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Autore: MonicaX1974    30/10/2017    2 recensioni
Harry e Chloe.
Lui deluso dalla vita, lei con un immenso dolore nel cuore.
Lui pensa solo a divertirsi, lei cerca di ritrovare la speranza.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Allora... ti va di parlarne?" Il tono di voce controllato di mia sorella mi tranquillizza. So che vuole sapere di ieri, e so anche che dopo avermi cullata e consolata nel cuore della notte, merita delle spiegazioni.

"Sono tornati gli incubi." Cerco di non dare peso a quello che sto dicendo, come se fosse una cosa da niente, mentre porto una forchettata della mia insalata alla bocca.

Siamo uscite a pranzo dopo aver lasciato il suo ufficio, e durante il tragitto verso il bar dove ci troviamo ora, mia sorella ha continuato a ripetermi di quanto fosse contenta che io fossi lì proprio nel momento in cui ha chiamato il loro cliente spagnolo.

"È a causa di Dylan?" Pronuncia incerta il suo nome, anche se sa di avere colto perfettamente nel segno.

"Già." Non aggiungo altro, e sono contenta del fatto che mia sorella mi lasci qualche minuto per raccogliere le idee e raccontarle del mio incubo.

Ogni volta è sempre lo stesso. Sogno la sera del mio compleanno, l'ultima sera che io e Dylan abbiamo passato insieme, ed ogni volta il risveglio è sempre peggio del precedente a causa dei sensi di colpa che non mi danno tregua.

"Lo sai che non è colpa tua Chloe." La voce sconsolata di mia sorella alla fine del mio racconto, mi fa capire quanto sia di nuovo preoccupata per me, e non voglio che vadano così le cose. Sono venuta qui a Boston per stare meglio, per far capire a tutti che sono in grado di riprendere in mano la mia vita ed è esattamente quello che intendo fare.

"Lo so, mi serve solo un po' più di tempo... E, a proposito di tempo, ho solo una settimana per portare a termine la mia prima traduzione." Cambio subito discorso sorridendole nel modo più sincero possibile cercando di farle capire che mi sto concentrando su qualcosa che non sia la mia depressione.

"Di cosa si tratta esattamente?" Rebekah ha praticamente finito tutto quello che aveva nel piatto e mi guarda con aria interessata.

Le spiego a grandi linee come si svolgerà il mio lavoro e i suoi occhi brillano mentre mi ascolta. Amo il mio lavoro, amo parlare diverse lingue, ed è esattamente quello di cui ho bisogno in questo momento. Devo allontanare il pensiero del mio Dylan anche se occupa ancora completamente il mio cuore e la mia mente, e anche il pensiero di Dylan numero due che gli somiglia così tanto nell'aspetto e nell'atteggiamento che mi ricorda davvero troppo lui. Ogni volta che lo incontro, il solo fatto di vederlo riesce ad aprire un po' di più la ferita del mio cuore che non si è ancora rimarginata.

"Oh merda!" L'imprecazione di mia sorella mi distoglie dai miei pensieri. Sta leggendo un messaggio che gli è appena arrivato, e la sua espressione è chiaramente contrariata.

"Che succede?" Le chiedo non capendo cosa abbia letto in quel messaggio. Rebekah porta il suo sguardo su di me, poi sullo schermo del suo cellulare, poi di nuovo nei miei occhi e sospira pesantemente.

"Linda, la nostra traduttrice, sai quella che doveva occuparsi dell'incontro con il signor Hernandez? Mi ha appena scritto che non rientrerà dopo i giorni che già aveva chiesto, per problemi personali. Ora dovrò cercare qualcun altro e farlo al più presto, altrimenti chi lo sentirà Harry!" Rido al pensiero di Harry che sbraita perché le cose non vanno come vuole lui.

"Reb, ascolta, posso sostituire io Linda se la cosa è fattibile." Mi offro subito per togliere mia sorella dalla difficoltà in cui si trova, e l'ampio sorriso che le compare sulle labbra mi fa capire che l'idea le piace.

"Lo faresti davvero Chloe?" Mi guarda speranzosa, e sentire dal suo tono di voce che può contare su di me, porta i miei pensieri lontano dalla negatività. Sapere che qualcuno ha bisogno di me è assolutamente positivo per il mio benessere psicologico.

