Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: ThestralDawn    24/10/2017    1 recensioni
Severus Piton è sopravvissuto all'attacco di Nagini e è assunto la carica di preside ad Hogwarts. Tra gli studenti di cui si deve occupare ci sono suo figlio, Albus Potter e una nuova studentessa venuta da lontano, con un passato oscuro alle spalle. I tre Serpeverde, al di là delle nuove amicizie e vecchi rancori, dovranno affrontare qualcosa che metterà a repentaglio l'intero mondo magico.
-*-
.."Le forze mi stanno abbandonando, poso lo sguardo sul mio braccio, qualcosa di nero ora ha invaso la mia visuale. Sembra chiedermi aiuto, sembra voler uscire dalla ferita. Non so se quello che vedo è reale o frutto degli spasmi ma qualcosa di enorme e nero sta prendendo vita sul mio braccio: è un teschio, dalla cui bocca esce un serpente come una lunga lingua. Il mio cuore batte all'impazzata e penso possa uscirmi fuori dal petto in questo istante. I miei occhi restano incatenati alla vista del serpente, un istinto che non ho mai provato mi rassicura, non mi accadrà nulla di male finché lui è con me".
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Se mi trovo in questa situazione è solo a causa di Adrien, lui ha convinto Ezra a farmi duellare e anche se lo negherà fino alla fine dei suoi giorni, per un motivo a me incomprensibile, mi vuole vedere duellare. Mi ha sfidato più volte nella stanza delle necessità, ma evidentemente per lui non è stato sufficiente.
Con me ti sei trattenuta, voglio vedere come reagisci davanti ad un estraneo.
Mi porto dietro le sue parole come un macigno, sa che non voglio attirare attenzioni su di me e sa perfettamente che non sono la tipica serpeverde interessata a dar sfoggio dei miei poteri.
Incrocio le braccia al petto e mi appoggio alla parete accanto alla porta d’ingresso dell’aula di difesa, gentilmente concessa dal nostro direttore in preparazione del duello. Osservo in silenzio Derrik e Octavius parlare animatamente di qualcosa fin troppo lontano dai miei interessi, quidditch e grifondoro nella stessa frase mi fanno alzare gli occhi al cielo. È mai possibile che questi ragazzi non sappiano pensare ad altro che alla loro casa rivale?
 
“Ragazzi, buonasera. Grazie per avermi raggiunto qua con così poco preavviso. Ahimè però, ho cattive notizie. Il preside non è stato clemente quanto speravo e non mi ha messo al corrente di nulla”.
“Di che parli?”.
Valder, studente dell’ultimo anno, nonché terzo giudice che ha approvato la mia candidatura, sospira mentre lancia a tutti e tre uno sguardo frustrato. Estorcere informazioni al Preside non dev’essere stato facile e dalle sue poche parole, dubito sia riuscito a ottenere anche solo un briciolo di indicazione in merito al duello futuro.
“Intendo, Dimmok, che non solo non sappiamo chi sono i tre finalisti per i grifondoro, ma non sappiamo nemmeno quali saranno i tre campi di battaglia sui quali vi scontrerete”.
Rivolgo la mia attenzione a Octavius, il più infastidito da questa notizia. Comincia a camminare per la stanza, volano degli improperi, ma il silenzio cala velocemente con una semplice occhiata di Valder. Dimmok rimane più pacato, qualche sbuffo e imprecazione con il preside, ma niente di tutto ciò sembra davvero preoccuparlo.
Rimango basita da entrambe le reazioni, non capisco il loro stupore.
“è un duello per mettere alla prova gli studenti, dove sarebbe la sfida se ci dicessero contro chi e dove dovremmo duellare? Nella vita reale non te la danno quest’opportunità”.
Valder alza lo sguardo dai fogli che tiene tra le mani, guardandomi con supponenza, mentre gli altri due ragazzi mi lanciano un’occhiata perplessa.
“Sei sicura di esser stata smistata a serpeverde?”
“Zitto Dimmok”.
Valder si avvicina, nulla trapela dal suo viso ora; con una mano si appoggia alla parete accanto a me, il suo viso pochi passi dal mio.
“Ti chiarisco le idee, Guant. Noi non duelliamo per il gusto di farlo, noi non combattiamo sprecando tempo ed energie contro altri studenti indegni della nostra casa, per il piacere di farlo. Noi partecipiamo con l’unico scopo di vincere. Vinci per noi Guant e noi otterremo qualcosa in cambio”.
“Cosa otteniamo?”
La domanda mi sorge spontanea e non riesco a fare a meno di chiedere, voglio sapere cosa bramano questi pomposi ragazzi. Per quanto il suo discorso sia stato convincente, non riesco a identificarmi nelle sue parole, il mio scopo non è mai stato questo.
“Punti casa. Un’infinità di punti casa, abbastanza da fare a meno di quelli che abbiamo guadagnato fino ad ora e che il tuo caro fidanzato e i suoi amichetti quotidianamente si prodigano a far perdere. La coppa delle case sarebbe nostra senza troppi problemi”
“Ehi!”
Dimmok, sentitosi tirare in causa in quanto amico di Adrien, tenta senza speranze di interrompere Valder che, staccatosi da me, ora rivolge l’attenzione agli altri due ragazzi. “Volete ascoltarmi ora, oppure vogliamo perdere altro tempo discutendo su quanto tempo sprechiate al posto di studiare per gli esami?”
Sia Dimmok che Octavius lo guardano inferociti, ma nessuno dei due ha il coraggio di aprire bocca e senza attendere oltre, Valder si accomoda su una sedia, in modo da essere ben visto e ascoltato da tutti.
 
