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Autore: Luxanne A Blackheart    30/10/2017    1 recensioni
Nella Londra vittoriana un affascinante uomo proveniente dall'India, un benestante e facoltoso Lord imparentato con la regina, si trasferisce in uno dei quartieri più ricchi e alla moda dell'epoca.
Lui e la sua famiglia si adatteranno alla vita sociale inglese, partecipando a balli reali e alla vita mondana dell'epoca.
Da lontano sembrano perfetti con i loro vestiti costosi, i bei sorrisi affascinanti e i modi di fare garbati. Ammalianti come un serpente prima di attaccare.
Ma sotto quella apparenza di perfezione c'è di più...
Il loro aspetto cela qualcosa di raccapricciante e orribile.
Grida e strani versi si odono nella buia e fredda notte; sangue, sospiri, affari di malcostume e morte incombono sulla loro bella casa e su chiunque osi avvicinarli.
In una Londra sporca, popolata dalla volgarità, dal malaffare, dal sangue e dalla morte la famiglia Nottern saprà trovarvi la dimora ideale.
E voi, saprete farvi conquistare dalla Famiglia del Diavolo?
Genere: Dark, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO SEDICI.
La fine di un'era.



Tutto è possibile in un mondo senza Dio.”
Fëdor Michajlovic Dostoevskij



Era scoppiato un incendio. Londra stava soffocando tra le fiamme della sua ipocrisia, del suo degrado, della sua sporcizia, della sua cattiveria. Il cielo si era colorato di rosso e di nero e gli uomini morivano, non riuscendo a respirare, le donne reggevano i figli morti per strada, invocando il nome di Dio, che si era voltato dall'altra parte.
Sembrava fosse scoppiata l'apocalisse e i quattro cavalieri cavalcavano per le strade della grande città, uccidendo, dissanguando, ridendo. Roman, Jean, James e Lucille, i figli del Diavolo in persona, i lupi travestiti da agnelli, avevano svelato la loro maschera. Denti affilati, occhi rossi, pazzia, sete di sangue e di vendetta.
Londra era spacciata, la vendetta si era abbattuta su di loro.
I quattro fratelli camminavano lentamente, leggiadramente, sembrando fluttuare nell'aria, mentre i vari fumi intossicavano gli innocenti.
Lucille rideva, applaudendo e felice del suo operato, cibandosi di tanto in tanto di qualche povero malcapitato.
Si trovavano di fronte alla base della Confraternita. Lupi e streghe, i sacrificabili, si erano posizionati davanti l'enorme portone, spietati e ugualmente diabolici come loro. I quattro figli si fermarono, guardandoli uno ad uno.
I più raccapriccianti erano Lucille e James, dallo sguardo spiritato, pazzo, demoniaco. Occhi rossi, denti letali. Mostri pronti a mettere fine a qualsiasi vita e a ballare sopra le tombe delle vittime, a sputare la loro saliva velenosa.
“Esigo parlare con i vostri capi. Non intendo torcere neanche un capello a voi esseri ripugnanti, se loro acconsentiranno di scontrarsi con noi in un duello all'ultimo sangue. Tutte queste morti finiranno, non appena gli incendi verranno spenti, e questo ci consentirà di vedercela fra di noi senza essere disturbati.”, proruppe Roman, il leader del gruppo, quello abbastanza sano di mente da essere in grado di ragionare e abbastanza forte e non legato sentimentalmente alla Confraternita.
Passarono alcuni minuti e i bravi soldatini si fecero da parte, quando l'enorme porta si aprì. Vladimir, Charles, Katherine e una strega di nome Marie Catherine Leveau si fecero avanti. Il padre dei Nottern aveva fra le braccia una donna dai capelli biondissimi, quasi del tutto putrefatta e che puzzava di morte, era la povera Camille, amata e disattenta madre. Charles con gli occhi bassi e agitato, Katherine vestita da uomo e trasformata per metà. Marie Catherine Leveau una strega che avrebbe dovuto essere morta, ma che effettivamente non lo era; aveva semplicemente lasciato la Lousiana.
“Padre?”, fu Jean a parlare, aggrottando le sopracciglia.
“Salve, figlioli, scusatemi per l'assenza, ma ho dovuto organizzare la vostra morte.”, Vladimir sorrise, avanzando verso i quattro figli, che si erano trasformati nei mostri quali erano e che lui stesso aveva generato. Poggiò il corpo della moglie per terra, accarezzandole il capo con una espressione nostalgica sul volto. “Ma bando alle ciance, sì, sono stato io a uccidere vostra madre e sì, c'ero io dietro l'attacco a William e ci sono stato io dietro tutti gli altri attacchi degli ultimi due secoli. E da ciò che posso vedere, Dorian è morto. Un mostro in meno da ammazzare, meglio così!”, Vladimir ghignò, scrollando le spalle. I suoi occhi si tinsero di rosso, un rosso molto più acceso e demoniaco di quello dei figli. “Vorrei iniziare subito questa cosa, sapete ho degli impegni.”
Roman e Jean guardavano il corpo morto della madre con aria rassegnata e triste. Un altro membro della loro famiglia ucciso senza pietà. Per tutto quel tempo c'era stato lui dietro, loro padre, quello che li ha sempre protetti in tutti quei secoli, quello su cui avevano riposto tutta la loro fiducia e lealtà. L'uomo che avevano preso come modello, come ispirazione.
“Perché fate così, padre? Ci avete sempre protetto, eravamo una famiglia, una cosa sola.”
“Niente dura per sempre. Ero stufo delle vostre bravate, dei vostri omicidi. Noi siamo stati scelti, Roman, avevamo un dono da usare con saggezza e voi lo avete usato per prostituirvi, compiere oscenità e depravazioni.”
“E voi lo chiamate dono, questo? Noi uccidiamo le persone, le cacciamo e ci nutriamo di loro! E' la nostra natura e siamo mostri!”
“Certo che ne sono consapevole, ma ciò non vuol dire uccidere gente solo per il gusto di farlo. Non sapete controllarvi, è un dono che deve rimanere segreto e voi non fate altro che metterlo in pericolo!”
“Un dono che nessuno di noi ha chiesto, soprattutto io!”, urlò Roman, infuriato. “Sono nato così, non sono stato trasformato! E adesso, per colpa vostra, anche mio figlio nascerà così!”
I soldatini sacrificabili dietro di Vladimir si fecero tutti quanti il segno della croce, spaventati, terrorizzati per la nascita di un nuovo essere, dell'anticristo.
“Stai dicendo che... diventerò nonno?”, azzardò Vladimir con gli occhi lucidi. I capelli rossi che si muovevano a causa del vento.
“Sì, padre, ma non vivrete abbastanza per vederlo nascere.”






