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Autore: Emma_Jane84    01/11/2017    1 recensioni
Bertram è un virtuoso del pianoforte, con la strada del successo spianata davanti a sé: fino a quando un incidente gli lascia una mano paralizzata e lo costringe ad andarsene da Vienna per tornare in Inghilterra, a guadagnarsi da vivere come insegnante privato.
Rose è cresciuta suonando le composizioni di Bertram, ma quando ha la possibilità di incontrare l'uomo che ha idolatrato fin dall'infanzia si trova di fronte a un'amara realtà: lui è sgarbato, scortese, un animale ferito che si rintana nell'ombra.
A spingerli l'uno verso l'altra c'è soltanto quella composizione che lui inizia la sera e lei prosegue di giorno. Sulle note di una sonata, due anime iniziano a parlarsi attraverso il pentagramma prima ancora di potersi guardare negli occhi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo regency/Inghilterra, L'Ottocento
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Senza troppi danni, l'arbusto fu divelto. Rose decise di avvolgerlo nello scialle di lana, perché le radici non si spezzassero nel trasporto. Colin si rivelò un gentiluomo anche in quel frangente, e si offrì di accompagnarla fino a casa.

Octavia aprì un sorriso nel vederla varcare la soglia di Broxenban Manor; non appena lo sguardo le cadde sui guanti maschili che Rose indossava, tuttavia, impallidì.

«Abbiamo visite?»

«Soltanto Colin. L'ho incontrato durante la mia passeggiata.»

«Octavia» disse il giovane uomo, sbucando alle spalle di Rose, mentre Jenny prendeva in consegna il suo cappotto insieme alla mantella di lei. «È trascorso molto tempo dall'ultima volta che ci siamo incontrati. Vi trovo bene.»

Octavia gli rivolse un sorriso dolce, espressione che di solito si rifiutava di toccare il suo viso di martedì. «Mr Sterling...che gioia vedere che i capelli non vi sono diventati bianchi per il troppo studio!»

Lui rise con la spontaneità che contraddistingueva sempre i loro incontri, e Rose represse a stento un sospiro di sollievo: un po' di compagnia neutrale era ciò che ci voleva per distendere l'aria di tempesta che ancora aleggiava nella casa. Trovare Colin Sterling sul suo cammino era stata senz'altro una manna dal cielo.

Come padrona di casa in assenza della madre, Rose fece accomodare l'ospite, che aveva affidato l'arbusto alle mani del giardiniere, e gli offrì un tè caldo per ringraziarlo dell'aiuto. Octavia fu altrettanto gentile e accogliente, domandandogli come procedesse la sua carriera universitaria e quanto si sarebbe fermato ancora nel Surrey, prima di ripartire.

«Credo che resterò fino a dopo Natale,» disse Colin «Non varrebbe la pena affrontare il viaggio fino a Oxford e per dover tornare indietro nel giro di una settimana.»

«Molto sensato da parte vostra: dicono che le strade siano terribili in quel periodo. Naturalmente io non posso saperlo, visto che nemmeno quest'anno mi è consentito andare a Londra per la Stagione. Alla prima neve sarò confinata in questa casa senza divertimenti per tutta la durata dell'inverno. Non lo trovate ingiusto?»

Rose gettò un'occhiata severa a Octavia per il modo in cui era riuscita a gettare il suo infantile capriccio addosso al loro ospite, ma Colin rispose tranquillo: «Sapete come dicono, Octavia: l'attesa rende più dolce il raggiungimento di un obiettivo. La vostra primavera arriverà, ne sono sicuro, e ne sarete tanto più felice perché l'inverno è stato lungo e tedioso.»

Octavia rispose con un sorriso luminoso. «Lo spero con tutto il mio cuore.»

Dopo che Colin si fu informato della salute dei loro genitori, e Rose ebbe chiesto la stessa cosa degli Sterling, calò un silenzio imbarazzato. Rose cercò un appiglio per districare la situazione, e disse:

«Octavia, tesoro, sei così migliorata nei tuoi studi di violino! Vorresti mostrare a Mr Sterling quanto sei brava?»

