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Autore: Longriffiths    30/10/2017    6 recensioni
La pace aleggia nel Mondo Magico, ed Hogwarts è pronta ad ospitare la più numerosa combriccola mai capitata nelle mura del Castello: i rampolli della famiglia Weasley/Potter.
Vi è inoltre un ragazzo vittima dei pregiudizi della gente ancora stabili e fondati sulle colpe di cui la sua intera famiglia si è macchiata, un ragazzo nobile e complicato, fiero ed orgoglioso. Scorpius Malfoy danna chiunque, insidiandosi volente o nolente nei pensieri di ogni singolo individuo che abbia a che fare con lui. Una sola persona pare tenersi volontariamente a distanza, e sarà proprio quella che col tempo, scoprirà essere perdutamente innamorata di lui. L'unico ostacolo è il suo cognome.
Riuscirà quell'amore a coronarsi, malgrado i piani del Malfoy Senior?
Vecchie rivalità, il passato verrà ancora e ancora a bussare alle loro porte, trascinandoli in un vortice irremovibile di emozioni e mura da abbattere.
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
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26.11.2021 {Foresta Proibita; 12:02 P.M.}


L’alone biancastro generato dal caldo fiato del ragazzo espandeva la propria statura disperdendosi nell’aria circostante, solleticandogli piacevolmente la punta del naso. Quel calore della durata di pochi istanti, bastava a donargli qualche attimo di sollievo prima di lasciare il posto al pungente freddo, che aveva già cristallizzato una leggera brina sulle arrossate gote del giovane segnate da piccoli tagli procuratosi durante la corsa per raggiungere quel luogo, a cui non doleva affatto la sgradevole sensazione di gelo. Confrontata alle stalattiti presenti attorno al muscolo nel centro del suo petto, quello era solo un fresco venticello autunnale. Le labbra violacee segnate dalle ragadi bruciavano a contatto con l’esterno, ma non per questo egli le coprì con la calda sciarpa avvolta intorno al suo collo. I raggi solari s’impigliavano nella fitta vegetazione di quel tetro luogo, che impediva ad essi di posarsi sul ruvido terreno, privo dei fiocchi presenti nei giardini del Castello. Le grandi dita del giovane persero quasi di sensibilità da qualche minuto, eppure egli non accennava a coprirsi, proteggersi, preservare la propria cagionevole salute dai malanni che avrebbe riscontrato una volta fatto ritorno all’interno della scuola, provando la sua prestanza fisica e mentale nel seguire le lezioni l’indomani. Il quel grigio mattino domenicale, quattro lettere e tre pacchetti sigillati da una variopinta carta plastificata erano adagiati sulla superficie dello scuro baule ai piedi del suo letto rivestito da lenzuola in seta, le medesime presenti nel Wiltshire, sotto pretesa della nonna paterna. Lenzuola che personalmente, detestava.  Egli aveva trovato gli incarti al suo risveglio, che allo stesso modo di due anni a quella parte, rappresentava per lui il più brutto dell’anno. Un secco tonfo, nocche ferme sul terreno. Nessun involucro era stato scartato, nessuno stemma rotto, nessun nastro snodato. Avrebbe volentieri gettato tutto in pasto alla Piovra Nera, se solo non ci fossero stati impressi i nomi delle uniche persone a cui voleva ancora bene. Imperterriti, suo padre ed il suo miglior amico (e secondariamente parenti materni) insistevano nello scomodarsi a cercare un regalo o delle parole che avrebbero alleviato almeno un po' il suo dolore, la mancanza dell’augurio più importante di tutti, quello a cui non si sarebbe mai sentito di rinunciare. Parole ch’egli non aveva mai letto, scatole che non aveva mai aperto, riposte in una casuale anta d’armadio al Malfoy Manor. Gli ingranaggi costituenti il proprio orologio vitale batterono sedici rintocchi, parte di una vita travagliata colma di progetti e speranze future senza possibilità di realizzare sentendosi dire da colei che era presente ormai solo nei ricordi, quanto fosse fiera del suo ragazzo. La prospettiva generica attraverso gli occhi di ogni singolo individuo può variare a seconda di ciò che il destino riserva loro, e la perdita di Astoria creò nel suo unico figlio un oblio diviso a metà, nel quale egli avesse possibilità di vedere le cose in maniera differente da quanto fatto