Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Vavi_14    02/11/2017    3 recensioni
Dal capitolo I:
[...]Sta quasi per lasciare via libera a Morfeo, quando la vibrazione del cellulare sul palmo della mano lo fa sobbalzare. Il suo cervello impiega un secondo ad inviare impulsi elettrici al resto del corpo; gli basta vedere quel nasino un po’ arricciato ammiccare verso di lui assieme alla scritta “videochiamata” per relegare il sonno ad un bisogno secondario.
«Noona» sussurra, mettendosi a gambe incrociate e stropicciandosi entrambi gli occhi. «Che ci fai sveglia a quest’ora?»
Vede la lunga coda di Jieun muoversi un poco, mentre la ragazza dall’altra parte del display scuote dolcemente la testa. «Ho anch’io il mio bel da fare, Jeon».

***
Di quando una schedule può essere ben gestita, ma due cominciano a stare strette.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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II
 

“I can’t get used to you not being here
I feel like something is missing
I just want to be together with you always”
For you, BTS










 
Jieun scende i gradini sul retro del palco per tornare nel backstage, dopo una delle perfomance più emozionanti e faticose che abbia mai vissuto. C’è chi, nella platea e tra le gradinate, grida ancora il suo nome a pieni polmoni; tanti flash luminosi lampeggiano nell’auditorium ormai buio, come a voler racchiudere nel proprio bagliore l’indescrivibile energia di quella voce soave e potente, sprigionata da un corpo tanto minuto quanto grazioso. Jieun si sente a casa quand’è sul palco; le piace parlare con i suoi fan, interagire assieme a loro il più possibile, renderli i protagonisti di un evento che loro stessi, attraverso l’amore e il supporto, hanno reso possibile. Mentre ringrazia i membri dello staff, la voce ancora rotta dall’emozione, Jieun non dimentica di esprimere la propria riconoscenza anche ai truccatori, ai tecnici del suono e dei microfoni, che con lei hanno sempre una pazienza infinita; ancora è difficile, per Jieun, abituarsi a portare scatolette metalliche agganciate ai vestiti, fili che le si imbrigliano ovunque durante le perfomance e microfoni che stringono le orecchie e inglobano il capo fino a farlo dolere. Difficile, per lei, riuscire a completare una canzone senza aver combinato qualche guaio sul fronte tecnico.

