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Autore: myqueasysmile    08/11/2017    1 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Buon compleanno fratellone!» esclamai appena vidi Marco uscire dalla sua stanza.
«E buon Natale!» aggiunsi fiondandomi tra le sue braccia. Eh, sì. Era il giorno, o meglio, la mattina di Natale.
«Grazie Eli» rispose ancora mezzo assonnato.

Era tornato a casa una settimana prima. Quanto era bello poterlo vedere ogni giorno!
Mi stritolò in quell'abbraccio, poi io scesi a fare colazione, trovando i miei genitori già seduti a tavola.
Feci gli auguri ad entrambi e mi sedetti con loro.

Era incredibile come stesse passando veloce il tempo... Io e Gabriele eravamo insieme da quasi cinque mesi ormai, anche se c'erano stati quei due/tre giorni neri di mezzo. Ma tutto era passato, si era risolto ed io ero di nuovo felice come prima.

A proposito di Gabriele, gli risposi al messaggio che mi aveva mandato egli feci gli auguri.
Non ci saremmo visti prima di sera. Io avevo il pranzo con la mia famiglia, e lui con la sua. Era giusto che potesse passare un po' di tempo anche con loro.

Lo amavo.
Rendeva la mia vita migliore anche semplicemente guardandomi e basta.
Era in grado di farmi stare meglio solo con un sorriso, e capiva sempre cosa mi stesse passando per la testa.
Ero fortunata ad avere incontrato lui, fortunata che lui mi amasse così tanto.

Per il resto la vita continuava. Nessuna novità ancora nel campo del lavoro, ma avevo incontrato una famiglia con due bambini che aveva bisogno di una baby-sitter per tre giorni la settimana.
Ci ero già andata, i genitori erano ok, i bambini un po' vivaci, ma niente che non riuscissi a gestire.
Avevano 9 e 7 anni, più grandi di Stefano. Entrambi maschi, amanti della lotta, dei videogiochi e delle corse in bici con gli amici.

Perciò in qualche modo riuscivo a riempirmi i pomeriggi della settimana, rimaneva da trovare qualche lavoretto per la mattina.
Ero sempre con gli occhi aperti in attesa di qualche occasione.

Finii di fare colazione proprio quando Marco scese e ci raggiunse.

Dopo colazione ci sedemmo sul divano e ci scambiammo i regali.
«Il tuo Eli lo avrai stasera» mi disse Marco dopo avermi ringraziato per il suo.
«Perché?» chiesi perplessa di fronte alla sua faccia divertita.
«Perché l'ho preso insieme a Gabs, è da lui» rispose con un'alzata di spalle.
«Oh, ok» risposi, mentre già mi chiedevo cosa potesse essere, e allo stesso tempo sorridevo oer quello strano soprannome.

Dopo aver aperto i regali ed esserci messi tutti in ghingheri, come tradizione andammo dai nonni per il pranzo di Natale, trovando tutta la parentela vivace e chiassosa.
Non mancò l'enorme scorta di cibo e la solita partita a tombola, comprendente i premi più disparati.
Alla fine avevo racimolato un piccolo bottino composto di una scatoletta di smarties, un piccolo block notes e una penna.

Rimanemmo lì quasi tutto il pomeriggio, era bello passare de tempo così in famiglia...
Verso le sei tornammo a casa e subito Marco volle portarmi dal mio ragazzo per darmi quel famoso regalo.
Andai a sistemarmi un po', poi tornai in salotto e mi infilai la giacca. Marco, che nel frattempo se n'era rimasto sdraiato sul divano, fece lo stesso. Salutammo mamma e papà, salimmo in macchina e nel giro di una decina di minuti eravamo già lì.

Bussai alla porta, che si aprì dopo qualche secondo mostrandomi il mio angelo. Avessero potuto cambiare forma, i miei occhi sarebbero diventati due cuori...
Era bello, lo ripetevo sempre. Ma lui per me era davvero meraviglioso, specialmente quando si metteva così in tiro. In quei casi faceva fare le capriole al mio cuore, e anche alla mia testa, ammettiamolo.