“Contro i corvonero hanno schierato tre ragazze, ognuna delle quali ha un ruolo all’interno della squadra di quidditch. È probabile quindi che per il duello finale, optino per tre studenti e se sono prevedibili anche solo la metà di quello che sospetto, anche questa volta manderanno in campo tre giocatori”.
Dimmok annuisce convinto mentre Octavius sembra riflettere sul da farsi.
“Lo faranno sicuramente. I loro giocatori sono quasi tutti studenti degli ultimi anni, conoscono molti incantesimi, sono addestrati fisicamente. Non per niente facciamo spesso fatica a vincere contro di loro, sono preparati per resistere; tenteranno di sfiancarci perciò la soluzione è l’attacco immediato, diretto”.
“Sono d’accordo con Octavius. Andate sul sicuro, agite con incantesimi di cui vi fidate, se vi sentite sicuri e l’occasione è quella giusta, non esitate a perder tempo e attaccateli”. Annuisco all’occhiata di Valder, non penso si fidi ciecamente di me, probabilmente crederà che non sia dedita anima e cuore alla causa, ma infondo non ho chiesto io di partecipare. Impormi ora delle condizioni, non vedo come possa migliorare la situazione. So duellare e non sarà di certo un ragazzo presuntuoso a dirmi come adeguare il mio modo di combattere per riuscire a vincere dei maledettissimi punti.
“Non ho assistito al duello contro i tassorosso, quindi.. Cosa intendevi quando hai detto che non sappiamo quale sarà il campo dove duelleremo?”
“Secondo te cosa significa? Non mi sembra troppo diff-”
“Octavius se invece di aprire la bocca per far passare aria, la usassi per cose utili ci faresti perdere meno tempo”.
“Perché l’avete presa? Non sa nulla su come funziona un duello, neanche vorrebbe partecipare secondo me!”
“Chiudi quella bocca e ascoltami. Non m’interessa quello che pensi o non pensi, perché sono solo cazzate. Concentrati sulla sfida, il tuo unico interesse da ora al duello dovrà essere questo. E ora stai zitto e ascolta una volta tanto”.
Valder lo zittisce senza batter ciglio, il suo tono di voce resta impassibile, come se fosse costretto a fronteggiare certi comportamenti dalla mattina alla sera.
“Guant non mi ripeterò. È semplice: per ogni sfida, il luogo del duello cambia. La Sala Grande sarà allestita per lo scontro e il preside lancerà personalmente l’incantesimo per permetterci di duellare. Ora, nella sfida precedente il terreno era piuttosto banale. Un prato, una fitta boscaglia e la riva di un lago. Stavolta però, possiamo solo formulare delle ipotesi”.
La spiegazione di Valder mi lascia indifferente. A Durmstrang i professori ci tenevano costantemente in esercizio con duelli simili, dove ogni imprevisto era possibile e probabile. “L’interno di una grotta?”
“Certo, Dimmok. Piton va matto per i luoghi bui”.
“Potrebbe essere qualsiasi cosa”.
“Constatare l’ovvio non è d’aiuto, Octavius”.
“Non sei tu che dovrai duellare senza la minima idea sul dove e contro chi!”
“Puoi benissimo ritirarti, a questo punto le tue lamentele stanno cominciando a darmi sui nervi”.
Si mette in mezzo anche Dimmok e nel giro di pochi istanti, i tre intavolano una discussione di cui non ho nessuna intenzione di farne parte.
Lascio la stanza quando le grida diventano alquanto fastidiose; quello che dovevo sapere mi è stato detto e non ho assolutamente voglia di perdere tempo con dei ragazzi che misurano la bravura in base alla purezza dell’albero genealogico.
 