"Non te l'avrei proposto se non volessi farlo. Se il tuo capo non ha problemi ad avermi tra i piedi, conta pure su di me. Lavorare non può farmi che bene." Le sorrido per rassicurarla e per farle capire che sono sincera. Lavorare è l'unica cosa che mi ha tenuta lontana da tutte le cose brutte degli ultimi mesi. Ho assoluta necessità di tenere occupata la mente per non commettere qualche stupidaggine.

"Sono certa che non avrà obiezioni al riguardo." La sua espressione è tranquilla mentre ripone con cura il cellulare all'interno della sua borsa.

"Io non ne sarei così sicura." C'è qualcosa di inspiegabilmente irritante in quel ragazzo, qualcosa che non riesco ancora ad indentificare con chiarezza, ma allo stesso tempo c'è qualcosa in lui che mi incuriosisce e mi fa credere che dietro alla sua facciata di indifferenza ci sia molto di più.

E, appena penso a lui, mi spunta un sorriso sulle labbra al ricordo dello scherzo che mi ha fatto insieme al suo amico Louis al supermercato. Sembravano due bambini piccoli che non potevano fare altro che comportarsi da idioti, eppure, per la prima volta dopo tanto tempo, mi sono sentita leggera, e tutti quei pensieri che mi tormentano continuamente, sono stati rinchiusi in un angolino della mia mente per lasciare spazio a qualcos'altro o a qualcun altro forse, non saprei dirlo con esattezza, ma qualcosa si è smosso in me.

"A cosa pensi?" La voce di mia sorella mi distoglie da tutti questi pensieri confusi, e la guardo con aria interrogativa. "Stavi sorridendo Chloe e di certo non sorridevi per me. C'è qualcosa che ti fa stare bene?" Penso un attimo se dovrei rivelarle quello che è successo con Harry al supermercato, ma non so se dovrei dirglielo. Alla fine decido di tacere senza un reale motivo per farlo.

"Le nuove opportunità mi fanno stare bene Reb, sono sicura che le cose stanno per migliorare." Sorride anche lei adesso mentre si alza facendomi capire che è ora per lei di rientrare in ufficio. Decido di accompagnarla, dopotutto posso stare in sua compagnia ancora per un po' prima di tornare a casa per iniziare il mio nuovo lavoro di traduzione.

Poco prima di salutarci, mia sorella mi chiede di poter passare dal meccanico, che è un amico di Harry, a ritirare la sua auto che dovrebbe essere pronta e mi dà un bigliettino con il suo indirizzo. Alla fine ci salutiamo e dopo averla guardata entrare nell'edificio, mi incammino senza fretta verso il nostro appartamento dove dovrò recuperare le chiavi della macchina, osservando le vetrine dei negozi e le persone che, frettolose, affollano i marciapiedi passandomi accanto e io immagino come sarebbe avere qui con me Kurt e Hazel. Quanto mi mancano!

Istintivamente, la mia mano finisce per afferrare il cellulare e mi ritrovo a comporre il numero di Kurt. Risponde dopo averlo fatto squillare un'infinità di volte.

"La mia piccola Cleo, come stai?" La gioia di sentirmi trapela chiaramente dal suo tono di voce che sento però affaticato.

"Ehi ciao, ti ho disturbato?" Mi affretto ad attraversare la strada prima che il semaforo pedonale diventi nuovamente rosso e continuo a camminare per arrivare a destinazione.

"Quando ti entrerà in quella testa dura che tu non disturbi mai, stavo solo correndo. Hazel ha fatto un'altra volta quella torta al cioccolato e credo di aver mangiato anche la tua parte. Ora devo smaltire." La torta al cioccolato della mia amica è la più buona che si possa mangiare. Ricordo che qualche volta l'ha fatta anche per Ryan e, quando la serviva al locale, era sempre un successo.

La torta al cioccolato di Hazel è la cura per ogni stato emotivo. Se sei triste ti rallegra il morale, se sei felice ti aiuta a festeggiare al meglio, se sei arrabbiato ti fa dimenticare il motivo per cui lo sei, se sei annoiato ti fa tornare la voglia di fare, insomma, è la cura di tutto ed è una delle cose che mi manca di più da quando sono in questa città.