In Scozia nella piccola, ma ugualmente fin troppo grande tenuta dei Nottern, Theresa stava per partorire.
Era passata una settimana nella quale si era cibata principalmente di sangue animale per nutrire il bambino, poiché la stava praticamente dissanguando. Esmeralda l'aveva aiutata in tutto e per tutto, uccidendo gli animali per lei e mettendo una protezione attorno alla tenuta estiva dei Nottern per far in modo che nessun essere soprannaturale, che siano stati Upir, licantropi o streghe, potessero attraversarla.
Roman le aveva mentito e in quel momento era chissà dove a combattere contro quei tipi della Confraternita e solo Dio sapeva se fosse ancora vivo.
Le doglie erano iniziate all'improvviso, mentre stava assumendo un'altra dose massiccia di sangue. Theresa si era piegata in due ed Esmeralda era scattata in piedi, aiutandola a stendersi. Era stata una levatrice, in una vita precedente, e sapeva ciò che faceva. Ma se la sarebbe comunque cavata con un parto di un essere soprannaturale, mai visto prima?
“Respirate, Theresa, respirate.”
“No, Esmeralda, non può nascere adesso, non ora. E se Roman venisse ucciso, mio figlio crescerebbe senza padre e saremmo emarginati dalla società, nonostante tutti i soldi che Roman ci ha lasciato. Non può nascere ora, ritarda la sua nascita, Esmeralda, vi prego!”
“Non posso farlo, Theresa, siete già dilatata. Il bambino vuole nascere adesso ed è quello che dobbiamo fare, aspettarlo.”
“No, non posso!”, Theresa cominciò a piangere, mentre il sudore si mischiava alle lacrime. Con un gesto Esmeralda la liberò di tutti i vestiti superflui, facendola rimanere solo con la sottoveste, sarebbero state più libere di lavorare.
“Mi dispiace, ma dovete, mia cara. Adesso prendete due grossi respiri e spingete, spingete più forte che potete.”
Theresa inspirò due volte profondamente, prima di spingere e urlare. Le vene del collo si ingrossarono in una maniera preoccupante e tutte le luci della tenuta si spensero, il cielo si oscurò e cominciò a piovere.