Si spostarono nella sala del pianoforte: l'ultima sonata imparata da Octavia richiedeva l'accompagnamento di Rose, e non appena si sedette sullo sgabello la ragazza ebbe l'impressione che sua sorella non gradisse nemmeno quella discretissima forma di appoggio. Tuttavia, Octavia non poteva cambiare la natura della musica: ciò che è scritto per due non può essere suonato da uno soltanto.

Appena l'allegro iniziò, Rose si curò di restare un po' indietro, e suonare appena più piano di quanto avrebbe dovuto. Octavia tendeva sempre a rallentare troppo nel secondo movimento: avrebbe dovuto assecondarla, per non farle fare brutta figura. In ogni caso dubitava che Mr Sterling si sarebbe accorto di quel cambio di tempo. Di tante qualità che possedeva, la conoscenza della musica non era tra quelle. Già il fatto di vedere due fanciulle così dedite a un'occupazione tanto adeguata alla loro condizione doveva soddisfarlo a sufficienza.

 

Colin si era già congedato da un paio d'ore, quando Mrs Kirby rientrò. A tavola, riportò alle figlie tutte le novità della città che aveva appreso da Mrs Sterling, le nuove pubblicazioni di matrimonio appese fuori dalla chiesa, i pettegolezzi sui possibili fidanzamenti segreti, persino gli annunci mortuari. Infine, del tutto inaspettatamente, rivolse a Rose un sorriso luminoso.

«Ho sentito del tuo incontro con Colin Sterling nel bosco, questo pomeriggio.»

La ragazza fermò il cucchiaio a mezz'aria.

«Volevo fare una visita a Susanna Walton, ma non era in casa e così, sulla via del ritorno, io...»

La scusa era uscita un po' troppo precipitosa, ma non importava: era come se la madre non l'avesse nemmeno sentita. Sorrise e annuì ripetutamente in segno di approvazione.

«Sono contenta che coltivi la conoscenza gentiluomini del genere, mia cara. Jenny dice che ti ha prestato perfino i suoi guanti perché non sentissi freddo, è così?»

Rose avvertì una sorta di brivido, quando si accorse che sua madre gongolava in maniera sfacciata. Avrebbe dovuto rimproverare la governante per essere stata tanto chiacchierona.

«Mi ha aiutata a trasportare a casa un arbusto di rosa che abbiamo trovato nel bosco. Era fiorita, non so come, e io temevo che il freddo...»

«Magnifico, cara, magnifico. Non posso che incoraggiare quest'amicizia. Sai che cosa ho appreso oggi da Mrs Sterling? Pare che l'intera famiglia trascorrerà il Natale a Bath, e naturalmente il giovane Colin sarà dei loro. Guarda caso, mia sorella mi ha scritto stamattina, chiedendomi che li raggiungessi a Bath nel mese di dicembre. Sarebbe una splendida idea se tu passassi le feste con zia Craythorne, non trovi? E se gli Sterling saranno laggiù, forse potresti approfittarne per far visita ai nostri cari amici più spesso che puoi.»

«E io?» obiettò Octavia «Perché non sono stata invitata da zia Craythorne?»

La madre arricciò le labbra. «Sono certa che tu lo sappia perfettamente, piccola mia, anche se noto che queste tue mancanze di memoria avvengono casualmente sempre di martedì. Non temere, Miss Russell è rientrata, e dunque puoi porre un freno alle tue intemperanze per un'altra settimana.»

Rose fu sorpresa di ricevere quella notizia. Credeva che l'istitutrice fosse stata trattenuta a cena dalla nipote che aveva visitato nel pomeriggio: il fatto che fosse rientrata alla chetichella e senza salutare era quanto meno insolito. Si ripromise di far visita a Miss Russell più tardi, quando fosse stata ora di coricarsi, e nel frattempo annuì con grazia a ogni progetto che la madre sembrava aver già fatto per lei, riguardo la prossima vacanza a Bath. A ogni parola di Mrs Kirby, la Toccata e fuga in Re Minore di Bach risuonava nella sua mente, cupa come l'eco di un presagio.

