compagnia, e credeva che forse gradivate di più... la mia. > disse il cavaliere con grande difficoltà, non conosceva così tanto bene Drustan e non lo aveva mai sentito parlare di relazioni tra persone dello stesso sesso. Certi uni lo avrebbero preso come un insulto, altri avrebbero creduto che fosse una cosa priva di importanza.

Drustan scoppiò a ridere, il cavaliere non capì il perché di quella reazione del Re ma era davvero sincero e divertito dalla piega che la discussione aveva preso. < Non mi piacciono gli uomini, Sir Maxwell. Quindi non preoccuparti neanche per un solo istante che voglia minare la tua virilità solo perché sei il mio cavaliere! > disse continuando a ridere, Dantos aspettò qualche secondo trovando davvero rilassante il modo in cui il sovrano aveva reagito a quell'accusa.

Quando il ragazzo tornò serio il suo sguardo si perse nel vuoto, alzò gli occhi verso il proprio cavaliere guardandolo con un sorriso laterale. < Pare che a causa di una menomazione io abbia problemi ad eccitarmi. Questo potrebbe anche influire sulla mia capacità di generare un figlio. Potrei non riuscire mai a dare un erede ad Altura Silente e la Casa Grimalder rischia la sua fine con me. >

Dantos ascoltò la confessione del sovrano restando senza parole e non sapendo cosa dire. < Non ne avevo idea, mio Re. Perdonatemi se vi ho costretto a questa rivelazione. >

Ma il sovrano scosse il viso continuando a guardare il cavaliere con tranquillità. < Non preoccuparti, non mi offendo mica. Purtroppo è la realtà dei fatti, per questo ho grandi difficoltà a “farmi venire l'uccello duro”, come direbbero nei bassifondi! > disse volgarmente il sovrano, in quel momento Dantos vide la parte più umana e giovane di Drustan che scoprì piacergli.

< Suppongo che i Lucarhis non sappiano di questo? Altrimenti non avrebbero mai combinato il matrimonio. > realizzò infine Dantos e per l'ennesima volta, il Re annuì solennemente.

< Non avremmo potuto dirglielo. Gli unici a saperlo siamo io, mio padre, il medico del castello e adesso tu. E ti prego di non rivelare a nessuno questo segreto, anche se sono convinto di poter contare ciecamente sulla tua discrezione. > disse Drustan parlando serenamente, Dantos annuì più volte e con convinzione.

< Porterò questo segreto nella tomba, mio Re. > disse infine il cavaliere lasciando spazio a delle certezze e dissolvendo ogni dubbio che lo affliggeva prima di quella discussione.

Qualche giorno dopo, Dantos si trovò nuovamente insieme al proprio Re ad uscire dalla torre del consiglio dopo l'ennesima riunione; stavolta evitò come la peste di restare indietro con la Regina che in quei giorni era più strana che mai, quasi come se sperasse di cogliere in flagrante Dantos e Drustan in un angolo del castello ad amoreggiare. Il cavaliere tuttavia aveva cominciato a dubitare che tanta cattiveria e ossessione venissero dal profondo del suo cuore e aveva più volte vagliato la possibilità che dietro Nynniew e le sue convinzioni ci fosse qualcun altro.

Lady Saisyll...” penso tra sé e sé quando stava per tornare nella sala da pranzo passando ancora una volta attraverso i corridoi che conducevano alla torre di guardia.

Non si rese conto che Karpos Painer gli stava venendo contro, l'Alto-comandante era distratto da un documento che stava leggendo quindi i due non poterono fare altro che scontrarsi, la guardia osservò con disprezzo Dantos mostrandogli i denti aguzzi come un cane che ringhia contro un estraneo.

< Fai attenzione quando cammini, feccia. > disse quello con un sibilo, non era la prima volta che si incrociavano e ogni volta Dantos si chiedeva come fosse possibile che Karpos o la Reggente madre non lo avessero ancora denunciato.

< Andiamo amico, siamo colleghi di lavoro adesso, abbassa la cresta o non farai bella figura con i nostri amici a corte. > disse sarcasticamente Dantos girando intorno all'Alto-comandante e pestando volontariamente il mantello che cadeva dalle spalle dell'uomo, quello lo scostò infastidito.

