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Autore: Naturally Sophie    04/11/2017    0 recensioni
- Ah, un'altra cosa- ci ferma quando siamo già quasi fuori dalla porta - alla fine del vostro anno di convivenza, sarete i protagonisti in un musical-
-COSA?-
Lo sapevo, oltre al danno anche la beffa.
- Quale sarà il musical?- chiedo intimorita mentre Malfoy mi fissa
- Wicked- risponde la McGranitt con nonchalance mentre i ritratti dei precedenti presidi fanno di tutto per trattenere le risate.
- Aspetti, se io dovrò essere Elphaba, Malfoy sarà...-
-... Fiyero...- completa lui mentre i nostri occhi si incontrano.
- Esatto. Ora potete andare.- ribadisce la direttrice accennando alla porta con la mano. Giuro, credo di aver visto un sorrisetto compiaciuto su quelle labbra.
***
AVVISO: parecchi spoiler di musical, libri (principalmente PJ), anime e serie tv
Molte, MOLTE, canzoni da altrettanti musical e non solo
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Buonsalve...!
No, non sono morta XD
Chiedo scusa per l'attesa a chi aspetta questo capitolo da un anno... perdono! La scuola e tutto il resto mi hanno tenuta sempre impegnata e, quando avevo un attimo di respiro, ero troppo stanca per mettermi a scrivere o l'ispirazione non voleva saperne... Santa Calliope...!
Anyway, ho tentato di farmi perdonare con un capitolo un po' più lungo del solito... spero di non annoiarvi...!
Buona lettura