La battaglia era cominciata. Vladimir stava combattendo contro Jean e Roman, Lucille e James contro la strega, mentre Charles e Katherine stavano discutendo, dietro i soldati sacrificabili.
“Io me ne tiro fuori, Katherine. Abbiamo già causato fin troppo dolore a questa famiglia, lascia che se la vedano da soli.”
“Sei solo un vigliacco, un codardo, Charles. Quello che indossa la gonnella sei tu, non io!”
“Io lo amo, Kath, non posso combattere contro di lui, perché lo amo.”
“L'amore non è abbastanza, l'odio e la vendetta sì.”, Katherine lo guardò, scuotendo la testa, delusa. “Tu resta pure qui, a guardare il tuo amore morire sotto i miei denti come suo fratello. Io vado in battaglia.”
Quando Lucille notò che quella cagna aveva finalmente avuto il coraggio di venire ed affrontarli, lasciò James ad occuparsi della strega che combatteva abilmente con un pugnale di frassino, nonostante l'età.
“Ehi, cagna, per di qua!”, la chiamò Lucille, facendola girare verso di lei. Katherine si trasformò, mostrando le zanne colanti di saliva e gli occhi rossi quanto i suoi.
“La puttana alla quale ho ucciso il fidanzatino pazzo. Come va la vedovanza?”
Le due ragazze si buttarono una sull'altra, mostrando i denti letali e gli artigli. Katherine riuscì a graffiare il petto di Lucille, mostrando il corsetto attillato e il petto d'avorio, ma questo servì solamente a liberarla da un peso inutile.
“Era il mio vestito preferito.”
“Era orribile, te ne comprerò un altro.”
Lucille emise un ringhio sovrumano, andandole subito addosso e le morse il collo, staccandole un pezzo, tant'è che cominciò a sanguinare copiosamente. Lucille stava per morderla ancora una volta e mettere fine alla sua patetica vita, quando Charles si trasformò, intervenendo, e spingendo la ragazza lontano, senza ferirla.
Ma questo non fu d'aiuto, poiché Lucille aveva perso la ragione ed era talmente accecata dalla vendetta e dal sangue e dal desiderio di morire, che fu subito addosso a Charles.
“Lucille, no!”, Jean lasciò Roman a combattere da solo con Vladimir e corse incontro alla sorella, spingendola via. Lucille ringhiò, guardandolo male, ritornando da Katherine, che era riuscita a rialzarsi, traballante e sanguinante. La ragazza tirò fuori una pistola, puntandola contro la ragazza e sparandole, Lucille riuscì ad evitare il primo colpo, ma non il secondo, che la colpì dritta al petto. Cadde per terra in un tonfo.
I tre fratelli rimasti, ringhiarono e si diedero da fare al meglio delle loro possibilità per sconfiggere i loro avversari. Jean lasciò perdere Charles, urlandogli di andarsene e andò direttamente contro Katherine che rideva, malefica.






La bambina era nata, Charlotte Nottern, era venuta alla luce tra sangue, disperazione, vendetta e morte. Era un piccolo concentrato di tenerezza, soprannaturale a causa dei suoi occhi rossi e bellezza.
Probabilmente la bambina più bella che il mondo avesse mai visto per il suo essere completamente rosa e la sua aura di potere.
A Theresa i bambini erano sempre sembrate delle patate senza forma che piangevano in continuazione, mentre lei, la sua piccola Charlotte, era silenziosa e bellissima.
La prese tra le braccia, stremata e stanchissima dopo aver perso tantissimo sangue, e la guardò. La bambina sorrise e aprì i suoi grandi occhi rossi, avendola riconosciuta.
“Ciao, piccolina, sono la mamma.”, Theresa le accarezzò la guancetta paffuta, le baciò la fronte che odorava di buono e le accarezzò la testolina sulla quale c'era una piccola peluria nera. Charlotte chiuse gli occhi e li riaprì due secondi dopo, erano diventati azzurro ghiaccio, proprio come quelli di suo padre, di Roman. “Hai gli occhi di tuo padre, piccola mia.”
Theresa la guardò sorridere e scoppiò in lacrime.






