I Sannin - III parte
Voci
«È
spaventoso!»
«Hai mai guardato bene i suoi occhi?»
«Sono
terrificanti!»
«Sembrano gli occhi di un rettile… e il loro colore è
anomalo!»
«E il volto? Avevi mai visto da vicino il suo volto?»
«Non è
semplicemente pallido, è bianco!»
«Qualche giorno fa l’ho
visto flettersi come un serpente, all’allenamento. Era mostruoso.»
«Non
l’avevo mai visto così bene.»
«Pensavo che tra i Sannin il ninja medico fosse
Tsunade-sama e non lui.»
«Se i piani alti hanno ritenuto opportuno mandarlo a
tenere questa lezione un motivo ci sarà…»
«I miei genitori mi avevano detto
che si intende piuttosto bene delle arti mediche…»
«E non solo.»
«Sannin geniale, lo chiamano.»
«Non ho
nulla da dire contro la sua preparazione. Però… la sua presenza mi mette a
disagio.»
«Chi non metterebbe a disagio?»
«Gli altri Sannin, per
esempio.»
«Non capisco come Jiraiya-sama possa passeggiare per strada accanto
a lui come se niente fosse! Mi turberebbe averlo al mio fianco… Voglio dire, è
così inquietante…»
«Sembra quasi…»
«… inumano?»
«Proprio
così.»
«Pensate ai suoi compagni di squadra. Passano intere giornate e dormono vicino a lui!»
«Eppure
Jiraiya-sama dice che è il suo migliore amico. Me l’ha detto proprio ieri al
ramen-ya.»
«Hai avuto la fortuna di poter cenare assieme a uno dei
Sannin?»
«Sì. Ma l’ho incontrato là per puro caso.»
«Ma che ti ha detto?
Perché ti ha parlato di lui?»
«Lo aspettava per la cena. Fortunatamente,
quando me ne sono andata non era ancora arrivato. Parlava di lui come se fosse
un’ottima persona e come se i suoi unici problemi fossero la timidezza e
l’introversione…»
«Non capisco in che modo una persona così esuberante e
cordiale come Jiraiya-sama possa aver legato con lui.»
«Sarà veramente la
timidezza il suo problema?»
«Non penso proprio.»
«Neppure io. Anzi, sembra
che non ami la compagnia. Mi ha sempre dato l’impressione di voler stare da
solo.»
«A dirla tutta, non mi è mai parso così introverso. Quando ha qualcosa
da dire non si fa di certo problemi a parlare.»
«Mio padre mi ha detto che
l’Hokage stesso è stato il suo maestro. E Sarutobi-sama sembra quasi
preoccuparsi per il suo atteggiamento, a volte.»
«Infatti. Ogni tanto è
ostile nei suoi confronti.»
«Tra i due non credo scorra buon sangue.»
«Per
quanto mi riguarda mi inquieta. Non mi importa cosa dicano gli altri due Sannin.
Avranno sicuramente trascorso più tempo assieme a lui, ma l’impressione negativa
che tutti noi abbiamo è comune e questo la dice lunga.»
«Potrebbero essersi
abituati alla sua… mostruosità.»
«O, più semplicemente, potrebbe averli
raggirati. Mi aspetto di tutto da lui.»
Uno dei miei compagni
d’accademia si girò verso di me: «E tu Kabuto-kun? Cosa ne pensi? Non hai aperto
bocca! Non spaventa anche te?»
Tutti mi puntarono gli occhi addosso,
aspettando una mia risposta. Sorrisi educatamente, appoggiando il capo sulle
dita incrociate. «Vi prego,
continuate pure» dissi.
Tra i miei compagni calò un silenzio stupito, le
occhiate che si scambiarono furono alquanto eloquenti. Poi ripresero il loro
discorso con un po’ meno convinzione, mentre i loro sguardi incerti si posavano
di tanto in tanto su di me.
Non dissi altro, amavo ascoltarli e avrei voluto
che continuassero. La loro era solo curiosità impertinente, normale attrazione
davanti all’insolito e paura di fronte alla stranezza.
Le loro parole mi
confermavano di non aver rivali. Non mi sarei dovuto preoccupare di nessuno
perché non c’era competizione, almeno in quel posto. La mia ammirazione era
unica.
Non potevo far altro che ridere di nascosto alla loro inequivocabile
stupidità, rallegrandomi di essere il solo ad aver compreso qualcosa di
più.
E poi adoravo sentir parlare di Orochimaru-sama.
(600
parole)
***
Grazie-grazie per aver messo la mia storia nelle fanfiction
seguite o preferite.
@Red: Un monumento sarebbe cosa molto
apprezzata, specialmente a grandezza naturale! :D Sì, Kabuto piccino fa
tenerezza anche a me!