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Autore: Rota    08/11/2017    0 recensioni
Una luce rossa, improvvisa, lo fa quasi sobbalzare sul proprio sedile: deve aver superato un posto di blocco, un appostamento di pattuglia della onnipresente e dilagante polizia. Non si è accorto di essersi appisolato stancamente, dopo quell’ennesima e lunghissima giornata di sfiancante lavoro, e il male leggero alla guancia indolenzita gli suggerisce di aver passato troppi minuti di totale abbandono contro il finestrino della propria vettura.
Dev’essere stato un momento in cui ha abbassato la guardia, e tutto il peso delle sue occhiaie si è fatto sentire tra palpebre e mal di testa.
Sbadiglia e torna ad appoggiare la spalla infreddolita contro lo schienale morbido della vettura, recuperando la giacca e cercando un poco di calore per le ossa tremanti. Guarda in avanti, verso il traffico del rientro serale.
Neanche ad aver automatizzato completamente tutti i mezzi di trasporto, da quelli pubblici a quelli esclusivamente privati, ha liberato l’umanità dalla piaga dell’ingorgo: è un po’ l’ironia amara che tinge di colore l’umorismo di chi si ritiene sagace.
Lui, di certo no.

[Keito!Centric - KuroShu]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keito Hasumi, Kuro Kiryu, Mika Kagehira, Shu Itsuki
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Note: Ammetto di non sapere dare valide spiegazioni per tutto questo. Nel senso: sì, era nata come la fic per il compleanno di Shu e sì, ho sviluppato una vecchia idea che avevo in testa da un sacco di tempo.
Il punto però è che non doveva essere tipo una Keito!Centric, non così sfacciatamente almeno *piange&ride* Ma poco importa in realtà, così fatta mi piace e specialmente, il suo punto di vista “esterno” mi ha permesso di sviluppare alcuni dei miei pensieri e delle mie fantasie a riguardo.
Ovviamente, se si parla di un certo Shu, non si può che essere particolarmente drammatici. Se è coinvolto Kuro poi, ancora di più.
L’avviso OOC è sia per Keito sia per Kuro. Entrambi sono molto più “estremi” che nel canon, perché la situazione descritta è in sé molto più “estrema” del canon. Considerando poi la coppia di base che pongo, e la conseguenza inevitabile di questa di “conflitto” tra questi due citati pg, penso di aver trattato uno sviluppo caratteriale quantomeno coerente, ecco.
Inutile dire che ci sarà un seguito *sbrill*
Spero che nonostante tutto questo la lettura sia gradevole per voi, e che traiate qualcosa di buono (L)
​... BUON COMPLEANNO SHU (l)(l)(l)




 

Prologo

 

