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Autore: Sunako_7    29/10/2017    4 recensioni
Una raccolta di flash-fic e one-shot per raccontare momenti, avventure e problemi di questi due giovani ragazzi alle prese con una relazione a distanza. KuroTsukki
#1 - One touch: perché saper murare è un'arte
#2 - Our hands (1): le mani sono importanti
#3 - Our hands (2)
#4 - Our hands (3)
#5 - I think what you think: non siamo poi così lontani
#6 - Our hands (4)
#7 - Non importa quanto sono lunghe le tue gambe, se scappi io ti seguirò
#8 - Just this time
#9 - On my own
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tetsurou Kuroo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Our hands - 3

 

 

 

A Kuroo si mozzò il respiro in gola. Solo un attimo prima la sua respirazione aveva iniziato a farsi più veloce, col sangue a richiedere più ossigeno per continuare a scorrere e poi invece, all’improvviso, quell’ultimo boccone d’aria gli era rimasto incastrato nella trachea.
Fissava Tsukishima seduto a cavalcioni sopra di lui, la sua mano che gli carezzava il viso e le dita che gli tratteggiavano il contorno della bocca, disegnandolo con quei polpastrelli dalla pelle indurita, eppure delicati come una piuma.
Espirò piano dalle labbra tremolanti, carezzandogli la pelle col respiro e vide il ragazzo tentennare, fermarsi un attimo nel suo viaggio allo scoperta di un corpo nuovo, diverso dal suo, per gran parte sconosciuto. Tsukishima lo guardava negli occhi e, per una volta, da entrambe le parti non c’erano occhiate stizzite o furbe, ghigni sardonici o ammiccanti; c’era tutta la serietà, la curiosità e la voglia che solo i primi approcci sapevano scatenare in quel modo tanto irruento, frenato solo dal naturale imbarazzo.
Kuroo continuava a non muoversi e a respirare piano per timore di interrompere quel momento, di incrinare in qualche modo il ghiaccio sottile su cui Tsukishima scivolava, sulle spalle il peso dei suoi quindici anni e tutti i dubbi e le paure che un rapporto con una persona dello stesso sesso comportavano.
Eppure Kei non desisteva: in quel suo modo impacciato andava avanti, per crearsi una strada, un modo per uscirne vittorioso perché perdere faceva schifo, anche se la sfida era con se stessi e i propri limiti. Scostò il ciuffo scuro dall’occhio di Kuroo, tirandoglielo indietro, scoprendogli completamente il viso. Le mani ne disegnarono i contorni: l’arcata sopraccigliare, il naso dritto e sottile, il mento e poi tornarono sulle labbra che sapevano tendersi in sorrisi irritanti e fastidiosi, ma che erano anche sorprendentemente morbide.
Andò un po’ più avanti, facendo scontrare la punta dei polpastrelli con i denti, avvertendo l’umidità della sua bocca e la lingua che lo sfiorò appena prima di tornare immobile, come se gli avesse solo dato un colpetto per ricordargli della sua esistenza.
Tsukishima prese un respiro più profondo e portò le dita così inumidite in una lenta scivolata lungo il collo, su quel petto scoperto che era più largo del proprio, più robusto e solido perché, nonostante il suo carattere da provocatore, Kuroo era una certezza, tutto in lui lo gridava.
Le mani vagarono lentamente su quel terreno inesplorato, le unghie corte affondarono appena come a voler scavare solchi in cui piantare qualcosa, ma mentre scendevano verso i fianchi si fecero sempre più incerte, fino a bloccarsi ed interrompere il viaggio compiuto sino ad allora.
Kuroo allora abbracciò quel ragazzo che gli stava seduto in grembo; pareva così adulto per i suoi atteggiamenti pacati e la risposta sempre pronta, ma in realtà era ancora solo un ragazzino che si faceva scudo della lingua tagliente.
Lo abbracciò e lo spinse a sdraiarsi sopra di sé, sentendo sotto le dita la maglietta leggera e, ancora più sotto, le vertebre sporgenti, le scapole aguzze, quel corpo da adolescente spigoloso che stava appena imparando a dispiegare le ali.
“Con calma Tsukki, io sono un tipo paziente, ricordi? So aspettare il momento giusto per saltare a muro.”
Tsukishima non disse nulla, ma la stretta delle sue mani, quelle dita forti e indurite che si aggrappavano alle sue spalle furono una risposta più che sufficiente per Kuroo, che invece continuò a massaggiargli la schiena per allenare la sua memoria tattile a riconoscerla sempre e dovunque. Perché le mani erano più brave delle loro bocche a parlare di sentimenti.

 

 

 

 

L’angolino oscuro: Tecnicamente questa sarebbe una one-shot e non più una flash dato che ho sfondato il muro delle 500 parole, ma per la struttura e il modo in cui è impostata mi piace pensare a lei come a una flash, non sarà nemmeno l’unica tra le altre cose, ma immagino che nessuno mi verrà a prendere a bacchettate sulle dita per una cosa del genere, quindi godiamoci questo ennesimo spaccato di Kuroo e Tsukki e basta XD
Per quanto mi piaccia immaginarli a fare cosacce zozze, pensando a loro in un contesto più realistico, col carattere che si ritrova Tsukki, unito a una relazione a distanza e la giovane età, trovo davvero ostico far volare via le mutande in un batter d’occhio. Penso che sia più naturale immaginarlo a disagio, impacciato e, perché no, anche un po’ spaventato. Per fortuna Kuroo è un tipo paziente, ma se non lo fosse stato non avrebbe nemmeno iniziato ad andare dietro al nostro ostico Tsukki XD
Spero come sempre che anche questa storia vi sia piaciuta, grazie per i bellissimi commenti che mi lasciate, come sempre se vi va di lasciarmi una vostra opinione sarò più che felice di chiacchierare ancora di questi due meravigliosi ragazzi <3

   
 
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