Anime & Manga > Yuri on Ice
Ricorda la storia  |      
Autore: emme30    27/10/2017    14 recensioni
[Otabek/Yuri]
“Raccontami qualcosa di stupido,” replica, nascondendo una smorfia.
Otabek comincia a discorrere e Yuri serra le palpebre, immaginando che, almeno in quel momento, la lontananza non esista e che il suo ragazzo sia esattamente di fronte a lui, a sfiorargli la fronte con la propria e a baciargli il naso.
Fa fatica ad addormentarsi quella sera, la mente affollata di pensieri e una strana sensazione di malessere nel petto, una che non ha mai provato prima.
Una che gli fa paura.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Far Away, So Close!'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Questa storia fa parte della serie Far Away, So Close! Leggi QUI le altre 


Fight For Us


 

Sono le dieci passate quando Yuri esce dal palazzetto del ghiaccio, la borsa sulla spalla, i piedi doloranti e un’incazzatura bestiale.

E’ da un paio di settimane che ha delle difficoltà con i quadrupli, ma la cosa più frustrante è che non sa neanche perché - nemmeno Victor, Yakov o Lilia sembrano spiegarsi questa situazione. Non ha problemi alle articolazioni, non è successo nulla di particolare da turbarlo, non c’è niente che non vada.

Quei cazzo di salti, però, non gli riescono.

Si allaccia il casco sotto il mento, tira fuori le chiavi della moto dalla tasca e sfila il cellulare dalla borsa per digitare un messaggio.

Esco adesso, ti chiamo tra un quarto d’ora. ho passato una giornata di merda e ho davvero bisogno di parlarti

Il viaggio verso il suo appartamento è tranquillo e lascia che l’aria tiepida di giugno gli rinfreschi un po’ le idee. San Pietroburgo gli piace sempre un sacco all’inizio dell’estate.

Entra in casa sbattendo la porta, accucciandosi per accarezzare la gatta accorsa a fargli le fusa. Abbandona la borsa all’ingresso e si avvia subito in cucina per dare da mangiare a Princess, ignorando il frigo e il fatto che anche lui debba nutrirsi.

Lilia gliela farà sicuramente pagare nei giorni successivi, ma adesso è così infuriato che l’unica cosa di cui ha bisogno è sentire la voce del proprio ragazzo dirgli che ce la farà e che quei salti prima o poi gli riusciranno.

Estrae il cellulare dalla borsa e corruga le sopracciglia quando non ha nessun nuovo messaggio da leggere e Otabek non ha nemmeno visualizzato quello che gli ha mandato poco prima. Avvia la chiamata leggermente irritato, desideroso come non mai di lasciare che la voce calda come il velluto dell’altro lo tranquillizzi.

Il telefono squilla e nessuno risponde.

Yuri riprova a telefonare, ma è al terzo tentativo che realizza che Otabek non gli risponderà mai, dato che probabilmente sta già dormendo. Il che è anche normale, visto il fuso orario e l’ora disumana in cui ha deciso di lasciare il palazzetto del ghiaccio.

Nonostante ciò, Yuri non riesce a non arrabbiarsi ancora di più: in quel momento ha bisogno di Otabek e lui non c’è a calmarlo, a rasserenarlo e a farlo sentire un po’ meno stupido, considerato quanto gli manca.

Va a dormire arrabbiato, a stomaco vuoto e con una terribile sensazione di disagio addosso.
 

*

 

Zhanym scusa! Ieri sera ero così cotto che sono crollato mentre ti stavo scrivendo che stavo andando a dormire! Cosa è successo? Mi spieghi? Chiamami quando ti svegli

Yuri legge il messaggio appena destato, ma si sente ancora così irritato da trovare la forza di rispondergli solo a metà giornata.

Gli manda una nota vocale in pausa pranzo, con un tono di voce incredibilmente stizzito e raccontandogli a spizzichi e bocconi ciò di cui voleva parlargli. Non gli dice nulla di particolarmente dolce o affettuoso; anzi, si trattiene dal rinfacciargli l’assenza della sera prima e lo saluta dicendo che si sarebbero sentiti ad allenamento finito, se fosse riuscito a terminare per tempo.

Quando riprende il cellulare un paio di ore dopo, trova una nota vocale di Otabek dalla durata di quattro minuti. Non appena si accorge di quanto sia effettivamente lunga, diventa rosso. Afferra le cuffie per ascoltarla e, ad ogni secondo che passa dopo aver premuto play, si scioglie sempre di più sulla panchina degli spogliatoi in cui è andato a rifugiarsi.

La voce di Otabek è l’unica cosa al mondo in grado di calmarlo in quel modo: è così dolce e profonda, arriva in ogni minima insenatura del suo cervello e gli infonde una calma che nient’altro è in grado di dargli.

Credo in te zhanym, riuscirai a fare qualunque cosa tu decida di fare, devi solo crederci anche tu

Yuri si morde il labbro quando ode quelle parole e un groppo alla gola annienta tutto il nervosismo che lo accompagna da ormai più di quarantotto ore.

Chiude gli occhi e… Dio, quanto vorrebbe avere Otabek al suo fianco in quell’esatto istante per baciarlo, abbracciarlo e avvertire i brividi lungo la schiena quando gli sussurra in un orecchio quanto lo ama.

Riapre le palpebre, però, ed è solo nello spogliatoio, con Otabek a più di quattromila chilometri di distanza. Sospira, gli digita una replica un po’ striminzita e promette di chiamarlo non appena uscirà dal palazzetto.

Torna sul ghiaccio con il cuore un pochino più leggero, anche se non si sente felice in quel momento.

Gli sembra di avere dentro un vuoto talmente incolmabile che nemmeno le parole di Otabek possono riempire.
 

*

 

“Ehi.” Otabek risponde al secondo squillo e Yuri serra le palpebre nel momento in cui ode la sua voce, raggomitolandosi un po’ di più nel letto.

“Ehi,” replica, facendo un piccolo sorriso che Otabek non può vedere.

“Come è andata oggi?”

“Un po’ meglio di ieri, ma quei cazzo di quadrupli non mi vengono… non riesco a capire perché.”

Otabek rimane in silenzio per un attimo. “Forse potresti provare a metterli da parte per un po’ e riprenderli a mente fresca tra qualche giorno.”

Yuri storce il naso. “Così rischio di peggiorarli,” replica all’istante, molto più acidamente di quanto vorrebbe.

“Non è detto, sai? A me certe volte serve per capire dove sbaglio e come poter-“

“Io però non sono come te, ok?” sbotta Yuri, senza nemmeno farlo terminare di parlare. “Non è che se qualcosa funziona con te, allora deve funzionare anche con me.”

Otabek tace per qualche istante e Yuri vorrebbe maledirsi per essersi rivolto a lui con quel tono.

