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Autore: Light Clary    27/10/2017    1 recensioni
[Fantasia]
"Mi chiamo Iris e oggi raggiungo la mia maggiore età.
Il che vuol dire andarsene da questo monastero in cui sono stata costretta a rimanere per tutta la vita a causa della morte di mia madre avvenuta subito dopo il parto.
Dovrò cavarmela da sola in un mondo che non conosco. Ma non prima di aver sistemato un conto in sospeso. Avere delle risposte sulla persona che in una notte lontana mi ha donato una chiave in grado di aprire i portali attraverso ogni opera sia mai stata scritta.
Non dico che entrare nei libri sia un'esperienza spiacevole. E' bello avere amici in un mondo immaginario anziché venire disprezzati in quello reale.
Ma non è piacevole che qualcuno brami sempre di ucciderti pur di ottenere questa chiave.
Ripeto. Oggi vado via. Inizio il mio viaggio nella vita reale. Divento adulta.
Quindi solcare il confine tra realtà e magia non dovrà più essere di mio interesse"
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Dayana mi ha lasciata in una stanza non del tutto vuota. Deve aver vissuto qualcun altro qui prima di noi. Le pareti sono tappezzate da quadri e poster di film che non ho mai visto. Sulla scrivania è presente un vecchio computer e dei fascicoli impolverati. Il materasso posto vicino alla finestra dalle tende rosse, è coperto solo da un lenzuolo blu. Senza cuscino. Probabilmente si trova nell’armadio dalle ante rosa. Lo apro confermando l’ipotesi. Due paia di piumoni sono impilati sotto due cuscini che non hanno la federa. Vabbè, non è ancora ora di andare a letto. Mi adatterò quando sarà il momento.
Chiudo l’armadio e mi dedico invece a dare uno sguardo alla mensola dove sono presenti alcuni libri. Sono stati la prima cosa ad attirare la mia attenzione. Siccome sono mezzi di retro non riesco a leggerne i titoli. Poggio la valigia al muro e con un balzo riesco ad afferrare il primo.
Inorridisco.
After di Anna Todd.
A sto punto suppongo che gli altri libri siano le continuazioni. Lo rimetto a posto con una smorfia. Possibile che ormai libri seri non siano quelli più venduti?
Sobbalzo quando la trillante voce di Dayana sbircia dalla porta con un phon in mano.
-Allora ti piace la tua stanza? – domanda in fervore.
-Molto carina – e lo penso sul serio.
-Vieni che ti mostro il resto della casa – dice spegnendo per un attimo l’asciugacapelli.
Mi fa fare un tour veloce dell’appartamento e nel mentre si infila canottiera e maglietta a righe.
Il corridoio non è molto lungo. Mi indica la sua stanza che è proprio di fronte alla mia. Alla destra della sua c’è quella di Randall, l’unico maschio.
-Tranquilla, ha un bagno incorporato alla stanza- mi rassicura Dayana riferendosi a quando la mattina dovremo darci i turni per lavarci.
La cucina è abbastanza spaziosa. Sul tavolo ci sono i resti di una colazione molto frettolosa e mi chiede nuovamente scusa per il disordine. Nella sala da pranzo è presente una televisione a trenta pollici spento, una tavolata con alcuni giochi di società e un divano che funge anche da letto, dove mi spiega che dorme la terza ragazza Samia.
-L’ho sfrattata col mio arrivo? – domando ripensando al fatto che la mia stanza era troppo poco vuota per non essere appartenuta a nessuno da tempo.
-Ma no – risponde Dayana – Voglio dire … dorme sul divano certo … - fa un piccolo ghigno che non mi dice niente di buono – ma solo quando non è troppo occupata … nel letto di Ran.
Sgrano gli occhi e la blocco prima che continui: - Okay, okay. Ho capito.
Già l’idea di vivere con una tipa chiacchierona come lei non è che mi andasse propriamente a genio. Figuriamoci vivere con una coppietta che se la spassa davanti la mia stanza. So già che avrò certe notti accompagnata da rumori … vabbè non ci pensare.
Per concludere mi indica il bagno accessibile solo a noi tre donne, dal quale esce ancora il vapore della sua doccia e uno sgabuzzino.
Non è male come condominio. Mi aspettavo una cosa più piccola.
-Sistemati con calma – mi dice Dayana prima di chiudersi di nuovo nel bagno e finire di vestirsi.