< Attento a te, inutile poveraccio! Non so ancora perché Lady Saisyll non ti abbia fatto giustiziare, sa benissimo che non sei un cavaliere e che sei solo un povero morto di fame. > gli urlò contro l'Alto-comandante. Dantos quindi fece un versetto come se lo avesse appena scottato col ferro bollente.

< Accidenti, questa brucia parecchio. Mi chiedo perché a guardia del Re non abbiano messo un bestione con la merda di cane nel cervello come sei tu piuttosto che un poveraccio proveniente dal vicolo. > disse l'altro in risposta, era intenzione di Dantos sfidare l'Alto-comandante e obbligarlo quasi a farsi picchiare, lo trovava divertente proprio come quando era in giro per la città, era il suo unico passatempo a corte.

Tuttavia Karpos non era uno stupido e non avrebbe mai sottovalutato un avversario, per quanto fosse vero che non brillasse in arguzia, l'Alto-comandante era un combattente molto saggio e sceglieva con attenzione il momento per iniziare un conflitto. Non avrebbe MAI attaccato Dantos all'interno delle mura.

< Ritornerai nella fogna dal quale vieni, presto la tua inutile vita tornerà quella di sempre. Sempre che io non ti abbia già spaccato il cranio con le mie mani! > disse l'Alto-comandante guardando con disprezzo il proprio avversario, distolse lo sguardo e continuò a parlare. < Stamattina abbia sedato un'altra rivolta. Le puttane della città hanno cominciato persino a combattere dichiarando i loro diritti e aizzano il popolo che muore di fame. L'autunno è vicino e quanto tra due mesi sarà inverno allora resterà ben poco per cui combattere. Moriranno di fame o freddo e le rivolte verranno sedate. > disse con tono crudele Karpos Painer. Dantos immaginò che la situazione in città era peggio di quella che credeva.

< Perché mi stai dicendo questo? > chiese infine.

< Per ricordarti che voi topi di fogna, fate sempre la fine che meritate e che l'inverno rigido vi ammazza tutti! Così come loro torneranno a mendicare nei vicoli sudici, anche tu farai la stessa fine. > disse l'Alto-comandante, Dantos si sentì piuttosto confuso come se gli fosse venuta improvvisamente la febbre.

Non gli piaceva il modo in cui l'Alto-comandante si era congedato lasciandolo senza parole, era infuriato quindi avanzò a passo svelto lungo il corridoio finestrato che si affacciava sulla baia fino ad arrivare alla porta della sala del trono.

Al suo interno non doveva esserci nessuno vista l'ora di pranzo, ma quando Dantos entrò vide tre figure in piedi al centro della sala; la prima era la Regina Nynniew che stava al fianco della madre senza dire una parola, Lady Saisyll si era appena ammutolita osservando Dantos entrare. L'altra figura invece era il Maestro di spie, Ollyson Gatling si voltò verso il nuovo arrivato nella sala del trono e fece un mezzo inchino.

< Credo che io abbia finito, mia signora. Avete un altro ospite da ricevere. > disse Ollyson parlando con la Reggente madre, la donna dai capelli di platino fece un leggero inchino e fece allontanare anche la figlia che si spostò insieme al Maestro di spie.

L'intera scena destò a Dantos tanti sospetti, era insolito trovare quei tre da soli e solitamente Lady Saisyll non si intratteneva nella sala del trono quando questa era vuota. < Pare che resterò qui qualche altro giorno, mio marito invece tornerà a Cresta dei Titani da nostro figlio, abbiamo lasciato la città sotto la sua giurisdizione. Cingory Lucarhis guiderà Casa Lucarhis quando io e mio marito andremo nell'eden dei Titani. > disse Lady Saisyll come per iniziare un dialogo con il cavaliere, quello la guardò stranita restando immobile nel punto in cui si era fermato.

< Vostro figlio maggiore, il fratello di Nynniew. Ho notato la sua assenza in questi giorni. Sono lieto del fatto che voi resterete qui al castello; vi piace Altura Silente? > chiese Dantos cercando di reggere il gioco della donna, lei tuttavia sbuffò.

