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Autore: pamina71    06/11/2017    9 recensioni
Sono passati cinque anni dalle ultime indagini di André ed Oscar, che ora vivono apparentemente tranquilli a Gravelines, in realtivo anonimato, giacchè intorno infuria il Terrore. In questa vita quasi agreste giunge una vecchia conoscenza, in cerca di aiuto, e una situazione incresciosa li porta a condurre una rapidissima indagine.
Una mini-long per chiudere la serie noir che siete state tanto gentili da seguire nei mesi scorsi.
Il titolo è parte di un aforisma: Ci sono anni che pongono domande e anni che rispondono. (Zora Neale Hurston).
Questa storia fa parte della serie "Lupi, giganti ed altre avventure"
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
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4. A che punto è la notte1.

 

La morte di Suger non pareva intaccare lo spirito della fiera. Le molte massaie e le poche cameriere della città si aggiravano tra le bancarelle del mercato curiose della merce esposta ma ancora di più degli ultimi pettegolezzi sul morto.

Le voci che si rincorrevano erano sempre le stesse. Suger batteva la moglie. Suger aveva cacciato più di un apprendista dalla sua bottega di fabbro. Suger prestava denaro a strozzo. Suger aveva insidiato una delle sue cameriere ed il fratello di lei gliel'aveva giurata. Suger litigava spesso col figlio maggiore. Ma davvero Suger aveva litigato con l'amico parigino di Grandier?

Insomma, la sua dipartita teneva banco, la sua condotta incuriosiva, ma ben pochi parevano strapparsi i capelli per la sua morte. Inoltre, si erano diffusi alcuni dettagli: era stato trovato nel fosso che circondava la cinta muraria, con la testa spaccata probabilmente da un grosso sasso, che era stato rinvenuto insanguinato nei pressi. Il medico era stato chiamato in fretta e furia per verificare che il colpo fosse stato mortale.

Svolte le formalità dell'interrogatorio di Girodelle, ed in attesa delle informazioni che il Gendarme avrebbe recato loro nel pomeriggio, dato che, stante la situazione, non potevano mostrare apertamente di partecipare alle indagini, André ed Oscar avevano deciso di portare fuori i bambini. Restare in casa avrebbe dato un'impressione sbagliata e non vi erano ragioni per tenere reclusi i piccoli in un giorno di festa.

Così si apprestarono ad uscire. Passeggiavano per le vie occupate dalle bancarelle, che vendevano umili cibi, capi di abbigliamento poco costosi, vino, dolciumi. In uno spiazzo un giocoliere si esibiva con palline e birilli, promettendo che col buio avrebbe dato prova delle proprie abilità di mangia-fuoco. Antoine e Christophe, ognuno con un gaufre in mano, si sedettero nel cerchio di bambini che lo applaudiva. Terminato lo spettacolo, André diede una monetina al minore, perché la porgesse al mediocre artista. Il piccolo si avvicinò compito e buttò il soldino nel boccale di peltro che raccoglieva le donazioni. Christophe si era allontanato verso uno dei suoi amichetti, con cui si era messo a parlare fitto. Poi si girò verso i genitori, chiedendo nel suo tipico staccato, allegretto con brio:

- Mamma, può venire a mangiare da noi? - indicando l'altro bimbetto, i cui vestiti rammendati non lasciavano certo immaginare pasti luculliani a casa sua.

- Certamente, se la sua mamma è d'accordo.

Christophe non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, perché dalla via alla sua sinistra irruppe Paul Suger, con la bocca stretta in una smorfia rabbiosa, gli occhi rossi.

- Tu non inviti nessuno! L'amico vostro ha ucciso mio padre! - Gli gridò, spingendolo a terra.

Era più grande del piccolo Grandier, più alto e più robusto. In un attimo gli fu sopra, menando pugni a caso. Alcuni uomini presenti lo sollevarono di peso e lo portarono poco più in là.

Oscar corse dal suo figlio maggiore, sollevandolo e tastando che non avesse nulla più che qualche bozzo. Si impose di non parlare al ragazzino, comprendendo che era già provato dal lutto, sebbene in quel momento come non mai le avesse ricordato il padre. Mentre il primogenito di Suger era schivo, taciturno e molto diverso dal padre violento, il minore pareva averlo preso come massimo esempio di virtù e ne imitava la gestualità irosa e violenta.

Intanto l'uomo che aveva spostato Paul, assicuratosi che fosse calmo, gli aveva lasciato le mani. Una donna cercava di spiegargli che la rabbia contro un altro bambino non avrebbe placato il suo dolore. Il ragazzino annuiva cupo.

- Sono calmo. - Disse, asciugandosi le lacrime ed il moccolo con la manica della camicia.