Detto ciò ritorno nella mia camera e chiudo la porta. Posso finalmente aprire la valigia e lasciare spazio alla mia roba.
Incomincio con mettere i vestiti nell’armadio e l’intimo nei cassetti vuoti.
Poi passo a posizionare i libri che ho preso dal monastero sul comodino. Accarezzo le copertine consumate dal tempo:
Il mago di Oz, il primo libro in cui ho aperto il passaggio.
Le cronache di Narnia, la mia prima saga finita in due settimane.
E infine Il cavallino bianco meglio conosciuto come Moonacre.
Quando leggevo un libro all’infuori di questi, mi veniva sempre confiscato per darlo ad altri bambini che lo rovinavano strappando le pagine o colorandole.
Un’altra cosa che c’è da sapere sulla mia chiave è che se una pagina di un libro viene strappata, questa non fa più effetto e aprire portali mi è impossibile. Questi sono stati gli unici che sono riuscita a proteggere.
Quanti bellissimi luoghi mi è stato impossibile visitare.
Ma non posso lamentarmi. Di avventure ne ho vissute tante. Dire addio a quei mondi sarà più difficile di quanto possa credere. Però non c’è fretta.
Non ho la più pallida idea di come farò a trovare chi ha forgiato questa chiave e soprattutto perché ha deciso di darla a me. Mi toccherà fare lunghe ricerche in biblioteca per trovare una pista. Da sola non sarà un’impresa facile.
Ma chi mai vorrebbe aiutarmi? Chi mai vorrebbe credermi?
Una prova sarebbe una vera stupidaggine. Mi metterebbero sulle prime pagine di tutto il mondo facendomi diventare un fenomeno da baraccone utile solo a stampare banconote.
Le mie intenzioni una volta liberatami da questo fardello, saranno quelle di provare a essere una ragazza normale. Incominciando a frequentare l’università, scegliendo una facoltà nell’ambito della letteratura e magari in futuro, dedicarmi a raccontare storie che ho veramente inventato. E non vissuto.
Immersa in questi pensieri prendo la decisione, stanotte, di andare a far visita ai personaggi dei tre libri che più ho a cuore. Sarà una delle ultime volte.
Sospiro quando ho svuotato quasi completamente la mia valigia. Ho sistemato il letto aggiungendoci coperta e cuscino e al posto della federa ci ho messo sopra una mia maglietta abbastanza larga da ricoprirlo interamente.
Domani mi toccherà fare parecchi giri per negozi.
Qualcuno bussa alla porta e una testa bionda fa capolino sull’uscio.
-Si può? – domanda Dayana finalmente vestita e asciugata di tutto punto. Senza essere mezza bagnata (e nuda) è ancora più carina. Si è truccata, si nota. Ma non noto la differenza.
-Prego – la invito a entrare.
-Hai già disfatto le valigie?
-Non avevo molte cose dietro.
-Beh, se ti interessa Ran mi ha scritto che stanno arrivando. Ti va bene un take away giapponese per cena?
-Non ho mai mangiato il giapponese.
Non so se il suo sussulto sembri più un palloncino che si sgonfia.
-Stai scherzando? Mai un sushi in vita tua???
-Ehm … le suore non sono … tipe da sushi.
-Oh, poverinaaaa! Dobbiamo rimediare subito! Ora scrivo subito a Ran che il take away è confermatissimo! Ti faremo scoprire il mondo stasera!!
Non so come reagire davanti a questa scena. Un’incazzatura melodrammatica solo per un pesce crudo? Questa tipa deve essere più stravagante del solito. Però o troppo buffa.
Decido di non pensare da subito alla cena. Infondo è ancora presto, il che fa presagire che gli altri due arriveranno sul tardi.
-Dai ti do una mano a riordinare – dico ripensando alla promessa fatta non appena entrata in casa.
-Per quanto riguarda le mie scarpe ci ho già pensato io – dice Dayana indicandomi l’ingresso ora libero da quel mucchio di tacchi messi chissà dove.
-Allora pensiamo a sparecchiare – propongo ricordandomi gli avanzi della colazione.
-Scusa ancora – è la quindicesima volta che me lo dice – Io glielo dico sempre a Ran. Devi piantarla di usare la scusa dell’autobus che ti lascia a piedi per non rispettare il tuo turno di pulire! Ma lui è sempre un “no bro, devo scappare. Mi aspettano! Oggi ho il turno doppio” come fa ad avere il turno doppio tutte le volte che tocca a lui? Inoltre ho provato pure a ricordarglielo che oggi arrivavi tu. Ma non c’è stato verso, è proprio un vagabondo!