 
I dormitori sono tranquilli, il fine settimana è ormai alle porte, molti ragazzi sono fuori dal castello o chiusi nelle proprie stanze ed io vorrei solo seguirli per rilassarmi prima del duello di domani.
L’ansia non è mai stata una sensazione che mi ha accompagnata nel corso della mia permanenza a Durmstrang, in Russia mi hanno insegnato a gestire diverse situazioni e non vedo come un semplice duello tra studenti possa anche solo minimamente preoccupare qualcuno.
“Stavi pensando a me?”
Perché Adrien riesce sempre a trovarmi, mentre quando sono io a cercarlo, l’impresa è a dir poco impossibile?
“No, al duello”.
Mi passa un braccio sulle spalle e mi attira a sé, incurante del fatto che io sia ancora fermamente arrabbiata con lui.
“Non ti facevo una tipa ansiosa”
“Infatti non lo sono. Lasciami stare, voglio solo riposare qualche ora prima del duello”.
“Clara non puoi tenermi il broncio per sempre!”
“Stai a vedere”.
Mi scosto dalla sua stretta e accellero il passo raggiungendo la porta della mia stanza, portandomi dietro Adrien che ovviamente non vuole lasciare la questione in sospeso.
“Ehi! Mi vuoi spiegare qual è il problema? È solo un duello”.
Quando sento la sua stretta sul braccio, mi volto velocemente e senza che se lo aspetti, comincio a spintonarlo.
“Non voglio dare spettacolo e tu lo sai! Non voglio dare un pretesto alla gente per parlare di me. Non voglio essere ferita più di quanto non lo sia già!”.
Lo spingo lontano da me un’ultima volta, imprimendo troppa forza, facendogli perdere l’equilibrio e cadere a terra.
Mi è sufficiente la sua espressione per capire di aver commesso un errore; si alza lentamente, gli occhi celati dai capelli mettono in risalto la sua bocca, digrigna, percepisco chiaramente la mandibola contorcersi, le labbra serrarsi in una linea sottile. Stringe i pugni e quando finalmente scorgo i suoi occhi, un macigno sembra colpirmi al petto. La spensieratezza che fino a pochi istanti prima li aveva caratterizzati, ha lasciato spazio alla frustrazione; il cuore mi rimbomba nel petto e entrambi sembrano appena usciti da una zuffa.
“Hai così poca fiducia in me da credere che possa anche solo minimamente succederti qualcosa?”
Sussurra sperando di non lasciar trasparire alcuna emozione ma quello che prova è ormai evidente. Ho acceso la miccia e dato fuoco all’intera casa, ora devo subirne le conseguenze e restarne bruciata.
“Non ci sarai tu su quel palco a duellare”.
Gli do le spalle un’ultima volta prima di aprire la porta della stanza ed entrare.
“Cosa vuoi sentirmi dire, Clara? Dimmelo. Vuoi che ti dica che ho sbagliato, che non ho riflettuto prima di spifferare ad Ezra dei nostri duelli, di dirgli quanto fossi brava a duellare?” “No, Adrien. Volevo soltanto che tu fossi venuto a parlarne con me. Avrei solo voluto sapere le tue intenzioni, prima che tutto questo mi venisse imposto, per l’ennesima volta”.
Una lacrima gli riga il viso e per quanto vorrei lasciarmi trasportare dalla rabbia e prenderlo a pugni, la parte di me che ormai non può fare a meno di lui, mi spinge ad avvicinarmi, uscire dalle quattro sicure pareti della mia stanza e prendergli il viso tra le mani. Non mi guarda negli occhi, troppo fiero per mostrarsi debole, anche di fronte alla realtà dei fatti, Adrien non rinnegherà mai la sua indole cocciuta da serpeverde.
“Non voglio che tu cambi per me, non devi comportarti in modo diverso solo per accontentarmi. Non dirò che sei meno valoroso solo perché hai pianto davanti a me. Di questo puoi starne certo, non ti mentirò, né cercherò qualcosa di diverso in te. Non devi assomigliare ad Ezra solo perché si crede un puro serpeverde, Robert perché è grande e grosso o tantomeno Dimmok perché è abile negli incantesimi. Se potessi scegliere, non cambierei nulla di te, ma io non sono nessuno per importi qualcosa quindi..”
“Tu sei tutto, Clara. Tutto, per me”.
 
 
 
*
 
 
 
Mi sveglio di soprassalto, l’incubo avuto in infermeria non smette di perseguitarmi e le notti continuano ad essere difficili da superare. Sono ricordi del mio passato, di questo sono certa, un passato che Berger molto “gentilmente ” mi ha riportato alla mente. Sogno i miei genitori, o perlomeno quelli che credo esserlo. Qualcosa però mi sfugge, sono ricordi che non riuscirò a comprendere da sola, ho bisogno che qualcuno mi dica come agire, come riuscire a ricordare tutto, la verità una volta per tutte.
 
Sospiro e tento di alzarmi dal letto, nonostante la stretta ferrea di Adrien che mi stringe a sé e il calore emanato dal suo corpo siano una piacevole consolazione al mio brusco risveglio. Volto la testa nella sua direzione, un lieve respiro sembra cullarlo da ieri sera, quando troppo agitato si è addormentato in pochi istanti sul mio letto, rendendomi impossibile svegliarlo. Gli occhi chiusi, i capelli sparsi sul suo viso, l’espressione rilassata lo rendono quasi innocente ad un occhio inesperto.
Lentamente mi allontano dalla sua stretta e cercando di fare il minimo rumore possibile, comincio a prepararmi per il duello. Se non mi sbrigo, farò tardi e ricevere altre occhiatacce da Valder o Octavius non è esattamente quello che vorrei come prima cosa la mattina.
 
