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Autore: Sarahblack94    30/10/2017    2 recensioni
Hazel Lavellan ha sconfitto Corypheus, sciolto l'inquisizione e riportato Solas in una silenziosa Skyhold. Il suo marchio si è misteriosamente cicatrizzato, ma i suoi sogni sono tormentati e ha spesso la sensazione di dormire per giorni interi, dimenticando la realtà. Si sveglia spesso sudata, con un nodo nello stomaco e il suo primo impulso è cercare Solas. I suoi compagni sembrano spettri e Blackwall è sparito senza lasciare tracce. E' troppo ordinario e tranquillo e le occorrono molti sforzi per elaborare ciò che la sua memoria dimentica durante il sonno. C'è qualcosa che non va, ma nessuno sembra notarlo oltre a lei [...] {SolasxLavellan}
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inquisitore, Solas, Un po' tutti
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Spoiler!, Triangolo
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Capitolo IV


Trascorsero brevi attimi prima che tutto tornasse alla normalità.
Chiuse gli occhi, ma quando li riaprì ci fu qualcosa di nuovo ad attenderla.
Un nuovo scenario, una nuova realtà, una nuova sensazione. Tepore.
Lo scricchiolìo della legna arsa unito al baluginìo delle fiamme vispe la riportarono ad uno dei suoi viaggi del passato.
C'era solo uno strato di tessuto di tela grezza a dividerla da ciò che c'era al di fuori.
Era adagiata su diverse pellicce di animali selvatici, in una tenda posta in chissà quale accampamento. Si chiese se fosse un altro sogno.

Si strofinò la faccia con le mani, stanca di quel senso di impotenza a cui non era affatto abituata.
Notò che il marchio non le faceva più male, ma dovette faticare per vederlo -sigillato- sulla propria mano.
Gli occhi ci misero un po' per abituarsi a quella semi-oscurità, tenuta viva solo dal bagliore del fuoco all'esterno.
Immaginò di trovarsi in un bosco, poiché non udiva il mare, ma solo il sibilo del vento che carezzava le fronde degli alberi e lo scoppiettìo del fuoco.
La tenda era disseminata di pergamene scribacchiate, ammucchiate in un angolo.
Solo una di esse, ancora arrotolata, sembrava richiamare la sua attenzione, tanto era vicina al suo giaciglio.
La raccolse, istintivamente, sebbene il sentimento prevalente non fosse la curiosità, quanto più un'insofferente apatia.
Iniziava ad essere stanca e più dormiva più si sentiva debole. Lesse, velocemente.


Fen'Harel,
ti sei concesso più tempo del dovuto.
La Luna è piena e i sussurri reclamano ciò che ti appartiene.
Conduciti alle porte dell'Oblio, ma ricorda che non potrai più tornare indietro.
Hai scelto il tuo fato molto tempo fa e non c'è altro che io possa fare per te.
Rammenta il nostro accordo.

M.


Represse un brivido che -come una goccia gelida- le corse lungo la schiena.
Questa volta, decise di portare la pergamena con sé. Cercò una tasca in cui infilarla, ma trovò qualcosa di meglio: una cintura.
Ricordava di indossare una camicia da notte orlesiana, il che contribuì a rendere l'idea che ciò che ricordava era solo un altro sogno. Un sogno nel sogno?
Eppure, M era sempre presente, come se la perseguitasse. O perseguitasse Solas. L'ipotesi non la faceva stare meglio.


« I tuoi pantaloni sono lì, vhenan. Non credevo di avere un lancio così potente..»

Se non fosse stata sorpresa avrebbe pensato che quella era la cosa più stupida che le avesse mai detto. Tra le tante, a suo avviso.

Lo guardò, precisamente nel punto in cui la voce si propagò -ironica- arrochita da un sonno appena interrotto.
Non si era mai svegliato dopo di lei, anche questa era una novità.


«...»

Non aveva davvero nulla da dire, o forse non sapeva come esprimere il "tutto". Si sentiva abbandonata, iraconda e delusa da lui.
Tuttavia, come poteva esserlo se ciò che ricordava era davvero un sogno? Potrebbe non essere mai accaduto, ma è come se lo fosse stato. Che colpa ne avrebbe avuto lui?
Forse, se fosse stato reale, Solas sarebbe rimasto con lei. Forse.
Nascose la pergamena nella parte posteriore della cintura, che le cingeva la vita sottile.
Indossava una lunga camicia bianca, che sfiorava a malapena le sue cosce nude, dalle maniche a sbuffo, un po' consunte.
Ai lunghi capelli d'ebano sfuggiva qualche ciocca sulle spalle nude, riunendosi in una treccia bassa, un po' sfatta.
Aveva addosso il suo profumo, selvatico. Si inebriò, accogliendo quella sensazione di calore che avvampò nella parte bassa del suo ventre.
Lo sentiva, nelle viscere, ricordando il loro ultimo momento. L'amore con Solas era ipnotico, senza controllo. Non riusciva a farne a meno.
Lo guardò, nella penombra, sotto la coperta di pelliccia, mentre si destava per guardarla meglio.
La sua mente si perse per un attimo nella malsana idea di ricongiungersi a lui, di nuovo.