nel corso della vita. Sapeva fin dall’inizio che sarebbe arrivato il momento di contare solo sulle proprie spalle lasciando il nido familiare, eppure non avrebbe mai immaginato potesse arrivare tanto precocemente. Lui, Scorpius, non era pronto. Malgrado la fermezza e la razionalità intrisa nel suo profondo, che gli dava modo di non cedere, di non lasciarsi andare, ancora non riusciva a dirle addio. La melodiosa è assai irreale voce della donna andava ancora a trovarlo nei sogni, in essa trovava forza negli attimi di sconforto. Il calore dei suoi abbracci poteva essere seppur lontanamente, replicato dalla mente nelle notti in cui il bacio dell’inverno lo portava ad avvolgersi in una spessa coperta. Il cameo penzolante dalla sottile catena d’oro raffigurante il volto della bruna, risultava sbiadito e usurato dall’incalcolabile numero di volte in cui il ragazzo ne sfregava la superficie volgendo pensieri e domande al suo spirito, e dalle volte in cui ne apriva l’ovale scomparto per osservare i tratti del suo volto sorridente in movimento, intento a guardare due figure strette l’una all’altra quasi identiche a discapito dell’evidente differenza d’età, aventi lo stesso sangue. Solo e soltanto da allora, Scorpius aveva iniziato a pregare. Pregare un’entità dalla dubbia esistenza a parer suo, supplicandola di ascoltarlo malgrado non avesse mai creduto in Lui non per se stesso, ma per l’eterna salvezza dell’anima dell’unica donna che lo abbia mai amato. Ogni dì si destava dal meraviglioso torpore del sonno, unico luogo in cui sua madre fosse ancora presente fisicamente nella sua vita, per affrontare a denti stretti e artigli parati le miriadi di supposizioni, scherni ed eclatanti ignoranze che subiva da sempre, fingendo e mentendo ventitré ore al giorno pur di non abbandonarsi ai sentimenti che tanto ostentava a tenere distanti dal suo cuore, con l’unico e inevitabile risultato del crollare a picco quando il sole spegneva la sua luce, e le tenebre della sera venivano a cercarlo come milioni di Dissennatori risucchiando dal suo pallido corpo tutta la felicità persa già da tempo. Malgrado soldi, donne, elogi e affetti non mancassero nella vita di Scorpius, egli l’avvertiva vuota per metà. Tutti i metodi di compenso utilizzati per costruire una parallela dimensione in cui sentirsi bene, finivano per riversarsi contro di lui aggiungendosi come catrame sulle ali di un gabbiano, impedendogli il volo. La sera, quando il mondo circostante chiudeva le sue porte ed egli tornava ad essere un’insignificante pedina tra le altre, la consapevolezza dell’impotenza pareva sputargli velenosamente in volto l’oscuro lato delle sue azioni, deridendolo sulla propria incapacità di dare un senso all’esistenza che stancamente lasciava proseguire, e sottolineando quanto frivole e inutili fossero le cose di cui disponeva. Non vi erano Guaritori d’Anime Spezzate a cui poter ricorrere utilizzando il denaro, e le conquiste carnali tanto ambite e raggiunte non avrebbero fatto altro che macchiare negativamente la propria immagine, allontanando per evidenza e dubitazione la ragazza di cui si sarebbe innamorato, per la prima volta in vita sua. Albus Potter ascoltava le sue grida e i suoi lamenti, l’unico al mondo in cui egli avesse risposto tutta la fiducia, portava sulle spalle una delle croci più logoranti dell’intero creato assieme al compito che al seguito ne portava: assistere all’irreparabile sofferenza di una persona amata, tentando di trasmettergli vicinanza ed empatia senza parlare, senza chiedere, senza neanche comprendere. L’espressione spaesata e confusa sul volto del moro al funerale della donna era ancora impressa nella mente del giovane, il dolore incapace di attraversargli direttamente l’animo dato il surrealismo avvertito in sé nel guardare un coetaneo strappato alla donna che lo ha messo al mondo, non gli dava ancora modo di entrare nella realtà del compagno, eppure egli c’era, c’era sempre stato. Aveva pianto, Albus, nel rientro a casa. Aveva abbracciato Ginny come mai prima d’allora stretta al suo cuore, sfogato sul suo ventre tutta l’angoscia accumulata e le lacrime trattenute nel tentativo di fungere da roccia all’amico. Non poteva cedere, quando avrebbe dovuto soltanto sostenerlo. 