“Zhanym, qual è il problema?”

Yuri fa roteare gli occhi e avverte la rabbia annidarsi nella propria voce. “Te l’ho detto quale è il cazzo di problema, non mi vengono-“

“Non sto parlando di quello.”

Yuri si morde il labbro e chiude gli occhi, deciso a tenersi per sé ciò che pensa davvero.

Ieri sera avevo bisogno di te e tu non c’eri.

“Sono solo stanco e irritato, è questo il mio problema,” mente, facendo un sospiro e massaggiandosi una tempia. “Ieri notte non ho nemmeno dormito bene.”

“Mi dispiace.” Otabek sembra davvero preoccupato e Yuri vorrebbe tranquillizzarlo dicendogli che non c’è nulla per cui essere dispiaciuti, ma non riesce ad aprire la bocca per comunicarglielo. “Vorrei tanto essere lì con te, così almeno ti passerebbe il malumore e non saresti così incazzato.”

“Magari…” è il mormorio che si leva dalla labbra di Yuri mentre si volta sull’altro fianco.

Otabek non parla per qualche minuto e Yuri riesce lo stesso a percepire tutte le frasi che vorrebbe sussurrargli in quel silenzio.

Mi manchi da impazzire.

Vorrei farti addormentare tra le mie braccia.

Ti amo.

Non gliele dice, però. Non gliele dice mai quando sono così lontani e dovranno stare distanti ancora per troppo tempo. Non gliele dice perché sono parole dolorose quando pensano ai quattromila chilometri che non permettono loro di sfiorarsi o guardarsi negli occhi.

“Hai voglia di chiacchierare ancora un po’?” Otabek lo scuote da quei pensieri malinconici e Yuri si addenta il labbro al suo tono di voce dolce come il miele.

“Raccontami qualcosa di stupido,” replica, nascondendo una smorfia.

Otabek comincia a discorrere e Yuri serra le palpebre, immaginando che, almeno in quel momento, la lontananza non esista e che il suo ragazzo sia esattamente di fronte a lui, a sfiorargli la fronte con la propria e a baciargli il naso.

Fa fatica ad addormentarsi quella sera, la mente affollata di pensieri e una strana sensazione di malessere nel petto, una che non ha mai provato prima.

Una che gli fa paura.
 

*

 

Al quinto quadruplo Salchov che non riesce e lo fa finire con il culo sul ghiaccio, Yakov gli ordina di andare a riposarsi un po’ in panchina.

Yuri ci prova a disobbedirgli e urlargli che lui fa quello che gli pare, ma l’uomo è molto più risoluto di lui e gli sguardi severi di Victor e Cotoletto non lo aiutano a perorare la propria causa.

Si siede sulla panchina con la sua borraccia di Gatorade, un’espressione incazzata e un grugnito insoddisfatto. Il broncio sul suo volto dovrebbe tenere lontano chiunque, eppure Yuri avverte qualcuno sedersi accanto a lui.

Si volta per guardare in modo truce chi abbia avuto la malaugurata idea di disturbarlo, ma, prima che possa cominciare a far uscire insulti dalle labbra, una risata lo coglie di sorpresa.

“Vuoi sapere cosa stai sbagliando?”

Il proprietario di quella voce è un ragazzo alto, più alto di Yuri, con i capelli sul biondo cenere e gli occhi chiari. Ha le spalle larghe, un fisico muscoloso e indossa la tuta della nazionale di Hockey russa. I suoi lineamenti sono affilati e spigolosi, molto simili ai suoi e tipicamente slavi.

A Yuri non piace il suo tono di voce e la confidenza nelle sue parole.

“No,” replica secco. “Ora puoi anche andartene. Grazie, ciao.”

Il ragazzo non si scompone di fronte alla sua maleducazione e si mette più comodo, appoggiandosi al muro e guardandolo con un sorriso sfavillante.

“Non hai sufficiente controllo sui pattini, Plisetsky. Piega le ginocchia un po’ di più prima di saltare, ti darà la forza necessaria.”

Yuri sbuffa. “Santo cielo, che ideona! Non avevo proprio pensato di piegare di più le ginocchia prima del salto. Meno male che sei venuto tu a dirmelo, oh grande salvatore della patria.”

E’ certo che il sarcasmo nelle sue parole sia più che ovvio, ma il ragazzo non sembra offendersi; anzi, scoppia a ridere e lo squadra con un ghigno.

“Santo cielo, ma allora è vero quello che dicono riguardo al tuo carattere di merda.”

“Verissimo,” Yuri annuisce e lo guarda storto. “Ora puoi anche smammare, non ho bisogno dei consigli di uno degli scimmioni dell’hockey.”

Il ragazzo non si alza. “In realtà, ho fatto un sacco di pattinaggio di figura quando ero più piccolo,” commenta, squadrandolo con un sogghigno. “Poi, però, sono rinsavito.”

Yuri si ritrova spiazzato dalla faccia tosta di questo ragazzo: di solito, la gente non gli risponde così a tono.

“Nel senso che quel poco di materia grigia che avevi ti ha in seguito definitivamente abbandonato?” gli dice con un ghigno zuccheroso, fissandolo in quegli occhi chiari.

Il ragazzo lo guarda per un attimo prima di scoppiare a ridere.

“Sono Dmitri,” si presenta poi senza porgergli la mano. “Ma tu puoi chiamarmi Dima.”

“E se volessi chiamarti Levatidalcazzo?”

Il ragazzo ride nuovamente, tuttavia si alza e si sistema il ciuffo di capelli che gli ricade sulla fronte. “Pensa a quello che ti ho detto, Plisetsky, e togliti quella scopa dal culo.”

Yuri rimane interdetto e non riesce a urlargli dietro nessun altro insulto: si limita a fissarlo male e a portarsi la borraccia alle labbra.

Più tardi, una volta che Yakov gli ha dato il permesso di tornare sul ghiaccio, a Yuri passa per la mente quello stupido consiglio. Non che voglia seguirlo, ma è letteralmente disperato e questi salti gli stanno facendo perdere la sanità mentale.

Piega le ginocchia leggermente di più e, per la prima volta quel pomeriggio, atterra sui propri pattini e non sul fondoschiena. Il balzo non è pulito e deve lavorarci ancora un sacco, ma Yuri viene pervaso da così tanta soddisfazione da non riuscire a trattenere un sorriso.

Quando torna in panchina, poco dopo, Dmitri è appoggiato al muro con un ghigno soddisfatto sulle labbra.

Yuri lo ignora e non capisce come mai le guance gli siano diventate così calde.
 

*

 

Quella sera, racconta ad Otabek che forse ha trovato una soluzione al suo problema dei salti.

Tralascia l’incontro con Dmitri e la loro conversazione; gli dice semplicemente di aver provato diversi metodi per ovviare a quella mancanza e che uno di essi ha finalmente funzionato.