E se si fosse svegliata, ancora, senza ricordare nulla?

Scacciò l'idea, dandogli le spalle. Allungò il braccio verso l'orlo della tenda nell'intento di guardare fuori.
L'accampamento non era deserto, stranamente. C'erano alcuni soldati di spalle, chinati su chissà quali misteriose carte, ad indagare su altrettanti misteriosi problemi.
Riconobbe l'esploratrice Harding, che manco a farlo apposta le fece un cenno del capo, intimandole con un gesto della mano di restare lì.


« Inquisitore, spero che le nostre chiacchiere non vi abbiano svegliata»

Era la prima volta da un po' di tempo che qualcuno a parte Solas le rivolgeva la parola. Si sentii subito più tranquilla.


« Ci sono novità?»

Chiese, non troppo certa che fosse il caso di farlo. A stento sapeva dire in quale anno si trovassero, figurarsi in che situazione.
Sentì che Solas la stava guardando, ma non solo. Era palpabile il suo sgomento e Hazel dovette faticare per ignorarlo.


« Nulla di abbastanza importante da disturbare il vostro sonno» Rispose, affabile, Harding. Le sorrise.
« Temo di aver dormito abbastanza, in verità» Si giustificò, con una nota d'ilarità, l'Inquisitrice.
« D'accordo. Vi lascio il tempo di rivestirvi, dopodiché ci confronteremo» Promise la nana.

Gli altri soldati sembrarono troppo occupati per dedicarle anche un solo sguardo. Era tutto normale. Si sentì improvvisamente meglio, come se nulla fosse cambiato.
Fece mente locale, rammentando la possibile locazione dei suoi compagni di viaggio.
Tutti, nella sua mente, avevano trovato il loro posto nel nuovo mondo che aveva contribuito a preservare.
Tutti, tranne uno.

« Ci sono notizie di Tom?» Blackwall. Le tornò alla mente, di getto. Era l'unico tassello mancante nel suo epilogo.
Lo sguardo di Solas alle sue spalle divenne di fuoco. Si sentì pervadere da un senso di colpa che non le apparteneva.

La nana riflettè per qualche secondo, guardando l'inquisitrice di sottecchi.
« Non ne avevate già discusso col comandante, Inquisitrice?»
La domanda la confuse, ma lo sguardo di Harding si tinse in una nota di preoccupazione. Esitò, ma riuscì a simulare un sorriso cortese.
Forse, non ricordava proprio tutto. Le sviolinò uno dei suoi sorrisi imbarazzati, innegabilmente adorabili.


« Certo... vorrà dire che andrò a cercarlo nella sua tenda più tardi. Continuate pure

Si sforzò più del dovuto per assumere un'aria sicura, prima di rientrare nuovamente nella tenda. Sospirò, nuovamente in penombra.
Sapeva di doversi preparare ad un confronto con Solas, ma non era certa di cosa dire. Specialmente dopo la lettura della pergamena.
Sentì il fruscìo della carta e si voltò. Stava raccogliendo tutti i suoi documenti con straordinaria accuratezza. Era chiaramente arrabbiato.


« Disapprovi la mia preoccupazione per Tom, Solas?» Si fece coraggiosa e irriverente, sollevando il mento per darsi un tono.
« Disapprovo» Chiuse l'elfo. Non era una novità.

Hazel intrecciò le braccia al petto, serrando le labbra in una smorfia indispettita.


« Disapprovi...» Ripetè sottovoce.
« ...che tu dedichi il tuo tempo a preoccuparti per un traditore?»
« Credevo avessi cambiato opinione su di lui» Replicò lei, severa.
« Credevo che non t'importasse più del tuo amante, che fosse ormai morto e sepolto!»

Non avevano mai avuto né il tempo né la necessità di discutere della sua precedente relazione col custode.
Questa improvvisa gelosia da parte di Solas le strappò un'espressione sorpresa.
L'elfo continuò
« Non se lì fuori stiamo riesumando qualcosa di ben più importante! La nostra storia, i nostri antichi saperi!»
Hazel corrugò la fronte, sentendosi in parte in colpa di non ricordare ciò che l'Inquisizione stava facendo per lei. Per la sua gente.