***

-Scorpius, porca vacca, levalo da lì. È … è… enorme!-
-Non esagerare, Rose, non ti farà nulla… non avere paura…-
-Non mi interessa, devi togliere quel-quel… coso da lì, punto!-
-Calmati…-
-No che non mi calmo, diamine! Lo sai che sono terrorizzata anche solo dall’idea di avere a che fare con uno di quelli! – mi lancia uno sguardo di panico puro, le spalle incollate alla parete dietro di lei. – Non mi interessa se per te è minuscolo, è gigantesco!-
Il suo volto è paonazzo e incorniciato dalla criniera fiammeggiante che la contraddistingue e tenta di coprirsi di più con l’asciugamano che ha avvolto intorno al corpo.
Totalmente rossa e bianca, tranne per gli occhi, che spiccano verdi e fieri come le ultime foglie vive che resistono all’avvento dell’autunno.
È stupenda. E bagnata.
E adorabilmente ridicola.
-Rose, è solo un ragnetto.-
-Non mi importa, ti supplico, levalo dal bagno.-
Ridendo, mi avvicino all’animaletto che sta atterrendo la mia compagna di stanza, lo faccio salire su un pezzetto di carta e lo porto fuori dal locale incriminato.
Lei mi guarda, facendosi piccola piccola, come per non farsi vedere dall’orribile mostro che sembrava voler architettare il suo omicidio.
-Uccidilo. Tanto. Con il fuoco.-
-Calmati, Rosie. Vedi? È fuori dalla finestra ora. Non ti può più fare nulla.-
-Lo spero bene.-
Le braccia che stringono l’enorme asciugamano a fiori che la avvolge, i capelli sparsi sulle spalle e la testa che sporge appena dallo stipite della porta del bagno compongono uno spettacolo unico e esilarante.
Sospirando, torna all’interno della stanza da cui esce qualche istante dopo indossando dei pantaloni della tuta e un’enorme felpa gialla e rossa dei Cannoni di Chudley con cui comincia a pulirsi le lenti degli occhiali.
Se è possibile, la ammiro ancora di più.
-Tifi per i Cannoni?-
-Sì…- mi squadra sospettosa mentre inforca quegli orribili cosi –ma perché ti interessa?-
-E’ la mia squadra preferita!-
-Non ci credo- incrocia le braccia al petto, scostandosi i capelli dal viso con un movimento del capo mentre continua a fissarmi. Improvvisamente, mi accorgo che i suoi occhi sono davvero penetranti.
-C-che c’è?- balbetto in imbarazzo
-C’è che non puoi essere perfetto, miseriaccia , qualche difetto dovrai pure averlo, no?-
Lo dice con una nonchalance tale che non posso fare a meno di arrossire mentre si lascia cadere sul letto ingombro di libri, piume e rotoli di pergamena.
Mi incammino verso il suo letto a baldacchino e mi appoggio a una delle colonne, assumendo la posa che, di solito, fa cadere ai miei piedi le ragazze.
-In che senso?-
Mi guarda scettica, inarcando un sopracciglio e mettendosi a succhiare la punta di una piuma di zucchero.
-Nel senso che non posso credere che uno dei ragazzi più popolari di Hogwarts…- indica la mia posa con un cenno della testa - … il più bravo della classe, possa essere un cantante, un fanboy e il cielo soltanto sa cos’altro… come può una persona così diversa da me, somigliarmi così tanto?- minimizza con una scrollata di spalle per poi tornare ai suoi libri e alla sua penna verde brillante.
 Se possibile, arrossisco ancora di più. Poi la realtà di quello che ha detto mi assale come una secchiata d’acqua gelida : sa che ho almeno un segreto.
-C-come fai a sapere che ho d-dei segreti?-
-Tutti ce li hanno, Scorpius.  Chi piccoli, chi grandi, ma tutti ne abbiamo almeno uno.-
-S-sì, ma…-
Vengo interrotto dal bussare improvviso alla porta che, appena si apre, rivela un allegrissimo Albus Severus Potter che comincia a canticchiare note sconnesse di canzoni a caso, trascinandomi in quello che dovrebbe essere un walzer scoordinato. Mimo con le labbra un “aiutami” rivolto a Rose che, per tutta risposta, scuote la testa ridendo leggermente.
Ci guarda per un po’, mentre suo cugino non fa altro che muoversi impacciato pestandomi i piedi di continuo con gemiti di protesta da parte mia e maggiore ilarità per lei.
-Cosa c’è, Albus?- domanda appena si riprende un pochino dalle risate, ritornando ai suoi compiti – Hai letto un fanfiction particolarmente fluff?-
Seduta a gambe incrociate sul materasso, china sui libri, con i capelli che le nascondono parzialmente il viso, sembra dolce e ingenua, come se non appartenesse a quest’epoca.
-No! Anche meglio! Torno dagli allenamenti di Quidditch dei Tassorosso!- sospira abbracciando un cuscino e lasciandosi cadere accanto alla cugina.
-Sono durati così poco? Sono tornata mezz’ora fa e avevamo appena dato loro il cambio!-
-Rossa, guarda che sei stata in bagno per un’oretta buona!- intervengo in difesa del cugino.
-Davvero?- mi guarda incredula per poi sbottare: - Non chiamarmi “Rossa”!-
-Te la sei presa davvero comoda!-
-Ci vuole tempo per fare manutenzione a questi!- esordisce con un sorriso spostando i capelli con un movimento veloce della mano per poi voltarsi verso il cugino e fargli il terzo grado.
Normalmente starei con loro a chiacchierare, ma il mio allenamento mi aspetta.
Così prendo la borsa bordeaux che tengo sotto il letto e mi avvio verso la porta quando due voci, all’unisono, mi richiamano. Al che, mi volto lentamente, incrociando due paia di occhi simili e profondamente diversi allo stesso tempo.
-Dove stai andando?- la domanda mi arriva dal mio migliore amico, abbracciato a un cuscino e appoggiato alla spalla della Rossa che, dal canto suo, non ha smesso un secondo di tormentare la sua piuma di zucchero, diffondendo un piacevole aroma di menta per tutta la stanza.
-Stanza delle Necessità. Tu sai perché- rispondo con un ghigno, facendogli l’occhiolino.
Lui replica con un sorriso, salutandomi, seguito dalla cugina, con mio grande stupore.
Passo velocemente per i corridoi poco affollati e arrivo piuttosto presto a destinazione. E, finalmente, posso non essere il ragazzo perfetto, almeno per qualche ora.
 