Non sa perché lo fa, visto che a Otabek ha sempre raccontato qualunque cosa, ma non riesce a trovare le parole giuste per spiegargli come un totale sconosciuto lo abbia aiutato a risolvere una difficoltà insormontabile che lo affliggeva da un po’.

In fondo, un’omissione non può essere considerata una bugia, vero?
 

*
 

Yuri nota sempre di più la presenza di Dmitri al palazzetto del ghiaccio. Non sa se c’è sempre stato, o il suo esserci costante è dovuto da qualche coincidenza astrale che non conosce; fatto sta che il suo ghigno strafottente è sempre lì a fargli compagnia ogni volta che si prende una pausa.

Dopo qualche giorno, Yuri smette persino di trovarlo irritante.

Dmitri ha un carattere molto simile al proprio: sprezzante e decisamente sfrontato. Si maltrattano di continuo, però la cosa diverte Yuri. Non ha mai trovato nessuno con cui essere così cattivo e che potesse insultare a proprio piacimento senza preoccuparsi delle conseguenze.

A Yuri piace considerarla come una strana amicizia grazie alla quale può sfogare tutte le frustrazioni che in quel periodo sente addosso.

Soprattutto dato che Otabek è così preso dai propri allenamenti da dedicargli pochissimo tempo ogni sera e durante la giornata. Ha una nuova allenatrice che vuole portarlo sul gradino più alto del podio al prossimo Grand Prix e per questo motivo lo sta sfinendo.

Yuri ha notato che Otabek è sempre più stanco, che la sera parlano sempre poco e niente e che anche i messaggi che si scambiano durante il giorno sono diminuiti.

Quando venerdì mattina Yuri si accorge che è una settimana esatta che lui e Otabek non si parlano al telefono, decide di prendere provvedimenti.

Stasera non prendere impegni hai un appuntamento zozzo su Skype con me e sì ho intenzione di fare quella cosa che ti piace tanto

Guarda soddisfatto il messaggio e infila il cellulare in tasca, appagato al pensiero di poter nuovamente sentire Otabek ansimare il proprio nome.

Potrebbe anche essere l’occasione giusta per raccontargli finalmente dell’amicizia nuova di zecca con Dmitri, chissà.
 

*

 

Otabek non risponde al suo messaggio piccante per tutta la giornata e Yuri cerca di non trovare la cosa irritante.

Nonostante ciò, si prepara come si è ripromesso di fare: indossa solo una vecchia felpa che Otabek ha lasciato a casa sua aperta sul davanti, sistema lubrificante e il proprio giocattolo preferito sul comodino, si mette seduto contro la testiera del letto con il computer in mezzo alle gambe e afferra il cellulare per chiamare il proprio fidanzato e ricordargli del loro appuntamento.

Al quinto squillo, finalmente, Otabek risponde.

“Yura, ciao!”

“Alla buon’ora… si può sapere perché non mi hai risposto per tutto il giorno?” Yuri cerca di buttarla sul ridere, ma sa che c’è un po’ di astio nel proprio tono di voce.

“Scusa, non ho neanche visto che mi avevi scritto,” Otabek sembra sinceramente dispiaciuto. “Milena mi requisisce il cellulare durante gli allenamenti, così non mi distraggo. Sto uscendo ora per andare a casa.”

Yuri arriccia il naso udendo il nome dell’allenatrice di Otabek. Non gli sta decisamente simpatica.

“Beh, allora se stai uscendo ti conviene affrettarti, perché-“

“Sì, infatti sono un po’ di corsa, visto che tra poco ho appuntamento con i ragazzi. Ti serve qualcosa?”

A Yuri si blocca il respiro nel petto.

“Esci con i tuoi amici tra poco?”

“Sì, mi hanno trovato un ingaggio per suonare in quel club che mi piace un sacco, sai... quello a cui ti ho portato l’anno scorso sotto Natale. Ti ricordi?”

“Non me lo avevi detto,” Yuri cerca di ingoiare la propria delusione, ma non ci riesce.

“No? Deve essermi sfuggito. Come mai mi hai chiamato, comunque?”

“Niente,” replica Yuri tagliente, abbottonandosi la felpa e decidendo di non nascondere più la rabbia che sente montargli nel petto. “Vai dai tuoi amici, ci sentiamo.”

Otabek, ovviamente, non se la beve.

“Zhanym? Cosa succede? Perché mi hai chiamato?”

“Ti ho detto che non ho nulla! Lasciami in pace e vai dai tuoi amici.”

Otabek, però, non molla, insiste. “Yura, parlami.”

Ed è quello il momento in cui la corda si spezza.

“A che pro? Tanto tu non ci sei per ascoltarmi.”

Otabek rimane in silenzio totale per qualche attimo. Yuri lo sente respirare dall’altro capo del telefono, probabilmente intento ad assimilare ciò che gli ha appena sbraitato contro.

“Per l’amor del cielo, si può sapere che cazzo stai dicendo?”

A differenza di Yuri, Otabek è uno che non impreca mai. Forse è per questo motivo che la parolaccia che giunge al proprio orecchio lo fa infuriare ancora di più.

“La verità? Non te ne frega proprio un cazzo di me e di quello che sto passando,” replica Yuri arrabbiato. “Te ne sei accorto che è una settimana che non ci parliamo al telefono?”

“Certo che me ne sono accorto, come puoi anche solo pensare che non me ne sia accorto?”

“Quindi il tuo ignorarmi è voluto? Grandioso, complimenti Otabek.”

Yuri sa che sta oltrepassando il limite, eppure non riesce a fermare ciò che gli sta uscendo dalle labbra.

“Yura, ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?” Il tono di voce di Otabek è serio e irato. “Mi alleno tutto il giorno e può capitare che la sera io sia stanco e non abbia la forza di sentire te che ti lamenti su qualunque cosa!”

“Però la forza di uscire coi tuoi amici ce l’hai benissimo,” ribatte Yuri velenoso.

Otabek si zittisce per qualche attimo, decisamente ferito.

“La mia vita non gira tutta intorno a te, Yuri.”

Quelle parole, così piene di risentimento e rabbia, smuovono qualcosa dentro a Yuri e fanno male.

“Benissimo,” sussurra piatto. “Vai a fanculo a vivere la tua vita, allora, e lasciami in pace!”

“No, Yura, aspetta, non-“

Yuri non ascolta il resto di ciò che vuole dirgli Otabek: gli chiude il telefono in faccia e lo lancia in fondo al letto, raggomitolandosi su se stesso e nella grossa felpa che ha indosso.

Ha esagerato, lo sa benissimo, tuttavia non riesce a sentirsi in colpa; le parole di Otabek gli hanno fatto veramente male. Lo sa che la vita del proprio fidanzato non gira attorno a lui, lo sa che hanno entrambi un sacco di altre cose a cui pensare, lo sa che la loro storia è nata in modo difficoltoso e ha bisogno di tanta pazienza da parte di entrambi.

