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Autore: Irizar Elwell    11/11/2017    0 recensioni
Dopo i fatti accaduti a Dallas, Chris è decisa una volta per tutte a riportare la normalità nella sua città adottiva, riportare indietro sua sorella Sam, i suoi amici Paul e Mandy e salvare Nigel. A che prezzo però? intraprenderà un viaggio in altre dimensioni per salvare i suoi amici, ma riuscirà a non perdere se stessa?
365 giorni per adempiere ad una promessa che mette in gioco tutto quello per cui ha sempre combattuto.
La seconda parte di White Hands, inizia ora..
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Gli alberi sfrecciano rapidi, mentre costeggiamo i confini dei boschi che ci accompagnano fino a casa di Nigel. Svelto scende dall'auto, per arrivare davanti a me e... aprire lo sportello? Lo guardo confusa, non capisco il suo gesto e anche lui sembra stranito quanto e più di me. “dai scendi, non ho tempo da perdere” dice alquanto irritato. Eseguo e senza aspettarlo mi dirigo in casa, trovando fortunatamente la porta d'ingresso aperta. La memoria mi guida in cucina, dove sono sicura di trovare Devora, che infatti è lì, intenta a leggere un libro accanto a una finestra cui vetri sono stati oscurati con vernice nera. Nel vedermi il libro le scivola dalla presa spettrale e mi guarda confusa. “signorina Christine...” Annuisco. “ero certa che sareste venuta. Sedete, prego, sedete” mi invita a prender posto sulla sedia in vimini dove poco prima sostava lei. Il libro, caduto per la sorpresa, viene afferrato dalle due mani ossute e, come seguito da una nebbiolina si adagia sul tavolo senza far rumore. “quando il signorino vi ha portata qui, la scorsa giornata, ho intuito subito chi eravate, ma non riuscivo a ricordare bene. Sapevo di conoscervi e che avevate fatto parte della mia esistenza, ma più mi sforzavo di ricordare, più il vuoto e confusione si espandevano nella mia mente.” dice mentre si adopera in fretta e furia a preparare un tea caldo. Sento il grande portone chiudersi e dei passi poi echeggiare nel salone. “quando avevi intenzione di dirmi che conosci... lei?” domanda inasprito Nigel entrando in cucina, guardando Devora con freddezza. Lo spettro dal canto suo non si scompone e continuando a trafficare coi fornelli lo invita a sedere. “Signorino, sedete e bevete questo infuso, nel mentre vi racconterò tutto” dice in modo pacato, con un velato sorriso incoraggiante. Dopo qualche minuto di silenzio, mi porge una tazza fumante di un tea dall'odore meraviglioso. Mi sento più rilassata dopo il primo sorso e mi accomodo meglio sulla sedia. Nigel non fa che fissarmi, sembra davvero infastidito dalla mia presenza, ma cerco di ignorarlo. “allora?” domanda spazientito dopo aver fatto un lungo sorso dalla sua tazza. Devora prende posto davanti a noi, aleggiando su una sedia accanto al tavolo in legno. “siete proprio come vostro padre, arrogante e con poca pazienza!” Lo zittisce con una semplice frase e un seme di ilarità cresce in me. So che le è devota, ma non si fa mai mettere i piedi in testa per quanto alla fine sia Nigel il padrone. “come ben sapete signorino, siete stato mandato su questo piano per portare a termine il vostro esame. All'incirca un anno fa avete incontrato la signorina” dice accennando a me con la mano. Mi sento in imbarazzo, non voglio sentire queste cose su me e lui. Inizio ad agitarmi un po'. Guardo la tazza, senza riuscire a tenere lo sguardo alto. “avete affrontato assieme diversi pericoli, avete rischiato la vostra vita per lei, come lei ha fatto per voi. Non dovreste ricordare nulla di tutto ciò, voi come gli altri. Ma io credo che qualcosa sia andato storto, nel desiderio che voi, signorina avete espresso alla Baba Jaga” la guardo confusa e colpevole. Quindi è stata colpa mia? Sono io che ho mandato al macero tutto? “quando avete espresso la vostra richiesta, quale è stata l'immagine che vi si è formata nella mente?” non capisco esattamente il senso di questa domanda, ma cerco di rispondere ugualmente. “mi sono tornati alla mente gli ultimi istanti di vita dei miei amici, di mia sorella, di Nigel” provo a guardarlo senza successo. “come immaginavo. Nel momento in cui il signorino è trapassato...” Lui di contro fa una smorfia seccata “...era del tutto e per tutto un umano. Quindi la sua memoria da umano