 ***
-Allora?-
-Allora cosa?-
-Com’è andata?-
-Non è andata-
-Ma come, eri così felice fino a un minuto fa!-
Sospira. Non c’è niente da dire, mio cugino è davvero una primadonna quando ci si mette.
-L’ho solo visto agli allenamenti… è perfetto, Rose, ma non so come dirglielo!-
-Digli che ti piace e basta, no? Qual è il problema? Hai paura di un rifiuto? Siete perfino arrivati vestiti come una coppia alla festa di Halloween!-
La sua faccia non ha bisogno di altre spiegazioni.
-Albus, è un ragazzo intelligente, capirà se gli dici che ti piace! E no, non rovinerai la vostra amicizia, ne sono sicura.- dico passandogli una mano sulla schiena, per consolarlo. Lui mi rivolge il miglior sguardo da cucciolo del suo repertorio e mi abbraccia forte.
Mi abbandono al suo calore familiare sulla pelle e alla pressione delle sue braccia sulle mie, chiudendo gli occhi.
-E tu gliel’hai detto?- mi sussurra all’orecchio.
Mi scosto e lo guardo interrogativa, tenendolo per le spalle.
-Dire cosa a chi, scusa?-
Lui rotea gli occhi ghignando. Ecco l’Albus che conosco: un momento la persona più dolce dell’Universo e l’attimo dopo un Serpeverde in piena regola, sempre pronto a inzigare finché può.
-Dire a Scorpius che sei tu la ragazza con cui ha ballato! Non parla d’altro da settimane!-
Lo guardo scettica, inarcando un sopracciglio.
-Oh, ma davvero? E quando te lo avrebbe detto, sentiamo.-
-Quasi tutti i giorni a colazione e nei corridoi al cambio dell’ora.-
-Sono quasi sempre con te, in corridoio, come mai non l’ho mai sentito?-
Boccheggia un attimo, colto sul fatto. Mi alzo dal letto, sbuffando con una risata. Come volevasi dimostrare.
-Di sicuro non lo dice quando ci sei tu in giro! Insomma, secondo lui non sei mai venuta a quella stupida festa e, quando è tornato qui e ti ha trovata già nel mondo dei sogni, la sua teoria è stata confermata… Rose, non sembra, ma ci è rimasto male-
Mi volto verso di lui, fissandolo diffidente.
-Gli sarebbe davvero piaciuto molto vederti diversa da come sei ogni giorno.-
-Perché? Alla fine ha visto come sono davvero-
-Sì, ma ti ha vista solo dietro l’ennesima maschera, Rose. Di lui ti puoi fidare, anche se non sembra. Potreste diventare ottimi amici se solo tu ti sforzassi di abbattere la corazza che ti sei fabbricata da sola…- nel frattempo, mi ha raggiunta e mi ha messo una mano sulla spalla. Mi volto a guardarlo e i suoi occhi sono sinceri.
-Fidati di me, Rosie. Fidati di lui. Apriti con qualcuno che non sia io. Prendilo come un esperimento.- mi sorride e il mondo smette di essere così caotico.
Sbuffo. – Non ti arrenderai mai, vero?-
-No- ride dandomi un buffetto affettuoso sulla guancia.
-E va bene, gli darò una chance…- lui esulta - … solo se tu ti deciderai a confessare a Lorcan che ti piace.- lo provoco chinandomi in avanti e inarcando le sopracciglia.
Albus arrossisce di colpo e sospira.
-E va bene, lo farò, ma solo quado i tempi saranno maturi. Sei troppo furba per riuscire a vincere in questa discussione.-
Faccio una piccola riverenza, per prenderlo in giro.
-A proposito, cara, non mi hai ancora raccontato la tua serata con l’Angelo della Musica.-
Mi lascio cadere sul letto, mentre lui si siede accanto a me, impaziente di sentire quello che ho da dire.
In effetti, lui mi ha già raccontato la sua versione della festa: si son incontrati e riconosciuti fin da subito, ma erano entrambi troppo timidi per un bacio. Valli a capire. Cotti l’uno dell’altro senza che nessuno dei due se ne accorga minimamente, che imbranati.