Adrien è ancora nel mondo dei sogni quando chiudo la porta della mia stanza e mi dirigo in Sala Grande. Questa è già allestita per la sfida: ai lati sono state posizionate le tribune, mentre al centro spicca per la sua lunghezza il palco rialzato. Immagino che non appena noi sfidanti vi saliremo sopra, questo assumerà l’aspetto del luogo prescelto per la sfida dal preside.
Alcuni studenti, i più piccoli, sono già sistemati sulle tribune, ma la maggior parte deve ancora arrivare. Per quanto un duello tra case non attiri l’interesse di molti, questa sfida capita durante il weekend e piuttosto che trascorrere la mattina sui libri, sono certa che molti studenti preferiscano passarla qua e distrarsi.
Incontro Dimmok a metà strada, diretto anche lui verso la postazione delle serpi; dal suo viso non traspare altro se non la stanchezza. Ieri deve aver festeggiato un po’ troppo e ora subisce le conseguenze di una notte trascorsa a fare baldoria.
“Sbaglio o ieri sera non ho visto Adrien nei paraggi?”
“È andato a letto presto”
“Spero non ti abbia fatto stancare troppo”
“Non so di cosa stai parlando e sinceramente, fatti gli affari tuoi”.
Lo spingo con la spalla e entrambi ci lasciamo andare ad una risata liberatoria.
“Finalmente vi siete degnati di presentarvi”
“Valder è sabato mattina, abbiamo il permesso di essere in ritardo”
“L’unica cosa che vi è permessa al momento è di salire su quel dannato palco e sfoderare i vostri migliori incantesimi”.
Valder chiama a gran voce Octavius, perso a parlare con Rayland di non si sa cosa, mentre io e Dimmok ci guardiamo ridendo. Ogni tanto Valder avrebbe bisogno di un calcio dritto nei..
“Guant, mi stai ascoltando?”
“Certo”.
Mi sforzo di ascoltare il ragazzo al meglio delle mie capacità, ma la sua faccia, la sua voce, iniziano a darmi sui nervi.
“Allora.. Per primo, salirà sul campo Vector, farà del suo meglio per eliminare il primo sfidante e tenterà con il secondo. Se resisti, ben venga, altrimenti passa la mano a Dimmok. Guant tu sarai l’ultima; non ti assicuro che parteciperai, la scorsa volta non è stato necessario un terzo duellante”.
C’è la possibilità che io non combatta. Vorrei gridare dalla gioia, abbracciare Valder e dirgli che sarei grata se questo accadesse. Insomma, sembra che qualcuno abbia ascoltate le mie speranze.
“Ragazzi si comincia!”
Robert ci avvisa e questo mi distrae per qualche istante dal duello, mentre la mia attenzione si posa ora sulla Sala Grande. Ora è interamente gremita, ci sono moltissimi studenti, scorgo Ezra a pochi passi da me, Zafira sugli spalti insieme ad altri serpeverde, ma di Adrien nemmeno l’ombra. Che non si sia ancora svegliato?
 
“Benvenuti a tutti. È un piacere vedere così tanti studenti svegli e pimpanti, pronti a fare il tifo per i nostri duellanti di Serpeverde e Grifondoro. Sono qua in vece del preside che purtroppo ha avuto un impegno inderogabile, ma farà del suo meglio per esserci alla premiazione della casa vincitrice. La sua assenza non sarà un pretesto per agire in modo sconsiderato, pretendo un comportamento degno di studenti maturi oggi”.
Rayland fissa il suo sguardo nella direzione dei grifoni, per poi rivolgersi a noi e ammiccare con fare d’intesa.
Un sorrisetto mi sorge spontaneo sulle labbra, quando la mia attenzione viene catturata da due occhi color ambra e un’espressione assonnata. Adrien mi sorride, piegando la testa in direzione di Rayland, facendomi capire che persino dalle tribune hanno intuito il suo riferimento.
 
“Detto ciò, veniamo alle regole: è fuori discussione l’uccisione dell’avversario, nonché qualsiasi maledizione che possa provocargli nel breve e lungo periodo la morte. Sono concessi tutti gli incantesimi insegnati all’interno di questa scuola, mentre è vietato l’uso di pozioni.
Per ritirarsi sarà sufficiente evocare delle scintille rosse con la propria bacchetta, o semplicemente dare il cambio al proprio compagno; una volta fatto, non sarà più possibile tornare in sfida.
Ultima precisazione prima di dare spazio al duello: a seguito degli incantesimi scagliati per errore contro le tribune nel corso delle semifinali, il preside ha innalzato una barriera difensiva lungo tutto il palco. Nessun duellante può uscire finché non dichiara forfè, nessuno studente può intervenire salendo sul palco”.
Il silenzio cala su tutta la Sala mentre Rayland si volta per fronteggiare lo sguardo degli studenti seduti, nessuno fiata a conclusione delle regole, nessuno chiede delucidazioni. Noi serpi siamo pronti per sfidarci, ora spetta ai grifondoro mostrarsi per quello che sono.
“Molto bene. A questo punto, che vinca il migliore”.
 
Il nome di Octavius riecheggia per tutta la Sala Grande quando, posizionandosi al centro del palco, attende euforico lo sfidante dell’altra casata. Si volta verso gli studenti che applaudono per lui e alza un braccio in segno di ringraziamento. Stessa manfrina per il grifondoro, intento ora a raggiungere Octavius per fronteggiarlo.
Steven Baston, quinto anno, portiere della squadra di quidditch, eccessivamente alto e fin troppo robusto per la sua età.
 