Lo vede di sfuggita quasi per caso in lontananza, alzando di poco i propri occhiali e il proprio sguardo dal monitor di pulsanti e mille luci: lo riconosce perché ben poche persone, in quel posto, posseggono una chioma di quel tale colore così peculiare. Capisce la direzione in cui è andato e immagina, a quel punto, cosa sia andato a cercare; per questo motivo è tranquillo quando si allontana dalla propria postazione di lavoro e con un cenno rassicura i membri della sua troupe che niente sia stato trovato d’errato o d’estraneo nello stringente sistema di controllo che amministra tutto l’edificio e ciò che esso comanda. Tenendo ben stretta la cartelletta di appunti e codici tra le mani, esce dalla saletta di comando dalle pareti trasparenti, di plastica dura quanto resistente, e cammina lì verso l’incrocio dei corridoi bianchi con passo sicuro e molle.
Lo ferma quando lui sta già tornando in quella direzione, sbuffando piuttosto incollerito.
-Kiryuu.
Kuro sembra invece piuttosto sorpreso nel trovarlo proprio lì - non si aspettava di incontrarlo, forse, né ha previsto di doverlo affrontare in tempi così rapidi. Pare proprio, a conti fatti, che quell’eventualità sia l’ultima cosa che desiderava accadesse.
Mastica piano l’unica parola che gli rivolge: non altro che il suo nome, in tono piatto.
-Hasumi.
Keito non si avvicina troppo a lui, mantiene quella giusta distanza perché lui non si senta né minacciato né accusato preventivamente di qualcosa. Ma si guardano negli occhi senza indugi o tentennamenti.
-Ho sentito che cercavi Kanzaki.
-Sì, dovevo chiedergli un favore.
Keito adocchia il corridoio alle spalle del possente uomo. Diversi metri più in là si trova il laboratorio dove quel giorno Souma Kanzaki, loro esimio collega, avrebbe dovuto svolgere il proprio lavoro di controllo.
Noioso, monotono, per nulla gratificante come quasi la totalità dei lavori che sono costretti tutti a fare, in quei tempi di pace.
Si sistema gli occhiali sul naso, prima di comunicargli quanto egli stesso per primo sa.
-Oggi Kanzaki non c’è, stamattina ha chiesto qualche giorno di malattia. Pare non si sia sentito bene, che abbia un mal di pancia.
Ci sono diversi secondi di tentennamento nello sguardo del suo interlocutore, e questo non fa che rendere più profondi i sospetti dell’uomo, confermando parte dei suoi dubbi. Poi, solo successivamente la preoccupazione acuisce l’aggrottarsi di quelle sue sopracciglia perennemente accigliate, così come il tono della sua voce si fa un poco più grave.
-Dev’essere qualcosa di molto grave per bloccare uno come Kanzaki.
-Ho pensato la stessa cosa.
Kuro abbassa lo sguardo a terra, considerando qualcosa in silenzio. E il suo piede è già pronto al passo veloce, a far scivolare di nuovo gli angoli del lungo camice bianco su piastrelle levigate fino al reparto di sua competenza, per isolarsi ancora fino a quando il loro lavoro non sarà completato, quando ecco che Keito lo precede e lo blocca lì sul posto.
-Quindi dimmi, cosa ti serviva?
Sorpreso, Kuro tenta di rispondere ma ogni tentativo di fuga viene stroncato immediatamente.
-Io dovevo chiedere a Kanzak-
-Kanzaki manca, l’ho appena detto. Ma non c’è cosa che lui faccia che io non possa fare in sua vece.
La Yumenosaki Company è un posto particolarmente silenzioso, specialmente da quando le macchine sono state riportate sotto il controllo umano. Tutto quel bianco, tutto quel silenzio, sembrano risaltare lo spirito umano e i suoi potentissimi sentimenti quasi ci sia un’eco perenne.
Quello, d’altronde, che Eichi Tenshouin, capo indiscusso della potentissima struttura, ha sempre desiderato essere.
Keito quindi non crede alle parole di Kuro, neppure questa volta.
-Non ti devi preoccupare, Hasumi. Non è niente di importante.
-Te l’ho già detto più di una volta, Kiryuu. Ti vedo parecchio sciupato, non è da te.
Kuro assottiglia lo sguardo, sondando il viso e l’espressione del proprio interlocutore.
Keito allora fa gesto di guardare le sue spalle, tutto il suo corpo fino quasi ad arrivare alle gambe, sollevando le sopracciglia come se le parole che sta per pronunciare siano talmente ovvie che solo qualcuno con un grave deficit cognitivo potrebbe non intendere.
-Le tue connessioni hanno superato gli ultimi backup, giusto? Gli esami tecnici e bionici hanno dato qualche risultato interessante?
-Rientra tutto nella norma.
-Esami biologici?
​P
ausa, Kuro prova a sorridere ma ci riesce davvero molto male - non che Keito lo giudichi per la sua incapacità a esprimere qualcosa che non sia un pericolo mortale e immediato, però è sempre stranito dalla smorfia che le sue labbra riescono ad assumere in quei momenti.
-Anche quelli.
Keito sospira e usa la cartelletta tra le proprie mani come un’arma impropria: la picchietta sulla fronte di lui, cercando di essere almeno un poco persuasivo.
-Allora fammi il favore di non finire come Kanzaki. Abbi un po’ di ragionevolezza, prenditi cura di te.
Il tono di Kuro si addolcisce un poco, benché il fastidio per essere stato ammonito è ben presente sullo sfondo del suo tono.
-Non ti devi preoccupare, Hasumi.
E senza più alcuna parola, si allontana da lui rilassando finalmente le spalle soltanto una volta che non lo deve più guardare in viso.
Gli occhi di Keito scattano, roteando su se stessi dietro gli occhiali: focalizzandosi sulla sua nuca, forse cercano qualcosa che non esiste e mai è esistito. Che Kuro e Kanzaki stesso gli stiano nascondendo qualcosa è sicuro, la portata e la pericolosità di questo qualcosa è fino a quel momento relativo.
Presto sarà tutto più chiaro, è solo questione di tempo.
Un ragazzo dalla voce chiara, benché un poco titubante, chiama all’attenzione Keito Hasumi, capo responsabile del controllo permanente della Yumenosaki, perché il lavoro sospeso non può essere più rimandato e nessuno della troupe riesce a leggere codici così complessi come quelli sul monitor. Gli occhi di lui scattano ancora, il meccanismo metallico si rifugia dietro il bulbo bianco e l’iride verde così che forse non spaventi quelli di loro, totalmente umani, che mai hanno visto in un solo corpo la coesistenza perfetta di bionico e biologico.
Torna nel reparto senza indugi, a terminare il proprio lavoro il più in fretta possibile.

   
 
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