"Ben ti sta, così impari a mangiare le mie tre fette." Dividevamo la torta in tre e la finivamo tutta in un solo pomeriggio, o in una sola serata, era impossibile fermarsi alla prima fetta.

"Quelle fette erano rimaste nel vassoio e non potevo rimanere a guardarle mentre mi imploravano di essere mangiate, me l'hanno chiesto espressamente." La golosità del mio amico è impressionante. Non che io sia da meno, ma lui non è riuscito a trattenersi mai, nemmeno una volta.

"Certo come no, sto già immaginando la scena." Cammino svelta adesso, in mezzo a tutte queste persone che non conosco, e sento la mancanza dei miei due amici sempre di più.

"Non credo che tu mi abbia chiamato per rimproverarmi di aver mangiato troppa torta no? Va tutto bene Chloe?" Il suo respiro è tornato normale e il suo tono di voce non è più scherzoso come poco fa. Mi ha persino chiamato usando il mio nome correttamente.

"Ho avuto un incubo Kurt." Per un attimo c'è solo silenzio dall'altra parte mentre io sono quasi arrivata all'edificio dove si trova il mio appartamento.

"E come stai?" Ora sento la preoccupazione nella sua voce.

"C'era Rebekah con me, devi stare tranquillo. Forse non avrei dovuto dirtelo." Le parole escono da sole quando parlo con lui, ma stavolta avrei fatto meglio a tacere per non farlo stare in pensiero.

"Vuoi che ti ricordi cosa è successo l'ultima volta che mi hai detto di stare tranquillo?" Non mi sta rimproverando, è solamente preoccupato.

"È tutto diverso adesso. L'ho promesso e stavolta la manterrò. Devi credermi Kurt." Svolto l'angolo e noto un'auto che mi sembra familiare parcheggiata poco più in là.

"Io voglio crederti amica, ma non è questo il punto. Non fare sciocchezze, promettimelo ancora." Faccio ancora qualche passo, stavolta più lentamente.

"Te lo prometto Kurt, dopotutto devo rifarmi di tutte le fette di torta al cioccolato di cui siete in vantaggio." Spero di riuscire a farlo tranquillizzare.

"Non credo sia possibile, Hazel ha detto che ne farà una per domenica per il compleanno di sua cugina Stephanie." Devo ricordarmi di chiamare la mia amica al più presto. Non riesco però a rispondere alle parole del mio amico perché la persona che vedo scendere da quell'auto e dirigersi verso il mio portone mi fa fermare di colpo.

"Ma che diavolo ci fa qui?" Credevo di aver solo pensato queste parole, ma mi rendo conto di averle dette davvero quando la sento la voce di Kurt.

"Di chi stai parlando? Chi c'è lì?" Vedo Harry avvicinarsi al citofono e premere un pulsante.

"Il capo di mia sorella." Sono davvero sorpresa di trovarlo qui, e allo stesso tempo curiosa di sapere cosa sia venuto a fare.

"È carino?" Alzo gli occhi al cielo anche se non può vedermi e riprendo a camminare, andando verso Harry.

"È presuntuoso e indisponente." Indossa un paio di jeans, un giubbotto nero e un beanie verde dal quale esce qualche ciocca dei suoi capelli decisamente troppo lunghi. È carino? Probabilmente dovrei ammettere che lo è, ma non lo farò.

"Ok, è carino." Sono ormai a qualche passo da lui che ora ha notato la mia presenza mentre mi avvicino.

"Devo andare adesso, ciao Kurty." Lo sguardo di Harry sembra cambiare per un attimo, non saprei dire esattamente come, ma ho notato qualcosa nei suoi occhi.

"Ciao piccola Cleo, saluta il capo di tua sorella per me." Chiudo la comunicazione e rimetto il telefono in tasca.

"Che ci fai qui?" Sono sicura che non dovrebbe essere qui, ma in ufficio.

"Ciao anche a te." Il suo sorriso irriverente mi irrita come nessuno è mai riuscito a fare,

"Sì, ciao Harry, cosa ci fai qui?" La sua sola presenza mi indispone e uso un tono di voce decisamente cantilenante per farglielo capire senza mezzi termini. È una cosa che mi succede solo con lui.

"Cercavo Rebekah." Lo guardo stringendo gli occhi a due fessure. Mi sta nascondendo qualcosa, ne sono assolutamente sicura.