Mi prese, tirandomi dentro, e non mi lasciò nemmeno salutarlo che le sue labbra si erano già avventate sulle mie.
Sentii mio fratello, dietro di me, schiarirsi la voce. Ci staccammo e Gabriele sorrise imbarazzato.
«Scusa, dovevo farlo. Ciao Marco!» salutò alzando gli occhi su di lui.
«Ciao amore» mormorò poi stringendomi.
«Ciao Gabriele» risposi, godendomi quelle sue attenzioni.

«Rimandate a dopo le effusioni, per favore» disse Marco divertito, entrando in casa e chiudendosi dietro la porta.
Gabriele rise e mi lasciò, intrecciando però le sue dita alle mie.

«Allora, il tuo regalo ti sta aspettando Elisa».
Mi guidò vicino all'albero di Natale, che poi quel famoso giorno eravamo riusciti a fare. Lì per terra c'era un grande pacco dalla forma allungata, più largo da una parte e più stretto dall'altra.
«Dai, aprilo!» esclamò Marco.
Gabriele mi lasciò la mano e mi fece cenno di andare.

Mi chinai e afferrai un angolo della carta rossa brillante e cominciai a toglierla. Lo scartai e rimasi immobile, senza parole.
Poi guardai i due ragazzi lì con me «È uno scherzo vero?».
«Aprila» fu la risposta di Gabriele.
Lo ascoltai e con il cuore che batteva all'impazzata feci scorrere la cerniera lungo tutto il bordo.

Era una custodia, più precisamente la custodia di una chitarra elettrica.
Guardai dentro. Era bellissima! Sui toni del rosso, ma un rosso scuro veramente bello. La accarezzai, poi mi alzai in piedi e abbracciai contemporaneamente sia Marco che Gabriele.
«Grazie, non dovevate» dissi con la voce rotta dall'emozione «È troppo, io...».
«Shh» mi interruppe Gabriele «Ti piace?».
«Certo che mi piace, è bellissima!».

«Grazie Marco» mormorai lasciando Gabriele e abbracciando mio fratello.
«Ti voglio bene sorellina».
«Anche io, tanto» risposi baciandogli la guancia.

Poi andai da Gabriele e abbracciai forte anche lui «Grazie, ti amo!».
«Di niente. Ti amo sempre di più» rispose facendomi scendere una lacrima che finora ero riuscita a trattenere.
Lui me la asciugò passandomi il pollice sulla guancia «E non piangere che devi ancora vedere l'altro».
Lo guardai interrogativa, poi mi voltai di nuovo verso l'albero dove c'era un altro pacco.
Sciolsi l'abbraccio e mi chinai ad aprire anche quello, era l'amplificatore, accompagnato dal cavo per collegarci la chitarra.

«Io non so cosa dire, voi siete pazzi. Vi voglio bene!» dissi mentre lo guardavo ammaliata.
«Sì, sono pazzo di te» rispose Gabriele facendomi un sorrisetto.
Lo guardai «Smettila, mi farai piangere».
«Sono in debito con voi per i prossimi 20 anni mi sa» aggiunsi facendo una smorfia.

«Nah, un po' di baci e qualche puntata a letto e siamo a posto» rispose Gabriele con un tono molto divertito.
Io arrossii immediatamente, Marco divenne improvvisamente serio e tirò una sberla tra quei capelli scomposti.
«Ahi, stavo scherzando» rispose quest'ultimo alzando le mani in segno di resa.
«Meglio Gabs» rispose Marco «Gli altri sono di sotto vero?».
Gabriele annuì, e Marco scomparve giù per le scale.

«Tu vuoi farti uccidere» dissi voltandomi verso quei magnetici occhi azzurri.
«Non ero serio...» rispose sorridendo.
«...o forse sì» aggiunse guardandomi fisso.
Arrossii di nuovo.

