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Autore: EffyLou    11/11/2017    2 recensioni
Londra, Inghilterra. 1888.
«[...] Se siete qui è perché siete individui curiosi, coraggiosi, bramosi di scoprire nuovi mondi. E noi, umili artisti e fenomeni da baraccone, siamo al vostro più totale servizio Ma badate bene: non lasciatevi sopraffare dalle regole della società. Nel perimetro dell'Imaginaerum... non bisogna opporre resistenza. Potreste fronteggiare cose inspiegabili, magiche forse. Non fatevi domande, perché non avrete risposte»
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La compagnia circense Imaginaerum è sulla bocca di tutti e genera emozioni contrastanti nel popolo e nell'individuo singolo: provocano curiosità per la ventata di novità e il tocco osé, ma al contempo vengono disprezzati per i loro azzardi.
Quando Jack lo Squartatore comincerà ad infestare Whitechapel, Scotland Yard dovrà far fronte anche alla misteriosa scomparsa di bambini per mano di colui che viene chiamato il Pifferaio Magico. L'Imaginaerum finisce sotto i riflettori: non è possibile che quell'accozzaglia di straccioni non c'entri niente.
Genere: Dark, Mistero, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Capitolo secondo
 
 
Alegria amava fare amicizia. Purtroppo, essendo il più giovane membro della compagnia, non era stato semplice integrarsi. Quindi tentò l’approccio con Dolly, superando le barriere del suo mutismo.
Alegria parlava moltissimo, spesso in spagnolo o romanì, e non tutti capivano quello che diceva anche perché non parlava bene, aveva la “S” strascicata che veniva pronunciata in modo molto simile ad una “F”. Questa sua parlantina veniva enfatizzata dal mutismo dell’amica Dolly, ma azzerata in presenza di Prittle – più chiacchierona di lui, non per niente si era guadagnata quel soprannome.
E dunque Alegria, in costante ricerca di nuovi amici nella bolla di caotica solitudine in cui era costretto nel circo, partecipava ai laboratori di Klunni e Tramp nel Teatro delle Pulci.
Gli piacevano quei due, anche se preferiva Tramp visto che era sempre allegro, gentile, e goffo. Klunni era più musone, sembrava arrabbiato con il mondo. I gemelli erano radicalmente diversi, e profondamente uniti. Il primo si occupava dei laboratori di marionette e burattini, il secondo di mimo e altri trucchetti da clown.
Alegria stava imparando a costruire i burattini, perché voleva approfondire altri campi oltre all’addestramento della sua scimmietta Mune.
Mune era una scimmia cappuccino, gliel’avevano regalata i suoi genitori quand’erano ancora a Málaga, all’accampamento. L’aveva addestrata subito così poteva farla esibire in numeri divertenti in strada, e guadagnare qualche soldo. Lui e Nahuel erano gli unici maschi tra otto figli, per questo spettava a loro e al padre portare i soldi a casa.