Nitriti lugubri e malinconici echeggiavano tra gli arbusti dalle indefinite forme adornanti la scura Foresta situata oltre i confini ammessi alle possibilità motorie degli studenti, e gli ombrosi corpi animaleschi privi di carni di cui essi provenivano, brucavano l’umido terreno ove i sottili fili d’erba ancora erano in procinto di crescere combattendo i letali fenomeni atmosferici. Bestie scheletriche alate dalle incantevoli sfumature della notte, capaci di ammaliare anche il più disinteressato degli animi, creature magiche nascoste alla vista di tutti coloro a cui la Morte non aveva aperto le sue braccia, non aveva mostrato il suo volto da vicino. Creature visibili in assoluta trasparenza alle sue cerulee iridi arrossate da piccoli cristalli salmastri, in libera caduta sulle gote. Per nulla intimoriti dalla presenza del giovane, i Thestral circolavano liberi lasciandosi sfiorare i musi aguzzini, non avvertendo pericolo alcuno. In lontananza, mesti occhi grandi scrutarono l’uggia inverosimile scena, nella quale un’apparente indistruttibile figura, carezzava il nulla dinanzi a sé come un padre avrebbe fatto con la propria bambina, o come un infante la propria madre. A passo tomo e fiato sospeso, un’afflitta persona prese posto accanto al ragazzo accomodandosi a gambe incrociate stretta nei suoi strati di soffice lana, abbracciando il suo stesso busto coperto dall’inseparabile mantello ornato da bordi tinti di blu, e bronzo. Senza guardarsi reciprocamente in viso, i due sospirarono funerei quasi all’unisono, cullati dal limpido suono delle foglie mosse dal vento. 

Sei un pazzo.. sei quasi vicino all’ipotermia.》

《E tu sei qui fuori con me senza alcun motivo quando potresti star dentro al caldo, la pazza qui  sei sempre stata tu.》 

《Non mi rendi le cose facili.》

《È il mio forte.》Sogghignando lievemente, la rossa estratte la propria barchetta dalla tasca interna del mantello dando un lieve tocco alla spalla del ragazzo, recitando un incantesimo sottovoce. Tra l’epidermide del giovane e lo strato d’abiti che la coprirono, andò a crearsi una patina color dell’oro, che portò un costante caldo al suo corpo infreddolito. 

Devono essere animali bellissimi.》

《Affascinanti.》

《Mi piacerebbe vederli.》

《A me no.》 

《Oh, io non intendevo..》

《Lo so. Perché sei qui, Weasley?》

《Perché Al non è con te?》

《Perché è il migliore amico che si possa avere.

Quindi vuoi restare solo. Beh se stai ad aspettare che me ne vada, sei fuori strada.》 Svuotando il petto dagli immaginari macigni aeriformi creatosi nel punto più alto del ventre della ragazza, ella posò il suo sguardo in terra accorgendosi ben presto del paesaggio presente nella sua visuale, sfocato. Tossendo più volte nel tentativo di riportare i toni vocali al loro suono originario, non dando alcun modo al suo interlocutore di accorgersi del pianto imminente. Senza riuscire a controllare istinti e rivedere necessità del gesto, iniziò a parlare. Forse, il bisogno di esternare i propri tormenti in compagnia di qualcuno che potesse cogliere il significato di un improvviso monologo, era più forte di usato avesse mai creduto. Il suo essere scontrosa ed aggressiva con chiunque, aveva una base fondata che difficilmente l’avrebbe più abbandonata. 

