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Autore: EvrenAll    11/11/2017    2 recensioni
"Dove finiscono i sogni dimenticati?"
Sequel di Elizabeth.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Drift






31 ottobre 1991

 

-Sì, Beta posso stare qui mentre tieni d’occhio Dylan-

-La signora Seymour sta dando una festa qui a casa del signor Rose, ma di lui non c’è traccia, mi dispiace Elizabeth-

Sbuffò.

-Alla faccia delle madri protettive- notai.

Beta imprecò sottovoce nella sua lingua natia al sentire l’ennesimo rumore di risate provenire da oltre la soglia della stanza in cui si era rifugiata.

-Mi rifugio al piano di sopra, non posso credere che permetta tutto questo casino quando suo figlio è a due passi. E non oso immaginare che cosa ci sia in questo momento nel salotto del signor Rose. Potrei arrivare lì da un momento all’altro pur di portarlo lontano-

Mi appoggiai al muro mentre le sue parole fortemente accentate per il suo tono alterato mi rimbombavano nella testa.

-Non ti preoccupare: tornerà e li caccerà di casa…-

-Aveva la terapia stasera il signor Rose. Può tornare a casa molto di buon umore o molto di cattivo umore, oppure decidere di fermarsi da uno dei suoi compari-

-Smettiamola di parlare di lui, Beta-

Portai una mano alla fronte, in un vano tentativo di capire se il raffreddore di quella mattina fosse degenerato in febbre, ma si. Avevo i brividi.

-Nina, tutti a letto per le dieci e mezza, non li viziare-

-Pf, quei marmocchi con me non se la caveranno facilmente-

-Poi puoi approfittare della camera degli ospiti, ormai sei di casa-

-Domani mattina presto arriva mio padre. Devo andarlo a prendere in stazione e portarlo da me e casa mia per quell’ora deve essere abbastanza apposto- borbottai.

-Appena dormono credo ci tornerò, sono in bici-

-Attenta-

-Sì, sì…-

Ci dammo la buonanotte e riattaccai.

-Betty, hai tutti gli occhi rossi-

Fernando mi guardò dal divano inclinando la testa.

-Betty ora prende un’aspirina e viene a torturarti perchè non la puoi chiamare Betty-

Gli lanciai un’occhiata di sfida e lui ridacchiò correndo fino a sparire in cucina.

Il mio cipiglio si dissolse in un attimo: stavo scoppiando.






 

-Pronto?-

-Ehm, Axl? Sei tu?-

-Sì, con chi parlo scusa?-

-Sono Vanessa-

Ovvio che ero io, insomma, mi conosceva un pochino.

-Fa parlare me!- Fernando mi spinse piano per allontanarmi ma tenni la cornetta fissa in mano contro l’orecchio.

-Non rompere Fernando-

-Che palle, Vane, almeno sbrigati-

Dall’altra parte della cornetta, la risata del cantante dei Guns N’ Roses mi fece sentire le guance improvvisamente un po’ più calde.

-Allora Axl, siamo in un pasticcio perchè è tardi-

-E Beta vi vuole a letto... che avete combinato?-

-Non abbiamo combinato nulla, solo che Elizabeth doveva venire a darci la buonanotte e controllarci, invece è rimasta in camera e non si è ancora fatta viva-

-Elizabeth la babysitter?-

Fernando si morse il labbro e aprì la porta della camera degli ospiti di qualche altro centimetro, lasciando che la luce del corridoio vi entrasse parzialmente.

-Sì, Elizabeth, proprio lei-

Era stato il suo ragazzo di sicuro le voleva ancora bene, e mamma era troppo severa: saremmo finiti in castigo, io e Fernando… Ale l’avrebbe scampata come sempre.

-Vabbè, io entro-

Misi una mano sulla bocca seguendolo con lo sguardo.

-Avete controllato?-

-Fernando è appena entrato nella stanza-

-E?-

Feci qualche passo in avanti ed allungai la testa.

Elizabeth si stava lamentando dell’orario e stava sgridando mio fratello, ma si stava alzando dal letto.

-Si è svegliata-

-Vanessa con chi sei al telefono? Andate in camera per piacere-

Elizabeth tirò su col naso e nascose gli occhi con una mano, infastidita dalla luce.

-Non credo stia bene, anche se ha preso l’aspirina prima-

-Vanessa, metti giù, dai. Con chi stai parlando?-

Fernando la guardò con occhio critico e cercò di stamparle una mano sulla fronte.

-Betty ha la febbre! Facciamo noi i babysitter- rise piano.

-Vanessa, magari passo di lì prima di tornare a casa, va bene?-

-Grazie- sospirai di sollievo, mentre la babysitter guardava Fernando contrariata e, facendosi forza tentava di farlo stare tranquillo.