Quel giorno ai laboratori di mimo si presentò un ragazzino nuovo, e aveva un bel giaccone caldo, una sciarpa e un cappello per ripararsi dal freddo. Lo aveva accompagnato suo padre, un uomo con folti baffi neri.
Tramp li aveva accolti come faceva con tutti gli altri, Alegria e Dolly erano nel cerchio con gli altri bambini e osservavano curiosi il nuovo arrivato. I capelli erano una nuvola di ricci rossi che sbucavano ai lati del berretto, la pelle lattea del viso tempestata di efelidi chiare, e il naso rosso dal freddo.
Il bambino si presentò come Jimmy Burke. Aveva il sorriso che sembrava quello di un folletto dispettoso. Ad Alegria piacevano i suoi capelli, nonostante anche Carmen li avesse rossi, era la prima volta che vedeva una tonalità arancione come la chioma del nuovo arrivato.
«Io sono Alegria. – si presentò, andando a sedersi vicino a lui seguito da Dolly. – E lei è Dolly»
«Non sono i vostri veri nomi» constatò Jimmy.
«No, infatti»
«E come vi chiamate allora?» indagò, con un’occhiata vispa e curiosa.
Alegria aggrottò le sopracciglia, preso in contropiede. «Ecco, io… Non lo sappiamo. Ci chiamano così da quando eravamo pequeños, sono i soprannomi che ci ha dato il circo. E comunque agli estranei non è concesso saperlo»
«Sembra una specie di setta. – brontolò Jimmy. – E poi perché lei non parla? È muta per caso?» e non voleva essere una domanda curiosa, ma un semplice sfottò.
Dolly arricciò il naso, e l’amico gitano annuì. «Sì, è muta»
«Oh, accidenti, mi dispiace. I-io volevo solo scherzare, non pensavo…» cominciò a torturarsi le mani, agitato e in colpa per ciò che aveva appena detto senza il briciolo di tatto.
«Anche io le feci la stessa battuta» sorrise Alegria, e Dolly confermò annuendo energicamente.
I due ragazzini parlarono tutto il pomeriggio, mentre costruivano le marionette, i burattini e fecero squadra per organizzare la scenetta dei loro personaggi. Ma durante il laboratorio di mimo dovettero tacere, e impararono a comunicare attraverso il labiale o a capirsi attraverso gli sguardi come faceva Dolly.
Nel tardo pomeriggio il sole era già sparito, lasciando spazio alla notte invernale, e in quel momento le luci nel perimetro dell’Imaginaerum si accesero nei lampioni e nelle lanterne appese qua e là. Era in quel momento che i laboratori finivano e si dava inizio ai preparativi per lo spettacolo.
«Verrai a vederci stasera?» domandò Alegria, accompagnando Jimmy al cancello dove lo aspettava suo padre.
«Non lo so. A mio padre non piacciono i circhi con gli animali»
«Qué lástima. – alzò le spalle, come se quella notizia non lo toccasse particolarmente. ─ Però ai laboratori di Klunni e Tramp tornerai, vero?»
Jimmy annuì. «Sì. Adesso vado. Ciao» s’incamminò verso suo padre e gli strinse la mano.
Non attese che Alegria ricambiasse il saluto, si voltò e sparì tra la neve delle strade.

 
* * *
 
 
Jimmy aveva continuato a partecipare ai laboratori con impegno, e adorava passare il tempo con i gemelli clown e con Alegria, la sua scimmia, e Dolly. Tanto che un giorno, con il consenso del padre e di Faust, li aveva invitati a casa sua.
Il padre di Jimmy era un ispettore di Scotland Yard, Charles Burke, e sua madre un’educatrice.
Quando Alegria era entrato in quella casa, era rimasto senza parole. Non aveva mai visto l’interno dei villini in cui abitavano i benestanti. In realtà non aveva neanche mai visto l’interno di una casa vera e propria, abituato com’era alle tende o alle carovane. La madre di Jimmy aveva preparato per loro dei dolcetti e s’interessò in particolar modo alla condizione di Dolly.
«Viene dalla Romania, dama. – le disse Alegria. – È l’unica cosa che sappiamo di lei»
«Come comunica con voi?» gli domandò, porgendogli un altro muffin.
«A gesti. Ma sa farsi capire anche con un’occhiata, credetemi» ridacchiò.
«Sa scrivere?»
Per poco il ragazzino non scoppiò a riderle in faccia. «Scrivere, dite? Un lujo per pochi, dama. Noi non siamo così fortunati, è già tanto se sappiamo parlare correttamente. – s’interruppe, in imbarazzo. – Beh, non tutti, come vedete. Io e Dolly siamo gli unici: lei non parla, io parlo male»
«Tu vieni dalla Spagna, vedo» s’intromise il signor Burke, fumando una pipa e scrutandolo con attenzione.
Dolly lanciò un’occhiata ad Alegria, come quando si sentiva a disagio e chiedeva lo sguardo confortante di un amico.
«Sì. Málaga» rispose cauto. Non c’era niente di male nelle domande del signor Burke, eppure il modo in cui le poneva e lo sguardo indagatore gli facevano venire i brividi.
«E quanti anni hai?»
«Tredici, señor. Anche Dolly, circa»
«E sei uno zingaro» constatò infine, sbuffando del fumo.
Alegria si mosse nervoso sul sofà. «Sì, señor»
«Andiamo a giocare fuori? Facciamo un pupazzo di neve» s'intromise Jimmy, intuendo il disagio dell’amico e l’avversione crescente del padre.
Il signor Burke proprio non sopportava che uno zingaro fosse in casa sua, seduto sul suo divano, a mangiucchiare i dolci preparati da sua moglie. E quella bambina poi? Era romena, e chissà magari anche lei apparteneva agli zingari balcani. Il signor Burke odiava gli zingari, così come odiava i neri o gli arabi. Non si stupiva del fatto che in quell’accozzaglia di fenomeni da baraccone ci fossero gli zingari, da sempre dediti all’arte del circo soprattutto tra i Sinti. Gli era costato tanto portare assiduamente il suo Jimmy a quei laboratori di mimo e marionette, se l’aveva fatto era solo perché aveva dato ascolto a sua moglie: la signora Burke le riteneva attività costruttive per un bambino, e Jimmy era figlio unico, sempre solo, quindi avrebbe potuto fare attività creative e amicizia con altri bambini della sua età.
Il problema è che aveva fatto amicizia con i bambini sbagliati. Uno zingaro e una romena muta.
Li guardò uscire dalla porta di casa e gli si accapponava la pelle se pensava che quei due fenomeni da baraccone erano stati seduti sul suo sofà. «Almeno non puzzavano di merda»
La signora Burke gli lanciò un’occhiata di rimprovero. «Sono solo ragazzini, Charles»
 
