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Autore: Ramo97    05/11/2017    3 recensioni
Seguito di "Ted Lupin e il Figlio dell'Assassino".
Harry, dopo i fatti dell'anno precedente, si ritrova momentaneamente sollevato dalla direzione degli Auror.
Teddy, Anne, Baston, Eva e Bartemius iniziano il loro secondo anno e si trovano ad avere problemi con il Potter Club, un club elitario di Grifondoro che si dichiarano gli eredi del Prescelto.
In tutto questo iniziano strane sparizioni nelle vicinanze di Hogwarts che, nel silenzio, portano la firma del Maestro.
PUBBLICATA ANCHE SU WATTPAD
Genere: Azione, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Teddy Lupin | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ted Lupin'
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Capitolo 5: Quidditch, incantesimi e guardie del corpo

- Gol! - urlò Victoire, alzando le mani al cielo.
Eva sorrise e schiacciò il cinque alla compagna di squadra, mentre Baston protestava in modo plateale.
- Hey non è valido! Eva mi si è lanciato contro a tutta velocità.
La Serpevederse si strinse nelle spalle  Stavo giocando a fare il bolide, è vietato?
- Sì! - squittì il Tassorosso - E' scorretto.
- Intanto noi siamo a uno e voi a zero.
In tutta questa scena, Teddy se ne stava in disparte, estraniandosi dai suoi amici e analizzandoli.
Baston effettivamente aveva ragione. Era così sorprendentemente bravo a parare tutto che ormai Eva aveva abitualmente preso l'abitudine di caricarlo a tutta velocità come una kamikaze. Beh, forse a questo spirito di violenza aveva contribuito lo stesso Baston, che non la lasciava più in pace con quei ridicoli tentativi di provarci con lei.
C'era da dire che anche Victoire non giocava male. Non era brava come gli altri tre, ma era anche evidente che ci giocava molto meno. Sua sorella Dominique, che era molto più maschiaccio di lei, aveva iniziato solo da poco a cavalcare una scopa, quindi a Villa Conchiglia c'erano poche persone con cui giocare a Quidditch.
Teddy aveva imparato a giocare con Harry. Da quando era piccolo ogni domenica mattina giocava con lui e, da poco, anche con il piccolo James. Da quando si era fatto commissariare passava molto più spesso, cosa che rendeva molto difficile ad Andromeda nascondere gli addobbi che stava preparando per il suo compleanno, che sarebbe stato di lì a breve.
- Hey Teddy svegliati! - disse Victoire, che era apparsa al tuo fianco
Il ragazzo sorrise. La nuova Victoire gli piaceva molto di più della vecchia. Era solare, simpatica e intelligente, ma assolutamente non invadente. Sembrava che la ragazzina avesse abbandonato tutti i suoi difetti per tenere solo i pregi.
La partita, dopo l'iniziale querelle, fu a senso unico. Baston, le volte in cui non veniva fisicamente placcato, parava sempre ed Eva non aveva sempre la forza e la voglia di farsi male. Teddy era bravino e i suoi tiri andarono più volte a segno.
- Potresti provare a entrare nella squadra quest'anno.
- Non vedo l'ora - rispose il Metamorfmagus ironicamente - ho proprio bisogno di altri appunti settimanali fissi. Basta il Lumaclub.
- Che cos'è? - chiese curiosa Anne.
- Il male! - risposero in coro gli altri tre. Baston, Teddy ed Eva erano tutti e tre dentro il dream team di Lumacorno, il primo per i suoi meriti sportivi, il secondo per quelli scolastici e la terza per entrambi. E lo odiavano dal profondo del loro cuore.  
- Ovvero?
- Un gruppo di studenti promettente che l'insegnate di Pozioni vuole assoggettare.
- E Anne ne fa parte?
Eva sorrise - Certo che ne fa parte! E' brava, bella e molto molto intelligente. Lei sì che è davvero promettente!
Una scintilla di gelosia parve apparire negli occhi di Victoire
- Hey! - strillò Baston - Anch'io sono promettente!
- Certo, per essere picchiato sei molto promettente.
- Sono molto più bravo di mio papà quando aveva la mia età.
- E sicuramente anche molto più idiota.
- Mentre invece quell'altro vostro amico c'è dentro? - li interruppe Victoire, interessata a tutto tranne che a un loro nuovo litigio.
- Bartemius? - chiese Teddy.
- Sì.
- No, non c'è.
Victoire parve sorpresa - Perché?
- Non ha il lignaggio adatto - disse Eva, con la faccia di una che stava ingoiando una medicina.