« Non m'importa un cavolo degli antichi saperi elfici, Solas!» Lo sorprese, sorprendendo anche se stessa in verità.
Si sentii un'ingrata, ma era onesta con se stessa. Aveva problemi più importanti a cui pensare, al momento.


« Chi è M?>> Chiese di getto, astiosa. Solas la guardò senza capire. « Ma che stai blaterando, vhenan?» Replicò, sempre più irritato.
« Lei!» Afferrò la pergamena che aveva nascosto nella sua cintura, srotolandogliela davanti alla faccia.
Gliela cedette così, prima di inziare a guardarlo con occhi di brace traboccanti di aspettative. Aveva un'aura di innegabile autorità.


« Sono stanca di essere presa in giro e voglio sapere chi è questa donna che si appella a Fen'Harel!»
La parte di lui che ha faticato ad accettare, che nell'Oblio neanche era riuscita a collegare a Solas.
Lui non perse il controllo, sebbene l'atteggiamento di Hazel lo stesse mettendo alla prova.
Era nella sua natura fuggire, ma lei sapeva di averlo messo spalle al muro; e di star sorvegliando l'uscita come un lupo feroce.


« Tu sei a conoscenza del legame antico tra Fen'Harel e Mythal, Hazel.
Ti sorprende che siano riusciti a tradurre gli antichi scritti ritrovati e che li sottopongano alla mia attenzione?
»
Aveva senso. Rimase sbigottita.
« Vuoi dire che non ha niente a che fare con te, adesso?» Lui era composto, lei sulla difensiva.
Quasi gli ha inveito contro e continuava a fissarlo, nell'intento di far cadere la sua difesa.
Solas lasciò andare la pergamena, con un'espressione delusa.
«Mi chiedo se riuscirai mai a fidarti di me, Vhenan, sebbene la risposta sia piuttosto evidente»

L'unica difesa che cadde fu quella di Hazel, oltre alla sua rabbia, che cedette il posto all'incertezza.


« E' che...» Balbettò lei, ma lui l'interruppe sul nascere.
« Erano giorni che non riuscivamo a svegliarti da quando il tuo marchio è entrato in contatto con quel manufatto. Prima di ieri notte.»

D'un tratto lui la guardò, glaciale come solo lui sapeva essere. Lei era un mare in tempesta, lui un placido bosco notturno, magnetico e misterioso.


« Ho dovuto cercarti, ancora una volta, per riportarti indietro. Solo che questa volta non c'era più solo un'elfa accusata di omicidio in fin di vita, ma la mia stessa anima
Hazel trattenne il respiro, guardandolo con occhi increduli e confusi. Forse le cose stavano iniziando a combaciare, ma le iniziarono a tremare le gambe.
Solas le diede le spalle. Oltre quel velo gelido lei sapeva che era fuori di sé dalla rabbia e dovette combattere l'istinto di stringerlo, per farsi perdonare.
Lo lasciò continuare, poiché desiderava anche sapere la verità.


« E quando ti sei risvegliata il primo volto a cui hai pensato è stato il suo» Hazel impiegò un attimo più del previsto a collegare il discorso a Tom.
Non poteva negare, non perché non fosse vero, ma perché non ricordava il momento del suo effettivo risveglio. 

« Il primo nome che hai cercato...» Solas lasciò morire la frase, stringendo i pugni. Tornò a guardarla. Gli occhi velati di delusione accecarono Hazel, che indietreggiò appena.
« Hai giaciuto con me e al tuo risveglio io sono stato il tuo ultimo pensiero» Concluse, abbassando lo sguardo verso terra, ritrovando la pergamena.
Scelse di non infierire ancora, tuttavia.

L'Inquisitrice sentì illuminarsi di una nuova verità, ma anche di aver ferito il suo amore, di cui ha scelto di dubitare. Si sentì tremendamente in colpa per averlo ferito in quel modo.
Riflettè qualche secondo, mentre Solas si infilava nella sua casacca elfica, rigirandosi i polsini con gelida compostezza.


« Mi dispiace...>> Furono le prime parole dell'elfa. Si morse le labbra, un po' incerta su cosa replicare.
« Io credo di averlo vissuto, ma diversamente... Ricordo l'Oblio come un sogno, come se fossimo ancora a Skyhold e... ricordo le ombre, le voci...»

Solas continuava a rivestirsi, raccogliendo le sue cose ed Hazel ebbe la certezza di aver poco tempo per rimediare all'errore commesso.


« Ricordo di essere stata sola. Mi sono sentita abbandonata, anche da te. Credevo... di essere stata ingannata»

Solas sospirò. Lei non riuscì a capire se fosse un buon segno, ma non ebbe altra scelta che continuare.


