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Autore: jarmione    09/11/2017    5 recensioni
ATTENZIONE!! UN ISABELLA DIVERSA DA QUELLA CHE CONOSCIAMO!!
“Hai intenzione di dirlo ad Esme?”
Carlisle si morse il labbro inferiore, senza rispondere.
Sapeva che Edward gli avrebbe letto la mente, aveva ben poco da dire a quel ragazzo.
“Hai idea delle conseguenze?”
“Ne sono consapevole”
“E di noi?” Chiese ancora Edward “Rosalie non sarà d’accordo e Jasper non sempre riesce a controllarsi”
“Risolverò anche questo” tagliò corto Carlisle, uscendo dalla macchina e salendo le scale.
Edward lo raggiunse.
“Spero tu sappia quello che fai” e detto questo se ne torno nella sua stanza.
Genere: Fluff, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun libro/film
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Come promesso, ecco il secondo capitolo.

Buona lettura

 

 

Carlisle parló con Esme e parló anche con i ragazzi.

Edward se ne stava in disparte, ascoltando sia la voce dell’uomo che la voce dei pensieri dei famigliari.

Come aveva previsto, Rosalie non reagì nella maniera più opportuna.

Si era infuriata, diceva che non potevano accettare un umana nella famiglia in quanto nessuno di loro avrebbe resistito in sua presenza.

Tale frase venne subito confutata da Emmet che, al contrario della fidanzata, ebbe una reazione diversa e...inaspettata.

“Viviamo in mezzo agli umani da secoli e siamo ormai abituati ai loro odori” disse “perché no? Io ci sto!” E alzò una mano, come si f a scuola, per dimostrare che era presente per assecondare l’iniziativa di Carlisle.

Tutti gli rivolsero uno sguardo “Che c’è?”

“Beh, se la mettiamo così...” Alice si fece avanti e si mise una ciocca di capelli dietro all’orecchio “anche io sono d’accordo”

Jasper, dal canto suo, si sentiva insicuro.

Come iniziativa non era male ma il suo autocontrollo lasciava molto a desiderare.

Se la bambina di fosse fatta male e avesse sanguinato?

Lui come avrebbe reagito?

Anche se titubante fu comunque d’accordo.

Rosalie sbuffó “Io me ne vado” e se ne andò, uscendo dalla finestra e dirigendosi all’interno della foresta.

Gli altri la ignorarono.

Non era mai d’accordo su niente.

Esme non disse nulla.

Teneva lo sguardo basso e pensieroso.

“Non capisco” disse “ci saranno grossi rischi ad ospitare una bambina a casa nostra”

Carlisle scosse la testa “Io non parlavo di ospitare, ma di salvare...come abbiamo fatto con i ragazzi”

“Aaah” intervenne Emmet “intendevi questo...allora ci sto doppio” alzò entrambe le mani “sarà fico fare il fratello maggiore”

E, nuovamente, anche Jasper ed Alice risultarono d’accordo.

Il problema, però, continuava a sussistere e tutti si rendevano conto.

“Hai pensato ai Volturi?” Domandó Edward, dando vita al pensiero che era balenato ai fratelli.

“Ho pensato anche a loro” Carlisle guardò Edward negli occhi.

Quest’ultimo sembró terrorizzato

“Scordatelo...non a questa stregua”

“Hai in mente altro?”

“Se ci rendete partecipi riusciamo a capire anche noi” gli fece notare Emmet

Dopo un attimo di silenzio, Edward rispose

“Vuole trasformarla”

Tutti i membri spalancarono le bocche spaventati

“Non mi sembra il miglior modo di pensare ai Volturi” commentò Jasper 

“Ci sterminerebbero”

“Non possiamo rivelarci al mondo umano” spiegó Carlisle “e questa bambina è abbastanza grande da riconoscere ciò che può fare e non fare”

Nessuno commentò o disse altro.

Persino Esme aveva perso l’uso della parola.

Se in un primo momento era propensa a dire si, adesso era più portata a dire no.

“I Volturi hanno creato leggi molto severe” Jasper si passó la mano sul mento “non credo che resterebbero indifferenti”

Carlisle iniziò a pensare ad un altro metodo, stessa cosa fecero gli altri.

Edward storceva il naso e, a volte, sorrideva sentendo i pensieri di Emmet.

La situazione era più complicata del previsto.