Dopo aver dato la buona notte alla madre ed essersi fatta aiutare dalla cameriera a prepararsi per la notte, Rose attraversò il corridoio con la candela tra le mani. Bussò alla porta antistante la camera che divideva con Octavia: dall'interno, una voce gentile la invitò ad entrare.

Anche Miss Russell era in camicia da notte, e stava seduta a una semplice toletta in legno di noce. Sotto la spazzola, i lucenti capelli neri correvano in un'onda che le arrivava quasi fino alla vita. Erano così belli. La crocchia severa in cui li costringeva ogni giorno non rendeva loro giustizia.

«Rose, mia cara. Qualcosa non va?»

«Volevo solo assicurarmi che vi foste ripresa dal viaggio, Miss Russell. Maman dice che al rientro vi sentivate piuttosto affaticata.»

La donna sorrise, e un paio di fossette si disegnarono ai lati della bocca. Rose pensò che era ancora una bella donna. Quanti anni poteva avere? Doveva essere appena ventenne quando era giunta da loro. Sapeva solo che aveva studiato nello stesso collegio di sua madre, ma i suoi genitori erano morti presto, lasciandole come unica scelta quella di intraprendere la strada di istitutrice o di restare come cameriera nella scuola. Ogni giorno che passava, Miss Russell ringraziava la madre di Rose di averle permesso di andarsene da quel posto, dove, da allieva modello, era stata degradata a serva con la rapidità di un lampo.

«Credo solo di essere un po' disturbata dal viaggio in carrozza. Il mio stomaco mal sopporta gli scossoni e le asperità della strada» rispose Miss Russell.

«Avete mangiato ciò che vi ha portato Jenny, spero.»

La donna le indicò il vassoio vuoto che giaceva sulla credenza, per tranquillizzarla.

«Ma tu sei qui per parlarmi di qualcos'altro. Siediti, cara. Cosa ti preoccupa?»

Rose sentì un grumo d'ansia sciogliersi nel petto, al suono di quelle parole gentili. Poggiò la candela sul comodino e sedette allo scrittoio, torturandosi le mani in grembo.

«Maman ha avuto la bontà di comunicarmi il nome dell'uomo che vuole farmi sposare.»

L'istitutrice non sembrò stupita.

«Mi era giunta qualche voce a riguardo. Si tratta di Colin Sterling di Candall, giusto? È un ottimo partito, Rose, sono molto felice per te. Lui ha già fatto la proposta?»

«Non ancora. Non siamo in confidenza... lo eravamo da bambini, ma da quando è partito per Oxford lo vedo così poco. Siamo due perfetti estranei, ora.»

Le raccontò del piano di sua madre di mandarla a Bath per l'inverno, solo perché sapeva che gli Sterling sarebbero stati in città nello stesso periodo.

«È imbarazzante. Mia madre desidera che io lo spinga a dichiararsi, capite?»

«E tu non desideri che lui lo faccia?»

Rose ristette. Sarebbe stata la soluzione a tutti i suoi problemi. Colin era un ragazzo piacevole, e sotto la guida del padre sarebbe diventato un amministratore responsabile. Abitava vicino a Broxenban Manor, e ciò significava che non l'avrebbe costretta a cambiare le sue abitudini e ad allontanarsi dalla sua famiglia. Possedeva un pianoforte splendido, benché negletto da molti anni, e una rendita più che rispettabile. Le famiglie si conoscevano da anni ed erano in ottimi rapporti. Miss Russell aveva ragione: era tutto perfetto.

«Sì, certo. Colin Sterling è quanto di meglio possa capitarmi, dopo tutto. Vi ringrazio, ora mi sento molto più risoluta.»

Se ne andò da quella stanza con la sensazione di essere un topolino senza vie di fuga.

Perché? Perché non riusciva ad apprezzare la fortuna che le capitava? Aveva ricevuto tutto a un tratto l'occasione di accontentare Octavia e sua madre insieme, e mettere pace tra loro. Si sarebbe comportata come sua madre desiderava, avrebbe spinto Colin a corteggiarla e avrebbe risolto i loro problemi una volta per tutte. Sua madre si sarebbe rasserenata, e in conseguenza di questo cambio di umore anche suo padre sarebbe tornato da Londra.