< Questa fogna? Ogni abitante di questa città meriterebbe una morte che metta fine alle sue sofferenze, ma il castello è di mio gradimento, sì. > disse Lady Saisyll avvicinandosi sempre di più al cavaliere che non staccò gli occhi di dosso alla bella donna.

Dantos rimase di sasso alle parole della Reggente madre tuttavia non si aspettava qualcosa di diverso dalla donna quindi rimase concentrato su quanto successo prima. < Strano, credevo che durante il pranzo la Regina dovesse rimanere al fianco del proprio marito. > disse quindi il cavaliere.

Lady Saisyll non si dimostrò titubante, fece un leggero sorriso che lasciò ammaliato Dantos che si sentì rapito dalla sua bellezza. < E io pensavo che solo i veri cavalieri potessero fare da guardia al Re, tu invece sei qui, con la tua aria da sempliciotto, col tuo fare da barbaro... > la donna cominciò a girare intorno al cavaliere che rimase immobile nel punto in cui era, la donna gli finì alle spalle e il cavaliere rimase teso come se lo avesse potuto colpire da un momento all'altro con una coltellata.

< Siete così sicura di voi, mi chiedo perché non abbiate esposto i vostri dubbi a qualcun altro. Sono passati giorni dalla mia presentazione al Re. Eppure sembrate essere consapevole di tutto. > notò Dantos analizzando la sicurezza della donna e prendendone confidenza, la lady si limitò a ridere.

< Sì, è vero. Sono molto sicura di me ed ho il pieno controllo di quello che sta succedendo. Il castello di Altura Silente è come un grande labirinto di porte chiuse, io ho l'intero mazzo di chiavi. > disse Saisyll in risposta, la cosa stranì Dantos a tal punto da chiedersi cosa ci fosse dietro quel sorriso.

Allora capì che le parole di Drustan riguardo i Lucarhis erano più che fondate, non c'era da fidarsi. < Siete stata voi a mettere in testa alla Regina strane idee sul Re, non è vero? > disse Dantos accusando la donna, quella reagì con evidente sorpresa, una razione che il cavaliere era certo che fosse falsa.

< Non so di cosa stai parlando, ma ti consiglio di frenare la lingua, stai parlando con la Reggente madre, e discutere sulla volontà di mia figlia che stando alle tue parole è debole, non mi sembra una grande mossa astuta. > disse la lady, senza accorgersene Dantos aveva notato che la donna si era avvicinata a lui sempre di più e adesso stavano a pochi centimetri di distanza.

< Potete fingere quanto volete, ma come dite voi avete l'intero mazzo di chiavi del labirinto. Ne avete il pieno controllo... questo include anche vostra figlia! > disse ancora una volta Dantos accusando la donna, non si era neanche reso conto di parlare a bassa voce, non c'era bisogno di urlare.

Lady Saisyll era ancora più bella vista da vicino, l'argento dei suoi capelli le ricadeva sulla veste che indossava scivolando proprio nell'insenatura del suo vestito verde smeraldo, i suoi occhi azzurri riuscivano a rapire il cavaliere come nessun'altra. Neanche Rosa aveva mai avuto un effetto così afrodisiaco su di lui.

< Questo significa anche che ho il controllo su di te, e tutto ciò che il Re decide, in qualche modo è stato deciso da altri. > disse Lady Saisyll esponendosi solo in parte, Dantos non poté non riconoscere la vera influenza della Reggente madre, come aveva detto anche Drustan, l'influenza è potere.

< Vi sbagliate, io eseguo solo gli ordini del mio Re. > disse Dantos senza indietreggiare davanti alla superbia della donna, quella continuò a ridere mostrando una brillante dentatura; poi si avvicinò lentamente all'orecchio del cavaliere.

< Tu credi di eseguire i suoi ordini, ma ti sbagli... > il tono che era stato usato era sensuale, provocatorio e sentire le labbra della donna a così pochi millimetri dalla sua pelle gli fece venire i brividi lungo la schiena e persino tra le gambe.

< Che intendete dire? > chiese Dantos in preda a quella confusione derivata dagli ormoni, spostò il viso verso la donna ritrovandosi quasi attaccato alle sue labbra. Fortunatamente per il cavaliere, l'armatura era rigida e nessuno si sarebbe potuto accorgere della sempre più incalzante eccitazione.