Alla fine, Carlisle convenne che l’unica soluzione sarebbe stata parlare con i Volturi.

Era sempre meglio chiedere consiglio a chi comanda che prendere iniziative strane e pentirsene dopo.

“Vengo con te” disse Edward, facendo voltare tutti e lasciandoli con un punto interrogativo.

“Non mi sembra il caso” rispose Carlisle “l’idea è venuta a me e mi assumo la responsabilità”

Edward sorrise scuotendo la testa “Come se non sapessi che Aro cambia idea ogni due secondi”

Tutti gli altri capirono.

“Vuoi andare dai Volturi?” Carlisle annuì.

Esme sospiró.

Non c’era altra soluzione “Sta attento caro”

“Stai tranquilla” la rassicurò Carlisle.

La conversazione si concluse li.

Tutti quanti se ne andarono nelle loro stanze, Rosalie torno quasi un quarto d’ora dopo e tutti la sentivano borbottare ed inveire.

Esme sentì il bisogno di uscire e se ne andò nella foresta.

Edward e Carlisle rimase soli.

“Partiremo domani” disse quest’ultimo “ho il resto della settimana libero e in caso di emergenza chiameranno il mio sostituito”

Edward rise.

Il sostituto di Carlisle era un uomo colto e bravo nel suo lavoro, ma aveva una faccia simile a quella di un topo ed era ben poco rassicurante, nonostante avesse salvato molto vite.

Una volta una vecchietta lo aveva preso a borsate perché non voleva gente strana vicino al marito.

“Stavo pensando ai Quilleute” mormorò Edward “quei così pelosi non saranno felici se Aro dovesse dare il consenso”

“Loro non mi preoccupano” affermò Carlisle “sono i Volturi che mi danno da pensare” si però le mani al volto “non capisco perché mi sia lasciato coinvolgere”

“Da quello che vedo posso capirti”

Carlisle sbuffó “Sai che a volte urta il fatto che tu riesca a leggere la mente”

Edward ridacchiò.

Avrebbe voluto non farlo ma era più forte di lui.

Era il suo passatempo.

**********

La notte passó lenta e noiosa.

Per non sentire nessuno, Edward si era chiuso in camera mentre i fratelli erano andati in giro per la foresta a cacciare.

Carlisle aveva passato il tempo con Esme e cercava di capire perché si sentisse così protettivo nei confronti di una bambina indifesa.

Quanti bambini morivano al mondo, perché lei faceva eccezione?

Il suo sesto senso non si era mai sbagliato.

Non lo aveva fatto con Esme e con Edward e di certo non si sbagliava neanche stavolta.

Che avvertisse che Isabella era speciale?

Tutti sono speciali.

Si tormentó a lungo e ringrazió di non essere più umano, altrimenti avrebbe passato la notte in bianco e avrebbe avuto le occhiaie.

Giunto il mattino ebbe la fortuna che pioveva, come al solito.

Aveva preparato le cose che gli servivano, il passaporto e aveva prenotato i biglietti aerei online.

Edward aveva fatto lo stesso ed erano partiti quando fuori era ancora buio.

L’aereo era abbastanza vuoto e, per fortuna, era pieno novembre e quindi due persone con il cappuccio non avrebbero destato molto sospetto in caso avessero trovato sole in Italia.

Una volta giunti a destinazione, noleggiarono una macchina e guidarono quasi tre ore per raggiungere Volterra.

Era nuvoloso, il sole non accennava ad uscire, quindi era proprio il tempo ideale.

Guidarono in autostrada e in aperta campagna.

Volterra aveva sempre un suo perché.

Per un turista semplice e per gli italiani, Volterra era un paese artistico con tradizioni secolari e quant’altro.

Per un vampiro, uno esperto come Edward e Carlisle, significava rischio.

Carlisle non avrebbe subito danni, un tempo era uno di loro e lo avrebbero sempre accolto.

Edward si mostrava coraggioso ma non era mai tranquillo quando si parlava di Volturi, specie se c’era in ballo una richiesta come quella che gli avrebbero posto.

Giunti in un parcheggio poco distante dal centro, lasciarono la macchina e si incamminarono a piedi.

“Mi ero scordato quanto fosse bella Volterra alla luce del giorno” commentò Carlisle, guardandosi attorno.