Poi, prima che potesse mettermi in imbarazzo ancora di più, presi il regalo per lui.
«In confronto a quello che mi avete regalato voi questo è niente» dissi mordendomi il labbro.
«Ehi, non importa. Il mio desiderio era di farti felice. Non mi interessa altro, davvero».
Gli porsi il pacchetto e lo guardai aprirlo.
Era una penna, di quelle professionali. Era tutta in legno pregiato con dei piccoli ornamenti laccati di oro.
«Ma è fantastica, grazie mille! Questa è proprio perfetta» esclamò poggiando la penna e il pacchetto e stritolandomi.

Gli allacciai le braccia al collo e incatenai i suoi occhi ai miei «Grazie per essere nella mia vita».
Mi avvicinai al suo viso e poggiai le mie labbra sulle sue. Gliele feci schiudere e approfondii il bacio, infilando nel frattempo le dita tra i suoi capelli un po' più lunghi del solito.
Le sue mani, prima ferme, si appoggiarono una sulla mia schiena e una sul collo, tenendomi stretta al suo corpo e alla sua bocca.

«Vieni, andiamo in un posto» disse, con la voce roca, appena ci staccammo.
«A ripagare il debito?» chiesi, un po' scherzando e un po' seria.
La sua risata mi fece sentire bene, come ogni volta. Era bello sentirlo ridere.
«No» rispose prendendomi la mano.
«O almeno, non ora» aggiunse sussurrando nel mio orecchio.
Mi vennero i brividi, un po' per il suono della sua voce, un po' per il significato della sua risposta.
«Freddo?» chiese avendolo notato.
«No» risposi arrossendo «Tu».
Lui sorrise soddisfatto della mia risposta, poi mi fece infilare la giacca, e lo stesso fece lui.

«Dove andiamo?» chiesi mentre accendeva la macchina.
«Vedrai» rispose vago.
Sbuffai e lui rise.
In quel momento il mio telefono fece un suono. Lo tirai fuori e aprii il messaggio che era arrivato.
«Oh, è Mika che ricambia gli auguri. Ha detto di farli anche a te. Che carino!» esclamai.
«Se non sapessi che è fidanzato con un uomo potrei essere geloso» rispose Gabriele.
Io risi «Dovrei farti ingelosire sul serio, magari con il tuo amico».
«Attenta a quello che dici, cara».
«Sembra una minaccia» constatai lanciandogli un'occhiata.
«È una minaccia infatti» sottolineò lui.

Lo guardai e sospirai sonoramente.
«Cosa c'è?» chiese, guardandomi velocemente prima di tornare a prestare attenzione alla strada.
«C'è che ogni volta che ti guardo mi innamoro sempre di più» mormorai ammirando il suo profilo.
«E questo ti fa sospirare?».
«Sì, perché vorrei prendere, sedermi sopra di te e baciarti di nuovo».
Fu lui questa volta a sospirare «Non tentarmi, Piccola Solitaria».

Sbuffai, provocandogli una risata, poi continuai a guardare fuori finché non fermò la macchina.
Scendemmo e ci prendemmo per mano.
Mi guardai intorno sorridendo, era il posto dove eravamo stati alla prima nostra uscita, quasi cinque mesi prima.
Ripensando a quel giorno mi veniva da ridere, ero stata così eccitata e allo stesso tempo spaventata di fronte alla sua "dichiarazione".

Per alcuni cinque mesi potevano sembrare pochissimi, ma per me erano stati perfetti insieme a lui. Era come se lo conoscessi da sempre, avevamo passato bellissimi momenti, e alcuni meno belli. Ma sempre uno al fianco dell'altra.
Lo amavo. Tanto.