Ho rischiato di perderla anch’io. Ho passato degli.. anni orribili. I miei hanno divorziato, qualche anno fa, e noi abbiamo vissuto in due case, avanti e indietro ogni settimana come pacchi postali. La mamma era malata..  la stessa patologia della tua. Non disse niente a nessuno. Io ed Hugo non riuscivamo a credere che non si amassero più, insomma, loro? Tutto quello che hanno vissuto insieme? Tentammo l’impossibile, e alla fine si risposarono, dopo due anni. Eravamo così felici. Per giustificare il suo malessere, la mamma raccontò di essere incinta. Ho pianto ogni notte, mi sono chiusa in me stessa, avevo il terrore di rimanere orfana. Papà scoprì la verità, e compì un grande sacrificio.. È così forte il vero amore. Lui si è venduto per aiutarla. Stava rinunciando alla sua libertà, alla sua vita. Ed ha fatto un gesto vigliacco. Ha giocato sui sentimenti di tuo padre, per muovere la sua pietà ad aiutarlo con una magia Oscura che avrebbe potuto guarirla. Dobbiamo tutto a Draco. Tuo padre ci aveva già provato con sua moglie, ma su un cuore puro non avrebbe dovuto fare effetto quel tipo di cura. Eppure, Hermione è viva. La vita a volte è.. ingiusta.》

《Beh tuo padre mi ha salvato da quei bastardi e da un’infanzia schifosa, diciamo che siamo pari. Ma non devi sentirti in colpa, le cose a volte succedono e basta. Solo che io non lo posso accettare. Mia madre era una brava persona, sai. Ha sposato mio padre senza ribellarsi malgrado il matrimonio fosse combinato. Si è innamorata di lui, ed ha provveduto a curare la sua famiglia dando tutta se stessa.. lei viveva per noi. Mio padre non è cattivo come la gente lo crede. L’amava, ed ama me. È solo che.. è distrutto, Rose, come me. Loro hanno fatto di tutto per crescermi in modo che sappia distinguere il bene dal male, e fare sempre la scelta giusta secondo il mio cuore. Lei mi manca. Era una colonna portante e con la sua morte è morto anche il nostro rapporto. Le persone si tengono alla larga da me come fossi un lebbroso, mi fissano come se da un momento all’altro dovessi lanciare una Maledizione senza Perdono. Loro mi guardano ed hanno paura. Fingono che gli piaccia, si comportano da amici pensando di guadagnarsi la mia simpatia così che io non gli faccia niente nel caso dovessi marchiarmi il braccio. È ridicolo, non ho mai fatto del male a nessuno e.. oh no, ti prego, non farlo. Odio quando piangete a causa mia, mi fate sentire un mostro. Su, è tutto ok.》In quell’istante, tutti gli anni passati a dare ascolto alle parole di Ron sul conto dell’erede dei Malfoy, le pesarono come mille duelli falliti. Per tutto quel tempo aveva sfogato la propria frustrazione su un ragazzo straordinario, assoggettato a stupidi stereotipi i quali ella stessa aveva sempre sminuito e declassato, su un’affascinante personalità piena di sfaccettature e scomparti, ombre e luci in costante contrapposizione di essere lette, su un individuo tanto complesso quanto eccezionale che in quel momento, stava dolcemente eliminando ogni traccia umida dal volto della giovane, intenta a ridacchiare imbarazzata per nascondere lo sconforto, e la collera che l’affliggeva. Tentò di scuotere il capo dandogli segno di star bene, eppure le parole del giovane erano andare dritte a segno, senza lasciarle spazio di reagire e fare appello allo scudo interiore, lasciando andare gli occhi a quei tremendi racconti. Quel tono così rude e travolgente in grado di sbattere in faccia la cruda realtà del mondo e dei suoi abitanti, risvegliò in lei una percezione di ampi orizzonti, e solo allora si accorse di quanti fossero i sentimenti celati dietro il nome che portava. Si stava fidando di lei. Si era aperto, mostrandole il proprio lato debole. Lei, Rose Weasley, apprezzata da amici e conoscenti per l’innata dote del prestarsi alle situazioni trovando sempre la cosa giusta da dire, era appena stata disarmata dal suo più grande rivale. ‘Il mostro qui sono io..’. Essendo a corto di parole, Rose eliminò completamente la propensione alla riflessione che contraddistingueva un membro della sua Casata per dare spazio al semplice e puro trasporto, attuando qualcosa che fino ad allora non sarebbe apparso neanche nei suoi sogni più remoti. Senza pensare, allargò le braccia portandole al collo del giovane, circondandolo in un saldo abbraccio. Dopo interminabili attimi di esitazione, palesemente a disagio ed impacciato come non lo era mai stato, le mani di lui cinsero infine la schiena della ragazza, ed il mondo cessò d’esistere. Un’innata ed inspiegabile forza estranea fuoriuscente dal suolo,  parve rimettere temporaneamente in ordine i pezzi d’anime smarriti nel corso dei loro periodi bui, colorando il raggio di circonferenza della loro posizione di miliardi di scie lucenti, e i demoni parassiti insediati nelle loro paure furono scacciati altrove. 