è stata parzialmente cancellata. La memoria di un demone non può essere cancellata, perché non si tratta di un'entità, ma di due entità che coesistono nello stesso corpo. Vivono assieme, ma non sono inscindibili...” fa una pausa e sorseggia anche lei l'infuso. “quindi il desiderio è stato esaudito, ma a metà. Ed è così per tutti quelli che non sono semplici umani. C'è chi si ricorderà degli eventi, classificandoli come sogni, chi avvertirà la presenza come i noti deja-vu, ma altri potrebbero ricordare bene di aver vissuto quei momenti ed esser portati alla pazzia o peggio alla ricerca della verità, e quindi arrivare a voi, signorina”. Le sue parole mi sconvolgono. Non posso credere che tutto quello che ho fatto, che il patto con la Baba Jaga non sia servito a nulla. Non posso credere di aver fallito così. Nigel durante il racconto di Devora è rimasto in tombale silenzio, atteggiamento che continua ad avere ancora. Provo ad uscire dalla cucina, ho bisogno di aria, ma appena gli passo accanto mi afferra vigorosamente il braccio. Sento un ringhio provenire dal profondo della sua gola, le dita mi si conficcano nella pelle. “voglio ricordare” sibila a testa basta. Lo guardo spiazzata. La sua espressione è puro tormento. Mi spiace avergli fatto del male, mi spiace vederlo così. “non so come fare” rispondo vergognandomi. “Devora, ci sarà un modo. Cosa posso fare?” urla battendo un pugno sul tavolo. “siete sicuro di voler ricordare? Credo ci sia un motivo se avete perso parzialmente la memoria e forse è proprio quel motivo a tenervi in vita” risponde pacata lei. “più che sicuro” cosa posso fare? Come posso aiutarlo se è davvero quello che vuole? “vieni con me” dico alzandomi e prendendogli la mano. Devora annuisce al mio passare, probabilmente ha captato qualcosa. “tornate stanotte, sarà tutto pronto” scompare e noi senza perdere tempo usciamo di casa. “guido io” gli dico facendomi dare le chiavi. Me le lancia ed entra in auto. Voglio portarlo al lago delle lucciole, dove tutto è iniziato. Dove tutto è cambiato. Durante le tre ore di viaggio Nigel non ha detto una parola. Si è messo un cappuccio in testa e guardando fuori dal finestrino credo si sia perso nei suoi pensieri. Mi limito a guidare, senza fare domande, senza dire niente. Mi sento terribilmente in colpa. Non oso pensare a Paul e Mandy o a Sam, se dovesse tornargli la memoria cosa potrei dirle? Anche se è umana ha avuto a che fare con Rancine. Spero che questo non basti per inibire l'effetto della Baba Jaga. Lo spero vivamente. Parcheggio a pochi metri dal sentiero che porta al lago. È già passato il tramonto ormai. “questo posto può ricordarti qualcosa? Ci siamo venuti in autunno, con Paul e altri amici. Allora non sapevo cos'era, ma qui mi ha attaccata per la prima volta uno spettro demone...” continuo a raccontargli della gita al lago. Dove abbiamo piantato la tenda, dove abbiamo fatto il bagno, il luogo esatto della mia aggressione. Lui non mi interrompe, mi segue osservando attentamente il paesaggio, cercando odori, vivendo echi di sensazioni. All'improvviso si ferma. Lo noto solo quando sono a qualche metro di distanza. Sta fissando la luna. Chissà cosa pensa. Mi avvicino a lui, ma maldestramente inciampo su un rametto cadendo per terra, o no? Mi ha presa al volo impedendomi di farmi male. Lo ringrazio imbarazzata cercando di allontanarmi, ma lui non molla la presa. “il tuo odore” sussurra abbracciandomi. Ancora una volta rimango immobile, impietrita. Inspira forte, stringendomi ancora di più. Che sia tornato in se solo per qualche istante? “ti ricordi di me?” chiedo sprofondando nel suo profumo “sì, credo di si. Mi sento confuso, ma il tuo odore lo riconosco, sa di buono” sussurra dolce tra i capelli. Vorrei tanto che fosse così, ma la realtà è che il mio odore sa di sangue e morte. Sento il suo respiro caldo solleticarmi il viso e poi il collo. Tremo un po'. Mi è mancato. Mi è mancato tanto. Sento le sue labbra un po' ruvide risalire fino al mento, poi mi allontana quel poco che basta per guardarmi. Il suo sguardo è dolce, un po' timido, ma sincero. Mi perdo in quel grigio per qualche istante, fin quando le nostre labbra finalmente si incontrano. Mi allontano quando la ferita sulla mano destra prende a farmi male. “che succede?” chiede preoccupato lui. “il contratto, la ferita del