-Ma se si arrabbia?- mi passò per la testa il dubbio e non potei trattenermi.

-Mi inventeró qualcosa-

Sorrisi soddisfatta e lo salutai, quindi appoggiai la cornetta.

-Sto bene ragazzi, mi sono solo appisolata. Guardate che lavoro la mattina presto, provateci voi a rimanere in piedi dalle sei- sbuffò spingendo piano mio fratello verso la camera da letto.






 

-Che pensi di fare con quel catorcio?-

Si voltò in un lampo, spaventata.

Trattenni una risata e mi avvicinai a lei.

-Non so se tu sia un’allucinazione dovuta alla stanchezza, un sogno o una persona vera, ma gradirei che non mi tormentassi ora-

Soffocò il tono alterato parlando a bassa voce e cercò di schiarire la gola.

-Ti tormento?-

-Axl, lasciami andare a casa…-

Aveva le guance chiazzate di rosso.

-Non puoi rimanere a dormire da Beta?-

-Domani viene papà, devo preparare casa e il letto per lui-

La vidi rabbrividire nonostante l’enorme felpa, chiusa fino all’estremo e alla sciarpa che le nascondeva in parte il viso.

-Ho una macchina-

-E io ho una bicicletta-

-Biancaneve- la rimproverai e mi avvicinai per cercare di capire quanto scottasse.

Pur di evitare la mia mano fece un passo all’indietro, cadendo rovinosamente sul ghiaino.

Rimasi ghiacciato per una manciata di secondi mentre lei si guardava le mani con cui aveva cercato di attutire la caduta e strizzava gli occhi, cercando di fare in modo che stanchezza e frustrazione non si manifestassero con le lacrime.

Cadere pur di non toccarmi?

Perchè?

Mi abbassai lentamente.

-Axl, vai a casa tua- sbottò adirata con un filo di voce.

Me lo meritavo.

Ma non lo volevo.

-Ce la fai ad alzarti?-

Mi si stringeva lo stomaco alla consapevolezza che non era nemmeno disposta a toccarmi a causa di quello che le avevo fatto e dopo tutto quello che avevamo avuto insieme.

Quindi ero ancora più determinato a cambiare le cose.

Elizabeth Moore.

Quante domande per lei.

...quanti rimpianti.

Scosse la testa rannicchiandosi su se stessa.

-Elizabeth, non ti faccio niente di male-

Bandiera bianca, alzavo e sventolavo bandiera bianca.

Mi rispose con uno sguardo insieme carico d’odio, di stanchezza e di lucidità.

Aveva ragione: le avevo già fatto male.

Ma pensava che per me rivederla fosse semplice?

Riuscivo solo a combinare casini in sua presenza, e a fermarmi a guardarla stupidamente, come fosse la prima volta.

Come se avessi dimenticato il suo supporto, il suo riprendermi con sé, e cercare di salvarmi da me stesso. Le nostre notti insieme: Natale, compleanno, il pianoforte…

Il 1988.

...l’avevo trattata male.

Non potevo metterla in pericolo.

Avevo sperato di tenerla lontana, eppure le nostre strade si incrociavano ancora.

Ignorai le maledizioni che sicuramente mi stava lanciando e la tirai su a forza.

-Sei dimagrita?-

Parlai prima di rendermene conto e rafforzai la presa.

Poteva esserci un senso in questo? Oltre a ricordarmi i conti in sospeso che avevo con lei o quanto bene ero stato? O al mio stupido tentativo di sostituirla con qualcuno di totalmente sbagliato?

-Mettimi giù-

-No-

Le feci appoggiare i piedi a terra solo quando ebbi bisogno di una delle mani per aprire la portiera del passeggero.

Forse potevo sistemare le cose, almeno un po’...






 

Salii senza protestare. Mi avrebbe avuta muta e sorda durante quel breve viaggio in auto ed io sarei arrivata a casa viva. Peggio per lui, che pagava la benzina.

Chiuse la portiera e fece il giro dell’auto.

Mi sembrava di avere la traccia delle sue mani, bollente, sul corpo nei punti in cui mi aveva anche solo sfiorata.

Misi la cintura e chiusi gli occhi sentendolo salire ed accendere.

-Grazie Axl per avermi evitato di cadere dalla bici mentre vado in giro ubriaca di stanchezza- mi fece il verso innestando la retromarcia.

Mi tenni sulle mie e mi accarezzai i palmi delle mani, graffiati dai sassi qualche attimo prima.

-Mi hai fatta cadere lo stesso- feci notare sottovoce.

-Se mi odi così tanto da inciampare sul vuoto…- partì.

Odio, Amore.

Quanta confusione.

