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Autore: Nene_92    27/10/2017    6 recensioni
L'estate è passata, l'assassino è stato trovato e la morte di Samuel Larson è ormai un lontano ricordo.
Come continua la vita dei personaggi dopo l'omicidio?
.
(si tratta di una raccolta di OS sui protagonisti presenti nella storia interattiva "Un Omicidio per i Black")
.
[la storia fa parte della serie "La nuova dinastia dei Black"]
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La nuova dinastia dei Black'
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4
Ed eccomi qui anche con Candice!
Buona lettura ;)


- Candice Sutherland - 


Candice_Sutherland
Candice Sutherland




30 luglio 2007, Mercato ortofrutticolo della Londra magica


Candice stava osservando attentamente una cassetta di frutta, quando la sua attenzione venne distolta da una voce a lei ormai nota.

"E questo cosa sarebbe?" Domandò infatti Cassiopea, rigirando tra le mani una cosa piccola, rotonda e di colore viola.
"Una rapa." Rispose la domestica dopo essersi voltata per lanciarle un'occhiata veloce, alquanto divertita dalla situazione.

Quando quella mattina aveva comunicato di doversi recare a fare la spesa - con tutti gli avvenimenti accaduti in quel mese, le dispense di Villa Black erano praticamente ormai vuote - Cassiopea, dopo un attimo di incertezza, le aveva chiesto se poteva accompagnarla, dichiarando di non essere mai stata al mercato in vita sua.

E Candice, dopo un attimo di perplessità, aveva acconsentito abbastanza docilmente. Un po' perchè alla fine dei conti era Cassiopea a pagarle lo stipendio - quindi tantovaleva accontentarla.
Ma, soprattutto, per la curiosità di vedere una Black - una delle famose purosangue superviziate - alle prese con le vicende delle comuni e 'poveri' mortali.

Insomma, una Black ad un supermercato non era esattamente una scena da tutti i giorni, no?

E doveva ammettere di averci visto bene sin da subito: avere Cassiopea Black al proprio fianco, mentre faceva la spesa, si stava rivelando essere uno spettacolo alquanto comico.

"E questo invece?" Domandò ancora Cassiopea, fissando con aria semidisgustata un altro ortaggio.
"Una patata." Le rispose Candice, trattenendo al pelo una risata.
"Maddai! Mi stai prendendo in giro?" Replicò però la Black, continuando a fissare con aria torva il tubero "Le mangio spesso le patate... e di sicuro non hanno questo colore!"
"Forse perchè quelle che lei mangia sono già lavate, sbucciate, speziate e cotte al forno?" Rispose l'americana con un leggero velo di ironia.

"Ah... perchè, si sbucciano?"

"La maggior parte delle volte sì, ma per alcune ricette non serve." Tramutando la risata in un colpo di tosse, Candice si voltò nuovamente verso la cassetta delle mele che stava analizzando prima di essere interrotta, cercando di selezionare le migliori.

Magari portarsi dietro Cassiopea Black ad ogni spesa non sarebbe stato umanamente praticabile... però farlo ogni tanto sarebbe di sicuro stato un ottimo modo per farsi due risate.



-*-*-*-


"Lascia perdere Alice. Sarete anche sorelle, ma siete obiettivamente molto diverse." Affermò James, incrociando le braccia dietro alla testa per sistemarsi meglio "E poi che domande mi fai? Sono stato o non sono stato io a darti il tuo soprannome, Candy? Fai tanto la dura, ma in realtà hai un cuore d'oro: è per questo che sei la mia migliore amica." Concluse alzandosi in piedi per andare ad abbracciarla.

(da "Un omicidio per i Black" - cap. 16)



15 luglio 2008, Villa Black


Candice guardò con un sorriso sulle labbra verso il tavolo del salotto, attorno al quale, in quel momento, tutta la famiglia Black era riunita per festeggiare il primo compleanno di Antares.
Il bambino era in braccio a sua sorella che, oltre a tenerlo stretto in vita, stava soffiando a sua volta sulla candelina per aiutarlo a spegnerla.

Probabilmente, se al posto di Alice avesse avuto come fratello James, il loro rapporto sarebbe stato molto simile a quello dei due piccoli Black.

Peccato che invece si fosse ritrovata Alice
, come sorella.

Nonostante condividessero sia il sangue che il DNA, ma non c'era praticamente nulla che le accumunasse.
A volte Candice arrivava addirittura a domandarsi se una delle due non fosse stata scambiata - appena nata - nella culla. Quello avrebbe quantomeno spiegato diverse cose.