< Nulla di importante... > disse infine la donna separandosi dal cavaliere che rimase con la gola secca all'improvvisa mancanza del fiato della donna. < Mio marito partirà nel pomeriggio. Avrei il piacere di riceverti nella mia stanza, stanotte. >

Lady Saisyll se ne andò via dalla sala del trono lasciando Dantos senza parole e senza la possibilità di pensare ad altro che non fosse il corpo della donna che aveva scatenato quell'irresistibile follia animale in lui. Tuttavia si dovette mordere le labbra al pensiero, realizzando che in qualche modo sarebbe stato una trappola, non sarebbe caduto nel gioco della Reggente.

Poco dopo fu raggiunto da Drustan stesso che aveva cominciato a cercarlo, Dantos era appena uscito dalla sala del trono e si era incamminato verso la sala da pranzo ritrovandosi il proprio protetto davanti. Fu allora che realizzò cosa stesse facendo la Reggente madre e il pericolo al quale era esposto.

Se Drustan fosse arrivato prima o avessi tardato ancora di più con quella donna probabilmente mi avrebbe scoperto. Che avrebbe potuto pensare allora?” pensò tra sé e sé mentre camminava al fianco del proprio Re.

< Ti vedo silenzioso, è successo qualcosa? > chiese il Re con tono gentile e innocente, allora Dantos fu costretto a mentirgli, non gli avrebbe potuto riferire quello che la donna gli aveva detto o avrebbe pensato che stessero tramando qualcosa insieme.

D'altronde io perché sono qui? Devo uccidere Drustan in fin dei conti. Quindi perché dovrei preoccuparmi se qualcuno gli trama alle spalle?” disse ancora nella propria mente, il suo compito era quello e non avrebbe potuto sottrarsi, dall'altro lato però il pensiero che qualcuno potesse fare qualcosa contro il suo Re gli faceva rivoltare lo stomaco per la rabbia.

< Più tardi dovrò incontrare un emissario dell'Inquisizione. Non sono per niente tranquillo, quei tipi mi hanno sempre fatto paura da piccolo. Nonostante ci fosse la pace, lo ricordo come se fosse ieri. > disse Drustan quando ebbe terminato di studiare, erano quasi le cinque del pomeriggio e si erano attardati di più nella biblioteca, al nome però di quella società Dantos non sapeva come rispondere non conoscendola.

< Davvero? Non credevo che aveste delle paure, mio Re. > disse Dantos mantenendosi su una risposta neutrale mentre il giovane sovrano stava raccogliendo le proprie pergamene.

Drustan fece un mezzo sorriso. < L'Inquisizione fa paura a tutti. Circolavano nella capitale a gruppi come dei vigilanti, si tratta dell'esercito della chiesa. Sapevi che al nord esiste un grande monastero nel quale creano e allenano il loro esercito? >

Dantos scosse il viso negativamente. < Non ne avevo idea. Ora che mi ci fate pensare ricordo che anche a Porto del Sole ne ho visto un gruppo... > disse, in realtà lui non era mai stato in quel villaggio, ma nel posto in cui era nato, Brezza Meridione, aveva avuto la possibilità di vederli più volte.

I cavalieri dell'Inquisizione indossavano delle corazze argentate o bianche nel più dei casi e camminavano in gruppi pari, almeno da quello che aveva potuto vedere Dantos; i cavalieri giravano sempre in squadre composte da due uomini a piedi e due sul cavallo, uno dei due poi portava lo stendardo con il simbolo degli Dei Titani: il “leone ruggente”, la costellazione dell'eden.

< Sono loro che hanno dominato negli anni subito successivi alla sconfitta dell'Imperatore Eremita, all'epoca avevo tre anni ma mio padre mi disse che per tre anni hanno tenuto Altura Silente sotto la loro morsa. Il Supremo Sacerdote aveva persino avanzato la richiesta di dominare con la Corona Splendente. >

< Ma immagino che le cose siano andate diversamente, vostro padre riuscì a stabilire nuovamente il controllo dei Grimalder su Altura Silente combinando il matrimonio con i Lucarhis. > disse il cavaliere e a quelle parole il Re annuì.