Si lascia asciugare il sudore e beve un goccio d’acqua, mentre parla tranquillamente con il manager dello spettacolo appena finito, quando un ragazzo alto e magro le si avvicina, sussurrandole di fare attenzione nel rientrare in camerino, perché pare che un suo fan impazzito sia riuscito ad eludere la sorveglianza raggiungendo le sale del backstage. Jieun guarda il suo manager, un po’ preoccupata, e lui le assicura che si premurerà di accompagnarla personalmente nella sua stanza per rinfrescarsi, onde evitare brutte sorprese lungo il cammino. Giunta ormai a pochi metri dalla porta sulla quale è appeso un cartellino con il suo nome, l’uomo si allontana da lei con un cenno del capo e la ragazza fa per abbassare la maniglia, quando si sente inglobare da dietro in un abbraccio stritolante. D’istinto, Jieun strizza gli occhi e lancia un urlo spaventato, coprendosi la testa con entrambe le braccia. Quando l’assalitore si allontana, qualche membro dello staff si è già avvicinato per controllare la situazione, mentre Jieun ha ancora le palpebre chiuse e il respiro affannato. Prima che possa realizzare veramente la situazione, si sente di nuovo avvolgere in un abbraccio, questa volta più dolce, ed è in quel momento che un odore molto familiare le sfiora le narici, facendole sbarrare gli occhi. Solo allora mette a fuoco un cappellino nero con due anelli ai lati, qualche ciuffo di capelli scuro sotto la visiera, una mascherina, anch’essa nera, leggermente calata sul naso e tre piccole rughe d’espressione che accompagnano un taglio d’occhi a mandorla piegati all’insù, in un’espressione ridente.
«J-Jungkook?» Jieun fatica a credere alle sue stesse parole, e forse lo spavento le ha fatto perdere il lume della ragione, ma non confonderebbe quello sguardo con nessun altro al mondo.
Adesso può sentire chiaramente la risata genuina del ragazzo che le sta davanti – e quella degli altri membri dello staff, proprio dietro di lei.
«Sei… sei impazzito? Mi hai spaventata a morte».
Il ragazzo abbassa finalmente il tessuto che gli copre parte del volto e prende le mani della ragazza tra le sue. «Non ti facevo così fifona, noona» è il suo saluto, mentre ringrazia tacitamente il manager di Jieun, il quale si allontana assieme agli altri solo dopo essersi accertato che tutto rimanga sotto controllo.
«Vi siete messi d’accordo, vero? Lui lo sapeva» sbotta lei, riferendosi all’uomo che poco prima l’aveva allertata di un presunto fan infiltratosi nel retro del palco. «Questa me la paga» sibila tra i denti con aria poco minacciosa, spostando alcune ciocche di capelli dietro la schiena.
Jungkook, ora che è rimasto solo con lei, si sente decisamente più rilassato. È grato al manager per avergli permesso quella sorpresa, ma sentire gli sguardi di tutti puntati su di loro non lo ha messo per niente a suo agio.
«E così hai visto il concerto?» Jieun finalmente lo guarda, cercando di nascondere al meglio la gioia che prova nel poterlo rivedere così, all’improvviso, dopo un lungo periodo trascorso lontani l’uno dall’altra. «Sei proprio un irresponsabile». Vorrebbe essere arrabbiata con lui, perché ha rischiato troppo per farle quella sorpresa, ma non sa se in quel momento l’espressione del suo volto sia il reale specchio del suo stato d’animo.
Jungkook si toglie il cappello, scuotendo la testa per smuovere i capelli e farli tornare al proprio posto. «L’ho visto e non me ne pento» dichiara, seguendola subito dopo all’interno del camerino.
Lei gli fa cenno di sedersi su un divano in pelle vicino allo specchio. «Sai quante fan potrebbero averti fotografato di nascosto, vero?»
«E che importa, sono anche io un tuo grande fan dopotutto. Ti preoccupi troppo».
«Sei tu a preoccuparti poco, Jungkook. Mi meraviglio che te l’abbiano lasciato fare… Namjoon era d’accordo?».
«Sì, a patto che il tutto fosse strettamente organizzato dai nostri manager. Da solo non me l’avrebbe mai permesso».
«Grazie al cielo c’è una persona responsabile nel tuo gruppo».
«Ehi!» Jungkook le lancia con poca forza un cuscino rosso che si è trovato dietro la schiena e Jieun lo prende al volo, ridacchiando. «Con questo vuoi dire che di me non ci si può fidare?»
Lei restituisce il guanciale al mittente, stavolta tirandolo con più foga. «Voglio dire che sei imprevedibile e un giorno mi farai prendere un colpo». Ma è anche questo che amo di te, aggiunge nella sua testa, quando Jungkook mette su un adorabile broncio degno del più ridicolo degli agyo. Al ché Jieun si alza e gli stritola una guancia con due dita, prima di posarvi sopra un leggero schiocco. Istintivamente, le sue labbra si spostano per cercare quelle di Jungkook, già schiuse e talmente vicine da costituire un invito irresistibile, ma invece di assecondare quel desiderio, Jieun gli bacia la punta del naso, lasciandovi sopra un leggero alone rosso.
«Quanto puoi restare, Jeon?»
Una domanda che racchiude in sé il motivo di quel contatto negato, troppe volte già assecondato e sempre più difficile da trattenere. È come un impulso che ogni volta si fortifica; più lo si alimenta e più lui continua a chiedere.
Jungkook sospira pesantemente, gettando un’occhiata al suo orologio. «Altri cinque minuti».
Le loro iridi si incrociano per un secondo e nella mente di entrambi irrompe l’idea malsana di ignorare quel beffardo limite temporale, fregarsene delle conseguenze e sfruttare ogni singolo istante del pochissimo tempo rimasto per assorbire in modo quasi viscerale e disperato tutto ciò che dell’altro ne costituisce l’essenza, in modo da poterlo ricordare vividamente una volta lontani. Ma è questione di un attimo e le loro iridi si rimpiccioliscono, i battiti si regolarizzano e gli sguardi si discostano, cercando velocemente un altro appiglio.
«Credo di avere un’idea» sussurra allora Jieun, voltandosi a recuperare delle confezioni in carta stagnola su una mensola lì accanto. «Zuppa di riso e frittura di mare. Dividiamo?»
Il più piccolo osserva stancamente i contenitori sollevati dalla ragazza, ma ben presto un buon profumo di pesce gli solletica le narici e, visto che anche quella sera non ha cenato, decide che tutto sommato non è un compromesso da buttar via.
Un po’ a malincuore si alza, raggiungendo Jieun. «Andata».
















 
 
 
 
  
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