Sostanzialmente, era da quando aveva lasciato gli Stati Uniti per l'Inghilterra che loro due non si sentivano.
A differenza dei genitori, che si facevano sentire abbastanza regolarmente, Alice non l'aveva mai cercata - mai una chiamata, mai una chiacchierata tramite camino, mai una lettera - e Candice aveva semplicemente accettato la cosa comportandosi allo stesso modo.

Per lei, era quasi come se Alice non esistesse.
Eppure, quando si ritrovava a guardare certe situazioni di altre famiglie, ecco che quel pensiero, che lei pensava di aver cacciato nei meandri più bui della sua mente, tornava ad affacciarsi prepotentemente.

Cassiopea Black aveva avuto due figli - e non era escluso che ne potesse avere altri in futuro - e stava cercando di farli crescere uniti.
Era stata figlia unica per circa vent'anni.
Eppure si era ritrovata a cercare figure fraterne tra i suoi cugini.
E aveva reintegrato nella sua famiglia anche i due fratelli - fratellastri - che aveva scoperto di avere soltanto alla soglia dei 26 anni - anche Alphard e Alya erano infatti presenti a quella piccola festicciola.

Non aveva conosciuto quelle persone per anni, eppure aveva fatto in modo che diventassero parte della sua famiglia.

Quindi per quale motivo lei, Candice, non avrebbe potuto provare a reinstaurare un minimo di rapporto con sua sorella, che conosceva sin dalla nascita?

James l'aveva perso... ma sua sorella era viva.
E, probabilmente, sarebbe stata l'unica sulla quale avrebbe potuto contare in ogni caso per sempre.



Qualche ora dopo, nel silenzio totale della sua camera da letto, Candice sigillò una lettera all'interno di una busta.
Poi, prima di pentirsi e tornare sui suoi passi, la consegnò al suo gufo.

Destinazione: Alice Sutherland.



-*-*-*-


2 agosto 2009, Villa Black, mattina


"Non così: devi essere più morbida con i tasti." Suggerì Candice a Lyra, appoggiando le proprie mani su quelle della bambina per farle capire la corretta sequenza da eseguire al pianoforte.

Erano entrambe sedute davanti allo strumento, in quella soffocante giornata d'estate, eppure a Candice non dava fastidio averla in braccio: erano ormai più di due anni che lavorava per i Black e non faceva fatica ad ammettere che, tra tutti i vari componenti della famiglia, Lyra fosse in assoluto la sua preferita.

"In questo modo va bene Candy?" Domandò la bambina, ripetendo nuovamente l'esercizio per cercare di migliorare, diffondendo così la melodia nell'aria.
"Così è già molto meglio, ma se vuoi migliorare ancora potresti..." Iniziò a suggerirle l'americana... almeno finchè non venne interrotta da un toc toc alla porta, che le fece alzare lo sguardo per incrociarlo con quello sorridente della padrona di casa.

"Disturbo?" Domandò Cassiopea, avanzando dentro alla stanza.
"Candy mi stava dando suggerimenti su come migliorare!" Le rispose Lyra indirizzandole un sorriso allegro.
"Vero, ma erano anche le battute finali per oggi, visto che l'ora di lezione è ormai finita." Rispose Candice, prendendole il ciappo che raccoglieva la sua folta chioma riccia per risistemarle l'acconciatura.
"Di già?" Si lamentò però la bambina, mettendo su un piccolo broncio. "Ma io mi stavo divertendo a suonare!"
"Facciamo così" Propose a quel punto Cassiopea "Di sotto c'è una merenda pronta, con succo di frutta ghiacciato - ci vuole con questo caldo - e una torta al cioccolato. Se vai a rinfocillarti, dopo puoi tornare qui a provare ancora. Tanto il pianoforte non si sposta da nessuna parte. Che ne dici?"


Non appena Lyra si allontanò, Candice si girò con aria interrogativa verso la Black, che aveva seguito la figlia con lo sguardo finchè le era stato possibile.
"Come mai hai allontanato tua figlia?" Domandò incuriosita "Devi farmi una proposta strana?"
"Dopo due anni hai imparato a conoscermi eh?" La prese in giro Cassiopea con tono divertito "Più una domanda in realtà... alla quale potrebbe seguire una proposta." Ammise alla fine.
"Ossia?" Chiese a quel punto Candice, innarcando un sopracciglio.

"Ossia... come mai il 2 agosto, il giorno del tuo compleanno, sei qui a lavorare?"
"Che c'è, non vuoi avermi tra i piedi?" Replicò l'americana, prendendola in giro a sua volta.