Jean evitò i colpi di pistola di Katherine, che a malapena si reggeva in piedi, decidendo di disarmarla e di procedere con un attacco corpo a corpo.
Katherine allora sfoderò i denti e decise di attaccarlo, mordendogli il braccio. Jean urlò e Charles accorse da lui, cominciando a lottare contro la sorella.
L'aveva morso, non poteva crederci!
“Charles, no!”, ulrò Jean, correndogli incontro. Ci furono movimenti confusi, i tre si azzuffarono, Charles e Jean che si proteggevano a vicenda e Katherine e Charles che facevano lo stesso. Era diventato un tutti contro tutti, ma soprattutto un 'proteggiamo Charles a tutti i costi'.
Katherine sfoderò un pugnale, colpì Charles facendolo cadere per terra e corse contro Jean, cercando di colpirlo in tutti i modi. La schiena di Jean arrivò a toccare il muro e Katherine continuò a colpirlo, cercando di trovare il modo di ferirlo, di ucciderlo.
Charles, ormai in piedi, andò dalla sorella, cercando di allontanarla da Jean. Ma lei non ragionava più, era come Lucille, impazzita, desiderosa della vendetta. Pensando che fosse James, Katherine tranciò di netto la gola del fratello con il coltello.
“Kath...”, pronunciò Charles, con gli occhi sgranati. Il sangue uscì a spruzzi dalla ferita del fratello, bagnandole il viso. Il pugnale le cadde di mano e lei si inginocchiò davanti al corpo del fratello, che stava collassando poco alla volta.
Jean urlò di dolore e si fiondò subito sulla donna, mordendole il collo, e cibandosi del suo sangue fino all'ultima goccia. Lei lo colpì, ma non ci fu niente da fare, poiché si accasciò subito per terra, accanto al corpo senza via del fratello.
Jean cadde in ginocchio, prendendo tra le braccia il corpo morto dell'amato e baciando ogni lato del suo viso.
In quel esatto istante, Lucille si risvegliò, inserendo le dita lì dove il proiettile si era fermato ed estraendolo. Si guardò intorno e trovò Charles e Katherine morti, con Jean che si disperava sul corpo del licantropo ed emanava urla sovrumane. James che con un colpo veloce riuscì a staccare il corpo della strega e Roman che stava per collassare sotto i colpi di Vladimir, il quale gli stava per staccare la testa dal corpo.
“Roman!”, urlò Lucille, attirando l'attenzione di tutti i suoi fratelli che in un attimo si fiondarono ad aiutarlo.
“Non credete sia ingiusto combattere quattro contro uno?”
“Non credete sia ingiusto allearsi contro i nostri più grandi nemici per ucciderci?”, fece eco Lucille, graffiandoli il viso. Vlad ringhiò, spingendola e facendola volare dall'altra parte.
“Per colpa vostra, per il vostro egoismo, abbiamo perso tutti una persona amata! Tutti!”, urlò Jean, prendendo a pugni il padre, che riusciva per la maggior parte delle mosse a tenergli testa, nonostante Jean fosse ormai nel pieno delle sue forze, dopo essersi cibato di Katherine.
“Vi ho allenati io, pensate veramente di riuscirmi a battere?”
“Singolarmente no, padre!”, urlò James, affiancando il fratello e cominciando a colpirlo. “Ma insieme sicuramente.”
Roman gli fu subito alle spalle, abbracciandolo da dietro e fermandogli le braccia e il corpo. Jean e James avevano il compito di distrarlo, Roman di immobilizzarlo, mentre Lucille doveva mettere fine alla sua vita.
“Sapete, padre, ci siamo allenati insieme ed escogitato questa mossa. Abbiamo capito che singolarmente non potevamo nulla contro di voi, mentre insieme siamo imbattibili. James sapeva tutto di voi; vi ha sempre tenuto d'occhio quando uscivate e sparivate per ore nell'ultima settimana.”, gli sussurrò Roman, mentre Lucille prendeva la rincorsa, saltava sulle braccia di James e Jean che la spinsero in alto. La ragazza atterrò sulle spalle del padre, sedendosi e bloccandogli la testa con le gambe. Si chinò, guardandolo negli occhi rossi.
“Questo è per William e per la vita che non ci hai lasciato vivere.”
Con un colpo, la più piccola dei Nottern staccò la testa al padre, mentre Roman lo pugnalava al cuore con un pezzo di frassino.
Vladimir urlò, dimenandosi quando i figli lo lasciarono andare e prese fuoco quando il pugnale gli toccò e perforò il cuore.
Il Diavolo morì, ucciso dai suoi stessi figli.
Solo, bruciato dalle fiamme, col cuore perforato.

 
   
 
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