André si avvicinò a Christophe, chinandosi verso di lui per confortarlo. Al suo fianco Antoine, spaventato dall'accaduto, singhiozzava piano.

Nessuno ebbe la prontezza di riflessi di Paul, che si chinò e raccolse un grosso ciottolo dalla strada, lanciandolo verso Christophe, che si afflosciò come una bambola di pezza.

Per qualche istante nessuno si mosse, poi Oscar si slanciò verso il figlio, atterrando in ginocchio al suo fianco, sollevandogli il capo e cullandolo. Si aspettava che riaprisse gli occhi di lì a poco, ma le sue speranze vennero frustrate. Andrè, lento come se si stesse muovendo in un incubo, la raggiunse mesto.

Fu lo speziale a scuoterlo, a dirgli di portare il bambino a casa e ad avvisarlo che sarebbe andato a cercare il medico.

André, portando in braccio il figlio abbandonato come in una pietà rinascimentale, si mosse verso casa nel tentativo di affrettarsi e contemporaneamente non scuoterlo troppo. Oscar lo seguiva con il più piccolo in collo.

 

Christophe giaceva da ore nel suo lettino, immobile di un sonno troppo profondo per esser naturale. Girodelle aveva lasciato la casa, ritenendo giusto restituire al piccolo ferito il proprio giaciglio, e pazienza se ciò avesse provocato mormorii nella popolazione di Gravelines.

Il fratello minore era stato portato a casa della zia, per distrarlo dall'atmosfera opprimente della casa, che era mantenuta in penombra per non disturbare il piccolo che restava incosciente. I due genitori erano accanto a lui, Oscar seduta sul materasso accanto al piccolo, André accasciato a terra con la schiena al lettino.

Il medico aveva detto che sarebbe stato fuori pericolo se avesse superato la notte. Cosa che avevano udito innumeri volte, riferita a sé stessi, ai soldati, con esiti assolutamente variabili. Ed era proprio questa apparente aleatorietà della guarigione a tenere i due genitori in uno stato di preoccupata e vigile attesa.

Il crepuscolo stava tingendo di turchese il cielo sopra la città, quando qualcuno bussò alla porta. Il Gendarme Blanquart veniva ad informarsi sullo stato del piccolo Christophe. Lo accolse una Oscar pallida e tirata, che per affrontare la veglia ed il dolore aveva indossato una camicia e delle vecchie brache di fustagno. In pratica, aveva indossato se stessa. Non aveva nulla da dire, nulla da recriminare. Inutile prendersela con un bambino male allevato, seppure carnefice del proprio.

Il funzionario si trattenne giusto qualche attimo, messo in ansia dalla mestizia della situazione, dal buio e dal silenzio della casa. Già sull'uscio, pronto a congedarsi, udì dei colpi alla porta. Aprì direttamente, in vece della padrona di casa, trovandosi di fronte la vedova Suger. Era una donna dall'aspetto molto dimesso, non tanto per la povertà dell'abito, che invece era di discreta fattura, quanto per il color grigio topo, per il capo chino, per l'atteggiamento sottomesso.

- Sono venuta a scusarmi per il gesto di Paul. - esordì, con le lacrime agli occhi.

Oscar fece un gesto con la mano, che poteva significare tutto, dal fatto che accettava la scuse, al desiderio di scacciarla come una mosca molesta.

- Spero che Christophe si riprenda. - Continuò. - Forse oggi per la prima volta mio figlio ha compreso la portata della violenza. Prima si limitava a copiare i gesti del padre, che a lui è sempre sembrato un grand'uomo, mentre Jean ha capito da subito che dietro il suo atteggiamento c'era solo un codardo.

Oscar alzò lo sguardo. Il capo chino nascondeva un grosso livido sul lato sinistro del viso. E dal guanto spuntava la pelle del polso, non rosata, ma bluastra. Paul ripeteva ciò che vedeva in casa. Sospirò. Le spiaceva per quel bambino, per quella madre, ma al momento doveva occuparsi di Christophe. Si rivolse alla donna, cercando, di tagliar corto.

- Per ora tornate dai vostri figli. Ci parleremo quando il mio sarà guarito. - Non aggiunse “se si riprenderà”, ma lo pensò.

La donna chinò il capo.

- Solo Jean, dei miei tre figli, non è stato segnato dal destino del padre. Gli altri due pagano le sue colpe.

Poi voltò le spalle ed uscì. Oscar lasciò cadere nel vuoto quelle parole, fece un cenno a Blanquart e risalì nella stanzetta dei bambini.

 


1 Anche questo titolo è un omaggio alla premiata ditta Fruttero e Lucentini

   
 
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