D'improvviso, mentre si rigirava tra le coperte, nella mente di Rose si dipinse un chiaro quadro del futuro. Era diventata la nuova Mrs Sterling, e sedeva al pianoforte a coda, nel salotto di Candall. Le veniva chiesto di esibirsi durante un ricevimento affollato: la gente danzava, discorreva, sparlava, calpestando le note, soffocando la voce dello strumento che lottava per farsi sentire. Quella era la voce di Rose, e nessuno la stava ascoltando. Voleva fermare le dita, ma quelle correvano da sole sui tasti, creando agghiaccianti dissonanze.

Gli invitati al ricevimento si accorgevano allora della sua esistenza: erano diventati tante figure d'ombra, che ridevano sguaiatamente. Puntavano il dito su di lei, e uno scroscio di risa e fischi seguiva ogni nuova stonatura. Tra quei volti non riusciva a distinguere quello di Colin, né quello di Octavia, né quello di sua madre; ma vedeva chiaramente, in fondo alla sala, il viso austero di suo padre, Mr Kirby. Lui la guardava a lungo, scuoteva il capo e si allontanava, per non dover rispondere dell'imbarazzo in cui la figlia lo aveva messo con la sua incapacità. Per quanto Rose lo supplicasse di non andare, lui le girava le spalle e lasciava la sala, mentre gli invitati continuavano a ridere.

Rose si risvegliò di soprassalto, e si accorse di avere ancora quelle parole di supplica sulle labbra. Sperò di non aver parlato durante il sogno, e aver così svegliato Octavia. Quando però si rese conto che c'era una candela accesa allo scrittoio, capì che non avrebbe potuto disturbare il sonno di chi non era nemmeno coricato.

Octavia sedeva in poltrona, con il naso sprofondato in uno di quei romanzi di amore e mistero che amava tanto. Aveva sollevato il capo, quando aveva sentito le coperte frusciare.

«Ancora sveglia?» domandò Rose. La sorella annuì, poggiandosi il libro sulle ginocchia.

«Fatico a prendere sonno, stasera.»

«Un brutto sogno? Se vuoi puoi raccontarmelo.»

Octavia scosse il capo, atteggiando le labbra in un broncio infantile.

Era davvero adorabile. Il volto non sembrava affatto provato dall'assenza di sonno: il suo incarnato era così fresco che pareva pronta a infilarsi il soprabito e uscire.

«Sono in collera con te, sai. Avrei voluto seguirti a Bath.» Poi, accennò a un sorriso. «Per punizione, mi scriverai ogni giorno. Lo prometti? Voglio che tu mi descriva ogni particolare degli abiti delle dame, e che mi racconti tutto dei balli e dei concerti.»

«Certamente, lo farò.»

«E non dovrai esitare a informarmi su tutti i cuori che spezzerai! Pretendo descrizioni dettagliate di ogni partito interessante che riuscirai a trovare.»

«Non sto partendo per trovare marito» ribadì Rose, ravviando un ricciolo sfuggito ai nastri.

«Nostra madre pensa esattamente il contrario.»

«Nostra madre è convinta che sposerò Colin Sterling.»

Octavia storse il grazioso nasino all'insù.

«E tu, che ne pensi di Mr Sterling?»

«È un caro amico. Possiede una buona rendita ed è del tutto rispettabile. Inoltre la sua tenuta si trova a poca distanza da Broxenban Manor, e questo è senza dubbio un vantaggio...»

«Intendevo, cosa ne pensi come uomo.»

Rose ripensò a quel pomeriggio, alla gentilezza e alla sollecitudine con cui Colin aveva assecondato il suo capriccio di trapiantare un arbusto di rosa selvatica nella propria serra. Era un bravo giovane, un gentiluomo.

«Mr Sterling mi piace» concluse infine. «Sarei onorata di diventare sua moglie.»

Octavia si infilò sotto le coperte. «E pensi che riuscirai a nutrire qualcosa più di una bella amicizia nei suoi confronti?»

«Non lo so» fu costretta ad ammettere, mentre la sorella spegneva la candela con un soffio «tutto sommato, c'è tanto tempo per imparare ad amarsi, dopo il matrimonio.»

 

   
 
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