< Era la cosa migliore da fare anche se non sono sicuro sia stata la scelta più giusta. I Lucarhis hanno una forte economia ed anche grazie a loro che abbiamo sedato le più grandi rivolte, per esempio Casa Dunnstone che si era schierata con gli elfi, le sono stati sottratti un'infinità di territori e il loro regno è stato quasi del tutto inglobato da quello di Casa Sigmurd. Inoltre è grazie ai Lucarhis che abbia stretto una forte alleanza con Casa Arni delle Valli Nebbiose, Lady Saisyll appartiene alla loro casata. > spiegò velocemente il sovrano mentre si dirigevano nuovamente verso la sala del trono, l'udienza sarebbe iniziata non prima delle sei ma era meglio che il sovrano fosse già lì prima del tempo.

< Quindi Lady Saisyll Arni? Non so perché ma davo per scontato che si trattasse anche lei di una Lucarhis... > disse Dantos con tono serio pensando alla donna, ne aveva raramente sentito parlare: Casa Arni, la casa dei capelli di platino, ma non aveva davvero pensato che la donna vi potesse appartenere.

Fu così che Drustan scoppiò a ridere. < L'incesto ormai è condannato dalla chiesa e dal credo degli Dei Titani così come l'essere un “flagello”. Anche per questo motivo la religione e Casa Grimalder non sono mai andate d'accordo, e credo sia anche per questo che non ho potuto sposare mia cugina del nord. > disse il ragazzo tornando serio, Dantos ovviamente notò il cambiamento dell'espressione quando parlò di quei due tabù e in qualche modo il cavaliere si convince del fatto che Drustan avrebbe cambiato e migliorato il continente.

< Non sapevi che quando una lady sposa un lord ne prende anche il cognome? > chiese ancora il Re ponendola come una domanda retorica, il suo sguardo e i suoi occhi si voltarono sul cavaliere che imbarazzato annuì.

< Sì, solo che... non credevo lei fosse nata Arni, tutto qui. > tagliò corto, seguì un'imbarazzante silenzio nel quale poté riflettere su quanto aveva rischiato, ogni cavaliere vero lo avrebbe saputo, ma lui era solo un mercenario venuto dai bassifondi. Quel mondo non sarebbe mai stato di sua appartenenza, nonostante lo volesse.

Quando l'udienza ebbe iniziò, Dantos e il Re erano già posizionati ai loro posti, Drustan indossava la Corona Splendente e se ne stava seduto composto sul trono più grande con le mani poggiate sui braccioli, Nynniew e sua madre arrivarono solo dopo che gli altri membri della nobiltà del castello entrarono nella sala del trono e una volta che tutto fu pronto venne fatto entrare anche l'emissario dell'Inquisizione.

< Fa il suo ingresso nella sala del trono, > cominciò il ciambellano leggendo ad alta voce un rotolo di pergamena davanti ai propri occhi che strizzò a fatica nel tentativo di leggere il nome. < Horge...? > si interrogò l'uomo addetto alla lettura.

Il cavaliere dell'Inquisizione in questione fece il suo ingresso avanzando con passò svelto e sicuro di sé. < Si lette con la I: il mio nome è Jorge, detto il Santo; ex Sommo Sacerdote di Covo del Corvo, cugino dei sovrani di Casa Arni. Detto anche il “Sanatore dei popoli”, membro della Prima Guardia dell'Inquisizione. >

Dantos analizzò i dettagli del cavaliere in questione, impossibile non provare che fosse nato dalla Casa Arni visto il brillante argento dei suoi capelli lunghi e fluenti, il suo viso era glabro e chiaro come fosse porcellana mentre i suoi occhi erano grigi ma vispi, pieni dell'energia di un giovane uomo, di fatti Sir Jorge aveva la stessa età di Dantos.

Re Drustan rimase incuriosito dalla presentazione così sfacciata del cavaliere dell'Inquisizione che proprio come le parole che aveva usato, teneva un portamento fiero a dispetto della maschera che gli copriva metà del viso, sotto di essa Dantos poté vedere uno strano rossore e capì che in qualche modo era stato mutilato.