L’inchino non lascia spazio a parole superflue, non ci sono strette di mano o sorrisi sprezzanti, i due sfidanti hanno appena il tempo di darsi le spalle che il luogo dell’incontro si trasforma.
Una nebbia fitta invade il palco, mentre si fa persistente il suono dell’acqua infrangersi contro la barriera. Folate di vento lasciano intravedere scogli, onde troppo alte scagliarsi in ogni dove e in un istante, diventa chiaro a tutti qual è il luogo della sfida: faraglioni scozzesi.
Passano pochi secondi di silenzio, il tempo di capire come sfruttare ciò che hanno a disposizione e i due duellanti danno inizio allo scontro.
 
L’acqua che li sommerge fino alle caviglie non sembra disturbarli, entrambi riescono a muoversi agilmente senza fatica; un aguamenti potenziato viene scagliato nella direzione di Octavius, ma il drago d’acqua creato lo manca di qualche metro, superandolo e rendendo per il momento inefficace l’incantesimo. Non intuendo la tattica di Baston, Octavius sfrutta la momentanea assenza di vento e tenta invano di perforare il grifondoro con degli aculei, ricevendo in cambio un’occhiata da Peterson. L’idea era buona, peccato Octavius non si sia accorto del drago alle sue spalle, che preso vita dall'acqua, ora lo scaglia senza indugio contro la sabbia, lasciandolo in balia delle onde che lo sommergono. Zuppo, disteso sulla sabbia, ansimante, la serpe tenta di divincolarsi dalla stretta ferrea del drago, mentre Baston si avvicina, uno sguardo trionfante sul viso, la bacchetta stretta tra le mani, l’incantesimo per chiudere il duello ormai sulle sue labbra.
Guardo Octavius voltarsi un’ultima volta verso la nostra direzione, prima di sguainare uno dei suoi migliori sorrisi sarcastici, appoggiare i palmi a terra e sussurrare delle frasi.
Non mi è immediatamente chiaro il suo intento, finché con la vicinanza di Baston, e il tono delle sue parole più comprensibile, capisco la prossima mossa di Octavius. Quello che fino a qualche istante fa era un bisbiglio, ora viene gridato a gran voce, lasciando pietrificato il grifondoro.
DominusTerra!”
L’acqua intorno a loro comincia a tremare, le onde si fanno più alte, le spaccature nel terreno sotto di loro provocano una voragine nell'esatto punto in cui si trova Baston, facendolo scivolare e cadere in acqua lui stesso, prima che un’onda alta e controllata dall’incantesimo di Octavius lo trascini in profondità per alcuni metri.
Sorrido e applaudo alla vista di Octavius che si prende tutto il tempo per rialzarsi e sistemarsi la divisa impregnata d’acqua prima di agitare la bacchetta e far emergere Baston dall’acqua, privo di sensi.
 
Veloce com’è cominciato, il duello si conclude con la vittoria dei serpeverde.
“Da che mi ricordo, nessun duello è mai stato così breve”.
Dimmok fischia all’inchino di Octavius verso la tribuna dei grifoni, non accorgendosi del nuovo sfidante che immediatamente sostituisce il suo predecessore.
L’ovazione per il vincitore ancora rimbomba per la Sala Grande quando il palco si trasforma per la seconda volta.
Emmanuel Johnson, battitore, fisico asciutto, spalle ampie, perfettamente bilanciato, stringe la mano a Octavius ed entrambi vengono avvolti dalla nebbia.
Il campo di battaglia cambia aspetto, portando i due ragazzi sulla cima di una montagna; per nulla scossi dall’alta quota, né da gelo causato dalla neve che li circonda, né tantomeno dalle raffiche di vento che fendono i loro corpi, i due si posizionano per duellare.
 
La tattica del grifondoro mi è chiara fin da subito: per quanto possa sembrare ridicolo usare il fuoco date le condizioni in cui si trovano, quello che ha in mente risulterà efficace se Octavius non se ne renderà conto in tempo.
Essendo bagnato fradicio dal duello precedente, l’intento è sicuramente quello di far sudare il necessario la serpe per gettarlo poi in mezzo al ghiaccio, provocandogli un abbassamento di pressione improvviso e mettendolo fuori gioco all’istante. Le spire di fuoco circondando Octavius a sufficienza per farlo inginocchiare a terra e permettere a Johnson di agire.
Quello che avevo predetto avviene fin troppo velocemente; Octavius accusa un colpo di tosse, distraendosi il minimo e lasciando spazio di manovra al grifone per far cedere le fauci di fuoco e colpire lo sfidante nel bel mezzo delle costole con un expelliarmus.
L’impatto di Octavius con la barriera è immediato, mentre dalle tribune s’innalza un boato non tanto per la vittoria di Johnson ma per lo spettacolo che gli sfidanti stanno dando.
 