“Dal tuo tono sembri uno appena uscito dal carcere del paese” ridacchiò Edward, sapendo che Volterra aveva un carcere poco fuori dal paese

“Non farmi dire quello che penso”

“Non ce n’è bisogno” rise e poi tornò serio.

Giunti nell’abitazione dei Volturi, bussarono.

Dopo qualche istante la porta si aprì.

Una giovane donna, alta e molto attraente li scrutava con due enormi occhi color sangue.

“Carlisle” disse mordendosi il labbro e sorridendo maliziosa “che sorpresa vederti qui”

“Ciao Heidi” saluto cordialmente Carlisle facendo il bacia mano alla donna

“Galante come sempre” poi guardò Edward “Ciao Edward”

Edward non sorrise, non amava i Volturi e anche se fossero stati gentili il suo parere non cambiava.

“Non mi saluti più?” Disse Heidi con finto ton offeso

“Lo farò se imparerai a tenere a freno i tuoi pensieri” borbottó 

Lei fece spallucce e poi tornò a sorridere a Carlisle facendoli entrare.

Percorsero la lunga navata della chiesa.

L’odore delle candele appena spente dava un senso tenebroso a quel luogo sacro.

Se solo gli umani avessero saputo che razza di demoni si nascondevano lì dentro...

Li condusse fino ad Un altra porta e la aprì, rivelando l’enorme salone dove stavano aspettando i Volturi.

Al centro i tre troni dei tre fondatori.

“Carlisle” salutó sorridendo amichevolmente quello di mezzo “ma che piacere rivederti”

“Il piacere è mio Aro” salutó “vedo che ci sono stati cambiamenti, siamo stati accolti da Heidi”

Aro sorrise “Voi siete innocui” disse “non disturbo le mie guardie più forti per voi, li ho mandati a caccia”

“In pieno giorno?”

“Devono pur attirare qualcuno a vedere la nostra dimora, non faremmo mai nulla al di fuori di questo luogo”

Edward fece un sorriso sarcastico e pensò alle povere vittime che sarebbero cadute nella trappola.

Uomini, donne...bambini.

Non avrebbe resistito un minuto lì dentro.

“Vedo che hai portato il giovane Edward con te” lo guardò “non dovresti essere al liceo?”

“Non era di mio interesse”

Aro rise di gusto, una risata che avrebbe fatto rabbrividire chiunque.

“Sei in gamba ragazzo”

“Smettila di giocare Aro” il ragazzo sul trono di destra, biondo e con l’aria ancora meno amichevole di Aro, lo ammonì “che ci fate qui?” Domandó senza troppe cerimonie.

L’altro vampiro, più anziano e con l’aria malaticcia nonostante la sua immunità dalle malattie, li guardava con attenzione.

Carlisle prese la parola “Siamo qui per farvi una richiesta e...”

Aro alzò una mano per farlo zittire.

Si avvicinò al suo vecchio amico e gli prese la mano.

La tastava con delicatezza mentre il suo volto cambiava continuamente espressione.

Dapprima interrogativo, poi sgranó gli occhi, poi sorrise ed infine rise.

“Interessante” commentò “davvero interessante, ammetto che il tuo sesto senso è sempre stato efficace”

“Di che si tratta?” Domandó il vampiro più anziano

“Marcus, Caius” disse tranquillamente voltandosi verso i due “Carlisle vorrebbe adottare una bambina...umana”

“Che cosa!?” Ringhiò Caius, il biondo, facendo mettere Edward sulla difensiva “che razza di storia è questa!?”

“Avete idea delle conseguenze?” Domando più pacato Marcus, il malaticcio “potreste rivelare il nostro mondo!”

Carlisle annuì “Sono consapevole di ogni cosa” disse “ma ho strane sensazioni davanti a quella bambina e penso che possiamo darle una possibilità”

Aro divenne serio.

Stava pensando.

“Un umana in mezzo a noi è un rischio” disse “una bambina lo è di più, i bambini non mantengono i segreti, ad un certo punto li confessano” fece notare “e anche se fosse le nostre leggi sono chiare”

Carlisle annuì “Ti ringrazio comunque per averci accolto e ascoltato”

Aro fece un cenno con il capo, sorridendo al suo vecchio amico.

Carlisle fece per andare a venne bloccato dalla voce di Edward.