- In che senso?
- Suo papà era Dolohov, quello che ha ucciso mio padre.
Victoire rimase un attimo interdetta. Teddy sapeva che l'anno prima si era trovata a tu per tu con un Mangiamorte e aveva paura che dicesse qualcosa di sbagliato. Anche Eva era figlia di un servo del Signore Oscuro e non amava tanto chi addossava le colpe dei padri anche ai figli.
- Mi dispiace per lui - disse tranquillamente lei, stupendo Teddy. Da quando la conosceva non era mai stata troppo compassionevole, anzi, spesso era stati quasi cattiva. Guardava dall'alto in basso tutti i suoi cugini e li scherniva spesso. Chi sbagliava meritava solo insulti e nessuna compassione. Teddy a parte, ovviamente. Ma ora non era pi così. Sembrava più ragionevole, meno bambina.
Eva sorrise, cosa che fece tranquillizzare ancora di più Teddy. Il peggio era passato.
- Sai, è davvero un piacere conoscerti, Victoire - disse Baston - è strano che Teddy non ti abbia mai citato.
Teddy era una persona che non perdeva la pazienza facilmente, ma in quel momento lo avrebbe ammazzato.
- Non è vero, ne continua a parlare - gli rispose Eva, fulminandolo con gli occhi. Il tentativo però fallì. Victoire perse colore in neanche un secondo e divenne di un pallore cadaverico, perfino più chiaro della pelle di Teddy.
- Sono un po' stanca - disse con un debole sorriso - rientro un attimo in casa.
Se ne andò con un passo un po' incerto, lasciando Eva furiosa, Baston perplesso e Teddy addolorato.
- Cosa ho fatto stavolta? - chiese Baston.
Teddy lo ignorò e si buttò a rincorrere Victoire. Stavolta capiva cosa provava. Era da una vita che si conoscevano e, se lei non avesse citato neanche una volta il loro rapporto ai suoi amici, anche Teddy si sarebbe intristito.
Però era ovvio che per lui il rapporto con lei fosse fondamentale. Soltanto che era un rapporto così profondo e così complesso che non sentiva di poter esprimere a parole.
Bussò alla porta e fece capolino con la testa. La ragazzina era dentro alla stanza, pallida, mentre fissava il muro mordendosi un labbro.
- Hey - disse lui entrando.
- Tu mi vuoi bene? - gli chiese lei, senza distogliere gli occhi dal muro. La voce era incerta e rassegnata, come se sapesse che ad attendere la sua domanda c'era solo una risposta di cortesia.
Il ragazzino si sedette di fianco a lei. Quante volte erano stati in quella posizione, seduti fianco a fianco sul letto, confessandosi dubbi, paure e speranze?
- Sai cosa ho fatto l'anno scorso?
- Te sei andato via da noi e sei andato a Hogwarts.
- E cosa ho fatto a Hogwarts?
Lei fece spallucce.
- Sono entrati dei Mangiamorte nella scuola.
Lei staccò gli occhi da muro e lo guardò negli occhi, allarmata.
- Volevano che Bartemius li seguisse. E' rettilofono e potrebbe essere molto utile per qualcosa che stanno tramando. Lo hanno rapito e io e Baston lo abbiamo inseguito. A un certo punto qualcuno doveva chiamare i soccorsi e qualcun altro doveva sacrificarsi per fare in modo che riuscissero a salvare Bartemius. Baston era il più veloce, io il più bravo con gli incantesimi, quindi a me è toccato combattere contro Lestrange, il marito della mia prozia. Sai, ero assolutamente convinto di morire. Eppure avevo un solo rimpianto: quello di non averti potuto salutare.
Victoire sembrava come pietrificata.
- Tu stavi per morire? - chiese con un filo di voce dopo un po'.
 Teddy annuì.
Lei respirò a pieni polmoni e si mise le mani tra i capelli.
- Ti prego, non farlo mai più.
- Spero di non trovarmi più in una situazione del genere, onestamente.
- Anche se ti trovassi in mezzo, stanne fuori.
- Anche Harry non cercava guai, eppure ci è sempre finito in mezzo.
- Mio zio è un caso unico nella storia.
Teddy sorrise - Lo spero. Una cicatrice non si intonerebbe con i capelli blu.
Anche Victoire sorrise debolmente.

*

- Expecto Patronum!
Un lampo di luce uscì dalla sua bacchetta, ma non prese alcuna forma. Non poteva combattere così mille Dissennatori. Urlò frustato e lanciò la bacchetta a terra.
