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Autore: queenjane    30/10/2017    3 recensioni
Una passeggiata osservando le splendide fontane di Versailles. Una notte di riposo nelle stanze di Maria Antonietta, pensieri e parole. Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Portraits '
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1899. 
In Russia,a venti chilometri circa da San Pietroburgo,sorgeva  Carskoe Selo, ovvero il villaggio dello zar, pieno di splendide dimore, tra cui il suo favorito palazzo di Alessandro
Lo zar Nicola II  di solito accontentava la zarina in tutto, anche troppo dicevano i più nei minimi come nei massimi, rispettava la sua preferenza di vivere nel posto di cui sopra, come che mangiasse i suoi prediletti biscotti inglesi, a letto, prima di dormire.
Come si sosteneva avesse fatto Luigi XVI con la sua consorte.


Alessandra aveva occhi chiari, di un colore stupendo e cangiante, che esprimevano tutte le sue emozioni.
Era bella, alta e sottile.
Ritratti e busti mostravano il suo fascino, al pari di quello della sovrana francese.
Cercava di fare del bene, la corte russa, famosa per i suoi fasti, non la comprendeva, lei aveva un alto senso del giusto e dello sbagliato, una ferrea moralità e non comprendeva come i russi apprezzassero più il lusso e l’ostentazione  che a compiere il proprio dovere, giorno per giorno, con modestia
La ritenevano goffa, provinciale, inadatta al suo ruolo.
La chiamavano Nemka, ovvero la Tedesca, la denigravano, a partire dalla famiglia, era una straniera, come la principessa Asburgo appellata l’Austriaca ancora prima del suo arrivo a Versailles, dalle zie zitelle del marito, nomignolo presto famoso e diffuso.
Antonietta si rifugiava nella vita privata, soggiornava al Petit Trianon, Alessandra preferiva, senza misura, la quiete della sua famosa mauve room a un ballo scintillane.
Ecco di nuovo il profumo di lillà, i vasi pieni, mescolati al suo profumo preferito White Rose e alle sigarette che fumava, nei momenti di quiete che di fretta, ovvero sempre, una sigaretta appresso l’altra.
Quella era la sua stanza preferita, piena di mobili ordinati per corrispondenza ai grandi magazzini inglesi Marple’s.
Cosa  che aveva prodotto altra frecciata ai suoi danni, che bisogno aveva di ordinare quegli acquisti quando disponeva delle squisite collezioni e degli splendidi arredi dei palazzi dei Romanov? Era e rimaneva una Hausfrau, una casalinga in tedesco,una piccola borghese, anche in quello si palesava la sua inadeguatezza.
Scocciava gli economi del palazzo per le spese, ma non conosceva nemmeno il prezzo delle patate del vicino mercato.

Alessandra osservò il pianoforte verticale su cui andava strimpellando Tatiana, la seconda delle sue bambine, dalla chaiselongue ove era adagiata, lo sguardo appuntato sulla parete colma di foto, della madre Alice, di sua nonna la regina Vittoria di Inghilterra e paesaggi della Germania e della Gran Bretagna, un quadro dell’Annunciazione e un arazzo Gobelin che rappresentava Maria Antonietta e i suoi figli, dono dell’ambasciata francese.
Si posò la mano sul ventre tondo, era la terza gravidanza e confidava nel maschio, nell’erede, anche se sapeva della possibilità di trasmettere il “morbo inglese”, ovvero l’emofilia.
Aveva avuto un fratellino, Guglielmo Federico, morto a tre anni, per le complicanze di quella patologia.
Non ci pensava, non voleva pensarci..
Tutto si sarebbe risolto.
Almeno LEI aveva consumato subito il matrimonio, senza attendere sette anni e tre mesi come la regina Asburgo.
   
 
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