contratto brucia!” dico piegandomi in due per il dolore. “Chris, devi dirmi cosa ti ha chiesto in cambio, devi farmelo vedere” mi aiuta ad alzarmi e torniamo in auto. È il viaggio più lungo della mia vita. La mano non mi da tregua e io vorrei sbattere la testa ovunque per l'acuto dolore. Nigel continua a dire di resistere e poi fortunatamente svengo. Entriamo in cucina, Nigel mi tiene tra le braccia e chiede a Devora aiuto. Lo spirito mi guarda preoccupata, ed immediatamente tira fuori dalla credenza una boccetta. La apre lasciando che la sostanza verdastra cada sulla ferita ed il dolore immediatamente cessa. “ti ringrazio” dico prendendo un gran respiro. “accade perché state andando contro i patti, allora la strega vi ricorda di mettervi in riga” spiega la fantesca. “vi preparerò altro grasso di lumaca per il dolore, ma ora andiamo. È tutto pronto” ci rechiamo nei sotterranei. Questa volta avvolti nell'oscurità, ad eccezione di una candela, ci poniamo attorno ad essa. “dobbiamo liberare la parte demoniaca del signorino, così potremmo restituirgli la memoria” Come? Cosa sta blaterando? Renderlo un demone completo? “ma come può essere possibile? Non ha senso...” sono confusa, mentre invece lui sembra essere sicuro di quello che deve fare. “iniziamo” Devora prende una coppa, ci mette dentro la cera della candela bianca e inizia a scaldare. Mi guarda indicando la mia mano. Gliela porgo e lei con una daga disegna un triangolo sul mio palmo, poi lascia scivolarne il sangue assieme alla cera liquida. Fa la stessa cosa con la mano di Nigel che osserva impassibile. “signorino, si sdrai qui” sussurra e lui lo fa. Gli unisce mani e piedi come se fosse pronto per la tomba e gli chiude gli occhi. Con la cera liquida e ormai rossa, per via del sangue, ne fa cadere a filo una linea sulle caviglie, una sui polsi e ancora sulle labbra e sugli occhi. Mi sento male quando vedo la carne fumare per le micro ustioni. Lui resta immobile invece, sembra non sentir nulla. Devora si allontana in una parte poco illuminata tornando con un piccolo baule tra le mani. Sento un nauseante odore di sangue, ed infatti quando lo apre ne tira fuori interiora di non so quale animale, alla cui punta c'è un ago. Metto la mano davanti alla bocca cercando di reprimere i conati che numerosi si ammassano partendo dal mio stomaco. Con una freddezza disarmante prende a cucire sulla cera il filo di interiora sulle caviglie, polsi, labbra e occhi. Non riesco a guardare oltre e mi giro dando le spalle all'orrenda scena. Lo sento muoversi e rantolare per il dolore, anche Devora si lascia scappare un gridolino preoccupato e spaventato e quando mi volto, vedo Nigel sospeso da terra. In piedi, avvolto da una luce rossastra. Il filo animale inizia a scintillare fino a prendere fuoco, per poi sciogliere la cera. Sugli zigomi gli si lacera letteralmente la pelle, sfregiandolo con due tagli profondi e sanguinanti, la sua pelle si riempie di strane linee nere. Istintivamente muovo un passo verso di lui, con la conseguente occhiataccia di Devora che mi intima di stare al mio posto. Quando apre gli occhi, riconosco il nero pece che domina l'intero bulbo e due piccole iridi grigie che sembrano per qualche istante perse nel vuoto. L'energia color sangue attorno a lui scompare e torna letteralmente con i piedi per terra, ma il suo aspetto non è cambiato. Devora fa un leggero inchino e si allontana quando vede la figura del suo padrone concentrarsi su me. “devo vedere Chris” Ammetto di aver paura. Ammetto di avere tanta paura di fronte a quei occhi. Si fa imponente con la sua figura e non ci vuole molto per trovarmi spalle al muro. Chiudo gli occhi e mi porto le braccia al petto, chiudendo le mani a pugni, coi quali cerco di nascondere la mia paura dipinta in volto. Lui sembra non curarsene e si avvicina, cogliendomi di sorpresa e baciandomi. È un bacio violento. Irrompente. Si allontana un po' e poi ringhia: “ho voglia di ucciderti” mi allontano spaventata e lui sgretola con un pugno parte del muro. “non devi starmi così vicino quando sono così, non controllo quello che sento. Le mie emozioni sono molto più amplificate e il mio istinto prende il sopravvento” sospira e sale al piano superiore. Decido di non seguirlo, probabilmente vorrà stare da solo.
   
 
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