- Bartemius! - lo richiamò Draco, per poi avvicinarsi e ridargli la bacchetta.
- Non ti preoccupare - disse il suo padrino - alla tua età non sapevo neanche fare un terzo di quello che sai fare tu-
- Non è abbastanza - ripeté di nuovo il ragazzino, scompigliandosi i capelli neri con odio.
- Neanche Harry Potter sapeva fare tutto questo. Sei il mago più potente che io conosca.
Il ragazzino sbuffò - Se non sarò al loro livello entro poco tempo quelli mi ammazzeranno.
- C'è molta gente a proteggerti.
- Del tipo?
- Gli Auror.
Bartemius lo fulminò con gli occhi - Siamo in mezzo a un bosco, di fianco un campo di addestramento Auror per evitare che la Traccia evidenzi che tu mi stai facendo usare la magia al di fuori da Hogwats. Gli Auror che il Ministero ha messo a tallonarmi sono fuori dalla nostra villa convinti che siamo ancora lì. Come esattamente dovrebbero proteggermi gli Auror?
Draco non si perse d'animo - Ci sono io.
- Non metterti in mezzo, Draco. Se vedessi anche solo una possibilità di un pericolo per te, per Astoria o per Scorpius me ne andrei.
Stavolta fu il turno di sbuffare dell'adulto - Onestamente credevo di essermi liberato di Harry Potter qualche anno fa.
- Forse te ne liberai davvero. L'hanno commissariato.
- Per mettere Weasley al suo posto? Bah manco riesce a nascondere bene le sue mosse. Quello vuole essere libero di fare quel che vuole come ha sempre fatto e il suo ruolo non glielo permetterebbe. Quello vuole scoprire cosa sta succedendo.
- Questo ti rassicura?
Draco si fermò un attimo e ci pensò su - E' sicuramente bravo a fare queste cose e ti apprezza, quindi da una parte lo sono. La sua poca elasticità su cosa è giusto e cosa no potrebbe crearmi dei problemi.
- Ci stai lavorando anche tu?
- Io cerco di sopravvivere e di mettere in salvo la mia famiglia, quindi mi occupo dei problemi.
- Cercherai di lavorare con lui?
- Neanche per sogno. Però lo terrò d'occhio.
- E non credi se ne accorgerà?
- No, non credo. Nascondermi è diventata una delle mie doti migliori.
Bartemius si accigliò - Finirai nei guai.
- In un modo o nell'altro ci finisco sempre. Meglio finirci dentro sapendo qualcosa sul nemico, piuttosto che finirci all'improvviso.
- Se lo dici tu... io vorrei solo un anno tranquillo.
Draco sorrise - E' la frase che mi ripeto ogni anno da quando ne ho quindici.
- E poi ti ritrovi a insegnare a un dodicenne a combattere.
- Esattamente. E devo dire che sei una compagnia migliore di Tiger e Goyle.
- E chi sono?
- Due idioti che usavo come manovalanza a Hogwarts. Tiger è morto durante la battaglia di Hogwarts dandosi fuoco. Sembrava che avesse distrutto la Stanza delle Necessità, ma a quanto pare quella vecchia sala è più resistente della McGranitt.
Bartemius scoppiò a ridere.
- No, davvero, quella megera è invincibile. Altro che Silente.
Il sorriso sul volto di Draco si spense. Bartemius sapeva che si sentiva ancora per la morte di Silente, per quanto poi si fosse scoperto che c'era dietro lo stesso preside, per mano di Severus Piton.
- Quanto credi che durerà prima che se ne accorgano?
- Di cosa?
- Del fatto che mi stai allenando.
- Hanno altre cose a cui pensare al Ministero, anche se sospetto che Potter lo scoprirà, prima o poi.
- E cosa farà?
Draco si strinse nelle spalle - Probabilmente niente. E' il primo a farlo. Prima di iniziare il secondo anno ha fatto lievitare una torta in testa ai suoi zii (anche se lo nega), al terzo ha trasformato sua zia in un pallone volante e al quinti ha usato il suo Patronus contro dei Dissennatori.
Bartemius si scurì in volto.
- Quindi lui il Patronus lo sapeva già evocare?
- Non credo che neanche sapesse cos'era un Patronus alla tua età. E poi cos'è questa mania di confrontarti con Harry Potter?
- Lui è quello bravo...
- Perché tu invece non lo sei?
- I miei amici hanno rischiato la vita per colpa mia.
- Tu non lo avresti fatto per loro?