-Non c’è niente da raccontare, Albus, abbiamo ballato, io sapevo chi fosse lui, lui ha insistito per scoprire la mia identità che, ovviamente, non gli ho rivelato.-
-E…?-
-E niente, Albus. Tutto qui.-
Poi ripenso al bacio sulla guancia che gli ho dato quando sono andata via. Inevitabilmente, le mie guance si scaldano e mio cugino sclera istericamente.
-L’hai baciato?!-
-No!-
-Non è vero, Rosie, fa’ la brava e di’ la verità.-
-Gli ho dato un bacio sulla guancia, e allora? Lo fanno tutti!-
-Non Rose Weasley Granger! Non ti sei mai profusa in cose del genere!-
-Beh, non mi sono mai lasciata andare, okay? Se per una sera mi sono ammorbidita un pochino, non è il caso di farne un affare di stato, non credi? –affondo il viso nel mio cuscino per nascondere il mio rossore mentre sento Albus ridere.
-Ti vada o no, l’ami e dillo, oh-oh…!-
-Non sono innamorata!- sbotto alzando di colpo la testa.
-Davvero? E allora da dove viene questa?- esordisce ghignando tirando fuori dal mio comodino una rosa vermiglia.
Sento la mia faccia sbiancare e questo non fa che allargare il suo ghigno.
-Ridammela. Potter, ridammi quella rosa. Adesso.-
-Non prima di avermi detto chi te l’ha regalata e perché l’hai tenuta.-  Mi allungo su di lui per prendere quel dannato fiore, senza successo.
-Al, sai chi me l’ha data.-
-Ma se non lo sopporti come dici e non hai una cotta per lui, perché l’hai tenuta?-
-Perché è stata una serata splendida, perché, in quel momento, non ero la solita asociale secchiona occhialuta senza pregi, ma, finalmente, la vera me stessa, quella che consci solo tu… e  mi sono sentita libera e importante. Ecco perché.-
Finalmente, riesco a prendere il vegetale che quello stupido stava impugnando fuori dalla mia portata e lo porto al petto, ammirandone i petali vermigli che ho incantato affinché non appassissero.
Chiudo gli occhi mentre inspiro il suo odore delicato, mentre le immagini di quella serata si susseguono dietro e palpebre, facendomi sorridere.
-Rosie, se continui a dirmi che non sei cotta di lui mentre hai quella faccia, non posso prenderti sul serio.- ridacchia alzandosi
-E va bene.- sbuffo – Quando tu, finalmente, ti confesserai a Lorcan, io ti dirò ciò che penso del Platinato.-
-Va bene, ma fino ad allora, porta questa a Scorpius, è talmente preso da te da dimenticarsi anche dell’acqua malgrado debba allenarsi.- sorride Albus lanciandomi una bottiglietta d’acqua.
Sbuffo e mi avvio verso la porta, nascondendo nuovamente la rosa e stringendo l’oggetto freddo al petto.
Possibile che io gli possa interessare come dice Albus? Scuoto la testa.
No, non è possibile.
Se cinque anni in questa scuola mi hanno insegato qualcosa, è che nessun essere umano di sesso maschile è interessato a me, sotto nessun ambito che non sia quello scolastico.
Confesso che mi fa stare male : insomma, le altre ragazze vanno ad Hogsmeade ogni settimana con un ragazzo diverso, mentre io non faccio altro che studiare, leggere e guardare serie tv.
Come faccio, dato che sono ad Hogwarts e non esiste il wi-fi? La risposta è in tre parole e, guarda caso,  è il luogo in cui mi sto dirigendo in questo momento, ovvero la Stanza delle Necessità che, per quanto ne so io, si è auto riparata e adesso funziona anche meglio di prima.
Quasi senza accorgermene, sono arrivata a destinazione.
 