Scorpius, perché sei in Serpeverde?》

《È il mio posto, non si sta così male. Ambizione, suppongo.》

《A cosa ambisci?》

《Una famiglia unita, tutta mia. Tra qualche anno. Quando qualcuno sarà in grado di amarmi. Profumi di sfoglia e cioccolato, giardinetto.》

《Oh, è vero!》Battendo il palmo di una mano sulla sua stessa fronte, la rossa allontanatasi lievemente dal compagno afferrò un piccolo marsupio in cuoio estraendo dal suo interno un pacchetto dalle modeste dimensioni abbellito da una piccola stella di carta, ed un semplice biglietto di auguri annesso. 

《Buon compleanno.》

《Oh.. ti ringrazio, ma non scarto più regali.》

《Questo ti piacerà.》

《Poi sembrerà scortese nei confronti degli altri.》

《Beh allora aprili tutti. Coraggio!》Fingendosi indispettito, il biondo raccolse dalle esili dita della giovane quel piccolo pensiero, scoprendolo in una lentezza estenuante. Il desiderio di sottrarsi a quella situazione crebbe forte in lui. Quella ragazza lo stava spingendo oltre i propri limiti senza neanche dargli modo di accorgersene o controbattere. Si chiese per un attimo, se a lungo andare si sarebbe rivelata per lui pericolosa. Non appena il logo del suo personale paese delle meraviglie apparve dinanzi i suoi occhi, egli si lasciò sfuggire un verso di puro stupore, e d’improvviso avvertì il proprio animo velato da un pizzico di allegria. ‘Mischief Managed’s Sweet Camouflage’.

Tu mi hai regalato uno scherzo?!?》

《Tu mi hai ascoltata queste settimane, mi hai fatto riconoscere molti meriti. Era il minimo, ma è la prima ed ultima volta. Capito?》

《Capito! Grazie, Rosie.》Con cura maniacale, il biondo riavvolse l’incarto posandolo con delicatezza nella tasca interna del mantello. Senza bisogno di aggiungere altro a quella strana ed insolita conversazione di cui nessuno avrebbe mai saputo l’esistenza, i due tornarono indietro alle rispettive sale Comuni, godendo di un tranquillo pomeriggio libero da qualsivoglia seccatura. Ora, una parte dell’uno sarebbe stata per sempre legata all’altro. Entrambi consapevoli del fatto che mai avrebbe avuto luogo un nuovo dialogo di quel genere tra di loro, tennero nascosti al centro dei loro petti quei segreti innominabili per l’intera giornata, fino a quando una luminosa luce riflessa non abbagliò di uno splendente candore le mura del Castello, custodendo nel fascio lunare due cuori feriti, i cui padroni nell’immediato avvenire avrebbero forzato la mente a distogliere la realtà, fingendo di aver vissuto quel mattino come frutto di una fervida immaginazione meccanizzata nei sogni. L’unico termine valente a ricordare loro quanto fossero state vivide le emozioni condivise, era il numero elevato di battiti accresciuti al solo pensiero di quel terapeutico contatto fisico, che mai più  avrebbero ripetuto.

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Salve a tutti!

Il quadro della questione dovrebbe essere abbastanza chiaro, spero vi piaccia il malessere che accomuna i ragazzi, che e appunto il motivo per il quale loro rappresentano il ‘So quello che provi’ dell’altro.. e niente, da adesso inizieranno a comprendere tante cose, ma il periodo d’oro della Scorose è lontano ancora! 

Ringrazio ziofra21758 per aver inserito la mia storia tra le seguite insieme a tutti gli altri, è soprattutto paige95 per il suo prezioso supporto♡

Alla prossima♡♡

   
 
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