In quei due anni, oltre a passare dall'uso del 'lei' a quello del 'tu', Candice aveva imparato a conoscere per bene la purosangue. Scoprendo di avere diversi punti in comune con lei, compresi sarcasmo ed ironia pungente.
Imparare ad andare d'accordo, con quelle premesse, era stato molto più facile.

"In effetti no, non voglio averti qui." Rispose Cassiopea, tornando di colpo seria "Non voglio tenerti in un posto dove il tuo talento musicale andrebbe completamente sprecato, per quanto a mia figlia possa piacere imparare a suonare." Specificò.
"Quindi ecco la mia offerta: mi sono permessa di inviare un tuo disco ad un amico di famiglia, che insegna all'Accademia Luise Lacombe di Parigi: ne è rimasto entusiasta. Ogni anno la scuola dove insegna fa delle audizioni in giro per il mondo, in modo da selezionare i migliori da ammettere all'Accademia. E quelle per i talenti londinesi partono proprio oggi."
"Mi ha raccomandato?" Domandò incredula Candice.
"No." Negò però la donna "Io ho soltanto inviato un cd, che Martin ha ascoltato. La qualità e la tecnica artistica sono tutte tue. Quindi te lo richiedo, Candy:
come mai il 2 agosto, il giorno del tuo compleanno, sei qui a lavorare?"




sera


Candice rientrò in casa completamente esausta ma felice.

Ancora non ci poteva credere: nonostante non fosse sicura del tutto dell'estraneità della Black in tutto quello, ciò che contava era solo una cosa: aveva passato la selezione!
Da ottobre, se soltanto avesse confermato l'iscrizione, sarebbe stata ufficialmente un'allieva dell'Accademia Lacombe.

Nonostante l'ora ormai tarda, si sarebbe volentieri messa a saltellare per la felicità.

L'unica cosa che la preoccupava un po' era l'alto costo della retta dell'Accademia: con quello che era riuscita a risparmiare lavorando per i Black sarebbe riuscita a coprire di sicuro tutti i costi del primo anno, ma l'intero percorso era composto da tre.
Avrebbe trovato il modo di lavorare, al di fuori dell'orario delle lezioni? Oppure avrebbe potuto provare a chiedere una borsa di studio all'Accademia stessa?

Ma smise di preoccuparsi quando arrivò in cucina: sopra al tavolo, completamente immobile e in attesa del suo ritorno, si trovava un gufo dall'aria regale che lei conosceva molto bene.
Con, attaccato alla zampa destra, un biglietto e un assegno destinati a lei.


Complimenti per la selezione Candy! E, ancora una volta, buon compleanno!



-*-*-*-


29 settembre 2009, Parigi, Accademia Luise Lacombe


Candice, con la borsa contenente il violino nella mano destra e la valigia in quella sinistra, entrò per la prima volta nell'Accademia con un'espressione di meraviglia stampata sul viso.

Le sembrava di essere appena entrata in una cattedrale, più che in una scuola di musica.

L'ingresso era ampio e spazioso, molto illuminato dalla luce che filtrava dalle vetrate trasparenti, che si innalzavano fino al soffitto, alternandosi con le spesse mura color crema. Ma nonostante l'imponenza, il risultato era comunque quello di un ambiente familiare e confortevole: Candice non avrebbe saputo spiegare come o perchè, ma si sentiva per la prima volta davvero al suo posto.

"Già, fa sempre questa impressione la prima volta." Le comunicò una voce maschile alle sue spalle, facendola voltare di scatto "Tu sei Candice giusto?" Domandò poi, allungando la mano per stringergliela. "Io sono Dominic... oh, giusto!" Aggiunse vedendo la difficoltà con cui la ragazza stava cercando di ricambiare il gesto, avendo entrambe le mani impegnate "Dai pure a me la valigia. La porto io."
"Come fai a sapere chi sono?" Chiese Candice, vagamente sospettosa.
"Semplice: sono uno studente dell'ultimo anno. Di solito spetta a noi il compito di accogliere i nuovi, fargli fare un breve tour della scuola e accompagnarli fino ai loro alloggi." Spiegò allungando un braccio per toglierle la valigia dalle mani "E tu sei toccata a me... possiamo darci del tu vero?"