Il tempo sufficiente per vedere alcuni ragazzi prendersi cura di Octavius , che scorgo le spalle rigide di Derrik, dirigersi verso il palco. Pugni serrati, bacchetta in mano, s’inoltra nella nebbia che invade l’intero campo.
Non riesco a capire se sia più infastidito dal modo in cui Octavius si sia lasciato sconfiggere o dalla sfrontatezza del grifondoro, ma so per certo che se si lascerà trasportare da questi pensieri, il duello non sarà affatto facile per lui.
 
Per lo stupore di chiunque, la nebbia non dà segno di volersi diradare, rendendo chiara la possibilità per i due sfidanti di trovarsi già sul luogo dello scontro e di non attendere oltre per duellare.
Nessuno è in grado di vedere quello che sta accadendo sul palco, nonostante s’intravedano delle luci illuminare l’intera foschia, chiaro segno dello scontro in atto e di incantesimi scagliati. La platea comincia a dare segni di cedimento, tutti sono curiosi di sapere cosa sta accadendo tra i due e questa condizione di nebbia perenne non soddisfa nessuno.
Mi volto in direzione di Adrien che mi lancia un'occhiata preoccupata, ma tutto ciò che posso fare al momento è alzare le spalle e attendere inerte l’arrivo di Dimmok. Non dubito delle sue doti da duellante, ha dimostrato di sapersi adattare a diverse condizioni ed è abile nel mimetizzarsi, perciò non vedo come..
 
Vengo interrotta nei miei ragionamenti da qualche studente che alzatosi in piedi sulle tribune, tenta di scorgere da un’altra posizione, cosa stia accadendo. Anche Adrien segue il ragionamento dei ragazzi serpeverde, ma a differenza degli altri, sembra notare qualcosa che a tutti pare sfuggire. Vedo come rivolge la sua attenzione nei miei confronti e mi indica un punto imprecisato del palco; nonostante provi a seguire la sua indicazione, nulla appare ai miei occhi per diversi minuti, finché dalla foschia appare un'ombra indistinta diretta verso la mia direzione.
Mi avvicino lentamente al palco, mentre dietro di me Valder e Robert già applaudono sicuri di vedere Dimmok scendere dal campo di lì a breve.
Quando anche l’ultima traccia di foschia si dirada, lasciando chiaramente intravedere il corpo di Dimmok, quello che si presenta ai nostri occhi, non è affatto come lo avevamo atteso. Johnson trascina per il colletto della divisa l’amico di Adrien, una lieve ferita alla tempia che lo ha chiaramente stordito e causato la perdita dell’incontro.
“Debolucci se non riuscite neanche a fronteggiare un po’ di foschia”.
Johnson lascia andare il corpo di Dimmok a pochi passi da me, fuori dal palco, con il chiaro intento di aver la vittoria in pugno; con un braccio, trattengo Ezra per la divisa prima che salga sul palco e faccia rimpiangere ad Emmanuel di essere così compiaciuto, mentre con l’altra mi assicuro delle condizioni fisiche di Dimmok. Respira senza difficoltà, ma la ferita sulla fronte deve essere medicata.
“Clara sali sul palco, ci penso io a Dimmok”.
Ezra si riprende in fretta, e con l’aiuto di Valder, trascinano il ragazzo lontano dal duello. “Guant!”
Sto per salire sul palco quando Valder, un braccio sulle spalle di Dimmok, si volta verso di me, scandendo al meglio le sue parole.
“Non siamo conosciuti per essere leali, né tantomeno proviamo pena per i nostri nemici. Ricorda però.. Tra i serpeverde c’è fiducia, ci proteggiamo le spalle a vicenda e soprattutto restituiamo i torti subiti”.
Lo osservo mentre lascia Dimmok nelle mani amorevoli di Madama McFlurry, prima di rivolgere la mia attenzione sulle tribune e cercare Adrien con lo sguardo. Lui mi sorride e annuisce. Lo prendo come il consenso definitivo che mi serviva per imporre la mia presenza in questo duello, nella speranza di concluderlo in fretta e prendermi la vendetta per i miei compagni.
Non devo dimostrare le mie doti a nessuno, ma questa scuola mi ha insegnato che al di là delle singole capacità, c’è qualcosa di più importante per cui vale la pena lottare. Le persone che mi circondano, ragazzi e ragazze della mia casa che mi hanno accolto indipendentemente dal mio passato e che mi difenderanno sempre.
 
Faccio un respiro profondo, schiarisco la mente da qualsiasi pensiero negativo, sono totalmente cosciente di me e delle mie capacità, la mia attenzione ora va solo al ragazzo che sta salendo sul palco.
La maggior parte dei ragazzi presenti in Sala Grande comincia ad applaudire, fischia a grida si spargono per le tribune, eccitati per la futura esibizione del nuovo duellante. Gira su se stesso per salutare chiunque stia tifando per lui, alza le braccia al cielo e batte le mani, dando il tempo alle persone che prontamente lo seguono creando un’ovazione degna del suo nome.
James Sirius Potter, in tutta la sua perfetta figura da cercatore, mi sorride affabile.
Lo squadro per qualche istante prima di fargli un cenno con il capo e attendere la natura del luogo in cui è previsto il nostro scontro.
Non mi inchinerò per nessuno, che sia un grifondoro presuntuoso o un mago rispettabile, nemmeno sotto tortura.
 