"Di solito le persone normali sono in ufficio a lavorare a quest'ora, ma ovviamente tu non ne hai bisogno." Quello che ho appena detto l'ha infastidito, lo vedo chiaramente nel suo sguardo, ma non risponde alla mia provocazione, quindi decido di insistere. "Perché sei qui Harry?" È evidente che non cercava mia sorella. Avrebbe potuto chiamarla al telefono, o in ufficio. C'è sicuramente dell'altro.

Sta per dire qualcosa, apre la bocca e la richiude senza dire niente. "Lascia stare... ci vediamo." Improvvisamente mi sento in colpa per averlo trattato così. Non so se sia stato per il suo sguardo, per il suo tono di voce o semplicemente perché se ne sta andando via, ma mi ritrovo con una strana voglia di fermarlo.

"Harry?" Si ferma sui suoi passi, poco prima di salire sulla sua auto e si gira a guardarmi. "Devo andare a ritirare l'auto di mia sorella, ti va di venire con me?" Gli spunta un sorriso che mi fa sentire decisamente meglio.

"D'accordo." Non dice altro, ma il suo sorriso è ancora lì.

"Salgo un attimo a prendere le chiavi della macchina... mi aspetti o sali con me?" Non so perché gliel'ho chiesto, ma non sono riuscita a farne a meno.

"Vengo con te." Mi segue mentre salgo le scale e alla fine entriamo nel loft di mia sorella.

Harry resta all'ingresso mentre si guarda in giro, io cerco le chiavi dell'auto di Rebekah nei cassetti, ma ho qualche difficoltà a trovarle. Forse le ha messe da qualche altra parte e ha dimenticato di dirmelo.

"È così è qui che abiti." Mi dice mentre lo vedo avvicinarsi al divano e sedersi comodamente come se l'avessi invitato a farlo.

"Sì, non eri mai stato qui?" Smetto di guardarlo nel momento in cui vedo che si sta togliendo il cappotto per sistemarsi meglio. Non so perché, ma vederlo compiere quel gesto, mi ha fatto sentire strana.

"No, non vado mai a casa delle mie dipendenti." Il tono che ha usato mi spinge a guardarlo, e il sorriso che ha in questo momento sul viso, non lascia spazio che ad una sola interpretazione.

"Senti... non riesco a trovare quelle chiavi, vado a controllare in camera sua. Torno subito." Salgo velocemente le scale che portano al piano di sopra e mi reco subito in camera di Rebekah aprendo i cassetti del comodino.

Finalmente le trovo dopo un paio di tentativi e quando sto per uscire dalla stanza, sento dei passi nel corridoio. Esco dalla camera di Rebekah e con mia grande sorpresa, vedo Harry in piedi davanti alla porta aperta della mia camera da letto.

"Cosa non hai capito di torno subito?" Lui si volta a guardarmi, ma non è affatto in imbarazzo mentre io mi sento terribilmente infastidita dalla sua presenza.

"Questa è la tua stanza?" Non gli importa di quello che ho appena detto, e con quel suo sorriso dannatamente irriverente mi fa quella stupidissima domanda. Credo di essermi già pentita di averlo invitato a venire con me.

"Sì." Mi metto accanto a lui, allungo una mano e chiudo la porta privandolo della vista dell'interno della stanza, ma quel sorriso è sempre lì, e non fa altro che far aumentare il mio fastidio nei suoi confronti.

"Non lo fai il letto la mattina?" Si volta a guardarmi. È la prima volta che siamo così vicini, e per un attimo, il verde dei suoi occhi sembra più luminoso del solito, tanto che resto in silenzio, incantata da quel colore. "Ma non è un rimprovero il mio... a me piace il letto disfatto..." Un'altra eloquente allusione che mi fa alzare ancora gli occhi al cielo.

"Io non ho la domestica sai?" La sua affermazione mi fa tornare in me, ed è di nuovo il senso di fastidio a prevalere.

"Ma io non ho la domestica..." Sento le sue parole mentre sto andando verso le scale per scendere al piano di sotto, e mi volto a guardarlo in cerca di spiegazioni. "...io ho Brenda." Resto in silenzio guardandolo con aria interrogativa. "Brenda è di famiglia, non potrei mai considerarla una domestica." Si avvicina mentre mi spiega chi è Brenda, e sono piacevolmente sorpresa dalle sue parole.