Pazienza, comprensione e compromessi. Le regole base, insomma.

Al momento, però, Yuri non ha voglia di pensare a nessuna di quelle tre cose.

Mette a posto tutto ciò che aveva preparato per la loro serata, sentendosi sempre più triste ad ogni attimo che passa. Si toglie la felpa di Otabek di dosso con rabbia e la lascia abbandonata sul pavimento di camera sua, infilandosi in uno dei propri pigiami e rintanandosi sotto le coperte insieme a Princess, la quale lo ha raggiunto nel frattempo.

Lascia che le lacrime gli righino le guance, protetto dall’oscurità e dal piumone, e si chiede per quanto ancora quei quattromila chilometri li faranno soffrire così tanto e così intensamente.

Il suo cellulare vibra di continuo sul comodino, ma Yuri non risponde a nessuna delle chiamate di Otabek e non visualizza nessuno dei suoi messaggi.

Volge le spalle al proprio telefono e si addormenta addolorato e incredibilmente solo.
 

*

 

Sabato mattina, Yuri si ritrova venticinque chiamate senza risposta e trentaquattro messaggi da parte di Otabek.

Li legge tutti, però non risponde a nessuno di essi. Si sente ancora tradito e offeso in modo assurdo dalla litigata della sera precedente.

Passa il sabato nello studio di Lilia, ignorando il cellulare, le chiamate di Otabek e quelle di Victor e Yuuri, i quali cercano invano di convincerlo a replicare al ragazzo.

La domenica mattina decide di schiarirsi un po’ le idee recandosi al palazzetto del ghiaccio. E’ stupito dal trovare lì Dmitri, intento ad allenarsi con la propria squadra. Il ragazzo è stranamente cordiale con lui, nonostante Yuri sia addirittura più scazzato del solito, e lo invita a fare un po’ di allenamenti sui pattini con loro.

Non avendo niente da perdere o da fare, Yuri acconsente, dimostrando comunque una buona dose di scetticismo davanti al ghigno soddisfatto di Dmitri.

Si aspetta di annoiarsi per tutto il tempo e di odiare ancora di più quello sport, ma deve ricredersi al primo sorriso che fa quando un compagno dell’amico lo elogia per il recupero del dischetto che ha appena fatto.

Yuri non lo avrebbe mai detto, eppure l’hockey sul ghiaccio è divertente e riesce a non farlo pensare a nulla per almeno un paio d’ore. Beh, di sicuro gli toglie Otabek dalla mente per un bel po’ di tempo.

Si sta cambiando per tornare a casa nel momento in cui Dmitri lo raggiunge, dandogli una piccola spallata.

“Sai, Plisetsky, quando ti ho conosciuto pensavo fossi un coglione pieno di te... un enorme pallone gonfiato, insomma.”

Yuri fa una smorfia. “E quindi?”

“Beh, sei ancora un coglione,” Dmitri ridacchia. “Però sei anche divertente.”

La risata che gli esce dalle labbra è genuina e Yuri non ha idea di come l’altro sia riuscito a strappargliela. Dmitri gli dà un’altra piccola spallata e poi gli fa l’occhiolino. “Ci vediamo, Yura.”

La risposta a tono che vorrebbe dargli gli muore sulle labbra: solo una persona al mondo lo chiama in quel modo e quella persona non è Dmitri.

Afferra il cellulare e legge l’ultimo dei centocinquanta messaggi che Otabek gli ha mandato.

Zhanym, ti prego, rispondimi, ho bisogno di parlare con te

Yuri abbandona il cellulare nella borsa e si avvia verso casa, cercando disperatamente di scacciare quella profonda sensazione di disagio.
 

*

 

Dopo aver contemplato il numero di Otabek per un’infinità di tempo, Yuri decide che è arrivato il momento di chiamarlo.

Si porta il cellulare all’orecchio e attende un singolo squillo prima di udire la voce del fidanzato.

“Yura,” è il sussurro roco con cui lo saluta e Yuri strizza gli occhi a quel suono: gli è mancato da morire.

“Ehi,” mormora, rannicchiandosi su se stesso sul letto e accarezzando Princess.

Cala un silenzio teso tra i due e Yuri è terrorizzato dall’idea che qualcosa possa essersi rotto per sempre.

“Mi dispiace...” Otabek sembra distrutto dall’altro capo del telefono. “Mi dispiace averti detto quelle cose, è un periodo davvero stressante per me e non ho pensato potesse esserlo pure per te. Io non avevo intenzione di ferirti.”

Yuri si tortura il labbro e non sa bene come rispondere; alla fine, sospira e opta per la verità, anche se è così dannatamente complicata.

“Dispiace anche a me. Non devo pretendere che la tua vita giri intorno a me, non è così che deve andare e tu devi avere anche altre cose.”

“Yura, non è-“

“E’ solo che mi manchi così tanto,” Yuri lo interrompe e si lascia scappare un singhiozzo. Otabek non replica al suo tono di voce così disperato e alle sue lacrime.

“Non riesco a dare il meglio di me e ti sento così distante che…” Yuri sospira. “Mi sembra che non ci sia nulla che stia andando nel verso giusto e odio ‘sta cazzo di distanza.”

“Anche tu mi manchi, mi manchi da morire.”

Quelle parole fanno forse più male di tutto il silenzio che c’è stato tra loro in quei due giorni.

Passano il resto della serata a mormorarsi tutte quelle parole che non vogliono mai dirsi, ignorando il dolore di non potersi toccare e guardare negli occhi e accettando ancora una volta e con tanta frustrazione tutti i chilometri che li separano.

Quando chiude la chiamata, però, Yuri non è soddisfatto o contento: non gli sembra affatto di aver messo i pezzi a posto.

L’unica sensazione che prova è solitudine.
 

*

 

Le cose continuano a non essere il massimo con Otabek nei giorni seguenti. Sono entrambi molto cauti, Yuri cerca di parlare pochissimo dei propri problemi e prova ad essere il meno aggressivo possibile. Percepisce ancora del rancore, ma non se lo sa spiegare. Otabek non sta facendo nulla di male e si è scusato a profusione per ciò che gli ha detto.

E’ strano e Yuri si sente a disagio, ma è consapevole che non ci sia nulla che possano dirsi per risolvere la faccenda.

Ci vorrebbe un bacio.

Ecco, forse con un bacio le cose tornerebbero a posto.

Ci pensa su mentre si sta cambiando per tornare a casa. E’ venerdì sera e Otabek lo ha già informato che uscirà con gli amici, ma che il giorno dopo potranno passare tutte le ore al telefono che desiderano. Yuri si ritrova a pensare che potrebbero anche vedersi su Skype e rilasciare così un po’ di tensione, visto che è una vita che non si guardano negli occhi. Perfino quell’azione così semplice gli manca da morire.