-*-*-*-

Dominic_La_Rouge Dominic LaRouge


gennaio 2010, Parigi, Accademia Luise Lacombe


"Visto che sei all'ultimo anno, tu cosa mi consigli  tra 'Musica ai tempi dell'Antica Grecia' e 'Musica e Teatro' come corso da seguire per il prossimo semestre?" Domandò Candice a Dominic, facendo capolino da dietro l'opuscolo informativo con la fronte aggrottata "Devo completare l'orario e sono in crisi!" Commentò poi sbuffando "Ci sono troppi corsi interessanti, fosse per me li farei tutti!"
"Evita 'Musica e Teatro'." Le suggerì immediatamente il ragazzo, che stava approfittando di quel momento di relax per sistemare le corde della chitarra "La prof è alquanto puntigliosa: io, ad esempio, ho dovuto ridare l'esame cinque volte prima di riuscire a passarlo."
"Ok, allora vada per 'Musica ai tempi dell'Antica Grecia'." Commentò Candice spuntandolo "Ho completato l'orario!" Trillò poi soddisfatta, guardando il foglio dove aveva riportato tutti i corsi che avrebbe dovuto seguire nel semestre successivo.

"Posso dare un'occhiata?" Le chiese a quel punto Dominic, allungando una mano verso di lei per farsi dare il foglio.
"Certo, guarda pure." Rispose l'americana passandoglielo "Certo che è proprio comoda questa attività di tutoraggio della scuola!" Commentò allegramente.
"In realtà il tutoraggio è finito nel momento in cui ti ho consegnato le chiavi della tua camera e la mappa dell'Accademia." Le comunicò il francese, con una scrollata di spalle.

"Come? Ma... ma l'hai fatto il primo giorno!" Commentò a quel punto Candice, sgranando gli occhi per la sorpresa. "Vuoi dire che hai continuato a farmi da tutor anche se non era previsto?"
"Già." Rispose lui in un borbottio, iniziando a leggere il foglio, lasciandola completamente di sasso.

Aveva sempre pensato che tutte le gentilezze che lui le riservava - o quantomeno una buona parte - fossero dettate dalle regole della scuola. E invece...
"Quindi perchè hai continuato a farlo?" Domandò con un filo di voce.

Per qualche secondo Dominic rimase in silenzio, fingendo di leggere un foglio del quale aveva letto sì e no le prime due righe.
Poi, dopo aver sospirato, confessò "Perchè mi sei piaciuta sin da subito... e visto che non ero abbastanza coraggioso per chiederti di uscire, ho cercato una scusa per continuare a vederti. Solo che poi ti ho conosciuto meglio e ho capito che tu nell'amicizia tra uomo e donna ci credi, quindi ho..."

Dominic non riuscì a finire la frase.
Candice, sporgendosi verso di lui, gli chiuse la bocca con un bacio.



-*-*-*-

"Mi sto nascondendo: mia sorella vuole giocare con le bambole ma io non voglio!" Dichiarò risoluta Candice, abbassando progressivamente il tono e iniziando a guardarsi preoccupata intorno, come per paura di vedere comparire davvero Alice dal nulla all'improvviso.
"Abiti qui anche tu quindi?" Domandò James, mentre i suoi occhi, fino a quel momento spenti, si illuminavano di gioia all'idea di avere finalmente una possibile compagna di giochi.
"Sì, al quinto piano." Rispose annuendo la bambina "Tu invece?"
"Io abito al terzo" Replicò lui "Ehy!" Aggiunse subito dopo, colpito da un'idea improvvisa "Puoi venire a nasconderti da me se vuoi!"
(...)
"D'accordo." Annuì alla fine "Io sono Candice comunque." Si presentò a quel punto.
"E io James."





"Ce l'hai già un'idea di cosa fare della tua vita una volta diplomata?" Domandò James.
Candice scosse però la testa: l'argomento "futuro" era una grossa incognita per lei: era sempre andata bene a scuola, senza però mai spiccare in nessuna materia in particolare. E nessuna carriera magica la attirava davvero.

L'unica cosa che era sicura di voler fare fino alla fine dei suoi giorni era suonare il violino. 


Ma quello, a parte a pochi fortunati, non avrebbe mai consentito a qualcuno di sbancare il lunario.

"Io vorrei trasferirmi in Inghilterra." Continuò il ragazzo "Lo sai che Londra è sempre stata il mio sogno... ed è anche una meta parecchio ambita, per i musicisti."



2014, Milano, Teatro "La Scala"


Poco prima che il direttore d'orchestra desse il via, Candice fece vagare lo sguardo lungo la folla che componeva il pubblico.
Anche se non riusciva a vedere bene, visto che a differenza del palco il resto del teatro era al buio, sapeva che Dominic era lì, da qualche parte.
Insieme al resto della sua famiglia, arrivata da Atlantic City quel pomeriggio appositamente per lei.

Ma non era nessuno di loro che stava cercando.