Mi veniva da vomitare dalla tensione.

Estrassi il pacchetto di sigarette e ne accesi una.

Dentro. Fuori.

-Ragazza, fumi ancora come una ciminiera?-

Non risposi, inspirando e cercando di stare appoggiata al sedile nel punto più lontano possibile da lui.




 

Trattenni un sorriso di soddisfazione sentendo l’odore proveniente dalla sigaretta accesa.

Malboro, poco ma sicuro.

Magari non mi odiava così tanto come voleva dare a vedere.

Iniziai a parlare a ruota libera.

-Stiamo iniziando a lavorare seriamente, dallo psicologo. Lo scorso incontro abbiamo tirato fuori un po’ tutto quello che c’è da sapere su di me-

Anche tu, aggiunsi mentalmente.

-Ed oggi abbiamo ufficialmente cominciato la terapia regressiva-




 

Cercai di ignorare il suo chiacchierio, senza riuscirci davvero.

-Ipnosi regressiva. Ha cercato di spiegarmi come funziona, ma alla fine farlo è più facile che raccontarlo-

Mi interessava. Incredibilmente, nonostante mi avesse illusa e abbandonata, avevo caro il fatto che stesse bene. Se la terapia lo stava aiutando a venire a capo dei suoi problemi, chi ero per distruggere la sua pace?

Gli dovevo la mia, di pace.

Decisi che la cosa migliore da fare sarebbe stata ascoltare mentre continuava a descrivere il lavoro con la psicologa, senza darlo a vedere troppo , ovviamente. Non sarebbe nemmeno stato difficile, visto il modo in cui la fronte continuava a pulsare e gli occhi a minacciare di chiudersi.

-É come se mi mandasse in una specie di dormiveglia, ma è semplicemente uno stato in cui riesco a ricordare meglio-

Sospirò. Ormai eravamo ad un isolato di distanza. In auto era così breve il tragitto..

-Ho paura-

Parcheggiò sotto il mio condominio. Non aveva dimenticato dove stavo.

-Ho davvero paura-

Spense l’auto.

Mi concessi di guardarlo.

I capelli gli nascondevano leggermente il viso.

-Perchè?-

-Perchè i miei sogni se possibile, sembrano essere ancora più orribili di tempo fa-

-Sento che c’è qualcosa dietro, e non è bello ed è pesante- aggiunse, appoggiando il capo al sedile con pesantezza, contemplando con intensità il modo con cui il bracciale appeso allo specchietto retrovisore interno oscillava prima di fermarsi.

-É ridicolo, ma mi sembra che tu non ti sia mai aperto così con me-

Mi feci sfuggire quelle poche parole e tossii.

Colpa del mio malessere.

Aveva ragione a dire che ero ubriaca di stanchezza.

-Tu riappari…-

Sussurrò.

-Io non posso far finta di niente, anche se le nostre vite sono proseguite in modo diverso da quel che ci aspettavamo anni fa-

Far finta di niente.

-Insomma, tu il tatuatore, io Erin, Stephanie-

Quindi nessuno gli aveva detto che fine avevamo fatto io e Joe.

Ma del resto, come poteva sapere di Joe, se non mi vedeva da anni? Duff? Steven?

-Riappari, e mi rendo conto che le due persone con cui riesco e sono riuscito ad interagire nel modo migliore nella mia vita si chiamano entrambe Elisabetta-

Rise tra sè ironico.

-Rischio di sbatterti la porta in faccia ancora- lo avvisai.

-Non vorrei perdere la nostra amicizia, Lizzie, quindi credo che insisterò-

Feci un respiro profondo ed aprii la portiera.

-Tanti auguri-

-Ce la fai ad arrivare viva di sopra?-

-Sì.. vattene ora, ok?-

Uscii cercando di tenermi in equilibrio sulle gambe. Influenza. Diamine.

-Cerca di stare attenta, va bene?-

-Buonanotte- conclusi la conversazione in modo brusco e mi avvicinai al portone.

Sentii il rumore dell’auto in partenza solo dopo aver acceso la luce del mio appartamento.

Stupido stupido stupido Axl.















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E i dannati Guns 'N Roses che hanno amorevolmente deciso di prosciugare (di nuovo) le nostre finanze?!
Che persone orribili u.u

Scusate per il ritardo nell'aggiornamento.. credo che da qui a un mese il ritmo di pubblicazione non sarà quello di ottobre, ma sperabilmente diciamo che dall'8 dicembre ci sono buone
speranze che ritorni ad un capitolo a settimana ^^ In realtà forse da qualche giorno prima, ma il 7 ho un impegnuccio a Milano che.. *^* quindi vi do la peggio ipotesi :P

A presto, un abbraccio!
 
  
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