“Plisetsky, stai andando via?”

Yuri alza lo sguardo dalla propria borsa e incontra gli occhi chiari di Dmitri, il quale gli sta andando incontro con un ghigno. Annuisce e si alza, stiracchiandosi.

“Io e i ragazzi andiamo a bere qualcosa nel pub qua di fronte, ti va di unirti a noi?”

Yuri è stanco e non ne ha proprio voglia.

“No, ci vediamo,” replica risoluto, avviandosi verso l’uscita.

“Che c’è? Il tuo ragazzo non ti fa uscire con altra gente?”

Yuri si volta e lo guarda in cagnesco. “Che cazzo c’entra il mio ragazzo, adesso?”

Non è un argomento di cui vorrebbe parlare con Dmitri, soprattutto vista la situazione delicata tra lui e Otabek.

Lui scrolla le spalle. “Pensavo che non fossi uno a cui piacesse avere il guinzaglio al collo.”

“Che rompipalle che sei,” sbotta Yuri, alzando gli occhi al cielo e avvicinandosi a lui. “Ma un giro solo... sono in moto.”

Dmitri sembra piacevolmente soddisfatto dalla sua risposta e si avviano fuori dal palazzetto del ghiaccio, chiacchierando del più e del meno e insultandosi molto poco velatamente.

Un giro solo diventano due, poi tre, poi quattro e poi… Yuri perde il conto.

E’ brillo e percepisce con chiarezza lo stordimento dell’alcol in testa, eppure non riesce a smettere di ingurgitare i bicchierini che Dmitri gli offre e di ridere sguaiatamente ad ogni battuta stupida.

Il suo amico è quasi sobrio a confronto ed è per questo motivo che Yuri è costretto a lasciargli le chiavi della moto e farsi portare a casa da lui. Si stringe al suo corpo massiccio e ringrazia l’aria pungente della sera che non lo fa addormentare strada facendo. Una parte del suo cervello gli sta urlando che una situazione simile è stupida e immatura in modo incredibile, ma quella annebbiata dall’alcol lo tranquillizza sul fatto che andrà tutto bene.

Dmitri parcheggia la moto sotto il suo palazzo e Yuri scende barcollando. Il ragazzo lo afferra subito per un fianco in modo da aiutarlo ad arrivare al suo appartamento. Yuri vorrebbe ringraziarlo, ma gli dà fastidio come le sue mani lo stringano e lo premano contro di lui.

Non vuole stargli così vicino.

“Beh, grazie,” borbotta una volta arrivati alla porta di casa. “Ora te ne puoi anche andare.”

Dmitri sembra non ascoltarlo: lo prende per una spalla e lo fa indietreggiare fino a che la sua schiena non tocca il muro. Yuri lo guarda negli occhi e tutta l'ebbrezza gli scivola via dalle membra non appena il ragazzo fa un passo avanti e lo blocca contro la parete.

Yuri vorrebbe dirgli qualcosa, farlo indietreggiare e urlargli di levarsi dal cazzo, ma la lingua impastata di vodka è troppo pesante nel palato, le parole gli rimangono impigliate in gola e Dmitri è così vicino che ormai gli sta respirando sulle labbra.

Ha gli occhi spalancati nell’istante in cui il giovane lo bacia e gli si insinua nella bocca con la lingua. Il cuore gli batte nel petto all’impazzata e il cervello gli sta trasmettendo la consapevolezza che quelle labbra che lo stanno baciando non sono quelle di Otabek, dell’unica persona che vorrebbe premuta contro di sé.

Con l’ultimo briciolo di forza che gli è rimasta, lo spinge via arrabbiato e ferito, tutto a un tratto perfettamente sobrio.

Dmitri non si scompone davanti alla sua reazione; si lecca le labbra, gli fa l’occhiolino e gli dà le spalle per andarsene.

Yuri apre in fretta la porta del proprio appartamento, entra in casa e si lascia cadere sul pavimento. Una mano va a coprire le labbra che sanno di vodka e di qualcun altro, mentre un incredibile senso di colpa gli sta mangiando le viscere.

E’ in quell’esatto momento, seduto sul pavimento dell’ingresso con due grosse lacrime che gli segnano le guance e il sapore di un altro uomo in bocca, che Yuri capisce di aver rovinato tutto.
 

*

 

Dopo il sabato mattina più brutto della propria vita, passato per metà a disperarsi e l’altra a vomitare, Yuri decide di chiamare Otabek e raccontargli tutto.

Potrebbe dirgli una bugia, potrebbe omettere quello che è successo, potrebbe far finta di nulla.

Potrebbe farlo.

Ma Yuri non riesce neanche a concepire l’idea di nascondere una cosa così grande ad Otabek, una cosa che lo ha scombussolato così tanto e che gli ha fatto passare la notte a piangere disperato nella solitudine di casa propria. Otabek è sempre stato onesto con lui, non si merita le sue bugie.

Avvia la chiamata con le dita che tremano, cercando di contenersi.

“Ehi, Yura,” Otabek risponde quasi subito e con una voce così traboccante d’amore che a Yuri torna la nausea nei confronti di ciò che ha fatto.

“Ti devo parlare,” dice subito senza salutarlo o altro, certo che il proprio tono di voce sia allarmato.

“Cosa è successo?” La preoccupazione di Otabek, se possibile, lo sconforta ancora di più.

“Ho… ho fatto una cazzata e adesso mi odierai e non vorrai parlarmi mai più.”

Otabek non risponde subito. “Zhanym… cosa è successo?”

Yuri prende un bel respiro e comincia a parlare. “Un paio di settimane fa ho conosciuto un tipo… questo ragazzo della squadra di hockey, un coglione di prim’ordine che mi sta davvero sul cazzo. E… e siamo diventati amici, più o meno, nel senso che ha cominciato a starmi un pochino più simpatico e ieri sera…” Yuri deglutisce a vuoto, improvvisamente si sente la gola secca. “Sono uscito con lui e dei suoi amici e ho alzato un po’ troppo il gomito, quindi mi ha portato a casa lui e… quando… mi ha lasciato davanti al mio appartamento mi ha…”

Fa una pausa, ma dall’altro lato del telefono non ode neanche Otabek respirare. “Mi ha baciato,” continua, sentendo fisicamente dolore nel pronunciare quelle parole. “Ma non ha significato nulla, mi ha fatto davvero schifo e non ho neanche ricambiato, te lo giuro. L’ho spinto via e non… non è… non è stato… non voleva dire nulla.”

Yuri avverte le lacrime bagnargli le guance e il silenzio di Otabek è quasi assordante.

“Beka, ti prego, dì qualcosa.”