“E se morisse?” Disse, attirando l’attenzione di Aro e degli altri

“Come dici?” Domandò Aro 

“Edward vieni via”

“Se la dichiarassero morta?” Continuò “ho visto quella bambina attraverso i pensieri di Carlisle, non resisterà a lungo se dovesse uscire dall’ospedale e anche adesso è in una situazione precaria” spiegó “potremmo dichiarare il suo decesso e portarla con noi”

Aro sorrise “L’idea potrebbe anche starci ma...vedi caro Edward” si avvicinò pericolosamente al ragazzo “come spiegheresti la presenza di una bambina, teoricamente morta, in giro per il paese? E ti ricordo che è un umana”

“Ho intenzione di assumermi tutta la responsabilità”

“Edward!” Intervenne Carlisle “che stai facendo”

Edward non rispose.

Aro iniziò nuovamente a ridere.

“Oh Edward” disse cercando di calmarsi “ti giuro che mi sei sempre stato simpatico” riprese il suo solito autocontrollo “va bene” affermò infine, facendo scattare Caius e Marcus dietro di lui

“Sei impazzito!?” Urlò il biondo “intendi permettere ai Cullen di farci scoprire?”

Carlisle sentì il bisogno di intervenire “Potremmo dichiarare anche un arrivo” e Caius si zittì “dichiareremo il decesso, ho letto la cartella della bambina e la sua data nascita” spiegó “il compleanno è fra due mesi, dichiarerò che io ed Esme abbiano avuto una bambina quel giorno e le daremo una nuova vita”

“E la chiudereste in casa?”

“Non per molto”

E la spiegazione si concluse lì.

Se Aro dava ancora il consenso era fatta.

Sarebbe stato difficile dichiarare un decesso e una nascita senza esibire i giusti documenti ma in qualche modo avrebbero fatto.

Edward si rendeva conto del caos che era stato creato e si rendeva conto della responsabilità presa.

Ma avrebbe comunque aiutato Carlisle, che la cosa gli piacesse o meno.

“Molto bene” disse Aro “vi condendo questa possibilità, non sono poi così crudele ma...” e li guardò attentamente “potremmo venire a farvi visita ogni tanto e se vediamo che qualcosa non va...la bambina subirà un reale decesso...assieme al responsabile ovviamente” era riferito ad Edward.

Lui e Carlisle non risposero.

Si salutarono ed uscirono, accompagnati da Heidi.

Ringraziarono di non aver visto le altre guardie, Alec e sua sorella, altrimenti sarebbe stato un disastro.

“Arrivederci Carlisle”

“Arrivederci Heidi” ammiccò l’uomo 

“Ciao fusto”

“Ciao Heidi” Edward salutó di spalle e tornarono verso l’auto.

Il cammino fu silenzioso e, una volta in macchina, Carlisle lo guardò serio.

“Che c’è? Tu non avresti fatto lo stesso?”

“Era già un rischio questo viaggio”

“Non ho aumentato il rischio più di quello che già è”

“Sei mio figlio, fino a prova contraria” Ribattè Carlisle “non voglio che anche tu finisca in mezzo prendendoti tu la responsabilità di una mia decisione!”

“E saresti stato messo in mezzo tu o tutti noi!” Ringhiò Edward “ho fatto ciò che ritenevo giusto!”

“Questo non è giusto Edward!”

“E portare una bambina umana da noi lo è!?” Ribattè “mi prendo la responsabilità di un umana che alla prima occasione dirà tutto a qualcuno e tutto per proteggere la famiglia, questo non ti basta!?”

Carlisle non rispose.

Restó serio, indeciso se essere infuriato, deluso oppure niente.

Primo litigo per una bambina inconsapevole delle loro decisioni.

Il viaggio di ritorno di silenzioso.

Nessuno dei due disse nulla all’altro fino a Seattle, anche perché non ci sarebbe stato bisogno.

Edward non aveva smesso un attimo di leggere i pensieri di Carlisle, anche quando diventavano più privati.

Lì poteva solo ridacchiare infastidendo Carlisle, che sembrava scocciato dalla continua lettura della mente.

Quest’ultimo era riuscito ad avvisare il suo sostituto di tenere la bambina sotto osservazione fino al suo ritorno.

Sarebbe stato difficile, ma Carlisle non avrebbe lasciato morire una bambina allo stesso modo che non avrebbe lasciato morire Edward.

Lo avrebbe sempre sostenuto.

Fino alla fine.

  
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