 ***
 
Mi fermo un attimo a riprendere fiato, inspirando l’odore familiare di parquet e sudore, dirigendomi verso la mia borsa per prendere l’acqua quando mi ricordo di averla dimenticata in stanza.
Impreco mentalmente e sobbalzo quando sento posarsi all’improvviso sulla mia spalla una mano sottile ma forte.
Con mio sommo stupore, mi ritrovo davanti una Rose Weasley- Granger piuttosto sorpresa e con le lacrime agli occhi che fissano i miei, sostenendo il mio sguardo senza timore.
Sbianco nel pensare che mi abbia visto mentre… beh…
-Da quanto sei qui?- la mia voce è più grave, seria e ferita di quanto volevo che fosse. Non può avermi scoperto in questo modo.
Lei arrossisce e comincia a fissarsi le punte dei piedi con attenzione e tutte le mie buone intenzioni di essere arrabbiato e offeso con lei svaniscono in un istante : è troppo dolce.
-B-beh, ero venuta a portarti la bottiglia d’acqua come mi ha suggerito di fare Albus, ma non mi hai sentito entrare e non ho avuto il cuore di disturbarti, eri così concentrato…- balbetta tormentandosi l’orlo della felpa per poi porgermi l’oggetto incriminato.
-Grazie.-
Lei borbotta un “prego” aggiustandosi gli occhiali sul naso e girare sui tacchi per andarsene… definitivamente non la Rose che conosco, così la blocco mugugnando un “aspetta” .
Diamine, sembra un anime.
-Stavi… ridendo di me?-
Lei si gira e mi guarda dritto negli occhi e rimango basito davanti a quelle iridi che mi fissano come volte a sondare la mia anima… okay, devo assolutamente ridurre la quantità di anime e fanfiction.
-No! Assolutamente no! Penso che tu…- si interrompe, visibilmente imbarazzata e stranita - … penso che tu sia stato fantastico. Insomma, non è da tutti fare quello che hai fatto poco fa, insomma, le leggi fisiche che hai applicato erano davvero molte e decisamente molto complesse  e…-
Lei continua a parlare a macchinetta, le mani dentro l’enorme tasca della gigantesca felpa che indossa, i capelli forzati in una veloce coda bassa.
-Rose, stavo solo ballando.-
-Lo so benissimo cosa stavi facendo. Stavo solo analizzando i tuoi movimenti da un punto di vista fisico e scientifico.-
-Dillo pure che ti piaccio- ghigno per sdrammatizzare.
-Hai le braccia troppo mingherline per essere considerato un vero ballerino di danza classica… sembri più uno spaventapasseri - ridacchia lei sfiorandomi delicatamente la pelle.
-Perché, tu sai qualcosa di “braccia decenti”?-  esordisco disegnando virgolette in aria con le dita.
-Beh, sì… devo ricordarti per caso che sono la battitrice di Corvonero?-
Sento le orecchie scaldarsi e quindi bofonchio qualcosa di incomprensibile, scatenando la sua ilarità.
Mi dà un pugno leggero sul braccio, facendo comparire dal nulla un pianoforte a mezza coda; si siede sullo sgabello nero e suona un accordo.
-Allora, non credi che sia meglio avere musica dal vivo quando si pratica un’arte come questa?- sorride e la seguo a ruota, dicendole il titolo della variazione che stavo studiando prima che entrasse, lei fa apparire lo spartito e comincia  suonare con un’espressione beata e concentrata dipinta sul viso.
E, finalmente, posso non nascondermi più. Almeno, non con lei.
 