“Perché non mi hai mai raccontato di questo ragazzo?”

Il tono di voce di Otabek non è dolce come il miele, è aspro e inconfutabilmente ferito.

“Io… non lo so… è un po’ che non va bene tra noi e pensavo… non mi sembrava una cosa importante… avevamo altre cose di cui occuparci e non… non pensavo ci stesse provando con me!”

Otabek non spiaccica parola e Yuri non si è mai sentito peggio in vita propria. Vorrebbe averlo davanti a sé per stringerlo, baciarlo e fargli capire che lui è l’unico, sempre e comunque.

Però Otabek è lontano e non può vedere quanto i suoi occhi verdi siano pieni di dolore.

“Io… devo andare,” dice Otabek roco e con la voce bassa. Mai Yuri lo ha sentito così distante.

“No, Beka, per favore... parlami, insultami, ma non mettere giù!”

Ci prova a non interrompere la chiamata, però la voce dell’altro non gli lascia altra scelta.

“Ho bisogno di pensare. Ci sentiamo, Yuri.”

E la telefonata termina così. Yuri stringe forte il proprio iPhone muto e chiude gli occhi pieni di lacrime.

Il terrore di aver distrutto tutto è così grande da immobilizzarlo su quel letto, coi singhiozzi che lo scuotono e la consapevolezza di aver perso Otabek per sempre che gli fa a pezzi l’anima ad ogni secondo che passa.
 

*

 

A Yuri sembra di essere spaccato a metà.

Si sente in colpa e, allo stesso tempo, è arrabbiato con praticamente chiunque, perfino Otabek.

Otabek che è lontano, che fa ogni volta le cose nel modo giusto, che sono due giorni che ignora le sue chiamate e i suoi messaggi. Otabek che ha sempre avuto la frase per farlo stare meglio, che lo ha sempre fatto addormentare la sera con le parole giuste, che lo ha fatto sentire amato e parte di qualcosa di grande.

Se deve essere sincero, però, odia più se stesso per aver ferito Otabek. Anche se lui quel bacio non lo voleva e non prova nulla per Dmitri. Riconosce le proprie colpe e vorrebbe tirare una testata contro il muro ogni volta che ci pensa.

Ovvero, continuamente.

Passano tre giorni interi di chiamate perse e messaggi senza risposta prima che Otabek finalmente replichi.

Chiamami stasera, dobbiamo parlare.

Non lo chiama zhanym, non gli dice che lo ama. Yuri non riesce più a fare neanche mezzo salto quel pomeriggio, facendo preoccupare persino Yuuri e Victor, i quali lo prendono da parte ed esigono una spiegazione per quel comportamento.

Yuri è forte, sprezzante degli altri e indipendente, però non riesce più a tenersi tutto quanto dentro.

Confessa loro cosa è successo fissando la punta dei pattini e, quando finisce di parlare, succede qualcosa che non si aspetta. I due uomini lo guardano con apprensione e provano a tranquillizzarlo.

“Otabek ti ama più di quanto immagini, non saranno queste difficoltà a separarvi,” gli dice Victor in un modo per nulla irritante.

“Probabilmente dovrete solo chiarirvi... avrete del lavoro da fare, ma è un problema che potete superare,” aggiunge Yuuri, stringendogli poi il braccio e facendogli un sorriso.

Quelle parole riescono a calmare un po’ il suo cuore preoccupato fino a quando quella sera non chiama Otabek, proprio come gli ha chiesto.

“Ehi,” risponde alla telefonata quasi subito e Yuri chiude istintivamente gli occhi a quel tono così calmo e profondo.

“Ciao, Beka,” dice, raccogliendo le gambe al petto e allungando una mano ad accarezzare Princess. “Come stai?” domanda cauto, cercando di sembrare rilassato e sicuro di sé.

“Stanco,” replica con un sospiro. “Milena mi ha distrutto oggi.”

“Sei riuscito a perfezionare il programma libero?”

“Quasi, devo decidere ancora un paio di passi e salti.”

Sono chiacchiere vuote, Yuri lo sa benissimo, ma è così terrorizzato da ciò che potrebbe venire dopo da non poterne fare a meno.

“Yuri, dobbiamo parlare.”

Otabek non lo chiama Yura. Non lo chiama zhanym. Non lo chiama amore. Yuri ingoia aria a vuoto.

“Yuri? Che fine hanno fatto i soprannomi che mi dai di solito?” cerca di alleggerire la tensione, però proprio non ci riesce.

“Non mi pare il caso.”

“Beka, te lo giuro, non ha significato nulla, io amo-“

“Io e te dovremmo prenderci una pausa.”

No. Non è possibile.

“No,” esala con un filo di voce. “Beka, no.”

“Yuri, lo so che è una cosa difficile da digerire, ma… è la cosa migliore.”

“Per chi?” chiede furioso. “Per te? Per me? Perché, porca puttana, questa non potrebbe mai essere la scelta migliore per me!”

“Ascoltami solo un secondo-“

“No!” Yuri sta stringendo così forte il cellulare tra le dita da avere male alle nocche. “Non ti ascolto se dici emerite cazzate!”

Otabek rimane in silenzio per qualche attimo prima di sospirare.

“Io ti amo, Yuri,” sussurra con quel tono di voce ricolmo di amore che usa solo per lui. “Però questo non basta a risolvere tutti i problemi della nostra storia.”

“Ma io e te stiamo bene!” prova a replicare Yuri, perfettamente cosciente del fatto di dire una bugia.

“Non è vero e lo sai benissimo. I problemi c’erano già prima che quel tipo ti baciasse e posso assicurarti che non sono arrabbiato per quello. Non eri in te, non è colpa tua.”

Yuri vorrebbe sentirsi rassicurato, tuttavia le parole di Otabek pesano troppo.

“E allora perché vuoi lasciarmi?”

“Non voglio lasciarti. Quello che ti sto chiedendo è di prenderci un po’ di tempo per capire di cosa io e te abbiamo bisogno veramente.” Otabek prende un respiro profondo. “Ho bisogno di tempo per pensare a cosa fare e se tu ed io possiamo andare avanti insieme nella stessa direzione, Yuri.”

“Ma io-“

“E tu hai bisogno di tempo per capire se una storia a distanza con me è quello che vuoi davvero, o se, magari, ciò di cui hai bisogno è qualcuno che non viva a quattromila chilometri di distanza e possa baciarti solo quattro volte l’anno.”

Le parole di Otabek non hanno senso, lo stanno facendo soffocare.

“Io ho bisogno di te, Beka, lo sai.”

Otabek abbozza una risata dall’altra parte della chiamata. “No, Yuri, purtroppo non lo so… e non lo sai nemmeno tu. Sei così assuefatto alla mia presenza che potresti non renderti conto che, in realtà, è di ben altro che hai bisogno.”