«Non ci siamo più tornati da quella volta. So che è freddo, ma volevo portarti qui... Non staremo a lungo».
«È bellissimo, come quella volta» mormorai guardando il panorama mozzafiato.
«Già» rispose lui. Poi mi tirò vicino a sé «È qui che ti ho baciata la prima volta».
«Me lo ricordo bene» risposi perdendomi nei suoi occhi incredibili.
La sua mano si posò sul mio collo. Io automaticamente allacciai le braccia dietro al suo, mentre il mio cuore già accelerava.
Portò l'altra mano sulla mia schiena spingendomi contro il suo corpo e contemporaneamente unì le nostre labbra.

Mi lasciai andare a quel bacio paradisiaco, tanto che smisi di sentire il freddo. Sentivo solo la pressione della sua mano sulla schiena, la foga del bacio, la mano calda accarezzarmi la nuca e allo stesso tempo tenermi contro la sua bocca.

«Sei bellissima» sussurrò appena le nostre labbra si furono lasciate.
Sorrisi, ancora scombussolata da quelle sensazioni surreali.
«Ho qui un altro regalo per te» aggiunse estraendo una scatolina dalla giacca.
La guardai, poi guardai lui. Era nervoso, e anche pienodi speranza. Si vedeva.

Presi la scatolina, scartandola, tolsi il coperchio e corrugai la fronte perplessa.
«Sono le chiavi di casa mia» disse, rispondendo alla mia tacita domanda come se mi avesse letto nel pensiero.
«Vuoi venire a vivere con me?» chiese, poi aggiunse «Non intendo subito o tra una settimana. Quando lo vorrai tu, quando ti sentirai pronta... Dovesse essere anche tra, non so, altri cinque mesi. So solo che sono egoista e voglio averti vicino più che posso».

Quasi mi mancò il fiato a quella sua domanda, mentre la mia testa cominciava già a produrre film mentali sulla nostra vita insieme.
«Non sei egoista. Sei la persona meno egoista che conosco» risposi.
«Piccola Solitaria, ti pare il momento? Lo so che non ti ho chiesto di sposarmi, ma sai, sono un po' sulle spine» disse facendo un sorrisetto tirato.
Io sorrisi, poi mi sporsi in avanti e poggiai le mie labbra sulle sue.

«Certo che voglio venire a vivere con te».

~FINE~
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Sono commossa 😭

Ok, questo è l'ultimo capitolo di questa storia.
Ho pensato molto a come farla finire, avrei potuto allungarla e trovare altre cose da scrivere, ma credo che sarebbe diventata noiosa... poi mi è venuta un'idea e nel giro di qualche giorno il capitolo era scritto.

Spero che questa ultima puntata con Gabriele ed Elisa vi sia piaciuta. Non si sa mai, magari un giorno mi verrà voglia di riprendere in mano le loro vite e scrivere un sequel...

Questa storia ha significato molto per me, l'ho scritta in ben due anni. Due anni che sono stati complicati, a volte belli a volte brutti, ma avevo sempre questa storia in cui rifugiarmi quando ne avevo voglia.
Inizialmente è nata così, non sapevo cosa tirarne fuori, cosa sarei riuscita a scrivere... non avevo nemmeno un'idea precisa di cosa raccontare. Poi mano a mano i capitoli hanno preso forma, e spero di aver io stessa migliorato il mio modo di scrivere.

So che non è un capolavoro, ma per me è un enorme traguardo. Lo sarebbe anche se non la leggesse nessuno. Perché in questa storia ci ho messo di tutto, le mie passioni, il mio carattere, alcuni miei pensieri... Inutile dire che Elisa rispecchia in tutto e per tutto me, anche se alcuni aspetti sono più accentuati, altri meno.

Semplicemente, è stato un modo per esprimere me stessa.

Non so che altro aggiungere.
Voglio ringraziare te che stai leggendo e chi ha lasciato qualche recensione. GRAZIE!

So già che mi mancherà scrivere di Gabriele ed Elisa, ma anche di Marco e di Mika (non so se l'ho mai detto, ma amo entrambi, come artisti e soprattutto come persone ❤).

Anyway, ringrazio di nuovo tutti.
Ho scritto un papiro, perdonatemi. A presto (speriamo)! xx
  
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