Nonostante in quegli anni avesse recuperato un po' il rapporto con la sorella infatti, non erano mai riuscite a legare più di tanto.
Non c'erano riuscite quando abitavano nella stessa casa. Figurarsi quando erano state divise da un intero oceano.

No, Candice non stava cercando nè Dominic, nè Alice, nè, tantomeno, i suoi genitori.
E neanche i Black, nonostante sapesse che avevano fatto di tutto per essere a loro volta presenti alla serata.

Stava cercando un'altra famiglia, che aveva a sua volta attraversato l'oceano per venire ad ascoltarla suonare.
Una famiglia che aveva considerato ben presto alla pari della propria, nel momento in cui un ragazzino incontrato sulle scale per caso l'aveva invitata ad entrare.
E che, miracolosamente, riuscì ad intercettare con lo sguardo proprio due secondi prima del segno del direttore.

La madre di James aveva sempre avuto gli stessi occhi del figlio.
E guardandola, anche se da lontano, per un attimo a Candice parve di essere tornata bambina.

Ce l'ho fatta Jamie. Ce l'ho fatta. Questa serata è dedicata a te.



-*-*-*-

Camille_La_Rouge Camille Cassiopea LaRouge, 4 anni


2019, Parigi, Casa LaRouge


"Eccola qua." Pronunciò Dominic, entrando in camera da letto con la figlioletta tra le braccia, che non appena vide la mamma le rivolse subito un sorrisone enorme, iniziando ad agitare le braccine nella sua direzione.
"Mamma!"
"Vieni qui tesoro." Rispose Candice allungando le braccia per prenderla "Vieni dalla mamma. Io e papà dobbiamo dirti una cosa importantissima." La informò non appena Camille si trovò tra le sue braccia.
"Cosa c'è mamma?" Domandò la bambina, mentre anche Dominic le raggiungeva sul lettone, sistemandosi accanto a loro e prendendo delicatamente la moglie per la vita, sfiorandole la fronte con un bacio.

"Ti piacciono i bambini Camille?" Iniziò l'americana, prendendola alla larga. "Quelli più piccoli di te intendo... tipo quello che ha appena avuto zia Mel." Le indicò come metro di paragone, utilizzando la sorella di suo marito che aveva avuto un figlio da appena due mesi.
"Io... è piccolo e piange sempre... però è carino." Rispose Camille, corrugando la fronte per cercare di capire perchè sua madre glielo stesse chiedendo "Poi zia Mel ha detto che quando sarà più grande potremo giocare insieme! ... Perchè me lo chiedi mamma? Viene la zia Mel?"
"No tesoro... ma potrebbe arrivare un altro bambino in questa casa, molto presto." Provò a spiegarle Candice.
"E per quanto resterà?" Chiese curiosa la bambina, continuando a tenere la fronte corrugata.
"Per tanto tempo tesoro... perchè sarà il tuo fratellino." Tentò di spiegarle ancora sua madre "E io avrò molto bisogno di aiuto quando arriverà perchè, come hai visto anche con il tuo cuginetto, più sono piccoli più hanno bisogno di cure e attenzioni. E questo aiuto potrete darmelo soltanto tu e papà." Continuò accarezzandole la schiena per cercare di mantenerla calma.

"Ti piacerebbe avere un fratellino Camille?" Domandò Dominic dopo un po', visto che la bambina non aveva ancora commentato nulla in proposito.
"Giocherà con me?"
"Non subito, ma in futuro penso proprio di sì." Rispose la madre "Anzi: se vorrai, sarai tu stessa ad insegnargli tanti giochi, in qualità di sorella maggiore."
"E voi continuerete a volermi bene?" Chiese ancora la bambina, sempre con la fronte corrugata, terrorizzata da tale prospettiva.
"Come potremmo mai smettere di volerti bene?" Domandarono entrambi gli adulti, in coro, con tono semi scandalizzato.

Rassicurata dalle parole dei genitori, la piccola annuì. "Allora sì, mi piacerebbe. Ma deve essere proprio un fratellino? Non una sorellina?"
"Tesoro..." Replicò Candice, soffocando al pelo una risata "In casa ci siamo già io e te come donne... non pensi che se ne arrivasse un'altra papà si troverebbe in netto svantaggio?"
Annuendo di fronte al ragionamento della madre, Camille annuì e le abbracciò la pancia, senza sapere di stare in quel modo abbracciando anche il futuro fratellino.
"Ok, allora va bene anche un fratellino." Affermò finalmente convinta "Come si chiamerà?"

"Ti piace il nome James?"


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Penso che la prossima sarà Alexis o Caroline! Chi preferireste tra le due?
  
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