Yuri avverte le lacrime bagnargli le guance e gli sembra di trovarsi in un incubo, uno di quelli che ti fa svegliare sudato e con il magone.

“Ma io ti amo…” mormora debolmente, come se non ci fosse nulla di più importante di quelle parole. Mai si è sentito così debole e vulnerabile.

“Anche io,” gli risponde Otabek. “A volte, però, non basta,” continua, lasciando cadere la voce di un’ottava e permettendo a Yuri di percepire il dolore dietro quella scelta tanto coraggiosa quanto irragionevole.

Gli dice ancora qualcosa Otabek, tuttavia Yuri non lo registra. Risponde a monosillabi, provando a non crollare finché sono al telefono, stringendo i denti e facendo finta che tutto ciò non sia vero, che sia solo un brutto sogno.

E’ quando la chiamata si conclude che Yuri realizza che è successo davvero e da questa realtà non può svegliarsi.
 

*

 

A Yuri basta una settimana per rendersi conto che lui non può proprio vivere senza Otabek.

E’ un professionista, quindi il suo rendimento sul ghiaccio non ne risente particolarmente, eppure sono le piccole cose che gli fanno capire che ciò di cui ha davvero bisogno è qualcuno che lo ami nello stesso modo intenso e appagante in cui lo ama Otabek. E, più precisamente, che quel qualcuno sia a tutti gli effetti il suo Otabek.

Ha bisogno delle sue foto a metà pomeriggio per sorridere, delle sue sdolcinate note vocali, del suo messaggio di buongiorno la mattina per cominciare la giornata con la consapevolezza che esista qualcuno così profondamente innamorato di lui da dedicargli un pensiero appena sveglio.

E, per quanto gli manca sentirsi amato da Otabek, ciò che proprio non riesce a estirpare è il bisogno assoluto di ricambiare tutto quel sentimento e amare quel meraviglioso kazako come si merita.

La notte, quando si obbliga a non piangere e a credere che lui ed Otabek torneranno ad essere quelli di prima, si perde nei ricordi e in tutto quello che hanno passato insieme. Pensa alla loro prima vacanza in Giappone, a quando Otabek gli ha presentato la sua famiglia, alle innumerevoli notti trascorse a fare l’amore.

Rammenta tutto e, mentre si asciuga le lacrime, si chiede se torneranno mai ad essere così felici.
 

*

 

Sono passate due settimane dall’ultima volta che Yuri ha sentito Otabek ed è sicuro di essere sul punto di crollare.

Sa che all’apparenza non è cambiato nulla: nessuno al palazzetto gli ha fatto domande o ha notato che il suo già pessimo carattere è peggiorato. Victor, Yuuri e Yakov sono gli unici che sono a conoscenza della situazione che sta vivendo, però nemmeno uno tra loro ha azzardato ad avviare un discorso a cuore aperto con lui.

Yuri, in fondo, non ha bisogno di nessuno.

Dmitri ha provato a parlargli più di una volta, però Yuri ha ignorato completamente ogni sua singola occhiata o parola fino a quando l’altro non ha smesso di importunarlo e lo ha lasciato solo nel suo mutismo.

E’ un altro venerdì pomeriggio e Yuri sta ormai terminare di perfezionare il programma libero. I salti ancora gli danno problemi, ma c’è tempo da qui all’inizio della stagione competitiva per trovare un modo per riuscire a migliorare quei maledetti quadrupli.

Yakov gli sta spiegando gli accorgimenti che deve prendere per evitare sbavature, ma Yuri non lo sta ascoltando. Allaccia più stretti i pattini e ignora Victor e Yuuri che stanno discutendo in giapponese accanto a lui. Sembra siano emozionati per qualcosa - Yuuri sta agitando il proprio cellulare di fronte alla faccia di suo marito -, tuttavia Yuri non ha la forza o la voglia di intromettersi. Negli ultimi tempi gli stanno decisamente troppo appiccicati e non ha bisogno di ulteriori attenzioni.

Si passa una mano tra i capelli e si sfila la felpa dalle spalle, annuendo disinteressato a Yakov e ignorando qualunque cosa gli abbia appena finito di dire.

Pattina verso il centro della pista, si mette in posizione e aspetta che partano le note del pezzo sul quale eseguirà il suo numero. Chiude gli occhi per concentrarsi meglio ed isolarsi.

Un urlo squarcia il silenzio un secondo prima che parta la melodia e Yuri crede di morire.

Davai!”

Si volta verso il punto da cui ha udito provenire quella voce così calma e profonda e si porta le mani a coprire la bocca spalancata dalla sorpresa.

Otabek è lì, lì nel palazzetto, lì a guardarlo con gli avambracci appoggiati alla ringhiera, lì a sorridergli.

Lì per lui.

La musica parte, ma Yuri non la sente, non registra nulla che non sia il fatto che Otabek è a San Pietroburgo e lo sta guardando con uno sguardo così pieno d’amore che potrebbe ucciderlo se solo volesse.

Non si rende conto di pattinare nella sua direzione finché Otabek non si sposta verso il punto in cui il ghiaccio incontra la pedana di cemento con le braccia allargate.

Tre secondi dopo, Yuri gli si getta praticamente addosso, facendolo indietreggiare. Allaccia le braccia attorno alle sue spalle e affonda la faccia nel suo collo, inspirando il suo buon odore e la sensazione di casa che solo Otabek è in grado di donargli.

Un singhiozzo lo scuote quando avverte Otabek stringerlo con identica intensità.

“Sei qui,” gli dice con un sussurro distrutto. “Sei qui, Beka.”

Avverte Otabek sussultare con una piccola risata. “Sono qui,” lo rassicura con un tono dolce e tranquillo.

Rimangono abbracciati per quelle che a Yuri sembrano ore e quasi non vuole lasciarlo andare quando Otabek prova a ritrarsi. Stacca il volto dal suo collo e cerca quelle iridi scure in cui tanto ama perdersi.

Vorrebbe baciarlo, però non sa se può farlo.

“Possiamo parlare?” chiede Otabek, fissandolo serio.

Yuri annuisce e dietro di sé ode forte e chiaro Yakov comunicargli che ha finito per la giornata e può tornare a casa.

Otabek lo accompagna negli spogliatoi nel più completo silenzio e aspetta senza fretta che Yuri si cambi e raccolga le proprie cose. Escono dal palazzetto l’uno vicino all’altro e Yuri quasi rimane spiazzato nel vedere che sulla sua moto c’è un casco che conosce bene.

Otabek lo afferra per metterselo e si volta nella sua direzione. “Mi fai guidare?”

Yuri è confuso, tuttavia annuisce, lanciandogli le chiavi e intrappolando i capelli biondi sotto il proprio elmetto. Salgono in moto e Yuri ha quasi timore di fargli la domanda che gli sta bruciando sulle labbra.

