Capitolo decimo
Mi
sono sempre chiesta perchè dovessi essere sempre io quella
che doveva prendersi
carico di tutto sulle sue spalle. Perché, poi, dovrei essere
io a tenere a bada
i miei istinti? Chi mi dice di fare così?
Da
sempre mi son detta che era l’unico modo per piacere agli
altri.
Ma
dovevo davvero piacere agli altri? Ero così insicura?
Dentro
di me sento una morsa stringermi il petto, e la voglia di urlare al
mondo
intero che quel ragazzo che mi stava di fronte, con gli occhi verdi e
un
sorriso dolce e malizioso, era il primo ragazzo che desideravo davvero.
Sebbe
lo conoscessi da pochissimo tempo, e mi avesse fatto fare una brutta
figura
davanti a tutta la scuola, non m’importava. Sentivo come
un’attrazione nei suoi
confronti.
E
allora, chi era mai?
Nonostante
tutto, sentivo un gran bisogno di dirgli di sì…
- Non pensare che ceda a questo vile ricatto- rispose Hermione al ragazzo, voltandosi di scatto.
Esitò prima di incamminarsi da qualche parte.
- Non conosco nulla di te, e questo lo vorresti usare come leva per far forza su di me? Non attacca, mio caro-
Lui rise.
Si sentì offesa, e per un attimo credette di conoscere quella risata. L’aveva già sentita da qualche parte, ma non ricordava dove.
Si voltò, e quasi aveva immaginato fosse biondo.
- Sapevo che avresti risposto a quel modo-, rispose il ragazzo, raggiungendola e baciandole le labbra.
Di nuovo una sensazione di smarrimento la colpì, e improvvisamente sentì un fuoco dentro di lei. Era come se conoscesse già quelle belle labbra sottili ed eleganti, che si muovevano esperte sulle sue, accompagnate da movimenti dolci e sensuali della lingua.
Si aggrappò a lui, ancora una volta…
Ho
come una sensazione di deja-vù.
Ho
già vissuto un bacio del genere. E’ come se
prendesse tutta la mia esistenza,
estirpandola via da me con dolcezza. Era un bacio da cui non sarei mai
riuscita
a liberarmi se la mia Hermione, quella fredda e con sguardo e modi duri
e
ghiacciati, non mi avesse ordinato di allontanarmi.
Qualcosa
non andava, e me ne rendevo conto persino io.
Si staccò e lo allontanò velocemente. Alzò lo sguardo, lucido. Le lacrime minacciavano di cadere ad ogni attimo che passava.
- Lasciami in pace- sussurrò tutto d’un fiato, prima di voltarsi verso il corridoio e percorrerlo velocemente.
Che
cosa le stava succedendo?
Perchè quel bacio somigliava dannatamente al bacio che aveva
scambiato con
Draco Malfoy?
Dov’era finita tutta la sua intelligenza? Stava cadendo tra le braccia di due ragazzi diversi, che nonostante tutto pareva davvero affini.
Due
stronzi, e due grandi baciatori.
Sento
come smuovermi qualcosa dentro di me. Era una sensazione che mai avevo
provato
prima.
Marlino,
Hermione, non cedere. Devi essere mille volte più forte di
loro.
Astoria strinse il pugno, guardando quello che era successo.
Da dove spuntava fuori quel mega fusto?
Si voltò anche lei, percorrendo il corridoio in direzione dei sotterranei. Il bruno, che non s’era accorto di lei, e rimase immobile a guardare il punto in cui la riccia Grifondoro aveva svoltato, cercando di raggiungere i piani alti.
La bionda Serpeverde, dal canto suo, dopo aver lasciato Blaise che s’era steso stanco sul letto, sudata e con l’odore di sesso ancora addosso, s’era vestita in fretta e aveva cercato ovunque Draco, non riuscendo a trovarlo.
Al posto suo, aveva trovato la Grifondoro impegolata con quel ragazzo bruno che aveva visto nel letto di Draco.
Qualcosa davvero puzzava di bruciato, e non aveva ancora appiccato fuoco alla scuola!
Adirata, si rifugiò in biblioteca, cercando di fare il punto della situazione.
Draco scompariva, e talvolta c’era questo tipo misterioso, con i capelli quasi neri e gli occhi verdi, la pelle diafana era simile a quella dei Malfoy, e quel ghignetto…l’avrebbe riconosciuto ovunque. Era certa che quel ragazzo fosse Draco.
Se Draco prendesse la Polisucco, non doveva prendere delle forme così simili ad un Malfoy, a meno che non avesse un cugino con quelle caratteristiche fisiche, e ne dubitava.
Aveva passato qualche settimana d’estate insieme a Blaise a Malfoy Manor, e aveva conosciuto tutti i parenti. Erano tutti biondi, anche se gli occhi variavano. Dunque, escludeva la pozione Polisucco.
Si sedette su di una poltrona, e si portò la testa tra le mani.
Supposto che non si fosse sbagliata, se quello era Draco, perchè se la faceva con quella lurida e disgustosa Mezzosangue? Se quello fosse stato davvero Draco, perchè almeno non giocava con qualcuno di meno pericoloso?
Lui non lo sapeva, ma Hermione Jane Granger era una grandissima figlia di puttana. L’aveva spedita dritta al San Mungo, fingendo un incidente, e piangendo come una fontana. Oltre ad essere davvero malvagia, era ancora più subdola, perchè ingannava tutti con le sue lacrime da coccodrillo.
Astoria Greengrass però non poteva passare su questo dettaglio.
E così, in attesa di scoprire come facesse Draco a cambiare forma, ammesso e non concesso che potesse essere il suo amico, decise di vendicarsi della Mezzosangue, ma per attuare il suo piano aveva bisogno di complici.
Si alzò e uscì dalla biblioteca, di cui possedeva una chiave di riserva, che aveva preso in prestito l’anno precedente. A grandi passi raggiunse il corridoio, dove incontrò Blaise.
- Astoria!- esclamò lui, mentre il sorriso gli attraversava il viso e lo illuminava completamente.
Com’era bello, nonostante tutto.
- Blaise…- sussurrò, raggiungendolo con fare sensuale. Gli posò una mano sul collo e lo avvicinò a sè, baciandolo.
Lo sentì rigido, sciogliersi poi lentamente, e ricambiare il suo bacio.
- Dov’eri finita?-
Lei si strinse nelle spalle.
- Da nessuna parte, vado a farmi la doccia, aspettami qui, va bene?-, fece lei, sviando nella Sala Comune.
Blaise la stette a guardare, addolorato.
Era forse davvero pericolosa? No, non voleva pensarci. La sua Astoria non poteva essere quel mostro che tutti dipingevano. Non era affatto vero che era gelida. Tutt’altro.
Si guardò intorno e sorrise.
Non c’era nessuno. Ecco perchè l’aveva baciato.
Qualcosa gli diceva da sempre di stare lontano da lei, ma più glielo diceva, più il suo istinto si incaponiva e le stava vicino. Sospirò, mentre si dirigeva da solo in Sala Grande. Quella ragazza aveva bisogno di una bella lezione.