Di fuori, Jimmy legò la sua sciarpa di lana attorno al collo del pupazzo di neve che avevano costruito. Secondo lui era brutto e storto, ma ad Alegria e Dolly sembrava bellissimo, una piccola opera d’arte.
Il bambino dai capelli rossi mollò un calcetto alla neve, lanciando una fugace occhiata ai suoi amici intenti a perfezionare il pupazzo.
«Alegria, scusa per mio padre. – disse alla fine. – Lui… Non so, non ama molto gli estranei»
L’altro sorrise. «Non importa, quando sei uno zingaro ti abitui anche a cose peggiori. C’è una ragazza al circo, si chiama Persia, sua madre era una zingara persiana e suo padre persiano ma non zingaro. Quando arrivarono in Germania li uccisero a sassate, lei aveva la nostra età all’epoca. – gli confidò. – A me non è mai successo niente di così estremo, ma sono cose che capitano a molti zingari. All’odio altrui ti abitui da bambino, quando sei diverso dagli altri»
A Jimmy non sembrò che Alegria fosse sofferente per la sua situazione. Gli sembrava che gli scivolasse tutto addosso. Quando parlava con l’amico, gli sembrava più grande e più maturo della sua età. Se Jimmy si faceva domande ingenue e infantili, data l’età, Alegria aveva sempre una risposta adulta, matura. «A te non piace essere zingaro?» gli chiese, ingenuamente.
Alegria ridacchiò, alzando le spalle. «Può anche non piacermi, ma che differenza farebbe? È quello che sono»
Anche Dolly sorrise, dando una pacca sulla spalla dell’amico gitano.
Jimmy si sentì sciocco ad aver posto quella domanda, e arrossì sotto le efelidi chiare. «G-già. A me però non importa, sei mio amico anche se sei zingaro»




 
* * * * *
Capitoli serale, breve e tranquillo. Volevo farvi conoscere il trio Alegria-Dolly-Jimmy! 
L'intenzione dei dialoghi tra Alegria e Jimmy è quella di cercare di farli parlare nel modo più infantile possibile, voglio cercare di far vedere la situazione cupa in cui si trovano e si troveranno con gli occhi di ragazzini della loro età, non so se mi spiego. E sarà la prima volta che sperimenterò una situazione del genere, quindi spero di non farli sembrare né troppo adulti né di strafare facendoli apparire troppo infantili. Spero di riuscirci!

I personaggi sono tanti, e anche se non saranno tutti protagonisti delle varie vicende, stavo pensando di fare un breve specchietto di tutti i membri del circo da imbucarvi all'inizio del prossimo capitolo. Qualcosa di semplice come il nome, l'età, la provenienza e il ruolo all'interno della compagnia, in modo che possiate fare un po' d'ordine e magari vi aiuta anche a memorizzarli.
L'intenzione era di scrivere un'opera corale, ma ci sono solo piccoli gruppi di personaggi che, alla fine, si ritroveranno protagonisti. Li sto delineando già da ora EHEHE

Se passate, fatemi sapere cosa ne pensate se vi va! Critiche, consigli, semplici pareri o domande se trovate questioni poco chiare... fatemi sapere! Grazie infinite già solo per il fatto che siete qui.
Alla prossima ♥

 
   
 
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