Bartemius lo guardò frustrato. Voleva che qualcuno gli desse ragione, ma né Draco né Astoria e né Anne volevano farlo. Lui era il colpevole per quello che era successo. Era nato rettilofono, in qualche modo  erano riusciti a scoprirlo e avevano attaccato la scuola. Degli Auror erano morti, Eva aveva rischiato di morire e Ted si era lanciato in una missione suicida per lui. Eppure per tutti non era colpa sua. Ma la era.
- Draco, so che mi vuoi bene, ma so qual è la verità.
- No, Bartemius, non lo sai. Tu sei da sempre convinto che ogni male che ti capiti sia colpa tua. Sono convinto che tu lo faccia per reazione. Ti sono capitate talmente tante brutte cose che tu per proteggerti ti dai una risposta, credendo che visto che sono colpa tua allora sono governabili. Ma quello che ti succede è ingovernabile e tu non puoi farci niente.
- Bah.
- Tanto so che non mi darai ragione, ma ci sono passato. E io le avevo davvero delle colpe, anche se non tutte.
Bartemius aveva una gran voglia di dirgli una cattiveria sul suo passato di Mangiamorte, ma si trattenne. Anche se gli stava dando fastidio, sapeva che Draco lo faceva perché gli voleva bene.
- Puoi solo allenarti e imparare, ogni giorno di più. Il sapere è la tua vera arma e, se andrai avanti di questo passo, diventerai un grande.
- Ogni padrino lo dice al suo figlioccio.
- La differenza è che nel tuo caso è vero. L'anno scorso ti sei dimostrato il più bravo del tuo anno, superando perfino Lupin e quella Anne.
Al solo pensiero di Anne, Bartemius arrossì. Gli mancava, ma era troppo timido e orgoglioso per dirglielo.
- Ho solo studiato, ma questo non vuol dire che sia bravo. E' stato Ted a salvarmi non io.
- E quella cosa con i serpenti che hai fatto nella Sala Comune? Hai salvato loro la vita.
- Ho ucciso nel modo peggiore delle persone.
Draco annuì.
- Uccidere non è mai qualcosa che si fa a cuor leggero e fai bene a non esaltarti per questo. Ma quello che hai fatto lo hai fatto per uscire da una situazione disperata. Era una guerra impari tra ragazzini alle prime armi e adulti addestrati.
Bartemius scosse la testa - Dì quel che vuoi, ma anche il peggiore di loro non meritava una morte tanto dolorosa.
- Non sono d'accordo.
- La morte, Draco, non è una soluzione. E' la fine di tutta una vita, che non è mai solo buona o solo cattiva e come tale non deve essere cattiva. Dobbiamo fare di tutto per evitare morti indignitose.
Draco si zittì. A volte si sentiva lui il bambino, piuttosto che il suo figlioccio. Rifletteva molto e questo era sia il suo più grande bene che il suo più grande male.
- Continuiamo ad allenarci - gli disse.
Bartemius, impassibile, alzò la bacchetta - Expecto Patronum!

*

Harry stava bevendo tranquillamente un bicchiere di Whisky Incendiario. Quei giorni erano stati molto duri per lui. Non perché avesse fatto qualcosa di particolarmente difficile, ma per Ron.
Non che si fosse pentito di averlo scelto come commissario. Sapeva che era la scelta migliore, anche se avrebbe messo un po' ad ambientarsi. Si era però dimenticato dell'esistenza di Rita Skeeter e Ron ne aveva subito le conseguenze.
- Sindrome dell'Eroe? - disse Ginny, spuntando nella cucina. Era molto bella quel giorno. Si era messo un leggero tocco di trucco prima di andare al lavoro e vestiva semplice, con un maglioncino a strisce colorate e un paio di semplicissimi jeans. I capelli rossi le cadevano fino alla metà della schiena e gli occhi marrone  brillavano più che mai. Anche lei era preoccupata per suo fratello, ma era al settimo cielo per il fatto di vedere più spesso suo marito. Harry sapeva che non era stupida e che, dietro quella felicità, c'era una parte di lei che era estremamente vigile nel capire cosa lui volesse fare.
- Ron - le rispose a mo' di spiegazione.
Ginny si sedette sul bancone della cucina e lo guardò con un sorriso.
- E' inutile che ti flagelli così tanto. Sai che Ron se la caverà, ha avuto problemi molto più gravi.
- Non per colpa mia.
- Non per contraddirti, ma si è praticamente ucciso giocando a scacchi per te.
Harry si accigliò - Vabbè forse ha corso qualche rischio per me.
Lei sorrise - Qualche rischio?