-Lavora? – voglio informarmi.
-Fa il commesso in un negozio sportivo. Guadagna più del dovuto. È un vantaggio per tutti noi. Offre sempre quando usciamo insieme.
-E invece tu?
-Io? Ci mancherebbe! Studio medicina alla Meyer. Miro a diventare un chirurgo.
-Accidenti! Avrai bisogno di fortuna!
-Lo so ma anche di tanta tanta determinazione! E quella non manca.
Mi stupisce come un personaggio all’apparenza un po’ svampito, voglia svolgere un mestiere che richiede la massima concentrazione.
Per rimettere a posto la cucina ci dividiamo i compiti di passare piatti e posate e lavarli.
A parte qualche altra critica sulla pigrizia di Randall, finiamo senza troppe chiacchiere. Poi passiamo al salotto dove sistemiamo in ordine carte napoletane con cui è stata fatta di recente una partita all’ultimo sangue. Sistemiamo in una piccola argenteria i bicchieri lucidati e sprimacciamo i cuscini del divano.
Dayana poi entra nelle stante dei suoi compagni e nella propria dove prende dei panni sporchi in vari cesti. Quello più pieno è quello uscito fuori dalla sua stanza.
Mentre mi spiega come accende la lavatrice passo un pochino l’aspirapolvere chiedendo istruzioni sulle zone più polverose.
Il tempo passa senza che me ne preoccupi troppo e quando il cielo si scurisce, abbiamo reso tutto molto più ospitale.
Strano; essendo la nuova arrivata dovrei essere stata accolta con quell’ordine, non doverlo creare. Ma infondo sono abituata a pulire senza che sia il mio turno.
Proprio mentre chiudo il piccolo balcone dove abbiamo appeso i panni, sentiamo aprire la porta d’ingresso.
-Sushi a domicilio! – urla una voce maschile.
-Non aspettarti la mancia! – ribatte Dayana raggiungendo i due ragazzi prima di me.
Randall è un ragazzo di bell’aspetto molto alto così come il suo ciuffo castano. E’ imbottito nel suo giaccone di pelle e mezzo volto è nascosto dalla sciarpa a quadri.
Vicino a lui c’è quella che deve essere Samia. E’ di origini orientali, si capisce dagli occhi piccoli e la pelle bianchissima. Cavoli se ha fascino.
-Ciao, piacere, Iris – esclama Ran afferrandomi la mano. Neanche il tempo di presentarmi di persona. Finora abbiamo avuto il tempo di conoscerci (si fa per dire) solo via lettera – Scusa l’attesa. Ma ne sarà valsa la pena vedrai.
Il che mi fa presupporre che Dayana gli abbia scritto che non ho mai mangiato il sushi. Alzo gli occhi al cielo limitandomi a sorridere: - Non fa niente. E’ un piacere conoscerti.
Quando stringo la mano di Samia noto che è molto sottile. Non si direbbe sia una tipa che mangia assai. Però non sembra troppo magra. Ha una forma perfetta.
-E’ bello incontrarti di persona.
-Anche per me – e non è del tutto una bugia. Fa un certo effetto vedere persone di cui ho solo letto dal vivo di fronte a me. Ne so qualcosa in più.
-Caspita, avete rassettato tutto! – si accorge Ran una volta raggiunta la sala da pranzo.
-Già. Peccato che qualcuno non ci abbia anticipate – lo sfotte Dayana.
-Daya, lo sai che non ne avevo tempo. Il venerdì è il giorno del pesce.
-E che cacchio significa?
-C’è la svendita di scarpe per la corsa campestre, per tutti quelli che non vogliono ingrassare dopo aver ingerito cento sushi, tonni e pesci spada tutti insieme. Se non gestisco quella folla di corridori a dieta, il reparto crollerebbe.
-D’accordo, “Mr salva scarpe” immagino dunque che vorrai cambiare il tuo giorno di pulizie. Un'altra volta.
-Beh … devo controllare la mia agenda.

-Ma sta zitto. Piuttosto – guarda la busta che ha in mano con occhi sognanti – il giorno del pesce vale anche per noi!

  
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