"Dì a Brenda che ha tutta la mia comprensione... adesso possiamo andare?" Lui sorride appena senza mostrare le fossette.

"Chloe?" Mi piace il mio nome pronunciato da lui, non so perché, non so come, ma quando esce dalla sua bocca riesco solo a pensare che mi piace.

"Sì?" È successo qualcosa in questi pochi secondi, non riesco a capire cosa, ma sono sicura che sia successa.

"No... niente... andiamo..." Mi supera e scende le scale, lo seguo, poi lui recupera il suo cappotto e in rigoroso silenzio usciamo dall'appartamento dirigendoci verso la sua auto. "Allora, dov'è che devi andare?" Sembra essergli tornato il buon umore appena si è seduto al volante della sua macchina. Gli mostro il bigliettino e lui non fa una piega, eppure sono sicura che mia sorella mi avesse detto che questo meccanico fosse un suo amico.

"Sai dov'è?" Se lui vuole fare l'indifferente, lo farò anch'io.

"Sì, ne ho sentito parlare." Probabilmente ha in mente qualche altra sorta di scherzo, ma stavolta sono io ad essere un passo avanti rispetto a lui.

"Ed è bravo?" Accende il motore dopo che entrami abbiamo allacciato le cinture, e si immette nel traffico.

"Sì, anche se a volte cerca di fregare sul prezzo, ma non preoccuparti, ci penso io." Come può aver consigliato un meccanico a mia sorella che non è onesto? Oppure sta cercando di preparare il terreno per il suo scherzo? Starò al gioco, voglio proprio vedere dove vuole arrivare.

"Pensi che non sappia cavarmela da sola?" Mi fingo indispettita.

"Sono sicuro che tu sia in grado di cavartela da sola, ma io non posso stare a guardare se quello cerca di fregarti." Sta cercando di fare colpo su di me o è solo un'idiota? Non l'ho ancora capito del tutto, ma sono sicura che presto lo capirò.

Non rispondo a questa sua ultima affermazione e lui non dice altro. Mi godo il silenzio di quello che spero sia un tragitto breve interrotto solo dal suono dell'arrivo di un messaggio che non è mio perché non riconosco la suoneria. Mi chiedo se Rebekah gli abbia già detto che mi sono offerta per presenziare all'incontro con il signor Hernandez, ma subito mi dico che no, non gli ha ancora detto niente altrimenti avrebbe sicuramente fatto qualche battuta al riguardo.

"Allora Chloe... come mai qui a Boston?" Mi sorprendo nel pensare quanto mi piaccia la sua voce e ancora di più mi chiedo, come sia possibile che mi piaccia così tanto il mio nome quando lo pronuncia lui.

"Volevo cambiare lavoro." La sua domanda mi ha preso alla sprovvista e ho detto la prima stupidaggine che mi è venuta in mente. Non ci crederà mai.

"Ok..." Ma forse sì. "...adesso dimmi il vero motivo, senza raccontarmi stronzate." Ok, non mi ha creduto. Non voglio dirgli la verità, ma poi, sento di poter parlare con lui.

"Hai presente quando ti senti soffocare? Quando tutto nella tua città ti sembra opprimente?" Alla fine gli dico una mezza verità sperando che non insista nel sapere di più.

"Perfettamente." Dal suo tono di voce è chiaro che anche lui sappia di cosa sto parlando. "E hai scelto Boston per via di tua sorella?"

"Sì." Gli rispondo senza approfondire ulteriormente, ma poi lo sento ridere. Mi volto a guardarlo e le sue fossette sono ben visibili. "Che hai da ridere adesso?" Incrocio le braccia al petto decisamente infastidita dal suo atteggiamento. Credevo che stessimo riuscendo ad avere una conversazione quasi normale.

"Stavo ripensando a quella sera che ci siamo incontrati sulla metro..." Quel sorriso è ancora sulle sue labbra mentre non perde mai di vista la strada.

"E che cosa c'è di così divertente?" Si ferma ad un semaforo e per un attimo si volta a guardarmi. Sono assolutamente sicura che ci sia qualcosa di diverso nei suoi occhi in questo momento che mi fa sentire diversa. Non riesco a spiegarlo, ma so che è così.