Chiudo gli occhi e attendo, una piacevole brezza calda mi pervade il collo; nella vana speranza di ritrovarmi in un’oasi sperduta, li riapro e resto spiazzata dalla situazione.
Sono circondata dalla sabbia calda del deserto, raffiche di vento misto a sabbia mi impediscono parzialmente la visuale, il sole puntato addosso disegna ombre diagonali ai nostri piedi e mi accalora in un istante. Evoco una bolla refrigerante intorno al mio corpo e mi preparo per duellare.
 
Potter è piuttosto agile, si disillude in fretta e mi lascia sola sul campo, non considerando il fatto che le sue orme sulla sabbia sarebbero visibili anche ad un cieco.
Incarceramus!”
Evoco delle catene che non vanno a segno, ma lo scopo di fargli intuire che so dove si nasconde, danno il loro frutto. Toglie l’incanto su di sé e ritorniamo allo stato di partenza. “Non mi piace duellare contro una ragazza”.
Ho sentito cosa si dice su di lui per la scuola, degno successore del padre, cercatore modello, studente raccomandato, sempre circondato da ragazze. Se non lo conoscessi, direi quasi che è appartiene ai serpeverde, peccato il solo pensiero faccia rabbrividire lui e l’intera casata di Salazar. Un Potter tra le nostre fila basta e avanza.
Aveva ragione Adrien, è nella natura di un serpeverde opporsi ad un grifondoro.
 
Non ho voglia di perdere altro tempo con lui, non mi interessa nemmeno sapere quali sono i suoi punti deboli, desidero solo che questo duello finisca, che lui paghi per la sconfitta di Dimmok e si tolga quel sorrisetto da sbruffone una volta per tutte.
 
Con uno scatto, si sposta lateralmente e erge attorno a lui un muro di pietra, incominciando scagliarmi contro enormi cumuli di sabbia. Proteggermi risulta più facile del previsto e prima che se ne renda conto, evoco a me la sabbia e lo rinchiudo dentro quelle quattro muro dietro cui ha tentato di difendersi. Dirigo l’enorme sfera fatta di granelli di sabbia lungo il campo, raggiungendo le tribune dei grifoni e lasciandola schiantarsi contro la barriera.
Nonostante il boato dei serpeverde, Potter si rialza in un istante, la gamba sinistra dolorante a causa dell’impatto con il terreno.
Decido di puntare su quella per vincere il duello e tralasciando il suo sguardo furioso, penso velocemente ad un piano.
Exulcero!”
Mi getto di lato, non ho mai sentito un incantesimo simile e quando mi volto per vederne il risultato, la sabbia dove mi trovavo si è tramutata in cenere. Potter corre verso di me, pochi passi ancora e mi potrebbe raggiungere.
Impediamenta!”
Il grifondoro non ci casca e con uno stupeficium distrugge il muro invisibile senza troppe cerimonie.
Approfitto di questo attimo di distrazione per evocare un serpente. Sento delle voci provenire dalle tribune non lontane da me, ma per mia fortuna Potter non si accorge di nulla. Dico alla serpe di nascondersi sotto la sabbia e dirigersi verso il mio avversario, prima che senza rendermene conto vengo fatta levitare in aria, per poi cadere in malo modo a causa della rottura dell’incanto.
La gamba sinistra di Potter è stretta tra le fauci del serpente, mentre lui è costretto a terra dal dolore.
“Che c’è Potter, paura di una serpe?”
Incendio!”
Lingue di fuoco inceneriscono l’animale, provocando bruciature lungo tutta la gamba di Potter; le sue grida riecheggiano per tutta la Sala, ora ammutolita dallo spettacolo. Si inginocchia a terra, ma anziché lamentarsi ancora o chiedere aiuto, mi guarda infuriato. Ruota la bacchetta verso di me e con un incantesimo non verbale mi fa sobbalzare contro la barriera.
La schiena mi duole ma il non è questo di cui devo preoccuparmi ora, il braccio ha attutito il mio peso nella caduta e ora percepisco chiaramente il sangue della ferita sgorgare senza sosta. La manica della maglia ormai intonsa mi lacera la pelle, il contatto con la ferita è fuoco sulla pelle.
Vedo con la coda dell’occhio Adrien alzarsi dalle tribune e cercare il mio contatto, quando lo guardo a mia volta però, la preoccupazione sul suo viso, mi rialzo e tento di tranquillizzarlo. Mi fa segno di chiudere qua la partita, prima che la situazione mi sfugga di mano o io perda i sensi, mi sono esposta fin troppo con Potter. Ora tutti si sono accorti che sto sanguinando e l’unico modo per farli pensare ad altro è dargli un buon motivo per distrarsi.
Evoco delle bende ad avvolgermi il braccio e serrando i denti per non urlare, mi avvicino a Potter, ancora inginocchiato nel disperato tentativo di cicatrizzare le bruciature sulla gamba. Ingenuo.
 