     ***
 
Mentre le mie dita si muovono sui tasti, non posso fare a meno di notare la grazia nei suoi passi,  l’armonia delle sue movenze e il perfetto equilibrio muscolare...
E va bene, lo ammetto : è davvero molto carino con quel sorriso stampato sulle labbra, i capelli in disordine, gli occhi grigi che brillano di contentezza… per non parlare del fisico asciutto e longilineo fasciato da una maglia bianca a maniche corte e dei leggins scuri.
Appena si ferma, noto l’alzarsi irregolare del petto e il lieve strato di sudore che gli imperla la fronte diafana e il volto scarno e spigoloso.
Mi si avvicina, le labbra increspate in un leggero sorriso e non posso fare a meno di contraccambiare, mentre lui si appoggia al pianoforte con un’espressione ebete sul viso.
-Cosa c’è?- rido.
-Nulla, è solo bello sapere che, ogni tanto ti lasci un po’ andare.-
Ridacchio, facendogli la linguaccia.
-Così, Rose Weasley Granger, Prefetto inflessibile, strega brillante, studentessa modello, battittrice formidabile, sa suonare il pianoforte?-
-Mi ha insegnato mia mamma.- sorrido mentre sento le mie orecchie scaldarsi, inevitabilmente .
Si avvicina di più, sedendosi di fianco a me sullo sgabello, bevendo un sorso d’acqua.
-Dobbiamo lavorare sul repertorio-
-Uhm, sì, vero, certo…-
-Che strumento suoni, tu?-
Mi guarda leggermente perplesso per un secondo, ma poi sul suo viso si disegna un ghigno che mi fa solo venir voglia di prenderlo a schiaffi.
-Chitarra e voce.-
Con un gesto della bacchetta faccio apparire gli spartiti e una chitarra.
-Classica, giusto?-
-Come facevi a saperlo?-
-Fortuna-  minimizzo con un’alzata di spalle.
Lui esamina un attimo le proposte, quasi tutte a tema natalizio, con sguardo critico.
-Gli arrangiamenti li hai fatti tu?-
-Mi ha aiutato Sam…-
-Nott?-
Annuisco. Lui indugia fin troppo e questo mi preoccupa.
-Non vanno bene? Dato che non sapevo quali potessero andare meglio per una serata così, ne ho messo qualcuno in più, a non è un problem…-
-Hai messo Secrets ? Adoro questa canzone! E anche The Scientist, come diavolo fai a conoscerle?-
-Cosa credi, che viva in un eremo o che ascolti solo musica classica?- lo prendo in giro, vedendolo ridacchiare imbarazzato.
-Scusa, in effetti hai ragione-
Si siede a terra, in una posizione che gli fa ricadere i capelli, a mio parere troppo lunghi, sul viso; non appena pizzica appena le corde dello strumento, riconosco immediatamente la canzone, quindi lo seguo con il pianoforte.
-“I need another story
Something to get off my chest
My life is kind of boring
Need something that I can confess
Til' all my sleeves are stained red
From all the truth that I've said
Come by it honestly I swear
Thought you saw me wink, no
I've been on the brink, so”-
La sua voce calda e morbida riempie la stanza, accordandosi alla musica in sottofondo, una
melodia notevolmente più lenta e calma rispetto a quella degli One Republic.
Una carezza leggera, familiare.
-“Tell me what you want to hear
Something that will light those ears
Sick of all the insincere
I'm gonna give all my secrets away
This time, don't need another perfect lie
Don't care if critics ever jump in line
I'm gonna give all my secrets away”

Mi unisco a lui, armonizzando la mia voce con la sua, scambiandoci sguardi complici e divertiti.
Continuiamo la canzone fino alla fine, in perfetta sintonia, una cosa che non pensavo nemmeno di possedere…
Una parte di me mi dice che ho trovato qualcuno da cui posso anche non scappare e nascondermi, per una volta.
Vorrei solo che fosse così per davvero.
 