"No, niente... è stato strano." Continua a ridere e quelle fossette sono sempre lì in bella vista.

"Ok... dimmi il vero motivo per cui l'hai trovato divertente." Mi sto rendendo conto che, per certi versi Harry mi somiglia. Nemmeno lui è sincero e si nasconde dietro ad una maschera, proprio come faccio io.

"Chloe..." Ride più forte. La sua risata è contagiosa e faccio fatica a trattenere un sorriso. Non voglio dargli alcuna soddisfazione. "...la tua faccia era divertente, eri così infastidita... e acida... sembravamo due bambini dell'asilo... com'è che mi hai chiamato?... ah, sì... coso." Scuoto la testa mentre alzo gli occhi al cielo e lui non fa altro che ridere.

Ripenso al nostro incontro di quella sera, e penso alle strane coincidenze che mi hanno portato ad incontrare prima Dylan e poi lui. Se non avessero perso la mia valigia non avrei conosciuto Dylan e se non avessi perso tempo ad aspettarla al nastro dei bagagli, non avrei incontrato Harry in metropolitana.

"Se ti piace così tanto posso continuare a chiamarti coso, non è un problema per me." Rivolgo il mio sguardo in avanti e mi rendo conto che non ho la minima idea di dove mi stia portando. Mi chiedo come mai io mi fidi così tanto di lui.

"Smetti di fare l'acida... avresti bisogno di fare un po' di sesso, ti farebbe bene." Gli lancio un'occhiataccia che lui deve aver percepito anche senza guardarmi. "Era solo una battuta, non te la prendere." Torno a guardare in avanti, ma sento le guance andare a fuoco. Cafone! "Comunque... da quanto tempo non fai del buon e sano sesso?" Sento la rabbia salirmi fino ai capelli.

"Non sono di certo affari tuoi!" Le parole escono veloci e il mio tono di voce è tagliente, ma a lui pare non importare perché è ancora del tutto rilassato mentre svolta a destra.

"Ok... allora... che ne dici di una canna? Anche quella potrebbe farti rilassare un po'."

"Harry questa conversazione finisce qui!" Una piccola risata lascia le sue labbra mentre io incrocio strette le braccia al petto con lo sguardo rivolto fuori dal finestrino.

Sento ogni fibra del mio corpo andare a fuoco per la rabbia che sto provando in questo momento e non so se sono più arrabbiata con lui o con me stessa. Non so nemmeno se sono arrabbiata, ma questa conversazione ha messo in subbuglio il mio cervello.

"Scusami se ho esagerato... era solo uno scherzo." Mi dice poi con un tono troppo gentile che quasi non lo riconosco. Non rispondo e continuo nel mio mutismo. "Allora... hai una cotta per Dylan?" Mi giro di scatto a guardarlo con gli occhi spalancati.

"Ma cosa ti salta in mente?" Il mio tono di voce esce più alto di quanto avrei voluto.

"Beh... ho visto come lo guardi, solo un cieco non se ne accorgerebbe." Non ne sono completamente sicura, ma potrei dire che sembra infastidito da quello che ha appena detto.

"Lo guardo con gli occhi che ho, come dovrei guardarlo?" Dal suo sguardo non sembra molto convinto. "Non ho una cotta per Dylan né per nessun altro!" Lui nemmeno s'immagina cosa rappresenti Dylan per me.

"Nemmeno per me?" Si volta un attimo a guardarmi per poi mettere la freccia ed entrare in un piccolo piazzale dove si trova un'officina meccanica.

"Nemmeno per te Styles." Parcheggia e spegne il motore.

"Siamo arrivati." Mi sta sorridendo, e sono certa che mi stia ridendo di me. Non rispondo alle sue provocazioni, scendo dall'auto e mi dirigo a passo sicuro dentro l'officina.

All'interno c'è un gran rumore, in sottofondo sento della musica. Sulla sinistra vedo un paio di macchine sul ponte, a cui un ragazzo sta lavorando, mentre al fondo di questo piccolo capannone, c'è un box a vetri che credo sia l'ufficio. All'interno vi sono due ragazzi in tuta da lavoro che stanno parlando. Mi avvicino, con Harry sempre alle mi spalle, e busso al vetro per attirare la loro attenzione. Escono entrambi e il ragazzo dalla carnagione scura con i capelli neri mi viene subito incontro.