“Posso tenermi a te?”

Otabek annuisce e Yuri non perde tempo. Aderisce completamente alla sua schiena e inspira a pieni polmoni l’odore di Otabek, beandosi di tutte le meravigliose sensazioni che è in grado di provocare al suo sistema nervoso.

Ci mette un po’ per capire che non stanno andando verso il suo appartamento. Non fa domande, comunque: ha il terrore di rovinare tutto un’altra volta.

Otabek ferma la moto sotto il palazzo in un quartiere non particolarmente lontano da dove vive Yuri, eppure non fornisce alcuna spiegazione a riguardo. Si limita a levarsi il casco e a fargli cenno di seguirlo.

Yuri gli va dietro senza fare domande, lo guarda e basta, spaventato dall’idea che possa trattarsi di un sogno.

Escono dall’ascensore e Otabek si avvia verso la porta in fondo al corridoio. Tira fuori un paio di chiavi dalla tasca e apre l’uscio, confondendo ancora di più Yuri.

Fanno il loro ingresso nel piccolo appartamento spoglio, posano i caschi su un mobile all’entrata e Yuri abbandona la propria sacca all’entrata, seguendo Otabek per i vari vani.

“Cucina, bagno, sala e…” Otabek spalanca la porta di una stanza e si avvia verso le finestre per tirare su la tapparella. La luce illumina il letto e delle grosse valigie accanto ad esso.

Yuri avverte il cuore battere più veloce, ma non ha il coraggio di sperare che sia davvero come i propri pensieri gli stanno suggerendo. Otabek non può averlo fatto sul serio.

Cerca i suoi occhi e lo guarda tremante.

“Cosa vuol dire tutto ciò?”

Otabek fa un piccolo sorriso. “Ti piace il mio nuovo appartamento?”

Yuri si sente mancare l’aria nei polmoni.

“Mi sai prendendo per il culo?”

Otabek scuote il capo e fa un passo verso di lui, prendendogli le mani e stringendole tra le proprie.

“Ti avevo chiesto del tempo e ti sono grato per avermelo dato, perché era esattamente tutto ciò di cui avevo bisogno per capire come portare avanti la mia vita.”

Yuri deglutisce, non sapendo bene cosa dire.

“Ho capito che una vita senza di te proprio non voglio viverla. Visto che, però, la distanza stava distruggendo tutto… ho risolto la faccenda.”

“Beka…”

“Ho licenziato Milena, i suoi metodi mi stavano letteralmente facendo impazzire. Ho contattato un vecchio amico del mio ex allenatore disposto ad allenarmi qui a San Pietroburgo. E poi ho cercato casa. Il resto delle mie cose e la moto arriveranno in settimana, credo. Si è occupata di tutto Shinar, quindi non si sa mai.”

“Otabek…”

“Lo so che è una scelta azzardata, ma sento che è quella giusta,” sorride e Yuri è totalmente sopraffatto dall’emozione. “Sempre se mi vuoi ancora, Yura,” continua, accarezzandogli poi il mento e guardandolo con dolcezza. “Lo so che ti ho fatto soffrire un sacco in questo periodo, forse avrei dovuto parlarne con te prima di trasferirmi qui, però era qualcosa che dovevo-“

Otabek non riesce a finire di terminare il proprio concetto: Yuri si avventa contro la sua bocca per baciarlo come non può fare da mesi. Chiude gli occhi, si bea del suo sapore e, finalmente, tutti i pezzi tornano al loro posto.

Stringe Otabek a sé e respira a pieni polmoni tutto l’amore che il suo ragazzo riversa in quel bacio, mentre lui gli porta una mano tra i capelli.

Yuri si stacca da lui e fa combaciare la fronte con la sua.

“Mi sei mancato così tanto, Beka. Pensavo di impazzire,” mormora prima di unire le labbra di nuovo con le sue.

“Anche tu, Yura,” replica Otabek tra un bacio e l’altro. “Non sai quanto…”

Si baciano fino a quando Yuri non avverte il bisogno di dare voce a quelle domande che gli stanno affollando la mente.

“E se dovessi pentirti? E se fosse la scelta sbagliata? E se non funzionasse?”

Otabek sorride e gli accarezza la guancia. “Preferisco pentirmi di aver fatto troppo piuttosto che rimpiangere l’occasione di passare la vita con te.”

Yuri si chiede se sia possibile amare qualcuno così tanto da volersi strappare il cuore dal petto per offrirlo in segno di completa e totale devozione.

Non che il suo cuore sia mai stato di qualcun altro, in fondo.

Si ritrovano spalmati sul materasso senza lenzuola o copriletto, a rimuoversi i vestiti in fretta e a ignorare il tempo che scorre al di fuori di quelle finestre opache. Yuri si perde negli occhi di Otabek e Otabek glielo lascia fare.

Dopo così tante notti insonni a ricordare e immaginare quei momenti, Yuri quasi si mette a piangere non appena Otabek si immerge nel suo corpo caldo. Ignora il dolore e stringe a sé il proprio ragazzo, senza mai lasciare il suo sguardo.

Si ritrovano a fare l’amore abbracciati, Yuri seduto in grembo ad Otabek. Si muovono lentamente, con le labbra appiccicate e i respiri vicini, come se si trovassero in un mondo a parte in cui non esiste nient’altro oltre a quel letto e quei sospiri.

Otabek lo stringe e Yuri capisce che quell’abbraccio, quelle labbra e quegli occhi sono l’unica cosa di cui avrà mai davvero bisogno.

Viene quando ode Otabek sussurrargli zhanym contro un orecchio, quel soprannome così semplice che è sempre stato dedicato solo a lui. Per Yuri non esisterà mai alcuna dichiarazione più sincera e vera di quella singola parola.

Si ritrovano stretti e abbracciati su quel materasso che adesso ha il loro odore. Yuri gli bacia il naso e sorride, felice come mai è stato in vita sua.

Alla fine, è bastato davvero solo un bacio per far tornare le cose a posto e intraprendere una nuova, entusiasmante e ignota avventura.

Yuri guarda Otabek e non vede l’ora di prenderlo per mano e percorrerla insieme a lui.



 
Spero davvero che questa storia vi sia piaciuta, ci ho messo il cuore a scriverla in fondo un po' di angstino ci sta sempre bene, no? ❤
Questa in realtà è la storia che un po' "conclude" la serie che ho iniziato con la dichiarazione nei petali di ciliegio, però in mezzo ci sono ancora un sacco di altri momenti che voglio scrivere e raccontare, quindi mi troverete sempre qui a pubblicare Otayuri ❤


Beta reading: Ilaria
Mi trovate anche su facebook:
 PROFILO | PAGINA AUTORE
   
 
Leggi le 14 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: emme30