    ***
 
Dopo cena, ci ritroviamo ancora Albus in camera, a conversare con noi del più e del meno.
-Davvero, dovresti chiedergli di uscire-
-Me lo sarei aspettato da Rose, ma non da te!- urla ferito, portandosi una mano al petto con fare drammatico. Che primadonna…!
La Rossa ridacchia, sempre alle prese con quella dannata piuma di zucchero che sta impregnando la
stanza di un forte odore di menta.
-Non hai ancora finito i compiti, Rosie? Che fine ha fatto la studentessa modello?- scherza Albus.
Lei alza la testa, confusa, guardando spaesata suo cugino, le labbra color smeraldo.
-Sto finendo il tema di Divinazione per la prossima settimana… sai quanto Fiorenzo possa pretendere, specialmente da me.-
-Perché?- la mia domanda è spontanea, forse un po’ troppo, considerata l’occhiata stupita che mi rivolge.
Imprevedibilmente, sorride, distogliendo lo sguardo e tornando al suo rotolo di pergamena.
-Sono nata settimina- alla mia occhiata interrogativa, tenta di spiegarsi meglio :- Si dice che i bambini nati di sette mesi possano vedere più facilmente il futuro, specialmente attraverso i sogni, e che abbiano poteri taumaturgici-
Seguo con gli occhi la sua mano sinistra accarezzare distrattamente Platone, accoccolato sulle sue gambe incrociate.
-Allora, se riesci a vedere il futuro con meno difficoltà di altri e hai poteri curativi… sai il perché di quegli attacchi?-
Albus mi fissa spaventato per la reazione di lei, con lo sguardo da “sei nei guai” .
Stranamente, lei non fa una piega, forse troppo concentrata per badare alla mia domanda, tuttavia, il mio migliore amico decide di mettere in pratica il miglior piano che si può attuare ora, ovvero la fuga.
Si gira verso l’orologio e borbotta qualcosa sull’ora tarda, il coprifuoco e il Mantello dell’Invisibilità.
Scompiglia i capelli alla cugina e le sussurra qualcosa all’orecchio, suscitando in lei un grugnito di protesta, e poi esce dalla stanza, lasciandoci soli.
La guardo ancora un po’, lei e i suoi capelli rossi spettinati, le dita sporche di inchiostro e i vari libri aperti sul letto.
-Vuoi una foto? Dura di più, sai- dice senza nemmeno alzare lo sguardo dal suo lavoro.
Sbuffo, colto in castagna ,mentre lei continua a scrivere per ancora qualche minuto ed è solo quando comincia a ritirare e mettere in ordine il tutto che azzardo a rifare la domanda.
-Non sono sorda, l’ho sentita anche prima.-
-Perché non mi hai risposto, allora?-
-Seguimi- soffia dopo un momento di esitazione.
Inutile dire che la sua risposta mi spiazza, specialmente quando si alza, trascinandomi con lei verso il bagno, chiudendo la porta dietro di me.
Mi dà le spalle e comincia a togliersi la felpa. Avvampo.
-Ro-Rose, lo so che t-ti faccio un certo effetto, ma non credo sia il caso di…-
-Sta’ zitto.- ordina perentoria, anche se noto le sue mani tremare leggermente.
-Tu mi hai rivelato il tuo segreto e ora ti rivelo un piccolo pezzo del mio… non tutto, non so ancora se mi posso fidare ciecamente di te.-
Detto questo, si leva anche la maglietta che aveva sotto, restando in un semplice reggiseno sportivo grigio.
Due profonde cicatrici irregolari rosee le percorrono la schiena, da sopra le scapole fino poco sopra alle fossette di Venere.
-Come…?-
-È una storia lunga che non posso raccontarti per il motivo di poco fa.-
-Dunque è per questo che non fai mai la doccia negli spogliatoi, dopo gli allenamenti…-
Annuisce leggermente.
-Anche per il fatto che sono la sola giocatrice con cromosoma xx della squadra ed essere nuda in una stanza piena di ragazzi non è fra le mie ambizioni.- ridacchia imbarazzata girandosi verso di me, le braccia incrociate sul petto.
-Ed ecco svelato anche il perché degli attacchi.- insisto
Lei sbuffa, l’accenno di un sorriso sulle labbra, distogliendo lo sguardo, ma annuisce di nuovo.
-Ora, potresti uscire, per favore? Mi dovrei cambiare.- solo ora noto il lieve colorito roseo che le sue guance hanno assunto.
Mugugno  un assenso e obbedisco, imbambolato, buttandomi sul mio letto in stile stella marina.
Poco dopo, è di ritorno con indosso il pigiama e i capelli raccolti in una treccia veloce.
Volto la testa, scorgendo i suoi piedi nudi sul pavimento di pietra appoggiarcisi completamente, incurante del freddo.
 