< Ecco, sì. Sir Jorge il Santo ti trovi al cospetto di Sua Maestà Re Drustan di Casa Grimalder, sovrano di Endymion, difensore dei popoli della terra e del mare, chiamato “il Giudice” e al cospetto di sua moglie, la Regina Nynniew Leona di Casa Lucarhis. > proseguì il ciambellano annunciando gli appellativi del Re e della Regina, mentre Drustan si dimostrò interessato, la Regina guardava con notevole distacco e freddezza il cavaliere entrato.

Tutta la sala si trovò nel silenzio e il Santo non aspettò che gli fosse chiesto di intervenire parlando prima del Re. < Vogliate scusarmi, mio signore, se non vi chiamo Re. Ma io e l'Inquisizione non abbiamo re o regine, i nostri unici sovrani sono gli Dei Titani che lasciarono questo continente quando gli umani li distrussero spedendoli nella costellazione dell'eden. >

Drustan ci rifletté pochi istanti. < Scuse accettate, prego esponi il motivo della tua visita. Cosa desidera il Supremo Sacerdote dalla capitale? > chiese il sovrano in maniera attenta e cauta.

< Forse lo sapete già e le mie parole vi turberanno, ma in più villaggi c'è malcontento generale: il popolo ha fame ed è molto preoccupato per l'inverno che verrà, non solo per la crisi che stiamo vivendo ma anche per l'avvenire sotto il vostro regno; hanno passato già quindici inverni nella sofferenza e adesso sono arrivati allo stremo. > disse Sir Jorge, il Re a quel punto si voltò verso i quattro uomini della Giunta Capitale cercando lo sguardo del Maestro di spia e del Maestro di guerra.

< La situazione è davvero così critica come dice? > chiese Drustan, i due uomini guardandosi negli occhi non poterono non annuire di fronte alla verità.

< Più volte nel corso di questi quindici lunghi anni abbiamo sedato rivolte in tutto il continente. > disse Sir Jorge conttinuando da dove si era interrotto, fece una pausa nel quale analizzò l'ambiente intorno al Re notando che Dantos era proprio al suo fianco. < Il nostro esercito, di cui io faccio anche parte, è molto grande e forte. Spesso abbiamo dovuto usare la forza, ma il più delle volte è bastato loro ricordare che il Titano Stella, il dio della speranza ci è sempre vicino. >

Drustan ascoltò con attenzione sapendo già dove voleva andare a parare, era chiaro a chiunque che l'Inquisizione in qualche modo stesse cercando di affondare nuovamente i suoi artigli nella capitale. < Quindi? Ancora non capisco il motivo della vostra venuta qui. Non mi sembra che siate venuto per un applauso. Direi che le intenzioni del Supremo Sacerdote sono quelle di patteggiare una specie di compromesso? > chiese il sovrano in maniera fredda una reazione che stranì Dantos che guardò il proprio Re.

< Anche la capitale è in rivolta e lo sapete bene. Il Supremo Sacerdote vuole offrirvi supporto, non vi chiede nulla in cambio; egli crede che il Titano Eremita possa guidare entrambi verso la saggezza e l'illuminazione. Vuole aiutarvi con le rivolte. > disse infine Sir Jorge, a quel punto i Re rivolse uno sguardo a Dantos che per istinto abbassò gli occhi, non prima però di aver visto annuire soddisfatta Saisyll.

< Dunque cosa ne pensate? > chiese insistendo Sir Jorge.

Drustan era chiaramente confuso, in qualche modo cercava consiglio in Dantos il quale aveva visto annuire la Reggente madre come se volesse che tutto quello accadesse. Senza sapere perché, Dantos annuì a sua volta al proprio Re i cui occhi erano fissi e gli chiedevano consiglio su come agire. < Vorrei valutare realmente la vostra richiesta di aiutarci e la generosità del Supremo Sacerdote, forse la risposta a queste rivolte sta nella religione, più che nella brutalità della mia guarda cittadina. > disse infine il Re abbassando lo sguardo sull'emissario dell'Inquisizione. < Vorrei avere però la possibilità di discuterne con i miei consiglieri prima di una decisione finale, sarei lieto di ospitarvi al castello per questa notte così da pensarci una notte intera. >

A quella richiesta Sir Jorge sorrise, convinto come tutti gli altri che alla fine Drustan avrebbe accettato con estrema riluttanza l'aiuto che gli era stato offerto. < Sarebbe un onore, grazie. > 

  
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