- Ok, forse un bel po' di rischi. Ma mi sento comunque in colpa ogni volta.
- Ha accettato. Quindi ora non puoi più farci niente. Non è James, non sei responsabile di lui, anche se ne avrebbe bisogno.
- Hai visto Hermione?
Ginny annuì - Dice che è demoralizzato, ma credeva peggio. Ha detto che l'ha presa con molta più filosofia dell'ultima volta.
- L'ultima volta ci ha abbandonato in un bosco, credo che sia un termine di paragone un po' sproporzionato.
- Hai ragione anche tu. Però conosco mio fratello. Si sta fasciando la testa, ma tra poco si ambienterà Ron è bravo, solo ha il piccolo problema di non credere in se stesso.
Harry annuì - Lo so, ma mi sento in colpa per quello che gli sta succedendo.
- Tu ti senti in colpa per tutto, Harry.
Il campanello squillò.
Ginny lo guardò interrogativo - Aspettavi qualcuno?
- No, tu?
Lei scosse la testa.
Harry si alzò e andò alla porta.
Davanti a sé trovò un ragazzo di più o meno diciotto anni, con i capelli castano chiaro con sfumature dorate e due attenti occhi marroni color nocciola. Era più basso di lui e aveva un fisico muscoloso. Harry lo riconobbe subito: era Jim Irons, ex-prefetto di Serpeverde, che aveva valutato personalmente e aveva ritenuto perfettamente in grado di renderlo operativo in propri mesi. La sua capacità di combattimento e di ragionamento erano stupefacenti. Oltre tutto questo, aveva anche aiutato Teddy e i suoi amici durante l'incursione dei Mangiamorte a Hogwarts.
- Hey Jim, che ci fai qui? - gli chiese stupito. Tra tutte le persone che potevano suonare alla sua porta non si aspettava certo di trovare Jim Irons.
- Salve signore, mi manda qui commissario, il signor Weasley.
- Perché?
- La devo controllare, signore.
Harry alzò gli occhi al cielo. Ron non era stupido. Aveva capito che il suo amico stava tramando qualcosa e gli aveva messo qualcuno a piantonarlo.
- Entra e spiegami meglio. Un Whisky Incendiario?
- No, signore. Sono in servizio.
- Una Burrobira?
- Va bene, signore.
Harry lo portò in cucina, dove Ginny osservò interrogativa prima l'ospite e poi suo marito. D'altro canto, Jim era chiaramente a disagio. Harry conosceva bene quella sensazione. Gli capitava spesso di vederla sulle facce degli altri quando stavano in mezzo a lui e ai suoi amici. Gli "eroi della Battaglia di Hogwarts", gente che aveva combattuto il Signore Oscuro. A quelli di fuori sembravano degli dei. Lui, invece, si sentiva sempre il solito nessuno a disagio, ancora non del tutto abituato a quella visibilità.
- Lui è Jim, Ron lo ha mandato per tenermi d'occhio.
Ginny gli strinse la mano - E per quanto?
- Sarò qui ogni giorno dalle 9 alle 18. Di notte ci saranno degli altri Auror.
- Ah - disse la Weasley con il sorriso sulle labbra - Non per spaventarti, ma lui è tutto tranne che facile da controllare, onestamente non so di nessuno che ci sia riuscito.
- Farò del mio meglio, è un ordine diretto del vicedirettore e del commissario.
Harry si finse offeso - Quindi anche Dean si sta coalizzando contro di me. Quando tornerò lo metterò sul caso di quel mago oscuro che ha un piccolo esercito di orango tango magici che ballano il valzer.
- Esiste davvero un caso del genere?
- Ti giuro! In Scozia continuiamo a trovare degli orango tango che rubano cibo e bevande ballando il valzer. Magia nera, un po' rozza, ma pur sempre sotto il mio ufficio. Non si fa trovare.
- Signore - lo interruppe Jim - posso chiederle di fornirmi i suoi spostamenti di domani, me li richiede l'ufficio.
- A chi devi darli?
- Al commissario Weasley in persona.
- Allora digli chiaramente che se lo può scordare e che non farò nulla del genere.
- Ma signore, così mi sgriderà!
- Mi conosce fin troppo bene per insistere.

Angolo dell'autore

Sono tornato! questo capitolo era pronto da settimane, ma solo oggi sono riuscito a correggerlo. Ho lavorato un po' sul  personaggio di Victoire, cercando di farlo maturare un pochino dal libro precedente (senza ovviamente trasfrmarla in un'adulta!). Ditemi cosa ne pensate!
  
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