 ***
-Va’ a cambiarti, Spaventapasseri. È tardi e domani abbiamo Pozioni le prime due ore, devi essere concentrato-
Lamentandosi (uomini!), si reca anche lui in bagno, dal quale esce dopo qualche minuto, pronto per sprofondare nel mondo dei sogni.
Mi infilo sotto le coperte, mentre Platone salta sul letto e comincia a reclamare le coccole che prima ho così bruscamente interrotto.
Lo accarezzo ancora un po’ e poi, non appena il mio compagno di stanza si corica, mormoro un nox, abbandonandomi anche io fra le braccia di Morfeo.
 
 
 
Sono nel bel mezzo di un sogno stranissimo che ha a che fare con porcospini che inseguono mele, quando un rumore improvviso mi sveglia bruscamente.
Istintivamente, afferro la bacchetta da sotto il cuscino e faccio luce, trovando Scorpius seduto sul suo letto, il volto terreo.
-Tutto bene? Cos’è successo?- chiedo con voce impastata.
-Nulla, solo un incubo…- trema leggermente mentre si passa le mani fra i capelli.
Sospiro stanca, stendendomi di nuovo, spegnendo la punta della bacchetta.
 
 ***
 
Malgrado io sappia di essere completamente sveglio, le immagini del mio incubo continuano a susseguirsi dietro alle mie palpebre : decine di figure immobili giacciono scomposte per terra, mentre altrettante persone incappucciate misurano lo spazio, ferme, in attesa di qualcosa… o di qualcuno.
L’unico senza mantello sono io.
Una campana, un sibilo e un fruscio piuttosto sinistri annunciano l’arrivo dell’ ennesimo personaggio del mio sogno… Voldemort.
Mi si avvicina, e con una lentezza misurata e fredda, afferra il mio braccio destro e mi impone il Marchio Nero, facendomi urlare dal dolore.
“Ora sei davvero degno di essere chiamato un Malfoy. Benvenuto a casa” le sue dita gelide si avvolgono attorno al mio polso, attirandomi tra le sue braccia che sanno solo di morte ed io non posso fare nulla per oppormi a questo tremendo contatto.
Quello che mi gela di più il sangue, però, è scoprire che, sotto a due dei cappucci, si celano i volti dei miei genitori, che mi guardano orgogliosi, come se, come ha appena detto il Signore Oscuro, solo a partire da questo momento, posso essere considerato davvero loro figlio.
Scuoto la testa per cancellare le immagini che continuano a susseguirsi senza sosta.
Tento di respirare a fondo e di calmare il battito impazzito del mio cuore, stendendomi nuovamente, mentre cerco di convincermi che non è stato altro che un brutto sogno.
Non appena mi sono tranquillizzato un po’ e ho ritrovato il coraggio di richiudere gli occhi, sento un lungo sospiro sibilante e uno scricchiolio poco rassicuranti che mi fanno irrigidire sotto e coperte.
Non può essere, non deve essere come nel mio sogno…
Un lembo della trapunta si scosta leggermente e qualcosa di tiepido di lascia cadere accanto a me.
Delle mani gelide si posano sulle mie spalle e mi tirano verso di sé. Un urletto (molto virile) viene soffocato da una voce tranquilla e leggermente impastata.
-Va tutto bene. È finito. È stato solo un sogno… ci sono qui io, adesso, non avere paura.-
Spalanco gli occhi nel buio e distinguo solo vagamente il colore deciso dei capelli di Rose che continua a stringermi a sé, come se fossi un bambino, tranquillizzandomi.
Ricambio l’abbraccio, godendomi il suo odore di buono e di… vita e, quando comincia ad accarezzarmi i capelli, penso non possa esistere situazione più romantica di questa.
-Dormi, Hugo… va tutto bene…-
Momento rovinato, perfetto.
Sorrido, mormorando un “buonanotte” che sospetto lei non abbia nemmeno sentito e mi addormento nuovamente al suono del suo cuore e al ritmo del suo respiro.
 
   
 
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