"Salve." Ma sembra voltare subito lo sguardo alle mie spalle mentre tenta di pulirsi le mani in uno strofinaccio troppo sporco per pulirle davvero.

"Salve, devo ritirare la macchina di mia sorella." Il ragazzo di fronte a me mi guarda, ma poi torna a guardare oltre le mie spalle. Mi volto appena, e con la coda dell'occhio vedo Harry fare dei gesti strani, ma si ferma immediatamente appena si accorge che lo sto guardando.

"Può dirmi il suo nome?" Il ragazzo in tuta da lavoro cerca di darmi retta, ma la sua attenzione è continuamente attirata da Harry e dal suo incessante gesticolare.

"Stewart..." Credo che il ragazzo di fronte a me sia il suo amico, altrimenti non mi spiego la sua idiozia.

"Sì, mi scusi un attimo..." Punta lo sguardo oltre le mie spalle ed io non posso che fare la stessa cosa." Harry... si può sapere che cazzo stai facendo?" Guardo Harry, mentre spazientito alza gli occhi al cielo.

"Sei sempre il solito rincoglionito Zayn!" Il mio sguardo va da Harry al ragazzo in tuta da lavoro tipo partita di tennis. Stavolta mi sto divertendo sul serio.

"Io? Ma se sembravi un indemoniato con tutti quei gesti..." Il suo piano stavolta non ha funzionato.

A quel punto Harry esce dall'officina borbottando qualcosa di incomprensibile sotto il mio sguardo divertito e quando Zayn sta per seguirlo, io lo fermo.

"È arrabbiato perché non è riuscito a farmi lo scherzo. Mi aveva detto che non ti conosceva per poi farmi credere di avermi dato una mano al momento del pagamento, a non essere fregata da te." Anche Zayn adesso alza gli occhi al cielo.

"Che cretino... vieni con me... la macchina è da questa parte." Lo seguo all'esterno. "Ho sostituito il carburatore e cambiato l'olio, adesso dovrebbe essere a posto. Se c'è qualche altro problema, dì pure a tua sorella di chiamarmi."

Dopo aver controllato l'auto ed essere andata nel suo piccolo ufficio per il pagamento, lo saluto e torno verso l'auto di Harry con un gran sorriso sulle labbra.

È appoggiato alla fiancata con il cellulare in mano intento a digitare qualcosa credo.

"Questo sì che è stato davvero divertente", gli dico quando mi avvicino, ma lui non sembra affatto divertirsi.

"Lo sarebbe stato molto di più se quel coglione di Zayn avesse capito al volo quello che gli stavo dicendo." Sembra veramente arrabbiato.

"Harry..." Mi guarda con attenzione. "Mi sono divertita sul serio." Il mio tono è sincero, e nonostante il piccolo scambio di battute che abbiamo avuto prima di scendere dalla sua macchina, in quest'ultima ora sono stata bene. Davvero bene, e il suo sorriso mi conferma che anche lui alla fine si è divertito. "Mi fai strada fino a casa?" Lui annuisce e sale in macchina, mentre io mi metto al volante di quella di Rebekah seguendolo per tutto il tragitto.

Tragitto durante il quale non ho avuto altro che pensieri positivi e ho mantenuto il sorriso fino a destinazione dove parcheggio, mentre noto che lui è rimasto seduto al suo posto.

Mi avvicino al finestrino aperto della sua auto e mi abbasso leggermente. "Grazie Harry."

Lui sorride ancora, ma non abbastanza da veder spuntare le fossette. "Ci vediamo Chloe."

Lo guardo allontanarsi mentre sulle mie labbra è ancora fermo quel sorriso che lui ha provocato. 

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SPAZIO ME

Abbiamo conosciuto Zayn, un altro amico cretino di Harry, ma che ha un ruolo importante nella vita di Harry.

Chloe ha ancora dettagli del suo passato che la tormentano, e che ancora non ha rivelato.

Harry continua a provocare Chloe che però non cede e resta chiusa nel suo guscio.

Il prossimo capitolo avrà molti momenti Chloe-Harry, alcuni pungenti, altri più dolci, molto carini.

Eeeee niente, buona lettura.

 
   
 
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