“Guant! Combatti, sporca serpeverde!”
Non credevo avesse ancora abbastanza fiato per emettere alcun suono, ma non c’è problema, rimedierò all’istante.
Stringo tra le mani la bacchetta, il vento caldo comincia a spirare forte verso di lui, costringendolo disteso a terra, funi di sabbia a premere sulla ferita, impedendogli ogni movimento o respiro. Con un gesto della mano sferzo l’aria e impongo al suo corpo di innalzarsi davanti a me. Il suo volto ormai pallido, chiaro segnale della mancanza di ossigeno, mi fa capire che Potter è al limite della sopportazione.
Libero il suo viso dall’impedimento e lo guardo negli occhi.
“Ti arrendi?”
Piega ferocemente la testa di lato. Non impareranno mai.
 
Mi siedo sulla sabbia, il suo corpo in balia delle mie funi, la bacchetta a terra a pochi metri da me; non so quanto ci vorrà, ma a questo punto, non mi resta che attendere la sua disfatta in silenzio. I serpevedre hanno incominciato ad applaudire, ormai sulle tribune hanno capito chi si aggiudicherà la vittoria, ora spetta solo a Potter porre fine a questo strazio.
 
“Ti renderò la scelta più facile”.
La sabbia gli sigilla la bocca e il naso, facendolo dimenare per qualche secondo.
Quando scorgo Peterson alzarsi in piedi, lo libero e tra i suoi ansimi, due parole che attendevo da tempo, riecheggiano per la Sala.
“Mi arrendo”.
“Ottimo!”
Lo lascio cadere rovinosamente a terra, incurante della sua ferita alla gamba per poi voltarmi verso le tribune dei serpeverde e piegarmi in un inchino, ringraziandoli per gli applausi.
 
Il deserto scompare, la sabbia svanisce e io mi ritrovo sul bordo del palco; ora la Sala Grande ha ripreso le sue sembianze normali, la barriera è caduta e posso andarmene prima che qualcuno mi porti in infermeria per accertarsi della ferita al braccio.
“CLARA!”
 
Pochi istanti per capire chi mi stia chiamando e due braccia mi trascinano giù, distesa sul palco, mentre un lampo di luce rossa mi colpisce alla spalla sinistra.
Ansimo, sbatto le palpebre più volte, il nero lascia spazio alla luce, la testa ovattata mi impedisce di concentrarmi. Il braccio ha ripreso a farmi male più del previsto, un singulto di dolore fuoriesce dalle mie labbra, imprecazioni di dolore che non riesco a trattenere. Mi prendo la testa tra le mani, una rabbia incontrollata mi pervade il corpo e mi spinge a rialzarmi per fronteggiare la persona che mi ha aggredita.
Alcuni serpeverde sono saliti sul palco, bacchette sfoderate al mio fianco. Mi faccio largo tra di loro senza curarmi delle grida di Adrien che mi chiama a sé. In due falcate raggiungo Potter, alzatosi in piedi alla bene e meglio, bacchetta nella mia direzione. Figlio di..
 
Un’energia che non credevo di avere scaturisce dalla mia bacchetta, facendo indietreggiare chiunque mi stia accanto, il palco è tornato ad essere un campo di battaglia alla fine.
Sento il cuore battere all’impazzata, come volesse uscire dal mio petto, scintille fuoriescono dalla bacchetta, l’ira nei confronti di questo sudicio essere mi terrorizza e aggrada allo stesso tempo. Non so cosa mi prende, ma decido di lasciarmi andare e tutto la rabbia di questi giorni prende il sopravvento del mio corpo.
“Come osi attaccare me?!”
Sferzo l’aria circostante e lo sbatto a terra, raggiungendolo in un istante senza concedergli il tempo di capire cosa gli accadrà. Agisco senza controllo, una mano lo afferra al collo bloccandogli il respiro, l’altra con in pugno la bacchetta, puntata alla sua tempia.
 
Occhi castani incontrano i miei, lacrime affiorano sul viso del ragazzo, spasmi irregolari gli pervadono il corpo. Nulla di tutto ciò mi concerne, lontano anni luce da me anche solo uno spiraglio di pietà, imprimo più forza nella stretta sul suo collo e sancisco la sua condanna.
“Crucio!”






 

N.d.A. 

Buonsalve Cari Lettori/Lettrici.
Capitolo un pò più lungo del solito,ma spero ne sia valsa la pena.
Ovviamente sentitevi liberi di farci sapere che ne pensate lasciando una recensione alla storia, se il comportamento di Clara vi ha stupito e cosa credete accadrà da qui in avanti.
Anche Adrien ha avuto modo di confrontarsi con la ragazza, ma per sapere se la relazione tra i due proseguirà in un modo o nell'altro, non vi resta che rimanere concentrati sulla storia. Ci sono ancora molte cose che dovranno accadere e noi vi raccomandiamo di non perdervi un solo capitolo.

Restate allerta, il prossimo capitolo verrà pubblicato a breve.

Fino ad allora, Buona Lettura!
ThestralDawn e nextplayer

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: ThestralDawn