Our
hands - 3
A
Kuroo si mozzò il respiro in gola. Solo un attimo prima la
sua respirazione
aveva iniziato a farsi più veloce, col sangue a richiedere
più ossigeno per
continuare a scorrere e poi invece, all’improvviso,
quell’ultimo boccone d’aria
gli era rimasto incastrato nella trachea.
Fissava
Tsukishima seduto a cavalcioni sopra di lui, la sua mano che gli
carezzava il
viso e le dita che gli tratteggiavano il contorno della bocca,
disegnandolo con
quei polpastrelli dalla pelle indurita, eppure delicati come una piuma.
Espirò
piano dalle labbra tremolanti, carezzandogli la pelle col respiro e
vide il
ragazzo tentennare, fermarsi un attimo nel suo viaggio allo scoperta di
un
corpo nuovo, diverso dal suo, per gran parte sconosciuto. Tsukishima lo
guardava negli occhi e, per una volta, da entrambe le parti non
c’erano
occhiate stizzite o furbe, ghigni sardonici o ammiccanti;
c’era tutta la
serietà, la curiosità e la voglia che solo i
primi approcci sapevano scatenare
in quel modo tanto irruento, frenato solo dal naturale imbarazzo.
Kuroo
continuava a non muoversi e a respirare piano per timore di
interrompere quel
momento, di incrinare in qualche modo il ghiaccio sottile su cui
Tsukishima
scivolava, sulle spalle il peso dei suoi quindici anni e tutti i dubbi
e le
paure che un rapporto con una persona dello stesso sesso comportavano.
Eppure
Kei non desisteva: in quel suo modo impacciato andava avanti, per
crearsi una
strada, un modo per uscirne vittorioso perché perdere faceva
schifo, anche se
la sfida era con se stessi e i propri limiti. Scostò il
ciuffo scuro dall’occhio
di Kuroo, tirandoglielo indietro, scoprendogli completamente il viso.
Le mani
ne disegnarono i contorni: l’arcata sopraccigliare, il naso
dritto e sottile,
il mento e poi tornarono sulle labbra che sapevano tendersi in sorrisi
irritanti e fastidiosi, ma che erano anche sorprendentemente morbide.
Andò
un po’ più avanti, facendo scontrare la punta dei
polpastrelli con i denti,
avvertendo l’umidità della sua bocca e la lingua
che lo sfiorò appena prima di
tornare immobile, come se gli avesse solo dato un colpetto per
ricordargli
della sua esistenza.
Tsukishima
prese un respiro più profondo e portò le dita
così inumidite in una lenta
scivolata lungo il collo, su quel petto scoperto che era più
largo del proprio,
più robusto e solido perché, nonostante il suo
carattere da provocatore, Kuroo
era una certezza, tutto in lui lo gridava.
Le
mani vagarono lentamente su quel terreno inesplorato, le unghie corte
affondarono appena come a voler scavare solchi in cui piantare
qualcosa, ma
mentre scendevano verso i fianchi si fecero sempre più
incerte, fino a
bloccarsi ed interrompere il viaggio compiuto sino ad allora.
Kuroo
allora abbracciò quel ragazzo che gli stava seduto in
grembo; pareva così
adulto per i suoi atteggiamenti pacati e la risposta sempre pronta, ma
in
realtà era ancora solo un ragazzino che si faceva scudo
della lingua tagliente.
Lo
abbracciò e lo spinse a sdraiarsi sopra di sé,
sentendo sotto le dita la
maglietta leggera e, ancora più sotto, le vertebre
sporgenti, le scapole
aguzze, quel corpo da adolescente spigoloso che stava appena imparando
a
dispiegare le ali.
“Con
calma Tsukki, io sono un tipo paziente, ricordi? So aspettare il
momento giusto
per saltare a muro.”
Tsukishima
non disse nulla, ma la stretta delle sue mani, quelle dita forti e
indurite che
si aggrappavano alle sue spalle furono una risposta più che
sufficiente per
Kuroo, che invece continuò a massaggiargli la schiena per
allenare la sua
memoria tattile a riconoscerla sempre e dovunque. Perché le
mani erano più
brave delle loro bocche a parlare di sentimenti.
L’angolino
oscuro:
Tecnicamente questa sarebbe una one-shot e non più una flash
dato che ho
sfondato il muro delle 500 parole, ma per la struttura e il modo in cui
è
impostata mi piace pensare a lei come a una flash, non sarà
nemmeno l’unica tra
le altre cose, ma immagino che nessuno mi verrà a prendere a
bacchettate sulle
dita per una cosa del genere, quindi godiamoci questo ennesimo spaccato
di
Kuroo e Tsukki e basta XD
Per
quanto mi piaccia immaginarli a fare cosacce zozze, pensando a loro in
un
contesto più realistico, col carattere che si ritrova
Tsukki, unito a una
relazione a distanza e la giovane età, trovo davvero ostico
far volare via le
mutande in un batter d’occhio. Penso che sia più
naturale immaginarlo a
disagio, impacciato e, perché no, anche un po’
spaventato. Per fortuna Kuroo è
un tipo paziente, ma se non lo fosse stato non avrebbe nemmeno iniziato
ad
andare dietro al nostro ostico Tsukki XD
Spero
come sempre che anche questa storia vi sia piaciuta, grazie per i
bellissimi
commenti che mi lasciate, come sempre se vi va di lasciarmi una vostra
opinione
sarò più che felice di chiacchierare ancora di
questi due meravigliosi ragazzi
<3