« So di averti deluso, di aver dubitato ancora di te, però... dovresti capirmi. Non ho tutti i torti.» Ammise, coraggiosa.
Aprì le braccia in segno di resa. Solas la scorse con la coda dell'occhio, ma tacque.

« Sono stata nell'Oblio ed era così reale da essermi persa. Ho cercato te, sei stato il mio primo pensiero senza neanche ricordare il perché.»
Le parole abbandonavano cautamente le sue labbra.


« E se al mio risveglio ho cercato Tom come dici, di certo non è per i motivi che credi tu.» Fece un passo verso di lui, incontrando il suo sguardo fermo, indurito.
« Non so neanch'io perchè, però posso assicurarti una cosa, di cui sono assolutamente certa

Si avvicinò al suo amato, riuscendo a sfiorare la sua schiena con la punta delle dita, fino a carezzarla. Lui la studiava, dandole il profilo. 
Lei ignorò la sua aura minacciosa, aggirandolo, delicata, in un fruscìo di stoffa.  Ritrovò il suo volto. I suoi occhi cerulei, in cui desiderò perdersi.


« Tom non era lì con me e neanche nei miei pensieri.» La mano che toccava la sua schiena aggirò il suo fianco, lambendo il suo torace fino alla spalla sinistra dell'elfo.
« Non è stato lui a stringermi...» Solas finalmente smise di guardarla di sottecchi come un avvoltoio. Le carezzò i fianchi, in un gesto spontaneo.
« Non era tra le mie braccia, né sulle mie labbra, né tra le mie cosce...» La voce divenne sempre più simile ad un sussurro delicato, suadente.

L'elfo chiuse gli occhi, nell'intento di dominare il desiderio che la piccola Inquisitrice era in grado di destare in lui, come nessun'altra mai.


« Vhenan...» Come una supplica, la pregò di smetterla mentre le sue dita sfiorarono tremanti i fianchi dell'amata. Il suo corpo non era d'accordo e Hazel lo percepì chiaramente. 
« Non era a lui che dichiaravo il mio amore, né lui che lo dichiarava a me a sua volta» Riprese lei. La voce soffusa, meno sensuale ma confortante.

Gli prese il volto tra le mani, costringendolo quasi a perdersi nei suoi occhi di sabbia e smeraldo. Lui le carezzò la schiena, lasciando andare la rabbia, accogliendo l'amore.


« Io ero lì con te e ho scelto te. Sceglierò sempre te, Solas» Lo rassicurò con una promessa. Solas sospirò, quasi affranto.
Lei lasciò andare le lacrime e sorrise. L'elfo non rispose, ma le asciugò il viso coi pollici in un gesto affettuoso.

« E non c'è divinità o manufatto elfico che possa impedire ciò. Il nostro amore spazzerà via ogni cosa.»
Hazel si sciolse dunque da quell'abbraccio, a malincuore.


« Te lo prometto»

Si ritirò poco più in là nella tenda, prendendosi un momento per condividere con lui le sue riflessioni.
Solas rispettò quel momento, restando esattamente dov'era. Le carezzò la schiena con gli occhi, amandola in silenzio.


« Tom mi rendeva l'Inquisitrice che temevo di non essere, mi idealizzava. Mi ancorava alla realtà, che era ciò di cui avevo bisogno per sconfiggere una minaccia, fin troppo reale
Tutti loro sapevano, ma oltre all'Inquisizione, il mondo per cui lei lottava era pronto a seppellire il suo cadavere senza rimpianti. Blackwall era il muro oltre cui ripararsi.

« Quando mi sento confusa e incerta se credere o no ai miei occhi è a lui che mi appello.» Confessò, fissando un punto a caso di quella tenda.
« Ero nell'Oblio e nulla sembrava reale. Era... spaventoso»

Solas abbassò lo sguardo, come se si sentisse colpevole. Per lui l'Oblio era un rifugio sicuro, per lei un antro gelido da cui evadere.


«Ir abelas, vhenan»

Hazel si voltò, cercando nuovamente i suoi occhi.


«Tel'abelas!» Replicò, spontanea, facendo un passo verso di lui.

L'elfo non le diede risposta, ma continuò ad evitare il suo sguardo per diversi attimi, finché non fu Hazel a proferire.


«Perché?» Chiese, cautamente. Di cosa si stava scusando adesso?

Solas si avvicinò all'uscita della tenda, scostandone l'orlo col braccio. La guardò, intimandole con lo sguardo di seguirlo.
Non sentì il bisogno di chiedergli una spiegazione. Esitò solo un momento, concedendosi un respiro profondo.


«Ma ghilana, vhenan»

Guidami.

Era pronta.
   
 
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